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Autore: Blue_Wander    23/02/2015    5 recensioni
"XANA aveva scoperto dalla rete che c'era solo una cosa in grado di distruggere per sempre il bene: l'amore del male. E quale migliore simbolo d'amore se non un figlio? Il problema era che lui non sapeva amare, non poteva nemmeno provare sentimenti. Questo gli ha sempre impedito di vincere[...]. Però, per ANAX, il tempo era passato e questo andava contro ogni regola del mondo virtuale."
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Emy entrò nell’aula di inglese con la testa bassa, lo sguardo puntato sul pavimento, un po’ imbarazzata per il suo strano abbigliamento di quella mattina, avvertendo su di se lo sguardo di tutti i presenti in aula. Il più velocemente possibile si diresse verso il suo banco, condiviso con Yumi, la sua nuova amica, sedendosi e poggiando la borsa sul banco, nascondendosi e sbuffando appena.
-Buongiorno…?- Yumi la squadrò, chiedendosi internamente il motivo dell’abbigliamento fin troppo elegante e provocante dell’amica.
Emy sospirò di nuovo, portandosi una mano sulla fronte. –Non mi sembra tanto buona come giornata.
La mora abbozzò un sorriso, posando una mano chiara sul braccio della compagna di banco. –Che succede, vuoi parlarne?
-Ce ne è bisogno? Guarda come mi sono dovuta vestire oggi!- rispose la ragazza a voce bassa, esasperata.
-Dovuta?- Yumi alzò un sopracciglio, confusa.
-Già…Qualcuno ha rubato tutti i miei vestiti tranne questo troppo corto, il paio di calze che indosso e un completo intimo nero.- rispose, provando a tirare giù la gonna. –Vorrei solo che la smettessero di guardarmi, non hanno mai visto un paio di parigine?
L’amica alzò gli occhi al cielo, ridendo un pochino. –Lasciali stare, sono maschi. Piuttosto, hai un’idea su chi possa averteli rubati, vero?
-So a che cosa stai pensando, ma non credo sia stata Sissi: non abbiamo esattamente la stessa taglia. E poi perché dover rubare i miei quando ne ha il doppio? Il suo armadio è pieno zeppo di roba firmata da supermodella. Potrei essere invidiosa…
Yumi alzò le spalle. –Dopo chiederemo a Jeremy di fare una piccola ricerca, magari potrà darci una mano.- sorrise, tirando un po’ su il morale ad Emy.
Immediatamente l’attenzione dell’intera classe si posò sulla porta, da cui, silenziosamente, stava entrando un giovane uomo. Capelli scuri e occhi neri come pece, contrastanti con la pelle lattea e lo sguardo quasi minaccioso, pronto a incutere timore a chiunque lo incontrasse. Eppure, era una di quelle bellezze spaventose, risaltanti all’occhio. Emy lo studiò: portava una larga camicia cremisi infilata dentro i jeans, abbinati a delle Timberland nere. Non sapeva perché, ma le sembrava di averlo già visto da qualche parte.
-Buongiorno.- cominciò, lasciando che in tutta l’aula riecheggiasse il tono profondo e severo della sua voce. –Sono il professor Werner Lukas. Da ora in poi sarò io a sostituire il vostro vecchio insegnante, questo è tutto. Ci sono domande?
La classe rimase in uno straziante silenzio; ognuno sperava che qualcuno dicesse qualcosa, ma, ovviamente, non accadde mai. La maggior parte delle ragazze erano incantate dal fascino del giovane insegnante, scatenando così nei ragazzi una palpitante gelosia, mista a invidia e odio.
Solo Emy e Yumi si erano rese conto che, effettivamente, c’era qualcosa di anomalo in tutta quella situazione, eppure entrambe, distratte dalla tensione, lasciarono perdere l’istinto.
-Bene, cominciamo con l’appello.- cominciò l’insegnante, sbuffando e sedendosi, appoggiando il viso sulla sua mano, mentre con l’altra scorreva i nomi sul registro, chiamando ogni alunno, senza soffermarsi troppo sul cognome di Yumi, cosa che la ragazza trovò davvero molto strana per un uomo che non sembrava avere nessun tipo di familiarità con il mondo orientale.
