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Autore: Shine_    20/02/2015    9 recensioni
Liam Payne ha ventisei anni, uno studio da dentista nel centro di Brooklyn e una vita molto più complicata di quel che sembrerebbe. Le cose sembrano andare sempre peggio quando, volendo fare un favore ad un amico di vecchia data, assume come stagista un ragazzino arrogante e pieno di sé, con amici altrettanto particolari.
Dal testo:
Si era vestito lentamente, allacciandosi con cura la camicia, mentre pensava all’identità di questo strano ragazzino di quasi diciotto anni che avrebbe passato con lui tutti quei mesi estivi. Sperava solamente di non finire in casini più grandi di lui.
[Ziam; una leggera sfumatura di Lirry in qualche capitolo e punk!Louis che non ci abbandona mai]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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You're my end and my beginning

 

« Cause all of me
Loves all of you
Love your curves and all your edges
All your perfect imperfections
Give your all to me
I'll give my all to you. »

 

Diciannovesimo capitolo:

 

La settimana con Zayn era passata molto velocemente, trovava sempre il tempo di raggiungerli a casa o seguirli al parco, continuando a rapportarsi con Aileen in un modo che lo faceva sorridere e tremare assieme. La bambina aveva accettato la sua presenza in quel loro duo strambo - talvolta affiancato dalla vecchia vicina e il suo gatto - e sembrava persino appoggiare la loro relazione, nonostante Liam non fosse ancora del tutto certo di voler mostrarsi mano nella mano di fronte a scuola della piccola. Gli piaceva passare del tempo con Zayn, vederlo animarsi tutto mentre raccontava a Aileen di una particolare caduta con lo skate, ma non era sicuro di voler rivelare a tutti di quella relazione, quel rapporto con il minorenne; in particolar modo tenere all’oscuro le insegnanti della bambina, che avevano iniziato a fare troppe domande sulla loro vita privata e su come si stessero trovando.

Gli sembrava incredibile come improvvisamente tutti si stessero interessando a quel che faceva in privato, o forse era lui che vedeva occhiate curiose nei passanti dove non esistevano. Non che una persona a caso potesse capire tutto e denunciarlo, poi non stava facendo nulla di male e Zayn, nonostante fosse minorenne, era consenziente, non l’aveva mai costretto a fare nulla.

Erano paranoie che duravano solo qualche minuto, perché poi si voltava verso il più piccolo e si scioglieva nel suo sorriso, donandogliene uno simile e troppo felice. Non riusciva più a resistere alla sua risata allegra, a come tornava da lui dopo essersi esibito in un’acrobazia e aspettava il suo giudizio con un’espressione tesa e eccitata.

Era venerdì sera, l’orario di chiusura dello studio si avvicinava e Liam aveva appena salutato l’ultimo bambino, facendo scontrare i loro pugni e rivolgendosi a lui col nomignolo di “campione”; l’aveva osservato allontanarsi con la mano stretta a quella della madre e “I miei denti brillano” l’aveva sentito dire tutto felice, indicando l’apparecchio che luccicava, per poi concentrarsi sul ripulire lo studio, sistemare delle carte e slacciarsi il camice. Si era seduto sulla poltrona, portando immediatamente le mani dietro il collo per far pressione e massaggiarlo, e si era poi stiracchiato con uno sbadiglio, recuperando il cellulare dalla tasca dei pantaloni per scorrere nella galleria e osservare le fotografie che Aileen aveva scattato il giorno precedente.

Il leggero bussare alla porta obbligò il suo sguardo a fissarsi di fronte a sé, invitando con una mossa della mano il ricciolino ad avvicinarsi, e si poggiò meglio contro lo schienale, vedendolo saltare con un movimento lento sulla scrivania.

- Grazie per essere passato, non so come avrei fatto oggi.- ruppe il silenzio il maggiore, mentre Harry scrollava le spalle e gli ripeteva che era una cosa da nulla, che sarebbe rimasto solo a casa a perdere tempo e che era sempre piacevole stare in sua compagnia, pur di sfuggire alle voglie della madre incinta. - Oggi erano tutti molto scatenati e mi sarei sparato un colpo alla testa, se non ci fossi stato tu. Sei stato indispensabile, Har.-

Vide le sue guance prendere un colorito rossastro, le sue dita stringere appena il legno della scrivania e i suoi piedi premere contro la poltrona, piegando le ginocchia  e torturando il labbro inferiore con i denti, come se si trovasse in una situazione imbarazzante e con troppe cose da dire.

- Sai che stavo uscendo con un ragazzo, giusto?- gli aveva poi chiesto, le mani che aveva spostato sui pantaloni e che stava stringendo insistentemente. - E stiamo uscendo da quasi un mese ormai.- aveva continuato con un tono di voce basso e insicuro, obbligandolo a portare la poltrona più vicino a lui e appoggiare una mano grande sulle sue.

