Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |       
Autore: Greywolf    16/02/2015    4 recensioni
Dopo essere diventato Hokage, Naruto non ha più tutto il tempo a disposizione che vorrebbe per dedicarsi alla sua famiglia. Una sera però dopo essere rincasato prima del solito, scoprirà qualcosa che lo manderà profondamente in crisi e che metterà in luce il forte legame che lo lega così tanto a suo figlio Boruto.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Himawari Uzumaki, Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Io vado allora.” annunciò prima di stringere la maniglia della porta, pronto a tornare a casa.
 
La risposta arrivò dopo qualche istante.
 
“Si, ci vediamo domani.”
 
Shikamaru si soffermò un momento a osservare l’Hokage, tanto impegnato a terminare l’ultimo rapporto delle missioni concluse da non aver nemmeno sollevato lo sguardo, restando chino e continuando ininterrottamente a scrivere nonostante fosse ora di cena.
 
Il moro increspò le labbra in uno sfuggevole sorriso.
 
L’Uzumaki non avrebbe mai smesso di stupirlo, questo era poco ma sicuro.
Dal giorno della sua nomina, non lo aveva sentito lamentarsi nemmeno una volta degli innumerevoli compiti che da quel momento aveva dovuto imparare a gestire e che lo impegnavano sempre più assiduamente.
Persino mentre portava a termine il lavoro che meno si addiceva al suo carattere così prorompente e dinamico, non un sospiro o un lamento era udibile da parte sua.
Non gli aveva mai chiesto di sostituirlo in qualcosa.
Faceva quello che doveva e non accettava di delegare i suoi doveri a nessun altro.
 
Il titolo aveva portato via parte della sua solarità e aveva fatto di lui un uomo maturo e consapevole delle proprie responsabilità ma anche un capo amato e rispettato da ogni singolo individuo del Villaggio della Foglia.
 
Il Nara aveva la sensazione che Naruto avesse sempre saputo quello che avrebbe comportato assumere quel ruolo: essere quasi sempre chiuso in ufficio con poco tempo da trascorrere con la propria famiglia, il punto di riferimento per tutti, meno azione, più serietà.
Insomma tutto ciò a cui lui personalmente non lo avrebbe mai ritenuto adatto. Non tanto per mancanza di fiducia nei suoi confronti ma per il semplice fatto che questo entrava fortemente in antitesi con il suo essere.
Invece si era dovuto ricredere completamente.
Dopo la fine della guerra aveva continuato a perseguire il suo obbiettivo con ostinazione finché non era arrivato a raggiungerlo. E da allora era stato a dir poco impeccabile. E continuava ad esserlo.
 
Il perché quei pensieri da un po’ di tempo affollassero la sua mente, non se lo spiegava con precisione. Ma vederlo così dedito al lavoro, sempre e in ogni istante che trascorreva in quell’ufficio, ogni tanto gli lasciava una scia di nostalgia che era difficile da ignorare.
Avrebbe voluto che riuscisse a diffondere vivacità e allegria anche come Hokage.
Ma sapeva che l’Hokage e Naruto Uzumaki erano due persone diverse.
Sentì che se diversamente fosse stato il suo ruolo di consigliere probabilmente sarebbe stato una seccatura più grande di quella che era normalmente, per un pigro come lui si intende, ma almeno per l’amico sarebbe stato un po’ più facile vivere la propria vita.
 
“Non hai detto che andavi?” domandò il biondo, controllando le ultime righe che aveva appena scritto.
 
Shikamaru si scosse dai suoi pensieri sentendosi chiamare.
 
“Certamente. Mi sono solo fermato un attimo a pensare.”
 
“E a cosa pensavi di così interessante da restare lì così imbambolato?” chiese l’altro distrattamente.
 
“Al fatto che quel rapporto puoi terminarlo tranquillamente domani mattina e invece di fare nottata potresti tornare a casa da Hinata e i bambini.”
 
