Serie TV > The Walking Dead
Segui la storia  |       
Autore: Schully    25/02/2015    1 recensioni
Capitoli in revisione.
Mi sono messa a pasticciare dopo un finale di metà stagione mooolto deludente... se vi piace sognare forse questa storia fa per voi... premetto che l'ho scritta e pubblicata... non le ho dato il tempo di riposare sono troppo arrabbiata se c'è qualcosa da aggiustare dite son tutta orecchi.
Genere: Angst, Drammatico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Carol Peletier, Daryl Dixon, Rick Grimes, Un po' tutti
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Anima tormentata…
 
 

Sono passati circa dieci giorni da quando Beth si è risvegliata dal coma, ed io mi sento di merda. La paura di perderla ha risvegliato in me un lato del mio carattere che credevo di aver definitivamente cancellato. Sono a pezzi! Mi manca, ma non riesco a guardarla né a parlarci, sono così arrabbiato con lei e con me stesso, perché le ho permesso di entrarmi nel sangue come la più forte delle droghe. Ed ora disintossicarmi è dura.
Finché dormiva non mi sono staccato da lei, l’ho vegliata mentre si agitava in preda a quelli che credo fossero incubi causati dal trauma al cervello o forse dai ricordi dolorosi del suo passato. Le ho parlato. Per farla svegliare, quando in giro non c’era nessuno che potesse sentirmi, ho persino cantato le sue canzoni con la mia voce stonata da fumatore, vergognandomi come un ladro.
In un momento in cui il suo sonno era particolarmente agitato, le ho messo in mano il suo lungo coltello, sperando che la memoria tattile della sua arma preferita la facesse sentire al sicuro. In passato avevo letto su di una rivista che con gli stimoli giusti si poteva uscire dal coma.
Ho pregato, sperato, e ora che il mio miracolo personale è avvenuto, non so cosa fare. L’unica emozione che riesco a sentire è la rabbia. Sono arrabbiato con lei e con me stesso per averla fatta avvicinare così pericolosamente, ho visto cosa potrei diventare senza di lei, e non mi piace. Non mi piace nemmeno l’idea di dipendere, per la mia sanità mentale, da qualcuno. Cristo! Nemmeno Merle era così importante per me, non quanto Beth.
Cazzo, che mi sta succedendo? Non sono preparato a tutto questo. 

