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Autore: Dicembre    08/12/2008    4 recensioni
Nyven è uno schiavo, nato in catene non ha mai vissuto una vita diversa, per lui un padrone vale l'altro. Quando viene venduto al Crocevia, non può immaginare chi sia il suo nuovo padrone, nè chi viva alla sua corte. Si accorge però subito che il luogo dov'è stato portato è completamente diverso da tutto ciò che ha visto e da tutto ciò che ha vissuto. Irìyas l'ha acquistato per i suoi capelli, cremisi ed indomabili, che hanno una proprietà indispensabile di cui neanche un mago della sua potenza può fare a meno. Specialmente quando il mago si ritrova ad affrontare il Fuoco Eterno, scagliatogli contro da un suo vecchio amico e si ritrova legato ad una promessa fatta ad un drago per cui farebbe di tutto. Nyven è intrappolato in quest'intreccio di tradimento e di fedeltà e ne rimane inevitabilmente affascinato. Ma c’è un fondo cremisi, un’anima dedita al fuoco nel ragazzo, che nessuno sa spiegare , ma che tutti temono. E’ innata, sconosciuta ed indomabile.
Il mago però non può lasciarlo libero, e Nyven non conosce cosa giace nel suo animo. La matassa è stata srotolata troppo tempo prima perché ora si possa tornare indietro. Il Re, il cavaliere e amico del mago, il traditore… Tutti vogliono qualcosa, mentre il Regno rischia di ardere in eterno.
Genere: Romantico, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Più di 200 recensioni? Mai ci avrei sperato, quando si è arrivati a 200 pensavo di svenire. grazie mille, a tutti. davvero. siete magnifici! Dicembre è commossa :*D

Capitolo Trenta

 

 

L’aria aveva un sapore diverso. Hago non viveva più da quelle parti da tempo ormai.

L’alchimista era seduto ai bordi del Bosco Nuovo, guardava lontano ma non aveva gli occhi fissi da nessuna parte. Il Solstizio sarebbe arrivato di lì a poco e lui non aveva tempo da perdere.

Raccolse i due cerchi di metallo che lo legavano a Gyonnareth e si mise in piedi. Il metallo tintinnò e per un istante non vi fu altro rumore. Hago si guardò intorno, nel silenzio irreale, più completo; si mise una mano sulla guancia dove la ferita infertagli da Gyonnareth gli faceva ancora male e dove i punti erano ancora freschi. Sbuffò, infastidito:

“Andiamo”

Il drago era lontano a sufficienza per non essere visto, ma il suo udito sentì l’ordine al quale non poteva sottrarsi. Dispiegò le ali nere, così poderose da oscusare il sole, e spiccò il volo per andare dal suo padrone.

“Distruggerò quei maledetti cerchi” il suo alito riscaldava così tanto l’aria da farla apparire di fuoco. I suoi occhi rossi trasudavano ira.

“Non puoi distruggerli, e tu lo sai. Ormai sei condannato a stare con me finchè lo vorrò”

“Allora ucciderò te”

“Non puoi fare neanche questo” La voce di Hago era perfettamente calma, nonostante Gyonnareth fosse così vicino a lui da poterlo schiacciare con un passo. L’Alchimista sapeva di avere il completo controllo sul drago.

“Dobbiamamo riprendere la strada verso Irìyas”

Ma Gyonnaerth non lo ascoltò: “Sbagli, umano. Hanno già provato a catturare e a tenere imprigionato un drago. Il drago si è ribellato. Si è liberato e ha ucciso il suo carceriere. Succederà lo stesso a te”

Hago prima sorrise, poi non riuscì a tratterere un risolino divertito.

“Trovi la tua morte molto divertente?”

“No, non fraintendermi… Non è la mia morte a divertirmi” voltò lo sguardo verso il drago “Trovo solo estremamente divertente il susseguirsi degli eventi. E l’errore originale di voi dragi: il venire nell’Ovest”

“I draghi non abitano la terra, come voi uomini. I draghi abitano il mondo. Non esistono confini per noi draghi. Voi uomini questo non riuscite a capirlo” Esistevano questi momenti, fra il drago e l’umano. Sebbene Hago stringesse i cerchi che soggiogavano Gyonnareth e lo costringevano a fare esattamente quello che l’Alchimista gli ordinava di fare, e Gyonnaerth avesse per questo giurato vendetta e morte all’uomo, per alcuni momenti regnava la calma. Erano parentesi brevi, quando il vento non soffiava e l’aggressività dell’uno o dell’altro non prendeva il sopravvento. Tuttavia, era proprio in questi momenti che mondi apparentemente così diversi come quelli di uomini e draghi, sembravano avvicinarsi.

