Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: isteria    15/03/2015    3 recensioni
In un mondo dove le persone hanno dei poteri speciali, John Watson si trova nella situazione più sfortunata di tutte: può vedere quanti giorni mancano alla morte di chi gli sta intorno e per questo motivo è certo che la sua vita farà sempre abbastanza schifo.
Questo almeno fino a quando non incontra Sherlock Holmes e ha l'occasione di salvare Londra e quelli come lui dal loro destino.
Genere: Sentimentale, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cap 5

Geminato

La prima volta che John disse ai genitori di volere diventare medico aveva sei anni. Emma Deville, sua compagna di classe e cotta epica dai tempi dell'asilo, si era ferita alla testa mentre scendeva dall'albero sul quale si era arrampicata per dimostrare agli altri bambini che non la facevano giocare perché “era una femmina" che non solo lei poteva salire sull'albero, ma poteva anche andare più in alto di loro. Vedendo che Emma era arrivata quasi in cima, improvvisamente gli altri bambini, accorgendosi che non ci sarebbe stato più nessuno da prendere in giro, avevano deciso che c’erano cose più interessanti da fare.

John invece l'aveva guardata da lontano e aveva pensato che quella bambina dai capelli rossi non aveva proprio niente da dimostrare: era in gamba, tutti lo sapevano e proprio per questo non potevano permetterle di vincere. Per rimediare al suo orgoglio ferito, il capo dei bulletti, Francis Quine, quando Emma era ormai quasi a terra, pensò bene di lanciare un sasso nella sua direzione colpendola alla testa.

Più tardi Francis avrebbe dichiarato che non aveva intenzione di fare male sul serio alla sua compagna, ma John decise per precauzione di atterrare Francis e spaccargli in naso, per poi dedicarsi a cercare di far rinvenire Emma, svenuta e sanguinante sul selciato.

Ripensando all'episodio, John era sempre stato certo che quello era stato il momento che più gli aveva rivelato la sua natura di amante della giustizia e di guaritore. Nell’istante in cui gli era stata confermata la sua Anagrafe e negli anni immediatamente successivi aveva capito che, proprio come gli altri Moirenti, la carriera che gli si apriva davanti era quella militare: l'unico posto al mondo dove quelli come lui potevano avere un po' di sollievo dalla loro maledizione.

In guerra i numeri delle persone erano costantemente bassi, e alla fine era facile abituarsi, fino a non farci più caso. Tuttavia la natura di John lo aveva spinto a diventare medico militare: per quanto razionalmente fosse davvero convinto che il Destino non si potesse cambiare, la professione che aveva scelto era comunque quella di una persona che col Destino, alla fine, ci combatteva sempre contro.

Era la vita normale, per lui, il campo di battaglia. Non riusciva più a guardare le persone negli occhi a causa dell'ansia di vedere il loro numero. I Moirenti avevano sempre problemi di adattamento, gli aveva detto Ella, la sua analista. Ci voleva ancora molto tempo, gli ripeteva continuamente, per sconfiggere questo disagio estremamente comune. Pensare al suicidio è statisticamente frequente, ma lui non doveva cedere, doveva andare avanti. L'unico modo per farlo, gli diceva, era lasciarsi la guerra alle spalle.

Avrebbe dovuto licenziarla, si disse John. Stava camminando con un uomo che aveva una sentenza di morte sulla testa incredibilmente prossima e all'improvviso era ancora in Afghanistan, ad aspettare il fato con un fucile in mano.

Non si sentiva così sereno da anni.

***

Sherlock Holmes camminava deciso nel quartiere di Belgravia, il cappotto aperto che gli svolazzava ai lati come il mantello di un supereroe. Neanche mezz'ora prima gli aveva confessato che a quanto pareva erano destinati a stare insieme. La cosa era talmente assurda che John non era nemmeno riuscito ad andare in panico, cosa che invece con tutta probabilità avrebbe dovuto fare. I numeri erano una cosa seria, lo sapevano tutti.

Si erano avvicinati a un gruppo di case lussuose del quartiere. Tutto lì intorno dava l'impressione di ordine e tranquillità: difficile pensare che quel posto facesse parte di una città sull'orlo di un attacco di panico a causa di persone che si facevano esplodere.

"Poco credibile che un politico come Andy Smith possa veramente capire i problemi della gente da questa reggia di cristallo."

