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Autore: Vanya Imyarek    22/02/2015    1 recensioni
Per i Greci, il kosmos è l'ordine del mondo, basato sul perfetto equilibrio tra opposti, come luce e tenebre, bene e male. Ora, se la gente odierna sapesse che il kosmos è minacciato da un fantasma con vari problemi mentali e un chiodo fisso pr la propria divinizzazione, e che è invece difeso da un paio di ragazzi doppiogiochisti, opportunisti e pure alquanto iettatori, tutti impegnati a cercare di procurarsi un'antica corona egizia dai poteri straordinari, ci sarebbe da supporre che il mondo piomberebbe nel panico generale.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Servi del Kosmos'
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                                                        PENELOPE

 

 

 

                HAZELLE  COMBINA  UN  GRAN  CASINO

 

 

 

 

 

S’era dimenticato, quella cima. Certo, come si fa a dimenticarsi della persona con cui sei impegnato in un assurdo gioco che potrebbe essere scoperto da un momento all’altro, e andartene all’avventura con i cuginetti senza dire niente? Che razza di idiota.

E io l’ho anche aspettato per parecchio. Solo che a un certo punto lui non tornava, i ragazzi della undici avevano perso interesse ai movimenti dei figli di Hypnos e si erano riaddormentati, e l’ora prefissata per la riunione era passata da circa un quarto d’ora. Avessimo tardato ancora, l’esercito di Setne avrebbe iniziato a chiedersi che fine avessimo fatto.

 E così, mi rassegnai a fare il mio viaggio nell’ombra e ad andarmene senza di lui. Casomai ci avrebbe raggiunti dopo. La mia uscita improvvisa fuori dalle tenebre fece prendere un colpo a Gaia.

 “Mamma mia! Meno male che sei tu” commentò lei.

“E chi ti aspettavi?” replicai. “E poi scusa, non ti sei ancora abituata?”

 “Alla gente che salta fuori dal nulla? No” ribatté asciutta lei, come se il mio commento l’avesse in qualche modo urtata. Ma non l’avevo certo detto in modo offensivo! Che permalosa.

 “Comunque, è già iniziata la riunione?” le chiesi mentre ci avviavamo verso la sala deputata alle dette riunioni.

“No, stavamo aspettando voi. E anche Luciano e Mortimer tarderanno un po’. Ma che fine ha fatto Chad?”

“Non lo so nemmeno io” confessai. “E’ andato a controllare alcuni figli di Hypnos che stavano facendo casino, è uscito dalla cabina insieme a loro e non è più tornato. Alla fine ho preferito venire qui da sola, visto che se aspettavo lui non saremmo mai venuti”

“E non potrebbe essergli successo qualcosa?” replicò Gaia guardandomi con tanto d’occhi. Cavoli, a quello non avevo pensato. Avevo considerato tutto, meno che un potenziale pericolo di Chad. Ma che pericolo poteva trovare al Campo? Le arpie forse? Ma in quel caso sarebbero stati in troppi, quelle bestie non sarebbero mai riuscite a far fuori una cabina intera più uno.

 Che poi, perché erano usciti tutti dalla cabina, anche se sapevano della sorveglianza notturna? Non ci avevo pensato, mi ero limitata a imprecare mentalmente contro di loro per il ritardo. Perché quelle cose dovevano venirmi in mente solo quando me le faceva notare qualcuno? Dovevo prendere in considerazione tutto, se volevo riuscire a fare la spia.

“Non credo proprio” risposi a Gaia, che non smetteva di fissarmi come se fossi appena piovuta dalla luna. “Probabilmente è uno dei problemi dei suoi cugini, e i figli di Hypnos non sono i tipi che si mettono tanto nei casini”

Gaia mi indirizzò un’occhiata scettica, poi alzò gli occhi al cielo e bofonchiò qualcosa di indistinto.

 Percorremmo nel silenzio tutto il tragitto fino alla sala delle riunioni. Come aveva già accennato Gaia, c’erano già tutti, tranne Mortimer, Luciano e, ovviamente, Chad. Chissà cos’erano andati a fare i primi due.

