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Autore: Blackshadow90    09/02/2015    2 recensioni
Ginevra:una cicatrice e un tatuaggio che le ricordano sempre il passato.
Riccardo:arrogante e sexy, vuole a tutti i costi scoprire i suoi segreti.
Cosa lega questi due ragazzi?Le gare di moto,la scuola,ma soprattutto la casa che condividono con due amici.
Dal cap. 6:
-E se facessimo una gara?-disse Riccardo,amavo le sfide,non dicevo mai no.
-Una gara?-chiesi interessata
-Si:se vinci tu ,ti lascerò in pace,promesso,ma se vinco io...-lasciò la frase in sospeso.
-Se vinci tu,invece?-
-Quando vincerò allora ti dirò cosa voglio-era fin troppo presuntuoso.
-Affare fatto-amavo giocare con il fuoco.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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“CI SONO MOMENTI IN CUI LA PAZIENZA, PER QUANTO DIFFICILE SIA ESERCITARLA, E’ L’UNICA MANIERA PER AFFRONTARE DETERMINATI PROBLEMI”

                                                                                   -Paulo Coelho

POV GINEVRA:

-Shh, non è colpa tua, tu non hai fatto niente e lui lo capirà- Alice mi accarezzò la testa con fare protettivo e mi guardò, per capire la mia reazione: scossi la testa e iniziai di nuovo a piangere sul cuscino. Era più di un’ora che Riccardo era uscito e ancora non avevo sue notizie, ero terribilmente preoccupata perché ero stata io la causa di tutto quel casino. Appena era uscito, Alice era scesa per prendersi un bicchiere d’acqua, così mi aveva vista con il volto rigato di lacrime e gli avevo raccontato tutto per avere la sua opinione; volevo mi dicesse che ero stata una stupida, una stronza e invece mi aveva sostenuta.

-Tesoro, basta piangere, Andrea è andato a cercarlo, vedrai che farete pace e tutto tornerà come prima- alzai lo sguardo ferita

-Non è vero…tu neanche immagini come mi ha guardata quando gliel’ho detto, sembrava che avesse visto un mostro-

-Ci è rimasto male ma questo non significa che non ti ama più-

-Io lo amo e lui non può abbandonarmi- gridai ormai senza voce

-Gin so cosa stai pensando ma lui non ti abbandonerà come ha fatto Nicolò- si, forse era anche questo che mi faceva vedere tutto in maniera così negativa

-Alzati e vai a farti una doccia perché hai bisogno di rilassarti un po’, appena Andrea mi fa sapere qualcosa ti avviso- mi alzai riluttante dal letto e entrai nel bagno, avevo un aspetto orrendo: gli occhi gonfi e rossi, i capelli aggrovigliati e la matita nera scolata intorno agli occhi che mi faceva sembrare un panda: un panda triste e smarrito.

3 SETTIMANE DOPO:

Entrai in casa chiudendo la porta più silenziosa possibile e corsi a chiudermi in  camera prima che Alice potesse corrermi dietro incazzata per rimproverarmi di essere mancata tutto il giorno e non aver risposto alle sue venti chiamate, e sapevo come si sentiva frustata per quella situazione ma non ero davvero di aria. Dopo aver passato la notte in bianco per studiare storia mi ero presa un bel 4 che mi aveva rovinato del tutto la giornata; lo studio ormai era l’unica cosa che mi teneva impegnata e non mi faceva pensare a tutto il resto, mi ci ero impegnata anima e corpo ma per colpa di quel cretino ( si, sempre lui) avevo consegnato in bianco. Da quella sera di tre settimane fa la situazione tra noi si era letteralmente ghiacciata; quella sera Andrea si era girato un mucchio di locali e solo verso le due era riuscito a trovarlo e riportarlo a casa completamente ubriaco. Per i primi giorni avevo rispettato il nostro muto accordo di stare lontani l’uno dall’altra, perché non potevo certo biasimarlo se era arrabbiato, se fossi stata nei suoi panni anche io mi sarei sentita tradita, volevo dargli il tempo di pensare a quello che era successo sperando che alla fine mi avrebbe perdonata. Sono tre settimane che aspetto un cambiamento, che aspetto che lui venga finalmente da me per dirmi che mi ama e che tutto continuerà come prima; perché…mi mancano terribilmente le giornate in cui mi alzavo con lui al mio fianco, andavamo a scuola e ci scambiavamo bigliettini o semplicemente trascorrevamo il pomeriggio insieme accoccolati sul divano a bere cioccolata, e adesso sono distesa in questo letto che mi sembra enorme e freddo senza di lui, senza il suo profumo. Si dice che nella vita c’è sempre qualcuno che attende qualcun altro e quando queste due persone si incontrano, il passato e il futuro non hanno più importanza: io neanche la ricordo la mia vita prima di incontrare lui. Quindi perché devo ancora aspettare se è lui quello che attendevo? Un leggero toc toc alla porta mi fece voltare e subito dopo la porta si spalancò con un Alice furiosa.

