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Autore: Alexiel94    11/02/2015    2 recensioni
[AU! Tutti mortali | Future]
[Jason/Piper | accenni altre coppie]
[Presenza di OC]
Jason Grace era conosciuto per essere un buon uomo, sempre disponibile e pronto ad aiutare il prossimo, ma la cortesia di quel pomeriggio superava persino i suoi standard. [...]
Era vero, Jason era un uomo affascinante e non vi era nulla di male se dopo dieci anni dalla morte della moglie avesse cercato di rifarsi una vita. Eppure il solo pensiero di suo padre di fianco ad una donna era sufficiente a farle provare diverse fitte di gelosia. [...]
-Ti darebbe fastidio se venisse da noi a cena stasera? Così la conoscerai, finalmente-.
La ragazza gli scoccò un'occhiataccia.
-Anche se mi desse fastidio, lei verrebbe qui comunque, giusto?-. [...]
Quando aprì la porta per poco non le venne un colpo.
-Miss McLean?-.
Genere: Commedia, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jason Grace, Nuovo personaggio, Piper McLean
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note: Chi non muore si rivede, a quanto pare. Voglio rassicurarvi che non lascerò in sospeso la storia, ma la continuerò fino alla fine. 
In tal proposito: mancano ancora due capitoli più un epilogo, per cui non fatevi ingannare da questo capitolo. La storia di certo non finisce qua. 
Buona lettura.
 


Parte VII

Probabilmente non era così tesa dal giorno della laurea. Piper sentiva il cuore palpitare e le mani tremare come non le capitava da quando si era ritrovata davanti ai commissari che le avevano attribuito l'ambito titolo, ma stavolta la prova da superare era diversa.
Sperava che quel viaggio in macchina durasse più a lungo possibile, nonostante da mesi desiderasse conoscere la famiglia di Jason. Eppure ora le sembrava di essere tornata sotto esame, con l'ansia che potesse non andare a genio ai famigliari del suo fidanzato. Inoltre, la continua parlantina di Isabel dal sedile dietro non migliorava affatto la situazione.
-Cerca di non fare arrabbiare zia Talia, potrebbe essere l'ultima cosa che fai. Zio Luke è un noto avvocato e potrebbe persuadere chiunque a fare qualsiasi cosa. Sta' attenta quando parli con lui: un attimo prima state parlando delle vacanze al mare, l'attimo dopo ti ritrovi a firmare il contratto di ipoteca di casa tua senza sapere il perché-.
-Stai scherzando, mi auguro- disse Piper, lanciando un'occhiata preoccupata a Jason.
Egli stava al posto di guida, ma si voltò un attimo per sorridere. 
-Non preoccuparti, Luke non è terribile. Ma stai attenta a quello che dici-.
Oh, fantastico.
-Ah, e quando la mamma di Sophia comincia a parlare di architettura tu sorridi e annuisci anche se in realtà non stai capendo nulla- aggiunse Isabel, sporgendosi verso di lei. -E non chiamarla mai "signora Jackson", lei non ha preso il cognome di suo marito. Quando parli con il signor Jackson invece evita di tirare in ballo la pesca: ne è molto appassionato, ma non chiedergli mai di mostrarti i pesci che ha pescato. Li libera subito dopo averli presi perché gli fa pena vederli fuori dall'acqua-.
Piper era certa che tutte quelle informazioni le avrebbero dato l'emicrania. Guardò fuori dal finestrino mentre il primo sole di aprile si levava alto nel cielo garantendo un  tempo abbastanza sereno per la grigliata organizzata da poche settimane.
In quell'arco di tempo aveva passato la maggior parte dal fidanzato che non a casa propria. Ormai Jason e Isabel erano diventati parte della sua vita e, sebbene li avesse odiati quando il quindici marzo, per la ricorrenza delle idi, l'avevano costretta a guardare quattro film di fila sull'antica Roma, non avrebbe mai voluto rinunciare a loro.