Nonostante fosse la prima lezione, il professore cominciò comunque a spiegare un argomento di grammatica inglese, facendo alcuni esempi alla lavagna. Emy guardò attentamente le dita dell’insegnate, intento a scrivere con movimenti veloci ma comunque precisi, quasi inumani. Fissò le spalle larghe e le gambe lunghe, chiedendosi come mai un professore che sembrava così esperto fosse anche così giovane. Poteva avere si e no vent’anni e questo, la ragazzina non se lo fece scappare.
-…Ina Stairs, signorina Stairs, mi sta ascoltando?- chiese il professore, non poco scocciato, notando che comunque la ragazza non gli prestava attenzione, intenta a fissare un punto indefinito della lavagna.
Piano e senza farsi notare, Yumi la scosse, cercando di svegliarla da quello stato di trance in cui si trovava.
-Eh? Cosa?- sussurrò la giovane all’amica, arrossendo.
-Emily, giusto?- chiese l’insegnante, ottenendo un accenno positivo da parte dell’interpellata. –Ti pare forse il momento di sognare ad occhi aperti?
-M-mi dispiace, io…- Emy venne interrotta.
-Non servono a niente le scuse. Riceverai una punizione questo pomeriggio, ti aspetto in quest’aula alle tre.
Subito dopo suonò la campanella.
 
L’uomo era intento a disegnare qualcosa sul suo blocco dalla copertina scura, probabilmente molto agitato, anche se non lo sembrava per niente. Abbassò lentamente lo sguardo sull’orologio da polso, notando con piacere che l’alunna che stava aspettando per la punizione era in ritardo di ormai ben dieci minuti, esaltandosi al pensiero di poter incrementare il castigo della fanciulla. Nello stesso istante la porta si aprì, rivelando la ragazza tanto attesa -sempre in abito bianco troppo corto e in parigine scure.
-Buongiorno, scusi il ritardo.- disse la ragazza, guardandolo alzarsi dalla sedia e chiudere quel piccolo quaderno. –Emh, devo entrare?
-Però, sei perspicace.- lui la guardò, alzando di poco un sopracciglio. –Forza, entra.
La giovane obbedì, chiudendo la porta dietro di lei e raggiungendo la cattedra. –Quindi? Cosa dovrei fare?
L’insegnate la affiancò, sfiorandola, quasi. Indicò verso un angolo dell’aula con delle scope, dei secchi d’acqua e degli stracci. –Li vedi quelli?- chiese, guardando l’alunna deglutire rumorosamente e annuire. Lentamente si abbassò al suo orecchio. –Quella è la tua punizione.
Emy arrossì di botto, allontanandosi. –Q-quindi dovrei pulire? In sostanza è questa la punizione?
Il professore annuì. –Sì. Dato che non hai fatto niente di grave dovrai pulire solo la lavagna e gli scaffali in fondo. Ritieniti fortunata che non aggiungo altro, meriteresti di pulire anche il pavimento per i dieci minuti di ritardo, lo sai?
La mora non disse niente, sospirando appena e dirigendosi verso l’angolo indicatole poco prima, afferrando un secchio pesante e portandolo vicino alla lavagna, per poi tornare indietro e prendere due stracci asciutti.
-Io starò seduto qui, ricordati che ti controllo.- l’uomo si sedette sul bordo della cattedra, osservando i movimenti lenti e quasi meccanici di Emy.
La ragazza si piegò per un solo attimo, cercando di essere il più discreta possibile, immergendo uno dei due panni nel secchio pieno d’acqua, per poi strizzarlo e passarlo delicatamente sulla superficie scura della lavagna, osservando la leggera polverina colorata lasciata dai gessetti, sparire come se non ci fosse mai stata prima. C’era solo un problema in tutta quella apparente e innocua situazione: ­­­­la bassa statura della ragazza le impediva di arrivare nella parte alta della lavagna. Provò ad arrivarci mettendosi in punta di piedi e allungando le braccia il più possibile, senza successo. Si girò verso il professore, intento a leggere qualcosa sullo stesso quadernino in cui stava disegnando poco prima.