- Puoi dirmi tutto, Harry.- bisbigliò dopo qualche minuto di silenzio, strofinando il pollice contro il dorso della sua mano per offrirgli coraggio, e tenne gli occhi fissi sul suo viso mentre i suoi occhi si facevano sfuggenti. - Sono tuo amico, puoi dirmi tutto.- insistette a quel momento di indecisione del più piccolo, rafforzando la stretta sulla sua mano e vedendolo annuire con le guance in fiamme.

- Dopo quanto.. insomma quando puoi..- tentò di spiegarsi il ragazzino, facendo guizzare gli occhi verdi dalle loro mani, al suo viso e a una parete spoglia mentre concludeva velocemente: - Dopo quanto tempo puoi fare sesso?-

Aggrottò la fronte a quella domanda, allontanandosi da lui per appoggiarsi contro lo schienale, e restò in silenzio a studiare il suo viso rosso e come stava tenendo gli occhi puntati su un angolo della stanza. Non riuscì a trattenere oltre il grugnito e il “Sei troppo piccolo per fare sesso”, mentre scuoteva il capo e incrociava in meno di mezzo secondo il suo sguardo confuso e arrabbiato assieme.

- Hai solo sedici anni, lo conosci da poco tempo e non puoi fare già sesso.-  ribadì il concetto, cercando di argomentare in qualche modo quella risposta, e gli lasciò la mano per stringergli un ginocchio e scuotergli la gamba, richiamando la sua attenzione e ripetendo: - Non puoi darti via così e..-

- Zayn ha un anno più di me.- lo sentì dire con un tono acido, calcando con troppa forza su quel nome e scacciandogli la mano con una smorfia stizzita. - Non penso un anno faccia molta differenza, Liam. Eppure sono convinto che voi due abbiate scopato.-

- Ho ventisei anni e permetti che faccia il cazzo che mi pare.- ribatté con i pugni stretti per trattenere la collera, riducendo gli occhi a due fessure e percependo la rabbia espandersi dentro di lui. - Non sei mia madre, non sei nessuno per giudicare quel che faccio io. Volevo solo metterti in guardia, i ragazzini sprovveduti come te sono spesso visti alla pari di un oggetto. Non eri quello della prima volta speciale?- lo rimproverò con un sibilo, vedendo le sue spalle irrigidirsi e il suo “La mia prima volta speciale doveva essere per te” che lo lasciò con un’espressione incredula e la bocca schiusa.

Perse il controllo quando lo sentì chiedere con una risata acida “Ora vuoi il mio culo? Perché quello di uno solo non ti basta?”, si alzò con uno scatto e strinse le dita attorno al suo polso, obbligandolo a scendere dalla scrivania e dando uno strattone per tenere la minima distanza tra loro mentre sibilava: - Il fatto che io sia tuo amico non ti dà alcun diritto di parlarmi in questo modo. Se mi chiedi un consiglio e la mia risposta non ti aggrada, tu non devi trattarmi in questo modo e atteggiarti al mio stesso livello. Ho quasi trent’anni e tu sei un bambino.-

Aveva sputato fuori quella parola con rabbia e aveva lasciato che si liberasse dalla morsa di ferro, per poi sbattere con forza i palmi delle mani sulla scrivania al suo tentare di ribattere - un semplice “Le mani del bambino le hai avute addosso un po’ di volte” - , bloccandolo tra quella e il proprio corpo mentre gridava: - Devi smetterla! Quel che faccio io non deve interessarti, quel che c’è tra me e Zayn non deve essere discusso con te e non voglio fare sesso con te, se cerco di metterti in guardia! Vuoi andare dietro al primo cazzo duro che trovi? E allora non lamentarti quando iniziano a trattarti come una puttana!-

Se la aspettava la reazione del più piccolo, quello schiaffo contro la guancia e i suoi occhi lucidi, ma mantenne un’espressione impassibile per non dare a vedere quanto si stesse pentendo di quell’ultima parola con cui si era rivolto a lui. Si stavano studiando in silenzio da qualche secondo, nessuno dei due accennava a pronunciare una sillaba, quando sentirono uno schiarimento di voce e “Se volete ripasso più tardi”, che fece risvegliare il più piccolo e lo portò a spingere il castano lontano da lui con un grugnito.

Liam non si era mosso da quella posizione, teneva le braccia rigide lungo i fianchi e un’altra serie di esclamazioni nella testa, ma era consapevole dei due ragazzini fermi sulla soglia, del loro battibecco - “Ti avevo ordinato di stargli lontano”, “Non ho paura di te, Malik” - e di quella conclusione amara tra il “Lui è mio” e “Non è di nessuno, quindi possono averlo tutti”. Si era lasciato cadere sulla poltrona, ignorando il “Se non sparisci, ti spacco la faccia, Styles” e aveva sospirato di sollievo nel sentire la porta sbattere, passando le dita tra i capelli e chiudendo gli occhi per rilassarsi nel momento in cui vennero sostituite da un altro paio.