Difatti il drago riprese a parlare:

“L’Est, per voi fonte di meraviglia e curiosità, è diverso dall’Ovest. Tuttavia, anche al di là dei Territori esistono gli uomini. C’era una regina, un tempo. Il suo nome era Giqiath. Regnava sui territori dell’Est come mai nessuno prima o dopo di lei. Nelle vostre memorie, infatti, il suo nome è Giqiath la Saggia. Lei era amica dei draghi. Ricordo bene che spesso si avventurava fino i confini del proprio regno per parlare e trascorrere parte del suo tempo con alcuni di noi che in quel periodo abitavano quelle terre.” Gyonnareth sbuffò, lasciando che un po’ di fumo nero uscisse dalle sue narici. “Strinse amicizia in particolare con uno di noi: Briel.”

Hago annuì, conosceva la storia, ma la riascoltava ogni volta con piacere. Le gesta di Giqiath lo avevano sempre affascinato e reso desideroso di riuscire, in qualche modo, lui stesso a ripercorrere le orme dell’unico umano amico dei draghi. Ma lei era stata portata ad Ovest come amica da Gyobriel. Lui l’aveva portata sulle sue spalle, le aveva fatto attraversare i Territori, il mare e il Bosco Nuovo, fino a farle raggiungere i confini del Regno. Lui, invece, stringeva i cerchi di ferro che obbligavano Gyonnareth ad eseguire i suoi ordini. Non sarebbe riuscito altrimenti a far sì che il drago lo portasse ad Est. Il drago riprese a raccontare: “Anche Giqiath era curiosa di conoscere il mondo. Di sapere cosa c’era oltre i confini del proprio regno. E Briel si offrì di farle da compagno”

“Ed è per questo che Gyobriel venne ad Ovest”

Il drago si riaccucciò sulle zampe.

“Questo non fu un errore. L’errore fu della sorte”

“Giqiath e Gyobriel trovarono, qui nell’Est, Alem”

“Trovarono molte altre cose. Andarono ben oltre i confini del vostro Regno. Andarono dai Feil, nell’Ovest più profondo. Raggiunsero il confine occidentale del mondo”

Hago annuì, ma ribattè: “Ma la sorte volle che incontrarono anche Alem” poi sorrise “Ecco perché fremo all’idea di rivedere Irìyas. Lui ignora la vera natura del suo caro maestro. Lui è convinto che gli anziani dell’Accademia siano un esempio di rettitudine”

“Voi umani siene subdoli” Gyonnareth interruppe l’Alchimista “Irìyas era un tuo amico. E’ anche colpa tua se crede di aver avuto un maestro degno di questo nome”

Hago strinse i cerchi di ferro che teneva in mano: “In un certo senso, il nostro maestro mi ha insegnato qualcosa di molto importante”. Lasciò che il metallo tintinnasse, ascoltando quel suono con estremo piacere. Poi riprese a parlare: “Fu Alem a catturare Gyobriel. Fu lui il primo a capire come catturarvi” Gyonnareth si irritò, una lingua di fuoco uscì con la sua voce: “Era forte, il vecchio. Così forte da catturare Briel e tenerlo in catene e segregato nelle celle dell’Accademia per troppo tempo”

“Nonostante l’abbia tenuto in prigione, noto una certa ammirazione nella tua voce, drago…” Hago sorrise, conoscendo già la risposta di Gyonnareth.

“Alem era potente. La sua forza è da ammirare”

“Ma Gyobriel l’ha ucciso. Dopo essersi liberato, il drago s’è vendicato”

“Ha ristabilito l’ordine delle cose.” Il drago fece passare qualche istante, prima di continuare a parlare. “Alem catturò Briel quando questi ormai era lontano da Giqiath che era tornata ad Est. Capì come catturarlo e lo tenne in catene. La sua audacia, alla fine, lo ha portato alla perdizione”

“Alem voleva conoscere la Lingua Antica, voi draghi siete gli unici ad averne memoria”

Gyonnareth si spazientì un po’. “Voi uomini volete sapere, sapere… Sapere senza capire nulla. Voi volete andare ad Est, conoscere la Lingua Antica. Volete tutto ciò che non avete, ma non capite assolutamente niente di quello che possedete. Siete superficiali e vacui. Non vi conoscevo prima di incontrare te, se non nei racconti del nostro popolo, ma ora so che la tua morte non sarà una grave perdita”

Hago sorrise, a questa velata minaccia di Gyonnareth.

“Dobbiamo andare, Irìyas ci aspetta”

Gyonnareth si alzò, tendendo le zampe anteriori, ma rimanendo appoggiato su quelle posteriori.

“Perché Irìyas non ha fatto come te?” chiese guardando oltre il Bosco Nuovo, oltre l’ultimo confine che lo separava da Gyofinnan “Se anche Irìyas sa come andare ad Est e se è davvero ciò che vuole nella sua vita, perché ha lanciato un incantesimo contro di te tanto potente da impedirti di andare ad Est e preferisce affrontare te e me, piuttosto che seguirti e finalmente coronare il suo sogno?”

