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Autore: sil_p87    10/02/2015    1 recensioni
Hogwarts settimo anno... Harry Potter ha finalmente vinto la sua battaglia contro Voldemort ma c'è ancora qualcuno che trama nell'ombra... Malfoy vuole la sua vendetta e cercherà di ottenerla rubando il cuore di colei che per Harry è amica e sorella... precipitando in uncircolo di eventi inaspettati e in una nuova avventura!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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13- 72 ore di pura follia….[parte #2 … Alla ricerca di Cissy]
All’amica che auguro a tutti di avere
e che tutti dovrebbero avere
una presenza costante e confortante,
che mi coccola, mi vizia e ha un valore
inestimabile per me!!!
Miky ( Imaginary82) ti voglio un bene immenso!!!








72 ore di pura follia….[parte #2 … Alla ricerca di Cissy]





L’aria era piacevolmente frizzante, i primi raggi del sole intensi e arancioni si facevano strada sul grigiore del primo mattino.
Silente e un gruppo alquanto strano di studenti se ne stavano in piedi sui gradini d’ingresso del castello di Hogwarts.
Harry Potter, Daphne Greengrass, Blaise Zabini e Pansy Parkinson attendevano con l’anziano preside l’arrivo dei principi delle loro case, Draco Malfoy e Hermione Granger.

La bella grifondoro stava per chiudere la porta della sua stanza ma prima lanciò un ultimo sguardo a quell’ambiente familiare, la seta delle lenzuola rosse rubino, il marrone scuro dei mobili in mogano e l’oro pallido della moquette che aveva fatto apparire con un incantesimo di trasfigurazione ben riuscito.
Un nodo le salì alla gola, consapevole come poche volte lo era stata prima, che forse quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe visto quella stanza.
Da ragazzina, con Harry, aveva più volte rischiato combattendo battaglie contro Voldemort e i suoi seguaci, ma la guerra, quella vera, l’aveva vissuta l’anno prima.
Ricordava l’odore metallico del sangue, il sentore rancido della paura che s’ incollava addosso e il puzzo della follia, sapeva cosa significava duellare con mostri del calibro di Bellatrix Lestrange e Lucius Malfoy, conosceva la pazzia dell’una e la crudeltà dell’altro e ne aveva paura.
Chiuse la porta con un tonfo secco, decisa a vincere in modo definitivo, a salvare le persone che amava, a proteggere coloro che ne avevano bisogno, a rivedere quella stanza, lo sguardo d’affetto di sua madre, gli occhi felici di sua nonna.
Decisa più che mai a salvare quell’amore appena nato ma così forte da convincerla a spezzare barriere, tabù e pregiudizi.
La cosa che voleva di più era rivedere il sorriso di Draco Malfoy.
Scese le scale correndo quasi, colta dal bisogno improvviso di vederlo e di stringergli la mano con la sua, aveva quasi paura che se ne andasse senza di lei, anche se sapeva benissimo che non poteva farlo dopo che lo aveva battuto nel duello.
Si era mortalmente offeso per la sua scorrettezza, le aveva voltato le spalle anche se con uno sguardo di ammirazione e con un cenno imperioso le aveva ordinato di seguirlo.
Lei lo aveva fatto incurante delle risate che provenivano dal gruppo di serpeverde e grifondoro.
Avevano camminato in silenzio, lungo corridoi deserti e rimbombanti, e poi erano giunti davanti a colei che era guardiana della torre grifondoro, la Signora Grassa, che quasi di comune accordo con i ragazzi che avevano lasciato in sala duelli aveva cominciato a deridere il suo principe finché lei non le aveva intimato di smettere.
Era stato solo allora che lui le aveva parlato.
 -Buonanotte mezzosangue- le aveva detto indicandole il buco del ritratto - anche se il tuo posto sarebbe in mezzo al mio dormitorio, tra le serpi, visto come ti sei comportata stasera. - le aveva lanciato un’occhiata a metà tra l’ammirato e l’offeso e si era voltato per andarsene.
-Mi dispiace- gli aveva gridato dietro lei.
Lui aveva proseguito per un po’ sui suoi passi poi li aveva ripercorsi all’ indietro per andare a posizionarsi di fronte a lei.
-Stai mentendo mezzosangue- le aveva sibilato ad un centimetro dalla bocca.
-Si- aveva ammesso candidamente lei.
E lui si era chinato su di lei, lasciando cadere le resistenze dettate dall’orgoglio, e l’aveva baciata e accarezzata e stretta a se.
E lei lo aveva trascinato dentro alla sala comune della sua casa, su per le scale  fin dentro alla sua stanza.
E si erano regalati una notte fatta di sogni, spiegazioni, speranze, pretese, suppliche e amore.
Quella mattina si era svegliata sola però, e un senso di gelo e di ansia le si era sparpagliato impietoso nelle vene.
Si era alzata e aveva posto rimedio alle profonde occhiaie nere e al groviglio dei suoi ricci.
Meccanicamente si era vestita, jeans, maglione e scarpe, basse, comode per essere pronta alla fuga, per poter correre se fosse stato necessario.
Entrando in sala comune notò subito due teste rosse fiammanti, i due Fratelli Weasley che ancora frequentavano Hogwarts la stavano aspettando seduti sul camino quasi spento.
Ginny fu la prima a parlare.
-Mione, lasciaci venire con te. - l’aveva supplicata la rossa.
- Ginny, mi dispiace ma no.  - le sorrise - Questa non è una guerra vostra.-
-Ma allora Harry?- le chiese Ron.
-Harry ha un conto in sospeso con Lucius e Bellatrix.- asserì la caposcuola.
-Anche noi volevamo bene a Sirius! - s’indigno allora la ragazza.
-Si ma per voi lui non era tutta la vostra famiglia. -ribatté ancora la mora.
Le guance di entrambi i Weasley si imporporarono immediatamente. Entrambi non sapevano come replicare a quella sacrosanta verità.
-Io, - iniziò Ginny - noi abbiamo paura per te. -
-Non dovete- mentì  Hermione – ma se proprio volete fare qualcosa per me andate a prendere i miei genitori e mia nonna e teneteli alla tana con voi, mi sentirei molto meglio sapendo che qualcuno li protegge.-
E dopo mille discussioni i fratelli Weasley accondiscesero alla volontà della Granger.
-Ti voglio bene Hermione- le sussurrò Ginny abbracciandola forte. –Anch’io- disse Ron aggiungendosi all’ abbraccio.
La caposcuola si staccò dai suoi amici e gli rivolse un debole sorriso. –Vi voglio bene anch’ io ragazzi.- fu l’ ultima cosa che disse prima di lasciare la torre del Grifondoro.



