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Autore: Goran Zukic    06/03/2015    5 recensioni
FANFICTION INTERATTIVA (ISCRIZIONI CHIUSE)
La discordia si è insediata nell'Olimpo e i rapporti tra gli dei sono sempre più tesi. Durante una cena tra gli dei si materializza sulla tavola una corona d'oro con la scritta: "Al dio più forte". Gli dei iniziano una disputa per definire chi tra di loro è effetivamente il più forte e alla fine Zeus, seguendo l'indizazione di Eris, dea della discordia, decide di indire un torneo, una gara tra i loro figli, i semidei. Solo un vincitore sancirà quale dio è il più forte e la sfida tra i semidei non sarà un torneo normale, sarà un duello mortale.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gli Dèi, Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza
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Chicci di caffè, capitomboli e un vecchio dormiglione

“Sveglia! Sveglia! E’ già mattina!”
La voce gli rimbalzò nelle orecchie e gli fracassò i timpani.
Aprì gli occhi a fatica ed fece un grande sbadiglio.
“Sveglia fratellone! Se no farai tardi” esclamò a gran voce la sorellina picchiandogli sulla schiena.
Steven grugnì in segno di disapprovazione e si girò dall’altra parte, voltando le spalle alla sorella.
La bambina allora disse: “Non volevo arrivare a tanto, ma l’hai voluto tu” Prese un secchio d’acqua da fuori la porta e glielo rovesciò in testa.
Subito Steven scattò in piedi, infreddolito e spaventato.
Si girò e guardò la sorella con sguardo torvo e minaccioso.
“Pollon! Se ti metto le mania addosso, ti spezzo tutte le piccole ossicine che ti ritrovi”
Lei allora mostrò un sorriso ampio e gioioso e gli replicò: “Tanto lo so che non lo farai, sei troppo buono e poi papino mi ha affidato a te e se per sbaglio gli dicessi che mi hai picchiata, chissà cosa ti farebbe?”
Steven la guardò sorpreso e rabbioso, era inzuppato d’acqua dai capelli fino ai piedi e l’acqua aveva bagnato persino tutto il suo letto.
“Non farlo mai più” le disse allora lui e si mosse per prendere i suoi vestiti.
Erano molto simili, entrambi avevano i capelli biondo acceso, gli occhi marroni, il naso all’insù e le orecchie leggermente a sventola.
Pollon era piccola, aveva 9 anni, ma stava al campo mezzosangue sotto richiesta diretta del padre Apollo, dato che la madre l’aveva abbandonata.
Apollo quindi aveva deciso di affidarla al suo figlio maggiore che abitava il campo, Steven Keegan che aveva 17 anni.
Era alto, bello, come tutti i figli di Apollo, fisico scolpito e atletico, era infatti un ginnasta e prima di vivere al campo mezzosangue era stato cresciuto dal suo allenatore Bela Keegan, al quale era rimasto comunque legato.
Si vedeva che erano fratelli, non solo perché lei lo assillava in continuazione, ma perché erano praticamente identici, solo con qualche anno di differenza.
“E’ ora di andare fratellone, zio Dioniso ha detto che bisogna andare all’anfiteatro perché deve comunicare una cosa importante” disse Pollon con la sua voce acuta e dolce, nel suo vestito rosa che le arrivava al ginocchio.
“Non è nostro zio, Pollon e comunque ti ha detto qualcos’altro?” chiese Steven mentre si infilava la maglietta bianca.
“Non è stato zio Dioniso ha dirmelo è stata Penelope” rispose lei.
“Penelope? Come? Dove? Quando?” chiese lui estasiato e curioso.
“Non te lo dico”
“Eh? Ti prego Pollon, ti prego” Lei chiuse gli occhi e scosse la testa.
“ Sei diventato rosso come un pomodoro e comunque non te lo dico perché è nostra cugina e non si può tra parenti” disse lei con aria da saputella.
“Cosa? Non è nostra cugina!” esclamò lui incredulo e confuso.
“Certo che è nostra cugina, sua mamma è Afrodite e Afrodite è figlia di Zeus.
Anche il nostro papino è figlio di Zeus e quindi siete cugini, quindi non si può” spiegò Pollon.
Steven la guardò male, ma poi si mise a ridere e le disse: “Hai una bella immaginazione sorellina”
Steven finì di vestirsi e con Pollon uscì dalla casa chiudendosi la porta alle spalle e iniziando ad incamminarsi tra i boschi per raggiungere l’anfiteatro.
