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Autore: piccolo_uragano_    18/02/2015    4 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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“Redfort!”
Martha se ne stava comodamente sdraiata sul suo letto, indossando una maglia canotta grigia che metteva in risalto i suoi fianchi, teneva le mani dietro la nuca e fissava il soffitto mangiando una Lumaca Gelatinosa.
“Che vuoi, Black?”
Erano due settimane, ormai, che giravano per il castello insieme, a ridere e a scherzare, a volte anche insieme a James Potter (che sembrava davvero simpatico). Qualche volta, si sedettero vicini alle lezioni, ed andarono ad assistere agli allenamenti di James al campo da Quidditch. La gente parlava e li indicava, perché, si sapeva: Sirius Black non aveva amici al di fuori del Malandrini, e Martha Redfort non aveva amici al di fuori di Lily Evans. Qualche Serpeverde del terzo anno giurò di averli visti girare per i corridoi di notte, ma nessuno ci credeva. La verità era che nemmeno agli stessi Sirius e Martha era chiaro cosa fossero. Si piacevano, ovviamente, ma entrambi erano troppo orgogliosi per ammetterlo. 
“Una Lumaca Gelatinosa, grazie.” Rispose lui, sedendosi ai piedi del letto. Lei gli allungò il pacchetto.
“Questo è il dormitorio delle ragazze.” Contestò lei.
“Si, me ne sono accorto.” Rispose lui, mettendosi comodo.
“E per quale motivo sei nel dormitorio delle ragazze? Hai dubbi sulla tua sessualità?”
“Divertente, Redfort. Io sono un possente maschio alfa.”
“Si, si, certo.” Rispose lei, prendendo un’altra lumaca. “Cosa ti porta nel covo delle tue ammiratrici?” chiese, indicando con la testa le ragazzine del terzo anno che lo guardavano come fosse una divinità.
“Volevo parlare con te.” Rispose lui, alzando le spalle.
“Oh, grandioso. Quelle ragazzine mi ammazzeranno.”
“Perché sei amica mia?”
“Perché sono amica tua.”
“Puoi sempre dire di essere lesbica.” Buttò lì lui.
“Non sono io il problema. Mettiamo che io dica una simile stronzata, non si risolverebbe il problema. Dovresti essere tu a dire di essere gay.”
“E porre fine alla mia vita sentimentale? No, grazie.”
Lei appellò delle Bacchette di Liquirizia. “Beh.” Disse, addentandone una. “Tu e Potter sembrate una coppia, a volte.”
Sirius prese una Bacchetta. “Sei fuori strada, Redfort. Io e James amiamo le donne.”
Lei scosse la testa a destra e a sinistra come per fargli il verso. “Mai dire mai. Ah, a proposito, perché Lupin oggi sembrava in lutto?”
Lui addentò la Bacchetta, dispiaciuto di dover mentire anche a lei. “Non so, stamattina ha detto di non sentirsi bene.”
“Dagli un intruglio babbano, fanno miracoli.”
“Un che cosa?”
“Una medicina babbana.”
“No, non credo serva. A proposito, hai del dittamo?”
“Dittamo?” chiese con aria stupita. “Ti sei fatto male?”
“No, no.”
“Qualcuno si è fatto male?”
“No. Ce l’hai o no?”
“Non credo, no. Non giro con piante di dittamo nella borsa, nel caso non te ne fossi accorto.” Rispose acida, mettendosi a sedere. “Vuoi dirmi a che ti serve?”
“No.”
Stronzo.”
“Si, sempre. Ah, temo di averti finito le Lumache.”
“Fa niente.” Rispose, gettando la confezione vuota nel cestino e rimettendosi a sedere. “Sabato andrò da Mielandia a fare la scorta.”
“Io devo fare la scorta da Zonko, invece.”
“Zonko?  Che ti serve?” chiese con aria curiosa.
“Caccabombe, più che altro.”
“Oh, ma dillo, razza di idiota. Ne ho io.”
Lui spalancò la bocca. “Tu?  E che te ne fai?”
Lei lo guardò per qualche secondo, poi alzò gli occhi e le braccia al cielo. “Beh ovviamente le colleziono per guardarle scadere, no?” gli tirò una cuscinata. “Idiota, a cosa pensi che mi servano delle Caccabombe? Solo perché non lo grido a tutto il mondo, anche io infrango le regole, anche io mi diverto.”
Lui la guardò con occhi più luminosi del solito. “Redfort, che dici, ci verresti ad Hogsmeade con me?”

