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Autore: EternalSunrise    11/03/2015    1 recensioni
E' buffo come una singola scelta possa cambiare il destino di una persona. Sora, questo, lo sapeva perfettamente, perché fu a causa di un semplice cambio d'idea che fu costretto a passare delle vacanze natalizie “memorabili”.
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Axel, Nuovo personaggio, Organizzazione XIII, Riku, Sora
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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Eleventh chapter: Revelations

Fu un forte odore a lui sconosciuto, con un retrogusto al mentolo, a svegliarlo. Quando aprì gli occhi si ritrovò davanti una mano pallida e ossuta, quasi cadaverica, con dita lunghe e affusolate che faceva oscillare leggermente una boccetta di vetro sotto il suo naso. Ecco da dove proveniva quella puzza vomitevole.

“Era ora, moccioso. Per poco non mi facevi venire un crampo al braccio.” si lamentò il proprietario della mano scheletrica. Era un uomo di circa quarant'anni, smunto, con due gemme smeraldine incastonate in un viso spigoloso, incorniciato da una cascata di lunghi capelli color del fieno ormai sbiaditi dal tempo. Un lungo camice bianco, come quelli che indossavano gli scienziati che vedeva in televisione, lo copriva interamente fino alle caviglie.

“Ho molti progetti in serbo per te, quindi vedi di non farmi perdere altro tempo, che è già poco.” si raccomandò, frugando all'interno di un cassetto del mobile in ferro presente sulla sinistra. Non si trovava più nella sua stanza. Quel posto sembrava più un laboratorio, pieno di provette e tavoli in alluminio con sopra strumenti di dubbi scopi.

“Come?” Sora era ancora frastornato “Scusi, ma lei chi è? Dove mi trovo?” domandò cercando di fare mente locale sugli ultimi fatti. L'unica cosa che ottene, però, fu un po' di mal di testa, quindi ci rinunciò e tornò a curiosare in giro con lo sguardo.

L'uomo si voltò stizzito “Chi sono io? Giovanotto, io sono l'illustre Dottor Vexen Szent-Györgyi, nonché il miglior scienziato pluripremiato della storia degli Stati Uniti. Mi meraviglio che tu non abbia mai sentito il mio nome.” si presentò.

“Non sono di queste parti...” commentò il moretto continuando a guardarsi attorno, un po' intontito dai numerosi neon che campeggiavano sul soffitto.

“Oh, lo so. Sora Sullivan, nato a Nottingham, in Inghilterra, il diciannove luglio 1996. Residente nella città natale con la madre, Daphne Elwyn, e il padre, Alan Sullivan. Studente dell'University of Nottingham con la media del nove... Devo continuare?” domandò serafico, guardandolo negli occhi dall'alto.

Sora deglutì a vuoto “Come fa ad avere tutte queste informazioni?” chiese, accorgendosi solo in quel momento che aveva le mani bloccate da delle spesse corde ai lati della testa. Si trovava disteso supino su un ripiano in metallo, il dorso scoperto dall'assenza della maglia e le caviglie bloccate, proprio come i polsi, probabilmente alle gambe di quello che poteva essere definito come tavolo. Finalmente riuscì a ricordare: la luce che si spegneva, qualcuno che lo afferrava da dietro, il cercare di trattenere inutilmente il respiro, le capacità motorie che lo salutavano. L'avevano rapito! “Dove mi avete portato?” domandò in preda al panico, dimenandosi e sentendo le corde sfregare fastidiosamente contro la pelle dei polsi.

L'uomo lo fissò male “Se non vuoi che ti sedi, vedi di non farmi innervosire.” minacciò “Ritengo giusto spiegarti ciò che è successo e ciò che succederà, ma non è un mio dovere, quindi, vista la tua posizione, trovo più saggio che tu te ne approfitti.” disse.

