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Autore: PaleMagnolia    08/12/2008    4 recensioni
Avete presente la femme fatale degli anni Cinquanta - Marilyn, l'elegantissima Grace Kelly, Veronica Lake? Con biondi capelli sempre in ordine, classe e fascino da vendere, labbra color del corallo, e bellissimi abiti da sera?
Ecco, Evelyn Cleve non ci assomiglia neanche un po'. Ma non perché non ci provi, sia chiaro: anzi, le piacerebbe tanto, ma tanto tanto tanto, essere una di loro... Ma, ehi!, voi avete mai provato a essere impeccabili, quando un gatto vi osserva (appollaiato in cima al mobiletto del bagno come un piccolo avvoltoio peloso) mentre vi infilate le calze, la vostra migliore amica è in pieno delirio amoroso, vi sospira nelle orecchie tutto il giorno e mangia solo mele, e la vostra vecchia zia vi rimpinza di focaccine sciroppose?!
Io non so, ma Evelyn assicura che non è facile... No, non è facile neanche un po'! Seguite Eve Cleve attraverso (letteralmente) sandwiches con il tonno (e la maionese, e le cipolline), gatti mangia-calze, pasticcio di rognone e amiche logorroiche: ne vedrete delle belle, e soprattutto assaggerete un po' di tutto.
Genere: Commedia, Demenziale, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Millenovecentocinquantatré' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Qui troverete una piccola digressione su una coppia di personaggi che mi stanno tanto ma tanto simpatici. Devo ammettere che tramavo di farla finire così già da quando quei due si sono messi a... Ma suvvia, non divaghiamo.

Damian, povero, dovrà fronteggiare una Evelyn più confusionaria e contorta del solito, anche se animata da buone intenzioni...

“Salve, Miss Cleve”, le sorrise lui, avvicinandosi

“Salve, Miss Cleve”, le sorrise lui, avvicinandosi. Cathy si strinse al suo braccio con aria orgogliosa, sorridente, e salutò Evelyn agitando la mano.

La bocca di Evelyn si curvò fino a formare una piccola “o”, e la povera ragazza rimase a fissare Damian con espressione tutt’altro che acuta.

Cathy spostò lo sguardo da lei al suo cavaliere, perplessa. I due si comportavano come se si conoscessero: e allora perché mai Evelyn aveva un’aria così stupefatta?

“Su, Damian, caro”, disse rapidamente, per riempire il silenzio. “Perché non fai fare un giro di valzer alla mia amica?”

Evelyn sbiancò.

Damian invece sorrise, allegro. “Con piacere” disse, staccandosi garbatamente dal fianco della ragazza e tendendo una mano a Evelyn.

“Su, non essere timida. Prometto che il mio fidanzato non ti pesterà i piedi”, la esortò Cathy.

Fidanzato?

Evelyn posò la mano nel palmo teso di Damian, con l'aria di un maialino grassottello cui viene spiegato il significato del termine “porchetta”. Damian, ignorando il motivo della sua riluttanza, la tirò a sé, e i due cominciarono a volteggiare sulla pista da ballo. Da sopra la spalla di Damian, Evelyn rivolse uno sguardo implorante al professor Schrödinger; che ricambiò con teutonico smarrimento.

Rassegnandosi all’idea che nessuno sarebbe venuto a salvarla da quell’infingardo bigamo e infedele - che evidentemente aveva sedotto l'innocente Cathy, ma che poi offriva galeotti passaggi in bici alle povere Merry indifese - Evelyn si concentrò sui passi del valzer. Un-due-tre, un-due-tre, giro, un-due-tre…

“E così”, disse a un tratto mentre ballavano, in tono accusatorio. “È vero quel che si dice in giro?”

Insidiatore di fanciulle indifese.

Piegò la testa e lo fissò con sguardo torvo.

Un-due-tre, un-due-tre, giro.

“Che cosa, Miss Cleve?”

Canaglia d'un traditore.

Come fargli capire la gravità del suo comportamento, ma senza accusarlo apertamente? Evelyn si lambiccò il cervello - scalzando l'immagine degli arrosti al miele che affiorava prepotentemente alla sua mente - alla ricerca di una frase ambigua, a doppio taglio: in modo che lui potesse leggere il suo rimprovero fra le righe.

Non voleva che Damian si infuriasse con lei, perchè poi avrebbe dovuto spiegarne il motivo a Cathy - ma soprattutto perchè lui la stava facendo ballare, ed era anche bravo - però doveva capire che le ragazze non sono... Ecco, non sono come un tavolo del buffet. Non si può prendere tutto quel che si desidera e metterlo nel proprio piatto.

