Decisioni da prendere
Il giorno seguente Emma ignorò i messaggi e le chiamate di Lilith, non era dell'umore per vederla e parlarci. Prima di tutto voleva sistemare le cose con Regina e voleva essere certa di riuscirci. Già una volta aveva rischiato di mandare a monte la loro amicizia quando aveva portato Marian dal passato, dando il via a una catena di eventi che separato Regina da Robin; lo sceriffo non voleva che tra loro due tornasse a esserci un muro, avrebbe fatto di tutto per abbatterlo, ma non era sicura che Regina glielo avrebbe permesso questa volta.
Si era presa la giornata libera dal lavoro, aveva chiesto a David che fosse lui a portare le pratiche all'ufficio del sindaco in caso ci fosse Regina. Mary Margaret si era occupata della carica fin'ora, ma Regina le dava una mano dato che Neal aveva bisogno della madre essendo ancora piccolo. Emma voleva rispettare lo spazio che si era presa la bruna e attendere che andasse al loro loft quella sera, aveva quindi pensato lei a sistemare la casa mentre erano tutti fuori. Mentre puliva la camera di Henry e sua notò il pacchetto che da qualche settimana aspettava di essere mosso da accanto il portagioie: era quadrato e basso, avvolto in una carta da pacchi con delle rose disegnate su uno sfondo caffè. Emma corrugò la fronte mentre lo prendeva in mano, si chiese se ci sarebbe mai stata un'occasione propizia per dare quel regalo alla persona legittima, ma scosse la testa e mise il pacchetto nel cassetto del mobile in legno.
Il pomeriggio bussarono alla porta. Henry andò ad aprire ed accolse la madre adottiva con calore, facendola accomodare nel loft. Quando lo sguardo della bruna si posò su Emma il suo sorriso scomparve dal viso, Regina guardò la bionda come se potesse trafiggerla con lo sguardo prima di rivolgerle la parola:
“Sei qui anche tu, Swan.”
“Sì, vivo qui” tentò lei.
“Non pensavo che il fatto che tua madre è il sindaco ti avrebbe permesso di lavorare di meno.”
“E' il mio giorno libero, e poi volevo parlare con te.”
“Swan, ho detto che ti avrei vista qui, ma sono venuta per parlare con Henry.” Emma sembrò stupita e anche offesa, stava aprendo bocca per replicare quando loro figlio si mise in mezzo.
“Sentite voi due, smettetela. Mamma parlerai con me, ma ti prego parla anche con Emma, almeno fallo per me o continuerà a tormentarmi perché non le rispondi.” Henry era intervenuto giusto in tempo, entrambe le donne rimasero momentaneamente in silenzio, poi Regina annuì in assenso ed Emma rimase ad aspettare in cucina mentre i due parlavano nella camera di Henry ed Emma.
L'attesa sembrò eterna alla bionda. Continuava a camminare avanti e indietro per il salotto con le cuffie dell'ipod nelle orecchie, cercando di distrarsi e chiedendosi cosa Regina dovesse dire ad Henry, chiedendosi se Regina le avrebbe permesso di chiarire la questione, sebbene fosse stata chiara sul fatto di non volere da lei. Allora perché sono così agitata? Si passò una mano sulla fronte e intravide il tatuaggio sul proprio polso fare capolino dalla manica. Alzò la manica osservando il disegno del fiore stilizzato, ricordava ancora il dolore dell'ago che la pungeva per creare quel disegno permanente e sorrise. Certo la sua vita al periodo non era facile, era molto sola e quel tatuaggio era il segno di speranza che aveva deciso di portare sempre con sé, per incitarsi a non arrendersi. Percorse le linee scure con l'indice e poi abbassò la manica mentre nelle sue orecchie risuonava "Tear You Apart" dei She Wants Revenge. Emma sospirò e si fece coraggio.
Mezz'ora più tardi Henry lasciò le due da sole, dicendo che doveva andare a studiare da Ashley.
