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Autore: peaceandeatcarrots_    08/03/2015    0 recensioni
Paolo e Francesca, Canto V dell'Inferno.
Per chi non la conosce è la storia di due amanti, puniti per il loro amarsi al di fuori del matrimonio: lei tradendo e lui inducendola alla tentazione. Sono inseriti nel girone dei lussuriosi, condannati a sottostare ad una bufera che mai si ferma.
Paolo e Francesca, due comuni adolescenti.
Si amano, ma non lo dicono. Si vogliono, ma continuano a lasciarsi.
Un continuo perdersi e ritrovarsi, anni che passano e sentimenti che non scompaiono mai.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Capitolo tre.









 

Sei anni dopo.

Il tempo guarisce e Francesca può confermarlo. La cicatrice si è risanata quasi completamente, se non fosse per una lieve linea rosata che porta con sé il ricordo lontano di un dolore che ormai non fa più male.
Ha ventitré anni e studia Architettura. Alla fine ha scelto la laurea magistrale e tra circa un anno dovrebbe finalmente poter dare l’ultimo esame prima della laurea.
In estate passerà il tempo di vacanza tra una sessione di esami e la successiva a Barcellona, patria dell’Architettura e di alcuni dei monumenti più grandiosi. Un luogo comune su cui fare la tesi, ma che lei ha deciso di analizzare da un punto di vista umano. Perché lei è affascinata da come i palazzi antichi e moderni siano in grado di incantare le persone, di attirare lo sguardo dei passanti occasionali e trasportarli in un mondo parallelo. Ricordi che si attaccano ai muri che diventano gli unici testimoni delle azioni dell’uomo. Francesca ama pensare che se quei mattoni, quei vetri e quei pezzi d’intonaco potessero parlare racconterebbero storie che si leggono solamente nei libri. Ricordi di epoche lontane, esperimenti falliti ed idee rivoluzionarie.
Ma per il momento la giovane donna continua a vedersi la sua bella Italia, patria di una cultura studiata in tutto il mondo e invidiata da molti. Perché se uno togliesse la crisi, l’insediamento violento dell’uomo moderno nel paesaggio e tutto ciò che rovina il Bel Paese, e guardasse solamente il verde dei boschi e la cultura latina che è protagonista degli affreschi delle piccole e grandi chiese, vedrebbe la magnificenza dell’operato umano e forse inizierebbe anche a credere in quel Dio di cui ormai tutti negano l’esistenza. La natura è perfezione e gli Antichi amavano imitarla, tentare di essere come lei. Erano degli abili emulatori e le loro capacità sono morte secoli orsono, lasciando solamente una miriade di opere che non sono messe abbastanza in evidenza e a cui non viene dato l’adeguato riconoscimento.

Francesca ha il particolare dono di vederla, la perfezione. Di coglierla in ogni sua sfaccettatura e di descriverla, facendola arrivare dentro l’anima di chi l’ascolta incastrandocela dentro, così che la persona non possa più toglierla e sia costretta a portarla con sé ovunque vada.

Francesca è cresciuta.
I capelli neri sono tenuti leggermente più lunghi e i grandi occhi verdi, che guardano il mondo con curiosità, celano un velato ricordo di un dolore mai scomparso e che mai l’abbandonerà.
Gli amici di sempre sono cambiati: Benedetta, Marco e Matteo rimangono, però. Le sono accanto ogni giorno, costantemente nella pura di vederla cadere di nuovo e non riuscire ad intervenire in tempo per evitare che si faccia troppo male. Perché Francesca è debole e vuole fare la forte, vuole giocare un ruolo che non le sia addice, indossando una maschera che non ha mai tolto in sei anni. Forse in rari momenti di debolezza, quando fuori pioveva e la cicatrice iniziava a far male e allora il dolore tornava a bussare alla sua porta portandosi via un piccolo pezzetto di lei. Francesca tentava di difendersi, di proteggersi, ma i muri sono sottili come un foglio di carta e il dolore è freddo come una forbice d’acciaio. E si sa, la forbice vince sempre sulla carta. E la carta vince sempre sul sasso. Il grande macigno che si portava dietro e che riusciva sempre a sottomettere. I muri però non si costruiscono in un giorno e capitava, quindi, che per qualche ora Francesca rimanesse senza carta a proteggerla. E il sasso vinceva.


Paolo ha finito di studiare ed ha quasi venticinque anni.
Si è laureato con il massimo dei voti, ricevendo i complimenti da parte dei professori per la sua capacità di imparare una lingua nuova partendo da zero e riuscendo a restare al passo dei suoi coetanei, superandone addirittura alcuni.
Dopo sei anni lontano di casa, torna.
Rivede il piccolo viale alberato e nota delle nuove case costruite all’inizio della sua via; qualche negozio che ha cambiato gestione e la stessa porta blu che ha aperto per quasi diciannove anni.
Le sue mani tremano, la gola è secca.
Gli sono mancati i suoi genitori e il suo cane che ha dovuto lasciare in Italia, poiché nel college a Berlino non erano ammessi gli animali. Ed è proprio quest’ultimo – un pastore tedesco di nome Leila – ad accoglierlo per primo, saltandogli addosso e annusandolo, muovendo energicamente la coda e – Paolo questo potrebbe giurarlo – sorridendo, augurandogli un ‘Ben tornato a casa’.

Quella stessa sera, a casa di lui, è stata organizzata una festa. Amici vecchi e nuovi insieme, parenti di ogni dove e vicini infiltrati che portano grassi biscotti e vini costosi.
Paolo ha sorriso tutto il tempo, emozionato e ancora leggermente frastornato a causa del viaggio. Felice di essere tornato e triste di essersene andato, perdendosi tante troppe cose. 

