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Autore: Torma    14/03/2015    4 recensioni
Immaginate i personaggi di Hunger Games in un contesto del tutto differente di quello di Panem. Niente guerra , niente dittatura, niente Hunger games come tutti noi li conosciamo. Solo semplice vita universitaria, amicizie, lezioni ,feste e amori. Una Katniss più aperta e socievole alle prese con un Petaa che le farà battere il cuore. Tutto condito con leggerezza e allegria. Buona lettura- Torma
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Finnick Odair, Katniss Everdeen, Madge Undersee, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Sana influenza+Sabato sera alternativo= NUOVO CAPITOLO SU EFP
Ciao a tutti e buona sera :) sono tornata qui per voi per un altro capitolo. Devo ammettere che volevo aspettare a pubblicare per tenervi un po' sulle spine ma poi il mio animo buono ha prevalso sul lato cattivo e quindi eccomi qua, anche se incoraggiata da una stupida influenza. Prrr. Non mi resta che augurarvi buona lettura e mi raccomando ditemi cosa ne pensate, una recensione ogni tanto fa tanto piacere :) <3 A presto Torma.


38.
 Mi rigiro tra le morbide lenzuola. La soffice stoffa avvolge il mio corpo. Un profumo inebriante. Ispiro a pieni polmoni mentre affondo il volto nel cuscino. Non sto sognando sto finalmente riposando. Qualcosa però infastidisce il mio riposo. Un mugolio al mio fianco. Una vibrazione. Sono profondamente addormentata mentre mi crogiolo nel calore emanato dal corpo accanto al mio. Ma il mio sonno sembra essere disturbato da qualcosa. Un suono metallico. La mia mente è vuota. Il buio avvolge i miei sensi assopiti. Un altro rumore, questa volta sempre più insistente, sembra provenire da una parte indefinita della stanza. Accanto a me Peeta si muove assonnato e mi colpisce con una mano la spalla. Qualcosa mi centra il naso. Vengo scossa, ma sono ancora incapace di capire. -Kat... Kt...niss... Mmh- mugola il ragazzo del pane ancora tra le braccia di Morfeo. Non voglio aprire gli occhi, ma il suo richiamo è sempre più assillante -Tele..telefono- riesce a dire prima di portarsi sulla testa la coperta, spingere il suo piede sul mio sedere e farmi quasi cadere dal letto. Il telefono! Metto avanti le mani sul pavimento freddo. La sensazione di cadere nel vuoto mi fa riacquistare la lucidità necessaria per alzarmi, inciampo sui miei piedi e raggiungo la mia borsa ai piedi del letto. Intorno a me nulla è definito, le pesanti tende sono ben tirate per impedire al sole di risplendere nella camera di Peeta. Non vedo quasi nulla. Frugo velocemente tra le diverse cianfrusaglie, che dovrei buttare, e afferrato il telefono vengo accecata dalla luce dello schermo. Dopo un momento di smarrimento rispondo lasciando alle mie spalle la camera del Biondo addormentato. -Pr...Pro...Pronto- Riesco a sbiascicare con la bocca ancora impastata dal sonno. Lancio un 'occhiata all'orologio sulla parete del soggiorno mentre mi  getto esausta a faccia in giù tra i cuscini del divano e aspetto che il mio interlocutore si palesi. Sono le dieci. Sarebbe un orario decente se ieri sera non fossimo tornati così tardi dopo la vittoria di Madge alla gara di ballo. Così entusiaste di aver ben due giorni liberi prima dell'orienteering ci siamo lasciate andare alle follie dell'alcool. Al solo pensiero dei diversi bicchierini di tequila, devo respingere un conato di vomito -Everdeen dove diavolo sei? Perché non sei nella tua stanza? Torna subito qui!- Le mie orecchie. La voce di Johanna squilla dall'altra parte della cornetta. Parla troppo velocemente, continua a agitarsi nello spiegare qualcosa, che non capisco. Percepisco frasi senza senso e non riesco a connettere per almeno un minuto. - Shh.- L'azzittisco in preda all'esasperazione -Johanna... Piano.