Sherlock lo guardò in tralice: "I politici non hanno la minima idea di cosa la gente stia passando, per quanto amino affermare il contrario. Dire di avere a cuore il destino di tutti è illogico e non credibile. Nessun essere umano mette davvero il bene degli altri davanti al proprio. Non è istintivo."

"Andy Smith vuole catalogare i Moirenti come bestie da macello per il nostro bene, a sentire lui."

Sherlock lo prese per un braccio e lo trascinò in un vicolo stretto fra due villette squadrate, una posizione che dava loro la possibilità di osservare le case più belle del quartiere senza dare dell’occhio.

Passarono diversi minuti in silenzio, così vicini che potevano scaldarsi grazie al calore dei loro respiri regolari, Sherlock apparentemente troppo immerso nei suoi pensieri per fare caso a inezie come lo spazio personale di John.

Si riprese dalla riflessione di colpo, iniziando a parlare come se il discorso che avevano iniziato prima non fosse mai stato interrotto: "Smith lavora secondo la logica del Bene Superiore e nessuno sembra minimamente preoccupato dalla cosa, perché sono tutti troppo spaventati. È la paura che li guida e trovare un capro espiatorio sarà il passo successivo, già si stanno mettendo le basi. È così che si inizia, di solito." Sherlock aveva spiegato con foga, abbandonando il suo solito stile gelido. John aveva la netta sensazione che questa cosa la facesse specialmente con lui: era come avere una corsia preferenziale di accesso ai pensieri di Sherlock Holmes. Prese quel pensiero e lo accantonò per analizzarlo in un momento di calma.

"L'unica differenza è che stavolta la gente ha davvero più di una ragione per temere i Moirenti. Per…temerci, insomma."

Era la prima volta che ammetteva a voce alta la sua Anagrafe davanti a Sherlock. Non che credesse che non l'avesse capita, ma dopo la confessione che suo malgrado era riuscito ad "estorcergli", gli sembrava giusto ripagarlo con la stessa onestà.

"C'è qualcosa di strano in quelle morti, John, hai sentito anche tu mio fratello. Le persone spariscono per tre giorni prima di ricomparire in stato confusionario, seminude e con lo stesso tipo di tritolo legato alla vita. Quello che dobbiamo chiederci è: perché i Moirenti?"

John iniziava a capire dove il detective stava andando a parare.

"Pensi che ci stiano prendendo di mira? E perché?"

Sherlock gemette frustrato. "Ragiona un attimo! A chi gioverebbe l'improvvisa pazzia dei Moirenti? Chi trarrebbe un concreto vantaggio da questa cosa?"

"Qualcuno che vorrebbe introdurre il registro dei Moirenti, come Andy Smith."

"Esattamente. Se ci fossimo fermati a dei Moirenti casuali che si fanno saltare in aria avrei pensato sicuramente a un complotto di qualcuno che vuole fortemente che il Registro si faccia, ma sicuramente non Andy Smith, perché non è una di quelle persone che definiresti brillanti: dubito che arriverebbe ad architettare tutto questo. Il rapimento di Vera Deyong, invece, è totalmente illogico e fuori dallo schema. Rapire l'esponente della fazione opposta la potrebbe rendere un martire, aumentando sensibilmente le probabilità di vittoria del suo partito, a danno ovviamente della creazione del Registro stesso."

La velocità di esposizione e una serie di altri fattori che riguardavano la presenza stessa di Sherlock a quindici centimetri di distanza da lui rendevano molto difficile seguire i suoi ragionamenti.

"Quindi, in pratica: il rapimento della Deyong è la nota stonata?"

"Una nota molto stonata. Scopriremo quanto vedendo che ne sarà di lei, sempre che non riusciamo a trovarla prima." Mentre parlava, il detective continuava a sbirciare oltre il muro dietro a John, come se stesse aspettando qualcosa. John riusciva a sentire il suo profumo.

"Ehm…esattamente, cosa stiamo facendo qui?"

"Aspettiamo l'inevitabile. Secondo te cosa succede se la maggiore rivale alle elezioni di un noto politico sparisce senza lasciare traccia?"

John non ebbe tempo di formulare una risposta: due macchine della polizia si erano fermate davanti a una casa vicina, facendo scendere, tra gli altri, anche l'Ispettore Lestrade.