Troppo preso la macchina venne parcheggiata davanti alla villa dei signori Jackson, e tutti scesero dall'auto. La villa dei Jackson non era molto grande, ma aveva l'aria accogliente e il giardino sul retro era molto esteso. Quando vi arrivarono era già presente una piccola folla di persone: Jonathan Castellan e quelli che dovevano essere i suoi genitori, insieme a una ragazza dell'età di Isabel, un ragazzino più piccolo, un uomo abbronzato e moro e una donna bionda. La famiglia Jackson, dedusse Piper.
La sorella di Jason fu la prima a presentarsi, nonostante avesse un'aria vagamente familiare. Probabilmente l'aveva incontrata ai colloqui quando era stata l'insegnante di suo figlio.
-Sono Talia Grace- le disse stringendole la mano. 
-Piper McLean- rispose lei.
Cominciò il giro di presentazioni in cui venne a conoscenza dei nomi dei presenti, e nei quali si sciolse la tensione che provava. Talia e Annabeth - così aveva scoperto chiamarsi la donna bionda - erano molto socievoli e bendisposte nei suoi confronti. Lasciarono Percy, Luke e Jason a occuparsi del barbacue, i ragazzi a parlare per i fatti loro e con la scusa di sistemare e apparecchiare i tavoli ne approfittarono per chiacchierare.
-Devi essere una tosta per tenere testa alla mia nipotina- disse Talia.
Piper sorrise al complimento.
-All'inizio è stata dura, ma ora stiamo imparando ad andare d'accordo-.
Il che a dire la verità era riduttivo: da quando aveva raccontato a Isabel di Jacques era stato come avere abbattuto l'ultima barriera tra lei e la ragazzina, con cui ormai non aveva più alcun segreto. Nell'ultimo mese si erano avvicinate ancora di più, cosa che avrebbe ritenuto quasi impossibile poco tempo prima. 
Era certa di essersi meritata tutta la sua stima tre settimane prima, quando Isabel le aveva proposto di mettere qualche F a Helen Mason e di tartassarla durante le interrogazioni.
-Perché dovrei farlo?- le aveva chiesto.
-Per fare pagare a Miss Tanaka la storia della voce- aveva risposto la ragazzina.
Piper aveva sospirato.
-Io non vendico sui figli i torti dei loro genitori-.
-Ma Miss Tanaka lo farebbe...-
-Hai ragione, Drew lo farebbe. Ma io non sono Drew-.
Allora Isabel l'aveva guardata con ammirazione, sguardo che non le aveva mai rivolto. Da allora il loro rapporto non aveva fatto altro che migliorare, tanto che aveva dato alla ragazzina il suo numero di telefono, dicendole di chiamarla o scriverle quandunque ne avesse bisogno.
-Il fatto è che non è cattiva, ma quando ci si mette può fartene passare di tutti i colori- aggiunse Talia, riportandola al presente.
Piper non poteva essere più d'accordo, così assentì. Il discorso fu sospeso quando cominciarono a mangiare e si ritrovò a parlare con un po' tutti, sotto gli sguardi incoraggianti e sorridenti di Jason. Le mani della donna si intrecciarono con quelle di lui una volta finito il pranzo, quando rimasero a tavola per il piacere della compagnia.
Verso le due Jonathan, Sophia e Isabel si alzarono dal tavolo, annunciando di andare al parco per via della bella giornata.
-Mamma, Sophia dice che non posso andare con loro- disse il piccolo Fred avvicinandosi ad Annabeth.
Gli occhi grigi della donna si fecero severi quando guardò la figlia.
-Sophia, porta tuo fratello con te- disse in un tono che non ammetteva repliche.
-Ma mamma!- protestò lei.
Piper distolse lo sguardo dal litigio famigliare quando sentì Jason chiamare la figlia.
-Torna per le sette- disse.
La ragazzina sbuffò, prima di rivolgersi a Piper. 
-Piper, posso tornare alle sette e mezza?-.
La donna fu sorpresa di essere stata chiamata in causa, ma disse -Non vedo perché no-.
-Grazie! Hai sentito, papà? Ci vediamo alle sette e mezza- si congedò Isabel, dando un bacio sulla guancia al padre e raggiungendo suo cugino e i fratelli Jackson.