“Sono la figlia di Apollo. Sono la figlia di Apollo. Lalalala. Lalala” cantava Pollon mentre camminavano.
“Puoi evitare?” chiese lui.
“No e poi canto così bene, dovrebbe piacerti”
“No canti male e sei stonata” rispose secco lui sorridendo.
“Gna Gna Gna” canzonò lei con tono sarcastico.
“Sarà bravo lui, io sono la figlia del dio della musica e canto benissimo” e continuò a cantare.
Intorno a loro il vento spostava i rami e tra le fronde mosse dall’aria si sentivano i canti delle ninfee, o almeno si sarebbero dovuti sentire, se Pollon non continuasse con il suo starnazzare.
Alla fine arrivarono all’anfiteatro, erano gli ultimi, ma il discorso non era ancora iniziato.
Steven mosse lo sguardo in cerca di Penelope, ma non la vide nelle sue vicinanze. Alla sua destra c’era un ragazzo, dall’aspetto un po’ ambiguo, capelli mossi e spettinati, occhi grandi e bipolari, bocca leggermente storta.
Si guardava intorno con fare strano, a volte sorrideva apparentemente a caso, altre volte emetteva dei leggeri versetti per poi sorridere di nuovo.
“Ehi tu” gli disse il ragazzo strano.
Steven si girò verso di lui, abbastanza nervosamente.
“Odio quando mio padre rompe le palle di prima mattina, non trovi? Si tappasse la bocca con del vino o con del caffè. Ti piace il caffè?” chiese il ragazzo guardandolo negli occhi.
Steven nervosamente rispose: “Non particolarmente”
Il ragazzo sembrò trasalire e poi disse: “Mai sentita bestemmia più grande e dire che mi sembravi un ragazzo intelligente. Io me ne porto sempre dietro un po’ e lo bevo sempre. La ragazzina ne vuole un po’?”
“Uh! Cosa? Sì lo voglio” intervenne Pollon con il sorriso sulle labbra.
“No. Sei troppo piccola” disse Steven.
“Eh dai Scroodge, un po’ di allegria. La tua amichetta mi piace, sorride, non come te, ho visto bradipi morti più amichevoli” disse il ragazzo strano facendo ridere Pollon. “Questa me la devo ricordare” disse lei ridendo.
“Il mio nome è Slade Stark, comunque, e se non l’aveste capito, sono figlio di Dioniso” si presentò allora lui.
“Io sono Pollon, la figlia bella e simpatica di Apollo e lui è mio fratello Steven che invece è scontroso e antipatico e ha una cotta matta per Penelope Sparkle” disse allora Pollon causando l’ira del fratello che le tappò la bocca.
“Non per offenderti fratello, ma Penelope è abbastanza una mignotta” disse Slade e questa volta l’occhiataccia se la prese lui.
“Cos’è una mignotta?” chiese Pollon al fratello.
Per fortuna Dioniso era salito al centro del palco e Steven non dovette dare una risposta alla sorella.
Gli applausi si levarono dagli spalti soprattutto dai figli di Ares sulla destra che facevano un gran casino.
“Ragazzi e Ragazze benvenuti qui oggi e perdonatemi se ho rivelato in ritardo l’esistenza di questa piccola riunione” esordì il dio del vino “Sono qui per una importantissima proposta che mi è stata poco tempo fa illustrata e che potrebbe essere di grande interesse per alcuni di voi. E’ parere divino che venga indetto un torneo, una gara a cui competerà un semidio per ogni divinità, un torneo che segnerà la sua consacrazione e che lo renderà immortale”
A queste parole urla di giubilo si alzarono dalle tribune e si levarono cori per esaltare i vari gruppi di semidei nel campo.
“Buoni, buoni. Capisco il vostro fermento, ma devo dirvi ancora una cosa”
A queste parole gli spalti si zittirono e si misero in ascolto.
“Questo torneo, non è un torneo normale, non ha niente in comune con i giochi estivi annuali, è qualcosa di mai visto prima, una sfida a cui solo i migliori potranno sopravvivere”
Qualche gemito di paura si levò dalle tribune.
“Non allarmatevi, solo 12 di voi parteciperanno, io e Chirone abbiamo selezionato per l’appunto i migliori e…” ma non riuscì a finire la frase che dagli spalti si levò una voce.
“E per quale motivo dovreste essere voi a scegliere chi parteciperà al torneo?”
Una ragazza si era alzata dagli spalti e aveva parlato a gran voce.