Era presente anche Setne, che quella sera aveva un’aria particolarmente entusiasta. Perché? Doveva bollire in pentola qualcosa di grosso. Forse aveva scoperto l’autore di un delitto particolarmente efferato, o individuato una clinica con buona possibilità di trovare una cura contro il cancro. Non il genere di cose contro cui io e Chad dovevamo opporci, in ogni caso.

Il mio ingresso fu accolto da vari saluti, e qualche domanda su dove fosse Chad. Lo chiese anche Hazelle, cosa che suppongo gli avrebbe fatto molto piacere. La risposta che diedi sembrò convincente ad alcuni, altri, tra cui Dakao, ebbero la stessa reazione di Gaia. Secondo me, la stavano facendo troppo lunga per una cosa da niente.

Le occhiatacce però non durarono molto a lungo: per qualche motivo, l’attenzione generale sembrava calamitata su Hazelle (sì, anche più del solito). O per essere più precisi, lo era l’attenzione dei due maschi più grandi presenti in sala, e l’attenzione delle femmine era calamitata sul loro strano comportamento.

Setne, che di solito non si era mai spinto oltre a chiamare ‘bambola’ qualcuna di noi, nel perfetto stile di qualcuno che si sforza di fare il figo, quella sera era molto più disposto alla conversazione con quella particolare ragazza, e non le risparmiava battutine spiritose.

Dakao, il cui atteggiamento mi sorprendeva molto di più, perché fino ad allora era rimasto del tutto indifferente al fascino di Hazelle, manifestava questa sua attenzione in una serie di premure. Era esonerato Calvin, per fortuna, probabilmente a causa dell’età.

Hazelle, dal canto suo, sembrava perfettamente a suo agio in quella situazione. Rispondeva con un buon senso dell’umorismo alle battute di Setne, e con sorrisi affettuosi alle cortesie di Dakao.

Nel frattempo, nessuno compariva, e la riunione non iniziava. Noialtre avevamo anche smesso di chiacchierare, troppo perplesse per la scenetta di Hazelle.

Considerando quanto nel frattempo stava accadendo a Chad, Mortimer e Luciano, non ho idea di come sarebbe andata a finire se le cose fossero continuate in quel modo. Ma tutto quel teatrino ebbe un’inaspettata quanto sgradevole interruzione. Pian piano, iniziò a diffondersi nella stanza una puzza micidiale, veramente l’odore peggiore che si potesse concepire. La cosa che vi si avvicina di più è un cadavere fatto a pezzi molto piccoli, impacchettato in calzini sporchi, e il tutto lasciato in immersione nel letame per un giorno. Veramente una cosa da voltastomaco.

 Oltre a lamentele e imprecazioni, però, ci sorse anche il legittimo dubbio: da dove diavolo veniva? La risposta, a giudicare da quanto era sbiancata, sospettai avesse qualcosa a che fare con Hazelle.

 “Scusate, ragazzi …” esordì lei, guardando con aria lievemente imbarazzata i suoi spasimanti. “Vi dispiacerebbe uscire un attimo? Vorrei vedere se io e le ragazze siamo in grado di fare qualcosa per questo odore tremendo”

I ‘ragazzi’ obbedirono immediatamente, senza nemmeno fare domande, e Calvin li seguì. Noi ragazze, dato che nessuna del gruppo era scema, guardammo tutte Hazelle con aria gelida.

“Fay, cos’hai combinato?” le chiesi io.

Lei sospirò profondamente. “Ragazze, mi dispiace, ma temo che questo odore venga da noi”

 “Che?!” fu la reazione di Gaia. “Ma io mi sono fatta la doccia due ore fa! Che razza di trucco è questo?”

“Una maledizione di Afrodite” replicò Hazelle, sembrando insolitamente a disagio. Devo ammettere che un po’ ci godetti, anche perché la scoperta di essere io ad avere addosso quell’odore schifoso non mi aveva esaltata particolarmente. “Ne pose una alle donne di Lemno, nei tempi antichi, perché avevano rifiutato il suo potere. Andò a finire che i loro mariti le rifiutarono e loro per vendicarsi li massacrarono tutti, ma questa è un’altra storia. C’è lei comunque, dietro a tutto questo”

“Quindi sa chi siamo e dove ci troviamo?” meditò Regina. “In quel caso non sarebbe stato meglio dire a Zeus dov’eravamo, così che ci fulminasse tutti?”

