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Autore: artemisia la fee    08/03/2015    2 recensioni
[Cross-over tra Doctor Who e Supernatural, con una versione umanizzata del TARDIS e dell'Impala]
TARDIS è solitaria, permalosa, strana. Impala è espansivo, solare, divertente. Lei una secchiona studiosa di fisica e astronomia. Lui un meccanico che vive solo per i motori e la musica rock.
Sono diversi, ad un primo sguardo e se le circostanze non fossero state quelle non si sarebbero mai incontrati, eppure è successo.
Perchè infondo tanto diversi non sono, devono solo scoprire cosa li rende uguali, più uguali di quanto non pensino.
*Doctor Who e Supernatural, sono due delle mie serie TV preferite e questa FF (la prima che scrivo, siate clementi) è dedicata non ai loro protagonisti ma al Tardis e all'Impala, perchè lo sappiamo non sono semplici mezzi di trasporto, sono molto di più.
Genere: Erotico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Doctor - 10, Donna Noble, TARDIS
Note: AU, Cross-over, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Le persone normali prima di andare a dormire contano le pecore. TARDIS invece, contava le stelle o per essere più precisi ripeteva a memoria i nomi delle stelle. Era arrivata a cinquanta ma ancora nulla, il sonno sembrava non voler arrivare.
La giornata era stata più o meno come le altre. Qualche lezione all'Università, al pomeriggio era andata a lavorare al Museo della Scienza cercando di spiegare qualche fondamento ad una classe di bambini di dieci anni. Poi aveva accompagnato da qualche parte John e Donna, loro si erano lamentati perché aveva fatto una strada diversa da quella che volevano loro, infine aveva visto Impala.
Continuava a sembrarle strano come si fosse abituata a lui, con tanta naturalezza. Come fosse normale svegliarsi e leggere il suo messaggio di buongiorno e addormentarsi allo stesso modo.
In fondo si vedevano solo da un paio di settimane, eppure era come se lui ci fosse sempre stato.
TARDIS continuava a domandarsi cosa ci trovasse un ragazzo come lui, in una come lei. Stessa cosa si domandava lui.
Cercavano di passare più tempo possibile insieme, ma non erano quel tipo di coppia che sta sempre con il fiato sul collo all'altro.
Impala la passava a trovare all'Università, bevevano qualcosa insieme al bar, lui un caffè lei un tè freddo, infine Impala si limitava a guardarla studiare e arrabbiarsi su quella selva di numeri e formule incomprensibili, fino a quando non doveva tornare a lavorare all'officina.
Ad Impala piaceva guardarla studiare, con le sopracciglia aggrottate, i capelli blu raccolti alla rinfusa, le dita che correvano veloci tra le pagine dei libri, persa in un mondo che solo lei sembrava abitare.
Era in quei momenti che amava sorprenderla con un bacio e sentirla sciogliere tra le sue labbra.
Altre volte invece era lei a passare a trovare lui in officina. Appariva carica di libri, in un vestito blu impeccabile in quell'inferno di motori e olio per le macchine.
A TARDIS piaceva guardarlo lavorare, con la canottiera nera attillata, i muscoli che si gonfiavano mentre sollevava una ruota e il sudore sulla sua fronte, che cercava di asciugare con la mano sporcandosi di grasso.
Ma non le importava molto, gli si gettava tra le braccia e lo baciava fino a quando non aveva più fiato.
L'estate era alle porte e il caldo iniziò a farsi sempre più insistente. Passavano le serate all'aria aperta, passeggiando per le vie del centro o chiudendosi nelle sale fresche di un cinema.
In quelle due settimane conobbero lentamente cose l'uno dell'altro, impararono a conoscersi di più e più si conoscevano più si piacevano.
TARDIS gli parlò della sua famiglia, di suo padre che faceva il poliziotto e di sua madre che insegnava storia. Gli raccontò di John, che conosceva da quando era piccola e di Donna, che da semplice coinquilina era diventata la sua migliore amica.