- Sei molto eccitante quando ti incazzi, lo sai?- gli aveva chiesto il nuovo arrivato, riuscendo a fargli percepire il sorriso di scherno a quelle parole, e aveva sollevato le palpebre per specchiarsi nei suoi occhi nocciola. - Non sentirti in colpa, se l’è cercata. E gli avrei staccato la testa dal collo, se solo fosse rimasto in questa stanza e vicino a te per un altro secondo.- borbottò quello, scuotendo il capo con una smorfia e i denti stretti in una morsa.

Allungò un braccio verso di lui per poggiare il palmo contro la sua guancia, strofinando il pollice lungo la sua pelle liscia, e si accorse solo in quel momento delle sue nocche insanguinate, alzandosi con uno scatto dalla poltrona e vedendo il suo sorrisino e “Caduta dallo skate”.

- Ti sei fatto tanto male?- si informò immediatamente, stringendo le dita attorno al suo polso per fargli sollevare il braccio e poter muovergli le dita. - Niente di rotto?- gli domandò con una smorfia al suo mugolio infastidito, premendo i polpastrelli contro uno dei suoi tatuaggi e guidandolo verso il lettino su cui erano stati bambini spaventati di ogni tipo. Lo obbligò a sedersi su di esso e spostò uno sgabello di fronte a lui, toccandogli punti vicino al ginocchio e chiedendogli ripetutamente dove e quanto gli facesse male, per poi ordinargli: - Togli i pantaloni.-

- Sempre così impaziente, Payne.- l’aveva sentito ridacchiare, mentre lui era impegnato ad aprire sportelli e cercare l’occorrente per una veloce medicazione. - Il mio dottore super efficiente.- continuò a prenderlo in giro il ragazzino, stringendo i denti sul labbro inferiore per non piagnucolare e lamentarsi al bruciore dell’acqua ossigenata.

- Come hai fatto a cadere?- s’informò per offrirgli qualcosa su cui concentrarsi che non fosse il cotone imbevuto che premeva sulle sue nocche. - Una delle tue solite acrobazie mortali?- continuò con un sorriso malcelato, guardandolo di sfuggita e vedendolo con gli occhi fissi su come gli stava bendando la mano.

- Ho calcolato male le misure.- spiegò il moretto dopo essersi schiarito la voce, stringendo le braccia attorno alla coscia per tenerla sollevata mentre gli medicava quella sbucciatura. - Sono finito a terra e ho pensato di venire da te. Sei come la mia crocerossina.- sussurrò con un filo di voce, allungando un braccio per sfiorare le ciocche marroni con i polpastrelli e premerli poi contro la nuca, facendo una lieve pressione nel sentire le risposte del maggiore e i suoi muscoli sciogliersi.

- Non era nulla di grave.- bisbigliò Liam, risalendo con le dita lungo le sue cosce e accompagnandolo dal lettino fino alle proprie gambe. - Da domani potrai tornare a sbizzarrirti su quell’arma mortale.- aggiunse con un ghigno divertito, sfiorandogli la pelle dei fianchi sotto la maglietta.

C’era qualcosa di infinitamente dolce in quel momento, in come il più piccolo stava seduto a cavalcioni su di lui e nei piccoli tocchi che stavano dedicando uno all’altro. Era una cosa che non aveva mai provato prima e gli mozzava il respiro ma gli scaldava il cuore. E poi quel “Lee” che sembrava volere dire troppe cose, i suoi occhi nocciola resi più luminosi e chiari da un affetto palpabile, mentre spostava entrambi i palmi sulle sue guance e gli lasciava un bacio a fior di labbra, sussurrando “Oggi posso stare da te, pensano che sia con Louis”.

- Dormi con me?- gli chiese con un sorriso vispo, raddrizzandosi con la schiena e avvolgendo meglio le braccia attorno al suo corpo, mordicchiandogli il collo e ascoltando i suoi lamenti per tutti i segni che non riusciva più a nascondere al genitore.

 

 

 

Non sapeva cos’era successo ad aver cambiato radicalmente le cose: un attimo prima stava ridendo con Aileen sulle espressioni buffe di Zayn, aveva risposto alla chiamata di Jade e, nonostante avesse rifiutato con gentilezza il suo invito a uscire, si era trovato fuori da casa propria con la giacca in mano e la voce del ragazzino che ripeteva “Esci con lei, io sono solo il tuo sporco segreto da tenere nascosto tra le lenzuola”.

