Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: piccolo_uragano_    04/03/2015    4 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
----
Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nota dell'autrice:
Vorrei che il capitolo lo leggeste dopo la nota, quindi eccomi qui.
Allora, è un capitolo scritto di getto, in un momento non troppo felice, in cui mi sono chiesta quando, e in che modo, i ragazzi avrebbero capito che la guerra era vicina.  E, beh ... è uscito così! 
Quando avrete finito (questa volta, giuro, è un capitolo lungo) avrete il diritto di lanciarmi una Cruciatus o peggio, visto che non mi convince e, soprattutto, l'ho scritto meno di due giorni fa (blasfemia, per me!) 
Quindi, niente, buona lettura e fatemi sapere cosa pensate. :)

 
Martha stava rannicchiata sul letto di Sirius a sfogliare nuovamente l’album che le era stato regalato. Indossava il suo pigiama da nonna, i capelli cadevano morbidi sulle spalle, e i suoi occhi erano immersi nei ricordi.
Sirius stava in piedi, appoggiata alla porta del bagno, a contemplarla. Era la creatura più bella e fragile del mondo. Gli risuonarono in testa le parole che aveva gridato contro sua sorella, solo qualche ora prima.
Io sarò ricordata perché avrò fatto qualcosa, e non sarò morta invano.
La sola idea che potesse succedere qualcosa lo faceva impazzire. Era così bella, con quei grandi occhi verdi persi nei ricordi, quella felpa troppo grande e quei pantaloni ridicoli. Chi avrebbe anche solo pensato di farle del male? Chi mai potrebbe fare del male ad una creatura così spettacolare?
Fu come vedersi passare davanti tutti i Black. Dal primo all’ultimo. Nessuno avrebbe esitato ad ucciderla, soprattutto perché, secondo le loro leggi idiote, lei non si sarebbe mai dovuta nemmeno avvicinare ad uno come lui. Ma se lui non avesse avuto accanto la sua Martha, sarebbe stato come non combattere.
Noi combatteremo. Combatteremo anche per te.
Avrebbero combattuto, ma tutti sapevano, senza mai dirlo apertamente, che non sarebbero arrivati tutti vivi alla fine della guerra. Ci si lascia sempre qualcuno alle spalle.
preferirei essere io, si disse. Preferirei morire io, piuttosto che lei, James, Peter o Remus.
Poi lei alzò gli occhi, come se si fosse sentita osservata, o avesse sentito i suoi pensieri. Lo guardò, in piedi, contro lo stipite di faggio, a torso nudo, nella penombra della notte fonda. Era come una divinità greca.
“Ehi.” Gli disse, sorridendo. “A che pensi?”
“A quello di cui abbiamo parlato con Rose.”
Il suo sorriso si spense. “Oh.”
“Ti guardavo e pensavo che … nessuno ti farebbe mai del male.”
Sorrise di nuovo. “Beh, non faranno del male nemmeno a te. Non permetterei mai a nessuno di torcerti un capello, Felpato. Ti amo troppo.”
“Fottiti, Redfort. Stavo per dirti la stessa cosa.”
Lei rise e il suo sguardo si perse per qualche secondo, per poi tornare su di lui. “Dì un po’, Black.” Cambiò tono, per cambiare argomento. “Hai intenzione di metterti una maglietta?”
“Se non sei d’accordo, Redfort, puoi sempre andare in salotto a dormire.”
“Mi sfratti? Proclami amore e dici che mi difenderai dalla guerra e poi non mi lasci dormire con te?”
Lui rise di gusto e poi si stese sul letto. “Fosse per me, anche al castello dormiremmo insieme.”
“Ti verrà una bronchite, idiota.”
“Va bene, mamma, mentre tu, con quella felpa morirai di caldo.”
Lei rise e chiuse l’album, appoggiando la testa sul petto di Sirius.