Quelle parole riuscirono a fermare per un attimo la mano di Naruto che scriveva ininterrottamente da ore senza sosta. Ebbe una sorta di spasmo per l’indolenzimento che finalmente aveva modo di farsi sentire senza essere ignorato.
 
“E’ultimo riguardo le missioni di livello B di questa settimana. Non è il caso di rimandare.” rispose come un automa e riprendendo a scrivere.
 
“Ci vorrà almeno un’altra settimana prima di archiviare quei documenti. Non è la fine del mondo se per una sera chiudi tutto e torni a casa in anticipo.” cercò di convincerlo l’altro.
 
L’uomo si fermò un’altra volta. Shikamaru sapeva che ciò che aveva proposto era esattamente quello che avrebbe voluto fare. Ma sapeva che non era facile appellarsi a Naruto mentre sedeva su quella poltrona, in quell’ufficio e in quel palazzo.
 
Così lasciò la maniglia, mosse quei pochi passi che lo separavano dalla scrivania su cui centinaia di fogli erano impilati ordinatamente e sfilò dalle mani del biondo il rapporto del quale si stava occupando sotto lo sguardo stupito di quest’ultimo, poggiandolo in cima alla pila corrispondente.
 
Naruto sembrava non capire il motivo di quel gesto, continuava infatti a rivolgergli uno sguardo confuso.
 
“Torna a casa stasera.” disse semplicemente il moro.
 
E finalmente riuscì a strappare un sorriso riconoscente all’amico.
 
“Hai ragione.” accordò “Lo finisco domani.” e poggiò il pennello accanto alla boccetta d’inchiostro.
 
Spense la luce e fece per alzarsi ma barcollò pericolosamente e dovette tornare a sedersi.
 
“Tutto a posto?” chiese l’altro preoccupato.
 
“Mi sono alzato di colpo. E’ stato solo un giramento, niente di preoccupante.” lo tranquillizzò alzandosi nuovamente stavolta con più calma.
 
Shikamaru lo vide massaggiarsi stancamente le palpebre e non si stupì dell’accaduto.
 
Sapeva che era terribilmente stanco e che pur di terminare quel lavoro era disposto a continuare fino a notte inoltrata. Aveva fatto bene a convincerlo a fermarsi.
Indossarono i loro mantelli e il biondo anche la sciarpa rossa dal quale era diventato inseparabile e che stringeva tra le mani con affetto.
 
Uscirono insieme dall’ufficio e Shikamaru insistette per fare la strada insieme a lui.
 
“Rilassati, guarda che non rischio mica di svenire in mezzo alla strada!” scherzò il biondo.
 
“Lo so. Mi fa solo piacere accompagnarti.” rispose l’altro.
 
“Non c’è bisogno che ti inventi scuse. Sto bene.”
 
“Non era una scusa infatti.”
 
Naruto incontrò il solito sguardo serio proprio del Nara e seppe che non mentiva. Un po’ imbarazzato, mormorò un “Va bene” e abbassò lo sguardo. L’altro sorrise al pensiero che bastava solo riuscire a portarlo fuori dall’ufficio per indurlo a tornare quello di sempre.
 
Si strinsero più strettamente i mantelli addosso quando una folata di aria fredda li colpì in pieno appena messo un piede fuori dal palazzo e servì a farli muovere di buon passo verso l’abitazione dell’Uzumaki.
 
Non parlarono molto durante il tragitto. Giusto qualche promemoria per la giornata seguente.
 
Una volta giunta nei pressi della propria dimora, Naruto lo salutò:
 
“Ci vediamo domani allora.”
 
“Si, a domani.” fece l’altro avviandosi.
 
“Shika...” iniziò il biondo.
 
“Non c’è bisogno che mi ringrazi.” lo anticipò al volo “Riposati piuttosto.”
 
Naruto sbuffò ma non riuscì a non sorridere. Era proprio fortunato ad avere così vicino una persona come Shikamaru ad aiutarlo nella gestione del Villaggio…e non solo.
 