“Ho preparato del tè” Emma porse una tazza alla bruna, entrambe erano tese e rimasero in piedi a fissare ognuna la propria tazza per un lungo minuto.
“Swan non voglio...” Regina voleva chiudere quanto prima la questione ma la bionda la interruppe.
“Regina quello che hai visto alla stazione: Lily che mi baciava, non significa nulla. A me dispiace per come siano andate le cose questi giorni, mi dispiace per l'episodio di ieri e volevo dirti che questi eventi non cambiano nulla: la mia promessa è sempre valida.” Emma guardava Regina con determinazione e speranza, non sapeva quanto in là si sarebbe potuta spingere, così aveva deciso di procedere per gradi.
Regina dovette raccogliere tutto il suo coraggio per continuare a guardare Emma negli occhi, quelle parole si stavano insinuando della sua mente riaccendendo una piccola speranza, ma la bruna sorrise tristemente. Sebbene la salvatrice sembrasse sincera Regina non voleva sbagliare ancora, aveva preso una decisione e ci si sarebbe attenuta. La bruna strinse i denti, ricacciò indietro i ripensamenti e affrontò la consapevolezza che avrebbe probabilmente distrutto qualsiasi cosa ci potesse essere tra lei ed Emma. Già, ma cosa c'è mai stato? Questa domanda se l'era posta innumerevoli volte: comprensione, appoggio e infine affetto, ecco cosa c'era stato. Regina fissò gli occhi brillanti di Emma sapendo cosa stava per dirle, essendo consapevole che non sarebbe tornata indietro.
“Emma non importa cosa io creda, ho preso una decisione: spezzerò l'incantesimo di occultamento se è quello che vogliono gli altri, poi tornerò nella Foresta Incantata. Lì troverò il mio posto e mi lascerò alle spalle questa storia dell'autore, di Robin e tutto il resto. Sono stanca di inseguire il mio lieto fine, di provare a essere migliore per farmi riconoscere qualcosa da tutti, voglio solo vivere tranquilla, lontana da tutto questo. Sono venuta a dirlo a Henry, perché sapesse che potrà venire a trovarmi quando vorrà.”
Emma rimase a bocca aperta, poi sbatté le palpebre come se stesse tornando in sé prima di parlare.
“Hai trovato un modo per spezzare l'incantesimo di confine?”
“Sì, impiegherà molto del mio potere magico e mi servirà qualche settimana per prepararlo, ma sono sicura di poterlo attuare. Ne ho parlato con Mary Margaret e mi ha detto che lo annuncerà stasera, farà convocare un consiglio cittadino per informare tutti.”
“Ma...” Emma sembrava spaesata “Henry ha bisogno di te, ha bisogno di noi.”
“Henry ha detto che valuterà la decisione da prendere con te, in ogni caso sa che gli voglio bene.”
“Regina hai fatto di tutto pur di restare insieme a lui, perché vorresti dover tornare nella Foresta Incantata se lui non ha ancora preso una decisione?” a quelle parole Regina abbassò lo sguardo e sorrise tristemente, Emma sentiva una paura che prima era solo strisciante, crescere nel proprio petto, sembrava che le stesse avvolgendo i polmoni e togliendole il fiato.
“Emma perché ti importa tanto? Tu hai il pirata e quella che sembra la signora delle fate oscure che ti inseguono, pensa ad essere felice.”
“Mi importa perché ti ho fatto una promessa” la bionda non riuscì a resistere oltre e protese una mano a stringere quella di Regina “E io mantengo le mie promesse, te l'ho detto. Se anche tu non vuoi combattere per il tuo lieto fine, io lo farò, Henry lo farà. Se dovremmo seguirti nella Foresta Incantata, allora così sia.”
Gli occhi di Emma bruciavano di una luce diversa, Regina ne rimase affascinata perché capiva che la bionda fosse davvero determinata a mantenere quella promessa. Guardò le loro mani strette l'una nell'altra, quel contatto le provocò un sollievo inaspettato e ricambiò leggermente la stretta di Emma per qualche secondo; ma non potevano continuare così. La bruna ritrasse la propria mano lentamente.