Anche Impala gli parlò della sua famiglia, ma la storia non fu altrettanto felice. I suoi genitori erano morti in un incidente d'auto quando era un bambino, da allora era sempre stato con Bobby il burbero che lavorava con lui all'officina.
Lei si sentì malissimo per avergli ricordato quella storia, ma Impala fu in grado di ridarle il sorriso.
Le cose andavano benissimo, ma nonostante questo, tutto non poteva essere perfetto. Inaugurarono la loro prima litigata di coppia.
Il preludio fu un pomeriggio di sole, TARDIS stava uscendo dall'Università con i libri in bilico tra le braccia come al solito, mentre Impala la aspettava appoggiato al cofano della macchina fermo lungo il marciapiede fumando una sigaretta.
Improvvisamente qualcuno la urtò per le spalle facendola inciampare e rovesciando tutti i libri sulle scale. Quando alzò gli occhi vide davanti a se le facce sorridenti di Missy e Harold Saxon.
"Guarda dove metti i piedi, sfigata. Non sai neanche camminare" l'apostrofarono.
"Ehi" sentì urlare e vide Impala salire di corsa le scale e fronteggiare Harold e Missy "Che cazzo fate?"
"Noi non abbiamo fatto niente" rispose lui con un sorriso sardonico e la voce calma.
Impala aiutò TARDIS a raccogliere i libri e la allontanò da loro. "Vai alla macchina" le disse "Arrivo subito"
"Vi ho visto piccoli stronzi, l'avete spinta" disse con la voce che ribolliva dalla rabbia. TARDIS rimase li.
"E anche se fosse?" disse Missy alzando un sopracciglio "Che ti importa, non sei il suo ragazzo"
"Si da il caso che lo si invece" rispose Impala fronteggiandola.
"Cosa?" urlarono insieme, poi scoppiarono a ridere.
"Ehi, quanto lo hai pagato?" le chiese Harold, ma non fece in tempo a dire altro che Impala gli fu addosso.
"Chiedile scusa" gli urlò afferrandolo per la maglietta.
"Impala, lascialo" urlò TARDIS ma invano "Fermati"
"Non chiedo scusa agli sfigati" urlò Harold che essendo più basso e meno muscoloso di Impala non poteva fare molto.
Lui rispose prontamente tirandogli un pugno sotto l'occhio, che lo mandò a terra. "Chiedile scusa" urlò ancora Impala con il pugno alzato.
"Fermati" urlò TARDIS.
"Che sta succedendo qui?" tuonò una voce imperiosa sopra le loro teste.
Alzarono gli occhi e in piedi davanti a loro c'era un uomo vestito in una giacca rossa, con i capelli bianchi e lo sguardo severo.
"Professor Rassilon" disse TARDIS presa dal panico.
Impala era rimasto con il pugno alzato e una mano stretta intorno al colletto della maglia di Harold.
"Cosa sta succedendo?" ripeté il professore.
"Professore" intervenne TARDIS "Nulla, ci dispiace è solo un'equivoco. Ce ne andiamo, ci dispiace. Impala" chiamò lei.
"Ma, non è vero" provò a protestare.
"Impala, andiamo via" disse di nuovo, questa volta a voce più alta.
Lui lasciò andare Harold che fu soccorso da Missy. TARDIS si scusò ancora con il professore e si allontanarono. Salirono in macchina e partirono, non si dissero una parola.
"Accosta la macchina" disse TARDIS ad un certo punto rompendo il silenzio.
"Cosa?" chiese lui.
"Ti ho detto di accostare la macchina" urlò.
"Va bene, va bene"
Parcheggiò a lato della strada, all'ombra di una fila di alberi, poco distanti un parco dove giocavano un gruppo di bambini.
"Cos'era quello?" tuonò lei voltandosi sul sedile.
"Quello cosa?" rispose calmo, avendo capito dove il discorso sarebbe arrivato.
"Quella rissa. Perché?"
"Perché?" urlò lui fronteggiandola "Hai visto cosa ti hanno fatto?"