- Mi passò una mano tra i capelli e reggo la testa che non ha smesso un momento di pulsare. - Parla piano- riesco a scandire nuovamente -Non dirmi che ti sei ubriacata ieri sera!- -No. Sto bene! Stavo solo dormendo!- mento, cercando di non darle modo di rimproverami di nuovo. La sua voce martellante é già un sufficiente supplizio. Sembra credermi e sono sorpresa. - Devi venire subito all'auditorium!- Auditorium?Cosa centra ora? -Ma... Cosa stai dicendo?! Perché dovrei venire subito li?- domando mentre sollevo la testa per prendere una boccata d'aria -Siamo state sabotate! Qualcuno ha dato delle arachidi a Tess! Ora è al pronto soccorso! Credo sia stata opera di quella subdola di Celeste! Mi serve una cantante per questa sera e mi serve subito!- Strilla dall'altra parte del telefono -Quindi muovi quel sedere da Biancaneve e vieni qui immediatamente!- Johanna riattacca il telefono senza darmi modo di controbattere e rimango senza parole seduta sul divano per molto tempo prima di riuscire ad alzarmi a fatica. Rimango in una condizione di apatia per qualche minuto. Alla fine riesco a raggiungere la camera da letto. Indosso dei leggins e la felpa blu di Peeta. Lego i capelli sopra la testa e prima di uscire poggio un bacio sulla guancia di Peeta sussandogli nell'orecchio -Devo andare. Ci vediamo questa sera.- L'unica risposta che ottengo è un mugolio assonnato. Uscita dall'ascensore vengo travolta dalla luce che invade l'atrio dello stabile in cui vive Peeta. Sono anche senza macchina. Spero che a Peeta non serva la sua. Cerco nel parcheggio la Cadillac metallizzata. Il bib-bib dell'apertura automatica mi fa sobbalzare. Sono tesissima quando mi accomodo al posto del guidatore.  Incrocio le dita prima di avviare il motore. Mi auspico, con tutto il cuore, che non le succeda nulla. Peeta come tutti gli uomini venera la sua auto, come ogni ragazzo venera sua madre. No, emh... Va bèh. Forse non é giusto paragone parlando di Peeta. Il motore ruggisce nell'abitacolo.  Si accende al primo colpo e, fortunatamente, riesco a immettermi in strada senza molte difficoltà. A parte per il ciclista e il taxi a cui taglio la strada. È davvero grande. Troppo. Non capisco la necessità di possedere un'auto così ingombrante. Non ho molto bene le misure e rischio più di una volta di colpire oggetti ai bordi della carreggiata con gli specchietti.  Arrivo al parcheggio dell'auditorium sudata. La guida mi ha davvero provata. Sguardo di sfuggita il mio riflesso nel finestrino mentre chiudo la portiera, non potrei aver aspetto peggiore. Tutta trafelata, senza nemmeno aver fatto colazione, e  con una voglia immensa di pancake e caffè mi incammino verso l'ingresso. Il mio bisogno si trasforma in un'esigenza quando poco prima di salire le scale mi imbatto in un chioschetto. "Caffè. Caffè." I miei neuroni gridano in coro.   Mi fermo un attimo e sforzandomi al meglio per risultare educata e gentile,  ne prendo uno da portar via, poco zucchero e molto lungo. Mi scotto la lingua per la fretta e sono costretta a fare le scale perché l'ascensore non arriva. Sto attraversando uno dei corridoi quando da una delle sale prova mi giunge la voce isterica di Johanna. Trovo alcune delle AXO in una saletta tutte in cerchio. Entro di soppiatto sperando di non dare nell'occhio e mi siedo accanto a Annie che mi saluta con un grande sorriso. Nel frattempo Joh sta rimproverando sia Adeline che il musicista che l'accompagna. Il suo carattere peggiora di giorno in giorno.  Acida come un limone. Quando nota la mia presenza interrompe di botto la sua arringa e purtroppo si concentra su di me. Cerco di appiattirmi il più possibile sulla sedia, lasciandomi scivolare quasi fino a terra. -Everdeen trova una canzone decente da quel repertorio e vieni qui a provar...