******



Il sotterraneo del castello non era più freddo o umido del solito ma nelle sue ossa Draco Malfoy sentiva un gelo quasi impossibile da eliminare.
Era un gelo più emotivo che fisico ma questo non gli impediva di rabbrividire nella sua stessa pelle.
Istintivamente si chiese se anche la sua mezzosangue si sentisse in quel modo.
Sapeva che lei era cosciente di cosa significasse mettersi contro suo padre e sua zia.
Si chiese se ne avesse paura tanto quanto lui.
Il pensiero di Hermione lo riscaldò un poco.
Si era goduto ogni istante di quella notte passata con lei, capendo che era infantile e ridicolo buttare via momenti  che avrebbero potuto essere gli ultimi per qualcosa di così stupido come l’orgoglio.
E aveva avuto in regalo attimi di paradiso e di vera gioia sfociati in un completo appagamento fisico e spirituale.
Si era fatto violenza per sgusciare fuori da quel letto una manciata di minuti prima delle sei, ma se voleva affrontare quello che li aspettava doveva prepararsi per forza.
Si sentiva ancora in colpa per non essere riuscito ad impedire ai suoi compagni di seguirlo in quella follia ma non poteva nascondere a se stesso di essere anche sollevato di averli accanto.
Ma lei… aveva un atroce paura per lei.
Non si accorse nemmeno di essere arrivato in sala grande finché non la vide, quasi evocata dai suoi pensieri eccola li, bella e altera come sempre ma tesa e forse spaventata come non l’aveva mai vista.
Non si accorse subito di lui ma non appena lo vide i suoi occhi si illuminarono d’ improvvisa gioia e la bocca si tese in un luminoso sorriso che rendeva il mondo un posto migliore.
Gli corse incontro senza nessuna esitazione e  si strinse forte al suo petto come se avesse avuto paura di non vederlo più.
-Che c’è?- le chiese.
-Nulla, va tutto bene ora che siamo insieme.- un timido sorriso e un dolce bacio. Non poteva chiedere nulla di più in quel momento.
Quanto al futuro chiedeva solo di poter vedere crescere il loro amore.