-Mi spieghi perché non sei tornata a mangiare? E perché non hai risposto alle mie chiamate? E’ per il 4 in storia o per l’innominabile?- aveva deciso di non pronunciare il suo nome perché pensava di intristirmi di più

-Non avevo fame, non avevo voglia di parlare, è per entrambi-

-Wow, allegria portami via…ok, senti qui urge un piano, non posso più vedervi in queste condizioni e anche Andrea si è stufato di andare a prendere l’innominabile da ogni locale della città alle tre del mattino-

-Un piano? Si, certo come no- le avevo provate tutte per cercare di parlare con lui ma era stato inutile

-Sempre molto ironica…-

-Potrei organizzarvi un picnic al parco e poi portare l’innominato lì con una bugia-

-Appena capirà, se ne andrà… ho già provato una cosa simile- sorrisi amara

-Allora proviamo con la tattica della gelosia, ti ricordi che sabato Greta farà una festa a casa sua aiutata dagli altri della classe?- annuii stanca

-Ti metti un bel vestito, un paio di tacchi e poi alla festa ti metti a flirtare con Jacopo, e vedrai come  ti perdon..-

-No, no e poi no, ma ti rendi conto di quello che dici? Ci siamo lasciati a causa di un bacio e della sua ipergelosia e tu ora mi chiedi di flirtare con un suo compagno di classe?-

-Ok, senti ora basta! Non dovrei dirtelo però qualche sera fa quando Andrea è andato a prenderlo dall’ennesimo locale, mi ha detto che l’ha trovato appiccicato ad una bionda mentre una mora gli baciava il collo-

-Cosa?!- ok la gelosia, l’allontanamento e il muso che mi ha messo per giorni però questo è troppo

-Io ora non voglio giustificarlo, penso solo che gli errori capitano e so per certo che lui ti ama, ma soltanto perché il suo orgoglio è stato ferito non vuol dire che può fare finta che non esisti e farti soffrire-

-Sai che ti dico? Ho voglia di fare shopping, ho bisogno di un vestito e di un paio di tacchi- in quel momento avevo un istinto omicida per Riccardo

-Finalmente! Così si parla sorella, andiamo-

Dopo quattro ore di shopping sfrenato per i negozi in centro ero distrutta mentre Alice sembrava ancora carica come il coniglietto della pubblicità della Duracell e saltellava da una parte all’altra indicando ogni capo d’abbigliamento che vedeva nelle vetrine. Pochi minuti prima per esempio aveva visto una sciarpa bordeaux al manichino e mi aveva trascinata dentro per comprarla, e la stessa cosa era successa dieci minuti dopo con un bauletto color tortora in saldo. Avevamo anche sfiorato la rissa perché in un negozio di intimo di marca c’erano degli sconti pazzeschi e le donne correvano di qua e di la per afferrare reggiseni e Lingerie varia; Alice aveva afferrato un completo di pizzo nero e leopardato ma nello stesso istante anche un'altra ragazza l’aveva preso e così era iniziato il litigio, alla fine ero riuscita a convincere la ragazza a prendere un altro completo di colore blu, consigliato da me, dicendole che si intonava meglio con i suoi occhi. Io invece avevo optato per un completo nero con dei piccoli fiori dorati e un Babydoll in raso nero(dormivo solo con quelli dato che il riscaldamento in casa era sempre molto alto).