«Dove hai lasciato Laurie
Paolo ha tentato di andare avanti, rifarsi una vita. Ha conosciuto Laurie durante il suo secondo anno di Università e sono stati amici per undici mesi prima che lui decidesse di superare la sottile linea che li divideva dall’essere ragazzo e ragazza. Lei è stata una ventata d’aria pulita. Laurie è ombra, riflesso. Non ha nulla a che fare con la luce e con il buio, ma allo stesso tempo convive con entrambi. Ha i capelli biondi e gli occhi azzurri, tedesca di nascita e buona di anima. Ha accolto Paolo tra le sue braccia come un’amica e l'ha rassicurato come una madre. L'ha fatto crescere dentro.
Stanno insieme da poco più di due anni, a cui bisogna però sottrarre qualche mese quando alla fine del penultimo anno di scuola Paolo ha voluto prendersi una pausa e stare unicamente con se stesso. Stava ancora male, a quel tempo. Francesca continuava a tormentarlo e tutto ciò che faceva con Laurie lo viveva quasi come un tradimento nei confronti della ragazza italiana, che per prima gli aveva fatto provare dei sentimenti concreti.
«Mi raggiungerà non appena avrà delle vacanze».
Laurie è di un anno più piccola di Paolo. Quando finirà l’ultima sessione di esami e avrà dato la laurea lo raggiungerà in Italia, dove starà finché sarà lui a volerla, finché non ricomparirà Francesca. Perché nonostante Laurie non abbia mai voluto chiedere troppi dettagli a Paolo, qualcosa ha intuito. Qualcosa l'ha sentito nelle parole sussurrate da lui durante la notte e lo ha visto nelle sue occhiaie che alcuni giorni sono più marcate del normale. Lei è una ragazza e come tutto il genere femminile ha un sesto senso per queste cose. E ha paura perché sa che lasciandolo andare da solo nella sua città, Francesca si ripresenterà. Ha paura e vuole vederlo felice, ed è per questo che da un lato lei spera che l’italiana si ripresenti.

La serata prosegue e le tre del mattino arrivano senza che nessuno degli ospiti se ne accorga.
La famiglia finalmente riunita si raccoglie vicino all’uscio, salutando e ringraziando gli ospiti che escono dalla casa un po’ brilli e più felici.
«Vado a farmi un giro, ho bisogno di un po’ d’aria» e Maria – la madre del ragazzo – capisce. E sorride, nel vederlo allontanarsi con le mani in tasca e la testa bassa.
Paolo ha bisogno di vederla. Ha cercato di reprimere l’istinto dal primo istante che ha messo piede giù dall’aereo, ma l’alcool ingerito ha fatto sì che i motivi per cui sarebbe stato meglio non fare nulla e starsene in casa fossero temporaneamente offuscati.
Lui ha necessità di vedere che c’è. Passare sotto casa di Francesca – che dista dieci minuti a piedi dalla sua – e vedere la finestra leggermente socchiusa e le tende blu. Ha bisogno di sentirla vicina, non necessariamente di vederla. Sa che farebbe troppo male. Sa che non sarebbe giusto nei confronti di Laurie.

La luce è accesa e Paolo non sa spiegarsi il perché.
Le tende sottili mostrano la figura della ragazza in piedi, intenta a cambiarsi nonostante il continuo traballare delle gambe. Quel sottile tessuto azzurro cela ciò che gli occhi del ragazzo bramano di vedere, mentre la luce illumina abbastanza affinché il cuore batta un po’ più veloce e la cicatrice inizi a far male.
Paolo vorrebbe entrare e svestirla lui, aiutarla a stendersi e poi coricarsi accanto a lei. Guardare il suo profilo dolce ed il naso leggermente all’insù, sentire il suo profumo e stringerla.
E il ragazzo è anche curioso.
Vuole capire se Francesca usa ancora lo stesso profumo di sei anni prima, se la sua pelle è ancora morbida e se sono spuntati nuovi nei sul suo corpo. Vuole contarle le lentiggini sul naso e immergersi nei suoi profondi occhi verdi.
Vorrebbe toccarla, baciarla. Ma sa che non può.
E allora comincia a pensare alla serata di Francesca ed arriva la gelosia, quella forte che ti stringe il petto e ti fa venir voglia di urlare. Quella gelosia che provoca lacrime e che fa venir voglia di dimenticare tutto, di non aver visto nulla. Perché lei quella sera è andata da qualche parte dove ha bevuto e lui sa bene come si comporta la ragazza quando beve. E avrebbe voluto essere con lei, controllare che nessuno le si avvicinasse troppo o non la osservasse muoversi.
Perché Francesca è sensuale e provocante.
Francesca è sesso e non sa che per lui è amore.





_____________

Ciao a tutte!
Questo è il terzo capitolo, un po' più lungo degli altri ed è ambientato sei anni dopo.

Perchè questa scelta?

Beh, principalmente perchè non ho voluto soffermarmi in maniera eccessiva sul passato: lo scorso capitolo -breve e di passaggio- serviva a dare qualche informazione sulla reazione che ha avuto Francesca in seguito alla partenza di Paolo. In questo capitolo, che li rivede entrambi adulti ed alle prese con le loro nuove vite, ho voluto far vedere come alla fine sui propri passi si torni sempre. E' una cosa normale, avere nostalgia del passato.

Spero che vi sia piaciuto e non vi stia annoiando troppo, ringrazio tutte le lettrici che hanno perso qualche breve minuto a leggere la storia e spero che mi possiate aiutare a migliorare! Penso di averne veramente bisogno.

Al prossimo weekend, hope you like it.

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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