*******


Silente fissava sei dei suoi studenti con un misto di orgoglio e preoccupazione.
Strinse le mani a tutti e a ciascuno fece una raccomandazione.
Poi si limitò ad augurare loro buona fortuna e rimase a guardarli finchè, fuori dai confini di Hogwarts, tutti insieme si smaterializzarono.


Malfoy House era calda e accogliente come il giorno prima. Ai sei ragazzi parve così strano che fosse passato così poco tempo da quando non avevano nessuna preoccupazione.
Seduti attorno all’enorme tavolo in sala da pranzo discutevano una strategia.
-Casa dei miei genitori sarà piantonata dagli Auror, sicuramente vorranno accertarsi che mio padre non torni lì.-Draco mentre parlava teneva ben stretta sul tavolo la mano di Hermione tra le sue.
-Non  ci faranno problemi quando chiederemo di entrare, tu sei il proprietario di quella casa e poi c’è Harry Potter con noi- gli fece notare Pansy.
-Ah si- frecciò Draco- dimenticavo che Potter è un meraviglioso passepartout.-
-Bene Malfuretto, quindi abbiamo la prima fase del piano, siamo in partenza per Malfoy Manor- intervenne Harry e senza aspettare nessuna risposta si smaterializzò.
I quattro serpeverde si voltarono in sincrono a guardare Hermione che nel frattempo si era portata una mano alla fronte.
-Ma fa sempre così?- le chiese Blaise allucinato.
-Ogni volta- asserì la grifoncina.
-E’ un miracolo che nessuno di voi tre sia ancora morto- sentenziò Draco.
-Già.- fu la rassegnata e consapevole risposta.

L’atterraggio per i cinque ragazzi lasciati indietro dal bambino sopravvissuto per lo meno fu morbido, infatti crollarono tutti addosso al suddetto malcapitato che a furia di imprecazioni e schiaffi riuscì a farli alzare senza subire danno.
Una giovane donna molto bella si staccò dal gruppo di auror a guardia del maniero e si avvicinò a loro con la bacchetta puntata.
-Bene, bene- disse fredda fissando alcuni di loro con malcelato sospetto- vediamo chi abbiamo qui!-
Li passò in rassegna uno per uno per fermarsi sbigottita nel riconoscere Harry Potter e Hermione Granger.
-Dunque, la tua testa biondo platino e la tua aria altezzosa e arrogante ti identificano in pieno come un Malfoy- Draco le sorrise compiaciuto-e tu sei talmente simile a tua sorella che non mi potrei mai sbagliare asserendo che tu sei Pansy Parkinson- la mora la ricambiò con un ghigno-
gli occhi blu di tua madre, Zabini sono inconfondibili così come la eterea bellezza dei Greengrass, dunque mi chiedo, cosa ci facciano quattro presunti mangiamorte in erba in compagnia dello spauracchio del loro signore e della sua fedele compagna.-
I quattro serpeverde non si sognavano di giustificare la loro presenza, troppo superiori per difendersi dalle accuse di un auror qualsiasi.
Harry decise di intervenire, fissando bene il nome ricamato sulla divisa – Bene, Signora Larsoon, per quanto le possa sembrare improbabile siamo qui per passare qualche ora tra amici, a Draco – dicendo quel nome sembrò quasi stesse per strozzarsi- servivano dei vestiti puliti e noi abbiamo deciso di accompagnarlo per poter approfittare dell’occasione per vedere questo tanto discusso maniero-
Le sopracciglia ben definite della biondissima auror si sollevarono verso l’alto, la donna annui per niente convinta ma diede comunque il permesso ai ragazzi di passare dopo aver fatto i test atti a verificare che non fossero sotto nessun tipo di incantesimo o pozione.