-Fammi capire, tu vorresti un gelato a gennaio?- ero abituata alle stramberie di Alice ma questa le superava tutte

-Assolutamente si, andiamo a quel bar laggiù- indicò un punto alle mie spalle e trascinandosi dietro le buste sorrise divertita

-Quindi hai intenzione di seguire il mio consiglio?- rigiravo la mia cioccolata mentre lei impassibile divorava il suo gelato pistacchio e cioccolato

-Si, anche lui ha sbagliato…non capisco perché i ragazzi tutte le volte che hanno un problema cercano consolazione nell’alcool, è assurdo-

-Ehi questo non è vero: Andrea non si è mai ubriacato dopo che litigavamo-

-Ah no? E che faceva?-ero ironica, molto ironica

-Andava a dormire da suo cugino, credo si sfogasse con lui-

-E secondo te come si sfogava?- chiesi sempre ironica

-Be parlavano…credo-

-Questo è quello che pensi tu- subito scattò dal divanetto

-Merda! Hai ragione tu perché una volta quando tornò da me la mattina dopo disse che aveva mal di testa perché il cugino aveva tenuto la musica ad alto volume e si chiuse in bagno per cambiarsi e lavarsi la faccia-

-Lo sapevo- terminai la cioccolata e mi infilai il cappello

-Forza torniamo a casa che sta iniziando a piovere-

Sistemai tutto ciò che avevo comprato nell’armadio e poi presi le chiavi della moto che avevo lasciato sul letto e le infilai nello zaino già preparato per il giorno dopo: era un po’ che  non uscivo in moto e dato che ormai era tardi ci sarei uscita il pomeriggio seguente. Non sapevo se il piano di Alice avrebbe funzionato ma di certo non avevo altra scelta, avevo provato di tutto ma lui non mi parlava era tornato tutto come all’inizio quando non ci sopportavamo ma adesso era molto peggio perché almeno allora litigavamo, ora sembriamo due perfetti sconosciuti. Più volte i nostri compagni di classe avevano cercato di farci riavvicinare, eravamo la coppia d’oro della scuola e appena la notizia si era sparsa, mi guardavano tutti con compassione; ero grata loro perché nonostante fossi piombata lì da pochi mesi mi avevano già accolta come una della famiglia. Nel frattempo avevo anche parlato un po’ con mia madre, le avevo spiegato l’intera faccenda dall’inizio e lei mi aveva consigliato di agire –a volte gli uomini sono proprio tonti, e alla donna tocca sempre corrergli dietro- mi aveva detto ridendo. Già, è proprio un tonto se non capisce che lo amo…

 

Sentii la porta che si apriva e un fascio di luce comparse sul pavimento, mi stiracchiai lentamente e strofinai gli occhi assonnata, poi un pensiero mi attraversò la mente; era notte quindi forse era successo qualcosa altrimenti non mi avrebbero svegliata. Scattai all’improvviso in piedi e correndo verso la porta che non era ancora del tutto aperta andai a sbattere contro qualcuno e schiacciai anche il piede di questo qualcuno.

-Ahi Gin, il piede- Alice saltellò prendendosi il piede dolorante

-Che è successo? Riccardo non è rientrato? Sta male?-

-Calma lui dorme, scusa se ti ho svegliata-

-Perché sei in piedi?- una volta svegliata non mi addormento più

-Ho bisogno di un caffè e devo ripetere letteratura per il compito-

-Ma sono le cinque del mattino!-

-Lo so ma sono troppo ansiosa per dormire, lo sai che in letteratura non vado molto bene-

-Ti do una mano-

Mentre lei seduta al bancone della cucina ripeteva e sorseggiava il caffè io invece seguivo tutto quello che diceva e le correggevo qualche data sbagliata, era bello studiare con la casa silenziosa, non volava nemmeno una mosca e fuori era ancora buio.

-Pirandello distinse il comico dall’umoristico nel saggio “L’Umorismo” scritto nel 1907 e..-

-Nel 1908- la corressi mentre imbevevo un biscotto con le gocce di cioccolato nel caffelatte, più tardi mi sarei fatta la mia solita cioccolata.