“No, non sa nessuna di queste cose” rispose Hazelle, sempre più a disagio. “In un certo senso è stata colpa mia”

Si alzò e si tolse dalla vita una cintura che fino ad allora non le avevo mai visto addosso. Non ero una grande eserta di moda, ma chiunque avrebbe ammesso che era davvero splendida: una sorta di fusciacca di stoffa, dai colori cangianti e lucenti e dall’aria così leggera da essere quasi impalpabile. Io sulle prime non capii, e così Regina; ma Gaia sgranò gli occhi inorridita.

“Hai rubato la cintura del desiderio?!” chiese.

 Hazelle sorrise mesta. “Speravo che sarebbe stata una buona arma, avrei potuto usarla per corrompere qualcuno dei nostri nemici. L’ho indossata stasera per fare una, diciamo, prova generale”

Io e Regina ci scambiammo un’occhiata confusa, e alla fine sbottai. “Ehi, un momento, noi non ci stiamo capendo niente. Cos’è questa cintura?”

“Un oggetto magico che, se indossato, fa innamorare chiunque del suo proprietario” replicò Gaia, guardando male Hazelle. “E’ intessuta con tutti i trucchi dell’amore: chiacchiere, scherzi, tenerezza e altre cose su cui è meglio sorvolare. E non so come, questa svegliona è riuscita a fregarla ad Afrodite, sua legittima proprietaria. Adesso mi spiego cos’avessero i maschi di tanto strano oggi”

“E quindi Afrodite ha scoperto il furto ha maledetto tutte noi?” ricapitolai.

“E che c’entriamo? Perché non Hazelle e basta?” protestò giustamente Regina.

“Per i greci le cose funzionano in questo modo” rispose Hazelle, imbarazzata com’era giusto che fosse. “Per la colpa di uno solo, puniscono tutta la sua comunità”

Io la guardai malissimo. Poteva pensarci prima di prendere quella cintura! E poi, che bisogno ne aveva? Hazelle era già di per sé una calamita per i ragazzi. A dire la verità, probabilmente era più affascinante che bella. Chad, che l’ha descritta la volta scorsa, credo fosse troppo occupato a guardarle la camicetta per notare che aveva il naso piuttosto schiacciato, il che non donava particolare grazia al suo viso.

Però aveva cervello, istruzione, senso dell’umorismo e maniere piuttosto provocanti, senza mai scadere nella volgarità. Tutto questo esercitava un fascino pazzesco sui maschi, di qualsiasi età, razza e livello ormonale, e quella non era il tipo di ragazza che veniva dimenticata una volta ottenuto ciò che si voleva da lei.

E con tutto questo, non ero affatto sicura che il suo scopo fosse usare il fascino aggiuntivo per far perdere la testa ai nemici. Ad Hazelle piaceva essere corteggiata e ammirata. Credo che sotto l’apparente modestia e autoironia se la godesse un mondo. Non mi era ancora ben chiaro se fosse semplicemente questo piacere o desiderasse ottenere benefici particolari dai vari soggetti, ma stava di fatto che non era mai stato un mistero, per noi, il fatto che desiderasse catalizzare tutta l’attenzione maschile su di sé.

Ma rubando la cintura di Afrodite aveva decisamente esagerato: con ogni probabilità, ci aveva fatte scoprire tutte. O ci avrebbe fatte scoprire tutte, perché anche nell’eventualità che Afrodite avesse maledetto la ladra della cintura e le femmine del suo gruppo, le sarebbe bastato dire agli altri dei di stare attenti a chi avesse addosso quel fetore per farci beccare. Tutto grazie alla cara Hazelle. Stavo già considerando che genere di sfiga sarebbe stato meglio tirarle, quando Regina si decise a intervenire con un minimo di razionalità.

“E come facciamo a liberarci della maledizione?”

 “Non so se Afrodite sarà così clemente da togliercela qualunque cosa facciamo” replicò Gaia, guardando malissimo Hazelle. “Il massimo che potremmo fare, sarebbe restituirle la cintura e sacrificarle qualcosa”

“E potrebbe anche non funzionare? Fantastico!” replicai, lanciando un’altra occhiata di fuoco ad Hazelle.