Nel giro di cinque minuti, un sudaticcio Andy Smith usciva dalla porta per salire su una delle due macchine, scortato dagli agenti.

"Lo stanno arrestando?"

"Dipende da cosa dirà all'interrogatorio, ma dubito: immagina lo scandalo internazionale se si scoprisse che l'esponente conservatore della politica inglese ha probabilmente fatto eliminare il suo principale avversario ed è in prigione per questo. Se lo arresteranno, sarà solo in presenza di prove più che schiaccianti."

"E allora noi cosa ci facciamo ancora qui?" Non che John stesse scomodo, eh. Ma il fatto che lo spazio personale non sembrasse un concetto familiare per Sherlock aveva reso ormai impossibile evitare di toccarlo inavvertitamente.

"Andiamo a fare una visita alla signora Smith."

***

"La signora Smith vi raggiungerà nel salotto." disse la cameriera facendoli accomodare.

La casa ovviamente era immensa e molto più costosa di quello che John avrebbe potuto guadagnare in tutta la sua vita. La stanza in cui stavano aspettando la moglie del politico era stata arredata sui toni del bianco, con un gusto ricercato, ma minimal. John si sentiva troppo sporco per sedersi su quel divano immacolato; Sherlock, invece, sembrava nato per prendere posto tra quelle mura snob-chic.

"Signor Holmes! Che piacere rivederla! - disse una voce femminile vagamente roca alle sue spalle - A cosa devo lo visita?"

"Nessuna idea, signora Smith?" rispose Sherlock sarcastico ma anche, si stupì John, vagamente a disagio.

"Legalmente sono ancora Irene Adler, se non le dispiace: questa barbara abitudine anglosassone di far prendere alle donne il cognome del marito non la capirò mai.- rispose parlando con Sherlock, ma allungando la mano a John (17348 - la signora Adler avrebbe vissuto a lungo), che gliela strinse presentandosi - Molto piacere. Lei è …interessante." gli disse guardando per una frazione di secondo proprio sopra la sua testa.

John doveva ringraziare il fatto di essere stato disoccupato per lungo tempo dopo il ritorno dall'Afghanistan se sapeva chi era quella donna. Lunghi pomeriggi passati in casa l'avevano reso estremamente familiare con quel viso che rimbalzava su gran parte dei canali televisivi grazie a ospitate e addirittura a un programma tutto suo. Irene Adler era il più famoso Geminato di Inghilterra: aveva reso alla portata di tutti un servizio che di solito quelli come lei fornivano in privato dietro un lauto compenso. Con Irene, il Grande Consulto era diventato popolare. Le persone normali che riuscivano a far parte del pubblico del suo programma avevano la possibilità di sapere gratuitamente entro quanto avrebbero incontrato la loro anima gemella. Ovviamente lo show aveva avuto un successo enorme, facendo guadagnare alla Adler una fortuna in termini di pubblicità e fama.

Quello di cui però John non era al corrente era il fatto che quella donna fosse sposata con uno dei maggiori esponenti politici della Gran Bretagna.

"Interessante?" ripeté John, registrando il commento della Adler.

"Molto interessante." rispose lei con un sorrisetto. "Sherlock, vedo che per te, invece, non è cambiato niente." Sherlock era impassibile come una maschera di cera.

Improvvisamente John si chiese cosa avrebbe visto un Geminato sopra la testa di Sherlock: avrebbe visto il numero che Sherlock vedeva su se stesso? E soprattutto - si chiese in un momento di lucida follia - che numero vedeva Irene Adler sulla testa di John?

"Devo ammettere a mio malgrado di avere scoperto tardi che tu e Andy Smith vi eravate sposati. L'hai tenuto ben segreto, vedo."

"Non sono una grande fan della politica. Ma l'incontro con Andy è stato…beh, è stato Destino, come si dice in questi casi. D'altra parte, i segreti del cuore sono il mio mestiere - fece l'occhiolino a John - Comunque, preferisco di gran lunga tenere un basso profilo. Peraltro – sfoderò un sorrisetto compiaciuto - i suoi addetti alla comunicazione mi odiano: vorrebbero una moglie da copertina che abbandona la carriera per seguire la carriera politica del marito - disse togliendosi le Louboutin nere - e invece hanno me."