-Va bene basta ,perché se continuo a ripetere scorderò tutto-

-Finalmente- alzai le braccia al cielo

-Stronza-

-Lo sai che ti voglio bene- risi io

-A proposito, non mangio a pranzo oggi- mi guardò pensierosa

-Perché?- mi chiese sospettosa

-Ho voglia di uscire in moto, torno stasera-

-Va bene ma stai attenta-

-Si tranquilla-

Un rumore di ciabatte strascicate a terra ci fece girare lo sguardo verso le scale, dove c’era Andrea con i capelli in disordine e mezzo nudo: probabilmente se non fossi  innamorata di Riccardo e se Alice non fosse la mia migliore amica, mi sarei messa con Andrea. Lui è uno di quei ragazzi rari, bello e gentile allo stesso tempo, un confidente e un amico perfetto, il figlio che tutti vorrebbero avere, e so per certo che lui è quello giusto per Alice; chissà magari tra una decina d’anni mi ritroverò in una chiesa ad assistere al loro matrimonio…è un po’ presto per pensare al futuro ma l’amore per Riccardo mi ha fatto vedere tutto con occhi diversi. Prima immaginavo solo il mio di futuro, costellato di successi, che niente e nessuno avrebbe potuto modificare e invece negli ultimi tempi ho iniziato a sognare ad occhi aperti, ad immaginare a come sarei stata io come moglie o addirittura come madre, io che i bambini non li ho mai sopportati e tutto questo mi fa paura perché non so se io e Riccardo avremo un futuro, per il momento mi basterebbe ottenere il suo perdono.

-Buongiorno, consigli tra amiche?- sorrise vedendoci sedute l’una affianco all’altra

-No, ripassavamo letteratura perché non riuscivo a dormire-

-Allora non sono l’unico che non ha chiuso occhio- si versò il caffè nella tazza e si sedette

-Eri agitato anche tu?- possibile che io fossi l’unica a non preoccuparmi per il compito?

-Non c’entra il compito- in quel momento entrò in cucina anche Riccardo e ci mancò poco che mi strozzassi con la cioccolata perché anche lui era a torso nudo e dopo quasi un mese di lontananza smaniavo di toccarlo e baciarlo, stavo diventando matta.

-Parli del diavolo e spuntano le corna- borbottò Andrea

-Che c’è?- Riccardo rispose ancora addormentato

-Hai russato come… un elefante- Alice scoppiò a ridere seguita a ruota da me

-Io non russo-

-Si invece e non mi hai fatto dormire-

-Te lo ripeto io.non.russo-

-Ti registrerò nel sonno, altroché-

-Basta voi due e sbrigatevi perché abbiamo il compito a prima ora- Alice era capace di zittire sempre tutti

-Uffa- era partita proprio male la giornata

 

SABATO:

-Gin dove sono le mia scarpe di vernice nere?-

-Nel bagno, tu invece hai visto i miei orecchini?-

-Armadio, anta destra, primo cassetto- il cellulare di Alice suonò per la decima volta

-Ma che ore sono?- chiesi disperata

-Non lo so, ma a giudicare da tutte le chiamate perse siamo in ritardissimo-

-Avete finito?- chiese per la milionesima volta Andrea che aveva una pazienza infinita rispetto a Riccardo

-Ma quanto cazzo ci mettete a infilarvi un vestito e un paio di scarpe?- gridò infatti quest’ultimo; spalancai la porta e trovandomelo davanti gli puntai il dito contro minacciosa: odiavo quando le persone mi mettevano fretta, ero dell’idea che la puntualità fosse una dote a me sconosciuta. In passato i miei genitori mi rimproveravano sempre per questo e così io avevo attaccato un enorme cartello sopra il letto con scritto – La puntualità è la virtù dell’annoiato- di Evelyn Waugh.

-Tu…mi spieghi perché cavolo stai gridando da mezz’ora?!-

-Perché siamo in..-

-Non siamo in ritardo, sono gli altri che sono in anticipo-

-Ma la festa è iniziata mezz’or..-

-Le feste non hanno orari, e ora se non ti dispiace dovremmo andare, sono già le 22 e 30- detto questo girai i tacchi e scesi al piano di sotto

-Mi fai impazzire- lo disse a bassa voce ma lo sentii ugualmente e sorrisi di rimando

Venti minuti dopo ci ritrovammo nella bellissima e gigantesca villa di Greta da cui provenivano luci multicolore e musica a tutto volume: da quello che avevo capito  i suoi genitori erano musicisti affermati e molto spesso capitava che lei rimanesse sola in casa per alcuni giorni perciò ne approfittava per divertirsi. Pensavo che come invitati ci saremmo stati solo noi della classe e invece entrando trovai una marea di gente che ballava, chi beveva e fumava e chi invece si era appartato in qualche angolo; c’erano bicchieri rossi sparsi ovunque con dentro cocktail di ogni colore e mi capitò di vedere anche qualcuno che ingeriva pillole colorate: era un vero e proprio delirio.