Malfoy Manor era molto diversa da Malfoy House, pesanti tendaggi schermavano la luce del sole, mucchi di elfi tremanti e terrorizzati si prostravano letteralmente ai loro piedi mentre passavano.
Draco riconobbe subito gli effetti del passaggio del padre.
Nei mesi in cui lui e sua madre erano stati soli le tende erano state tirate e il sole era stato di nuovo libero di invadere quelle enormi stanze, gli elfi per quanto ancora un po’ bistrattati erano trattati in modo migliore e avevano smesso di tremare alla loro sola vista.
E sebbene Narcissa per amore e per il timore che il marito avrebbe trovato il modo per tornare prima o poi a casa, non avesse mai osato cambiare nulla,evidentemente a Lucius anche quei pochi e miseri cambiamenti fatti dalla moglie e dal figlio non erano andati bene.
-Mio padre è stato qui- affermò il ragazzo afferrando una piccola elfa domestica per le spalle, la quale non poté fare altro che annuire freneticamente.
-Quando?- le chiese Draco.
-Ieri per pochi minuti, prima che arrivassero gli auror, padrone.-
- Cos’ ha fatto?- le urlò tra le proteste di Hermione.
-Nulla, ha sciolto i legacci delle tende e ci ha puniti per la nostra disobbedienza , signore, poi gli auror si sono materializzati qui dentro e il padrone  è dovuto fuggire- singhiozzo la piccola.
Hermione le carezzò il capo appena Draco l’ebbe liberata ma l’elfa la guardò con aria orripilata e fuggi di corsa verso le cucine.
-Quindi?- chiese a quel punto Pansy.
-Non saprei… direi che sia il caso che voi rimaniate qui mentre io vado a cercare qualcosa di utile. Rispose il biondo.-
-Ah ah ah …. Bel tentativo!No caro mio, tu non te ne vai da nessuna parte senza di me- Hermione gli si mise alle calcagna e lui fu obbligato a lasciarla fare.
-Credo che sia una buona idea scendere a controllare lo studio di mio padre- le disse.
Hermione non poté che dichiararsi d’accordo.

Soli all’interno dello studio di Malfoy senior, Hermione e Draco si guardavano intorno esaminando tutto ciò che sembrava potesse dar loro un indizio di dove potesse essere Narcissa.
La ragazza cercava di tirare un cassetto che non ne voleva sapere di aprirsi, più lo tirava più quello si sigillava. Draco vedendo la sua tribolazione non riuscì a fare a meno di ghignare
– Puoi tirare finchè vuoi mezzosangue ma se non fai parte della famiglia Malfoy non riuscirai mai ad aprirlo-
-Maledetto furetto, si può sapere quando avevi intenzione di dirmelo???- sbottò allora la mora.
Lui sorrise con il suo solito fare provocante, facendola così arrabbiare.
-Allora cosa ci fai li impalato? Hai intenzione di venirmi a d aprire questo cassetto o no?-
-No tanto li dentro non c’è nulla di import…- lo stava dicendo quando un flash back lo colse alla sprovvista.




****Diversi anni prima****

Lucius Malfoy se ne stava seduto alla sua scrivania, lo aveva fatto chiamare da Dobby, uno dei tanti elfi domestici al servizio della loro famiglia, mentre giocava in giardino.
Lui era ancora piccolino, aveva sì e no setto o otto anni, e aveva accolto con gioia la chiamata di suo padre.
Quando si era ritrovato davanti a lui lo aveva trovato scosso e stanco, anni dopo aveva imparato a riconoscere quell’aspetto come una conseguenza di lunghi e difficili incantesimi oscuri.
Poco dopo era entrata anche sua madre e insieme si erano seduti uno accanto all’altra ad ascoltare ciò che Lucius aveva da dire.
-Bene devo completare il mio incantesimo, dunque vi chiedo di avvicinarvi- la moglie lo aveva guardato curiosa senza chiedere spiegazioni e gli si era avvicinata ponendo fiduciosa la mano tra le sue. Lui le aveva baciato il palmo e poi aveva estratto un coltello con cui le aveva fatto un taglietto sulla punta del dito.
Il sangue aveva cominciato ad uscire dalla minuscola ferita di Narcissa che ora guardava il marito a metà tra lo smarrito e l’indignato mentre lui indifferente sfregava il dito della moglie sul primo cassetto della sua scrivania e questo sembrava succhiare il sangue tanto che dopo che sua madre aveva tolto la mano non una traccia del quel prezioso liquido restava a macchiare quel legno pregiato.
-Ora tocca a te Draco- aveva sussurrato il padre.
Lui aveva pianto e strepitato per poco sinché suo padre famoso per la sua poca pazienza gli aveva inferto una frustata magica che gli aveva lascito il segno per quasi un mese.
Allora tremante, con le lacrime agli occhi per il dolore si era avvicinato ai suoi genitori porgendo la mano al padre che ripeté lo stesso procedimento fatto poco prima.
-Adesso, voglio che sappiate che questo  cassetto è accessibile solo a noi tre, al suoi interno c’è una passaporta che viene attivata soltanto al nostro tocco e porta nel tuo rifugio segreto Cissy, quello che adoperavate tu e Bella quando eravate bambine, dovrete usarla solo se strettamente necessario, nessuno si ricorda più quel rudere abbandonato in mezzo ai boschi ed è bene che noi non glielo ricordiamo, finché non ci sarà necessità di adoperarlo.-
Poco dopo li aveva congedati, Draco ricordava ancora la mani fredde e gentili di sua mamma che gli curavano il segno della frusta di suo padre.

