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Autore: FeLisbon    06/03/2015    7 recensioni
"C'era una volta..." ...ma non è una storia come tante altre, perché i nostri eroi non sono come tutti gli altri!
E questa non è di certo la fine, ma solo uno splendido e gioioso inizio!
Cosa accadde a quel "cavaliere" e alla sua "principessa" dopo quell'abbraccio carico di emozioni, e quel lieto annuncio di una nuova vita in arrivo?
[Post-Finale 7x13]
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon, Un po' tutti | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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1. Overwhelming emotions 



“C'è una cosa che devo dirti...”
Con una mano Teresa si accarezzava la pancia, mentre con l'altra stringeva quella di suo marito.

Avrebbe voluto dire qualcosa, trovare le parole giuste per comunicare l'immensa gioia che stava provando in quel momento, l'immensa gioia che le stava crescendo dentro! Ma non era mai stata brava ad esprimere i suoi sentimenti, specialmente con l'uomo che ora le stava di fronte guardandola con aria perplessa.
Non era Teresa la mentalista dei due, eppure riusciva a leggere tutti i pensieri di Patrick, osservando i suoi occhi: dubbio, incertezza e poi...finalmente lo stupore.
“No, stai...stai scherzando...”
Era incredulo. Non poteva di certo aspettarsi un dono così grande. Si rifiutava di soffermarsi troppo su quell'idea, perché se non fosse stata vera, la delusione lo avrebbe affranto. Tentò di vagliare in pochi istanti tutte le altre opzioni possibili.
“Non sto scherzando.”
Il sorriso della sua novella sposa lo abbagliò. Mai l'aveva vista così felice e luminosa. Non c'erano più dubbi su ciò che tentava di dirgli. Con la voce rotta dall'emozione provò a chiedere una conferma, ne aveva bisogno, voleva essere certo che quello che stava accadendo fosse reale e non sarebbe volato via con un colpo di vento.
“Lo sei?”
“Lo sono.”
Le parole non servivano più, e forse non erano mai servite a loro. Quello che provavano andava oltre. Patrick Jane, l'uomo dalla risposta sempre pronta, non sapeva cosa dire.
Sentì il cuore gonfiarsi, ingigantirsi e premere per saltargli fuori dal petto. Le loro labbra si incontrarono a metà strada. Era un gesto così semplice: entrambi percorsero metà della distanza che li teneva lontani e si unirono. Come avevano sempre fatto in tutto quel tempo! Anni e anni tentando di ridurre lo spazio che li divideva...e finalmente erano riusciti ad incontrarsi, trovarsi, appartenersi.
Si abbracciarono in un silenzio carico di significato.
Teresa non credeva possibile che si sarebbe sentita più felice di quando l'aveva scoperto.
Aveva tenuto in mano quel test di gravidanza con gli occhi chiusi, così stretti da farle male, pregando e sperando intensamente, ma non sapeva neanche lei che cosa. Avrebbe preferito rimanere incinta dopo averne parlato con Jane, che fosse stata una scelta insomma, ma appena il dubbio di essere in dolce attesa le aveva sfiorato la mente non era stata più disposta a rinunciarci. Voleva quel bambino. Aveva riaperto gli occhi piano, e con agitazione e paura aveva sbirciato il risultato. Positivo. Lacrime di gioia le avevano rigato le guance arrossate. Credeva davvero che sarebbe stato il momento più bello della sua vita. E invece no. Adesso, tra le braccia di suo marito, l'intensità delle sue emozioni era impareggiabile, condividere con lui quella felicità la rendeva più vera, palpabile, profonda.
Patrick non riusciva a capacitarsi di quello che stava accadendo. Poche ore prima si era ritrovato a ringraziare il cielo (e chiunque fossero i suoi abitanti) per avergli permesso una seconda occasione, una rinascita, un nuovo inizio con quella splendida donna che, vestita in bianco, stava camminando verso di lui per andare a sposarlo. Ed ora anche questo: una nuova vita.
Sarebbero stati una famiglia, e quella parola che per molti anni aveva sempre significato dolore e perdita, adesso era ciò che di più bello esistesse al mondo. Pianse in silenzio, senza riuscire a smettere di sorridere e senza riuscire a sciogliere l'abbraccio.
Era un uomo che aveva perso tutto, a cui ora non mancava più niente.