"Lo so cosa mi hanno fatto, non sono così stupida. Fanno così da quando andavamo insieme alle elementari. All'inizio John era loro amico, poi hanno litigato. Mi prendono in giro da sempre, mi fanno scherzi, mi trattano male e mi insultano da sempre"
"E ti sta bene?"
"No, no non mi sta bene"
"E non pensi che dovresti fare qualcosa? Non puoi lasciare che la gente ti tratti così TARDIS"
"Cosa dovrei fare?" urlò e questa volta sentì le lacrime pizzicarle gli occhi "Dovrei picchiarli come hai fatto tu? Dovrei scatenare una rissa ogni giorno? Io sono così, Impala. I bulli se la prendono con le secchione, è la legge della giungla. Ma questo non ti da il diritto di picchiare la gente. Non mi piace la violenza, non mi piacciono le risse"
"Cosa cazzo dovevo fare? Restare a guardare mentre quello trattava così la mia ragazza?"
"La tua ragazza? La tua ragazza? Io non sono di nessuno, non sono un'oggetto"
"Non è questo che intendevo"
"A no? E cosa intendevi?"
Impala la fissò per un attimo senza trovare nulla da dire. "Merda" urlò infine tirando un pugno al volante e facendo suonare il clacson.
Rimasero in silenzio qualche minuto sbollendo la rabbia, ascoltando solo il cinguettio degli uccellini e le urla dei bambini al parco.
"TARDIS, mi dispiace" intervenne Impala spezzando il silenzio.
"Impala" disse lei cercando di zittirlo.
"No, ascoltami. Mi dispiace, scusa. Sono un coglione"
"Impala" ripeté a voce più alta "Mi fa piacere che tu ti preoccupi così per me, ma questo non ti da il diritto di picchiare la gente. Ci sono altri modi per risolvere le cose e la violenza non è uno di questi"
"Scusami" ripeté "Quando ho visto quello che ti hanno fanno non ho capito più nulla"
TARDIS lo prese per il mento e lo voltò verso di se e gli disse "Promettimi che non lo farai più".
"Promesso" rispose, poi le si avvicinò e la strinse a se abbracciandola e baciandola.
"Ora sarà meglio andare" gli disse lei allontanandolo "Oppure Donna e John mi faranno una scenata se arriviamo in ritardo"
"Ma quei due non ce l'hanno una macchina?" commentò, mettendo in modo.
"No"


"Dove mi stai portando?" chiese TARDIS lasciando che il vento entrasse dal finestrino aperto e le scompigliasse i capelli.
"E' un segreto" disse Impala sfoggiando un'orgoglioso sorriso, tamburellando le dita sul volante al ritmo degli Iron Maiden che suonavano alla radio.
"Comunque" continuò "Quel vestito ti sta una favola. Devo mandare un'altro mazzo di fiori a Donna?"
"Grazie" rispose arrossendo "No, questa volta è stata un'idea mia"
Impala la guardò e la mangiò con gli occhi.
"Guarda la strada" lo rimproverò girandogli la testa.
All'inizio TARDIS non era molto convinta di mettersi quel vestito, troppo audace per i suoi gusti. Lo aveva comprato perché le piaceva, ma lo aveva messo solo una volta.
Era blu notte, molto corto e molto stretto, senza maniche e con il colletto e l'allacciatura che ricordavano un abito cinese. Aveva persino azzardato ad indossare un paio di tacchi alti.
Poco dopo Impala parcheggiò la macchina in un'ampio spazio pieno di altre auto. Scesero e lui la portò all'ingresso di quello che sembrava un ristorante. Sopra di loro capeggiava una grande scritta rossa "Harvelle's Roadhouse".
"Mi porti fuori a cena" disse lei stringendosi a lui.
"Non proprio" rispose circondandole le spalle con un braccio. Indossava solo una camicia con le maniche arrotolate fino al gomito e sentì la sua pelle calda contro la propria.
"In che senso?" chiese.
