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Autore: Kim WinterNight    09/02/2015    5 recensioni
«Ciao, cari lettori.
Mi presento: mi chiamo Albertina, per gli amici Berty. Ho quindici anni e vivo in Italia, precisamente in un paese fittizio che chiamerò… mmh… Bettola town.
Okay, lo so, il nome può sembrare buffo e non attinente al nostro caro Stato Italiano (Repubblica fondata sul Lavoro e bla bla bla), ma sfido chiunque a trovare un nome migliore di questo!»
Spero che la storia vi piaccia.
Non sono solita scrivere comici, però per queste vicende sono davvero ispirata e ho preso spunto da un sogno che ho fatto recentemente.
NOTE: tutti i personaggi sono di mia modesta invenzione e qualsiasi riferimenti a luoghi o persone è puramente casuale.
Genere: Demenziale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La festa di Mauro!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Arriviamo alla festa di Mauro che sono quasi le otto e un quarto.

Sempre in ritardo, noi.

«Colpa di Giaco» esordisce Tita, non appena Mauro apre la porta e ci rivolge un’occhiataccia.

Entriamo in casa sua e gli consegnamo subito il regalo.

«Siete grandi! Mamma, che bel regalo!» grida, avvolgendoci tutti in un abbraccio impossibile. Ci ritroviamo attorcigliati in cinque: io, Tita, Giaco, Gabri e Mauro.

Tita è la prima a divincolarsi, imbarazzatissima per la vicinanza di Gabri. Irrecuperabile.

Devo fare qualcosa, ho deciso.

Il festeggiato ci accompagna nello scantinato in cui ha organizzato la festa e noto che c’è un bel po’ di gente, tra cui molti delle nostre compagne di classe.

Perfetto.

«Tita, mi accompagni in bagno?» le chiedo.

«Adesso… subito?»

«No, tra due anni! Certo!» esclamo, trascinandola via.

Chiediamo indicazioni a Mauro e ci fiondiamo su per le scale.

«Senti, vai, io mi sono dimenticata le salviette!» dico, all’improvviso.

Mi è venuta un’idea, devo metterla subito in pratica.

«Dai, ti accompagno giù e torniamo insieme» propone.

«Ma no, figurati! Dai, vai, ti raggiungo subito» la esorto, spingendola su e tornando nello scantinato.

Mi dirigo immediatamente da Giaco, non vedendo Gabri nei paraggi.

«Oh Giaco, ma Gabri dov’è finito?»

«Non lo so proprio. A che ti serve?» domanda, fissandomi attentamente. «Cos’hai in mente? E dove hai lasciato Tita

Sto per rispondergli, quando una tizia carina ma troppo montata che credo sia al primo anno, si avvicina a noi e sorride a Giaco.

Oh, no. Le piace il mio nanetto diabolico?!

«Ciao» esordisce, facendo gli occhi dolci a Giaco. Lui sembra non capire niente, rimane impassibile e la fissa.

«Ciao… Antonietta?» intervengo, per cercare di rompere il ghiaccio.

«Marianna» abbaia lei, fissandomi con un’occhiata che lascia poco spazio all’interpretazione. Vuole che me ne vada.

Sarei felice di accontentarla, ma non permetto a nessuno di trattarmi in quel modo.

«Marianna… mmh, no, non mi dice niente. Si vede che sei così insignificante che non ti fai ricordare.» Detto questo, le scocco un sorriso e me ne vado, partendo alla ricerca di Gabri.

Chi si crede di essere questa gallina?

Se deve provarci con Giaco, lo faccia pure: non sarò di certo io a fermarla, per carità. Magari è pure la volta buona.

Però non sopporto che mi si tratti con sufficienza, quella ragazzina ha sbagliato persona. Si vede che non sa chi sono.

Mi viene in mente Tita e affretto il passo, girando per i due locali che compongono lo scantinato.

Finalmente, trovo Gabri che parla con un tipo di nome Ambrogio o qualcosa del genere.

«Gabri!» esclamo, raggiungendolo e fingendomi trafelata. Devo convincerlo fin da subito, altrimento anche questo tentativo risulterà inutile.

«Che succede, Berty

«Si tratta di Tita! Non so che fine abbia fatto, lei… credo che stia poco bene, è andata in bagno e non rientra più! Aiutami, ti prego, vieni con me!»

Spero di essere abbastanza convincente, ma Gabri reagisce non appena sente il nome della mia amica e dubito che abbia ascoltato il resto della frase.

«Andiamo» dice Gabri.

E mi trascina letteralmente verso le scale.

Saliamo i gradini due alla volta e io, alle spalle di Gabri, faccio di tutto per non ridacchiare, compiaciuta. Sono contenta che lui non riesca a nascondere quanto ci tiene a lei.

Mi divincolo dalla sua stretta e lo seguo, poi noto Tita che esce dal bagno e si guarda intorno.

«Tita! Come stai? Che è successo?» la travolge Gabri, afferrandola per i polsi.

Lei lo fissa con espressione stralunata.

Io, prontamente, mi dileguo dietro un pilastro e mi schiaccio contro la parete, aspettando che qualcosa accada.