"Una presentatrice tv dalla dubbia moralità." Il commento di Sherlock le spense per un secondo l’allegria.

"Potrà considerarmi una truffatrice, signor Holmes, ma almeno le persone non mi considereranno mai solo 'la moglie di un politico'."

"Non sembra particolarmente fiera della professione di suo marito, se posso permettermi" intervenne John. In effetti nemmeno lui sarebbe stato fiero di avere un marito come Andy Smith, ma per altri motivi che sicuramente un Geminato come quella donna non avrebbe mai potuto capire.

"Le questioni politiche sono il passatempo dei deboli: vanno bene per quelle persone che hanno la patologica necessità di ricevere l'approvazione dagli altri ed essere sostenuti nelle proprie idee. Volete del the? Chiamo la cameriera."

"No, vorrei andare al sodo della questione, a dire il vero."

"Uh, mi piacciono gli uomini che vanno al sodo" rispose lei ammiccando. John si sforzò di non pensare alla parola "flirtare" ma era decisamente quello che quella donna stava facendo. Il fatto che lui fosse nella stanza sembrava non turbarla minimamente. In effetti il fatto che lei ci stesse provando con il suo coinquilino non avrebbe dovuto turbarlo in generale.

Forse era l'associazione che qualcuno potesse flirtare con una persona come Sherlock Holmes a infastidirlo. Un uomo apparentemente di ghiaccio difficilmente poteva sembrare raggiungibile. John, però, pur avendo passato pochissimo tempo con lui, si sentiva come se ci avesse vissuto mille vite insieme: inseguire pazzi assassini e scongiurare omicidi fra cui quello del suddetto detective fa queste cose al rapporto tra due persone. Inoltre, il buon dottore aveva visto lo sguardo di Sherlock Holmes nel laboratorio, mentre gli confessava il suo più grande segreto, e di sicuro l'aggettivo "freddo" non gli si poteva adattare. Sherlock Holmes era fiero, solo e soprattutto ferito dalla sua stessa natura, una cosa che John, dottore Moirente, poteva capire benissimo.

"Non sembri nemmeno preoccupata del fatto che tuo marito sia stato appena prelevato dalla polizia per essere interrogato a Scotland Yard."

"Per favore. Gli interessi in gioco sono troppo alti perché qualche informazione scappi e finisca in pasto ai giornali. Non si possono permettere di fare saltare queste elezioni, le persone sono diventate paranoiche: non prendono più i mezzi pubblici, nemmeno escono di casa. Avete sentito che molte famiglie stanno iniziando a mandare i figli in campagna? Come durante la Seconda Guerra Mondiale. Ci sono troppe speranze che si appoggiano su queste elezioni: mio marito non ha il minimo interesse a far sparire Vera Deyong. Con la storia di quei pazzi Moirenti che si fanno saltare come petardi ha già la vittoria in tasca."

"Quindi non crede che il signor Smith possa avere architettato il rapimento della sua rivale senza farglielo sapere?" chiese John, sbilanciandosi nel lavoro del detective con una sicurezza che non aveva, notando però con la coda dell’occhio che Sherlock sembrava positivamente colpito più che infastidito dalla sua intromissione in un campo non suo.

"Santo cielo! - sbuffò Irene rimettendosi le scarpe - Sentite, che rimanga fra noi: mio marito non va nemmeno in bagno senza dirmelo. Se fossi minimamente interessata alla politica, potrei governare indirettamente questo Paese senza lasciare il mio salotto. Quando abbiamo saputo della sparizione di Vera, Andy ha quasi avuto un attacco di panico. Queste elezioni sono tutto per lui e se Vera Deyong muore il suo partito troverà un modo per cavalcare la teoria del complotto e della 'politica scomoda fatta fuori dagli avversari cattivi' e a quel punto gli scenari sarebbero due: il partito della Deyong vince oppure vincerà mio marito per un soffio portandosi dietro un sacco di sospetti che non gli permetteranno di governare. Per governare questo Paese, Andy sa che non deve assolutamente vincere perché la sua rivale ha dato forfait: ha bisogno di una regolare e sacrosanta vittoria schiacciante". Guardando il suo atteggiamento deciso, John iniziava a pensare che politicamente quella donna sarebbe stata comunque un'alternativa migliore del marito.