Noi combatteremo. La sentì ripetere dentro di sé, mentre la baciava con passione. E avrebbe combattuto, si, per lei e perché potessero continuare a baciarsi per l’eternità.
“Redfort.” La fermò ad un certo punto. “Non ho intenzione di attentare alla tua verginità con James nella stanza accanto.”
Lei fece un verso a metà tra una risata e uno sbuffo. “JAMES!” urlò poi.
“CHE C’È?” rispose lui, dall’altra parte del muro.
“VAI A FARTI UN GIRO DI SOPRA!” urlò Sirius.
“COS … OH! CIAO, AUGURI!” 
Solo quando si sentirono i passi di James sparire alla fine delle scale, Martha lasciò che Sirius le sfilasse la felpa.


Sirius si svegliò di prima mattina, per un incubo in cui Martha veniva torturata da suo fratello Regulus. Scacciò il pensiero guardandola dormire serenamente accanto a lui, con i capelli ancora colmi d’amore e dei baci che si erano scambiati quella notte. Fare l’amore con lei era stato meraviglioso, come se fosse tornato vergine. Tutte le ragazze con cui era stato prima avevano smesso di esistere, del tutto, questa volta. C’era solo lei, sempre e solo lei.
“Sirius.” Mosse appena le labbra nel dirlo.
Lui la guardò esterrefatto. “Si?”
Non era sveglia, era chiaro, e la sua voce non era che un sussurro. “Sirius, resta con me.”
“Si.” Riuscì a rispondere. Poi le baciò il collo e mise i piedi giù dal letto. Con un colpo di bacchetta accese la luce in bagno e si fece una doccia ghiacciata.  Quando uscì, lei era nella stessa posizione. Asciugò i capelli con un altro colpo di bacchetta, si rimise i pantaloncini della sera prima e andò verso la porta. La guardò ancora una volta, felice nel mondo dei sogni.
Salì le scale e trovò James e Lily a giocare con gli Scacchi dei Maghi, ridendo come due vecchi amici.
“Dio, Black, ti è così difficile metterti una maglietta?” chiese Lily, con l’ultima risata ancora sulle labbra.
“La tua amica ha gradito.” Rispose lui, aprendo il frigorifero.
“Ho vinto io, allora. Potter, mi devi dieci galeoni.”
“Mi fa schifo il fatto che scommettiate su una cosa come questa.” Borbottò Sirius, poi si accorse della scatola appoggiata dietro James. “Che è quella scatola?”
“Oh, è il regalo per Martha.” Rispose Lily.
“Che c’è dentro?”
“Un gatto.” Rispose James.
“Un che cosa?” domandò Sirius, quasi abbaiando.
“Un gatto, sai, felini, coi baffi e la coda, che miagolano?”
“Ramoso ti ricordo che io sono un dannatissimo cane.”
James lo guardò. “A me sembri un dannatissimo umano. Regina in L3.”
I regali se li sarebbero scambiati quella sera, in mattinata, avevano deciso che avrebbero mostrato a James e Sirius la Londra babbana. A quanto pare, per loro Londra non era più che il binario e Diagon Alley.
Idioti, siete due idioti.” Aveva detto Martha.
Avevano passato due ore in fila per salire sulla London Eye, e i ragazzi non avevano fatto altro che lamentarsi del fatto che i vestiti babbani dessero prurito. Martha aveva ripetuto la parola idioti una ventina di volte, ma comunque era rimasta abbracciata a Sirius, senza curarsi delle ragazzine che guardavano lui e James come se fossere due fotomodelli.
James, una volta entrati nella cabina bianca, puntualizzò che, con la sua Nimbus, avrebbero fatto più in fretta.
“Ti ammazzo, Ramoso. Non puoi costeggiare la London Eye con un Nimbus!”
“Cosa è una Nimbus?” chiese una voce dietro di loro.
