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Autore: BettyLovegood    14/03/2015    2 recensioni
Seconda classificata al contest La Lirica della Coppia Felice indetto da MichiGR sul forum di EFP
Leo ha avuto una grande delusione d'amore.
E' deciso ormai a non innamorarsi più.
Ma al cuor non si comanda, si sa.
Calypso non ha mai sopportato Leo.
Un distruttore di piante ripieno di battute stupide, ecco cos'è per lei quel ragazzo.
Ma quando lo vede star male, i suoi sentimenti cambiano.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calipso, Leo Valdez, Piper McLean, Quasi tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note di B.
Al diavolo l'aggiornamento settimanale! xD
Ho altre due long in corso, così ho deciso di chiudere al più presto questa, dato che è l'unica già pronta. :3
Allora, ringrazio chi ha recensito/preferito/seguito. <3
Spero di ricevere qualche parere anche su questo penultimo capitolo ;D
Buona lettura! 

 
CAPITOLO DUE: RAGGIO DI SOLE.


 
Aveva conosciuto Calypso Nighshade per puro caso.
Stava provando a far volare il suo piccolo drago di metallo Festus, una delle sue ultime e meravigliose invenzioni.
Festus - come tutte le sue meravigliose invenzioni – aveva deciso improvvisamente di dare di matto. Mentre era in volo il telecomando con cui lo stava pilotando iniziò a cacciare scintille e a non funzionare più.
Il drago, che si trovava  a cinque metri da terra, scese in picchiata diritto su una serra piena di piante.
Leo provava sempre le sue invenzioni in posti disabitati –soprattutto dopo l’ultima volta che aveva rischiato di tagliare la testa ad un bambino con il suo areoplanino mal funzionante.
Quel giorno si era diretto con il suo motorino in un terreno abbandonato, dove una volta sorgeva un vecchio luna-park. Tra le carcasse delle vecchie giostre abbandonate aveva fatto volare Festus, e ci era riuscito anche più di una volta.
La terza volta purtroppo era andata male e il drago era precipitato sulla serra, provocando qualche danno.
Convinto che non ci fosse niente di vivo – a parte topi e uccelli – Leo si diresse verso il luogo dell’incidente con molta calma.
Una volta arrivato si ritrovò davanti la ragazza più bella – e arrabbiata -  che avesse mai visto.
Aveva i capelli lunghi e castani, raccolti in una coda, gli occhi color caramello e il corpo avvolto in una salopette sporca di fango. Era splendida.
Quando la ragazza lo notò iniziò ad urlare contro di lui. Leo ancora adesso non ricorda precisamente tutti gli insulti che gli rivolse, ricorda solamente che rimase per ben cinque minuti a fissare il suo volto arrabbiato e ad ascoltare la sua voce.
Solo quando la ragazza gli gettò addosso la carcassa del suo drago si riprese.
-Allora? – strillò la ragazza. – Brutto idiota vuoi dirmi cosa ci fai qui?-
Leo osservò la ragazza. Agitava le mani in modo nervoso. –Ehi raggio di sole sta calma.- le disse recuperando Festus che era caduto nuovamente a terra.
-Non chiamarmi raggio di sole!- sbottò la ragazza, facendo roteare la coda di cavallo.
-Scusami raggio di sole, ma non so ancora il tuo nome.- le fece notare il ragazzo alzando un sopracciglio.
-Il mio nome non è importante, ora vedi di ripagarmi il danno che hai fatto.- La ragazza indicò il buco sulla serra che Festus aveva creato.
Leo studiò il buco, niente di che, bastava un’oretta di lavoro e tutto risolto.
-Posso aggiustarlo.- Le disse mettendo mano alla sua cintura per gli attrezzi che portava sempre in vita.
-Oh no.- La ragazza gli bloccò la mano, decisa. –Non ti lascerò certo combinare altri disastri.-
Leo sbuffò. –Sono un meccanico mia cara e posso riparare praticamente tutto.-
La ragazza stette un attimo zitta, come per valutare la proposta, poi sospirò sconfitta.
-Ok – disse infine. –Ma un altro disastro e giuro che ti faccio arrestare-
Leo rise. –Agli ordini raggio di sole!- esclamò Leo, facendo un saluto militare.
La ragazza sbuffò forte e si diresse verso delle piante.
-Mi chiamo Calypso.- disse. –Ora non chiamarmi più raggio di sole.-
-Calypso.- ripetè Leo mentre posizionava una scala per salire sul tetto bucato. –Bel nome.-
Calypso alzò lo sguardo su di lui e sorrise debolmente. –Grazie.-
Passarono il resto del tempo in silenzio, Leo sistemava il tetto e Calypso le piante – come diceva lei – ferite.