Non capiva il motivo del suo improvviso scatto d’ira, come l’aveva spinto fino a sbattergli la porta in faccia, e non era riuscito a chiedere nemmeno spiegazioni perché a ogni “Zayn” era seguito un insulto e un invito ad andarsene. C’era rimasto particolarmente male quando, al proprio “Non avevi detto di volermi aspettare per sempre?”, l’aveva sentito ribattere con un semplice “Fottiti” e uno spintone più forte. Non aveva alcun diritto di mancargli di rispetto in quel modo, soprattutto non davanti a Aileen, e di sbatterlo fuori dalla propria abitazione, come se l’avesse tradito in qualche modo e si fosse comportato come lo apostrofava. Non era uno schifoso doppiogiochista.

Era rimasto al telefono con lei per qualche minuto di troppo, non poteva negarlo, ma l’aveva fatto semplicemente per buona educazione, non volendo essere sgarbato e avendo già rifiutato il suo invito a uscire altre volte. E poteva essere arrossito a qualche suo complimento ma, Dio, non significava assolutamente nulla di quel che Zayn pensava; se solo gli avesse dato un minuto intero per spiegarsi non si sarebbe trovato con un broncio scocciato e le braccia incrociate in un pub pieno di musica assordante.

- A cosa pensi, Leee?- sentì la voce della ragazza che gli si era affiancata, i suoi occhi marroni luccicanti per il divertimento e l’alcool, e scosse il capo per risponderle, come a dirle che non era assolutamente nulla di importante. - Quindi mi offro volontaria per aiutarti a togliere questo brutto muso lungo.- ridacchiò lei, stringendo le dita sottili attorno al suo polso e dandogli una scossa leggera per farlo smuovere, guidandolo poi verso il centro del locale in cui stavano ammassati fin troppi corpi.

Aveva deciso di ascoltarla, perché ormai era tardi per rimpiangere il non essere stato chiaro col ragazzino, e aveva lasciato che appoggiasse una mano sulla spalla, premendo un palmo sul suo fianco e cercando di muoversi con lei. Zayn non capiva nulla, si era comportato come un bambino e era andato avanti con la sua idea - totalmente folle e sbagliata - da perfetto cocciuto; non provava nulla per Jade, erano solo amici e se gli faceva scenate simili allora mancava la fiducia nel loro rapporto. E non era sicuramente lui quello che fino a settimane prima si vantava delle doti seduttive e di quante persone gli erano cadute ai piedi; non era lui.

L’idea di divertirsi e mettere da parte quei pensieri non sembrava voler mettersi in pratica, nonostante avesse bevuto un’eccessiva quantità di alcool da rendergli i movimenti goffi e rallentati. Seguiva il ritmo dettato dalla musica come se il corpo non fosse il suo, come se si muovesse di sua spontanea volontà lasciandolo a pensare e ripensare; le parole di Zayn, i suoi insulti, quell’attaccarlo e spingerlo via da lui, i suoi occhi lucidi e la delusione evidente.

Grugnì nel momento in cui un piede pestò il proprio, in mezzo a quella calca di gente non esisteva lo spazio personale, e strinse il braccio attorno alla ragazza per istinto, desiderando solo il divano di casa, Aileen e quella stupida storia sui pirati che la divertiva tanto e che Zayn non smetteva un secondo di raccontare col sorriso. Se solo l’avesse fatto parlare, se solo l’avesse ascoltato per un secondo e se solo non fosse stato così pronto a accusarlo di tradimento.. o forse era lui stesso a essere stato troppo insicuro, a avergli dato modo di dubitare di quel che c’era tra loro. Aveva rifiutato di stringere la sua mano qualche giorno prima, ma solo perché la signora Watson - vecchia pettegola del quartiere - li stava osservando; stesso motivo per cui aveva lasciato un semplice bacio contro la sua guancia nel momento dei saluti. O i pomeriggi fuori dalla scuola di Aileen, c’erano tutti quei genitori e adulti.. non poteva mostrarsi con un bambino. Però non gli aveva mai detto nulla, come poteva sapere gli desse fastidio quel cercare di mantenere il loro rapporto privato? Non poteva leggergli nella testa, non poteva capire quel che provava o se si sentisse rifiutato; soprattutto se poi gli rivolgeva quel sorriso luminoso e gli faceva capire ben altre cose. Aveva invece accumulato tutto quanto e era esploso con quel definirsi il suo “sporco segreto”, dipingendolo come uno stronzo opportunista e senza scrupoli. E lui non ci aveva messo forza sufficiente a spiegarsi, aveva lasciato che gli gridasse dietro tutto e era scappato come un codardo. Aveva sbagliato a raggiungere Jade, avrebbe dovuto gridare a Zayn di farlo entrare, di ascoltarlo e di smetterla con quell’atteggiamento; che non aveva alcun motivo di essere geloso perché era innamorato di lui. Ecco, era proprio quello che avrebbe dovuto fare. Il fatto che lo stesse capendo con tutto quell’alcool nelle vene e con fin troppo ritardo lo rendeva ancora più agitato.