- si interrompe a metà frase notando il mio abbigliamento. Scansiona con lo sguardo ogni centimetro del mio corpo -Stai scherzando vero? Che diavolo ti sei messa?- grida folle contro di me. Capisco la reazione solo quando abbassando lo sguardo sul mio petto mi accorgo della scritta. Il sangue mi si gela nelle vene. Le lettere cobalto risaltano sotto i miei occhi formando una sigla: D T A U. La felpa di Peeta! Inutili sono le mie scuse, l'isteria è il sentimento prevalente della stanza. Riesco a scansarmi poco prima di essere colpita in fronte dal raccoglitore degli spartiti. Johanna abbandona la stanza mentre in silenzio raccolgo lo schedario e ,senza dire nulla, lo sfoglio alla ricerca di uno spartito. Mi tremano le mani. Come posso dire di no. Non posso tirarmi indietro ma non voglio neppure salire su quel palco con un microfono in mano.  Come farò a cantare davanti a tante persone? Le ginocchia iniziano già a tremare. Cerco inutilmente qualcosa che mi faccia sentire a mio agio . Ma nulla. I fogli non aiutano. Questi pezzi di carta mi fissano con le loro note mentre faccio ordine nella mia mente. Canterò una canzone a caso, la prima che mi verrà in mente. Per fortuna all'angolo della stanza c'è un pianoforte malandato che non sta usando nessuno e mi accomodo sullo sgabello in cerca di ispirazione. -Facciamo una pausa.- Afferma Annie uscendo alla ricerca di Johanna e seguita dal resto della sala. Mi sistemo meglio sulla sgabello senza dare nell'occhio e sfioro i tasti con le dita.
-Là in fondo al prato, all’ombra del pino
c’è un letto d’erba, un soffice cuscino...- 
La musica si diffonde da sola nella stanza come se avesse vita propria.
-...il capo tuo posa e chiudi gli occhi stanchi
quando li riaprirai, il sole avrai davanti.-                                                                   
Non so come riesca ancora a ricordare le parole di questa canzone.  
-Qui sei al sicuro, qui sei al calduccio,
qui le margherite ti proteggon da ogni cruccio,-
Ma le note dolci della canzone preferita di mio padre risuonano per lui.
-qui sogna dolci sogni che il domani farà avverare
qui è il luogo in cui ti voglio amare. 
Quando anche l'ultima nota si disperde nell'aria , mi ritrovo immersa in un silenzio irreale. Mi volto di scatto e vedo Johanna e Annie come pietrificate sulla porta. Le altre ragazze dietro di loro.  Alzo le sopracciglia interrogativa e Annie inizia ad applaudire contenta. - Perfetta!! Everdeen, perché, cavolo, non mi hai detto che cantavi in questo modo?- mi domanda Joh avvicinandosi - Beh io...- Non so bene cosa rispondere e dopo qualche balbettio decido di stare zitta - L'idea del piano è geniale! Credo che nessuno lo sappia suonare come lo suoni tu!- Johanna sembra al settimo cielo nonostante io non sappia cosa cantare -Ma non so ancora cosa cantare.- Ammetto scoraggiata mentre vorrei essere a letto. Le due ragazze mi guardano stupite. -Questa canzone è bellissima!- -Questa?- La canzone di mio padre?  -Non so se sia appropriata per la gara.- Ammetto dubbiosa -Di sicuro gli altri canteranno canzoni più complicate.- Mi alzo sgranchendo le ginocchia. -Questa canzone mi ha fatto venire la pelle d'oca! Guarda.- Mi dice Johanna tirando su la manica del maglione -È quella giusta credimi!- -Jojo ha ragione, canta come hai fatto ora è andrà tutto bene.- Mi rassicura Annie regalandomi un enorme sorriso. -Allora posso anche evitare di provare?- Ho bisogno di un'aspira, un letto e delle braccia di Peeta.  Cerco con qualsiasi scusa di liberarmi da un pomeriggio infernale, ma Johanna è irremovibile e il suo sguardo è assetato di sangue. -Ok,ok.. Ricomincio a suonare!-
Provo per diverse ore. Propongo loro diverse versioni della ninna nanna che mio padre cantava a me e Prim quando era ancora in vita. Sono costretta più volte a ingoiare bocconi amari e a reprimere la tristezza per tutto il pomeriggio, che vola via in un soffio.