“Emma, basta promesse. Non capisci che non voglio dare la caccia al sogno di ragazza ingenua? Una persona come me dovrebbe ritenersi fortunata per essere riuscita ad avere l'amore di Henry, di aver potuto crescere un figlio magnifico e, per quanto in maniera dolorosa, aver aggiustato la propria vita. La persona di cui mi sono innamorata non può stare con me, finalmente l'ho capito, quindi questo sarà il mio lieto fine: uno che mi costruirò.”
“Com'è andata con la mamma?” Henry era serio, troppo per i suoi standard.
“Hey, ragazzino” Emma gli sorrise e allargò le braccia per abbracciarlo. Lo strinse a lungo a sé, tanto che Henry capì che era a preoccupata.
“Ma'... cosa ne pensi di quello che ha deciso?”
“Penso che sia folle, non può lasciarti così. Non può andare via così.” la bionda riprese la tazza di cioccolata che aveva posato sul bancone della cucina. Non può lasciarci.
“Anche io le ho detto la stessa cosa, ma non vuole saperne. Ha detto che non può continuare così, che ci vuole bene, ma che non può resistere qui, che ci sono troppe cose che la tormentano.”
“Mi ero chiesta se sarebbe andata diversamente se ieri non avesse visto Lily che mi baciava, le ho spiegato che era un malinteso ma c'è dell'altro, non si tratta solo di quello.”
“Cosa?!” Henry la fissò con espressione allibita.
“Sì, scusa per non avertelo detto prima. Ma non significa nulla, è lei che è impazzita e tra l'altro è tutto il giorno che mi perseguita al telefono, tuo nonno mi ha detto che è persino andata in centrale a cercarmi. Le ho scritto che la vedrò domani, dovrò dirle che ci trasferiamo in Europa o qualcosa del genere.”
“Ci trasferiamo?”
“Be' non ne abbiamo parlato, ma ho pensato che saresti voluto andare nella Foresta Incantata anche tu con Regina e che quindi ci saremmo trasferiti; per quanto l'idea di tornare in quel posto non mi entusiasmi, ho pensato sarebbe stata la soluzione migliore. Tu che ne pensi?”
“Ma', la mamma ha intenzione di stare sola. Se anche andremo, solo io potrò trovarla.”
A quelle parole Emma sentì il proprio cuore sprofondare nel petto e le parole di Regina le risuonarono nella mente: Tu hai il pirata e un'altra donna che ti inseguono, pensa ad essere felice. La persona di cui mi sono innamorata non può stare con me, finalmente l'ho capito, quindi questo sarà il mio lieto fine...
Lily stava aspettando con trepidazione l'arrivo di Emma alla tavola calda. Quando la bionda arrivò, Lily si accorse che c'era qualcosa di strano in lei, sembrava rabbuiata.
“Dobbiamo parlare di una cosa” disse Emma sedendosi davanti a lei.
“Emma senti, so che l'altro giorno ho fatto il passo più lungo della gamba e voglio scusarmi con te. Mi dispiace immensamente, se non è quello che vuoi, perciò farò un passo indietro e non pretenderò nulla da te, ti chiedo solo di rimanere amiche.” la bruna sorrise, ma lo sceriffo era rimasto impassibile.
“Mi trasferisco.” le due parole che aveva pronunciato Emma caddero come un macigno su Lily. La bionda non aveva battuto ciglio a ciò che le aveva detto, aveva ignorato le sue parole e l'aveva colpita in maniera totalmente inaspettata; Lily ci mise qualche secondo a realizzare il significato di quelle parole.
“Cosa?”
“Henry tra poco terminerà l'anno e io ho avuto un'offerta di lavoro in Europa, un'ottima offerta a cui non posso rinunciare ed entrambi abbiamo bisogno di cambiare aria; quindi ci trasferiremo.”