Jason si voltò verso di lei.
-Da quando la tua autorità vale più della mia?- chiese, fingendosi offeso.
Piper rise, prima di dargli un bacio a stampo.
-Non fare così, sei pur sempre un ottimo padre- disse, e lo pensava davvero.
Quando aveva conosciuto Jason e la figlia era rimasta colpita dal loro rapporto, e una piccola parte di lei ne era stata invidiosa. Certo, Tristan McLean le voleva bene, ma non si poteva dire che fosse stato un padre esattamente presente nella sua vita. Aveva sempre dato molta importanza alla carriera tanto che Piper non aveva mai avuto confidenza con lui, difatti quando era tornata in America cinque anni prima aveva raccontato di Jacques solamente a Silena. Poi le era toccato raccontare l'intera storia a Jason dopo due mesi di fidanzamento e infine a Isabel, ma non una parola era stata riferita a suo padre. 
Era pronta a giurare che se una cosa del genere fosse capitata a Isabel, Jason sarebbe stato il primo a saperlo.
-Come hai fatto?- chiese Annabeth.
Piper ci mise qualche secondo ad accorgersi che stava parlando con lei.
-A fare cosa?- domandò.
-A diventare così amica con Isabel- rispose Talia. -Sapevo che stavate cominciando ad andare d'accordo, ma non pensavo che fosse cambiata così tanto nei tuoi riguardi-.
-O in generale- puntualizzò Annabeth.
Piper guardò entrambe con aria sorpresa.
-È cambiata molto?- domandò.
-Devi sapere che fino a pochi mesi fa lei guardava male me e mia figlia- spiegò Annabeth. -Aveva uno sguardo carico di invidia e rabbia, e posso comprenderla visto che ha perso Reyna quando era solo una bambina-.
Piper sentì quasi un dolore all'altezza del petto a quella rivelazione. Riusciva a immaginare Isabel da bambina, invidiosa della sua amica che aveva ciò che le era stato strappato via con crudeltà e fin troppo presto: una madre. Provò il desiderio di abbracciarla, sebbene non fosse lì con loro, per consolarla dei suoi dolori che aveva dovuto affrontare pur essendo così giovane.
-Mentre ora non ci guarda più in quel modo- continuò la donna bionda. -Anzi, ti tratta con molto affetto e ammirazione-. 
-Credevo fosse impossibile vedere mia nipote comportarsi così con qualcuno che non fosse Reyna- aggiunse Talia. 
Piper non poté fare a meno di sentirsi lusingata da quelle parole, sapendo quanto contasse per la ragazzina. Sorrise, sapendo di avere fatto breccia nelle sue difese e di essersi conquistata il suo affetto combattendo.
-È una lunga storia- disse. -Volete davvero che ve la racconti?-.
Mentre Piper raccontava della sua lunga e difficile lotta per abbattere le barriere tra lei e Isabel, sentiva di avere trovato due nuove amiche.
***

La lezione di matematica era tanto noiosa da farla quasi addormentare.
Isabel guardò la lavagna, su cui erano segnati alcuni numeri e delle lettere, e la professoressa Dodds che spiegava con lo stesso entusiasmo di un bradipo morto. Represse uno sbadiglio e prese il cellulare per controllare l'ora, scoprendo che erano passati solamente due minuti dall'ultima volta che lo aveva fatto.
Automaticamente aprì la casella dei messaggi e cercò la conversazione con Piper, che sapeva avere un'ora libera. Scrisse un saluto e mandò il messaggio, aspettando impazientemente la risposta. 
Ormai lo faceva sempre più spesso: si poteva praticamente dire che messaggiava con la sua insegnante per la maggior parte del tempo in cui non era con lei. Ancora le sembrava incredibile avere acquisito in poco più di tre mesi una tale confidenza con una donna che prima sarebbe quasi arrivata ad odiare per essere la probabile causa delle sua bocciatura. 
Una leggera vibrazione la informò che Piper le aveva risposto e prese il cellulare per leggere il messaggio.
Non hai lezione adesso?