-Emh…- cominciò Emy, arrossendo appena. –Non ci arrivo.
Lui sospirò rumorosamente, chiudendo il blocco e poggiandolo sulla cattedra. –Prendi una sedia.
Il rossore sulle gote della ragazza non fece altro che crescere. –Non posso.
Lukas alzò un sopracciglio. –Non puoi? Forse non hai capito, questa è una punizione, non lo stai facendo per divertimento. Forza, prendi questa maledetta sedia e finisci il tuo lavoro.- la ragazzina abbassò il volto, mordendosi la lingua per non piangere dall’imbarazzo. –E di sicuro non guarderei una come te, quindi non farti tanti problemi inutili.
E con l’ultima frase, uscì anche qualche lacrima che la giovane cercò subito di asciugare, trascinando la sedia e, finalmente, pulendo tutta la lavagna, facendo sì che tornasse a splendere, come doveva essere da appena acquistata. Lentamente scese dalla sedia, per poi rimetterla a posto, non notando che in realtà il bel professore aveva guardato più volte.
 
Teo camminava velocemente in cerca della cugina, non riuscendo a trovarla da nessuna parte. Si stava ancora interrogando sul motivo per il quale fosse lui a dover girare continuamente per cercarla, ma da un lato non gli dispiaceva, era comunque un modo per provare a recuperare il rapporto familiare di un tempo. Scosse il capo: aveva cose più importanti a cui pensare perché, come predetto da Jeremy, ANAX, la loro nuova nemica, aveva attivato una torre, esattamente come aveva fatto tempo prima, per l’ultima volta, il padre.
Girò l’angolo, pronto a salire le scale, un po’ infastidito dal fatto che Emy non rispondesse nemmeno al cellulare. Ma non appena si avvicinò alla scalinata udì il pianto familiare di qualcuno e, girandosi, vide una figura seduta sul pavimento con la testa sulle ginocchia alzate che singhiozzava, il viso nascosto dai capelli corvini.
Teo avrebbe dovuto prendere la cugina dal braccio e trascinarla da Jeremy come gli era stato ordinato, ma nonostante fosse sempre stato dedito alle regole, si avvicinò lentamente, inginocchiandosi al suo fianco. Piano e con un estrema lentezza Emy alzò la testa, guardando il minore negli occhi, per poi abbracciarlo, continuando a piangere. Inizialmente il ragazzo non ricambiò il gesto della mora, stupito ed incredulo, ma con cautela circondò la vita della maggiore, notando che i vestiti della ragazza erano bagnati e che emanavano odore di detersivo.
-Emy, che è successo?- chiese il ragazzo, abbastanza in imbarazzo per tutta la situazione. Non ottenne subito una risposta, la cugina si limitò a continuare a piangere, un po’ perché si vergognava, un po’ perché non riusciva a parlare.
-L-lui mi ha…mi ha m-messa in punizione.- fece una piccola pausa, riprendendo fiato, tra le lacrime e i singhiozzi –E ha detto che avrei do-dovuto pulire l’aula. Ma io non a-avevo fatto niente di male!
-Lui chi?- chiese il minore, slegando l’abbraccio e spostando alcune ciocche scure dal viso della ragazza.
-È il nuovo professore di inglese. E mi ha f-fatto pulire la lavagna e gli sca-scaffali. Ma poi..mentre sistemavo di nuovo i libri sopra l’ultima mensola…mi ha buttato tutto il secchio dell’acqua addosso, insultandomi.- Emy sembrò infervorasi per un attimo -Come se non fosse abbastanza, no? Sono scappata e sono venuta qui.- abbassò lo sguardo, guardando come la leggera stoffa dell’abito faceva intravedere il nero del reggiseno. Teo seguì lo sguardo di Emy, intuendo la situazione. –Capisci? Non potevo andare in giro in questo modo.