Era una situazione che non ammetteva repliche. Lily ricacciò indietro il panico, sapeva che Emma le stava mentendo, non si trattava assolutamente dell'Europa, ma se fosse andata via ora non l'avrebbe sicuramente ritrovata; poteva solo cercare di andare avanti con il suo piano.
“Oh, capisco... E la madre adottiva di Henry?” chiese lei.
“Ha deciso di restare, si vedranno per le vacanze” disse Emma “Perché vuoi saperlo?”
“No, è che... insomma, immagino che per nessuna delle due sarebbe facile rinunciare ad Henry, quindi ne avrete discusso e penso non sia stato facile. Mi spiace.”
“No, infatti.” Emma abbassò lo sguardo sospirando.
“Ordino due caffè, ok?” disse Lily, la bionda annuì e lei si alzò avvicinandosi al bancone per fare l'ordine. Tornò con due tazze di caffè ed Emma le disse che sarebbe andata un attimo in bagno, così Lily approfittò della sua assenza e, assicurandosi di non essere osservata, versò il contenuto della fiala che aveva nella giacca nel caffè di Emma. Quando questa tornò le sorrise debolmente, sembrava essersi calmata.
“Lily spero che capirai la situazione. Mi dispiace che ci sia stato questo malinteso tra di noi, ma la mia vita è legata ad Henry, devo offrirgli la possibilità migliore.”
“Tranquilla, capisco perfettamente che tu abbia altre priorità, è tuo figlio” Lilith sorrise “E poi, anche se andrete in Europa, potremmo tenerci in contatto.”
“Sì, immagino di sì.” Emma accennò a un sorriso e bevve il proprio caffè mentre continuavano a chiacchierare.
Stava camminando nel bosco quando iniziò a sentirsi male.
Che ci faccio qui? Si chiese Emma. Aveva seguito Lilith, ma non sapeva il motivo, una parte di lei aveva cercato di allertarla quando aveva accettato di accompagnarla, doveva andare da Henry, da Regina e parlare con i suoi genitori; aveva troppe cose a cui pensare. Tuttavia era come se il suo cervello si fosse spento di colpo, se avesse camminato come un'automa seguendo la bruna tra gli alberi. Senza dire nulla, senza fare domande o insospettirsi, senza pensare e la cosa non era da Emma Swan.
Ora che avvertiva una stana sensazione pervaderla, come se qualcosa stesse prendendo controllo del suo corpo, la sua mente si risvegliò, ma non era in grado di agire. Non riusciva a muovere nemmeno un muscolo di sua volontà. Lilith si voltò a guardarla e le sorrise dolcemente.
“Non cercare di opporti, non funzionerebbe.” Lilith sollevò la manica della propria giacca mettendo in mostra il polso dove la sua voglia stava brillando.
Che diavolo sta succedendo? Perché non riesco a muovermi? Emma stava entrando nel panico, fissava Lilith negli occhi, ponendole mille domande silenziose.
“Speravo che cambiassi idea Emma, che avresti voluto stare con me senza arrivare a questo; ma tu sei così testarda, e non avevo altra scelta che fare come mi aveva suggerito lui.”
Emma cadde a terra inerme, si sentiva prigioniera del suo stesso corpo, l'unica cosa che riusciva a fare era guardare. Lilith si voltò e da dietro di lei si fece avanti qualcuno.
“Ben fatto mia cara” La voce era così familiare che Emma non stentò a riconoscerla, sebbene fosse da mesi che non la sentisse. Gold. “Ciao Emma, immagino non ti senta al meglio e sia confusa, ma sta tranquilla, starai benissimo tra non molto. Devi solo lasciare che la parte oscura di te prenda il sopravvento.” Tremotino la guardò con un sorriso divertito sul volto, ed Emma si sentì scivolare lentamente nell'incoscienza.