Isabel sorrise.
Ho matematica con la Dodds, un mortorio.
Premette invio e nascose il telefono sotto al banco, giusto in tempo prima che l'insegnante citata passasse al suo fianco. Quando tornò alla cattedra Isabel lo riprese trovando già la risposta di Piper.
Oh Dio, quella donna mi fa sempre venire sonno durante i consigli di classe.
La ragazza ridacchiò, attenta a non farsi notare dalla professoressa di matematica. Scrisse poi velocemente a Piper l'onomatopea delle risate e aggiunse: Ma stasera sei a cena da noi?
Avere la donna a casa per cena era ormai un'abitudine irrinunciabile per Isabel, e questo pensiero riportò la sua mente a qualche giorno prima, quando Jonathan le aveva chiesto -Zio Jason che intenzioni ha con Miss McLean? Intendo, ha intenzione di sposarla?-.
Lei non aveva avuto idea di come rispondere, visto che dopo la battuta di un mese prima né il padre né la fidanzata avevano accennato ad un probabile matrimonio, ma si era ritrovata a pensare a quanto le sarebbe piaciuto potere dire che Piper faceva ufficialmente parte della sua famiglia.
Ancora col sorriso sulle labbra derivato da questo pensiero prese il cellulare, trovando un nuovo messaggio.
Sì, ma arrivo tardi. Oggi ho un consiglio di classe.
In fretta la ragazza scrisse la risposta.
Mi sa che arriviamo insieme. Oggi esco con i miei compagni di karate.
In quel momento fortunatamente la campanella suonò, ponendo fine a quella giornata scolastica. Gli alunni riposero i libri in cartella e uscirono disordinatamente dall'aula, diretti all'uscita della scuola. Quando fu finalmente fuori Isabel controllò un'ultima volta il cellulare, scoprendo un nuovo messaggio di Piper. 
Divertiti e non fare tardi.
Isabel sbuffò per l'ultima parte della frase, ma parte di sé non poté fare a meno di sentirsi contenta per il fatto che l'insegnante si preoccupasse tanto per lei. 
Sì, tranquilla. A dopo.
Spense il cellulare, diretta verso il luogo d'incontro che aveva prefissato con i suoi compagni. Questo era un bar di recente apertura a un quarto d'ora di cammino dalla Goode High, davanti al quale si aspettava di trovare almeno sei persone e invece vi trovò solamente Marcus. Controllò l'orario, scoprendo di essere leggermente in ritardo, indi per cui dovevano essere tutti presenti.
Salutò Marcus prima di chiedergli -Sai come mai non ci sono gli altri?-.
Non provava più alcun risentimento per l'amico visto che nell'ultimo mese aveva cercato in ogni modo di guadagnarsi il suo perdono. Si offriva spesso di accompagnarla a casa dopo gli allenamenti, passaggi che lei accettava di buon grado, e a scuola si aggirava spesso al suo fianco come una guardia del corpo, pronto a zittire chiunque accennasse all'ipotetica relazione tra lei e Piper. 
A quel pensiero Isabel non poté fare a meno di provare una fitta di imbarazzo e disagio. Nonostante l'insegnante avesse parlato con il preside e dato prova che quella sulla loro relazione era una voce infondata e sostenuta da colleghe invidiose e questi avesse imposto il divieto di farne parola, molti studenti ancora la additavano come l'amante di Miss McLean. Lei, Jonathan e Sophia cercavano di mettere a tacere le persone che la pensavano in questo modo, il che era piuttosto difficile.
Scoprire di avere un alleato almeno in questo era stato confortante. Marcus era conosciuto per essere rude e aggressivo, per cui se intimati da lui gli studenti smettevano immediatamente di parlare. Sebbene Isabel gli dicesse spesso di non avere bisogno di essre difesa da lui, sapeva che senza Marcus sarebbe stato molto più difficile resistere alle voci. 
-Kayla e Mike hanno un compito domani, quindi ci hanno dato buca. Tai è malato e Louis ha l'esame della patente, quindi siamo solo noi due- spiegò il ragazzo, distogliendola dalle sue riflessioni.