Il minore le fece un sorriso rassicurante. –Vieni, ti presto una felpa.
Lentamente si incamminarono verso la stanza di Teo, camminando uno a fianco all’altra, mentre l’insistente odore di candeggina non voleva saperne di andare via. Il castano aprì la porta della camera che divideva con Jeremy, facendo entrare la cugina. Si diresse verso l’armadio, tirando fuori il suo fidato bomber verde militare, lanciandolo alla mora. –Tieni.
-Teo- cominciò lei, asciugando qualche lacrima e infilandosi una manica dell’indumento. –Come mi hai trovata? Non dovevi essere con i ragazzi?
Lui annuì. –Mi hanno detto di cercarti. ANAX ha attaccato.
-COSA?- esclamò lei. –E me lo dici in questo modo? Dobbiamo andare assolutamente da loro!
-Tu stai bene?- le chiese, poggiando una mano sulla sua spalla.
Emy sospirò, chiudendo gli occhi appena. –Questo è più importante di uno stupido professore. Andiamo.
Entrambi si recarono alla fabbrica abbandonata, nella speranza di non essere arrivati troppo tardi.
 
-Fai attenzione Odd!- esclamò Jeremy, sporgendosi verso lo schermo, allarmato. –Un atro colpo e puoi considerarti fuori!
Il diretto interessato strinse con la mano il proprio gomito colpito, sparando alcuni colpi laser a raffica, pensando che ormai non aveva niente da perdere.
-Mi dispiace ragazzi, non ho ancora capito come usare il cristallo…vorrei essere d’aiuto in qualche modo…- spiegò Teo, fermo in un angolo, osservando la scena.
Yumi si piazzò davanti a lui in uno scatto, parando un colpo letale con uno dei suoi ventagli, per poi lanciarlo verso uno degli innumerevoli Crab. –Ragionaci su e non stressarti, ti copriamo noi.- il minore annuì, arrossendo appena, poi Yumi affiancò Ulrich, continuando a combattere.
-Merda!- esclamò Odd. –Ehi, Jeremy, ho finito i colpi.-
-Finirai anche i punti vita se non stai più attento! Ti ricarico, dammi due minuti.- rispose il leader, digitando velocemente sui tasti ingialliti del supercomputer.
Emy affiancò il biondo, schivando appena il raggio di un Kankrelat. –Non preoccuparti, nel mentre ti copro io.- Odd fece un mezzo sorriso, per poi vedere con la coda dell’occhio uno dei Crab puntare Aelita, concentrata su alcuni Block. Con un balzo la raggiunse, spostandola dal raggio del mostro, firmando così la sua condanna, non più in tempo per schivare il colpo destinato all’amica elfa.
Per Teo tutto si fermò in un istante, osservando così Odd, mettere le mani davanti al viso come per proteggersi. Il ragazzo strinse tra le mani l’antico bastone, la cui gemma scarlatta aveva cominciato a brillare e il tempo aveva come ricominciato a scorrere.
Odd cadde a terra, subendo il colpo al braccio, pronto alla devirtualizzazione, che però non avvenne mai. –Aspettate.- cominciò, mentre Emy infilzava il malefico simbolo sulla testa del mostro con una freccia. –Che diavolo è successo?
Jeremy spalancò la bocca. –Teo, per caso sei stato colpito?
Il ragazzo scosse la testa. –No, Yumi ed Ulrich mi stavano coprendo, perché?
-Ti sono rimasti quaranta punti vita, mentre Odd sembra averne recuperati sessanta…- il biondo fece una pausa. –Credo di aver capito come funziona il tuo cristallo, amico.
Una volta che Aelita disattivò la torre attiva, tutti tornarono nelle loro camere, tranne Yumi ed Emy che avevano chiesto a Jeremy –qualche ora prima- di fare una ricerca sulla scomparsa dei vestiti della minore tra le due. –Non penso ci sia molto da dire, quando ANAX ha attaccato ha fatto sparire i tuoi vestiti, probabilmente prendendo il controllo su Sissi o su un insegnante, non saprei, davvero.