Strabuzzò gli occhi, come se quei pensieri l’avessero tenuto concentrato e chiuso in una bolla, nel percepire delle dita tra i capelli e un paio di labbra contro la mandibola, sul collo - tutti quei punti che Zayn aveva marchiato più volte - a rendere quel contatto tra lui e Jade così sbagliato, imperfetto. Arrossì d’imbarazzo quando sentì le sue dita sfilargli la camicia dai pantaloni, sfiorargli la pelle sotto il tessuto e risalire lungo il petto, tirandosi indietro con uno scatto non appena si trovò le sue labbra ad un soffio dalle proprie.

Lei sembrava ignorare totalmente quel momento di panico che gli stava attorcigliando le viscere, teneva gli occhi socchiusi, un palmo al centro dell’addome e le dita dell’altra mano tra i suoi capelli. Aveva dovuto poggiare entrambe le mani sulle sue spalle, facendo una leggera pressione, per richiamare la sua attenzione e fermarla dal ridurre ulteriormente le distanze; non era mai stato più imbarazzato e nervoso in vita sua mentre lei gli sorrideva dolcemente e gli stava ancora troppo vicino.

- Che cosa.. che stai facendo, Jade?- domandò con un filo di voce, cercando di farle capire anche con il movimento delle labbra quel che le stava chiedendo, e vide la sua fronte corrugarsi, non perdendo il sorriso mentre rispondeva un semplice “Ci stavamo per baciare”.

Non riuscì a bloccare la domanda stupida che era affiorata immediatamente nella testa, quel “Perché?” che l’aveva fatto arrossire dalla vergogna, e lei aveva perso tutta la spavalderia di poco prima, teneva le braccia lungo i fianchi e aggrottava le sopracciglia con confusione evidente mentre bisbigliava: - Perché è quello che fai con la persona che ti piace.-

Annuì per farle capire di aver capito, deglutendo e percependo quella strana e improvvisa tensione tra loro, per poi passare un palmo lungo il viso, agitare un braccio e lasciarlo cadere lungo il fianco, socchiudendo gli occhi e confessando con voce inesistente: - Sei una bella ragazza ma non mi piaci, non in quel senso.-

- Io sono gay.-

E gli sembrò la stanza fosse diventata improvvisamente silenziosa dopo aver pronunciato quelle parole, Jade aveva boccheggiato presa alla sprovvista e aveva portato una mano contro la bocca, facendo un passo indietro e lontano da lui. Si sentiva in colpa per come lei indicava tra loro, ripetendo più volte frasi inconcluse - “Io pensavo che tra noi..”, “Pensavo che tu fossi..” - e guardandolo con gli occhi sempre più lucidi, biasciando delle scuse e lasciandosi inghiottire dalla folla per andare il più lontano possibile da lui.

Stava cercando di assimilare la scena a cui aveva appena partecipato, dandosi ripetutamente dello stupido per non aver chiarito fin da subito le cose, per averle lasciato credere che tra loro stesse nascendo qualcosa di più dell’amicizia. Lui non aveva impedito che lei si illudesse, aveva finto di non vedere quei primi segni e non aveva mai accennato a chiarire quel punto con lei.

Era tornato verso il bancone, aveva ordinato un drink dal nome esotico e stava rigirando la cannuccia tra i cubetti di ghiaccio, pensando se fosse il caso di raggiungere Jade o tornare da Zayn. Doveva delle scuse e spiegazioni a entrambi, ma non credeva di essere pronto per rientrare a casa con quel succhiotto sul collo.

Stava portando il bicchiere alle labbra e restò con la mano a mezz’aria quando questo s’infranse contro il pavimento, facendo sbuffare sonoramente il barista e ridere i ragazzi ubriachi seduti di fronte al bancone. Sollevò gli occhi sulla causa di tutto quello, trovandosi a fronteggiare due occhi azzurri gelidi, e si passò una mano contro la nuca, maledicendo l’alcool per la risatina che si era lasciato sfuggire e quel “Sei stata magnifica sul palco, Pez”.

Aggrottò la fronte in un’espressione di pura confusione al suo “Non sono Pez per te, non sono nemmeno Perrie, non voglio vederti mai più” e inclinò il viso per studiarla con una smorfia buffa, indicandole poi il banco alle loro spalle e offrendole un drink per bere tra amici.