Si era presa la giornata libera dal lavoro, aveva chiesto a David che fosse lui a portare le pratiche all'ufficio del sindaco in caso ci fosse Regina. Mary Margaret si era occupata della carica fin'ora, ma Regina le dava una mano dato che Neal aveva bisogno della madre essendo ancora piccolo. Emma voleva rispettare lo spazio che si era presa la bruna e attendere che andasse al loro loft quella sera, aveva quindi pensato lei a sistemare la casa mentre erano tutti fuori. Mentre puliva la camera di Henry e sua notò il pacchetto che da qualche settimana aspettava di essere mosso da accanto il portagioie: era quadrato e basso, avvolto in una carta da pacchi con delle rose disegnate su uno sfondo caffè. Emma corrugò la fronte mentre lo prendeva in mano, si chiese se ci sarebbe mai stata un'occasione propizia per dare quel regalo alla persona legittima, ma scosse la testa e mise il pacchetto nel cassetto del mobile in legno.
Il pomeriggio bussarono alla porta. Henry andò ad aprire ed accolse la madre adottiva con calore, facendola accomodare nel loft. Quando lo sguardo della bruna si posò su Emma il suo sorriso scomparve dal viso, Regina guardò la bionda come se potesse trafiggerla con lo sguardo prima di rivolgerle la parola:
“Sei qui anche tu, Swan.”
“Sì, vivo qui” tentò lei.
“Non pensavo che il fatto che tua madre è il sindaco ti avrebbe permesso di lavorare di meno.”
“E' il mio giorno libero, e poi volevo parlare con te.”
“Swan, ho detto che ti avrei vista qui, ma sono venuta per parlare con Henry.” Emma sembrò stupita e anche offesa, stava aprendo bocca per replicare quando loro figlio si mise in mezzo.
“Sentite voi due, smettetela. Mamma parlerai con me, ma ti prego parla anche con Emma, almeno fallo per me o continuerà a tormentarmi perché non le rispondi.” Henry era intervenuto giusto in tempo, entrambe le donne rimasero momentaneamente in silenzio, poi Regina annuì in assenso ed Emma rimase ad aspettare in cucina mentre i due parlavano nella camera di Henry ed Emma.
L'attesa sembrò eterna alla bionda. Continuava a camminare avanti e indietro per il salotto con le cuffie dell'ipod nelle orecchie, cercando di distrarsi e chiedendosi cosa Regina dovesse dire ad Henry, chiedendosi se Regina le avrebbe permesso di chiarire la questione, sebbene fosse stata chiara sul fatto di non volere da lei. Allora perché sono così agitata? Si passò una mano sulla fronte e intravide il tatuaggio sul proprio polso fare capolino dalla manica. Alzò la manica osservando il disegno del fiore stilizzato, ricordava ancora il dolore dell'ago che la pungeva per creare quel disegno permanente e sorrise. Certo la sua vita al periodo non era facile, era molto sola e quel tatuaggio era il segno di speranza che aveva deciso di portare sempre con sé, per incitarsi a non arrendersi. Percorse le linee scure con l'indice e poi abbassò la manica mentre nelle sue orecchie risuonava "Tear You Apart" dei She Wants Revenge. Emma sospirò e si fece coraggio.
Mezz'ora più tardi Henry lasciò le due da sole, dicendo che doveva andare a studiare da Ashley.
“Ho preparato del tè” Emma porse una tazza alla bruna, entrambe erano tese e rimasero in piedi a fissare ognuna la propria tazza per un lungo minuto.
“Swan non voglio...” Regina voleva chiudere quanto prima la questione ma la bionda la interruppe.
“Regina quello che hai visto alla stazione: Lily che mi baciava, non significa nulla. A me dispiace per come siano andate le cose questi giorni, mi dispiace per l'episodio di ieri e volevo dirti che questi eventi non cambiano nulla: la mia promessa è sempre valida.” Emma guardava Regina con determinazione e speranza, non sapeva quanto in là si sarebbe potuta spingere, così aveva deciso di procedere per gradi.