Non sono degno di lei, questo è poco ma sicuro, è così dolce, pura. Credo che farei rivoltare Hershel nella tomba se sapesse ciò che provo per la sua bambina, se ancora non sono del tutto dannato credo che lui ci metterebbe una buona parola.
In un certo senso anch’io sono puro… in fondo non ho mai… ancora quello stupido gioco? Daryl, piantala! Non hai concluso un cazzo allora, non concluderai nulla adesso, è inutile che ci pensi.  Ma non è questo il punto. Il punto è Beth e il fatto che mi è entrata dentro in un modo che non credevo possibile.
È cresciuta tra mucche e pony, circondata dall’amore della sua famiglia, tra regali di Natale e favole della buona notte. Cazzo, quando l’ho conosciuta, il suo primo pensiero era raccogliere gli zombie in un fienile per curarli! Gli portava persino le galline da mangiare! Il mio primo pensiero all’inizio dell’apocalisse è stato: “uccidi, uccidi”.
Cosa potrei darle io che sono cresciuto tra le botte e la miseria? Cosa potrei darle per farla vivere meglio? La corromperei con quello che c’è dentro di me, ecco la risposta: alla fine sarei io a cambiare lei, non lei a cambiare me.
Lentamente, ne sono certo, spegnerei il suo fuoco. Non posso permetterlo, lei è la mia unica ragione di vita e per questo devo tenerla lontana da me. Non deve sapere ciò che provo per lei; il desiderio bruciante che ho di fondermi con la sua anima, di sentire per una volta l’amore con l’A maiuscola.
L’unico oblio degno di essere vissuto, a quasi quarant’anni mi tocca ammetterlo! Già, signor Dixon, questo è un bel viaggio nella tua coscienza. In passato l’ho ricercato nelle droghe, nell’alcool, paradossalmente devo ammettere che essere fatto non mi manca. Anzi, non quanto la paura di perdere Beth o di avere Beth.
Sono un po’ contorto, lo ammetto, ed è per questo che devo proteggerla sempre, anche da me stesso. Le starò alla larga qualunque cosa lei provi per me, perché, anche se non ho molta esperienza, ho visto come mi guarda. Ho riconosciuto quello sguardo, è uguale al mio.
So che le passerà! È giovane, incontrerà qualcuno di più adatto di me. Con meno peccati sulla coscienza ed io sarò il suo angelo custode dalle ali nere. La proteggerò a costo della vita, sarò il suo “guerriero”*.
Eccola, parli del diavolo e spuntano le corna! Beth è arrivata diritta da me, credevo che starmene in terrazza a fumare una Morley dietro l’altra avrebbe limitato i contatti, almeno per stamattina, in attesa che Rick mi desse qualcosa da fare per poterle sfuggire. Mi sono sbagliato, alla fine mi ha trovato.
Fortunatamente le sigarette qui non mancano, prima di andarmene sarà meglio che imboschi un paio di stecche. Faccio finta di non averla vista, ma lei si ferma a pochi passi da me e tira con due dita il mio gilet di pelle. Per un attimo, a quel lieve contatto il mio cuore esulta e, se lo ascoltassi fino in fondo, mi girerei e l’abbraccerei stretta, stretta. Invece mi limito a voltare un po’ il capo facendole un cenno. 
«Carol mi ha detto che hai il mio coltello, ne avrei bisogno, potresti ridarmelo, per favore?»
Il suo sguardo è cupo e determinato, quasi non vi è traccia della ragazza di cui mi sono innamorato, ormai mi tocca ammetterlo. La mia influenza è già stata così determinante? Ho già rovinato ciò che mi sono prefisso di proteggere? Non può essere, la mia determinazione crolla in un secondo:
«Che succede, ragazzina?» Chiedo preoccupato.
«Ah! Finalmente ti degni di parlare con me! È da quando sono uscita dal coma che non mi guardi e mi rispondi a grugniti. Cosa succede lo chiedo io a te! Ti ho forse fatto qualcosa? Sei arrabbiato, lo vedo, ma non ne capisco il motivo. Cosa succede Daryl?»
La ragazzina mi conosce, con una domanda ben piazzata ha fatto cadere il mio bel castello di carte. Guardandola negli occhi le rispondo con il tono di voce più atono che ho:
«Ho avuto da fare, vorremmo lasciare questo posto il più in fretta possibile e per farlo ci serve carburante, cibo, acqua. Dovresti saperlo, sei una sopravvissuta ormai.» Sull’ultimo pezzo di frase il tono mi è uscito più acido di quanto credessi, ma forse non se n’è accorta. Per rincarare la dose continuo la mia sparata, mi sento un po’ come quella notte alla capanna, la notte in cui le avevo permesso di conoscermi e di avvicinarsi. Ricordo tutto di quella notte, e quella sua dannata frase mi ronza in testa come non mai:
“So che ti mancherò, quando non ci sarò più Daryl Dixon!”