Il tempo trascorre velocemente tra un accordo, un gargarismo e le note della canzone della valle. Jo ha permesso a me e Adeline di tornare in sede prima di cena.   

-Kat mangia piano o ti strozzerai- ridacchia Madge di fronte a me, mentre addento voracemente tutto quello che mi mette nel piatto. -E' da ieri sera che non faccio un pasto vero. Oggi vedevo patate al forno e focaccine al formaggio ovunque.- Ammetto ancora con la bocca piena facendo ridere ancora più forte la mia amica. -Che grazia Everdeen.-  Dice la Mason nella mia direzione, chino la testa per ringraziarla per poi sentirle aggiungere -Ho lasciato un vestito per te in camera tua, indossalo stasera- -Signor sì!- Rispondo a bocca piena, guadagnandomi uno sguardo assassino.

Una volta uscita dalla doccia e aiutata questa volta da Annie a intrecciare i capelli sulla mia testa in una pettinatura elaborata mi appresto a provare il vestito che su una gruccia mi osserva da tutta la sera. Mi sembra di averlo già visto ma non mi ricordo dove. Ha un aria familiare. In soffitta c'è un armadio dove vengono conservati vestiti da sera, rigorosamente verdi, donati dalle vecchie consorelle. Questo deve proprio provenire da lì visto il lieve velo di polvere sulle spalline intrecciate dietro al collo impreziosite da pietre chiare color smeraldo. È molto scuro quasi da essere nero ma è bellissimo. L'unico mio timore è di non entrarci. Sembra di una taglia minuscola, spero che Johanna non l'abbia scelto apposta per punirmi. Ma sorprendentemente la zip sale e la stoffa scivola su di me alla perfezione. -Wow- Lascio senza parole Madge mentre è intenta a stendere un velo di trucco sulle sue guance e resto rapita io stessa dal mio riflesso nello specchio. Non sembro neppure io. Un'eleganza senza tempo sembra accompagnarmi.  Mentre Madge colora di un rosso accesso le mie labbra mentalmente cerco di ricordarmi il luogo che mi ricorda questo vestito. Sembra possedere qualcosa di speciale. Un velo di mistero avvolge me e l'abito fino a quando Johanna fa irruzione in camera nostra per vedere se sono pronta. -Everdeen dobbiamo andare, sei pronta?- Mi chiede mentre entra senza bussare -Si, arrivo.- Gli occhi della mia amica si fermano più del dovuto ad osservarmi poco prima di chiarire i miei dubbi -Non so come. Ma Hellen Sapeva che il vestito sarebbe stato perfetto.- Afferma - Mi ha anche chiesto una tua foto.-  Hellen chi? -Chi scusa?- Johanna sorride divertita -Ma sei stupida più di quanto sembri?- mi domanda con strafottenza, mentre la seguo giù dalle scale avvolta nell'abito senza tempo. -Pronto? C'è nessuno in quella testa? Quel vestito è di tua madre non te ne sei accorta bambolina?- Mamma? Accarezzo il tessuto leggero e ricordo tutto. Ora so dove ho visto questo abito. L'abito della fotografia preferita della mamma, quella in cui da giovane abbracciava un ragazzo moro. Quella che è sempre rimasta in bella mostra vicino alla toeletta per il trucco nella loro camera. Il vestito di mamma. Sto indossando il famoso vestito che mamma indossò la sera che conobbe papà. Il coprotagonista di una delle storie preferite di mio padre. Lui non si stancava mai di ricordarci come vinse mamma alla serata dell'asta durante gli Hunger Games. Sicuramente mia madre si era fatta troppo desiderare per buttare all'aria la sua unica occasione per conoscerla. Nonostante mia madre era restia a uscire con lui per via dell'influenza che i nonni avevano ancora su di lei non poté rifiutarsi di mantenere fede alla parola data. E dopo quella prima uscita mamma non fece più fatica a accettare i successivi inviti.  Mi ricordo con malinconia le serate durante le quali mio padre seduto sul divano con mia madre sulle sue ginocchia ci raccontava come avesse dovuto faticare per conquistarla. A detta sua era stato quel vestito a farlo innamorare di lei.  Liscio distrattamente la stoffa prima di chiedere a Madge di posare con me in una foto.