Si girarono tutti e quattro, lentamente; notando un bel ragazzo, alto, biondo e pallido, con due occhi azzurri come il cielo e il sorriso di chi la sa lunga. Aveva occhi solo per Martha, e appena Sirius se ne accorse, le prese la mano esattamente come aveva fatto lei, il giorno prima, davanti a Jessica Bailey.
“Benjamin Robinson.” Sussurrò Martha.
“Martha Redfort.” Rispose lui. “Sei diventata più bella di quanto potessi immaginare. Anche più bella di Rose, ma non dirle che te l’ho detto.”
Martha accennò un sorriso imbarazzato. “Come stai?”
“Bene. Studio in Scozia, ora. Sono in città per le vacanze.”
“Anche io.”
“E Rose?”
“Rose è a casa con i miei.”
“Giusto. Tu vai in giro con il tuo amico.” Rispose lui, guardando Sirius per la prima volta.
“Lui è Sirius, il mio ragazzo.” Sirius e Benjamin Robinson si guardarono con diffidenza. “Sicuramente ti ricorderai di Lily.” Continuò, indicandola. Lily gli rivolse un sorriso di cortesia. “E poi c’è James.” Ramoso alzò la mano in segno di salute.
“Piacere di conoscervi, ragazzi. Martha, dimmi, cosa è una Nimbus?”
Sirius rise di quella tipica ignoranza Babbana.
“Oh.” Rispose Martha, pestando il piede di Sirius. “Beh, è … è un macchina fotografica molto potente.”
Lui sembrò interessato, ma Martha lo liquidò, dicendo che si sarebbero sentiti per telefono.
“Come prima cosa” sbottò Sirius, quando il ragazzo si fu allontanato “tu non hai un feletono.”
Telefono.” Precisò Martha.
“E come seconda cosa, tu ti sei lamentata di Jessica, ieri, mentre questo Benjamin Robinson sembra avere una cotta pazzesca per te.”
Sirius non mostrava emozioni, si limitava a stringere i denti, mentre parlava, riducendo la sua voce ad una specie di ringhiata.
Martha e Benjamin erano molto amici da bambini, pensò Lily. Una volta, Martha le aveva raccontato che lui le aveva sussurrato che l’avrebbe voluta sposare, prima che lei partisse per Hogwarts. Lei gli disse che ne avrebbero riparlato. La litigata tra Robert e Martha, l’anno prima, fu per colpa di Benjamin. Lei era uscita con lui, in amicizia, mentre nel quartiere lui non godeva di ottima fama. Martha accusò suo padre di no fidarsi, e da lì iniziò tutto. L’unico ragazzo che Rose avesse mai amato, era sempre Benjamin. Era sempre stata gelosa di lui e della sorella, senza capire che Martha avrebbe voluto qualcosa di più. E Benjamin era un ragazzo davvero stupido.
“Okay.” Rispose Martha, nascondendo un sorriso.
“Dimmi la verità.”
“Riguardo a cosa?”
“Riguardo a quel coso!”
“Si chiama Benjamin, il coso.”
“Oh, beh, scusa, l’ho offeso?”
Martha sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
La cabina ebbe un sussulto e si fermò. Martha, nonostante lei e Sirius stessero discutendo, si attaccò alla sua felpa come se fosse la sua ancora di salvezza, tenendo la mano di Lily, che era a sua volta aggrappata a James. Tutt’attorno si fece buio, nonostante non fosse nemmeno mezzogiorno. Delle ombre volavano veloci attorno alle cabine, lasciando alle loro spalle scie nere quanto i loro mantelli.
Mangiamorte.
Lily ne aveva letto sul Profeta, pochi giorni prima. Quelli erano i seguaci di Lord Voldemort. Quegli sciocchi che pensavano che chi non avesse una totalità di sangue magico nelle vene andasse eliminato, che l’unica voce da seguire fosse quella del loro Signore e non accettavano un no. I Babbani l’avrebbero chiamata dittatura. Regime totalitario in cui o dici si, o muori.