-C’è un modo per recuperarli?- chiese Yumi.
-Un ritorno al passato…- Jeremy sospirò. –Ma non credo sia una buona idea.
-Io ho bisogno dei miei vestiti.- rispose Emy, seriamente disperata. –Ti prego. Sei sicuro che non ci sia un altro modo?
Il leader sembrò pensarci, aggrottando le sopracciglia. –Di notte vengono accese le telecamere di sorveglianza, vero?
-Sì, ma non possiamo sapere quando sono stati rubati.- constatò la maggiore del gruppo.
Jeremy si strinse nelle spalle. –Vale la pena tentare; mi basta entrare nel sistema della scuola e poi avremo il via libera. Le telecamere hanno una memoria di ventiquattro ore, quindi dovremmo mandare avanti fino all’ultima notte registrata.
Nonostante quella di Jeremy fosse una buona idea, non ci fu nulla di utile nelle registrazioni, perciò, dopo l’ennesimo fallimento, i tre tornarono nelle loro stanze.
Emy chiuse la porta dietro di se, notando che Sissi la stava guardando insistentemente. –Che c’è?- chiese, sedendosi sul letto.
-Non mi ringrazi?- fece l’altra, mentre la maggiore inarcava un sopracciglio, visibilmente confusa.
-Per?
-Tsk, apri il tuo stupido armadio e poi vediamo se hai qualcosa da dirmi.
La ragazza fece come detto dalla sua compagna di stanza e, finalmente, ritrovò tutti i suoi vestiti. –Come hai fatto? Dove li hai trovati?- esclamò, avvicinandosi alla minore.
-Erano tutti ammassati in un’aula che non usiamo più, mio padre mi aveva chiesto di chiuderla definitivamente e ho trovato questi scarti della moda. Ho sentito subito la puzza di povertà e ho capito che era roba tua.
-Umh, grazie? Immagino…- Emy si passò una mano dietro la nuca. –Io devo uscire di nuovo, devo ridare questo a mio cugino.– disse, indicando il bomber prestatole qualche ora prima. –Ci vediamo dopo, Sissi, grazie per aver ritrovato i miei vestiti.- e così uscì dalla stanza, con ancora quel vestito maledetto addosso; si sarebbe fatta una doccia prima di cambiarsi.
Alla fine Sissi non era poi così cattiva.
 
Jeremy aprì la porta della stanza che divideva con Teo, ormai suo amico, trovandosi Emy che, nonostante fosse -insieme a Yumi- la più grande, rimaneva comunque la più bassa del gruppo. 
-Ciao, c’è mio cugino? Dovrei parlargli.- chiese la ragazza, sorridendo. Il biondo annuì senza dire una parola, facendo gesto al castano di avvicinarsi, mentre lui tornava ai suoi dispositivi.
-Emy? Che ci fai ancora con questo vestito?- chiese, piegando leggermente la testa di lato.
-Volevo farmi una doccia prima di cambiarmi.- rise leggermente, bramando davvero quel getto d’acqua bollente –E volevo anche ridarti la giacca: grazie mille, davvero. Scusa se ti ho abbracciato in quel modo, non avrei dovuto, so di averti messo in imbarazzo, hahaha.
Il castano sorrise appena. –Non fa niente, dopotutto siamo cugini. Mi dispiace di essere stato antipatico con te in questi ultimi anni.
Lei alzò le spalle. –Anche io ho la mia parte di colpa. Diciamo che potevamo giocarcela meglio entrambi. Ho sempre tenuto alla tua amicizia e il fatto che siamo cugini non cambia nulla; o almeno non avrebbe dovuto.- Emy porse l’indumento al proprietario che, prontamente, lo prese.
-Pensi che potremmo mai tornare come prima?- chiese, rigirandosi il capo d’abbigliamento tra le mani. –Amici?
La maggiore sorrise, socchiudendo appena gli occhi verdi. –Forse, chissà.
  
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