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Autore: Tears Wave    18/03/2015    1 recensioni
Matt Wolfram è un ragazzino dal carattere altalenante e ambizioso.
Non ha tempo di pensare al suo tredicesimo compleanno, poiché c'è un anniversario ben più significativo da ricordare: da due lustri ormai, un altissimo muro di fuoco divide in due parti la regione di Calvas, la sua casa.
Matt vive nella parte occidentale della regione, a pochi passi da quello spettacolo desolante che non accenna a spegnersi. E' stanco di aspettare.
Ha capito che non serve perdersi nelle illusioni. Per cambiare il suo mondo, sa perfettamente che c'è bisogno di una cosa sola. Il potere. Il potere di una Risorsa.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La chiacchierata con Mike aveva chiarito non poche domande, ma Matt non si sentì per niente soddisfatto.
Avrebbe voluto qualcosa di più, ma sfortunatamente, quel 18 Marzo cadde proprio di Sabato. C’era da attendere tutto il lungo e maledettissimo week-end, dato che non aveva idea di dove Mike potesse abitare.
La povera madre di Matt lavorava anche il sabato, per cui il ragazzino poté svegliarsi nella quiete della sua casa, accarezzata dai primi raggi del mattino.
Si lanciò dal suo letto a castello poco energicamente, e fece uno sbadiglio simile ad un ruggito, infine prese da sotto il cuscino la sua magnifica Risorsa.
Per il momento sembrava filare tutto liscio: la madre si era bevuta tutte le frottole che Matt le aveva propinato, cercando in qualche modo di giustificare il suo ritardo. Non fu semplice per lui, trovare una storiella che fosse un tantino convincente. Da pessimo mentitore, era rimasto sul vago, e aveva temuto che la madre avesse voluto approfondire la situazione.
«Ehm...in realtà...mi sono perso. Non mi ricordavo che ieri sarei dovuto tornare a casa per conto mio. Ho avuto dei dubbi sulla strada da percorrere, e alla fine ci ho messo molto più del dovuto.»
«Stai…scherzando?!» gli rispose la madre incredula.
«No, mamma. E' la pura...verità.» rispose Matt già con la coda tra le gambe.
«Quanto sei imbranato! Cerca di stare più attento la prossima volta, dovrai imparare a cavartela da solo…prima o poi.»
Ripensando a quel discorso, Matt non aveva creduto nemmeno alle sue stesse parole. Era riuscito ad evitare l'ira funesta della madre, non c'era più niente di cui preoccuparsi. Almeno per quanto riguardava la madre apprensiva.
A piedi scalzi, vestito con un pigiama di color blu notte, si recò verso il bagno di casa sua, cominciò a pensare a l'unico punto dolente di tutta quella faccenda: sua sorella. Sembrava quasi che gli avesse letto nel pensiero, e che sapesse già dal principio che tutto quel che gli era accaduto era ben diverso. Bisognava trovare un modo per depistarla.
Quando Matt arrivò alla porta del bagno si accorse che qualcuno si era chiuso a chiave dall'interno. Il ragazzino cominciò a bussare con leggerezza alla porta, ma nessuno venne ad aprirgli. Matt allora poggiò l'orecchio sulla superficie della porta, e sentì chiaramente che dentro c'era qualcuno, perciò perse subito la pazienza:
«Muoviti! Jane, aprì subito la porta!»
Dopo qualche secondo di silenzio, Jane aprì la porta con una flemma incredibile. Una ragazzina di undici anni appena, cominciò a scrutarlo col suo viso da bambina, estremamente sospettosa.
Poco più bassa del fratello, la ragazzina dai capelli biondo cenere, raccolti con una lunga treccia, stava fissando Matt quasi ipnotizzata. Sembrò come guardarsi allo specchio, dato che Jane aveva gli stessi occhi del fratello, escluse le occhiaie.