- Non voglio nulla da te, meglio che mi stia lontano tu.- sibilò lei, ritirando con uno scatto il braccio e aggiungendo: - Che hai fatto a Jade? Perché non vuole dirmi nulla e sono convinta tu sia coinvolto.-

Si accigliò a quelle parole, mordendo l’interno delle guance per non scoppiare a ridere - non voleva innervosire ancora di più quella che sembrava pronta a staccargli la giugulare -, e si passò una mano contro la nuca, stringendosi nelle spalle e ridacchiando un veloce “La verità, solo la verità”, portando il palmo al cuore e annuendo con fare serio.

Questa volta lo schiaffo arrivò inaspettato, facendolo mugolare di dolore e portare la mano a coprirsi il punto che percepiva scaldarsi, e cercò di capire la sua esclamazione, quel suo “Sei come tutti gli altri! Uno stronzo che usa le ragazze solo per scopare!”, ma poi fu troppo impegnato a reggersi in piedi al suo spintone.

 

 

Era riuscito a trascinarsi fino alla propria abitazione, o almeno sperava fosse quella e non dall’altra parte della città o dello stato, si era aggrappato al corrimano per salire la rampa di scale - l’ascensore avrebbe fatto comodo in quel caso - e aveva rischiato di inciampare nei propri piedi più di una volta, coprendosi la bocca con una mano per non scoppiare a ridere e svegliare tutti.

Non ricordava l’ultima volta in cui si fosse ubriacato in quel modo, o forse il giorno dell’incidente; sì, proprio quella volta. C’era Kaylyn che gli gridava di andare a quella festa, divertirsi, scopare con Rick e smetterla di pensare a lei e alla bambina, che potevano cavarsela da sole, che al suo ritorno non gli sarebbero più state d’intralcio. E lui aveva ribattuto con frasi cattive, risposte puntigliose e con quel tipico rinfacciarle cose passate che facevano stare male entrambi. L’aveva odiata, come non aveva mai fatto in vita sua, quando aveva gridato “Non sei suo padre, non lo sarai mai! Non sarai mai lui!” ma era stata la prima che aveva cercato dopo aver avuto un confronto con Rick a quella stupida festa. Si era messo a piangere al telefono con lei, chiuso in uno dei bagni dell’università, e aveva ripetuto in una sorta di litania quanto gli mancasse Paul, come non sarebbe mai stato in grado di crescere Aileen e quanto avrebbe dato pur di cambiare il passato.

Una vita per una vita, Lyn” ricordava di averlo sussurrato con la voce roca per il pianto, mentre la ascoltava ordinargli di non muoversi, che avrebbe lasciato la bambina alla vicina e sarebbe corsa da lui. “Tu saresti più felice, io voglio che tu sia felice e con Paul.. se fosse andata diversamente..

Era ubriaco quando aveva sentito la sua risposta, ma ricordava perfettamente ogni parola di quel “Non sarei riuscita a superare la tua perdita, Leeyum” e il successivo spiegargli che “Ci sono persone che non stanno assieme, che non sono come le coppie normali, ma sono destinate a incontrarsi. Mi capisci, Leeyum? Quel che c’è tra noi va oltre l’amicizia, oltre l’amore, oltre tutto. Tu sei la mia anima gemella e io non riuscirei a vivere senza di te”.

Inciampò sull’ultimo gradino, andando a sbattere contro la porta dell’appartamento, e fissò a terra vedendo tutto quanto ondeggiare, appoggiando il palmo contro lo stipite e coprendosi gli occhi con un grugnito alla luce improvvisa.

- Pensavo di doverti affrontare domani mattina con la camminata della vergogna.- sentì dire dal ragazzo che aveva stretto le dita sulla sua camicia e l’aveva costretto a varcare la soglia, quel movimento brusco aveva incrementato la nausea e aveva portato una mano alla testa per fermarla. - Non ti ha soddisfatto a sufficienza? Eppure sembra tu ti sia divertito da quel che vedo.-

Quel semplice tocco contro il collo fu il necessario per farlo arrancare fino in bagno e piegarsi sul gabinetto, appoggiando poi la fronte contro la tavoletta e prendendo dei respiri per calmarsi, scuotendo il capo alle domande del ragazzo e intravedendo la sua figura rigida sulla soglia della porta. Ridacchiò appena al suo “Non riesco a odiarti nemmeno ora, guarda come mi hai ridotto” e grugnì infastidito alla nuova ondata di nausea, percependo la mano del più piccolo muoversi in un massaggio lungo la schiena.

- Vuoi qualcosa?- lo sentì chiedere con apprensione, scuotendo il capo in risposta e indietreggiando col sedere sul pavimento fino a poggiarsi con la schiena contro la vasca, portando una mano tra i capelli e strofinandola contro il viso freddo e sudato. Picchiettò la mano sul posto libero accanto a lui e sbuffò al suo “Io lì a terra non mi siedo”, afferrandogli il braccio e obbligandolo a far come gli aveva chiesto, inclinando poi il viso per premere la guancia contro la sua spalla. Era riuscito a rilassarsi quando, dopo un primo momento in cui si era fatto rigido, aveva infilato le dita tra le ciocche, muovendo i polpastrelli contro la cute, e aveva arricciato le labbra in un sorriso intenerito nel riconoscere una delle proprie maglie addosso al più piccolo.