“Polvere Ruttosa ne hai?” gli scaffali di Zonko erano stracolmi di roba, mentre Sirius e Martha vi si aggiravano con aria divertita. Lei indossava del jeans stretti ed un giubbino di pelle, giusto per dimostrare al mondo che non aveva solo maglioni e felpe informi. I capelli erano raccolti in uno strano cucù disordinato. sopra le testa, scoprendo il collo e dandole un’aria regale.
Sirius la guardava di nascosto, quasi vergognandosi, mentre lei, come una bambina, sorrideva davanti ai mille scherzi offerti da Zonko.
“Si, James ne ha ancora una scatola.”
Lei annuì con aria pensierosa. “Non hai intenzione di dirmi a cosa ti serviva il dittamo, vero?”
“No.” ammise lui, imponendosi di non guardarla.
“E non mi dirai nemmeno perché James zoppica leggermente, da venerdì?”
“No. ma starà bene.”
“Sirius?” si fermò per guardarlo.
“Sì?”
Era dannatamente bella.
“Se foste in pericolo, me lo direste?”
Avrebbe voluto dirle tutto. Avrebbe voluto dirle che meno di sei mesi prima avevano capito come diventare Animagi, che Remus non era malato, che nella Stramberga non c’erano spiriti e che il dittamo gli serviva per curare lui e James. Glielo avrebbe detto, certo, che Padfoot e Prongs si erano divertiti troppo durante l’ultima luna, e Moony aveva addentato il cervo ad una zampa. Sirius, la mattina dopo, non era riuscito a medicarlo come meritava, e le avrebbe confessato anche questo. Perché la verità era che le avrebbe confessato tutto.
“Si, te lo direi.”

Si sedettero da Madama Piediburro, insieme a James, Peter e Remus, poco dopo.
“Allora, come sta andando?” domandò Remus.
“Bene, abbiamo preso un sacco di Caccabombe.” Rispose Sirius.
“E di Lumache.” Aggiunse Martha, prendendone una confezione e aprendola per offrirne ai Malandrini.
“Ti si riempirà il culo di brufoli.” La rimproverò Sirius.
“E a te che t’importa?” scherzò lei, addentandone una.
Lui rise e scosse la testa. La piccola Redfort stava diventando più importante di quanto volesse ammettere.
“Dì un po’, dove hai lasciato la tua amica dai capelli rossi?” domandò James, con noncuranza.
“Credo sia in giro con Piton.” Sputò sul nome del Serpeverde.
“Non si è ancora resa conto che ama più le Arti Oscure di lei, vero?”
Martha sorseggiò la sua Burrobirra. “Temo di no.”
In quel momento, Lily Evans entrò nel locale con aria furiosa. Notò Martha e la raggiunse. “Io odio quel Mulciber schifoso.” Esordì, mentre si sedeva accanto a lei, senza badare ai Malandrini, rubando una Lumaca alla sua amica. “Mi ha chiamata feccia, renditi conto. Feccia! E Sev non ha fatto niente. Niente!” prese la Burrobirra di Martha e, senza nemmeno respirare, la finì.
“Ehi!” protestò lei.
“Scusami.” Replicò la rossa acida. “Ne avevo bisogno. Allora, di che si parla, qui?”