Insieme entrarono nel bar e Isabel si sentì un po' in imbarazzo al pensiero che quella fosse la prima volta in cui si ritrovava da sola ad uscire con Marcus. Di solito, fuori da scuola o dalla palestra si vedevano solamente insieme all'intero gruppo di karate. Era strano e piacevole essere sola in compagnia del ragazzo, che solo con lei lasciava cadere la maschera di aggressività e arrivava persino a fare battute.
-Hai mai pensato a cosa fare dopo il diploma?- le chiese dopo che la cameriera portò le ordinazioni.
Isabel afferrò la cioccolata calda, pensierosa. In realtà non ci aveva pensato molto, essendo solo al primo anno, ma da qualche settimana una folle idea si era fatta largo nella sua mente.
-Stavo pensando di fare Letteratura Straniera- rispose.
Era la prima volta che lo diceva ad alta voce a qualcuno, ma da quando Piper le aveva prestato I Fiori del Male aveva scoperto quanto le piacessero le poesie in francese. L'idea di studiarle per comprenderne a fondo il significato metaforico la allettava e affascinava, e recentemente stava prendendo in considerazione questa ipotesi per la scelta del college.
Marcus per poco non si strozzò con il ginseng, tossendo e subito dopo rilasciando le risate. Isabel lo guardò sorpresa: era la prima volta che vedeva il ragazzo ridere ed era un suono rude e diaframmatico. Non poté non infastidirsi quandi si rese conto che erano i suoi progetti per il futuro ad averlo fatto reagire in quel modo. 
-Cosa c'è?- sbottò.
-Scusa, ma se non sai neanche chi è Chaucer cosa vai a fare Lettere Straniere?- domandò lui con ironia. 
La ragazza provò un moto di fastidio, ma preferì bere la sua cioccolata e aspettare che Marcus finisse di ridere prima di porre la domanda a sua volta. 
-Tu invece che vuoi fare dopo il liceo?-.
-Il medico-.
Isabel non poté resistere all'impulso di afferrare una delle bustine di zucchero posate sul centrotavola e lanciargliela contro. Il ragazzo la guardò perplesso e sorpreso.
-Il mio piano sarebbe ridicolo? Tu sei la persona meno empatica che io conosca, e i medici devono essere in grado di comprendere i loro pazienti!-.
Marcus sorrise, il ghigno furbo che la ragazza conosceva bene. 
-Vuoi la guerra?-.
Prima che lei potesse replicare si ritrovò contro un'altra bustina di zucchero. Cominciarono a lanciarsele contro finché non giunse da loro una a dir poco adirata cameriera che li scacciò via dal bar.
-Non tornate mai più!- urlò.
Quando si sbatté la porta alle spalle indignata i due ragazzi scoppiarono a ridere, e nonostante l'uscita fosse stata un completo disastro Isabel la trovò fantastica.

***

Svegliarsi avendo tra le braccia la donna che amava era ancora una strana sensazione per Jason.
Da quando Reyna era morta non credeva di potere provare nuovamente certe sensazioni per una donna, ma Piper l'aveva fatto tornare un sedicenne impacciato alla sua prima cotta. 
Non sapeva quando si fosse reso conto di essersi innamorato di Piper, l'unica cosa che sapeva era che in poche settimane era riuscita a rubargli il cuore. Ricordava ancora il loro primo bacio, avvenuto durante una passeggiata romantica. Lui le stava parlando di come si era sentito quando aveva preso in braccio sua figlia per la prima volta, della gioia che aveva provato e della strana ma entusiasmante sensazione che gli aveva dato il pensiero che quella fosse la sua bambina, bellissima e viva.
Aveva notato allora lo sguardo strano di Piper e si era lentamente interrotto.
-Ti sembra una cosa stupida, vero?- domandò.
Aveva pensato che forse avrebbe dovuto scegliere un argomento diverso da Isabel, ma avendo poca esperienza con le donne - essendo stata sua moglie l'unica nella sua vita - non ci aveva pensato.