Quasi non ci credeva ma era davvero tornato a casa in tempo per la cena.
Erano passate diverse settimane dall’ultima volta.
Finalmente poteva trascorrere la sua serata insieme alla sua dolcissima moglie e ai suoi figli.
 
Con il cuore che si scaldava solo al pensiero, si avvicinò all’uscio di casa e bussò alla porta.
 
Immaginava che ad aprirgli sarebbe stato Boruto, che ogni sera non perdeva mai la speranza di vederlo tornare prima e quindi era sempre lui a fiondarsi alla porta come fulmine.
Con sorpresa invece si trovò davanti la sua Himawari che spalancò la bocca per la sorpresa di ritrovarselo davanti in quel modo. Non appena lui le sorrise di rimando, lei gli saltò tra le braccia al settimo cielo:
 
“Papà! Sei a casa!” gridò gioiosa mentre lo stringeva con tutta la forza che aveva.
 
“Si mio piccolo girasole, sono qui.” le sussurrò una volta che l’ebbe presa in braccio, stringendola amorevolmente.
 
Lei poi si liberò dall’abbraccio e coccolò con le manine il viso del padre, il suo personalissimo modo di assicurarsi che fosse proprio lui e non una qualche copia mandata a dare la buonanotte. Naruto la contemplava incantato da lei, dalla dolcezza che aveva ereditato dalla sua Hinata e quel tocco così gentile che lo faceva sciogliere completamente. E questo la piccola lo sapeva.
 
“Sei così bella.” le dovette confessare senza riuscire a trattenersi.
 
“Lo dici sempre papà.”rispose lei leggermente imbarazzata ma contenta. Era proprio suo padre.
 
“E’ la verità.” le garantì “ E poi io dico le cose come stanno e non cambio idea. Giusto?”
 
“Giusto!” esclamò lei.
 
“E ora andiamo a salutare la mamma!” dichiarò lui, mettendosela su una spalla e spostandosi in cucina.
 
Subito un odorino delizioso gli riempì le narici. E non appena varcò la soglia, trovò sua moglie con indosso un grazioso grembiule bianco intenta a finire di preparare la cena.
 
“Mamma! Papà è tornato presto! Hai visto?!” esclamò forte la bambina richiamando l’attenzione della mora che si voltò subito con un bellissimo sorriso.
 
“Che bello! Ora però scendi dalle spalle di papà, sarà stanco.” le disse.
 
“Va bene, mammina!” rispose obbediente.
 
“Portarla così non mi stancherà mai.” affermò il biondo mettendola comunque giù.
 
“Apparecchi anche per papà, per favore?” le chiese gentilmente, accarezzandole i capelli.
 
“Subito!” e corse a fare quello che le era stato chiesto.
 
Quando Naruto incrociò i bellissimi occhi perlacei di sua moglie, restò senza fiato.
Non poteva farne a meno. Ogni volta che lei lo guardava con quei grandi occhi colmi di amore e dolcezza, si sentiva così a suo agio, cercato… desiderato. Se quelli di sua figlia lo facevano sciogliere, quelli di sua moglie…non c’erano parole per descrivere la sensazione che gli suscitavano.
 
“Non ti aspettavamo per cena.” mormorò lei, rigirandosi una mano nell’altra.
 
“Merito di Shikamaru, mi ha obbligato a smettere di lavorare...” fece lui sorridente, avvicinandosi poi piano e passandole una mano intorno alla vita mentre Hinata gli passava le braccia intorno al collo “Ti dispiace?”
 
“No, no, no ma che ti viene in mente?!” esclamò subito lei “ Sciocco! Io co-“
 
Non terminò che due labbra famigliari le avevano impedito di continuare. Quando lei non cercò più di parlare, lo sentì sorridere nel bacio e seppe che le aveva fatto quella domanda proprio per ottenere quella reazione.
 