****************





Hermione si preoccupò vedendo gli occhi di Draco stringersi perdendosi in chissà che dolorosi ricordi.
- Ehi …- gli mormorò poco dopo.
-Hermione sei un genio- le disse avventandosi sul cassetto, una volta aperto senza alcuna difficoltà, si volto verso di lei - Prendi quel mazzo di chiavi, è una passaporta ma si attiverà solo nel momento in cui la toccherò io .-
Lei si avvicinò e fece come le era stato detto.

Diversi minuti dopo i sei ragazzi erano tutti seduti attorno ad un tavolo intenti a fissare la passaporta.
-Sei sicuro che sia la cosa giusta?- chiese dopo un po’ Pansy.
-Me lo sento che la c’è qualcosa che dobbiamo sapere!- confermò Draco.
-Ora se qualcuno non vuole venire va bene così, in fondo è la mia battaglia.- disse sollevando gli occhi su ciascuno dei presenti.
Loro non risposero ma l’occhiata che gli lanciarono fu più che sufficiente.
Hermione fu la prima a mettere la mano sul mazzo di chiavi, seguita al volo da tutti i rimanenti, Draco li fissò per un attimo e poi sorrise, giusto un istante prima di posare la sua mano vicino a quella degli altri per sentire una strappo all’ombelico.




********



Le uniche persone che riuscirono ad atterrare senza problemi furono i serpeverde, questo diede da pensare ai due grifondoro, chissà quante passaporte illegali avevano usato quei quattro nella loro vita.
Si stavano ancora togliendo le foglie dai vestiti quando Draco esclamò – Come diavolo fanno a tenere nascosto questo posto???-
Hermione alzò la testa e credette che il suo ragazzo fosse ammattito, davanti a loro non cera assolutamente niente.
-Draco cosa ti sei fumato prima di partire?- gli chiese Blaise ridendo di lui.
Il biondo alzò un braccio verso la costruzione di roccia – Non la vedete?-
I cinque ragazzi si guardarono tra loro preoccupati per le farneticazioni del serpeverde.
-Malferret, non c’è niente lì….- disse Harry dirigendosi verso il punto indicato d Malfoy.
Fu questione di un attimo, una potente onda magica esplose lanciandolo a diversi metri di distanza.
Per un momento nessuno riuscì a fare nulla ne a dire nulla, poi il bambino sopravvissuto si alzò.
-Ragazzi, sarà meglio che torni a scuola ho una marea di compiti di trasfigurazione da fare e…-
-Harry- Daphne lo prese per un braccio e lo scosse – che stai farneticando???-
-Dobbiamol tornare a scuola per…-
-Ma che stai dicendo!- scattò la bionda trattenendolo.
Hermione sbuffò, i segni erano evidenti, Harry Potter era vittima di un incantesimo confundus coi fiocchi.
Gli si avvicino e puntò la bacchetta – Claresco mens!- affermò decisa e subito Harry si riebbe.
-Oddio ragazzi, chi diavolo scaglia confundus così buoni? Eh?- sbraitò tenendosi la testa tra le mani – sembra che mi abbiano rivoltato il cervello!-
-Mia zia- sebbene fossero state poco più di un sussurro le parole di Draco furono ben udite da tutti –Devo entrare li dentro.-
E prima che chiunque potesse dire una parola varcò la barriera magica e scomparve dietro ad essa.
Nessuno sapeva cosa fare, era evidente che per entrare in quella maledetta casa si doveva avere sangue Malfoy o Black nelle vene e gli unici presenti ne erano completamente sprovvisti.
Hermione era disperata, tese la bacchetta nel punto in cui fino ad un attimo prima c’era il suo ragazzo e si mise a cercare una falla nello scudo.
Non ebbe molto tempo per cercare, perché qualcosa l’afferrò da dietro facendola urlare per il dolore tremendo.
La corteccia dei rami dell’albero che l’aveva agguantata era ruvida e tagliente, le feriva la pelle delle braccia e della schiena mentre lei si divincolava.
Intorno a lei il caos, chissà per quale oscura maledizione dopo che avevano tentato di forzare la barriera magica il bosco si era risvegliato e aveva cominciato a lottare contro di loro.
Quelli che fino ad un attimo prima sembravano alberi della foresta ora si erano trasformati in guerrieri, i rami si facevano sottili e affilati come rasoi.
-Impedimenta- Grazie all’incantesimo di Harry Hermione fu libera e poté lottare a sua volta.
Ma non c’era verso, ad ogni ramo abbattuto, spezzato, fermato ne venivano sostituiti altri due.
Ad un certo punto Hermione puntò in aria la sua bacchetta, -Immobilus- la sua magia fu così potente che per un attimo tutto intorno a lei si fermò, persino gli uccelli che volavano nel cielo, ma fu solo un attimo perché subito dopo i rami ricominciarono a muoversi anche se ora molto più lentamente, lasciando tutto il tempo ai ragazzi di difendersi.
Blaise guardava ammirato Hermione.
Se con un semplice incantesimo era riuscita a contrastare una maledizione oscura della famiglia Malfoy o della famiglia Black allora era davvero potente, molto più di quanto tutti avessero sempre saputo.