-No, al contrario- aveva risposto Piper, distruggendo le sue aspettative. -Penso che sia una cosa molto dolce-.
Allora lei aveva cinto il suo collo con le braccia, baciandolo. Il contatto delle loro labbra era stata una scarica elettrica per Jason, che aveva afferrato la donna per i fianchi e aveva ricambiato il bacio con passione. 
Pensare che fosse passato quasi un anno da quel momento gli sembrava incredibile. Da quando era con lei si sentiva felice e completo come non lo era dalla morte della moglie. 
A questo pensiero scacciò i dolorosi ricordi che riguardavano l'avvenimento, sebbene contemplasse con piacere quelli dei bei momenti passati con lei. Non avrebbe mai potuto dimenticare Reyna, che sarebbe stata per sempre parte di lui, ma doveva andare con la sua vita anche per lei. Era certa che avrebbe approvato la sua scelta di fidanzarsi con un altra donna che rendesse felici lui e Isabel.
Istintivamente portò la sua mano sulla spalla della fidanzata, ancora addormentata, e percorse il profilo del suo corpo. Pensò a come inizialmente non volesse concedersi a lui, sebbene egli non avesse mai voluto insistere su questo punto per timore che lei credesse che volesse solamente portarla a letto, e di come le avesse assicurato che era disposto ad aspettare quanto tempo Piper volesse prima di andare oltre il bacio. Lei poi gli aveva raccontato del suo ex marito tra le lacrime, chiedendogli se non volesse lasciarla ora che sapeva tutto. Invece Jason l'aveva abbracciata, assicurandole che lui non le avrebbe mai fatto del male. Dopo interminabili minuti passati tra le sue braccia, Piper si era separata da lui e si era spogliata dicendo che lo avrebbe capito se avesse voluto respingerla. Ma persino i segni che le aveva inferto Jacques, nella sua opinione, erano riusciti a scalfire la bellezza della donna, che ai suoi occhi era semplicemente perfetta.
Un basso lamento lo riportò alla realtà, mentre la fidanzata si voltava verso di lui. I suoi occhi multicolore gli fecero perdere un battito, e non perse tempo a baciarla.
-Buongiorno- sussurrò quando si separarono. 
Piper sorrise, e Jason pensò che svegliarsi ammirando quell'espressione della fidanzata era la maniera migliore per iniziare la giornata.
Si baciarono nuovamente, e le mani della donna correvano sui suoi addominali e il suo petto nudo, mostrando la chiara intenzione di andare oltre. In quel momento udirono una brusca sgommata e dei freni tirati con forza, interrompendo il momento passionale.
Jason afferrò i primi pantaloni e la prima maglietta che gli capitarono sotto tiro, li indossò e si avvicinò alla finestra della camera dalla quale vide Isabel parlare con il figlio di Clarisse, davanti a quella che doveva essere la macchina di lui.
Rammentò che la ragazza aveva gli allenamenti anche la domenica mattina da qualche mese, ma gli era del tutto sfuggito il fatto che ultimamente si facesse accompagnare a casa da un ragazzo. Vedendoli parlare non poté fare a meno di provare una fitta di gelosia: Isabel era la sua bambina e si rifiutava di vederla con un ragazzo che molto probabilmente l'avrebbe fatta soffrire e basta. Quando lo vide avvicinarsi a lei fin troppo per i suoi gusti non si trattenne più.
Aprì la finestra e disse a voce alta -Isabel, finalmente sei tornata! Piper ti cercava perché ha bisogno di te-.
Sentì qualcosa colpirlo alla schiena dopo quella frase, e voltandosi scoprì che la fidanzata gli aveva lanciato contro un cuscino.
-Sei terribile!- gli disse, ma non poteva fare a meno di sorridere.
-Cerco solo di proteggerla: sai come sono i ragazzi alla sua età-.
-Ti vorrei ricordare che tu avevi solo un anno in più di lei quando ti sei fidanzato con Reyna- replicò lei.
Jason storse le labbra.
-Io ero un ragazzo serio-.