Stavolta non ho la scusa dell’alcool, è lo sguardo di Beth a mettermi a nudo. La miglior difesa è l’attacco, me l’ha insegnato Merle.
«Non ho proprio niente! Cosa credi? Che la mia vita ruoti intorno a te, ragazzina? Ho altre cose per la testa!» Dico quasi urlando. Voglio ferirla, non voglio ferirla… non capisco più niente, sento solo il fuoco dell’ira.
«Non chiamarmi ragazzina! Non lo sono più.»
Mi risponde con una voce talmente fredda e dura da lasciarmi spiazzato; non abbastanza, però, dal desistere dal mio proposito di allontanarla da me.
«Comunque, se proprio vuoi saperlo, la tua bravata ci è costata parecchio, sono dieci giorni che siamo bloccati in questo ospedale di merda! Cazzo volevi fare con quelle forbicette? Hai un cervello, no? Usalo di tanto in tanto!» La guardo negli occhi, convinto di averla definitivamente distrutta. Ma quella che ho di fronte a me non è più Beth, è la fenice risorta e mi guarda risoluta, senza scuse.
«Non avevo altra scelta» risponde.
«Puttanate, Beth, c’è sempre una scelta» mi verrebbe d’aggiungere “me lo hai insegnato tu”, ma desisto.
Lei mi guarda con i suoi occhi profondamente sinceri e ora velati di tristezza, credo a causa mia, le ho ricordato cose spiacevoli.
«Tu non eri lì, tu non c’eri!» Urla quasi, «non hai visto cosa succedeva. Gli stupri, i pestaggi, le persone ridotte in schiavitù per un po’ di cibo e un falso senso di protezione. Il pensiero che andandomene le cose sarebbero potute peggiorare mi era intollerabile. Anche tu lo avresti fatto! Ho agito come te.»
Mi urla contro, è fuori dai gangheri, ciocche bionde le sono scappate dalla coda, le guance sono in fiamme, ma sono i suoi occhi a lasciarmi senza fiato, brillano di tutto quello che vorrei ma che non posso avere. Così colpisco con l’affondo finale:
«Io non avrei sbagliato! Se l’avessi voluta morta, lo sarebbe stata.» Detto questo le do il suo coltello, il passaggio dell’arma mi dà la scusa perfetta per sfiorarle le dita. È l’unico contatto che mi permetto, dovrà bastarmi per un tempo indefinito, la lascio lì da sola. Ho bisogno di un’altra ricognizione dei dintorni.
Ogni volta che incrocio i suoi meravigliosi occhi, i miei buoni propositi vanno a farsi fottere, devo uscire da qui.
 

∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
 
 
La luce di mezzogiorno entra prepotente dalle finestre del Grady, se non fossimo in piena apocalisse direi che questa è una delle giornate d’estate che preferisco. Sole alto, cielo terso e zero afa. Anzi, devo ammettere che il venticello fresco che arriva da nord-ovest è quasi fastidioso, mi fa accapponare la pelle. Avessi una birra fresca e un po’ di Jazz in sottofondo credo mi sentirei meglio. Ma non posso averli… quindi mi accontento di questo attimo di pace.
Se penso che tra un paio di mesi verrà il freddo, mi sento male.
Ancora non ho un piano, non so dove condurre il gruppo, dove tenere al sicuro i miei figli. La cura di Eugene si è rilevata un fiasco, e ora senza la meta della capitale mi sento perso. Non posso darlo a vedere, devo essere forte.
Per un po’ avevo carezzato l’idea di stabilirci qui in pianta stabile, è un ospedale, ci sono medici e poliziotti, recinzioni solide, elettricità, ma dai racconti di Beth intuisco che l’agente Lerner non fosse l’unico problema, anzi.
Credo che siamo seduti su una polveriera pronta a saltare. Le risorse stanno finendo, troppo cemento; non si può seminare nulla qui, il cibo prima o poi scarseggerà e non voglio esserci quando questo accadrà. Ma rimane il punto, dove andiamo? Ributtarmi in strada senza una meta ben precisa è qualcosa che non posso accettare, però il tempo stringe, di solito l’ospite è come il pesce, dopo tre giorni puzza e noi siamo qui da dieci. Beth si è completamente ripresa, le è rimasto qualche vuoto di memoria ma nulla di preoccupante.
Sono molto felice, non so cosa avrei fatto se fosse morta anche lei. Non posso perdere più nessuno della mia famiglia, perché è questo che siamo ora, non siamo più un gruppo. Daryl è mio fratello, e Beth è mia figlia, anche se non abbiamo lo stesso sangue nelle vene.
È tempo di partire. Devo metterli al sicuro. La voce di Carol giunge alle mie spalle, facendomi volgere le spalle alla finestra.
«Rick, sono preoccupata per Daryl, da quando Beth si è risvegliata, non ha parlato quasi con nessuno, se ne va via sempre più spesso in missione, si isola, è diventato più acido e scorbutico del solito. È come se si incolpasse di qualcosa. Non va bene, non va bene per niente. Sono preoccupata.»
Questa giuro mi mancava, in tutto questo fottuto casino non credevo che avrei anche dovuto risolvere le beghe sentimentali del mio fratello acquisito. Mi scappa una risata e mi becco un’occhiataccia da Carol:
«Io sono seria, Rick la faccenda è più grave di quello che sembra, non possiamo permettergli di tornare quello di prima.»
Mi risponde con in viso un’espressione tesa, non so perché ma a me continua a scappare da ridere, forse sto avendo una crisi isterica. Non trattenendomi più, sbotto in una sonora risata:
«Sì, ma… non cogli l’ironia? Poco prima che tu entrassi stavo riflettendo sul fatto che siamo una famiglia, sul fatto che Daryl è mio fratello…» Continuo a ridere e lei mi guarda stranita, non cogliendo ciò che vorrei dire. «L’ho appena retrocesso a figlio adolescente alle prese con gli ormoni, e gli ormoni incazzati di Daryl sono mooolto pericolosi. Ahah.»
Finalmente Carol capisce e anche lei si lascia andare, dal troppo ridere ci teniamo la pancia, ad un certo punto con le lacrime agli occhi mi domanda:
«E in questa tua strana famiglia, Eugene che ruolo ha?»
«Oh! Be’ questa è facile, è lo zio strambo, che crede nelle cospirazioni aliene e porta i nipoti alle convention di Star Trek.»
Ancora risate. Erano anni che non ridevo così, non succedeva da prima che succedesse tutto sto casino, mi serviva, è stato liberatorio e credo che sia servito anche a Carol; questa donna è impressionante, nella mia strana famiglia, come l’ha definita lei, ancora non so che ruolo abbia. Ora non ho di certo il tempo per risolvere anche questo. Carol sembra leggermi nel pensiero e mi domanda:
«Cosa faremo, Rick? Come li terremo al sicuro?»
Non faccio in tempo a risponderle che Daryl piomba nella stanza.
«Io esco con Tyreese, Shasha e un paio di agenti, Glenn si è ricordato che poco fuori il quartiere cinese c’è uno di quei magazzini di stoccaggio,**  potrebbe esserci ancora qualcosa di utile, a quanto ricorda è stata invaso abbastanza in fretta; i saccheggi dovrebbero essere stati contenuti, vale la pena controllare. Cercheremo di tornare prima che faccia buio, altrimenti troveremo un posto sicuro dove passare la notte e ci vedremo poco dopo l’alba. Ciao.»
«Che ti dicevo? Un fottuto adolescente, ecco cos’è! Troppo grande per metterlo in punizione, mi sfogherò con Carl appena mi dirà le stesse cose!»
«Ed io non ti permetterò di farlo» mi risponde Carol, strizzandomi l’occhio se ne va.
Torno a fissare Atlanta distrutta attraverso la finestra spalancata, ancora cercando una soluzione. Sicuramente dobbiamo uscire dalla città, ma per andare dove? Nord? Sud? Est? Ovest? Dirigerci sulle montagne o sulla costa? Potremmo trovare una barca abbastanza grande da viverci, stare a distanza di sicurezza dalla riva e toccare terra solo per fare provviste, però nessuno di noi è un esperto marinaio, potremmo incagliarci o ritrovarci in una tempesta, che sarebbe ancora peggio.
Magari potremmo cercare di raggiungere una qualche isola. Rick, stai viaggiando troppo con la fantasia. Forse è meglio la montagna, poderosi boschi ricchi di cacciagione, il terreno impervio dovrebbe essere ostico da superare per gli erranti, potremmo costruirci un rifugio, ma saremmo alla mercé di altri umani. Magari non subito, però: la montagna è difficile da vivere, non tutti credo che l’abbiano scelta come prima opzione e magari avremmo il tempo per crearci delle difese. Ad ogni modo ormai, non è più una decisione che posso prendere da solo, ne parlerò con gli altri e decideremo insieme. Entro la fine di questa settimana dobbiamo andarcene da qui.
 
Continua…   
 
 
Note autore: *ascoltatevi guerriero di Mengoni e poi ditemi se non vi sembra Daryl…
**strizzo l’occhio alla terza web serie, qualcuno l’ha vista?
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Walking Dead / Vai alla pagina dell'autore: Schully