Draco era solo adesso, non vedeva niente di quello che si era lasciato alle spalle dietro la barriera, sapeva che la sua mezzosangue si sarebbe arrabbiata un sacco con lui per averla lasciata indietro ma c’erano cose che era necessario fare.
Sapeva che li avrebbe trovato risposte.
Un brivido di freddo gli percorse la schiena mentre nella sua mente si affacciava il volto bellissimo della sua mezzosangue. Scacciò la sensazione di preoccupazione che gli aveva attanagliato lo stomaco catalogandola come suggestione  e afferrò la maniglia d’ottone del casale.
L’ambiente  era pulito, riconosceva il tocco di suo madre nell’arredamento, poco ma di classe, c’erano oggetti strettamente necessari, un camino, il bagno, un letto, una tavola con quattro sedie, seppe che lei aveva passato molto del suo tempo lì, la piccola libreria era piena dei libri che sua madre preferiva e le foto appese alle pareti gli mostravano se stesso, dapprima bambino fino ad arrivare al ragazzo di qualche anno prima.
Una più di tutti lo colpì lui e sua madre che si abbracciavano e ridevano felici pochi giorni dopo che suo padre era stato arrestato, lo colpì perché  c’erano dei segni su quella foto, sembrava che qualcuno l’avesse graffiata con le unghie per tutta la sua altezza.
Passò oltre setacciando la casa in lungo e in largo per trovare qualcosa di utile.
“Maledizione, ho bisogno di aiuto!!!” pensò.
Il pensiero non era ancora formato nella sua mente che dentro al camino apparve uno scrigno.
Mentre lo guardava gli venne da ridere. Sulla chiusura c’era  una frase…
Se tu al mio interno vuoi guardare un assaggio della tua preziosa linfa mi devi dare, di essere Black o Malfoy devi provare
Tipico della sua famiglia malata richiedere una prova del sangue per provare l’identità.
Dagli scomparti della minuscola cucina prese un coltello e si ferì il dito come aveva fatto suo padre tanti anni prima, sfregò il dito sanguinate sulla serratura e quella scattò.
All’interno dello scrigno c’erano delle sfere al cui interno vorticava fumo nero, erano due.
Una sfera con il suo nome e una col nome di sua madre, altre due sembravano essere già state usate.
Deciso a rivedere sua madre Draco prese la sfera e la sbatte con forza all’interno dello scrigno, il fumo nero si levò voluttuoso nell’aria creando davanti a lui un’immagine luminosa.
Suo padre stava seduto nella poltrona che aveva alle sue spalle, accanto a lui Bellatrix, seduta sul bracciolo della stessa gli teneva la mano con fare malizioso. Draco pensò che in quella vicinanza ci fosse qualcosa di vagamente osceno, sembravano condividere oltre che alla mentalità folle anche un’intimità forte.
Poi suo padre iniziò a parlare.
-Se sei arrivato fin qui ragazzino significa che sei in pericolo e saggiamente ti sei ricordato del nostro rifugio-
-Ciao Dracuccio caro…- sua zia era oscena, la sua follia si rifletteva in ogni cosa di lei, dagli abiti, scollati e volgari come quelli di prostitute scadenti di tempi antichi, dal modo in cui si muoveva provocante e seducente anche nel rivolgersi a suo nipote, figlio di sua sorella.
Muoveva la bocca come per rivolgere un esplicito invito e le mani giocavano un po’ coi capelli, che sporchi e appicicaticci le scendevano fin sotto al seno e un po’ coi bottoncini della scollatura, tirando e sbottonando con la chiara intenzione di mostrare parte del suo corpo.
Lucius scostò la cognata con fare gentile, in un modo che Draco non ricordava avesse mai riservato a nessuno, - Stammi bene a sentire, se sei in pericolo ti posso condurre alla tana del nostro oscuro Signore.
Fare un’ incantesimo di rivelazione sul vaso che si trova accanto a questa poltrona. Ti si rivelerà una passaporta che conduce al nostro covo.-
Non salutò, non si augurò che stesse bene, nulla.
Draco non perse nemmeno tempo a starci male, quello era suo padre, punto.
Era sempre stato così e sempre lo sarebbe stato!