"Conoscevi Vera Deyong?" Il repentino cambio di argomento di Sherlock li prese entrambi alla sprovvista, ma il detective pretese di non accorgersene.

"L'ho vista una volta, quando ho accompagnato Andy a una raccolta fondi che non ho potuto evitare, per la gioia della sua pubblicista."

"Molto bene. - Sherlock si alzò, facendo gesto a John di seguirlo - I migliori auguri per le elezioni". Così come non poteva essere più evidente che quegli auguri non erano sentiti, così era altrettanto evidente come a Irene Adler non importasse assolutamente nulla del risultato delle elezioni, né tantomeno della carriera del marito. All'ingresso si avvicinò a Sherlock per dargli un leggero bacio sulla guancia, quasi al limite delle labbra: "Sono felice di sapere che non sei più solo. La tua unicità mi ha perseguitata per anni, ma adesso credo di avere capito di cosa si trattava."

Sherlock era teso come una corda di violino; prese il cappotto e aprì la porta. "Andiamo, John."

"Oh, non gliel'hai detto?- Irene sembrava uno di quei gatti che preferiva giocare con il topolino prima di mangiarlo – Deve sapere, John, che io e Sherlock ci siamo conosciuti qualche anno fa, quando Sherlock venne chiamato da un mio vecchio cliente per recuperare delle foto che mi aveva lasciato come garanzia di pagamento, foto che ovviamente non rivide più perché il pagamento non arrivò mai. A Sherlock ancora brucia, vero caro? – era evidente che se Sherlock avesse potuto, probabilmente l’avrebbe strozzata sul posto. – Quando lo vidi, beh, era inevitabile che catturasse la mia attenzione - si era avvicinata a Sherlock e lo guardava rapita - non era solo un bel visino, era intelligente e soprattutto non vedevo alcun numero sulla sua testa."

Sembrò ricordarsi della presenza di John solo dopo avere passato un dito lungo la mascella di Sherlock.

"Io vedo tante cose, Dottor Watson. Persone con numeri molto bassi, altri con numeri talmente alti che probabilmente non incontreranno mai la persona per loro, perché nascerà tra cinquant'anni, quando forse saranno già morti. La vita è ingiusta e la mia Anagrafe spesso me lo ricorda: quello che ho imparato è che non ha senso gettare la gente nello sconforto. La persone non mi pagano per dire la verità, ma per avere belle notizie. Per questo, in caso di brutte notizie, mento e non mi sento minimamente in colpa perché lo faccio per loro. Tuttavia Sherlock è un cultore della verità e anche per questo mi disprezza. In ogni caso, nella mia vita non avevo mai visto qualcuno senza numero. Ammetto di avere pensato per un momento che lui fosse la mia anima gemella, ma poi capii che non era così. Anche se ho accettato questa cosa tempo fa, oggi lei, John, risolve uno dei miei più grandi misteri.”

Silenzio. Era evidente che troppi anni di televisione avevano lasciato in quella donna la perenne esigenza della suspense che di solito c’è prima di uno stacco pubblicitario. John avrebbe voluto non darle la soddisfazione di fare la domanda, ma la curiosità era sinceramente troppa.

“In che senso?”

“Neanche lei ha un numero. Oh, è fantastica questa cosa, potrei studiarvi per anni, giuro."

"Questo non vuol dire niente." intervenne Sherlock trascinando John nel giardino per un braccio.

"Vuol dire tutto detective Holmes! Vuol dire proprio tutto." la sentirono cantilenare mentre chiudeva la porta dietro di loro.

***

Era sera e stranamente erano già tornati al 221B.

Sherlock era stato in silenzio per tutto il viaggio e oltre, immerso nei suoi pensieri. Da quando era uscito dalla casa di Andy Smith aveva detto una sola parola: "Bugiarda". Tutte le insistenze di John per fargli spiegare in cosa la Adler stesse mentendo non trovarono risposta.

"Comunque ha senso." - si mise a riflettere John ad alta voce mentre preparava il the, parlando tra sé e sé.

"Cosa ha senso?" Sherlock a quanto pare aveva abbandonato il mondo delle Idee.

"Oh, beh… se tu vedi solo i nostri numeri, è logico pensare che un Geminato non ne veda alcuno."