Questi due riusciranno a combinare qualcosa?

«Berty ha detto che… Berty?» mi chiama lui.

Io rimango immobile e trattengo il respiro.

«Che sta succedendo?» si informa Tita.

La immagino arrossire e fissare i polsi che Gabri le stringe con preoccupazione.

Mi sento quasi emozionata quanto lei.

Ma quasi, eh!

«Non lo so… Berty era qui, poi si è volatilizzata!»

«Mi ha detto che aveva dimenticato le salviette e che mi avrebbe raggiunto subito in bagno!»

«E a me ha detto che non stavi bene e che voleva che venissimo a controllare!»

Ecco, mi sono un po’ data la zappa sui piedi, però un giorno questi due mi ringrazieranno.

Li immagino che si fissano con un’espressione confusa, poi di colpo capiscono. Conoscendoli, si sentono in un mare di imbarazzo, ma ora non si possono più evitare.

«Ci ha fregati» commenta Gabri.

«Già. Ehm… torniamo giù?» propone lei. So che vorrebbe scappare, probabilmente sta per farlo. Gabri, ti prego, non fare il coglione. Questa scommessa l’ho fatta con me stessa, non lo sa neanche Giaco cos’ho in mente, anche se lui a volte è come se mi leggesse nel pernsiero.

Chissà come gli starà andando con quella tipa del primo anno? Marina? Già, è proprio insignificante, non ricordo già più il suo nome.

Sento una risata provenire dalle scale e sbianco. No, nessuno può interrompere il momento idilliaco tra Gabri e Tita – sempre che di questo si tratti. Dal mio angolo di spionaggio, non riesco a capire cosa sta succedendo. Maledizione, chi cazzo sta salendo adesso a rompere le palle?

«Aspetta.»

È stato Gabri a parlare, ha ordinato a Tita di aspettare. E lei DEVE aspettare, per dio!

E io devo evitare che qualcuno li interrompa.

Così, mi appiattisco contro la parete e comincio a strisciare verso le scale; spero proprio che quei due – e che nessuno – si accorga di quello che sto facendo, mi sento una perfetta idiota, ma non ho alternative.

Quando sto per arrivare, sento le risate farsi più vicine. Spero che Gabri e Tita non si siano accorti che sta arrivando qualcuno. Se credessi in dio, pregherei con tutta me stessa. Ma, dal momento che in questa vita bisogna arrangiarsi, mi tuffo di getto giù dalle scale e travolgo chiunque avesse intenzione di salire.

Mi ritrovo tra le braccia di un ragazzo che mi fissa con aria perplessa, mentre un gruppetto di ragazze, dietro di lui, si fermano di botto e smettono di ridere.

«Toh, Albertina e Mauro: la nuova coppia dell’anno!» gracchia una di loro, ridacchiando e sghignazzando come un’oca giuliva.

Sollevo lo sguardo e incrocio gli occhi scuri e curiosi di Mauro. Per poco non mi viene da vomitare.

«Ah, lasciami!» esclamo, saltando indietro e cadendo con il culo per terra. Le figure di merda non si contano oggi, a quanto vedo.

«Tutto bene, Berty?» mi chiede Mauro, tendendomi la mano per aiutarmi a rialzarmi. Devo prendere tempo, tra Tita e Gabri deve scappare almeno un bacio, diamine.

«No, che non va tutto bene! Voi, ochette, perché non tornate nel laghetto, eh? Aria, aria! Ho bisogno di parlare con il mio nuovo ragazzo!» ordino, rivolta al gruppetto di ragazze, le quali si scambiano occhiate interrogative e fanno per salire le scale. «No, tornate alla festa! Su non ci fate niente!» salto su, sbarrando loro la strada.

Quelle mi guardano male, poi fanno dietrofront e io torno a sedermi, lanciando occhiate alle mie spalle. Dio, se esisti, fa’ che quei due si stiano accoppiando in bagno e in santa pace!

«Scusa, Berty… da quando io e te stiamo insieme?» domanda Mauro, accovacciandosi di fronte a me.

«Relazione lampo. È nata esattamente un minuto fa e si conclude esattamente ora.»

«Però non era una cattiva idea» mormora, afferrandomi una mano.

Oh, madonna, ma che gli passa per la testa? Perché deve provarci per forza con chiunque? Ma dov’è Giaco? E perché Gabri e Tita ci mettono tanto? Mi viene voglia di richiamare le oche giulive. Quando penso di star risolvendo un problema, se ne crea subito un altro.

Dalla scala si sente una canzone romantica, qualcosa che dovrebbe invogliare le eventuali coppie presenti alla festa a gettarsi in pista. Certo, come no.

«Oh, sì che lo è. Su, lasciami, torniamo giù!»

«Che fretta c’è, Albertina? Perché devi sempre essere così acida? Ammettilo, ti piaccio. Lo sanno tutti a scuola, ormai.»

Cerco di trattenere un conato di vomito, ci provo davvero. E pensare che non ho neanche bevuto, dannazione! Perché oggi sta succedendo tutto a me?