Il martedì dopo, Martha riuscì a trascinare Sirius in biblioteca, ma solo dopo averlo minacciato di picchiarlo alla babbana se non l’avesse aiutata in quella noiosa ricerca di Rune Antiche. Dopo nemmeno mezz’ora, James Potter, che ricominciava a camminare con la solita aria da egocentrico, fece irruzione tra gli scaffali.
“Maledetta, maledetta piccola Redfort. Questo posto è pieno di regole, come hai potuto trascinare un Malandrino qui dentro?”
“Due.” Rispose lei. “Ora ci sei anche tu.”
“Tre, se consideriamo Remus e la Evans là in fondo.” Aggiunse Sirius, indicando un tavolo alla sua sinistra.
“Tre su quattro!” esclamò Martha, sorridendo.
“Io ti odio, Redfort.”
“Si, anche io, Potter. Ad ogni modo, dovresti studiare anche tu.”
“In un’altra vita, magari. Sirius Orion Black” si fece serio “o esci immediatamente da questo posto orribile, o dico alla tua amica che stanotte hai detto il suo nome nel sonno.” Detto questo, corse via.
Martha scoppiò a ridere mentre Sirius chiuse il libro e la salutò in modo freddo, per seguire James, ma lei vide benissimo che gli sbatté il libro dietro la nuca. 

Li  stava guardando andare via, quando notò sua sorella Rose davanti a lei.
Rose Redfort era famosa per avere uno sguardo di ghiaccio e un sorriso bellissimo. Il suo nome intero era Rosalie, ma non amava che la si chiamasse così. Aveva i capelli più scuri di Martha, e li curava molto meglio, sfoggiando ogni giorno aveva una pettinatura diversa. L’idea che sua sorella tenesse i capelli raccolti da una matita la ripudiava. Erano davvero simili, tra loro. Martha,  però, aveva la carnagione più scura mentre Rose era davvero pallida, di quel pallore che si sarebbe attribuito ad una Serpeverde. Era alta, snella ed era una Cacciatrice di Grifondoro. (Anche se James era pronto a giurare che fosse odiosa.) Le sue storie non duravano mai più di una settimana e alcuni giuravano che avesse un tatuaggio sotto al seno sinistro. Tra di loro, le sorelle Redfort avevano sempre avuto un rapporto molto strano. Si volevano bene, e si vedeva, ma tendevano a condurre due vite parallele, come se fossero state semplici compagne di casa. Soprattutto da quando il nuovo anno era iniziato. I più maligni erano pronti a giurare che, in realtà, ci fosse di mezzo un ragazzo, ma nessuno all'interno del corpo studentesco poteva dire di essere il fortunato, per questo, si diceva che fosse uno studente di Durmstang, o un Babbano. 
Erano cresciute a Londra, nel cuore della civiltà babbana, tra parchi giochi e centri commerciali. Avevano conosciuto Lily perchè la signora Redfort e la signora Evans avevano condiviso lo shock del ritrovarsi una strega in famiglia. La differenza era però che il signor Redfort era un mago a tutti gli effetti, un mago che viveva da babbano, cercando di tenere in piedi una famiglia apparentemente normale, come quella in cui era cresciuto, ma che era andata in frantumi quando anche lui aveva ricevuto la sua lettera per Hogwarts. Martha e Rose erano cresciute in una famiglia tenuta insieme dallo sfrenato desiderio di una vita normale, ed era per questo che il loro rapporto non era dei migliori. Perché sembrava sempre che a loro mancasse qualcosa, un ultimo pezzo del puzzle per volersi bene davvero.
“Stai attenta, Martha. I Malandrini non sono la compagnia più raccomandabile.” Le disse con tono gelido e un sorrisetto a metà. Teneva le braccia incrociate sul petto e alla fine della frase alzò un sopracciglio.
"Scusa?" chiese Martha, esterrefatta. 
"Ti sto solo avvertendo." replicò la maggiore, giocando con una ciocca di capelli. 
“Grazie, Rosalie, ma so badare a me stessa.” Rispose in modo altrettanto freddo, congedandola con un sorriso e abbassando di nuovo la testa sul libro, mentre Rose, con la sua solita aria da principessa, tornava sui suoi passi.

   
 
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