"Le proprietarie sono vecchie amiche di famiglia, vogliono tutti conoscerti e poi qui fanno gli hamburger più buoni che io abbia mai mangiato"
Il locale era piuttosto rustico, interamente di legno e con una soffusa musica country-rock in sottofondo. C'era un lunghissimo bancone bar, un tavolo da biliardo, tavolini rotondi e alcune persone ballavano su una pista improvvisata. Alle pareti vecchie foto in bianco e nero, slogan e targhe automobilistiche.
La prima cosa che pensò TARDIS quando entrò, fu che quel posto rispecchiava Impala quanto l'Osservatorio Astronomico rispecchiava lei.
"Impala" sentì qualcuno gridare. Si voltarono e vide una ragazza con lunghi capelli biondi e un sorriso smagliante.
"Jo" urlò lui abbracciandola.
"E' da un po che non ti si vede. Bobby ti tiene in ostaggio in quell'officina?"
Lui scoppiò a ridere. "Jo, ti presento TARDIS" disse avvicinandola.
"Finalmente ti conosciamo" disse stringendole la mano "Venite vi cerco un tavolo"
Jo li portò ad un tavolino, posò tovagliette, bicchieri e posate, poi tirò fuori dal grembiule un blocchetto e una matita.
"Allora ragazzi cosa vi porto? Il solito Chevy?" chiese.
"Si, portaci il solito"
"Arrivo subito" disse scrivendo qualcosa sul blocchetto, poi si voltò e scomparve.
"Che ne pensi?" le chiese dopo che Jo se ne fu andata.
"Di cosa?" chiese lei.
"Di questo posto?"
"Mi piace, è molto rustico, accogliente, con della bella musica. Tanti tipi grossi, muscolosi e tatuati che fumano e bevono birra. E' un posto molto da te"
"Puoi dirlo forte. Vengo in questo posto da che ho memoria. Un'estate Jo è riuscita a rubare una cassa di birra e ce la siamo bevuta tutta sul retro, io, lei, Dean e Sam. Poi Bobby e Ellen, la madre di Jo, ci hanno scoperti e per tutta l'estate ci hanno fatto pulire i tavoli per ripagarle. Però, cazzo quanto ci siamo divertiti"
"Puoi dirlo forte. La parte che però non racconta mai è di come siamo stati male dopo aver bevuto tutte quelle birre" disse una voce alle sue spalle.
Impala si voltò e accanto a lui si trovò due ragazzi.
"Sam, Dean" urlò alzandosi e abbracciandoli "Che cazzo ci fate qui?"
"Quel cazzo che ci fai tu" rispose uno dei due, quello più basso.
"Ragazzi, lei è TARDIS. TARDIS, loro sono Sam e Dean Winchester"
"Finalmente ti conosciamo" disse l'altro.
Lei, imbarazzata da tutte quelle attenzioni si limitò a salutare con la mano e a mormorare un "Ciao"
Sam era il più alto dei due fratelli, sebbene fosse il più giovane, aveva i capelli castano scuro e piuttosto lunghi. Dean invece, il maggiore, era più basso e con i capelli più chiari. Entrambi indossavano camicie a scacchi.
"C'è anche Castiel" disse Dean, indicando un ragazzo dai capelli neri, con indosso un trench beige e una camicia bianca. Era seduto ad un tavolo e parlava con una bionda, dalle tette enormi e con indosso un vestito che faceva sembrare lei coperta.
"Mi sembra piuttosto occupato" commentò TARDIS sarcastica.
"Non farti illusioni" disse Dean "In realtà sta cercando di riportarla sulla retta via"
TARDIS li guardò aggrottando le sopracciglia, senza capire se la stessero prendendo in giro o dicessero la verità.
"E' un tipo molto religioso" spiegò Sam.