Sì, poteva andare. Però Evelyn voleva trasmettergli un'immagine che lo colpisse personalmente.

Finalmente, ricordò un'affermazione di Cathy (povera, ignara Cathy!).

“È vero che a lei non piacciono i canditi?”, chiese Evelyn, in tono vibrante di sdegno.

Damian le fece eseguire un controtempo.

Non capiva per quale motivo la giovane lo stesse guardando in quel modo... Insomma, non era colpa sua se i dolci caramellati, proprio non riusciva a mangiarli.

Mascalzone!

Evelyn lo guardò di nuovo storto.

Un-due-un-due-tre.

“Ehm, sì, è vero", rispose Damian gentilmente, cercando di ammansirla. Però proprio non capiva.

A-ha!, pensò Evelyn. Lo ammette!

"E quindi, pensa di poter mangiare quello che vuole, non è così?" Insinuò. "E se alla sua fidanzata non andasse bene, hm? Se lei si sentisse sminuita, umiliata e offesa dal suo comportamento?"

L'aveva detto subito, lei, quando Cathy se n'era lamentata. Non ci si può fidare di un uomo a cui non piacciono i canditi.

Damian la guardò di sottecchi, sorpreso, poi scrollò le spalle.

Ragazze. Non capiva mai di cosa diavolo stessero parlando.

Beh. A dire il vero, soprattutto quando a parlare era Cathy... Ma anche Miss Cleve non scherzava.

Un-due-tre, giro.

“Che intende, Miss Cleve?”, chiese infine, genuinamente perplesso.

“Voglio dire che, se si è voluta la bicicletta, poi bisogna pedalare…” fece Evelyn, sibillina, ma certa che lui avesse capito il sottinteso.

Sempre più confuso, Damian decise di non indagare. Probabilmente, pensò, era roba da femmine.

Nel frattempo, la musica terminò, e partì un tango. Damian si gettò di nuovo nelle danze, entusiasta, tirandosi dietro Evelyn.

A lei cominciava in realtà a girare un po’ la testa, ma non protestò.

Un tango è sempre un tango.

Volse lo sguardo intorno, per cercare di individuare Merry o il professore. Notò invece, a bordo pista, una graziosa donna sulla trentina vestita di rosso, con le braccia incrociate e l’aria indignata: guardava verso i ballerini con un’espressione fra l’incredulo e il furibondo.

Curiosa, Evelyn sbirciò le altre coppie danzanti, cercando di capire quale di esse stesse attirando le ire della signora.

Un-due-tre-quattro, cambio di posto.

Individuò due sposini novelli con la fede luccicante, una coppia di grassi coniugi che piroettavano leggeri come zucchero filato, e un ragazzino foruncoloso, che danzava con espressione afflitta con una bimba cicciotella e scatenata… Che sembrava proprio essere la sua sorellina minore.

Evelyn approfittò di una piroetta per gettare uno sguardo d’insieme. E fu allora che si accorse dell’incongruenza.

Due uomini in frac e scarpe lucide ballavano, teneramente allacciati, proprio al centro della sala. Le altre coppie danzanti volteggiavano intorno allo strano duo, lanciando al bizzarro spettacolo timide occhiatine.

Quando il più alto dei due fece eseguire all’altro un casquè, portando indietro il piede sinistro e facendo inarcare la schiena del compagno sul suo braccio, Evelyn potè guardare bene le loro facce.

L’uomo alto era il caposettore tradito dalla moglie. Il suo compagno, invece, che stranamente aveva una rosa a stelo lungo fra i denti, era quel famoso geometra... Con cui la sua gentil consorte era solita trascorreva ameni venerdì pomeriggio*.

Riga Di Legno e Filo A Piombo ballavano insieme, e si guardavano negli occhi con espressione sognante. Il caposettore fece eseguire al compagno di ballo una lenta giravolta, poi gli appoggiò la testa sulla spalla, con un sospiro.

La bella signora in rosso rivolse loro un ultimo sguardo sdegnato, poi si tolse la fede nuziale e la gettò, con gesto stizzoso, contro la neo-coppia.

Nessuno dei due se ne accorse.

O almeno.

A nessuno dei due parve importare un fico secco.

 

*E sabati sera, e martedì appena prima di mezzogiorno, e qualche volta anche giovedì, subito dopo dopo il tè delle cinque.
Tutti incontri molto ameni, però.
  
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