Il piccoletto smise di dimenarsi, tanto era inutile, e cercò di calmarsi. Aveva bisogno di risposte, voleva capire cosa stesse succedendo, ma ciò non significava che il suo cuore potesse riprendere a battere normalmente e il nodo alla gola avesse la possibilità di sciogliersi.

“Comincerei dalle informazioni di base. Da secoli, ormai, il nostro Stato registra casi, avvenimenti misteriosi con una caratteristica precisa. Il tredici maggio del 1857, ad esempio, un prete fu rinvenuto morto in un fienile nello stato dell'Arkansas; l'uomo era morto per dissanguamento, le uniche ferite che riportava erano dei fori all'altezza della giugulare e dei polsi; non si riuscì mai a capire da quale oggetto contundente fossero stati causati o chi fu l'artefice, quindi il caso venne archiviato. Decenni dopo, il sette ottobre del 1894, in California una scrittrice fu trovata nelle stesse condizioni del prete e anche quella volta non si venne a conoscenza né del colpevole né dell'arma usata. Questi sono solo due esempi, i casi come questi sono più di quanti tu possa immaginare, anche nel resto del mondo. Per questo motivo il Governo, circa venticinque anni fa, ha deciso di far eseguire delle indagini segretamente -per non gettare terrore tra la popolazione- per poterne venire a capo. L'incarico venne affidato al miglior generale di cui gli Stati Uniti disponeva, che formò personalmente il proprio gruppo di investigatori, tra ricercatori, informatici e militari. Furono condotte molte ricerche, le prime si rivelarono inconcludenti, ma circa sette anni fa riuscimmo ad individuare un soggetto particolare.” si fermò titubante, non sapeva come continuare, ma poi riprese “Leggi molto, vero Sora?” l'uomo non aveva bisogno di una risposta, aveva raccolto abbastanza informazioni sul moretto da conoscerlo quasi come se fosse un suo parente “Avrai sicuramente sentito parlare di creature mitologiche come licantropi e... vampiri, giusto?” chiese.

L'inglesino non capì cosa centrassero le figure mitologiche o perché gli stesse raccontando tutte quelle cose. Delle domande che aveva, ancora nessuna aveva ottenuto risposta, ma ciò che diceva era interessante e lui amava le storie, quindi si limitò ad annuire curioso. Ormai si era persino dimenticato di dove fosse e in che condizioni.

L'uomo annuì a sua volta, come a confermare la sua ipotesi, poi continuò a raccontare “Probabilmente non crederai a ciò che sto per dirti, io stesso rimasi scettico quando lo scoprii, eppure è un qualcosa del tutto fondato. Il soggetto prima citato era un uomo che da anni si occupava di azioni finanziarie, dei mercati, delle relazioni con gli altri Paesi, e che nel tempo era riuscito a guadagnare una grande fortuna. Viveva a Chicago con sua moglie e i suoi due figli, ma alla morte del suocero la sua famiglia ereditò un'imponente tenuta nella parte più isolata della città di Boston e decise di trasferirvisi. A prima vista poteva sembrare un normale cittadino con un po' più di fortuna dalla sua parte, il Governo stesso lo pensava, ma dovette ricredersi quando, facendo dei controlli, venne fuori che quell'uomo era stato visto più volte in diverse parti del mondo. È una cosa normale se una persona ha la passione per il viaggio, ma il punto è che questi avvistamenti sono avvenuti a secoli, a volte millenni, di distanza l'uno dall'altro. Come può un uomo vivere così a lungo? Semplice, è del tutto impossibile. Le ricerche furono approfondite, il soggetto venne pedinato e altri insoliti comportamenti furono notati. La conclusione, seppur assurda, era che quell'uomo non aveva nulla di umano. Però nessuno riusciva a crederci, quindi serviva una prova più concreta, una prova che avrebbe dato una risposta definitiva e che non sarebbe mai potuta essere messa in dubbio. Occorreva un campione di DNA. Non ci andava di ottenere ciò che volevamo usando inutilmente la forza, quindi incontrammo l'uomo lontani da occhi indiscreti e parlammo civilmente. Gli spiegammo, a grandi linee, delle ricerche che avevamo iniziato a condurre, le nostre motivazioni e che volevamo una prova concreta sull'esistenza della sua specie. All'inizio era molto restio nei nostri confronti, non ammise nulla, ma alla fine collaborò donandoci spontaneamente campioni di DNA. Molti dei migliori scienziati statunitensi, io compreso seppur di origini straniere, iniziarono a lavorare su quelle piccole ma preziose fonti che avrebbero potuto portarci ad arricchire le nostre conoscenze a fin di bene. Fu così che scoprimmo l'esistenza di quelli che la popolazione era solita definire come vampiri. Ti starai chiedendo cosa centra tutto questo con te.”