“Jane, dobbiamo tornare alla festa, gli ospiti cominceranno a chiedersi che fine abbiamo fatto...”
Fu Teresa, dopo qualche minuto, a rompere il silenzio. Sarebbe rimasta da sola con lui su quel tronco per tutta la vita, ma era pur sempre la loro festa di matrimonio e non stava bene scomparire in quel modo.
Patrick non accennò minimamente a lasciarla andare ma lei lo sentì ridacchiare sommessamente.

“Jane?”
“Staranno sicuramente pensando che siamo passati direttamente alla prima notte di nozze.”
Lisbon avvampò a quel pensiero e scattò in piedi come una molla. Una parte di lei era imbarazzata all'idea che tutti li stessero immaginando occupati in certe faccende, l'altra parte era in preda al panico.
“Oddio, e che figura ci facciamo?! Sono tutti qui per noi, per festeggiare...e...oddio i miei fratelli! Che vergogna. Muoviti Jane, non restare lì impalato, torniamo di là!”
Nonostante tutti i suoi sforzi, lui non riuscì a trattenersi e scoppiò in una risata fragorosa. Poi si alzò e la baciò sulla fronte tentando di calmarla.
“Avanti Lisbon, non fare così! Stavo solo scherzando, vedrai che non si saranno neppure accorti della nostra assenza. E poi, se devo essere onesto, non mi sembra affatto una pessima idea quella di...”
E mentre diceva questo le mise le mani sui fianchi e la avvicinò a sé. Ma lei fu più rapida: si divincolò dalla sua stretta e non gli fece nemmeno finire la frase.
“Non fare l'idiota! Andiamo...”
Lo prese per mano e lo trascinò dall'altra parte del laghetto, dove le luci e la musica creavano un'atmosfera allegra e allo stesso tempo accogliente. Mentre raggiungevano gli altri Teresa cercò di recuperare un certo contegno. Tutte quelle emozioni in contemporanea (amplificate dagli ormoni che aveva in circolo) erano difficili da gestire!
Avvicinò le labbra all'orecchio di Patrick e gli chiese di non dire nulla, per il momento, era ancora troppo presto. Poi si scambiarono un ultimo sguardo prima di venire risucchiati dalla folla di amici.

Grace, Wayne e Cho si avvicinarono al loro vecchio capo. La prima la sommerse di complimenti per il suo vestito, l'acconciatura, e le disse che era radiosa. Ma tutti gli elogi si spensero in sguardi di stupore quando Teresa diede il merito di tutto al suo nuovo capo, che le aveva fatto da consulente di moda. Rigsby non faceva altro che sorridere. Stare tutti insieme, come un tempo, era un regalo meraviglioso per lui. Kimball Cho sarebbe sempre rimasto il suo più grande amico, e Lisbon era forse la persona che più stimava sulla faccia della terra.
La sposa credeva di non aver mai sorriso così tanto in vita sua, e più di una volta si ritrovò a pensare che le sarebbe venuta una paralisi facciale. Ogni tanto sbirciava oltre le teste dei suoi ex colleghi per vedere dove fosse Patrick e cosa stesse facendo. Non sapeva se si comportava così solo per la solita abitudine di controllare che il suo consulente preferito non facesse danni, oppure perché non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Stava chiacchierando con Abbott, quei due si erano proprio trovati! Sentì le lacrime riempirle gli occhi: Dennis aveva fatto molto per lei, per loro! Forse era davvero la prima persona da ringraziare per tutto quanto. Aveva riportato Jane da lei e li aveva lentamente spinti l'una nelle braccia dell'altro. Pensare che tra pochi giorni si sarebbe trasferito e non sarebbe più stato parte della squadra era triste...
“Capo, tutto bene?”