Regina dovette raccogliere tutto il suo coraggio per continuare a guardare Emma negli occhi, quelle parole si stavano insinuando della sua mente riaccendendo una piccola speranza, ma la bruna sorrise tristemente. Sebbene la salvatrice sembrasse sincera Regina non voleva sbagliare ancora, aveva preso una decisione e ci si sarebbe attenuta. La bruna strinse i denti, ricacciò indietro i ripensamenti e affrontò la consapevolezza che avrebbe probabilmente distrutto qualsiasi cosa ci potesse essere tra lei ed Emma. Già, ma cosa c'è mai stato? Questa domanda se l'era posta innumerevoli volte: comprensione, appoggio e infine affetto, ecco cosa c'era stato. Regina fissò gli occhi brillanti di Emma sapendo cosa stava per dirle, essendo consapevole che non sarebbe tornata indietro.
“Emma non importa cosa io creda, ho preso una decisione: spezzerò l'incantesimo di occultamento se è quello che vogliono gli altri, poi tornerò nella Foresta Incantata. Lì troverò il mio posto e mi lascerò alle spalle questa storia dell'autore, di Robin e tutto il resto. Sono stanca di inseguire il mio lieto fine, di provare a essere migliore per farmi riconoscere qualcosa da tutti, voglio solo vivere tranquilla, lontana da tutto questo. Sono venuta a dirlo a Henry, perché sapesse che potrà venire a trovarmi quando vorrà.”
Emma rimase a bocca aperta, poi sbatté le palpebre come se stesse tornando in sé prima di parlare.
“Hai trovato un modo per spezzare l'incantesimo di confine?”
“Sì, impiegherà molto del mio potere magico e mi servirà qualche settimana per prepararlo, ma sono sicura di poterlo attuare. Ne ho parlato con Mary Margaret e mi ha detto che lo annuncerà stasera, farà convocare un consiglio cittadino per informare tutti.”
“Ma...” Emma sembrava spaesata “Henry ha bisogno di te, ha bisogno di noi.”
“Henry ha detto che valuterà la decisione da prendere con te, in ogni caso sa che gli voglio bene.”
“Regina hai fatto di tutto pur di restare insieme a lui, perché vorresti dover tornare nella Foresta Incantata se lui non ha ancora preso una decisione?” a quelle parole Regina abbassò lo sguardo e sorrise tristemente, Emma sentiva una paura che prima era solo strisciante, crescere nel proprio petto, sembrava che le stesse avvolgendo i polmoni e togliendole il fiato.
“Emma perché ti importa tanto? Tu hai il pirata e quella che sembra la signora delle fate oscure che ti inseguono, pensa ad essere felice.”
“Mi importa perché ti ho fatto una promessa” la bionda non riuscì a resistere oltre e protese una mano a stringere quella di Regina “E io mantengo le mie promesse, te l'ho detto. Se anche tu non vuoi combattere per il tuo lieto fine, io lo farò, Henry lo farà. Se dovremmo seguirti nella Foresta Incantata, allora così sia.”
Gli occhi di Emma bruciavano di una luce diversa, Regina ne rimase affascinata perché capiva che la bionda fosse davvero determinata a mantenere quella promessa. Guardò le loro mani strette l'una nell'altra, quel contatto le provocò un sollievo inaspettato e ricambiò leggermente la stretta di Emma per qualche secondo; ma non potevano continuare così. La bruna ritrasse la propria mano lentamente.
“Emma, basta promesse. Non capisci che non voglio dare la caccia al sogno di ragazza ingenua? Una persona come me dovrebbe ritenersi fortunata per essere riuscita ad avere l'amore di Henry, di aver potuto crescere un figlio magnifico e, per quanto in maniera dolorosa, aver aggiustato la propria vita. La persona di cui mi sono innamorata non può stare con me, finalmente l'ho capito, quindi questo sarà il mio lieto fine: uno che mi costruirò.”
“Com'è andata con la mamma?” Henry era serio, troppo per i suoi standard.