Sora, effettivamente, se l'era domandato, ma doveva ancora accettare l'idea che ciò che quell'uomo aveva detto fosse vero quindi non ci diede molto peso.

“Beh, credo che per farti arrivare al punto mi basti dire vhe il nome del soggetto di cui ti ho raccontato è Tore Davenport.” affermò.

Il piccoletto rimase un attimo perplesso -perché quel nome doveva aiutarlo a capire?-, ma un attimo dopo stava già guardando lo scienziato con gli occhi pieni di stupore “Riku...” sussurrò. Perché gli venne in mente prima lui e non Hana, non riuscì a capirlo, ma poco importava.

“Esatto, giovanotto. Tore era il padre di Riku e Hana Davenport. Purtroppo morì insieme alla moglie in un incidente stradale e i due giovani rimasero orfani all'età di quindici e quattordici anni. Durante uno dei nostri precedenti incontri per le ricerche sul suo materiale genetico, però, l'uomo affermò che anche i suoi figli avevano mostrato capacità sovrumane. Gli chiedemmo di essere più preciso possibile, così lui affermò che il giovane Riku, sin dalla tenera età di cinque anni, mostrò un miglioramento incredibile nelle capacità fisiche ogni qual volta che provava forti emozioni -perlopiù negative-, mentre la più piccola, già dalla nascita, aveva sviluppato molto più del normale il senso della vista e quello dell'udito.” si fermò per dare il tempo al ragazzino di assimilare tutte quelle informazioni, poi proseguì “Tore desiderava saperne di più su quella faccenda, per questo ci chiese se avessimo potuto analizzare anche il DNA dei suoi figli, a patto che le loro identità rimanessero riservate così da poter condurre, in futuro, una vita normale. Noi volevano la stessa cosa, per cui non ci fu alcun problema ad accettare. Però ne sorsero dopo la sua morte, poiché non era riuscito a parlare ai due giovani dell'accordo ed essi rifiutarono categoricamente di avere a che fare con noi. Non sappiamo ancora il perché, forse il fatto che loro padre avesse collaborato con noi porta loro alla mente ricordi non tanto piacevoli da rimembrare, non dopo la sua scomparsa. Nonostante questo, abbiamo tentato più volte di spiegar loro la situazione nella speranza di convincerli a concedersi di loro spontanea volontà, ma è stato tutto vano. Noi, però, non possiamo ignorare le informazioni ricevute, quindi dopo aver tentato per anni di riuscire a farli collaborare con le buone, abbiamo deciso di passare alle cattive.” affermò.

“Cioè?” domandò il moretto, preoccupato per i suoi due amici.

“A noi più che altro interessa l'abilità di Riku, per tanto ci siamo presi la libertà di portarlo qua, esattamente come con te, e di prelevargli dei campioni di sangue su cui abbiamo successivamente lavorato. Contrariamente alle nostre aspettative, non ci è voluto molto per ottenere ciò che volevamo e ora il siero è pronto.” spiegò lo scienziato, avvicinando un carrellino al tavolo su cui erano posati una siringa, contenente una sostanza giallognola, del disinfettante e un paio di batuffoli di cotone. Prese un paio di guanti bianchi in lattice da un mobiletto, poi versò il liquido sterilizzante sull'ovatta e si avvicinò alla testa del ragazzino.