Le persone accanto a loro urlarono di paura, alcuni bambini piangevano e altri si nascondevano dietro le gambe dei genitori, terrorizzati.  Loro quattro tenevano le mani salde sulle bacchette, senza mostrare paura. Si scambiavano occhiate furtive e d’intesa, quando si sentì una donna urlare, urlare terrorizzata.
“C’è un teschio con un serpente, in cielo, oddio, guardate!”
Il Marchio Nero era stato appena evocato sul cielo natalizio di Londra. Poteva sembrare un’illusione, una proiezione, ma era troppo reale per non fare paura. Il serpente usciva dalla bocca del teschio e si muoveva, come se, lentamente, avesse voluto raggiungere il terreno.
Merda,” Imprecò sottovoce  James. “è più forte di quanto temessi.”
Guardarono il Marchio Nero con espressioni tra il coraggio ed il terrore puro. Erano soli, in quella cabina, in mezzo a dei Babbani innocenti. Avevano giurato che avrebbero combattuto la sera prima, ma non immaginavano che avrebbero dovuto combattere tanto presto, tanto soli e in un luogo così sconosciuto. Ma la guerra non perdona, non risparmia. Avrebbero dovuto combattere lì, lì e ora, senza esitazioni.
Lily osservò, uno per uno, tutti i Babbani accanto a loro, sperando per loro che venissero risparmiati. Quella guerra non era loro, e non meritavano di morire.
Come si poteva attaccare il centro di Londra in giorno di Natale?
In quel momento, la cabina si scosse ancora, e una Mangiamorte, una donna alta e con dei lunghi riccioli scuri si Materializzò in mezzo a loro.
Bellatrix Black.
Uno sguardo assassino che non si addiceva ai bellissimi occhi grigi tipici della famiglia Black con un sorriso assetato di sangue che avrebbero fatto paura a chiunque. Sembrava più la caricatura di un serpente che una donna, vista la sua pelle bianca e il suo sguardo freddo. Teneva la sua bacchetta ben salda in mano e si guardava intorno ridendo. Quando i suoi occhi incrociarono quelli di Sirius, rise in modo spaventoso. Poi guardò Martha, avvinghiata a Sirius, con disprezzo.
Tu, sporca Mezzosangue! Come osi avvicinarti ad un Black?!” le strillò contro.
E tu come osi rivolgerti a lei in questo modo, Bella?!” urlò in risposta Sirius.
Tornò a guardare il cugino e sembrò calmarsi, anche se di poco. “Il Signore Oscuro è offeso, Sirius! Sono venuta a dirti questo. È offeso del fatto che tu sia l’unico membro della nobilissima e antichissima casata dei Black che non si è ancora unito al suo immenso potere.”
Lui, senza esitare, rispose: “Bella, dì al tuo Signore che con le sue offese mi ci pulisco il culo.”
Come osi?” sbottò lei. “Come osi parlare in questo modo del più grande mago di sempre?
“Oso, Bella, oso perché credo che tu ed i miei cugini e genitori siate stati dei veri idioti ad unirvi a lui.”
Martha fissava Bellatrix terrorizzata, ma non poté fare a meno di abbozzare un sorriso quando lui usò la parola che lei ripeteva più spesso.
Bellatrix se ne accorse. “È colpa sua, non è vero? Sporca, sudicia Mezzosangue!
Martha non esitò un secondo a difendersi, stringendo la bacchetta. “Tu non mi conosci.”
Lei, senza badare a tutti quei poveri Babbani che la osservavano terrorizzati, puntò la bacchetta contro Martha, urlando: “CRUCIO! Non osare rivolgermi la parola, feccia! CRUCIO!