Dall’alto Leo potè studiare meglio quel posto.
Era una grande casa, una di quelle vecchie abitazioni di campagna.
Su lato destro della casa c’era la serra, dove si trovavano loro due, piena di piante di ogni tipo, davanti c’era un enorme giardino ed un laghetto con tanto di pontile e barchetta legata ad esso. Sul lato sinistro invece si intravedeva il vecchio luna-park dove aveva fatto volare Festus, mentre sul retro della casa c’era un enorme bosco che si espandeva -da quanto riusciva a vedere da lassù-per chilometri.
Leo finì il lavoro prima del previsto. Calypso era rientrata in casa per prendere chissà cosa, e mentre l’aspettava Leo iniziò a guardarsi intorno.
Oltre ai milioni di piante stipate un po’ dappertutto – sui tavoli, a terra, appese con ganci- infondo alla serra c’era una piccola fontana che gocciolava.
Leo si avvicinò e la studiò. Aveva un problema di perdita, poteva ripararlo facilmente e , dato che odiava vedere le cose rotte, si mise al lavoro. In pochi minuti la fontana era come nuova, Calypso però non era rientrata.
Così si concentrò su qualcos’altro. Aggiustò tre tavoli e ben sette ganci prima di vederla ritornare con un vaso pieno di terriccio.
-Hai finito.- disse osservandolo. Leo annuì.
La ragazza studiò il lavoro di Leo con sguardo critico, poi sorrise.
-Bel lavoro.- commentò.
Il ragazzo sorrise felice.
-Ora puoi andare, e non tornare mai più.- aggiunse poi, facendo sparire il sorriso dal volto del ragazzo.
Leo si era talmente abituato a lei, che le sembrava strano non doverla vedere mai più.
Calypso porto il suo vasetto di terriccio alla fontana, senza degnare di uno sguardo il ragazzo.
Leo sospirò, raccolse i suoi attrezzi  fece per andarsene, ma la ragazza lo richiamò.
-Sei stato tu?- chiese indicando la fontana ora ben funzionante.
-Si beh, perdeva, ho dovuto solo stringere un po’ il rubinetto e…-
-Grazie.- lo interruppe lei inclinando leggermente la testa, come per osservarlo meglio.
-Si beh, ti ho aggiustato anche quei tre tavoli li e i ganci che non tenevano più.- spiegò il ragazzo alzando le spalle.
Calypso gettò un’occhiata ai tavoli e ai ganci alla sua destra, poi si voltò nuovamente verso Leo.
-Vieni.- gli disse mentre posava il vaso di terriccio a terra.
-Cosa? Non dovevo andarmene?- domandò il ragazzo confuso.
Lei si voltò verso di lui, con aria un po’ offesa. –Se vuoi puoi anche andare via, volevo solo offrirti una tazza di tè dato che hai riparato tutte quelle cose senza che io ti dicessi niente.-
-Oh. No, non devo andare via. Voglio…, cioè posso restare.- balbettò il ragazzo, abbozzando un sorriso.
Calypso proseguì la sua camminata verso la casa.
Passarono attraverso una porta di legno spessa che collegava la serra all’abitazione. Calypso fece entrare il ragazzo e poi se la richiuse alle spalle con una grossa chiave che portava legata al collo.
Si ritrovarono in un corridoio buio, illuminato dal rosso del tramonto, voltarono a destra, poi a sinistra, superando diverse stanze chiuse. Infine svoltarono nuovamente a destra e si ritrovarono in un’enorme cucina, collegata con un ancora più enorme salotto.
Calypso fece accomodare il ragazzo su un divano rosso- che stonava decisamente con l’arredamento antico della casa- e si diresse verso la cucina.
Leo si guardò intorno: davanti a lui c’era un tavolo rotondo in legno scuro, una radio di quelle vecchie e antiquate ronzava piano nell’angolo destro del salone, vicino ad un enorme pianoforte a coda interamente bianco.
Sulla sua testa pendeva il lampadario più imponente che avesse mai visto: grosse gocce di quello che sembrava cristallo scendevano giù, seguite da piccole perline infilate una dietro l’altra.
La cosa che lo incuriosì è che il lampadario era spento: tutta l’illuminazione proveniva da una decina di candele sparse intorno a lui.
Si chiese se l’elettricità ci fosse in quel luogo.
Calypso tornò nel salone con un enorme vassoio decorato di fiori verdi con sopra due tazze fumanti e un piatto di biscotti al cioccolato.
Posò il tutto sul piccolo tavolino che avevano di fronte e afferrò una tazza.