Spero che tutti questi sacrifici stiano servendo a qualcosa.

E poi: possibile che ogni volta che un ragazzo ci prova con me mi debba venire da vomitare?

Evidentemente…

Rimetto ciò che ho mangiato al bar, quel pomeriggio, dopo aver acquistato quello stupido libro per quell’altrettanto stupido di Mauro che, intanto, si è spostato e mi sostiene i capelli mentre insudicio tutta la sua scala con i miei succhi gastrici.

Il che – mi ritrovo a pensare – potrebbe giocare a mio favore, perché potrebbe impedire a Gabri e Tita di passare e, quindi, di lasciarsi. Oh, che romantico!

No, forse romantico no, ma fa lo stesso.

Sta di fatto che mi viene voglia di mettermi due dita in gola, per prolungare quell’impedimento non proprio romantico ma di sicuro efficace.

«Come stai? Hai bevuto?» sussurra Mauro al mio orecchio, senza neanche preoccuparsi di quanto questa scena faccia ribrezzo.

Scuoto la testa, respirando a fatica. Tutte quelle attenzioni contribuiscono alla nausea che, ancora, mi scombussola lo stomaco. Perché non mi lascia in pace e se ne va?

«Oh, cazzo, Albertina!» strilla una voce alle mie spalle. Poco dopo, Gabri mi si materializza accanto e mi aiuta a sollevarmi. Tita si precipita dall’altro lato e insieme mi trascinano fino al bagno.

«Gabri, la aiuto io. Vai pure» dice Tita, scostandomi i capelli dal viso. Temo seriamente di avere seri problemi, ho un po’ paura della reazione che ho appena avuto.

«Allora, che è successo?» mi chiede Tita, aiutandomi a sciacquarmi.

«Mauro ci provava con me e lo sai come reagisco io a queste cose» spiego.

«Santo cielo! Si sono messi tutti d’accordo oggi?»

«Cosa intendi?»

«Be’…» Tita arrossisce e io mi devo trattenere per non esultare. Penso di aver già capito cosa vuole dirmi. «Anche Gabri ci ha provato… con me.»

«COOOOOOSA?» strillo, saltandole addosso e stritolandola. «Oh, finalmente! Eh che cazzo! Non l’hai rifiutato, vero?»

«Come avrei potuto? Sai che mi piace tantissimo, mi fa proprio impazzire. Oh, Berty! L’amore è una cosa indescrivibilmente magica!»

Okay, non esageriamo, se continua così, rischio di vomitare di nuovo.

«Sì, certo, ci credo. Almeno, per te dev’esserlo! Meno male, i miei sforzi sono serviti a qualcosa. Non sei arrabbiata?»

«Ma no, alla fine hai fatto bene.»

«Sì, mi è successo di tutto, però diciamo che ne è valsa la pena. Tu e Gabri siete due rincoglioniti, fortunatamente ci sono io a risolvere tutto! Vi siete accoppiati in questo bagno? No, perché se è così, scusa, ma io esco! Senza offesa, eh!»

«Ma che dici, su, Berty! Ferma lì! Lui mi ha baciato, tutto qui. È stato il mio primo bacio, mamma che emozione, e che imbarazzo! Non sapevo cosa fare, però… l’ho abbracciato, lui è stato molto dolce! Oh quanto mi piace!»

Tita sorride come non ha mai sorriso in vita sua. sì, è vero, a volte – anzi, quasi sempre – sono cinica e acida come uno yogurt andato a male da tre mesi, però sono sempre contenta quando vedo le persone che amo star bene. qualunque sia il motivo.

Dopo essermi data una sistemata, la abbraccio forte, non pensavo che sarebbe successo davvero, anche se ci ho sperato moltissimo.

«Sono davvero felice per te.»

Quando usciamo dal bagno, Gabri è lì che ci aspetta.

Lo guardo negli occhi e vedo che qualcosa è cambiato anche nel suo sguardo.

«Se le fai del male, ti ammazzo. Chiaro?» lo ammonisco, per poi avviarmi giù per le scale.

Sento, alle mie spalle, le loro risate e anche io sorrido.

Forse la felicità non esiste, ma chi può dirlo?

Le scale sono state accuratamente pulite e io riesco a scendere senza problemi. Recupero Giaco, che stava accuratamente sbaciucchiando la tizia del primo anno – Mariella, sì, dev’essere questo il nome – e saluto Mauro con un cenno, prima di andarmene con i miei amici.

«Insomma, voi due state insieme quindi?» chiede Giaco, una volta giunti in strada, osservando Gabri e Tita che si tengono timidamente per mano.

Quanto sono felice!

«A quanto pare» risponde lei, sorridendo al suo nuovo ragazzo.

Be’, alla fin fine questa cavolo di festa ha portato qualcosa di buono, anche se chi ci ha rimesso sono stata io.

Le mie figuracce rimarranno nella storia, credo. E meno male che sono solo io, Albertina Annetta Bartolini, che non se la prende per niente e se ne fotte di tutto e tutti.

Quando torno a casa, sono davvero contenta, nonostante tutto.

Ho vinto un’altra scommessa.

  
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