Hago non rispose, si assicurò che la brace del fuoco della sera precedente fosse completamente spenta e si mise a camminare, verso il Regno. Gyonnareth non si mosse, l’umano poteva camminare per ore, lui con un battito d’ali l’avrebbe raggiunto. L’umano avrebbe potuto bisbigliare a molta distanza, e lui l’avrebbe sentito ugualmente.

Hago però, pur non rispondendo, non riuscì a levarsi la domanda del drago dalla testa.

Maledetto drago, perché fargli quella domanda, esattamente in quel luogo, quando ormai mancava così poco al Solstizio? Gyonnaereth non aveva voluto sapere mai molto sul rapporto che legava Hago ad Irìyas. Non gli era mai veramente interessato capire i tanti perché lo stavano portando nel Regno: Gyonnareth voleva solo essere libero.

Poi piano piano, stando con Hago che, seppur di natura taciturna, era un uomo e come tale a volte cercava nella sua voce la spiegazione di quel che viveva, aveva cominciato a voler capire le ragioni che muovevano il suo carceriere e il suo vecchio amico. Aveva voluto saspere perché era stato catturato, perché, dopo la cattura, non era stato costretto a volare verso Est.

Aveva voluto sapere perché.

Hago aveva le risposte a tutti quei perché. Lui aveva contravvenuto all’unica vera regola che legava lui ad Irìyas e Sideas: aveva tenuto nascosto e per sé il segreto di Alem.

Perché l’aveva fatto era poco chiaro persino a lui stesso. Tuttavia, di fatto, aveva seguito la sua strada. Hago sapeva bene che il suo seguire il proprio percorso agli occhi dei suoi vecchi amici era apparso come un tradimento. Ed in effetti, sotto un certo punto di vista, il suo era un tradimento effettivo. Ma quello che biasimava ad Irìyas soprattutto, quello che l’aveva portato ad allontanarsi prima e ad averlo come nemico poi era l’assoluta incapacità dell’amico di capire che per perseguire i propri sogni, per percorrere la strada che porta alla meta, bisogna scendere a compromessi. Bisogna cercare di sagomare le proprie idee per raggiungere un obiettivo. Che il fine, in alcuni casi, giustifica i mezzi.

Questo, per Irìyas era inconcepibile.

Ecco perché Irìyas, quando aveva capito cosa stava facendo Hago, non solo si era sentito tradito, ma aveva anche usato i mezzi in suo possesso per impedire ad Hago di andare da solo ad Est. Né per altro, aveva voluto seguirlo. I draghi non possono essere messi in catene, Irìyas diceva sempre. Ma al contempo, Irìyas voleva andare ad Est. Qualunque cosa fra lui e il suo obiettivo doveva sparire.

Ma allora come avrebbe fatto a realizzare il suo sogno? Come avrebbe fatto Irìyas ad andare ad Est?

A questo quesito, il mago – poco prima di lasciare l’Accademia – non aveva saputo dare una risposta. Aveva detto di non averla.

Se l’avesse trovata in quei giorni per Hago rimaneva ancora un mistero.

Un mistero che probabilmente si sarebbe svelato di lì a poco.

Irìyas quindi gli aveva impedito di andare ad Est.

Quanta forza in quell’uomo… Hago sorrise, fra sé e sé, continuando a camminare. Non avrebbe mai potuto, lui, rompere un incantesimo lanciatogli contro da Irìyas. Soprattutto uno così ben congeniato e creato a regola d’arte.

“Perché per Irìyas il fine non giustifica i mezzi” disse l’Alchimista non aspettandosi che Gyonnaereth capisse fino in fondo quello che volesse dire. Ora le carte sul tavolo erano chiare e non c’era più il tempo per le parole. Irìyas avrebbe impedito ad ogni costo ad Hago di andare ad Est, e Hago doveva impedire ad Irìyas di intralcialgli la strada. Gyonnareth avrebbe eseguito ogni suo ordine e questo, verosimilmente, lo avrebbe portato alla vittoria. Nemmeno Irìyas avrebbe potuto opporsi a Gyonnareth. Probabilmente, pensò Hago, Irìyas avrebbe cercato di porre un qualche rimedio alla presenza del drago. Forse Irìyas aveva una risorsa che Hago non conosceva. Ma lo stesso valeva per lui. Anche il mago, persino il suo vecchio e più caro amico, non sapeva come la sua arte Alchemica era evoluta in quel periodo lontano dall’Accademia.

Hago si accarezzò i polpastrelli di indice e medio col pollice. La sua mano s’illuminò per qualche istante.