-Diamo inizio alla festa- gridò Alice seguita da Andrea, Riccardo invece sparì subito tra la folla seguito da una mora alta e formosa.

Dovevo mettere in atto il mio piano per far ingelosire Riccardo e invece ora non ero più sicura di volerlo fare, almeno non qui; presi un paio di cocktail e feci un giro per salutare tutti i miei compagni di classe e per non so quale miracolo riuscii a trovare anche Greta che correva avanti e dietro per controllare che non mancasse niente. Mi appoggiai allo stipite vicino la porta  ed estrassi il telefono che forse stava squillando, quando sentii qualcuno che mi toccò il braccio, una brunetta mi sorrideva gentile:

-Ciao, questo te lo offre il ragazzo laggiù- indicò col mento un ragazzo biondo e alto all’angolo che mi fece l’occhiolino

-Grazie- dissi alla ragazza e mentre rispondevo iniziai a bere quello che sembrava un cocktail alla fragola

-Amore, come stai?- era mia madre

-Mamma, ti chiamo domattina-

-Cos’è questa musica?-

-Sono ad una festa, ci sentiamo domani ok?-

-Va bene tesoro- misi il cellulare nella borsa e la stanza iniziò a girare intorno a me, ero stata una stupida: Nicolò mi aveva detto centinaia di volte di non accettare mai da bere dagli sconosciuti perché molte volte ci mettevano dentro droga o roba simile. Dovevo trovare Alice o Andrea, iniziai a camminare per la casa ma non li trovai  così salii al piano di sopra, per andare al bagno: dovevo provocarmi il vomito per far uscire quello che il ragazzo mi aveva messo nel bicchiere. Aprii varie porte e dopo tre tentativi trovai la porta, buttai la borsa a terra e mi appoggiai al water; ficcai il dito in gola e vomitai. Mi sollevai ancora barcollante e mi spruzzai la faccia con l’acqua, poi presi la borsa e mi appoggiai alla parete in corridoio per riprendermi, quando sentii dei passi e una risata bassa.

-Piaciuto il drink?- lo guardai con odio

-Io mi sto annoiando che ne dici se ce ne andiamo?- si avvicinò e mi bloccò alla parete contro cui ero appoggiata

-Lasciami- ringhiai e cercai di allontanarlo ma ero ancora intontita

-L’hai sentita? Lasciala!- in pochi secondi Riccardo gli fu addosso e lo stese a terra con un pugno, e io mi rifugiai tra le sue braccia

-Lo ammazzo- lo tenni fermo perché non volevo che si mettesse nei guai

-Ti prego lascia stare, voglio tornare a casa- mi guardò dolce e mi trascinò al piano di sotto.

POV RICCARDO:

“Non dovevo lasciarla sola” me lo ripeto un mucchio di volte perché sono stato uno stupido e se non fossi andato al piano di sopra, chissà cosa le avrebbe fatto quel coglione…

Appena vidi Stefano andai spedito verso di lui perché sapevo che di lui potevo fidarmi:

-Ehi per favore stai accanto a lei due minuti, torno subito-

-Che è successo? Ha bevuto?- la fece appoggiare a lui

-Uno stronzo le stava mettendo le mani addosso-

-Lo sistemo io, dov’è?-

-Voglio pensarci io- andai in cerca di Alice e Andrea che sembravano spariti quando finalmente li vidi ballare nel salone; appena videro la mia faccia seria capirono che qualcosa non andava e mi seguirono fino all’ingresso dove avevo lasciato Ginevra con Stefano.