Tutti si girarono verso di lei in silenzio e incredulità. Dioniso era confuso e colpito, mentre Chirone stava salendo sul palco.
“Qual è il tuo nome figliola?” chiese lui.
“Non sono sua figlia. Sono Savannah Jennings figlia del dio della guerra”
“Quale maleducazione! Sempre così i figli di Ares” pensò Dioniso innervosendosi.
“E sentiamo, figlia di Ares, quale sarebbe la tua idea?” chiese allora lui.
“Bisognerebbe dare l’opportunità di partecipare a chiunque lo voglia” rispose lei, ma venne interrotta da Chirone che aveva preso all’improvviso la parola con la sua voce forte e decisa.
“Se vuoi morire accomodati Savannah, non sarò io a fermarti” le disse lui e iniziò a salire un grande fermento dalle tribune.
La ragazza presa alla sprovvista e innervosita dalla situazione si risedette.
“Forse non avete concepito la grande pericolosità di quello che alcuni di voi andranno a fare. E’ una gara mortale e pochi di voi hanno la forza e la preparazione per superarla. Se volete partecipare, fatevi avanti”
Nessuno mosse un muscolo o aprì bocca.
“Bene” esclamò Chirone e fece un cenno a Dioniso che annuì.
“Per selezionare i campioni, abbiamo qui con noi Tiresia, il grande e onnipresente saggio che conosce tutto e tutti e sarà lui a indicarci chi di voi parteciperà al torneo” esclamò Dioniso.
Un vecchio decrepito, coperto di un mantello marrone che non permetteva a nessuno di vederlo in faccia, salì gli scalini lentamente poggiandosi su un bastone e raggiunse il centro del palco.
Il silenzio era sceso abissale in tutto l’anfiteatro, nessuno osava fiatare, nemmeno i figli di Ares.
Si sentì Tiresia bisbigliare qualcosa di incomprensibile, poi dal nulla apparì un grande vaso dal cui orlo usciva del fuoco.
All’improvviso si sentì un rumore provenire dal fuoco e subito dopo ne uscì una tavola di pietra che cadde a terra, sbattendo violentemente.
Dioniso si avvicinò e la raccolse.
“Signori e signore, tra poco sapremo chi saranno i campioni. Chirone, a te l’onore” disse Dioniso e passò la tavoletta al centauro.
“Come figlio di Zeus…Domenico Wong!” esclamò Chirone.
Verso il lato destro dell’ Anfiteatro si sentirono delle voci e poco dopo un ragazzo si alzò. Era alto, aveva gli occhi di un azzurro screziato, le spalle larghe e forti, i capelli biondo lucente che si illuminavano al sole.
Il ragazzo uscì dalle file e si incamminò tranquillamente verso il palco, gli altri semidei lo fissavano intensamente, mentre lui li superava uno a uno.
Si sentì un singhiozzo poco lontano, ma non si riuscì a vedere chi lo emise.
Il ragazzo salì deciso sul palco e venne invitato da Dioniso a mettersi sulla destra. Il ragazzo si posizionò e fece un lungo sospiro.
Si guardava intorno, come per cercare qualcuno, fu allora che il suo sguardo si fermò e incrociò quello della sorella.
Lei lo guardava, leggermente rammaricata, ansiosa, i suoi occhi sembrava potessero scoppiare di lacrime da un momento all’altro, ma era rigida, forte e rimaneva impassibile, con lo sguardo fermo sul palco.
Chirone continuò allora a parlare: “Come figlio di Ares…Savannah Jennings!” Tutto lo stadio si voltò di nuovo verso la ragazza di prima.
Lei si sentì osservata e si guardò nervosamente intorno.
La sua vicina di posto le tirò una gomitata e Savannah si alzò dal suo posto, uscendo dalla fila.
Alzò il suo profilo e iniziò a camminare verso il palco tendando di sembrare il più disinvolta possibile e orgogliosa possibile.
Aveva i capelli castani pettinati in una frangia, gli occhi marroni e sembrava molto più grande rispetto alla sua età.
Salì sul palco e nervosamente si mise accanto al ragazzo figlio di Zeus, sentendosi tutti gli occhi addosso si mise composta, cercando di essere il più naturale possibile, ma si vedeva benissimo che tremava e respirava affannosamente.