Inoltre, sapeva che Gyofinnan viveva da un po’ di tempo con Irìyas. Le era stata celata per lungo tempo, ma ultimamente qualcosa s’era rotto e la presenza del drago compagno di Gyonnaereth era diventata molto più evidente.

Era poco importante.

Il mago non l’avrebbe mai messa in catene e lei non avrebbe mai attaccato lui, sapendo che così facendo avrebbe, con ogni probabilità, rischiato di venire catturata lei stessa. Lui, infatti, non aveva alcun timore. Sapeva che avrebbe potuto tranquillamente soggiogare anche lei.

Gyonnareth gli volò di fianco, percorrendo velocemente quel tratto di strada fatto dall’umano. Non disse nulla per un po’, camminò elegantemente nonostante la sua mole enorme.

Hago legò i cerchi di ferro alla sua cintura, guardò il drago e si fermò, per un attimo.

“Irìyas” gli disse poi come continuando un discorso “vive secondo un codice antico e non sa che ormai, le sue idee sono andate perdute.”

***

Silencio: Errata corrige - volevo scrivere 32, non 31. Penso che già in questo capitolo le "motivazioni" di Irìyas appaiano un po' più chiare. Ma comunque, se ne parla più a fondo nel 32. ho sbagliato ad indicarti il capitolo '^_^

Ali: ciao cara *_* Rossa anche tu? ma sai che anche a me era balenata una certa voglia di farmi i capelli rosso fuoco? Poi, però, purtroppo (XD) il lavoro non me lo permette, perciò rimango castana... La resa dei conti è prossima. adoro tergiversare un po' sui perchè, e tendo a posticipare un po' l'azione, ma ormai quasi ci siamo ^_^ Baci

Persefone: Hola ^_^/ gyonnareth in catene è *molto* pericoloso *_* Mi diverte molto, però, descrivere questo drago tutto nero. Lo immagino molto aggressivo ^^ Per la parte shounen ai, invece... irìyas si deve solo arrendere all'evidenza che ormai il "dato è tratto". Non si può sfuggire al proprio destino MWHAHAHAH (e a una scrittrice che si deve sfogare sulle sue povere creature ^_^)

djkika: ciao ^_^// Irìyas è un personaggio complesso, molto solitario e poco incline a condividere con gli altri parte della sua vita e di quel che gli accade. E' probabilmente una sorta di difesa e una peculiarità del suo carattere... ogni cosa a suo tempo ;D Baci

Ciao namida ^_^ felice che il capitolo ti sia piaciuto. L'accenno shounen ai era dovuto, così come l'arrivo di hago. Mi diverte molto creare tensione. sia fra i due (irìyas e nyven) che con hago (di diverso genere), per poi sfogarmi sulla voglia di libertà di nyven che a volte stride con il suo volere stare con irìyas. Povero piccolo, nelle mie mani! HAHAHA

Mana: wow, che bella recensione, grazie! felice, davvero felice, che tu abbia trovato Cremisi e che ti sia piaciuta così tanto. Ho spesso il dubbio di riuscire a trasmettere quello che ho in testa, la storia, il coinvolgimento e i fili che si dipanano, ma il leggere recensioni come la tua non solo mi sprona ad andare avanti, ma anche mi gratifica. Sto andando nella direzione giusta ^_^ E' bello saperti innamorata di irìyas e del suo nome. E' un personaggio difficile da rendere, perchè è un personaggio da un lato molto contreto, e dall'altro per niente. Sfuggevole, a volte, e penso in parte incomprensibile (lo è per me stessa '^_^) . e sì, si puà dire "fighissima", riferendosi all'ambientazione. Mi hai fatto gongolare letteralmente. Io "vedo" il mondo di Cremisi, sapere che riesco anche a ricrearlo su carta e rendere bene l'ambientazione mi fa gongolare letteralmente 8e arrossire, devo ammetterlo '^_^). Grazie ancora. spero di risenriti presto.

BiGi: Hahaha Irìyas è difficile, che ci voui fare, è un mago pieno di sè XD

Manny: ciao! La storia di sideas ha preso così tanto anche me (coi suoi frammenti d'acqua e fuoco), tanto che gli dovrò dedicare un racconto a parte, tutto per lui. Ormai è un personaggio troppo grosso per fare da secondo ^_^ baci baci

aphrodite: ciao sorellina ^_^/ No, purtroppo sai che io tergiverso un po' quando si tratta di entrare in azione. mi lego molto alle cause che hanno portato agli eventi, e poi passo agli eventi. Forse è un difetto, ma mi piace sempre motivare il perchè sta accadendo il putiferio XD Comuqnue, non manca poi molto all'azione. Qualche capitolino ^^ pochi, promesso. Un bacione

kymyit Ciao! che piacere ricevere un tuo commento *_* Felice che il capitolo 11 ti sia piaciuto e spero, a questo punto, di sentirti presto! besos

  
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