Lui adorava vederla innervosirsi quando gli poneva quelle domande di cui conosceva benissimo la risposta. La amava profondamente. Ma nonostante questo la sua presenza in casa era una rarità.
 
“Scusami…” bisbigliò quindi quando si separarono.
 
A Hinata si strinse il cuore sentendo quelle due parole. Lo abbracciò stretto.
 
“So che fai del tuo meglio.” gli rispose, cercando di confortarlo.
 
Il biondo ricambiò la stretta inebriandosi di quel dolcissimo profumo che sapeva di casa, di comprensione…di Hinata. E quel calore che si era generato scacciò via fino all’ultima briciola di stanchezza. Lo capiva, sapeva quanto gli costasse non poter dedicare alla loro famiglia il tempo che meritava, quanto li amasse. Per questo mai mancava di fargli sentire il proprio appoggio. Quella donna era la sua salvezza.
 
“Mamma, non riesco a prendere il piatto!”
 
La richiesta della figlia fece sciogliere a malincuore quell’abbraccio tanto piacevole e mentre sua  moglie tornava a cucinare, lui si spostò nell’altra stanza. Appese il mantello e la sciarpa all’ingresso poi andò ad aiutare la figlia.
 
“Grazie papà!” fece la piccola dopo che il padre gli ebbe passato il piatto da un ripiano troppo alto per lei.
 
“Ma figurati piccola!” le rispose intenerito, scompigliandole i capelli. Poi chiese:
 
 “Dì un po’ dov’è quella peste di tuo fratello?”
 
“In camera sua. Sembrava un po’ triste quando è tornato.” confessò lei un po’ preoccupata.
 
“Ah sì?”
 
Naruto rimase stupito da quell’affermazione. Cosa mai poteva essere successo a quell’uragano di suo figlio per essere tanto abbacchiato da non scendere nemmeno per controllare chi fosse alla porta?
 
“Che ne dici se andiamo a tirargli su il morale allora?” propose allora e la bambina accettò subito.
 
Sapeva che qualsiasi cosa fosse successa, sarebbe bastata la sua presenza per risollevarlo.
 
Del resto Boruto non perdeva occasione per combinare qualche monelleria pur di attirare la sua attenzione.
Neanche le punizioni erano in grado di fermarlo. Finché fosse riuscito a rubare anche un minuto del suo tempo, qualsiasi castigo era sopportabile.
 
Prese Himawari per mano e insieme salirono la rampa di scale che portava al piano superiore dove c’erano le camere da letto.
 
Bussarono alla porta ma non ottennero alcuna risposta.
 
“Fratellone! Indovina chi c’è?” lo provocò Himawari ad alta voce, aspettando che aprisse la porta.
 
Ma ancora nulla. Allora il biondo decise di provare qualcosa di più diretto.
 
“Bolt! Sono a casa, non vieni a salutarmi?”
 
A quel punto non restava che attendere che quella piccola furia bionda di suo figlio buttasse giù la porta e si fiondasse da lui. Aspettò un minuto buono ma non sentì nemmeno un accenno di rumore dall’interno della stanza.
 
A quel punto iniziò a preoccuparsi sul serio.
 
Anche se sapeva che il figlio non gradiva le intrusioni nella sua camera, marchiata come suo territorio, abbassò la maniglia e aprì la porta. Si stupì di trovarla completamente buia. Grazie alla luce che penetrava dall’ingresso, notò subito come il disordine facesse da padrone nella stanza. Non fu tanto la confusione a lasciarlo perplesso, del resto sapeva che il figlio aveva ereditato da lui quel lato casinista, ma piuttosto il fatto che Bolt non sembrava esserci.
 
Poi notò l’ammassò di coperte sul letto muoversi e capì dov’era nascosto.
 
Naruto aggrottò le sopracciglia. Cosa faceva già a letto?
 