"Bé, Baby è stato un piacere vederti" disse Dean rivolto ad Impala "E un piacere conoscerti" disse poi a TARDIS "Ora è meglio che io e Sammy vi lasciamo soli"
Si salutarono dandosi pacche sulle spalla da veri uomini, poi quando Dean credette che lei non lo stesse osservando guardò Impala, gli fece l'occhiolino e con i pollici in su bisbigliò "Ok", coronato da espressioni d'apprezzamento.
TARDIS per poco non sprofondò con il naso nel tavolo.
"Alla fine hai conosciuto anche i miei amici" le disse Impala.
"Molto simpatici" commentò. Poi l'occhio le cadde sul suo avambraccio dove spiccavano tatuate le lettere D.W. e S.W.. TARDIS allungò il braccio e le sfiorò con le dita.
"Sono loro?" chiese.
Impala annuì, con lo sguardo basso fisso sulla tovaglietta, perso in chissà quali pensieri. Prese la mano di TARDIS e la strinse nella sua.
"Conosco Dean e Sam da quando ero piccolo, siamo praticamente cresciuti insieme. Sono come fratelli per me. Anche loro hanno perso i genitori e quindi immagino ci siamo sempre capiti a vicenda. Ne abbiamo passate tante insieme, da quando giocavamo agli acchiappa-fantasmi nelle case abbandonate a quando be, siamo cresciuti e ne abbiamo combinate di peggiori" concluse ridendo.
"Mi racconterai mai qualcuna di queste storie?"
"Se lo facessi poi dovresti entrare come minimo in un programma di protezione testimoni"
Scoppiarono a ridere insieme. In quel momento tornò Jo e posò in mezzo al tavolo due boccali di birra, e due piatti colmi di patatine fritte grosse come salsicce e un panino con hamburger, ripieno di talmente tanti ingredienti che sembrava esplodere.
TARDIS lo assaggiò, mandandolo giù con un lungo sorso di birra.
"Accidenti" esclamò "E' fantastico"
"Che ti avevo detto" commentò addentando il suo panino.
La serata continuò serenamente, parlarono, mangiarono, bevvero birra e chiunque li dentro sembrava conoscere Impala e voler conoscere lei.
Impala la invitò persino a ballare. Lei non ballava, non era una di quelle ragazze che si lanciano in pista e ballano sfrenatamente. Ma Impala la prese per un braccio e la strinse a se cullandola sulle note di una canzone che non conosceva, ma che lui canticchiava sottovoce.
Il mondo diventava più bello quando lo sentiva vicino, prendeva una piega migliore. C'erano solo lei e lui, tutti gli altri sparivano.
Impala la abbracciò da dietro, circondandole la vita con le braccia. Iniziarono a muoversi all'unisono, dondolando leggermente. Le dita di Impala le accarezzavano le braccia, il suo respiro le solleticava il collo.
"Non sono brava a ballare" si scusò lei imbarazzata.
"Non dire stupidaggini" disse, poi le prese la mano e la fece girare su se stessa, infine l'attirò di nuovo verso di se e TARDIS si ritrovò con il viso schiacciato contro il suo petto.
"Sei bellissima" aggiunse e le diede un leggero bacio sulle labbra.
TARDIS si sentì avvampare e solo le sue mani che la tenevano per i fianchi, le impedirono di cadere, o di correre via urlando oppure di saltare e urlare dalla gioia.
Gli circondò il collo con le braccia, lo attirò a se e sollevandosi sulla punta dei piedi lo baciò. Si sentiva strana quando lo baciava così, trasportata dalle emozioni e senza pensarci, come se quella persona che assaporava le sue labbra e lasciasse che la sua lingua si insinuasse nella sua bocca, non fosse lei ma un'altra ragazza. Una ragazza nuova, capace di far arrossire un ragazzo come Impala, capace di fargli dimenticare chi fosse e dove si trovasse. La disorientava questa nuova sensazione eppure le piaceva.
Impala la guardò con gli occhi socchiusi, con le labbra ancora vicine alle sue accarezzandole il collo con le dita.
"Adoro quando mi baci così" le disse quasi senza fiato.