Lanciò uno sguardo dietro di se e solo allora vide il vaso pieno di rose rosse come il sangue.
Sorrise al pensiero di Hermione, lei si sarebbe subito accorta che fiori freschi in un rifugio segreto abbandonato da tempo non sarebbero stati una cosa naturale.
-Res revelio- e comparve un diario, vecchio e consunto, sulla copertina, ricamato in stile svolazzante con del filo d’oro  puro un nome : Bellatrix Lastrange.
Si tolse il maglione e lo avvolse intorno alla passaporta.
Per un istante solo considerò di andare da solo, di lasciare la fuori i suoi amici e il suo  amore per tentare di proteggerli ma poi si disse che non sarebbe stato giusto, se non lo avesse visto tornare la mezzosangue sarebbe impazzita.



La battaglia col bosco si poteva anche definire semi conclusa, con il suo incantesimo Hermione aveva rallentato quei tentacoli ramosi   e adesso bastavano pigri gesti di bacchetta per tenerseli lontani, i già lenti movimenti si fermarono immediatamente non appena il sangue dei Black uscì dalla barriera.
Draco si ritrovò a fissare i suoi amici coi vestiti a brandelli e graffi e contusioni ovunque.
-Vi siete fatti la lotta mentre ero via?- Gli chiese ridendo ma capì che non era caso di insistere dal modo furibondo in cui lo guardarono Blaise e Hermione.
Riferì della sua scoperta, un attimo dopo tutti e sei avevano appoggiato la mano  al consunto libro di pelle ed erano spariti.

**********



Si ritrovarono in un antro umido e buio, alla loro comparsa il volo di migliaia di pipistrelli sfarfallò nell’aria.
-Dove siamo finiti?- chiese Daphne un po’ allarmata.

 Hermione trasfigurò un sasso in una cartina e sussurrò: -Guidami-
Subito la sua bacchetta si puntò in una zona boschiva nelle pianure albanesi.
Harry immediatamente si portò una mano alla fronte  – Siamo nel rifugio di Voldemort, una volta Raptor mi disse che è qui che l’aveva incontrato-.
-E adesso?- chiese Pansy.
Ma non appena Harry aveva pronunciato il suo nome un piccolo puntino luminoso aveva incominciato a formarsi alle sue spalle increspando l’aria.
Blaise le sorrise indicando il vortice luminoso che si allargava sempre di più.
-Credo significhi che dobbiamo entrare li dentro- affermò Harry avviandosi ma Draco lo fermò.
-Non che ci tenga particolarmente alla tua vita Sfregiato ma la mezzosangue dopo averti salvato la pelle per sette anni di fila non mi perdonerebbe mai per averti fatto saltare in aria così quindi se permetti tocca a me.-
Avevano perso tempo a litigare tra loro per questo rimasero un po’ sbigottiti quando la testa di Hermione seguita da quella di Blaise comparve dal portale.
-Allora vi muovete o no???- chiese Hermione.
-C’è qui una tizia che dovreste conoscere!- sentenziò Blaise.