Seguito dalla secondogenita, entrò nella stanza ancora scura e si accostò al figlio che si stringeva le coperte addosso e sembrava stesse dormendo, rannicchiato su un fianco. Respirava piuttosto pesantemente.
 
“Cosa avrà fatto per essersi stancato così?” si chiese l’uomo.
 
Sapeva che ultimamente passava la giornata allenandosi con gli shuriken, almeno quando non era impegnato a pensare alla seguente monelleria da combinare per spingerlo anche solo ad assistere se non addirittura ad aiutarlo a migliorare la tecnica. Naruto cercava disperatamente di trovare del tempo da passare con lui perché sapeva fin troppo bene cosa si provasse ad essere continuamente ignorati e per non parlare del fatto che dedicandogli un po’ più di tempo sapeva che non avrebbe più avuto bisogno di cercare un modo per attirare la sua attenzione. Gli aveva spiegato tanto volte che non era una sua scelta  e che faceva il possibile per garantire l’ordine nel Villaggio e allo stesso tempo essere un padre presente ma ultimamente stava diventando sempre più difficile conciliare le due cose.
 
“Dorme?” domandò la bambina, tirandolo perla manica per attirare la sua attenzione.
 
“Si, probabilmente si è allenato troppo e quando è tornato a casa è crollato” le rispose.
 
Decise di lasciarlo dormire, sicuro che più tardi si sarebbe svegliato per mangiare. Allungò la mano per regalargli una carezza tra i capelli. Appena lo toccò però lo vide stringersi ancora di più tra le coperte quasi a volersi nascondere sotto di esse. Qualcosa lo portò a toccargli la fronte ma non appena lo fece, la allontanò immediatamente.
 
“Papà, che c’è?”
 
“Himawari, vai a chiamare la mamma per favore?” chiese cercando di mantenere un tono calmo.
 
“Cos’ha il fratellone?”
 
“Ti prego, vai.”
 
La bambina percepì che c’era qualcosa che non andava e per giunta suo padre si stava agitando. Tutto ciò la intimoriva, così uscì dalla stanza e corse a chiamare la madre. Intanto Naruto cercò di respirare con calma e si impose di restare lucido.
 
Toccò nuovamente la fronte del figlio. Bruciava da morire.
 
Quel contatto provocò brividi nel corpo del ragazzino che cercò di automaticamente di spostarsi. Naruto si sedette sul bordo del letto e cominciò a sfregare le coperte intorno al suo corpo sperando di tenerlo un po’ più al caldo.
 
Dopo poco venne raggiunto da Hinata.
 
“Himawari ha detto che qualcosa non va. Perché siete al buio?” domandò preoccupata.
 
“Bolt scotta da morire.” rispose senza distogliere lo sguardo dal figlio “Bisogna chiamare Sakura-chan.”
 
“Sul serio? Fammi sentire.”
 
Lui si scostò un po’, lasciando che la moglie si avvicinasse e posasse le labbra sulla fronte del bambino, trattenendole lì qualche secondo.
 
“Oh Boruto…” sussurrò poi, carezzandogli il viso.
 
“Forse è meglio che resti tu qui con lui. Con la tecnica di trasferimento farò prima io.” dichiarò, alzandosi.
 
“Naruto, tranquillo” lo richiamò lei con dolcezza “Sono sicura che non è niente di grave, ora torno di sotto e gli prendo una pasticca per fargli abbassare la febbre poi vedrai che starà subito meglio.”
 
“Preferisco che Sakura-chan gli dia un’occhiata.” rispose, dirigendosi verso al porta.
 
“Aspetta! Non c’è bisogno di disturbarla per una cosa simile.” cercò di fermarlo, afferrandogli un polso. Restò stupita di trovarlo ancor più bollente della fronte del figlio.
 
“Naru-kun…cosa ti succede?” bisbigliò senza saper che altro dire.
 
Sollevò lo sguardo sul suo viso e si accorse con orrore che i suoi occhi erano diventati rossi.
 