“Hey, ragazzino” Emma gli sorrise e allargò le braccia per abbracciarlo. Lo strinse a lungo a sé, tanto che Henry capì che era a preoccupata.
“Ma'... cosa ne pensi di quello che ha deciso?”
“Penso che sia folle, non può lasciarti così. Non può andare via così.” la bionda riprese la tazza di cioccolata che aveva posato sul bancone della cucina. Non può lasciarci.
“Anche io le ho detto la stessa cosa, ma non vuole saperne. Ha detto che non può continuare così, che ci vuole bene, ma che non può resistere qui, che ci sono troppe cose che la tormentano.”
“Mi ero chiesta se sarebbe andata diversamente se ieri non avesse visto Lily che mi baciava, le ho spiegato che era un malinteso ma c'è dell'altro, non si tratta solo di quello.”
“Cosa?!” Henry la fissò con espressione allibita.
“Sì, scusa per non avertelo detto prima. Ma non significa nulla, è lei che è impazzita e tra l'altro è tutto il giorno che mi perseguita al telefono, tuo nonno mi ha detto che è persino andata in centrale a cercarmi. Le ho scritto che la vedrò domani, dovrò dirle che ci trasferiamo in Europa o qualcosa del genere.”
“Ci trasferiamo?”
“Be' non ne abbiamo parlato, ma ho pensato che saresti voluto andare nella Foresta Incantata anche tu con Regina e che quindi ci saremmo trasferiti; per quanto l'idea di tornare in quel posto non mi entusiasmi, ho pensato sarebbe stata la soluzione migliore. Tu che ne pensi?”
“Ma', la mamma ha intenzione di stare sola. Se anche andremo, solo io potrò trovarla.”
A quelle parole Emma sentì il proprio cuore sprofondare nel petto e le parole di Regina le risuonarono nella mente: Tu hai il pirata e un'altra donna che ti inseguono, pensa ad essere felice. La persona di cui mi sono innamorata non può stare con me, finalmente l'ho capito, quindi questo sarà il mio lieto fine...
Lily stava aspettando con trepidazione l'arrivo di Emma alla tavola calda. Quando la bionda arrivò, Lily si accorse che c'era qualcosa di strano in lei, sembrava rabbuiata.
“Dobbiamo parlare di una cosa” disse Emma sedendosi davanti a lei.
“Emma senti, so che l'altro giorno ho fatto il passo più lungo della gamba e voglio scusarmi con te. Mi dispiace immensamente, se non è quello che vuoi, perciò farò un passo indietro e non pretenderò nulla da te, ti chiedo solo di rimanere amiche.” la bruna sorrise, ma lo sceriffo era rimasto impassibile.
“Mi trasferisco.” le due parole che aveva pronunciato Emma caddero come un macigno su Lily. La bionda non aveva battuto ciglio a ciò che le aveva detto, aveva ignorato le sue parole e l'aveva colpita in maniera totalmente inaspettata; Lily ci mise qualche secondo a realizzare il significato di quelle parole.
“Cosa?”
“Henry tra poco terminerà l'anno e io ho avuto un'offerta di lavoro in Europa, un'ottima offerta a cui non posso rinunciare ed entrambi abbiamo bisogno di cambiare aria; quindi ci trasferiremo.”
Era una situazione che non ammetteva repliche. Lily ricacciò indietro il panico, sapeva che Emma le stava mentendo, non si trattava assolutamente dell'Europa, ma se fosse andata via ora non l'avrebbe sicuramente ritrovata; poteva solo cercare di andare avanti con il suo piano.
“Oh, capisco... E la madre adottiva di Henry?” chiese lei.
“Ha deciso di restare, si vedranno per le vacanze” disse Emma “Perché vuoi saperlo?”
“No, è che... insomma, immagino che per nessuna delle due sarebbe facile rinunciare ad Henry, quindi ne avrete discusso e penso non sia stato facile. Mi spiace.”
“No, infatti.” Emma abbassò lo sguardo sospirando.