Accadde tutto molto velocemente, anche se tutti lo videro a rallentatore. Martha si piegò sulle ginocchia, per poi lasciarsi cadere a terra, con un tonfo sordo, senza permettere a sé stessa di urlare, mordendosi il labbro fino a farlo sanguinare. Non si permise nessuno di lasciare la bacchetta. Nell’impatto con la moquette grigia, in cui piantò le unghie, picchiò il naso ed iniziò a fuoriuscirne del sangue caldo.
James e Sirius, senza esitazioni, puntarono la bacchetta contro la futura signora Lestreange, ponendosi davanti al corpo indolenzito e tremante di Martha, mentre Lily si chinava sulla sua migliore amica.
Gli occhi di Sirius erano leggermente velati. “Tu, brutta bastarda, non …”
Stai venendo meno ai tuoi doveri per una condannata a morte, Sirius. Pensaci bene! CRUCIO!” urlò di nuovo la maledizione, che beccò la ragazza dritta nel petto nonostante davanti a lei ci fossero i due ragazzi, e si contorse ancora una volta per terra, lasciando che le lacrime le coprissero il volto, già coperto di sangue.
Sirius fece per Schiantarla, ma lei si era già Smaterializzata, il cielo era tornato sereno e la ruota aveva ricominciato a girare. Ma nessuno, ormai, badava più al panorama.
Martha era distesa a terra, ancora in preda al dolore lancinante della maledizione Cruciatus.  Si chinò su di lei.
“Dobbiamo tornare a casa, Sirius … mia madre la curerà.” Sussurrò James al suo amico.
Le lacrime gli pulsavano negli occhi per aver visto la ragazza che amava ridotta così. La teneva stretta al petto e la implorava di rialzarsi. Lily le accarezzava i capelli. James si rimise in piedi, cercando di tranquillizzare i poveri Babbani che avevano assistito al tutto. Incrociò anche lo sguardo di Benjamin, che aveva osservato il tutto terrorizzato. Fu incrociando il suo sguardo che intuì come fare.
“Tu hai un feletono!” gli urlò contro, indicandolo.
“A-Al massimo un telefono.” Rispose lui, leggermente impaurito.
James si calmò e cercò di recuperare il suo sorriso. “Potresti … contattare Rose Redfort, per favore?”
Benjamin sembrò calmarsi con il sorriso di James. Il ragazzo annuì, e, dopo aver composto un numero su una grossa scatola nera, la porse a James.
“Pronto?” rispose la voce di Rose, dopo un po’.
“Rose, oddio, sei davvero tu?”
“James?”
“Si, sono io.” Disse lui, mentre Lily faceva scendere tutti. “Senti, avremmo bisogno di te.”
“James, va … va tutto bene?”
“Non posso dirtelo ora, ma per favore vieni subito alla … come si chiama questa dannata cosa, insomma …”
Martha, con voce flebile, sussurrò: “S-si chiama London Eye, idiota.”
Sirius la abbracciò ridendo nervoso per la gioia, mentre James implorava Rose di fare il più presto possibile. Lei chiuse la telefonata e lui rimase a fissare il telefono muto.
“È sparita!” si lamentò dopo qualche secondo.
“Si dice ha attaccato.” Puntualizzò Lily “Anche se ora non mi sembra il termine più adatto.”
James restituì il telefono a Benjamin, ringraziandolo di cuore, mentre lui scappava con aria terrorizzata.
“Rose ti ucciderà.” Gli disse Lily. “Quello era l’unico ragazzo che lei abbia mai voluto accanto, e noi l’abbiamo spaventato a morte.”
James rise tra sé. Non perche quel Babbano si fosse spaventato, ma perché Rose Redfort non sembrava il genere di ragazza che riceve un rifiuto, meno che mai da un Babbano.
Martha si trascinò fuori, aiutata da Sirius, proprio mentre Rose stava arrivando, correndo. “Cosa è successo?!” strillò, vedendola tossire.
“Bellatrix Black.” Spiegò Lily.
“Maledizione Cruciatus.” Continuò James, mentre Sirius faceva adagiare Martha su una panchina.