La ragazzina aveva sulla testa delle grandi cuffie con cui stava ascoltando una musica, e sul suo  naso minuto, portava dei grandi occhiali rosso fuoco. Indossava addosso un pigiama color cielo, adornato da un ricamo su entrambe le maniche che ritraevano un piccolo pinguino.
Sempre con una calma e con un linguaggio quasi irreale per una ragazzina della sua età, Jane si rivolse a Matt:
«C'era bisogno di scaldarsi tanto?»
«Certo! Mi hai fatto aspettare una vita!» rispose Matt adirato.
La sorella gli passò accanto con indifferenza, dirigendosi verso il freezer in cucina. Prese un ghiacciolo alla fragola –mangiava gelati durante tutte le stagioni dell'anno, anche al mattino– e cominciò a strappare con lentezza l'involucro che lo conteneva. Sembrò quasi una minaccia, dato che mentre strappò la plastica, guardò il fratello in una posa diffidente.
Dopo aver gustato per qualche secondo il suo ghiacciolo, ignorando completamente il mondo esterno, fece un espressione sarcastica:
«Senti...ma per caso mi nascondi qualcosa? Il discorso che hai fatto con mamma non sembrava poi così convincente.»
«Ma che dici?!» rispose Matt cercando di mettersi sulla difensiva. «Come potrei mentire su una cosa così importante? Quei ghiaccioli ti fanno congelare il cervello!»
«Vuoi davvero che ti dica come la penso?» ribatté in modo altezzoso.
La ragazzina, palesemente scocciata, si avvicinò alla poltroncina color ocra situata nella stanza. Si sedette sul suo trono, accavallando le gambe con lentezza, e poi emise la sentenza:
«Mi insospettisce una cosa che la mamma non ha proprio notato: quando sei tornato, ti sei fiondato nella nostra camera da letto, e quando lei ti ha sentito, tu sei uscito dalla stanza chiudendo la porta dietro di te...ho capito il perché, sai?»
Matt deglutì e diventò di pietra. Jane era molto sveglia, ma scoprire un segreto del genere dopo nemmeno un giorno sarebbe stato inconcepibile. Tutto ciò andava oltre la normale perspicacia. La sorellina continuò il suo solenne ragionamento.
«Si, l'ho capito. Hai dimenticato il tuo zaino a scuola!»
«Cosa?!» realizzò che la sorella, per quanto fosse stata intuitiva, non aveva messo in luce il suo reale mistero, perciò decise di recitare «Hai...colto nel segno! L'ho dimenticato in classe, e siccome la scuola era già chiusa quando me ne sono accorto, ho cercato di entrare da un uscita secondaria. Per questo motivo ci ho messo così tanto a tornare a casa.»
Bugia dopo bugia, menzogna dopo menzogna, Matt si stava assicurando che la sua Risorsa rimanesse solo una vaga fantasia, almeno nel suo ambiente familiare. Non voleva condividere con nessuno quello strano legame che aveva creato con la penna, era come un tesoro sepolto nell'abisso più remoto.
La sorella minore di Matt fu molto appagata dalla falsa risposta del fratello: fece una risata quasi malvagia, in seguito decise di tornare nella camera da letto orgogliosa. Prima di aprire la porta imbiancata di neve, si girò di spalle e fece un ultimo annuncio.
«Attento Matt. Ti conviene non fare stupidaggini, perché d'ora in poi ti terrò d'occhio. Sarà molto divertente smascherarti davanti alla mamma!» la ragazzina poi, tornò nelle sue stanze.
Matt fece un respiro di sollievo. Jane era ancora molto lontana dalla soluzione.
Purtroppo, nei periodi in cui era particolarmente annoiata, la ragazzina si dilettava nell’indagare su tutte le abitudini dello sciagurato fratello maggiore, cercando di trovarci il minimo difetto.
Adorava riferire tutte le monellate di Matt alla madre, e quando ci riusciva, si sentiva sempre su un piedistallo: Jane e Leila pensavano esattamente sulla stessa lunghezza d’onda, per questo nelle discussioni in famiglia Matt risultava spesso svantaggiato.