Chirone la guardò storto e continuò a parlare: “Ed ora il figlio di Hermes…Gwaine Summers”
Il ragazzo sembrò svegliarsi da un sonno profondo, spalancò gli occhi, quasi spaventato, ma poi si alzò e si incamminò verso il palco abbastanza disinvolto. Aveva i capelli castano disordinati, occhi azzurri e delle labbra carnose. Era alto, snello ed era di carnagione scura. Salì sul palco, si affiancò a Savannah e rimase fermo immobile, guardando le persone davanti a sé.
Incrociò lo sguardo con la sua migliore amica, che era abbastanza scioccata, ma lui le fece segno di ok e le sorrise.
Era tranquillo e non sembrava spaventato, era forte e sicuro di sé. “La figlia di Atena invece è…Sofie Rives” esclamò Chirone leggendo dalla tavoletta di Tiresia, che intanto si era seduto su uno sgabello.
“Ehi! Pss. Dici che il vecchio dorme?” chiese Gwaine al figlio di Zeus vicino a lui.
Il ragazzo lo guardò male e continuò a fissare impassibile davanti a sé.
“Allegria portami via” pensò Gwaine.
“Ehi Ragazza! Dici che il vecchio dorme?” chiese allora a Savannah.
La ragazza si girò verso di lui e alzò lo sguardo per guardarlo negli occhi.
Poi fissò il vecchio che sembrava proprio russare, catafratto sullo sgabello, ma non rispose e continuò a guardare in avanti.
Gwaine si rassegnò e si rimise composto, mentre la figlia di Atena saliva sul palco. Aveva i capelli biondo chiaro, era bassina e camminava cercando di essere il più naturale possibile, pur non riuscendoci perfettamente.
Si vedeva che era una ragazza orgogliosa, teneva il profilo alto e cercava di tenere il viso più rilassato e composto possibile.
Si mise accanto a Gwaine, che le sorrise, pur non ricevendo risposta.
Chirone continuò a parlare: “Ora, il figlio di Poseidone…Aaliyah Earnshaw” A quel nome Gwaine fissò intensamente una parte del palco e i suoi occhi si incontrarono con quelli della sua migliore amica, che quasi tremante si alzò dal suo posto, incamminandosi verso il palco.
Aveva un fisico esile, pelle chiara, capelli mori stretti in una treccia laterale. Camminava lentamente, guardandosi intorno timidamente e ogni tanto sospirando affannosamente.
All’improvviso cadde a terra, inciampando in una sedia e cadendo sui gomiti che si sbucciarono.
Alcune risate si levarono dalle ultime file, mentre la ragazza si alzava molto timidamente e si affrettava a raggiungere il palco.
Arrivò sul palco e si mise accanto a Sofie.
I suoi occhi si incontrarono ancora con quelli di Gwaine e gli fece segno di stare tranquilla, che andrà tutto bene.
Lei scosse la testa, le scese una lacrima lungo la guancia sinistra e iniziò a tremare.
“Continuiamo dopo questo capitombolo con il figlio di Afrodite” disse Chirone sollevando ancora qualche risata.
“Melyssa Walker” esclamò lui.
Una ragazza si alzò dalle ultime file.
Si guardò intorno per qualche secondo e poi si incamminò verso il palco.
Un ragazzo cercò di fermarla, ma lo aveva già superato, cercò di chiamarla, ma venne fermato dal suo vicino di posto.
Era abbastanza alta, capelli mossi e ramati, occhi verde scuro, carnagione rosea e fisico snello e slanciato.
Con disinvoltura arrivò velocemente al palco e si mise accanto ad Aaliyah che aveva smesso di piangere.
Fece un cenno a qualcuno sugli spalti, ma non si riuscì a percepire chi fosse.
Chirone continuò chiamando il figlio di Apollo: “Steven Keegan” esclamò il centauro e Steven ebbe quasi un capogiro.
“Sei tu?” chiese la sorella confusa.
Ma Steven era incredulo e confuso, non riusciva a parlare e fissava il palco con ansia.
“Su! Dai! Altrimenti stiamo qua fino alla prossima olimpiade” esclamò Slade e lo spinse fuori dalla fila con uno strattone.
Steven allora sembrò tornare in sé, sorrise alla sorella che aveva uno sguardo confuso e si incamminò verso il palco.
Si girò e vide Penelope, che lo guardava intensamente e quasi con preoccupazione, ma continuò a camminare fino a salire sul palco e a mettersi accanto a Melyssa.
Guardò verso Pollon che per la prima volta da quando la conosceva stava zitta e poi dopo un sospiro iniziò a rilassarsi.