Attraversare  quel portale non fu per niente simpatico ad Harry ricordo la sensazione di toccare un fantasma moltiplicata per cento volte.
Entrambi rimasero per un attimo abbagliati dalla donna che si ritrovarono di fronte. Provocando le risate delle tre ragazze che li guardavano.
Davanti a loro c’era la creatura più bella che occhio umano avesse mai visto. Più bella di un angelo.
Davanti a loro c’era lo spirito della madre di tutte le veela*, la progenitrice di quella razza.
La donna che aveva condannato migliaia di ragazze a diventare come lei.
Hermione forse era l’unica a conoscerne la storia.
Quella era Mafalda, bellissima ninfa del bosco uccisa dall’ uomo che amava il giorno prima delle nozze perché convinto lei lo avesse tradito, aveva stretto un patto col demonio,lei avrebbe girato per l’eternità per reclutare le anime delle ragazze  morte prima del compimento della promessa di matrimonio in cambio della bellezza eterna. Dopo aver acconsentito al patto il demonio l’aveva rimandata sulla terra, più bella delle stelle e più ingannevole delle sabbie mobili lei era tornata dal promesso sposo e lo aveva massacrato.
-I miei ossequi Mafalda, madre di tutte le veela.- le disse.
-Fanciulla, la tua bellezza e la tua cultura mi fanno sperare di poterti avere tra le mie figlie un giorno.-replico quella.
-Senza offesa ma preferirei un futuro più roseo- le sorrise Hermione.
-Accanto a uno di questi esseri?- le chiese indicando Draco, Harry e Blaise che ormai erano quasi prostrati ai suoi piedi in adorazione.
-Sono così per un incanto.- le fece notare Hermione.
-Quindi questo ragazzo biondo è ciò che realmente vuoi…-
Hermione annuì col capo e la veela spezzò l’incantesimo su Draco che immediatamente raggiunse Hermione e inveii contro la creatura.
E finalmente Draco la vide come la vedevano Hermione Daphne e Pansy, i suoi tratti che fino ad un attimo prima erano stati soavi si deformarono  in lineamenti mostruosi e feroci come quelli di un demone assassino.
Hermione si frappose tra loro – Dichiarò quest’ uomo mio, reclamo la sua anima per me!-
A quel punto la veela si ritirò dal suo tentativo di attacco, la grifondoro aveva pronunciato le parole sacre a cui nemmeno una creatura del suo calibro e della sua potenza avrebbe potuto opporsi.
Seccata liberò anche gli altri due ragazzi dal suo sortilegio – Passate quindi, ma vi devo prima avvertire,  se entrate nel labirinto lo dovrete percorrere fino alla fine- disse scostandosi e lasciando intravedere la fessura tra le enormi siepi alle sue spalle- non potrete tornare indietro. Affronterete creature capaci di spezzarvi come ramoscelli, paure, incubi e voi stessi.
Rischierete di perdervi o di perdere qualcuno che amate se decidete di affrontare il labirinto dell’ Oscuro Signore. Siete pronti ?-
I sei ragazzi annuirono e quella si scostò.
-Allora buona fortuna e che Merlino vi protegga!- sentenziò richiudendo con la magia l’ingresso del labirinto al loro passaggio.









nota
*Nella mitologia slava, le veela (villi o willi o vila ) sono creature fatate femminili, simili alle ninfe greche o agli elfi. A seconda delle varie culture e tradizioni popolari, assumono nomi e caratteristiche diverse.
Controllano le tempeste, e vivono nei prati, negli stagni, negli oceani, sugli alberi e sulle nuvole.
Possono assumere diverse forme, e apparire ai viaggiatori sotto forma di cigno, cavallo, lupo, oltre che come bellissime donne.
La versione celtica di questa figura si chiama vilia; è una bellissima donna dei boschi, abile seduttrice, detta anche "strega dei boschi".
Le veela sono citate nel quarto romanzo della serie di Harry Potter, Harry Potter e il calice di fuoco: sono rappresentate come donne bellissime che incantano chiunque le guardi.
Nel balletto classico Giselle del compositore francese Adolphe-Charles Adam, le Villi rappresentano gli spiriti di giovani fanciulle morte prima del matrimonio, incapaci di trovare riposo eterno nella morte. Il loro carattere è particolarmente feroce e crudele.[fonte: Wikipedia]





















   
 
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