Nel tragitto che separa la sede dall'auditorium riesco a scrivere a mia madre una breve mail a cui allego felice la mia foto.
Madge mi abbraccia con forza prima di lasciarmi sola dietro alle quinte. Sono confusa. Agitata. Spaventata. Salire su quel palco necessiterà di tutte le mie energie questa sera. Vorrei tanto che Peeta fosse qui con me .E come se mi avesse letto nel pensiero mentre attraverso un corridoio che porta ai camerini una porta si apre repentinamente e vengo attirata all'interno. È buoi il nero mi avvolge e quasi perdo l'equilibrio inciampando sul piede del mio rapitore. Appena mi abituo all'oscurità riconosco il sorriso bianco di fronte a me. -Signor Mellark, quale onore.- Rido prima di attirare le sue labbra sulle mie e unire i nostri corpi in un bacio appassionato -Signorina Everdeen mi sembra di averle già fatto presente che non mi piace svegliarmi e non trovarti accanto a me!- Mi rimprovera piccato -Johanna sa essere molto convincente quando si mette. E credimi fa molto più paura di te.- Cerco di giustificarmi mentre le mie mani accarezzano i suoi bicipiti forti avvolti nel suo vestito elegante di sartoria -Come stai?- domanda tornando serio e notando nei mie occhi la tensione -Non so se posso farcela, ho paura.- -Il palcoscenico non è il vero nemico.- Sorride -E la folla che aspetta solo che io sul palco stoni tutte le note?- Chiedo esasperata. La luce del sera filtra dalla finestra in fondo alla stanza e posso vedere il luccichio divertito negli occhi di Peeta. Certo per lui è semplice, sembra a suo agio in tutte le situazioni, su un palco su un campo da hockey, in cucina. Ovunque si metta Peeta Mellark non può evitare di fare bella figura. Io al contrario preferisco non mettermi in mostra, soprattutto quando si tratta di musica. E' una cosa mia. Poche persone mi hanno sentito suonare. Quasi nessuno cantare. Il canto era una delle poche cose che condividevo solamente con mio padre. Lui suonava io cantavo, io suonavo e lui cantava. Così allietavano le giornate di pioggia durante le giornate estive. Cerco di trattenere un singhiozzo prima di scoppiare in un mare di lacrime.  -Non credo di potercela fare- ammetto sconsolata appoggiando la mia fronte al suo petto. Il respiro accelera e la possibilità che io possa salire su quel palco si allontana. Peeta rimane in silenzio mentre accarezza la mia testa e dopo un lungo sospiro mi dice: -Il pubblico ti adorerà. Cerca di essere solo te stessa. Dimenticati degli altri. E se proprio non ci riesci, concentrati su di me. Cercami tra il pubblico e canta per me. Katniss io ti amo già. Gli altri ti ameranno, ne sono sicuro.- Le parole di Peeta sono come un tocca sana per i miei nervi -Grazie.- Sussurrò prima di posare delicatamente un bacio sulle sue labbra - Ti amo Peeta Mellark.- Ammetto e nell'oscurità le mie guance diventano più calde -Per me hai già vinto- dice attirandomi di nuovo a sè. Cerco di allontanarmi - Si?- Chiedo con un sorriso sulle sue labbra - Hai me!- Afferma prima di scoppiare in una risata che contagia anche me. Veniamo interrotti dai richiami in lontananza di Johanna che mi cerca - Devo andare Mellark.- -A dopo Amore mio.- Dice lasciandomi andare di malavoglia -Davvero intimo questo stanzino delle percussioni- Dichiaro alzando gli occhi al cielo e facendo sorridere ancora il mio ragazzo -Dovremmo rifarlo - ammette prima di aprire la porta e lasciarmi uscire. Lascio la sua mano e mi incammino lungo in corridoio a passo deciso -Katniss...- mi volto al suono del suo richiamo  -Ricorda: se potessi scommettere, scommetterei su di te.- e dopo un lungo scambio di sguardi e sorrisi ci separiamo nuovamente.