-Grazie.- mormorò il ragazzo prendendo il suo tè.
Calypso alzò le spalle e addentò un biscotto. Rimasero in silenzio per un po’, entrambi leggermente imbarazzati.
La vecchia radio sembrava essere l’unica fonte di rumore e Leo si concentrò su quella.
-Avrebbe bisogno di un’occhiata. – disse indicando la radio. –Posso?-
Calypso annuì e lo osservò mentre armeggiava con la radio, in pochi minuti il vecchio ronzio fu sostituito da una dolce musica lenta.
-Fatto.- esclamò il ragazzo, sorridendo e tornando al divano.
Calypso ricambiò il sorriso. –Grazie.-
Leo prese un sorso di tè, mentre si guardava intorno.
-Vivi qui tutta sola?- chiese. Il volto della ragazza si rattristò.
-Io sono sempre sola.- disse alzandosi per posare la sua tazza.
-Oh, mi dispiace.- Leo studiò la ragazza. Gli dava le spalle e non seppe dire se voleva semplicemente andarsene o rimanere lì.
A Leo venne un forte impulso di abbracciarla.
-Non c’è bisogno di dispiacersi, sto bene così.- La ragazza si voltò verso di lui, con un sorriso decisamente finto – e Leo se ne intendeva di sorrisi finti- stampato in volto.
-Tutti hanno bisogno di qualcuno al proprio fianco.-  disse il ragazzo, guardandola negli occhi. –Un amico, un cane, un fidanzato. Qualsiasi cosa va bene.-
Calypso fece un verso di scherno. –E a cosa serve? Tanto tutti prima o poi ti abbandonano. Amici, cani e fidanzati.-
-Dipende che tipo di amici, cani o fidanzati tu abbia incontrato.- Replicò il ragazzo con un sorriso. –Ad esempio io non avrei mai abbandonato una bella ragazza come te.-
Calypso scoppiò a ridere. Era una risata senza emozioni, spenta.
-Facile a dirsi, difficile a farsi.- gli disse. Prese le tazze e il vassoio e sparì in cucina, lasciandolo solo con una vecchia canzone disco che risuonava nel salone.
Aspetto una ventina di minuti il suo ritorno, seduto sul divano rosso, in compagnia della vecchia radio.
Alla fine decise di andarsene. Mentre usciva si voltò verso la grande casa buia, una piccola luce proveniva dal piano superiore e chissà perché era convinto che Calypso lo stesse osservando.
Dopo quella giornata Leo non tornò più a casa sua, però la intravide diverse volte a scuola.
Frequentava il corso di storia con Piper e Leo aveva pregato l’amica di avvicinarsi a lei.
Quel che voleva era che Calypso avesse un’amica, niente di più.
Voleva farle capire che non si è mai soli al mondo e che a qualsiasi problema si può rimediare.
Calypso e Piper stavano bene insieme, si confidavano proprio come delle vere amiche, uscivano insieme a fare shopping e altra roba da ragazze.
Piper l’ha perfino aiutata ad aprire – grazie soprattutto all’aiuto del grande attore Tristan McLean, ovvero il padre di Pips -un piccolo chioschetto di fiori in centro.
Calypso passava le giornate lì e Leo andava spesso –per non dire sempre- a trovarla.
Cercava di aiutarla il più possibile, ma la ragazza non sembrava interessata alla sua amicizia o anche alla sua presenza.
Ma Leo non mollava mai. Ogni giorno si presentava al chiosco con un bicchiere di cioccolata e un pacco di biscotti, Calypso inveiva contro di lui, ma Leo rimaneva comunque tutta la giornata lì.
A volte combinava disastri, altre volte riparava qualcosa che non andava e pian piano Calypso si era abituato alla sua presenza.
Anche se continuava a chiamarlo idiota, omuncolo, stupido, babbeo, disastrato, e con altri tantissimi nomignoli, Leo sapeva che lo faceva con affetto.
Ormai sorrideva più spesso in sua presenza, rideva perfino alle battute idiote che faceva!
Aveva anche scoperto diverse cose  sulla vita privata della ragazza.
Suo padre era un argomento tabù. Non lo nominava mai, e quando lo faceva qualcun’altro il suo volto si rattristava.
Non aveva mai conosciuto sua madre, era morta dando alla luce lei.
Non aveva parenti vicini, così era rimasta tutta sola nella grande casa di famiglia in campagna.
La sua unica compagnia in quella vecchia abitazione erano le piante che coltivava.
Nonostante questi grandissimi passi avanti non aveva mai, e sottolineo mai accettato un suo invito per un appuntamento.
E il fatto che Piper ci fosse riuscita lo faceva sospettare parecchio.
   
 
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