«Quell'esaltata...» pensò il fratello perplesso «Mi ha fatto quasi venire un infarto...ma almeno so che questa volta, non potrà ostacolarmi come sempre!»

Leila era piuttosto indaffarata. La sua alta professione non esigeva quasi alcun periodo di ristoro.
Si era specializzata in Medicina Legale un anno e mezzo prima della strage del muro di fuoco, bruciando le tappe in modo semplicemente strabiliante: aveva cominciato l’università all’età di sedici anni.
Ma non si era fermata all’ovvio, aveva una mansione che in pochissimi esercitavano.
Il suo compito principale, era studiare attentamente le vittime uccise dai Green Blood, e ciò non era per nulla semplice: la materia verdognola che costituiva i Green Blood, tendeva a dissolversi nel caso l’esemplare venisse eliminato. Per questo motivo, nessuno era mai riuscito a conoscere il segreto della loro composizione chimica. Sarebbe una scoperta scientifica sensazionale per l'umanità, poiché avrebbe permesso di conoscere le basi molecolari delle creature, potendo così trovare i suoi punti deboli.
Da tanti anni ambiva a questa rivelazione, lei stessa aveva inaugurato questo mirabolante progetto. Tuttavia, fino ad ora le ricerche avevano portato a ben pochi risultati. Ogni traccia lasciata sulle loro vittime spariva sempre prima di essere analizzata.
Proprio per la grande dedizione che Leila esercitava al lavoro, Matt sapeva che non sarebbe stato in pericolo fino all’ora di cena. Aveva tutto il tempo per testare le sue nuove capacità.
La sua Risorsa gli aveva sicuramente donato una grande forza fisica, che un ragazzino così esile non si sarebbe mai immaginato di possedere, ma questo non gli bastava. La curiosità lo stava letteralmente divorando.
Dato che Jane sembrava si stesse riposando nella loro camera da letto, sarebbe bastato chiudersi in una stanza differente per scoprire cosa la sua Risorsa fosse in grado di fare. Con un ghigno malizioso, Matt si guardò attorno...fino a quando, in preda alle sue fantasie più strampalate, si accorse che il campanello stava suonando.
Jane andò alla porta, e appena si accorse di chi fosse l'ospite, lo fece entrare, esprimendo grande calore ed un affetto fuori dall'ordinario: era arrivata Mina, la loro unica nonna.
La vecchina aveva un taglio di capelli corto con una chioma color grigio pallido tutta riposta da un lato, con uno stile che si usava ai tempi in cui era giovane. I suoi occhi azzurri non erano mai invecchiati, e sprizzavano sempre vitalità e giovinezza. Aveva un viso tondo e paffuto, che la rendeva ancor più buffa quando sorrideva. Era una sessantenne piena di energia e di caparbietà.
Matt non fu del tutto contento della visita, visto che così facendo non poté escogitare le sue bizzarre macchinazioni. Mentre il ragazzino stava riflettendo, Mina lo abbracciò con forza stringendolo come una bambola di pezza:
«Il mio piccolo nipotino! Oggi resto io con te, ci divertiremo un mondo!» esordì la nonnina.
«Beh, in realtà io...»
«Hai qualcosa da ridire, fratellone? Non vorrai uscire da solo vero?» lo interruppe Jane.
A quel punto, Matt capì di essere inchiodato a casa. Non era il momento di dare alla sorella degli elementi per cui dubitare di lui.

La giornata che i tre passarono a casa fu alquanto bizzarra.
Mentre nonna e nipotina sfruttarono appieno il loro tempo libero per compiere attività di ogni genere, Matt restò in disparte. Sembrava che gli avessero rapito quella spensieratezza che solo i bambini possiedono. Per tutto il giorno non fece altro che pensare, immerso nell'apatia più remota.
Jane si rese conto del comportamento del fratello, dato che lo aveva squadrato per bene durante tutta la giornata. Poco prima di cena, lo prese in disparte e lo portò nella loro camera da letto, che ben presto diventò la stanza degli interrogatori:
«Che cosa mi nascondi?»