Non si accorse neanche che avevano chiamato un nuovo semidio, che Slade Stark si alzò dalla sedia e iniziò a camminare quasi a ritmo di musica verso il palco.
Alzò il braccio in segno di vittoria e iniziò a battere le mani a ritmo.
“Avanti cimitero! Battete le mani con me!” esclamò lui e tutta la platea iniziò a battere le mani, accompagnandolo verso la sua camminata danzante verso il palco.
“Oh mio Zeus” pensò sconsolato Dioniso.
“Ciao papà” disse Slade appena sul palco e si mise accanto a Steven.
“Perché ancora lui?” pensò Steven rassegnato.
“Felice di vedermi Scroodge? Adoro l’odore i novità di prima mattina” e detto questo prese dalla tasca una bustina di caffè e iniziò a mangiare i chicchi uno a uno.
“Silenzio!” esclamò Chirone invitando le tribune a zittirsi.
“E ora…La figlia di Artemide. Nyneve Beitam” Una ragazza alta si alzò dalle tribune alzando il braccio e incamminandosi con fare spedito e sicuro verso il palco.
Era alta, aveva un bel fisico, capelli ramati, occhi grigi e carnagione olivastra.
Nel passaggio accanto ai figli di Afrodite sentì una di loro ridere e mentre la superava le mostrò il dito medio nascosto dietro la schiena, cosa che fece infuriare la ragazza.
Nyneve salì sul palco e si mise accanto a Slade che le offrì un chicco di caffè, lei lo guardò male e rifiutò arricciando il naso leggermente all’insù.
“E’ il turno del figlio di Ade…Luna Blacknight” esclamò Chirone con voce forte e grave.
Dalle prime file si alzò una ragazza con i capelli neri e lisci, né alta né bassa, con occhi verdi e pelle pallida.
Camminò timidamente sulle scalette del palco, guardandosi in giro leggermente spaventata e tremando un pochino.
Si mise accanto a Nyneve che non la guardò.
“La figlia di Era, ora, Annachiara Sofia Grande” esclamò Chirone e si sentì un debole lamento provenire dalle file centrali.
Una ragazzina, minuta e graziosa si alzò molto timidamente quasi cercando di nascondersi dietro al posto davanti al suo.
Si incamminò lentamente verso il palco.
Aveva i capelli chiarissimi, occhi color ambra, sopracciglia scure, labbra sottili e camminava impaurita e nervosa. Raggiunse il palco e si mise accanto a Luna.
Si guardarono per qualche secondo, ma poi spostarono lo sguardo davanti a loro.
“Ed ora, l’ultimo semidio, il figlio di Demetra…Fiore Jeannaury” Una ragazza si alzò, quasi di scatto e iniziò a camminare cercando di mantenere un timido sorriso sulla faccia.
Era alta per essere una ragazza, aveva la pelle chiara, i capelli color caramello, occhi verdi e un bel sorriso splendente.
Camminò velocemente, quasi saltellando verso il palco e si mise accanto ad Annachiara che la guardò con un leggero timore.
Fiore la osservò con uno sguardo superiore, ma poi capì che non era la persona con cui essere scontrosa e le sorrise, rassicurandola leggermente.
Dioniso si avvicinò a loro e sorrise, poi si girò verso il “pubblico” e disse: “Ecco a voi i vostri campioni! Voglio che facciate per loro un applauso!”
Le tribune e la platea esplosero in urla e applausi.
Mentre applaudivano Dioniso si girò verso i semidei scelti e disse loro: “Vi voglio tra mezz’ora nella mia dimora, devo darvi le informazioni necessarie sul torneo e su quello che affronterete in futuro” Tutti annuirono e lo guardarono seriamente, tutti tranne Slade che rideva e applaudiva facendo qualche urlo.
“Basta che non sia una cosa lunga, ho una discreta voglia di vino” disse lui e Gwaine e Fiore si misero a ridere a loro volta.

Note dell'autore
Finalmente ce l'ho fatta!
E' stata dura, ma alla fine sono riuscito a fare un capitolo di presentazione abbastanza completo.
Da qui in poi mi soffermerò molto di più su tutti i personaggi, dando circa un capitolo a testa, o un capitolo ogni due.
Una cosa che ho notato è che hanno tutti gli occhi verdi e sono quasi tutte femmine, ma non importa, anzi.
Questo capitolo conta come capitolo dedicato a Steven, dato che era il primo ho voluto centrarlo sul mio OC.
Spero vi piaccia e vi invito a recensire.
Grazie, alla prossima
Goran
   
 
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