Sono seduta dietro alle quinte e ascolto distrattamente gli altri concorrenti esibirsi su quel palco. Il pubblico alterna applausi calorosi a piatti applausi di rito. Adeline continua a ripetere mentalmente le parole della sua canzone accanto a me, per mia fortuna Johanna è stata costretta a accomodarsi in platea per lasciarci concentrare. Le esibizioni si susseguono una dopo l'altra a ritmo regolorare. Sono quasi le undici  quando Adeline viene chiamata sul palco. Dopo di me pochi altri dovranno affrontare il pubblico. La tensione torna a bussare alla mia porta e le mani incominciano a sudare. Con uno sguardo veloce passo in rassegna lo spartito, sono note che conosco a memoria. Mimo distrattamente con le dita la sequenza musicale e attendo che dopo l'applauso anche Adeline lasci il palco. Quando un lucido pianoforte nero a coda viene posizionato al centro e i microfoni sistemati correttamente Ceaser chiama in mio nome: -Fatemi sentire una caloroso applauso per la nostra Katniss Everdeen- Un piede dietro l'altro raggiungo il centro del palco e faccio un breve inchino in direzione di Ceaser che con poche battute mi indirizza verso il piano. Il mio udito è smorzato dall'unico suono che riesco a sentire. Il mio cuore che palpita. Cerco gli occhi azzurri di Peeta tra la folla e poco prima di accomodarmi sono quasi sopraffatta dalla paura. Il terrore mi acceca la vista. Non lo vedo.  Posiziono il mio spartito e per fortuna il panico è cancellato quando riesco a intercettare il suo sguardo in quinta fila. Un sospiro di sollievo esce dalle mie labbra prima di posizionare delicatamente le mie dita sui tasti. Chiudo gli occhi e la musica inizia riempire l'aria una nota dopo l'altra, la canzone riecheggia nello spazio.  La mia voce viene catturata dal microfono. Le note sospese nel vento. Tutto sembra andare bene. Acquisto sicurezza e decido di aprire gli occhi. E lo sguardo di ammirazione di Peeta mi sorprende. Sembra  senza parole. Sono costretta a interrompere il contatto visivo per tornare a prestare attenzione allo strumento davanti a me . Queste parole escono dalle mie labbra piene di emozione e sentimenti. Vorrei tanto poterle dedicare a mio padre ancora una volta. Avvolta in questo vestito che me lo ricorda ancora una volta. Trattengo a stento una lacrima mentre la pelle d'oca corre lungo tutta la mia schiena. Non posso più fermarmi. Le dita si muovono veloci sui tasti, il microfono amplifica la mia voce. E sono sopraffatta dalle emozioni quando la musica di spegne e il pubblico scoppia in un rumoroso applauso. Molti delle mie compagne di alzano in piedi, vedo Madge sorridere nella mia direzione. Johanna alza il pollice mentre io cerco di alzarmi sulle mie gambe che continuano a tremare e ormai sono molli a causa della tensione accumulata. Gale accanto a Thom applaude compiaciuto ma la mia attenzione resta catalizzata tutta su quel ragazzo biondo che armeggia con la sua macchina fotografica in quinta fila. Sorrido nella sua direzione e mi lascio immortalare dal flash prima di lasciarmi il palco alle spalle.
Sono colpita dai diversi ragazzi che si avvicinano per complimentarsi con me dietro le quinte. Sorrido imbarazzata a tutti. Mentre Adeline mi porge un bicchiere d'acqua ammirata. -Da quando suoni il piano Katniss?- Mi chiede una ragazza castana -Da quando mi ricordo- ammetto con un'alzata di spalle.

