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Autore: Jordan Hemingway    15/03/2015    3 recensioni
Narra la leggenda che all’inizio dei tempi Otto Clan si divisero le terre del Sud, prosperando sotto la guida del Primo Clan, che godeva della protezione dei draghi. Oggi i Clan sono divisi, e il popolo del Primo aspetta un segno dal loro Grande Protettore per tornare alla passata grandezza…
Due Figlie di Drago nate dallo stesso ventre, due metà dello stesso seme. Materiale da leggenda, ma si trattava di capire se da quella leggenda si potessero anche forgiare due armi letali, o se il fatto di essere state divise nel grembo della madre avrebbe influito sulla loro forza.
Prima classificata al contest "Sangue di Drago" indetto da ManuFury su EFP Forum
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Figlia di Drago



11
“Non lasciare che gli dei decidano il tuo destino.”
Guin
 
La maschera di Guin portava la morte sul campo di battaglia. Questo sussurravano i ribelli vedendola avanzare tra le loro file in agguato al limite della foresta, in attesa che l’esercito del Primo Clan si facesse avanti.
Guinevre non avrebbe saputo dire se la sua presenza significasse realmente una maggiore probabilità di vittoria per i ribelli, o se sarebbe stato tutto inutile, come la missione di Jokowo, tornato all’alba coperto di piaghe e privo della lingua, un messaggio crudele per tutti loro. Sapeva solo che la sua gente si era spinta troppo avanti, che sua sorella aveva smesso da tempo di essere la bambina con cui aveva condiviso allenamenti e storie.
Non c’era altra scelta, sembravano dire le loro azioni. Non c’era altra scelta, secondo i ribelli.
L’esercito nemico venne avvistato.
Non c’è altra scelta?
L’attacco iniziò.
 
Il sangue scorreva sulle scaglie di Vivianne, le imbrattava i capelli e colava pulsando sul medaglione che Ibu Andia le aveva affidato al mattino, facendolo risplendere di riflessi sinistri.
Vivianne non si era mai sentita così potente. Tutto il suo essere rispondeva alla magia del talismano, pronto a riversare la sua forza non appena avesse deciso di utilizzarne il potere. Per ora, tuttavia, era troppo esaltante assaggiarne la potenza: lo avrebbe usato al termine dei combattimenti, e sarebbe stata davvero la fine di tutto. 
Un nuovo avversario le si parò davanti: una maschera bianca e nera macchiata di sangue, una spada. All’improvviso la sensazione di onnipotenza svanì. Il dolore tornò a pulsare nelle vene di Vivianne, nel suo ventre: era come se il talismano cercasse di avvertirla che qualcosa non funzionava.
Con un ringhio soffocato la Condottiera si avventò sul nemico mascherato, mulinando tutti i suoi colpi migliori, inutilmente. La pancia sembrava stesse per scoppiarle.
Ansimando, Vivianne si fermò in posizione di guardia. “Togliti la maschera.” Ordinò. “Toglitela, ora!”
L’altro portò una mano alla testa, e lentamente ubbidì.
Vivianne lasciò cadere la spada e portò le mani al ventre. Un vento innaturale si alzò attorno alle due gemelle, lasciandole in vista ma isolandole da ogni interferenza.
Poi venne l’urlo.
 
Spingi.
Le contrazioni la riportavano indietro negli anni, ad un tempo in cui la sua vita non aveva ancora assunto la consapevolezza di essere tale.
Spingi, Prescelta, spingi!”
Per quale motivo doveva sopportare un dolore così grande? Perché? Che cosa aveva fatto al Grande Protettore per meritare tutto questo?
Salvate la Vostra Progenie, o Grande Protettore.
Spingi di più, mia Signora!
Era per l’Ibrido? Lo rinnegava, aveva cancellato ogni sentimento provato per lui. Niente poteva giustificare la sua sofferenza, nessuna delle preghiere dell’Ordine, nessuna vittoria in guerra, nessuna salvezza terrena o celeste.
E allora perché? Si chiese ancora, mentre con un ultimo urlo il dolore usciva da lei.
 