Rigsby si era accorto del suo sguardo lucido e perso nel vuoto e la riscosse dai suoi pensieri.
“Certo! Scusate, comincio ad essere un po' stanca.”
Ricacciò dentro le lacrime, sfoderò un sorriso più che convincente e maledisse in silenzio i suoi ormoni che la sballottavano da un'emozione all'altra senza possibilità di controllo.
“Allora, raccontate! Come stanno i bambini?”
Non era una domanda insolita, Teresa era molto affezionata ai figli di Grace e Wayne, anche se non li vedeva spesso, e si interessava continuamente a loro. Ma appena la frase le uscì dalle labbra si accorse che parlare di bambini in quello stato emotivo precario non era stata una mossa geniale.
Van Pelt sorrise istintivamente e si mise a parlare dei due mostriciattoli che non facevano altro che combinare pasticci, ma che erano la gioia più grande della sua vita.
Rigsby e Cho si misero a discutere della recente promozione e ricordarono quel vecchio caso di molti anni prima in cui Lisbon era stata retrocessa e l'agente Ice-Man aveva preso il comando. Era stato così strano! Ed ora erano praticamente tornati in quella stessa situazione.
Poi, finalmente, Grace fece la domanda che tutti volevano sentire e l'attenzione si catalizzò nuovamente sulla sposa.
“Com'è stata la proposta? Dove te l'ha chiesto? Si è messo in ginocchio? E l'anello...”
Per Teresa era fastidiosa quell'intrusione nella sua vita personale. Non erano affari del resto del mondo! Era stato un momento intimo ed importante, come si poteva raccontarlo ai quattro venti? Eppure le persone normali facevano così: narravano con gioia ed entusiasmo ogni singolo dettaglio. Forse solo una donna come lei poteva rimanerne turbata... Chissà quante volte in futuro sarebbe stata “costretta” a raccontare quell'evento, forse era meglio cominciare a farci l'abitudine. E i suoi amici sarebbero state delle cavie perfette.
Fece un respiro profondo e si preparò a parlare di sé davanti ad un pugno di persone.
“Ecco. Si. Beh. Eravamo seduti là in fondo, oltre il laghetto, appoggiati a quel tronco d'albero...”
Si voltò ad indicare il punto preciso e rimase a fissare quel luogo. D'un tratto si vide mamma, con una splendida bambina per mano ad indicare lo stesso punto e dire: ...e lì tuo padre mi chiese di sposarlo rendendomi la donna più felice del mondo. E sempre lì io gli dissi che saresti arrivata tu, e lo resi l'uomo più felice del mondo.
Non sapeva di preciso per quanto tempo fosse rimasta girata di spalle e in silenzio, ma ora aveva gli occhi pieni di lacrime, di nuovo, e sapeva che non sarebbe stata in grado di proseguire con il racconto senza commuoversi ulteriormente. Tentò di lottare contro quella fiumana di emozioni che la travolgevano, ma viste le facce allarmate dei tre amici, probabilmente non stava ottenendo i risultati sperati. Si fece sfuggire una risata isterica mentre gli occhi continuavano a riempirsi di lacrime...
“Hey, scusate ma vi devo rubare mia moglie per un secondo.”
Patrick era arrivato a salvarla da quell'assurda situazione e la stava dolcemente trascinando in un punto più isolato.
Sorrideva divertito.
“Lisbon, se continui così non ci sarà bisogno di dire proprio niente a nessuno e lo capiranno da soli!”
“Lo so! Mi sento così stupida! Anni e anni ad essere la poliziotta controllata e seria ed ora non riesco a non sorridere come un'idiota e a non scoppiare a piangere ogni due per tre. Qualche stupida ragazzina emotiva si è impossessata di me e non mi vuole lasciare in pace...”
Quel discorso sconclusionato tra i singhiozzi e il nervosismo non fecero che aumentare il divertimento dell'uomo. Arrabbiarsi con se stessa e vergognarsi così tanto per una cosa che neppure poteva controllare era proprio da lei. L'abbracciò dolcemente.
“Non è colpa tua, vedrai che tra qualche settimana tornerai la granitica Lisbon di sempre.”
Le fece un dolce sorriso e le sfiorò rapidamente le labbra con le sue.
“Ora devo andare a parlare con il nostro nuovo capo della luna di miele, credi di riuscire a resistere senza di me per qualche minuto?”
“Luna di che?! Jane!”
Ma il mentalista si era già dileguato per impedire alla sua piccola principessa arrabbiata di mettere il bastone tra le ruote ai suoi progetti per la settimana futura. Progetti che tutto prevedevano meno che il lavoro, e l'agente Lisbon avrebbe dovuto accettarlo.
In realtà l'idea di prendersi qualche giorno di riposo non la disturbava affatto. Sarebbero stati un po' insieme, senza rapimenti o serial killer tra i piedi. Le avrebbe fatto bene! Un po' come quelle meravigliose settimane dopo Islamorada: lei e Jane erano tornati a casa, per la prima volta insieme, e si erano semplicemente goduti la compagnia l'uno dell'altra. Al ricordo di quelle giornate di quiete, Teresa si sentì più tranquilla e tornò a godersi la festa con gioia.