-Ha bevuto?- Alice era allarmata

-Non lo so, l’ho trovata al piano di sopra con un tizio appiccicato addosso-

-Portiamola a casa- la stavo per prenderla in braccio ma lei mi bloccò

-Ce la faccio a camminare- le tesi allora il mio braccio per farla appoggiare

Durante il tragitto in macchina, Alice non fece altro che sgridarmi perché diceva che tutto quel casino era scoppiato a causa mia, che se io avessi perdonato Ginevra adesso lei non starebbe così male e non avrebbe rischiato di essere stuprata per la seconda volta, che ero un cretino orgoglioso perché non vedevo quanto lei ci tenesse a me, e Ginevra nonostante stesse male cercò di zittire l’amica dicendo che era stata colpa sua e io non c’entravo niente; era stata tutta colpa mia invece.

Arrivati a casa portammo Ginevra sul divano e mentre Alice le preparava una camomilla, io e Andrea le togliemmo le scarpe e le mettemmo una coperta; Alice arrivò con la camomilla e si sedette accanto a me.

-Ci spieghi che è successo?-

POV GINEVRA:

Ora mi sentivo molto meglio e dovevo raccontare ciò che era successo così Alice avrebbe finalmente capito che non era colpa di Riccardo bensì mia, che ero stata una sprovveduta:

-La musica alta mi stava dando fastidio e così mi sono messa vicina alla porta poi mentre rispondevo al telefono una ragazza mi ha portato un drink e mi ha indicato il ragazzo che me lo offriva-

-Ma Gin lo sai che..- sapevo cosa stava per dire Alice

-So che non si accetta da bere dagli sconosciuti, ma stavo parlando al telefono e senza accorgermene ho bevuto, e quando la testa ha iniziato a girarmi ho capito che mi aveva messo qualche droga dentro-

-Così sono andata al bagno e ho vomitato ma quando sono uscita dal bagno, lui è arrivato e mi ha bloccata-

-Torno lì e lo ammazzo- Riccardo scattò in piedi

-No ti prego, rimani qui con me- lo supplicai

-Non lasciarla di nuovo- disse dura Alice e fu questo che lo trattenne

-Ti porto in camera- mi prese in braccio e mi portò al piano di sopra, mi posò sul letto e restò a guardarmi

-Devo chiederti scusa- disse

-Non ascoltare Alice, non è stata colpa tua ma mia, fin dall’inizio…-

-No invece, mi sono comportato come un bambino viziato e ti ho tenuta lontana per tutto questo tempo solo per uno stupido bacio, ho avuto paura e ho fatto soffrire entrambi, sei tu che devi perdonarmi-

Non sapevo che dire, ogni frase che mi veniva in mente mi sembrava superflua per quella circostanza anche perché ero troppo felice per riuscire a formulare una frase di senso compiuto così gli presi il viso tra le mani e lo baciai: pensai che questo era il modo migliore per fargli capire ciò volevo dire. Ricambiò il bacio rendendolo sempre più passionale e gli allacciai le braccia dietro al collo accarezzandolo, quando il suo cellulare iniziò a vibrare e sbuffò.

-Pronto?- iniziò a parlare ed annuire poi chiuse e mi guardò pensieroso

-Chi era?- chiesi

-Nessuno- si girò e capii che stava mentendo

-Riki per favore, non dobbiamo avere più segreti-

-Se te lo dico, prometti di non lasciarmi?-

-Prometto- mi stava mettendo paura

-Mio cugino è invischiato in un traffico di droga, dovrebbe arrivare un nuovo carico e io devo solo aiutarlo a scaricare, gli ho detto che questa è l’ultima volta che lo aiuto- non mi sconcertai più di tanto perché anche Angelo aveva fatto qualche in traffico in passato

-Questa sarà l’ultima volta?-volevo averne la conferma

-L’ultima, giuro-

-D’accordo, quando dovrebbe arrivare?-

-Non lo sa neanche lui, mi chiamerà il giorno stesso-

-Quando ti chiamerà verrò con te-

-Ma..-

-Niente ma, non voglio stare a casa preoccupata senza sapere dove sei-

-Non riuscirò a farti cambiare idea vero?-

-Assolutamente no- sorrisi orgogliosa

ANGOLO AUTRICE:

Bonsoir :D Siete arrabbiati con me? Lo so, lo so, sono assolutamente in ritardissimo e non ho scuse ma in compenso vi scritto 12 pagine… iniziate a prepararvi perché manca poco al finale, baci

Blackshadow90

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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