Martha vomitò per terra tutto ciò che avevano mangiato la sera prima, mentre ancora tremava, come se avesse freddo. Si rannicchiò sul petto di Sirius, che non faceva altro che ripeterle che gli dispiaceva.
“Felpato, non è colpa tua!” lo schernì James.
“Avrei dovuto prevederlo, io avrei …”
“Tu la rendi felice, Sirius.”  Gli disse Rose, con tono freddo ma confidenziale. “Tu le dai un motivo per cui combattere ogni giorno.”
Lui la guardò riconoscente.
“Non potevi sapere che sarebbe stata così cattiva da usare la Cruciatus su una minorenne, il giorno di Natale, in mezzo ai Babbani, Sirius.” Continuò James. “Rose, potresti portarci a casa mia, per favore?”
Lei annuì nervosa, guardandosi attorno. “Non possiamo Smaterializzarci, però, con lei che ha appena subito una Cruciatus.”
Tre.” Puntualizzò Lily, con disprezzo.
Martha fece per alzarsi, ma Sirius la bloccò.
“Smettila. Sto meglio di quanto sembri, sai.” Gli sussurrò.
Lui non fece una piega e se la caricò sulla schiena come se non pesasse affatto. Si imboscarono in un vicolo cieco, e Rose recuperò la macchina di suo padre Robert con un semplice Incantesimo d’Appello.
Fece salire Sirius e Martha, con James al seguito. Lily si sedette al posto del passeggero, raccomandando a Rose di attivare il filtro invisibile e di atterrare nel giardino, perché era incantato e non li avrebbe nessuno. Martha borbottò che non avrebbe dato a Jessica Bailey la soddisfazione di vederla in quello stato, e Sirius la rimproverò dicendo che solo lei poteva pensare alla Bailey in un momento come questo.
Rose chiese a Lily tutti i particolari dell’attacco, e no fece una piega né quando sentì del Marchio nero né quando sentì di Benjamin.
“Ho deciso che combatterò con voi, Lils.” Le disse, poi. “Ci ho pensato tutta la notte, e … beh, avete coraggio da vendere, e me ne dovrete dare un po’, ma non ho intenzione di morire senza fare niente. Se proprio devo andarmene, tanto vale farlo in grande stile, no?”
Lily sorrise, e la macchina atterrò nel giardino dei Potter.
Dorea Potter, sentendo il rumore dell’auto, si precipitò in giardino, chiamando a gran voce suo marito. Lily scese dall’auto, cercando di tranquillizzare la donna.
“Me lo sentivo che sarebbe successo qualcosa!” gridò. Poi notò Rose. “Tu sei la sorella di Martha?”
“Si, sono io.” Rispose Rose, aprendo la portiera a Sirius, che teneva Martha tra le braccia.
“Ce la faccio!” Probabilmente l’intenzione di Martha era quella di urlargli contro, ma le uscì solo un flebile sussurro. Fece per mettersi in piedi, ma cadde di nuovo a terra.
“Sei così orgogliosa, Redfort?” la schernì Sirius, aiutandola a rialzarsi.
Charlus arrivò in giardino con aria spaventata. “James! Sirius!” chiamò a gran voce.
Dorea lo fermò. “Chiama Albus!” gli urlò contro. “Sono stati attaccati!”
“Attaccati? E da chi?”
“Dai Mangiamorte.” Rispose Lily.
“E cosa volevano da voi?”
“Che mi unissi a loro, come hanno fatto tutti i membri della nobilissima e stupidissima casa dei Black. Siamo stati attaccati da mia cugina in persona, Charlus.” Spiegò  Sirius, mentre entravano in casa e sistemava Martha su uno dei divani in pelle rossa.
Mentre Dorea cercava di medicare il naso di Martha, Rose scoppiò a piangere quando sua sorella perse conoscenza.


 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: piccolo_uragano_