- Ho detto a Jade che sono gay e Perrie non l’ha presa bene.- bisbigliò dopo qualche altro minuto, invitandolo con un grugnito a riprendere con quei tocchi quasi magici. - Stavo pensando al fatto che sarei dovuto tornare a casa e mi sono accorto troppo tardi di quel che stava facendo.- spiegò subito dopo, sentendo il suo cenno del capo e i polpastrelli che stava premendo contro la nuca, sfiorandogli quel segno e stringendolo sempre più forte al suo fianco.

Prese un respiro profondo, richiamando a sé tutto il coraggio, e sussurrò: - Mi dispiace, Zayn. Davvero tanto. Sono stato troppo accecato dalla paura per vedere quanto i miei gesti potessero essere fraintesi. Però oggi ho capito che non posso rischiare di perderti, che non voglio perderti.-

- Non è un’ossessione.- aggiunse senza dargli il tempo di intromettersi, tenendo gli occhi chiusi e insistendo con: - Non è un bisogno disperato, non è come con lei. Io ho cercato di chiuderti fuori, perché tu mi fai stare bene e forse ho una testa strana che mi impedisce di cercare la mia felicità, forse sono pazzo e forse non ti merito nemmeno. Però sono certo che mi hai insegnato a guardare dentro di me e vederci qualcosa di bello, qualcosa per cui valga la pena vivere e amare, lasciarsi amare. Ho queste barriere attorno, mi sono nascosto per proteggere me stesso e mi sono perso nello stesso momento. Ci siamo fatti male entrambi, probabilmente per il mio cercare di stare aggrappato al passato e sperare di non soffrire con il mio rifiuto del presente, e siamo stati feriti dal muro che ho buttato giù. Mi sono sentito un pezzo rotto, incompleto e inutile per così tanto tempo che mi era sembrato assurdo il tuo interesse nei miei confronti. Ora però ho capito tutto, ora riesco a vederlo e ti giuro, te lo prometto, avrai ogni mio respiro, ogni singolo battito del mio cuore e non avrò più incertezze quando dirò a tutti che sei mio, solo mio, e che io mi sono..-

Si era allontanato da lui lentamente durante il discorso, finendo con il busto tutto rivolto verso di lui, e aveva visto i suoi occhi diventare sempre più lucidi, bloccandosi sull’ultima parola al suo scuotere del capo e chiedere con voce spezzata dal pianto: - Di chi sei tu? Perché io sono tuo e lo sanno tutti, l’hanno capito tutti.-

Non aveva nemmeno avuto il tempo di dire il suo nome che l’aveva visto premere i palmi contro le palpebre e stringere poi i pugni fino a far diventare le nocche bianche. Non capiva cosa gli fosse preso perché la reazione che si aspettava era ben diversa da quella che aveva avuto lui, da quella che avrebbe avuto una persona normale nel vedere un cuore aprirsi in quel modo.

- Ma di chi sei tu? Di chi sei per davvero? Ti vuole Harry, ti vuole Jade e chissà chi altri. Ma tu a chi appartieni? Di chi è il tuo cuore? Certe volte penso non riuscirai mai a dimenticarla, che il tuo cuore non sarà più di nessuno.. e nonostante tutto trovo che sia la cosa più romantica di tutte, che tu sia ancora innamorato di lei, che sarai sempre del tuo primo amore. Non ti avrà mai nessuno, perché tu sei troppo.. sei troppo per tutti. Vorrei dirti che fa male e ti odio, ma non è così.. non ho mai incontrato nessuno come te, non ho mai desiderato così tanto l’amore di una persona e non sono mai stato più felice di così, di tutto questo tempo che ho passato con te e con Aileen. Sentirmi parte di questa famiglia e desiderarlo così tanto, desiderare tutto.. tutto il pacchetto al completo. Con te e Aileen, con Kaylyn che.. che mi stai facendo innamorare persino del tuo ricordo di lei. Non so come fai, non lo so proprio.-

Aveva cercato di seguire tutto il suo discorso, di capire cosa volesse realmente dire con quello strano giro di parole, ma aveva lasciato perdere qualsiasi domanda sull’essere più chiaro nel vederlo così fragile mentre singhiozzava in quella maglietta troppo grande per lui. Aveva avvolto le braccia attorno alle sue spalle, premendo le labbra tra i suoi capelli, e l’aveva tenuto stretto mentre ripeteva il suo nome assieme a inviti a calmarsi, a non fare così e “Non mi perdi, sono qui, non vado da nessuna parte”.