Difatti era vero: nonostante a scuola molte ragazze volessero stare con lui, Jason le aveva rifiutate tutte per fidanzarsi con l'unica di cui fosse innamorato. Reyna era stata la sua prima ragazza e non aveva mai visto la loro relazione come una storiella adolescenziale. Loro erano arrivati al matrimonio, cosa che dubitava volesse fare quell'imbusto che girava attorno a sua figlia.
-Non ne dubito- disse Piper, alzandosi dal letto e baciandolo. -Ma non pregiudicare i ragazzi che escono con Isabel, magari sono più seri di quanto tu creda-.
La donna aveva avuto intenzione di consolarlo, ma le sue parole fecero insorgere un sospetto a Jason.
-Isabel ha un ragazzo? Tu ne sai qualcosa?-.
-Devo andare, come hai detto tu ho bisogno di tua figlia- disse evasivamente lei, baciandolo e uscendo fuori dalla camera da letto. 
Il povero uomo, rimasto solo, sospirò. 
Aveva sempre desiderato che la fidanzata e la figlia andassero d'accordo, non che si coalizzassero contro di lui.

***

Forse era semplicemente una sua impressione, ma il tempo sembrava trascorrere decisamente più velocemente mano a mano che la fine di aprile si avvicinava.
Isabel si sentiva sempre più in ansia al solo pensiero che la distanza dall'esame di francese si accorciasse sempre di più, nonostante Piper non facesse che rincuorarla. Era riuscita ad avere e mantenere la media di C+ con lei, risultato a dir poco straordinario se comparato a pochi mesi prima, ma lei era sempre timorosa di non riuscire a passare la prova di Miss Tanaka. 
-Devi solo impegnarti come stai facendo da tre mesi e mezzo- le disse Piper il giorno prima dell'esame.
Isabel annuì, non molto convinta. Sentì un braccio della donna passarle sulle spalle, e si ritrovò a chiedersi come mai quel contatto la facesse sentire così rassicurata.
-Io credo che tu possa farcela- aggiunse con decisione. -Sei tu ad avere poca fiducia in te stessa-.
La ragazza alzò lo sguardo, incontrando gli occhi multicolori dell'insegnante. Se c'era un momento adatto per esprimere ciò che le aveva dato da pensare nell'ultimo mese era quello: il giorno dopo sarebbe stato troppo tardi e prendere allora in considerazione il fatto che potesse non farcela sarebbe stato controproducente.
-Piper- esordì. -Se l'esame dovesse andare male tu passeresti per un'incapace. È questo che vuole Miss Tanaka, vero?-.
La donna sospirò.
-Sì, immagino sia questo il suo obiettivo- disse.
-Ma non andrai male- intervenne Jason.
Era appena rientrato dopo avere preso del cibo thailandese da asporto, e la ragazza si sorprese di non avere sentito il suo ingresso.
-Sono certo che passerai l'esame e farai un figurone- disse ancora l'uomo, sedendosi al suo fianco sul divano. 
Mentre mangiavano seduti sul divano e durante la trasmissione di un film fantascientifico, Isabel ripensò a ciò che era successo sin da quando Piper era passata da essere solamente una insegnante per cui provava avversione alla fidanzata di suo padre e a quanto riuscita a insegnarle, non solo nel campo strettamente riguardante la sua materia.
No, si disse Isabel. Piper non era affatto un'incapace e sarebbe morta piuttosto che farla passare come tale.

Era certa che le sarebbe venuta una tachicardia, tanto le batteva forte il cuore mentre seguiva la donna asiatica. 
L'aula dell'esame si rivelò essre quella dove gli alunni dell'ultimo anno tenevano le lezioni di francese, davanti alla quale Isabel fu sorpresa di trovare alcune persone.
-Buona fortuna, cugina- le disse Jonathan, stringendola in un abbraccio da orso.
La ragazza gli passò le braccia attorno alla vita, grata per il suo sostegno. Fu poi la volta di Sophia, che le gettò entusiasticamente le braccia al collo augurandole la buona sorte.
Quando anche l'amica la lasciò andare fu Piper ad avvicinarsi a lei. Le posò una mano sulla spalla, dicendole di stare tranquilla e di dare il massimo. 