A tarda notte gli ultimi invitati salutarono felicemente i novelli sposi e si congedarono, lasciandoli finalmente soli. Spensero tutte le luci della festa e si diressero verso l'airstream parcheggiato poco più in là. Si tenevano per mano ridendo come bambini: era buio pesto e ad ogni passo uno dei due incespicava in un sasso o in qualche radice, scatenando l'ilarità dell'altro. Jane era quello più instabile e Lisbon non faceva che prenderlo in giro.
“Ma sei ubriaco? Se non ti avessi tenuto saresti caduto già tre volte!”
“No che non lo sono, non si vede niente qui!”

E ancora risate. Se qualcuno li avesse visti in quel momento avrebbe certamente pensato che fossero sotto l'effetto di qualche stupefacente o sostanza allucinogena, invece erano solo felici. Completamente e irrimediabilmente felici.
Dopo pochi metri e tanti ostacoli naturali, arrivarono a destinazione tutt'interi.
Patrick l'avvolse in un caldo abbraccio e la baciò con trasporto, a lungo. Quando Teresa si allontanò leggermente per riprendere fiato, suo marito si chinò, mise un braccio dietro le sue ginocchia, la sollevò e con l'altro le reggeva la schiena.
“Che cosa fai! Dai mettimi giù, Jane...”
Il mentalista sorrise nell'accorgersi che, nonostante le proteste, quel gesto inaspettato la lusingava e divertiva. Ignorò la sua richiesta e si avviò verso la porta del camper, per portarla fin dentro, come sempre si vede fare nei film.
“Lo sai che mi piacciono le tradizioni, sono un uomo all'antica io, quindi ora ti porto in casa così.”
Lisbon si sentiva leggera e protetta tra le sue braccia, quelle sensazioni non le dispiacevano per niente! Ma non riusciva a non prenderlo in giro.
“Quella non è una casa, e si che dovresti saperlo dal momento che ti sei trasformato in un carpentiere ultimamente.”
Jane sollevò gli occhi al cielo divertito. Neppure quando tentava di essere romantico riusciva a far tacere l'ironia di quella fastidiosa e meravigliosa donna che era appena diventata sua moglie.
La portò oltre la soglia d'ingresso, poi la fece scendere e si richiuse il portellone alle spalle.
Quando si voltò nuovamente, Teresa si era avvicinata pericolosamente a lui.
“Beh, visto che sei un uomo all'antica e che ti piacciono, direi che siamo obbligati a rispettarle proprio tutte queste tradizioni della prima notte di nozze, non ti pare?”
Gli sorrise e gli mise le braccia intorno al collo.

Jane non se lo fece ripetere due volte, iniziò a baciarla, le mise le mani sui fianchi e la sollevò quel poco che bastava per trasportarla con dolcezza verso il letto.















-Angolino dell'Autrice-
Eccomi qui con il primo capitolo :) Non ho molto da aggiungere, volevo solo ringraziare tutti quelli che mi hanno lasciato un pensiero, complimento, parere riguardo al prologo, è stato incoraggiante!
Vi auguro una buona giornate e buone letture :D
Se vi va, fatemi sapere ;)

   
 
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