«Io non so di cosa stai parlando.» rispose in modo automatico.
«Forza dimmelo! Dev'essere qualcosa di importante...se me l'hai nascosto per tutto questo tempo...»
«La pianti? Sei davvero un'ossessione!» replicò il maggiore, dando uno spintone alla sorellina.
«Come ti sei permesso?!» strepitò Jane, in procinto di ricambiare il gesto.
Appena Jane sfiorò il corpo del fratello, la penna si fece avanti, lanciandole una piccola scossa.
Tremendamente confusa, Jane non si sarebbe mai aspettata un epilogo del genere, all'inizio pensò quasi di scappare in preda al panico. Purtroppo, l’allegra sorellina possedeva un amore sconfinato per la sua stessa ostinazione, cosa che la invogliò a restare sui suoi passi.
La ragazzina, ancora con gli occhietti spaventati, cominciò a bisbigliare cautamente.
«Che trucco hai usato? Oppure era...)
A questo punto, fidandosi della reazione apparentemente docile della sorella, Matt vuotò il sacco.  Mostrò la penna a Jane, che la osservò senza azzardarsi a toccarla:
«Jane...ti presento la penna. Questa é la mia Risorsa.»
«Una Risorsa?» replicò scocciata «Tu sei stato prescelto da una Risorsa? Questo non ha senso!»
«Non é questo il punto...io non voglio tirarmi indietro. Papà non ne sarebbe fiero. Voglio tenere con me questa penna, e tu dovrai coprirmi. Questo segreto é molto pericoloso.» le confidò con tono serio e pacato.
Jane pensò un attimo a cosa rispondere, ma il suo mezzo sorriso gli fece capire che la discussione avrebbe preso una brutta piega:
«E per quale motivo dovrei farlo? Non puoi nascondere una cosa del genere alla mamma, in effetti saremmo davvero in pericolo! La nostra famiglia ha diritto di sapere che disastri potresti causare…con quell’affare!» sentendosi adulta, con un tono di voce caritatevole, aggiunse «D'altronde, questa é la cosa giusta da fare.»
Jane cominciò a dirigersi verso la cucina, dove Mina stava preparando la cena, ma Matt le sbarrò la strada:
«Aspetta Jane. Ne possiamo parlare,non decidi tu della mia vita. Questa Risorsa potrebbe cambiare tutto! Non lo capisci? Forse, anche se in minima parte, potrei cambiare le cose! Potrei proteggervi!» la scongiurò Matt.
A quel punto Jane si adirò:
«E così vorresti morire per una causa persa? Vorresti questo?»
Matt non seppe come rispondere.
«Vuoi finire come papà? Accomodati!» uno scatto di rabbia aveva preso possesso della ragazzina, o forse era tutta recitazione «Forza, fatti mangiare dai Green Blood per cena! Tanto alla fine, quelle che soffriamo siamo io e la mamma. Per il suo stupido altruismo, papà non ha fatto altro che condannarsi da solo. Tu vuoi fare lo stesso?»
Mentre lo sguardo della sorellina –che finalmente assunse le sembianze di una bambina della sua età–  penetrava negli occhi e nell'animo di Matt, qualcosa ruppe quel malinconico silenzio.
I due fratelli udirono un rumore di piatti infranti. La loro discussione si interruppe come se il tempo si fosse fermato, ed insieme, Jane e Matt si diressero in cucina.
Il loro peggior incubo non sarebbe stato nulla a confronto dell'orribile spettacolo a cui dovettero assistere.
Mina, pallida e priva di conoscenza, stava fluttuando come un fantasma proprio davanti a loro, sorretta da una forza misteriosa. I due ragazzini non poterono trattenere le urla dopo un simile trauma, almeno dopo il primo terribile impatto.
Quando i due cercarono di ritornare alla ragione, la forza che pareva tenesse il corpo di Mina appeso ad un invisibile filo si ruppe. Le luci di tutta la casa si spensero in un istante, mentre i fratelli si abbracciarono spaventati.