Isabel avrebbe preferito che la abbracciasse a sua volta, ma si ricordò che nelle mura scolastiche erano semplicemente insegnante e studente.
In ultimo si fece avanti Marcus, con sorpresa della ragazza.
-In bocca al lupo- disse. 
Isabel sentì il sangue affluire alle guance e il cuore battere forte per un motivo che era certo essere diverso dall'ansia. Nelle ultime settimane lei e Marcus erano diventati molto più amici, ma non si aspettava che venisse a incoraggiarla. Anzi, a dire la vertità non credeva nemmeno che si ricordasse la data dell'esame.
-Grazie- rispose. 
-Date un taglio a questi convenevoli- intervenne Miss Tanaka. -Deve affrontare un esame, non andare in guerra-.
Parecchio infastidita la ragazza lanciò un ultimo sguardo ai suoi sostenitori, prima di seguire la donna asiatica all'interno dell'aula. Credette di morire d'ansia appena la porta si cuise alle sue spalle, ma la donna la guidò fino a uno dei banchi della prima fila. 
Quando Isabel si sedette Miss Tanaka le porse dei fogli protocollo immacolati e un altro stampato.
-Hai novanta minuti- le disse solamente.
La ragazza guardò la scheda: erano quattro domande, ognuna delle quali pretendeva dieci righe di risposta. Isabel le lesse tutte, scoprendo con sollievo che nessuna le causava immediate difficoltà. 
Cominciò a scrivere sul foglio di brutta, sentendo piano piano la tensione sciogliersi nel suo petto. Passò tutta la prima ora a scrivere una risposta soddisfacente, per poi aggiungere o togliere frasi e correggere gli errori che trovava. Quando mancava un quarto d'ora alla fine cominciò a trascrivere su un altro foglio in bella calligrafia, consegnando il compito a Miss Tanaka appena questa le disse che era scaduto il tempo.
Si alzò dal posto decisamente più leggera di quando era arrivata, consapevole che l'evento che tanto l'aveva tornemtata era finalmente passato. Uscì dall'aula, dove vi trovò solamente Piper.
-Come è andata?- le chiese.
Isabel rispose evasivamente, chiedendo piuttosto dove fossero finiti gli altri.
-A lezione- disse solamente l'insegnante.
La ragazza si rese allora conto di non avere pensato che quel giorno gli altri alunni facessero regolare lezione, talmente era concentrata su ciò che lei invece avrebbe dovuto affrontare. 
Entrambe attesero diversi minuti col cuore in gola, prima che Miss Tanaka uscisse dall'aula con il risultato dell'esame.
-Grace, l'esito della tua valutazione è C. Congratulazioni- disse con l'aria di una che avrebbe preferito passare le pene dell'Inferno piuttosto che pronunciare quelle parole. 
La gioia esplose come una bomba nel cuore di Isabel, che non poté fare a meno lasciarsi andare ad un urlo di vittoria. Non era un voto alto, ma le importava solo che fosse abbastanza da farle passare l'esame.
Si voltò verso Piper, il cui volto esprimeva la più pura felicità. Non le importò che fossero a scuola e che in teoria non avrebbe dovuto vedere la donna in un modo che non fosse la sua professoressa, la abbracciò forte e affondò la testa nel suo petto.
-Grazie Piper- disse. -Senza di te non ce l'avrei mai fatta-.
Era perfettamente consapevole di quanto fossero veritiere quelle parole. Se l'insegnante non avesse avuto la pazienza di farle imparare il francese e di sopportare i suoi momenti di sconforto, continuando a incoraggiarla nonostante tutto, non sarebbe mai riuscita a prendere la sufficienza in quell'esame.
Piper la abbracciò a sua volta, stringendola forte a sé.
-Ho sempre creduto che potessi farcela- disse. -Sono molto fiera di te-.
Isabel non aveva mai avuto la fortuna di sentire pronunciare quelle parole da Reyna, ma immaginò che la calda sensazione che provava al petto era ciò che si sentisse ad avere una madre orgogliosa di lei. 
   
 
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