Guinevre non aveva mai fatto nascere nulla e nessuno, neanche un capretto: quello era il compito della moglie di Leung Yaw, non suo. Non aveva mai nemmeno visto un neonato fino a quel momento, per cui non sapeva dire se assomigliasse ad ogni altro neonato, con quella pelle ricoperta di scaglie dorate e due ciuffi di piume sulla schiena. A lei sembrava la creatura più bella che avesse mai tenuto tra le braccia.
Uccidilo. Ora.
Guin si girò di scatto, cercando di capire da dove provenisse la voce che le risuonava nella testa.
Uccidi l’abomino e sua madre, figlia mia prescelta.
“Non è possibile”. Si lasciò sfuggire la donna, stringendo il bambino al petto. Sul petto di Vivianne, priva di sensi, il medaglione pulsava di luce propria.
Devono morire, figlia mia: è il loro destino, sono stati concepiti per questo.
“Tu mi hai abbandonata.” Guin sentiva il richiamo della magia: sarebbe stato facile assecondare la voce di suo padre. Del Grande Protettore. “Tu non hai risposto alla mia invocazione: in me non scorre la tua magia. Vivianne è la tua Prescelta. Come puoi volere ora questo da me? E perché?” Urlò disperata, cadendo in ginocchio.
Questo mondo è impuro: gli umani hanno abbandonato le mie vie, si sono mischiati ai mostri e alla loro progenie, dimenticando la mia giustizia. E’ necessario porre fine alla loro insubordinazione. Il mondo celeste e il mondo mortale sono ormai separati da troppo tempo, e non posso tornare a voi se non per un tempo limitato. Occorre un sacrificio, un offerta dal mio stesso sangue e dal sangue impuro dei mostri con cui camminate. Per questo siete nate: un sacrificio e un’officiante, un anello debole e una spada per spezzarlo e sprigionare la magia che permetterà a me di tornare per purificare questo mondo.
“Dunque è così…” Balbettò Guin. “Era tutto già deciso… Deciso da te… “
Esatto, figlia mia prediletta. Ora compi la tua missione, e potrai camminare al mio fianco.
La donna posò a terra il neonato e si rialzò, impugnando la spada.
“Per tutti questi anni ho creduto che tu mi avessi abbandonata. Ero convinta di essere inutile, che la mia esistenza fosse un errore nel tuo grande piano.”
Sei sempre stata tra i miei pensieri.
“Avrei preferito continuare a crederlo.” E con movimento fluido, Guinevre staccò il talismano dal collo di Vivianne, ferendola lievemente al collo. Il medaglione continuava a pulsare dolcemente, emanando calore e conforto, come l’abbraccio che non avrebbe mai ricevuto da suo padre.
Indossalo e trafiggi l’abominio e sua madre.
“Coloro che tu chiami abomini mi hanno salvato la vita e l’anima. Dove ci hanno portato i tuoi insegnamenti?” Indicò il vuoto attorno a lei. “Guerra e sangue. E’ questo ciò che tu chiami purificazione, padre?” Sputò sull’ultima parola.
Il sangue è necessario al rinnovamento.
“Non in questa era.” Guinevre sentì il vento attorno a lei crescere e tentare di farla cadere. Gettò il talismano a terra e vi puntò la spada sopra. “Non con me.”
Ma prima che potesse fare qualcosa, una mano le afferrò la gamba, trascinandola a terra e facendole perdere la sua presa sulla spada.
“Eccomi, padre!” Vivianne guardava il cielo con occhi folli, tenendo in mano il talismano. “Io compirò la tua volontà! Il sangue di questi abomini purificherà il mondo!” E, impugnando la spada, la conficcò nel figlio ai suoi piedi.
La lama attraversò il fianco di Guinevre, lanciatasi a protezione del bambino.
Il vento ululò, e nel cielo iniziò a formarsi una crepa dorata.
“Vieni da me, padre!” Esultò Vivianne, ormai preda della follia. Il pugnale che le trapassò la mano la colse di sorpresa, così come il colpo che la spinse di nuovo a terra. Senza altri indugi Guinevre spezzò il talismano con la lama della spada, riducendolo a mille frammenti che si dispersero nel vento.
 
“La tua ferita guarirà.” Constatò Leung Yaw, seduto accanto alla branda di Guin. “Sei fortunata. Per Jokowo non sarà altrettanto facile.”
Guin cercò di sorridere, ma il suo volto sfigurato non si prestava a manifestazioni di affetto. “Tua sorella… Lei è un caso diverso.” L’uomo si rabbuiò. “Perché l’hai risparmiata? Dopo il tracollo del Primo Clan è rimasta sola, è pazza e rifiuta suo figlio. Per non parlare di tutti quelli che vogliono vendicarsi di lei. Una buona morte sarebbe stata la cosa migliore.”
“Quando mi ha raccolto, anni fa” Guin guardò le bende che le fasciavano l’addome. “Ero sola. Il mio mondo era crollato, mi avevano insegnato che non poteva esistere altra vita al di fuori di quella che avevo sempre condotto. Se non avessi incontrato voi, alla fine mi sarei tolta la vita in quella foresta.”
“Tu sei diversa da lei.”
“E’ vero. Ma solo perché tu, Conrad, e tutti voi mi avete reso diversa.” Guin alzò gli occhi verso Leung Yaw. “Io e Vivianne siamo gemelle: due metà dello stesso seme. Quando guardo lei, vedo che cosa ne sarebbe stato di me se nostro padre avesse deciso di rispondere alla mia invocazione invece che alla sua.”
I due rimasero a lungo in silenzio. Fuori dall’infermeria si sentivano i canti e le urla di vittoria dei ribelli.
“Non è ancora finita. Dovremo inseguire i resti delle armate del Primo Clan, rivendicare le nostre terre, e soprattutto impedire che gli umani riprendano a trattare gli Ibridi come merci.” Commentò Leung Yaw. “Ma il primo passo è stato fatto.” Si mise in piedi. “Alcuni dei nostri stanno già pensando ai festeggiamenti per la fine della guerra. Dicono che vogliono mettere in piedi uno spettacolo come non se ne sono mai visti finora: dovrai esercitarti duramente.” Estrasse dalla tasca una maschera. “Da parte di Conrad.”
Guin allungò il braccio. La nuova maschera era completamente dorata, con intagli che imitavano le squame di un serpente. “Sarà uno spettacolo indimenticabile.” Annuì, allacciandosela al viso e sorridendo con gli occhi. 



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Angolo dell'autrice: e salve! Questa è la fine: scusate l'attesa, ma ho preferito aspettare i risultati del contest a cui questa storia partecipava, e dove incredibilmente si è classificata prima! ^^ (il che, considerando le storie bellissime che concorrevano, è stato un colpo per me) Quindi spero di essere riuscita a attaccare il banner premio (meraviglioso), e che possiate vederlo tutti (o almeno chi è arrivato alla fine di questa storia).
Ringrazio un'ultima volta tutti coloro che hanno letto, seguito e preferito, e un abbraccio va a chi ha recensito i capitoli di tutto questo con pazienza! ^^ Grazie mille!! 

 
  
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