La corrente tornò, e i due guardarono Mina, distesa supina sul pavimento.
Non sapevano cosa dire. Non sapevano cosa fare. Rimasero immobili, fino a che un’ultima e inaspettata sorpresa li coinvolse: una luminescenza leggera, come polvere di stelle, investì la donna fino a ricoprirla completamente. Il suo corpo poi, cominciò a cambiare.
I capelli divennero lunghi e color argento splendente, mentre i suoi occhi, da azzurri, diventarono verde smeraldo. Matt e Jane assistettero impotenti a tutta la trasformazione, fino a quando la farfalla uscì dal bozzolo e fu visibile ai loro occhi impauriti:
«Ma quella é...Betty?» esordì Matt.
«Si, non c'é ombra di dubbio, é proprio lei...ma la nonna dov'é finita?» rispose preoccupata.
«Perché é successo tutto questo? Perché proprio alla nonna?» si disperò Matt.
«E' colpa tua. Hai visto cosa succede quando non ci si fa gli affari propri?» lo accusò Jane.
«Risparmia le tue accuse campate in aria. Il nostro discorso non é ancora finito, e la penna rimane con me.»
Jane capì che per il momento il fratello era davvero irremovibile, perciò decise di concentrarsi su faccende più urgenti.
«Che cosa dobbiamo fare? Sembra che Betty sia incosciente, e se chiamassimo un' ambulanza?»
«Neanche per sogno.» rispose immediatamente il fratello, scuotendo la testa «Se chiamiamo aiuto, mamma verrebbe a sapere dell'accaduto, e noi dovremmo trovare un motivo per spiegarle tutto questo...sarebbe una follia.»
«Quindi sono immischiata in questa storia come te. E' questo che mi stai dicendo?» ribatté Jane ironica.
«Esattamente. Per il momento é meglio spostare Betty in camera nostra, poi quando si sveglia...»
Non riuscì a finire la frase. Leila, in quel momento, stava per aprire la porta.
I due fratelli si guardarono negli occhi, con la bocca aperta. Il loro piano era fallito prima ancora di cominciare.
Leila entrò in casa, senza che i figli emettessero il più piccolo respiro: avevano sempre ammirato quei magnifici capelli, ora non più raccolti, ma lunghi e ondulati come un mare nero dai riflessi rossi. Rimanevano affascinati dal volto da ragazza che ormai, ritraeva una splendida donna, matura ma allo stesso tempo amorevole. Non avevano mai pensato che sarebbe arrivato il momento sbagliato per constatare tutto ciò.
Leila notò subito il corpo di Betty per terra. I suoi occhi neri brillarono per lo stupore, e subito dopo, cominciarono a rallegrarsi, vedendo in quella donna una cara amica da tempo dimenticata.
«E' un miracolo! E' viva!» disse dopo aver percepito il battito cardiaco dal suo polso «Ma che cosa ci fa qui? E poi dov'é mia madre?»
I ragazzini non risposero. Per qualche strana ragione, Leila percepì subito che qualcosa non andava, e cercò di riformulare la frase in modo più severo e convincente:
«Dov'é mia madre? Allora?!»
Quegli attimi di silenzio sembravano non passare mai, mentre gli occhi neri di Leila cominciarono a diventare lucidi. Matt però non ce la faceva più. Non riusciva a sopportare tutta quella pressione. L'avrebbero scoperto, gli avrebbero confiscato la penna e tutto sarebbe finito. Questo non poteva permetterlo a nessuno.
La sua Risorsa cominciò a scuotersi nel suo pugno chiuso, nascosto dietro la schiena. Non ci fu bisogno di altre spiegazioni.
Quando Matt aprì la mano, la penna emise un bagliore tale da cancellare qualsiasi cosa dalla vista di Jane e Leila. Il bagliore durò per qualche secondo, ma questi furono sufficienti al ragazzino per uscire dalla porta e scappare di casa.

   
 
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