“Ordino due caffè, ok?” disse Lily, la bionda annuì e lei si alzò avvicinandosi al bancone per fare l'ordine. Tornò con due tazze di caffè ed Emma le disse che sarebbe andata un attimo in bagno, così Lily approfittò della sua assenza e, assicurandosi di non essere osservata, versò il contenuto della fiala che aveva nella giacca nel caffè di Emma. Quando questa tornò le sorrise debolmente, sembrava essersi calmata.
“Lily spero che capirai la situazione. Mi dispiace che ci sia stato questo malinteso tra di noi, ma la mia vita è legata ad Henry, devo offrirgli la possibilità migliore.”
“Tranquilla, capisco perfettamente che tu abbia altre priorità, è tuo figlio” Lilith sorrise “E poi, anche se andrete in Europa, potremmo tenerci in contatto.”
“Sì, immagino di sì.” Emma accennò a un sorriso e bevve il proprio caffè mentre continuavano a chiacchierare.
Stava camminando nel bosco quando iniziò a sentirsi male.
Che ci faccio qui? Si chiese Emma. Aveva seguito Lilith, ma non sapeva il motivo, una parte di lei aveva cercato di allertarla quando aveva accettato di accompagnarla, doveva andare da Henry, da Regina e parlare con i suoi genitori; aveva troppe cose a cui pensare. Tuttavia era come se il suo cervello si fosse spento di colpo, se avesse camminato come un'automa seguendo la bruna tra gli alberi. Senza dire nulla, senza fare domande o insospettirsi, senza pensare e la cosa non era da Emma Swan.
Ora che avvertiva una stana sensazione pervaderla, come se qualcosa stesse prendendo controllo del suo corpo, la sua mente si risvegliò, ma non era in grado di agire. Non riusciva a muovere nemmeno un muscolo di sua volontà. Lilith si voltò a guardarla e le sorrise dolcemente.
“Non cercare di opporti, non funzionerebbe.” Lilith sollevò la manica della propria giacca mettendo in mostra il polso dove la sua voglia stava brillando.
Che diavolo sta succedendo? Perché non riesco a muovermi? Emma stava entrando nel panico, fissava Lilith negli occhi, ponendole mille domande silenziose.
“Speravo che cambiassi idea Emma, che avresti voluto stare con me senza arrivare a questo; ma tu sei così testarda, e non avevo altra scelta che fare come mi aveva suggerito lui.”
Emma cadde a terra inerme, si sentiva prigioniera del suo stesso corpo, l'unica cosa che riusciva a fare era guardare. Lilith si voltò e da dietro di lei si fece avanti qualcuno.
“Ben fatto mia cara” La voce era così familiare che Emma non stentò a riconoscerla, sebbene fosse da mesi che non la sentisse. Gold. “Ciao Emma, immagino non ti senta al meglio e sia confusa, ma sta tranquilla, starai benissimo tra non molto. Devi solo lasciare che la parte oscura di te prenda il sopravvento.” Tremotino la guardò con un sorriso divertito sul volto, ed Emma si sentì scivolare lentamente nell'incoscienza.
Salve a tutt@.
Questo capitolo è stato un po' complicato per motivazioni tecniche sugli incantesimi. Mi sono confrontata con altri fan della serie e ho spulciato la Wiki di OUAT riguardo l'incantesimo di occultamento e la maledizione che ha creato Storybrooke. Da quel che ho potuto capire, Storybrooke si distrugge solo tramite il meccanismo di autodistruzione (il diamante che abbiamo visto nella terza stagione) o se viene strappato il rotolo della maledizione stessa. Negli altri casi in cui la maledizione venga spezzata, la città rimarrà intatta.
A questo punto ho deciso di riadattare un po' la situzione alle necessità della narrazione, per quanto mi possa infastidire non essere accurata al 100% ho dovuto sorvolare per questa cosa.
Detto ciò spero che il capitolo vi sia piaciuto, aspetto le vostre recensioni!
Nemo