 “Comunque tentiamo” rispose Regina. “Hazelle, tu dove hai preso quella corona?”

“Sull’Olimpo, nelle stanze personali della dea”

Malgrado la situazione, rimasi davvero stupita da quella risposta. Hazelle doveva aver avuto un coraggio e un’abilità incredibili, per riuscire, da membro dell’esercito di Setne, a intrufolarsi nelle stanze personali di una dea sull’Olimpo, rubare qualcosa e tornarsene indietro senza che nessuno si accorgesse di nulla nell’immediato. Riguardando ora agli eventi, la ammiro quasi; ma allora non provai altro che risentimento. Insomma, se fosse stata catturata, probabilmente gli dei le avrebbero fatto sputare tutto su di noi, e avrebbe rivelato tra le altre cose il nostro doppio gioco. Che cara ragazza!

 In ogni caso, in quel momento dovevo smetterla di arrabbiarmi e pensare lucidamente a come uscire da quella situazione. “Bene, fare la stessa cosa credo sia improponibile. Afrodite si aspetterà sicuramente qualcosa del genere e avrà piazzato dei controlli appositi. E considerato che suo marito è Efesto e che il suo amante è Ares, preferisco non sapere cose succederà a chi cercherà di nuovo di infilarsi nelle sue stanze”

“E allora cosa facciamo?” chiese Regina.

“Io suggerisco di infilarla nella capanna dei suoi figli, al Campo Mezzosangue. La riporteremmo comunque in un territorio consacrato a lei, no? E a quel punto ci penserebbero i suoi bambini a ridarle la cinturina”

“Oppure impuzzolentiremmo tutta la capanna” considerò Gaia. “E poi, come entriamo? Noi siamo nemiche del Campo, non possiamo passare i confini”

 “Ma una persona del Campo può autorizzarvi a entrare” feci notare io. “E io sono una persona del Campo fino a prova contraria”

“Se ne rederanno conto” Hazelle uscì dal suo imbarazzo, non so fino a che punto genuino, per fare un’osservazione piuttosto preoccupante. “Capiranno che ci ha fatte entrare qualcuno del Campo”

 “Ma Afrodite non può sapere che sei stata tu” notai. “Forse sospetta che l’abbia fatto qualcuno del nostro gruppo, ma non ha prove certe. Molto probabilmente la maledizione è rivolta al gruppo di cui fa parte il ladro in generale. E non c’è motivo per cui non possa averla rubata a qualcuno del Campo”

 “Be’, non so te, ma a mio parere la puzza si sarebbe vagamente notata” obiettò Gaia.

 “E si è sentita solo adesso. Il colpevole se ne sarà reso conto e avrà restituito la cintura alle persone più prossime ad Afrodite nei paraggi”

“Ma allora a puzzare non dovrebbe essere stata tutta la sua capanna?”

“Il colpevole ha pregato tutti di non dire niente e ha promesso qualcosa in cambio” risposi.

“Ogni capanna saprà che la colpa non è sua” osservò Regina.

“Ma non avranno la stessa certezza sulle altre” replicò Hazelle, togliendomi le parole di bocca.

 “Allora è deciso” concluse Gaia. “Penelope, riesci a portarci tutte al Campo?”

“Forse” borbottai, perché sebbene avessi già fatto qualche pratica nel portare la gente con me nel viaggio nell’ombra, grazie a ragazzini di Ermes nobilmente sacrificatisi alla causa, non avevo mai tentato di farlo con così tante persone.

Tanto per la cronaca, ci riuscii. Svenni, ma ci riuscii. Quando mi ripresi, dissi la formula praticamente subito, e tutte fummo dentro. Ora, la situazione sembrava stesse per andare perfettamente liscia; sembrava, appunto, perché mi ricordai di un particolare che non avevo calcolato.

 “Le arpie, maledizione!” sibilai a mezza voce, maledicendomi per la mia stupidità. “Ci saranno le arpie a controllare il coprifuoco … se ci beccano, siamo fregate”

 Le mie compagne proruppero in un vociare di commenti sussurrati.

“Be’, ormai è un po’ tardi per cambiare piano, proviamo a non farci beccare e basta”

 “Regina, ti faccio notare che puzziamo di pesce marcio!”