TARDIS avvampò di nuovo, sentendosi di colpo le guance calde e la gola secca. "Vado a prendere qualcosa da bere" disse, accarezzandogli le labbra "Tu aspettami al tavolo"
"Ok" rispose lui sedendosi.
TARDIS si voltò e barcollando camminò verso il bancone del bar, dove le cameriere erano indaffarate a servire i clienti. Appoggiò le mani sul ripiano di legno bagnato e appiccicoso da tutti i drink che erano passati di li durante la serata. Fece un respiro profondo e sentì il proprio cuore battere forte nel petto, come se dovesse scappare da un momento all'altro. Voleva prendere un po d'aria, ma forse per il momento era meglio bere qualcosa, qualcosa di forte.
Alzò gli occhi per cercare la cameriera, quando accanto a lei apparvero due uomini. Quello a destra era più giovane e con i capelli lunghi, quello a sinistra più vecchio, calvo e con la barba incolta. Puzzavano tutti e due.
"Ehi bellezza" l'apostrofò quello più giovane.
"Tutta sola?" domandò l'altro.
TARDIS li guardò inizialmente terrorizzata, poi distolse lo sguardo e tornò a cercare la cameriera.
"Ignorali TARDIS, ignorali e se ne andranno" continuava a ripetersi.
"Possiamo farti compagnia?" chiese quello più vecchio.
"Non è bello stare da sola" continuò l'amico.
"Ignorali, ignorali" cantilenava nella sua mente.
La cameriera era troppo lontana e intenta a servire un gruppo di ragazzi. Impala non poteva vederla da li, perché proprio davanti al loro tavolo c'era una colonna.
"Vieni con noi, bambolina?" chiese quello più vecchio e con un brivido di repulsione sentì le sue dita accarezzarle il braccio. Si ritirò di scatto e questo la fece finire quasi tra le braccia dell'altro.
"Sono qui con il mio ragazzo" urlò TARDIS, credendo che questo li avrebbe allontanati "Vi conviene lasciarmi stare" poi si voltò e si incamminò di nuovo verso il tavolo.
Quello che successe dopo accadde tutto velocemente.
Vide Impala seduto al tavolo e quando la scorse si alzò in piedi, ma proprio in quel momento sentì una mano sul suo corpo che le toccava il fondoschiena e salì a stringerle i fianchi.
Impala sgranò gli occhi, il suo viso si trasformò in una maschera di rabbia e con le dita strette in un pugno scattò in avanti, facendo cadere il tavolo nella corsa.
In un battito di ciglia vide Impala scagliarsi contro l'uomo più giovane, inchiodarlo contro il bancone del bar e tempestarlo di pugni.
Scoppiò l'Inferno. Altra gente si unì alla rissa, chi per cercare di fermare tutto, chi per dare man forte a una delle due parti.
"Impala" urlò "Fermati, Impala" cercò di avvicinarsi ma qualcuno la fermò. Era Castiel che la teneva ferma per le braccia.
"Lasciami" urlò "Devo fermarlo"
"Non puoi, è pericoloso" disse, senza mollare la presa.
"Impala" urlò ancora, ma la sua voce venne inghiottita dalle urla.
In quel momento vide che anche Sam e Dean si erano uniti alla lite, cercando di aiutare Impala. Poi qualcuno colpì Dean, mandandolo a sbattere contro un tavolo.
"Dean" urlò Castiel che lasciò la presa per correre da lui.
TARDIS si ritrovò da sola in quel caos. Impala non la sentiva, non poteva fare nulla. Sentì che avevano iniziato a scorrere le lacrime calde lungo le guance. Si voltò e corse fuori dal locale.
L'aria della sera le fece venire la pelle d'oca e le gelò le guance bagnate. Iniziò a camminare nel parcheggio, maledicendosi perchè si era messa i tacchi, verso la città.
"TARDIS" sentì urlare ad un certo punto. Ignorò le urla e continuò a camminare.
"TARDIS ti prego aspetta" urlò ancora. Si voltò e vide Impala correre lungo il marciapiede, lo ignorò di nuovo e continuò a camminare.