"Logico - ripeté Sherlock sprezzante - Non c'è nulla di logico in questa storia. I numeri non sono una scienza esatta. Anzi, non sono proprio una scienza, potremmo paragonarli all'oroscopo, per quanto sono accurati." Sherlock era sdraiato sul divano, gli occhi chiusi, il collo lungo rilassato sul bracciolo, le dita unite sotto il mento.

"Ma adesso abbiamo due riscontri: il tuo e quello di Irene."

"Potremmo avere mille riscontri, John, pensavo fossimo d'accordo su questo punto: - si era seduto sul divano e adesso guardava John, infastidito - non è questo l'importante."

"E cosa è importante esattamente?" si era ripromesso di preoccuparsene più avanti, è vero, ma l'incontro con Irene in qualche modo aveva riportato il discorso bruscamente a galla.

Sherlock sembrava indeciso su cosa dire: "Cosa vuoi tu."

"Cosa voglio io? Perché solo quello che voglio io?" Sherlock continuava a parlare della possibilità per John di voltare le spalle al Destino e prendere un'altra strada, una che lo portasse lontano da lui. Non aveva mai parlato di cosa provava lui. "Tu cosa vuoi?"

Sherlock sospirò, passandosi una mano sul viso, come per scacciare via la stanchezza o nascondersi in un momento di vulnerabilità. "Non sono bravo in queste cose. Non è proprio il mio campo."

"Beh, neanche il mio. Quindi lo cose sono due: o ne parliamo adesso e non ci pensiamo più oppure ci giriamo attorno per un tempo indefinito. Io sarei per la prima soluzione, perché per quanto odi parlare di sentimenti, mi sembra che in questi ultimi giorni mi stiano ricorrendo qualunque cosa faccia. - John stava girando per casa gesticolando, in preda a un flusso di coscienza - Quindi inizio io, va bene? È una situazione assurda, pazzesca, ma sai una cosa? Non mi sentivo così bene da anni. Non mi interessa se sulla mia testa vedi un numero, nulla o un coniglietto saltellante. Probabilmente sarei sempre qui a dirti che da quando ti conosco la vita non è solo più sopportabile, ma mi piace anche. E non so cosa questo voglia dire. - si risedette sulla poltrona, in preda a una sorta di confuso sconforto. Passarono interminabili secondi a fissarsi, senza fiatare.

"Coniglietto saltellante?" chiese Sherlock con un sopracciglio alzato.

"Già, un coniglietto saltellante. Va bene anche quello." John si stava sforzando di non ridere. Fortunatamente Sherlock sapeva come alleggerire la tensione. Il suo sguardo si era ammorbidito, ma era anche malinconico.

"Sei l'unica persona a cui sembro piacere davvero, che non alza gli occhi al cielo quando mi vede e che non pensa che io sia un pazzo strambo con la fissa delle scene del crimine. Sei anche l'unica persona di cui davvero mi importi il giudizio, che è una cosa assurda, razionalmente parlando: non ti conosco quasi per niente. – Sherlock si guardava le mani e John si trovò a pensare che sì, in effetti Sherlock era un po’ strano, ma non è che lui potesse proprio definirsi normale e quindi gli andava bene così –

- Penso che tutto questo voglia dire qualcosa, anche se non so cosa. Non ho mai voluto stare con qualcuno, non credo di esserne capace. Ci perderesti davvero solo tu, John."

John sentì una strana stretta al petto, si alzò e andò a sedersi di fianco a Sherlock. Gli prese la mano senza guardarlo negli occhi. "Ti sembrerà strano, ma nessuno vuole stare con uno che si sveglia la mattina e vede quanto manca alla sua morte. Quindi davvero, mi sa che stai facendo tu il cattivo affare. Diciamo che sono quello che la gente considererebbe ‘merce avariata’.”

"A volte la merce che non vuole nessuno è unica nel suo genere." Sherlock gli appoggiò la testa sulla spalla. John poteva sentire l'odore dei suoi capelli.

Per quella sera, andava decisamente bene così.


Ho avuto qualche problema col capitolo, nel senso che l'ho cancellato per sbaglio :(
So che è un po' intricata la storia politica dietro le elezioni, spero si sia capita più o meno bene. Spero anche di non aver sbrodolato troppo con la scena finale, let me know!

Ringrazio al solito Sara, la mia super editor!

V.

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: isteria