“Questo è un insulto ai pesci marci …”

 “Hazelle, per favore …”

“Calmati, scherzavo. Ma non abbiamo tra noi qualcuno di straordinariamente abile a portare sfortuna?”

 “Devo fare tutto io, eh?” brontolai, ancora sfinita per il viaggio nell’ombra. Mi augurai che i miei poteri sulla sfortuna non richiedessero energia, in fondo dovevo solo augurare che le cose andassero storte alla gente.

 Ci addentrammo nel Campo, con maggior sicurezza (ma neanche tanta, a dire il vero …). Grazie al nostro delicato olezzo, le arpie avvertirono immediatamente la nostra presenza.

 “Ragazzi fuori dalle cabine! E che non fanno la doccia da quando sono nati!”

“Ora!” sibilò Hazelle.

Ignorai il fastidio di farmi dare ordini da lei e sussurrai “Arpie, prendete la strada sbagliata!”

Dalla nostra posizione, riuscimmo a intravedere le sagome di quei maledetti mostriciattoli che si allontanavano verso la Casa Grande, esattamente davanti a noi. Bene il loro problema era eliminato. Avanzammo verso le cabine, sperando che l’odore non svegliasse nessuno. Già che ero lì, mi chiesi di nuovo se Chad fosse tornato dalla sua spedizione notturna con la capanna di Hypnos, e, in tal caso, se si fosse recato al rifugio di Setne. Chissà se saremmo riusciti a fare quella riunione, alla fine?

Comunque, mentre eravamo ormai al centro dello spazio comune, dirette verso la capanna dieci, sentii il grido di un arpia. “Ehi! Sono davanti alle capanne!”

 “Ma non avevi detto loro di sbagliare direzione?” sussurrò Gaia, guardandomi storto come se fosse colpa mia. E certo … io avevo fatto loro sbagliare strada, non avevo esplicitamente impedito che si girassero e ci vedessero. Fu lì che imparai quanto esattamente dovessi essere precisa nell’usare i miei poteri. Certo, però, che la nostra era Sfiga con la S maiuscola!

“Impigliatevi tutte da qualche parte e siate impossibilitate a vederci e sentirci!” sussurrai. Le arpie, che ovviamente si erano messe a volare verso di noi, finirono impigliate negli alberi, producendo un forte rumore di fronde e foglie secche. Si misero pure a strillare come delle pazze, facendoci rischiare comunque di essere scoperte.

“Okay, lasciamo perdere, cacciamo quella cintura nella capanna e filiamocela!” sibilò Gaia. Accorremmo alla capanna dieci, socchiudemmo appena la porta perché la luce non svegliasse nessuno, io appallottolai la cintura e mi esibii in un bel lancio sulla maniglia della porta del bagno.

 Improvvisamente la puzza sparì, e l’aria fu priva di odori. Sospiro di sollievo generale. Bene, ed era fatta, adesso dovevo rifare il viaggio nell’ombra e far squagliare tutte. Hazelle contemplò la cintura con rimpianto, ma le occhiate feroci che le indirizzammo le fecero passare subito tutta la sofferenza del distacco.

 Mi stavo giusto concentrando per il viaggio nell’ombra, quando sentii un ringhio sordo dietro di me. Ma ti pareva. Non era ancora finita. Come in una di quelle scene dei film horror, io e le altre ci girammo lentamente, troppo spaventate per fare movimenti improvvisi, per trovarci davanti un immenso serpente con l’aria per nulla innocua, la bocca serrata da una museruola non trattenuta da nessuno e decorata da una targhetta a forma di osso.

So perfettamente che può sembrare strano, ma ero così spiazzata che il mio primo pensiero non riguardò le mie possibilità di sopravvivenza. Piuttosto, consistette in: ‘E questo coso da dove sbuca?’

 

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

ed ecco che, mentre Chad va a ficcarsi nei casini da una parte, Penelope lo fa dall’altra. Anche se, come probabilmente avrete capito dalla fine del capitolo, il tutto andrà a convergere in un unico, grande casino. E ora, uno spoiler sul suddetto! Nel prossimo capitolo, Chad dovrà gestire la situazione che ha precedentemente delineato, finendo per introdurre al Campo diversi soggetti poco raccomandabili.

 

  
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