“Cosa vuole fare? Si allontani!” Sora prese nuovamente a dimenarsi cercando inutilmente di liberare almeno le mani, causando l'irritazione dell'uomo.

“Sbaglio o ti avevo detto di stare fermo? Ho solo intenzione di iniettarti questa sostanza creata dal DNA di Riku. Non sono ancora certo dell'effetto, ma l'intenzione è di andare a modificare il tuo materiale genetico donandoti all'incirca le stesse abilità del tuo amico.” disse il dottore, riuscendo finalmente a passare l'antisettico sul collo dell'altro.

“Ha intenzione di usarmi come cavia da laboratorio!” protestò indignato l'inglesino, mentre muoveva il capo nella vana speranza di riuscire a fuggire dalla presa dell'altro, che lo teneva fermo contro il tavolo con una mano sulla tempia sinistra. Persino un vecchietto come quello, era più forte di lui.

Il freddo accademico ghignò prendendo in mano la siringa e avvicinandola al collo del piccoletto. A lui interessava solo ottenere i risultati che voleva, anche se per farlo doveva usare modi disumani e per niente conformi all'etica “Esattamente.” affermò, facendo forza sull'impugnatura dello strumento per permettere all'ago di penetrare nella carne tenera.

Sora riuscì a sentire l'estremità appuntita premere sulla pelle pungendolo e subito dopo perforarla come quando suo padre usava il trapano per bucare la parete del salotto in modo da appendere i quadri che sua madre amava tanto. Cercò di rimanere fermo immobile, ma faceva ugualmente male. La sostanza, inoltre, una volta entrata in circolazione iniziò a bruciare, facendogli lacrimare gli occhi e digrignare i denti per non urlare. I vaccini erano una puntura di zanzara, a confronto.

Per il moretto fu un grande sollievo quando, dopo aver iniettato tutta la sostanza, l'uomo sfilò la siringa premendo un altro pezzo di cotone imbevuto di disinfettante sopra il piccolissimo foro sul suo collo.

“Dovrebbe iniziare a fare effetto tra circa quarantacinque minuti, per tanto ti consiglio di riposare nel frattempo. Se tutto va come dovrebbe andare, ne avrai bisogno.” disse, per poi uscire dalla stanza lasciandolo solo.

Sora sospirò frustrato.

Maledette vacanze natalizie.

Maledetto Tidus!

Chiuse gli occhi tentando di non pensare al bruciore che continuava a sentire e che sembrava espandersi lentamente. Ripensò a cosa gli aveva raccontato quel tizio e aveva come la sensazione di essersi fatto sfuggire qualcosa, ma non capiva cosa. Decise di lasciar perdere, così da evitare di farsi venire mal di testa. L'unica cosa che gli rimaneva da fare era attendere che il siero facesse effetto. Guardando il lato positivo, se tutto andava secondo le previsioni dello scienziato, Sora sarebbe potuto essere al pari di Riku.

L'uomo gli aveva detto che avevano sequestrato anche lui. Chissà come se la stava passando...

 


Ehilà, gente!
A quanto pare non riuscirò mai ad essere puntuale, quindi ho deciso di aggiornare appena riesco. Cercherò comunque di farlo una volta a settimana. 
Passando al capitolo, finalmente(?) avete un bel po' di risposte! Sempre se avevate domande... Però non tutto è stato chiarito/svelato ;P
Quella che il caro Vexen ha raccontato al piccolo e indifeso Sora come vi sembra come storia? 
Non uccidetemi per ciò che ho fatto a Sora >.< è per esigenze di copione!
Chiudo qui che ho da studiare storia per la verifica di domani ç_ç fatemi sapere cosa ne pensate e tutte le vostre eventuali teorie su ciò che non ho ancora "spiegato", come ad esempio il lupo ;) 

Bye bye,
E.S.

  
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