- Non ti dimenticherò mai, Lee. Mai, non lo farò mai.- lo sentì bisbigliare ripetutamente contro il proprio petto, tenendo la camicia stretta in una morsa e non accennando a spostarsi da quel punto. - E sarò sempre tuo qualsiasi cosa accada, io sono tuo.-

- Zay.- ripeté il suo nome con dolcezza e una strana malinconia, scuotendo il capo e avvolgendolo meglio tra le braccia. - Non ti lascio, non mi perdi e non m’importa di quello che potranno dire le persone.. io sono innamorato di te.-

Lo tenne stretto mentre ascoltava il suo pianto, i singhiozzi che gli scuotevano il corpo, e arricciò le labbra in una smorfia nel percepire la sua stretta, come se si stesse aggrappando a lui con la consapevolezza di un’ultima volta. Gli venne quindi naturale bisbigliare contro il suo orecchio “Non lasciarmi” e il singhiozzo - molto simile a un verso di dolore - che il moretto si lasciò sfuggire dalle labbra fu tutto quel che gli servì per rafforzare la presa attorno al suo corpo e appoggiare la fronte contro i suoi capelli.

 

 

 

La mattina dopo si era svegliato con un fortissimo mal di testa, i ricordi della sera prima sigillati nella testa e il pianto di Zayn che gli risuonava ancora nelle orecchie. Si erano spostati nel letto e l’aveva tenuto stretto tutta la notte, vegliando su di lui e approfittando di quel momento per imprimere nella memoria ogni particolare del suo viso. Non voleva chiedergli il motivo di quello scoppio, dei suoi “Non ti dimenticherò mai” che avevano il sapore di un addio, preferiva rimandare a quando si sarebbe offerta l’occasione; aveva pianto a sufficienza in tutti quegli anni e ora che si scopriva innamorato di quel ragazzo non si sarebbe fatto rovinare quel momento.

Si era messo seduto nel letto, slacciandosi la camicia della sera prima e buttandola a terra con una smorfia, puzzava di alcool e vomito, per poi allungare un braccio verso il comodino e recuperare una pastiglia e il bicchiere d’acqua, sorridendo al foglietto e alla calligrafia del più piccolo.

Solo dopo essersi fatto una doccia, aver indossato un paio di boxer e essersi guardato attorno si era reso conto dell’assenza di Zayn, dei vestiti che indossava la sera precedente e che stavano piegati sulla parte del letto sfatta. Non aveva potuto pensarci troppo perché la suoneria del cellulare aveva rotto il silenzio, aveva risposto alla chiamata di quel numero sconosciuto e non salvato sulla rubrica e aveva rischiato di farlo cadere a terra per quel che Louis gli stava dicendo a una velocità incomprensibile.

- Cosa?! No! No, non me l’ha mai detto!- iniziò a gridare di rimando alle accuse del ragazzino, infilando frettolosamente un paio di pantaloni e una maglietta mentre teneva bloccato il cellulare tra l’orecchio e la spalla. - Come facevo a scoprirlo da solo, Louis?- sibilò quella domanda con i nervi a fior di pelle, per poi passare le dita tra i capelli e sussurrare: - Puoi trattenerlo, per favore?-

Non appena Louis rispose con un “Certo, ma fai in fretta” si catapultò fuori dalla stanza con un solo pensiero, non avrebbe perso anche lui.

 

 

 

 

 

Angolo Shine:

Anzitutto perdonate il ritardo, ero impegnata con il continuo di Car wash e ho preferito lasciare un momento in sospeso la long. Poi mi sono dimenticata oggi fosse venerdì, perché sono stata impegnata in questi giorni (vi risparmio il racconto di un viaggio disastroso) e ho perso il ritmo della giornata.

Quindi che dire? Penso si sia capito stiamo arrivando alla fine, giusto?

Il prossimo capitolo sarà tutto dal punto di vista di Zayn, così da analizzare meglio le sue scelte e quel che prova lui.

Non ho altro da aggiungere, oltre a “finalmente Jade è uscita di scena” o “finalmente Liam si è dichiarato”. E stavo notando, mentre scrivevo, che Leeyum e Kaylyn mi ricordano troppo Joey e Dawson (Qui non so quanti mi capiranno, la generazione degli anni ’90 sicuramente). Quel telefilm mi ha rovinato la vita.

Ho in mente una specie di spin-off in cui Leeyum e un piccolo Zayn si vedono per la prima volta in ospedale (non chiedete, non so perché), quando uno è appena uscito dall’incidente d’auto e l’altro ha appena perso la mamma (sono impazzita, mi voglio troppo male).

A venerdì prossimo!

   
 
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