“Lasciami.” disse secco, liberandosi dalla sua presa e muovendosi ancora verso la porta.
 
A quel punto Hinata si alzò all’istante e di slancio lo abbracciò forte da dietro, stringendolo con foga.
 
“Non devi arrabbiarti. Non è stata colpa tua…” mormorò cercando di mantenere la voce ferma, cosa quasi impossibile dato che era invasa da una fortissima preoccupazione.
 
Naruto percepì immediatamente il suo stato d’animo attraverso quel contatto e quel calore famigliare servì a liberarlo dalla rabbia che in quel momento lo aveva invaso. Si rese conto di essersi lasciato sopraffare dalla paura e dalla rabbia senza rendersene conto. Iniziò a respirare affannosamente.
 
Si girò nell’abbraccio e prese tra le mani il volto della moglie facendo combaciare le fronti, cercando disperatamente di recuperare il controllo. Lei intanto sapeva che il peggio era passato e prese ad accarezzarlo e a sussurrargli dolci parole per calmarlo.
 
“Stai bene ora?” domandò titubante dopo un po’.
 
“Si.” rispose piano “Scusa, scusa tanto.” aggiunse poi cercando di trattenere le lacrime.
 
“Va tutto bene ora.” lo rassicurò lei, stringendolo ancora più forte.”Basta che stai bene.”
 
“Sono calmo ora.” fece risoluto poi.
 
Si staccarono un po’anche se Hinata continuava a stringerli le braccia, timorosa.
 
“Ascolta…” continuò lui poi, inumidendosi le labbra nel tentativo di cercare le parole “…io ho bisogno di sentirmi dire da Sakura-chan che starà bene. Ti prego…fammi andare.”
 
Aveva sottolineato chiaramente la parola bisogno e la Hyuuga capì quanto fosse importante per lui.
 
“Va bene.” rispose dolcemente” Io intanto gli tampono la fronte con qualcosa di fresco. Okay?”
 
“Okay.” concordò lui.
 
Lei lo lasciò andare sciogliendo il loro contatto. Fu Naruto a trattenerla ancora un momento di fronte a sé.
 
Inaspettatamente le baciò le labbra con dolcezza e sussurrò un “Grazie” che gli veniva dal più profondo del cuore.
 
Poi si teletraportò a casa dell’amica con la Dislocazione Istantanea.






 
 
 
Note d’autore: Salve a tutti! ^^ Nonostante la long in corso (che cercherò di aggiornare appena possibile), ogni tanto tra un capitolo e l’altro stacco un po’ mettendomi a scrivere solitamente OS o Flash, anche questa storia in origine era pensata come una OS ma siccome alla fine ho pensato sarebbe venuta lunghetta, ho pensato di divederla. Non so di preciso ma sarà una minilong e cercherò di aggiornarla una volta alla settimana.
Vedete dopo aver letto diverse storielle con Boruto e Naruto ho pensato che sarebbe stato bello analizzare il rapporto tra questi due ed ecco come è nata questa storia. Per questo e anche perché non sono d’accordo con chi critica Naruto come padre per il fatto che è talmente assente da spingere il figlio a dover sempre cercare di attirare attenzione. In pratica voglio condividere con voi il mio punto di vista riguardo a questi due. Quindi spero non solo che la storia vi piaccia in sé ma sia anche un modo per confrontarsi in merito. Perciò non siate timidi e ditemi apertamente cosa ne pensate senza alcun problema.
 
Dunque questo è l’inizio. Il nostro Bolt si è preso un bel febbrone e preso atto di questo, Naruto ha avuto un momento di rabbia che è stato soffocato per fortuna dall’amore di Hinata. Ma perché è successo? E’ come mai secondo voi avrà così tanto bisogno di chiedere il consiglio di Sakura? Lo scoprirete nel prossimo capitolo! Non mi resta che ringraziare chi è arrivato fin qui con la lettura e dirvi di farmi sapere che ne pensate. Alla prossima! :D
  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Greywolf