"TARDIS, fermati" urlò, questa volta la sua voce era più vicina e sentì i suoi passi dietro di se.
"TARDIS" urlò e Impala entrò nel suo campo visivo, parandosi di fronte a lei.
Era ridotto uno straccio, aveva un labbro spaccato e una ferita che gli sanguinava sulla fronte. Per un attimo fu tentata di abbracciarlo e chiederli come stesse, poi ci ripensò.
"TARDIS" disse ancora, toccandole il braccio.
Lei si divincolo dalla sua presa e rincominciò a camminare.
"Non dici nulla questa volta?" urlò e nella sua voce si sentiva rabbia e risentimento "Non hai niente da dire? Nessuna lezione morale su quanto sia sbagliata la violenza, su quanto le risse non risolvono nulla?"
TARDIS si fermò, con il sangue che pulsava nelle vene, con le lacrime che ripresero a scorrere.
Impala le si parò ancora davanti e questa volta la guardò con occhi gelidi, senza l'oro che amava. 
"Non dici nulla perché non hai nulla da dire" disse "Sai che ho ragione, sai che ho fatto bene e non vuoi ammetterlo"
"Impala" disse con la voce strozzata distogliendo lo sguardo "Avevi promesso"
"Guardami" urlò.
Lei lo guardò e vide i suoi occhi lucidi, colmi di lacrime ma con un'ombra ad offuscarli.
"Tornerei li dentro e li picchierei altre cento volte" urlò "Li picchierei ancora e lo farei con gioia e sai perché? Perché quello che hanno fatto, quello che ti hanno fatto è disgustoso. Non meritano altro. Perché ti hanno mancato di rispetto e alle donne non si manca di rispetto. Ma non l'ho fatto solo per quello, l'ho fatto perché mi sto innamorando di te e nessuno si deve permettere di trattarti così, nessuno deve osare metterti le mani addosso, nessuno"
Le lacrime scorrevano sul volto di Impala, mischiandosi al sangue della ferita. Le sue urla risuonavano ancora nella notte e risuonavano ancora nelle orecchie di TARDIS. 
Lo aveva detto? Aveva detto sul serio che si stava innamorando? Sentiva la testa sul punto di scoppiare.
Guardò Impala, con il fiato corto per le urla e le lacrime agli occhi, con i pugni chiusi lungo i fianchi e le nocche sanguinanti.
"Non riesci ad ammetterlo, vero?" disse sconsolato "E' più forte di te" poi sbuffo e fece un passo indietro.
"Impala" lo fermò lei appoggiandogli una mano sul petto "Io ... io non cambio la mia idea, penso ancora che la violenza non risolve nulla. Però ti ringrazio, per quello che hai fatto. Se non ci fossi stato tu, non so cosa avrei fatto. Grazie" poi lo guardò e si lanciò fra le sue braccia affondando il viso nel suo petto "Ho avuto paura" sussurrò.
Lui ricambiò l'abbracciò e le accarezzò la testa con un bacio.
"Mi dispiace di essere così" le disse "Mi dispiace se ti faccio soffrire. Potessi farlo, cambierei"
"No" disse lei alzando lo sguardo "Non cambiare"
Impala si chinò e la baciò, dolcemente e stringendola a se.
"Ti riaccompagno a casa" disse incamminandosi lungo il marciapiede.
"Neanche per sogno" protestò lei "Non ti lascio guidare in queste condizioni, potresti svenire alla guida e finiremmo ammazzati giù da un ponte"
"Sto bene, TARDIS. Sono solo un po ammaccato" si lamentò
"Niente storie, ti accompagno io"
Impala sbuffò e alla fine accettò. TARDIS guidò fino al suo appartamento e lo aiutò a salire le scale.
Quando Impala aprì la porta e la fece entrare, lei rimase immobile sulla soglia con un unico pensiero in testa. Quella era la prima volta che entrava in casa sua e quella era la prima volta che erano totalmente da soli.
  
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