Ceaser al centro del palco cerca di riattirare l'attenzione del pubblico mentre chiama sul palco i primi dieci classificati e è una sorpresa sentire chiamare il mio nome al secondo posto. Non mi aspettavo di poter piazzarmi sul podio con una ninna nanna. Ma sembra che la giuria abbia apprezzato. Ceaser mi porge un mazzo di fiori - Toccante. Veramente toccante Katniss.- Si complimenta con me prima di decretare vincitore un compagno di Gale. Un tenore, che ha stupito tutti con la sua voce. Nella hall come ogni anno è allestito un buffet. Ogni serata è un occasione nuova per far festa durante gli Hunger Games. Raggiungo i miei amici dopo aver afferrato un bicchiere di vino e Peeta non perde l'occasione di immortalare la mia immagine in più momenti. Fino a quando visibilmente imbarazzata vengo salvata da Madge che decide di posare con me. È divertente sorridere all'obiettivo accanto alla mia migliore  amica,che non perde l'occasione per fare mille giravolte -Dai Peeta fai una foto con Kat- Ordina afferrando la macchina fotografica dalla mani di Peeta e spingendolo nella mia direzione. Peeta mi solleva e ci fa girare su noi stessi, non si limita ad abbracciarmi. Le sue labbra sono presto sulle mie e posso sentire le mie guance bollite quando Madge ridacchia divertita mentre scatta foto: - Siete bellissimi!!- - Undersee da qua!- Gale bacia Madge mentre usa la macchina per farti un selfie strampalato e tutti ridiamo. -Domani potremo riposare?- chiedo esasperata prima di sedermi su un divanetto mentre Peeta fa poggiare la mia testa sulla sua spalla. -Non credo amore.- -Ho bisogno di una vacanza.- Ammetto sospirando -Che ne dici se partissimo per le vacanze di primavera?- mi chiede sovrappensiero Peeta -Dai si partiamo per una vacanza tutti insieme.- Si intromette Madge sedendosi accanto a me alzo gli occhi al cielo esasperata -Qualcosa mi dice che non mi riposerò molto - dico facendo ridere entrambi -Che ne dite di Cacun?- Chiede Gale -NO!- Io e Madge affermiamo quasi all'unisono, Gale alza le mani come per arrendersi fulminato dai nostri sguardi -Niente Messico Hawthorne !- Lo rimprovera la bionda -Che ne dite di Santa Barbara?- chiede distratto il ragazzo biondo accanto a me -Ho proprio voglia di tornare in California- Squittisce Madge -Ho bisogno di sole.- Sorride nella nostra direzione. -Potrei ospitarvi a casa mia. - continua Peeta -Dovrei proprio tornare a controllare la situazione della casa del nonno...- Un velo triste scende sui suoi occhi e stringo la sua mano per infondere in lui un po' di coraggio -Ti seguirò ovunque tu voglia andare.- Dico baciandogli la guancia -Ovunque basta che non sia Cacun.- afferma Madge ridendo e lasciandosi abbracciare da dietro da Gale -Domani io e Katniss possiamo cercare i biglietti- - I biglietti per cosa?- si avvicina a noi Finnick per mano alla bella Annie, Peeta sorride affabile al suo amico -Vacanze di primavera. Tu e Annie avete già programmi?- chiede gentile, i due si guardano per un attimo e poi Finnick risponde per entrambi: -Andiamo ovunque andate voi- Ride il bel dio del mare  - Che sfacciato Odair, autoinvitarsi alle vacanze altrui non é educato- interviene Johanna che insieme a Jake ha ascoltato una parte della conversazione -Quando partiamo?- aggiunge divertita e nessuno è in grado di trattenere le risate -C'è posto per tutti in quella casa.- conferma Jake mentre si siede accanto a Peeta e gli arruffa i capelli con affetto fraterno. Peeta gli sorride e conferma con un cenno di capo - Otto biglietti aerei quindi?-  Chiede conferma la mia amica -Otto biglietti aerei!- risponde Peeta.
  
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