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Autore: BettyLovegood    18/03/2015    3 recensioni
Seconda classificata al contest La Lirica della Coppia Felice indetto da MichiGR sul forum di EFP
Leo ha avuto una grande delusione d'amore.
E' deciso ormai a non innamorarsi più.
Ma al cuor non si comanda, si sa.
Calypso non ha mai sopportato Leo.
Un distruttore di piante ripieno di battute stupide, ecco cos'è per lei quel ragazzo.
Ma quando lo vede star male, i suoi sentimenti cambiano.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calipso, Leo Valdez, Piper McLean, Quasi tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note di B.
Come avevo precedentemente detto questa mini-long ha solo quattro capitoli.
Questo quindi è l'ultimo.
Mi sono divertita parecchio ad immaginare un appuntamento tra Leo e Calypso, soprattutto perchè Calypso non voleva questo appuntamento.
Per me Leo e Calypso sono quei due descritti di seguito, non so se molti concorderanno con me, ma io li vedo così. :33
Beh, spero vi piaccia anche questo capitoletto :3
Fatemelo sapere :D
Ringrazio chiunque abbia recensito/preferito/seguito. 
Buona lettura! :D
 


CAPITOLO TRE: IL PRIMO DISASTROSO APPUNTAMENTO FINITO BENE
– O ABBASTANZA BENE – DELLA STORIA.



Leo si guardò un ultima volta nello specchio, cercando di appiattire i ricci.
-E’ una guerra persa.- commentò Piper osservandolo, mentre sorseggiava una lattina di Coca-cola.
-Sempre d’aiuto.- sbuffò il ragazzo allontanandosi dalla sua figura riflessa.
Aveva deciso di indossare dei semplici jeans scuri e una T-shirt con il disegno di un unicorno che coltiva le piante – a Calypso sarebbe piaciuta tantissimo- , andava fin troppo bene per quello che aveva progettato per la serata.
-Che  ore sono?- chiese a Piper afferrando il suo giubbotto.
La ragazza guardò il cellulare. –Otto meno dieci. Mi sa che devi andare.-
Leo annuì e uscì da casa seguito dalla sua amica. Raggiunsero insieme il motorino.
-Tratta bene Calypso.- lo raccomandò la ragazza.
-Ehi, è lei che mi insulta in continuazione, non io!- protestò lui, con un mezzo sorriso.
Piper rise. –Hai tutto?- chiese.
Leo battè una mano sulla sella del motorino. –Ovvio!-
Montò in sella al veicolo, salutò con un bacio l’amica e partì verso casa Nightshade.
Bussò alla porta e contò fino a dieci prima che lei venisse ad aprire.
Leo rimase a bocca aperta a fissare la figura della ragazza sulla porta.
Indossava un abito bianco, corto fino al ginocchio, a giromanica.
Aveva tutte le spalle scoperte e Leo studiò la sua pelle candida su cui ricadevano i capelli chiari legati in una lunga treccia.
-Andiamo?- chiese la ragazza, piuttosto seccata dal silenzio del ragazzo.
Leo parve riprendersi dallo stupore sentendo la sua voce.
-Ehm.. si. Ok.- balbettò, spostando controvoglia lo sguardo da lei.
Calypso prese un copri spalle bianco dall’attaccapanni che stava dietro la porta e uscì.
Leo si azzardò a guardarla un’ultima volta mentre camminava davanti a lui con passo deciso.
Era davvero bellissima.
Raggiunsero il motorino parcheggiato e Leo offrì la mano alla ragazza per aiutarla a salire, ma lei rifiutò con un’occhiataccia e con un balzo aggraziato montò in sella.
Leo sospirò, salì al suo posto e partì.
-Dove andiamo?- chiese Calypso mentre sfrecciavano con il vento caldo d’estate che gli soffiava in faccia.
Calypso si teneva stretta a Leo e lui non riuscì a pensare a quanto fosse bello il tocco delle sue mani su di lui.
-E’ una sorpresa.- rispose Leo con un sorriso.
La ragazza sbuffò e il suo respiro caldo sul collo per poco non gli fece perdere il controllo del veicolo.
Arrivarono subito alla meta che Leo aveva scelto per il loro pic-nic : il vecchio luna-park dove aveva fatto volare Festus.
Leo parcheggiò vicino alle vecchie montagne russe abbandonate e fece scendere una sbalordita Calypso.
-Cosa ci facciamo qui?- chiese osservando le rovine delle giostre.
-Devo mostrarti un posto.- disse Leo, aprendo la sella del motorino.
Ne cacciò un cesto dove Piper aveva sistemato diverse pietanze, una coperta verde e due candele.
-Tu vuoi fare un pic-nic qui?- chiese Calypso guardando il ragazzo con un sopracciglio alzato.
Leo annuì piano. –Vieni.- le disse prendendole la mano.
Lei gli scoccò un’occhiataccia.
-Non provarci Valdez.- l’ammonì.
Leo sbuffò. –Ok, scusa.- le disse incamminandosi verso le rovine.
Sorpassarono le montagne russe e altre giostre abbandonate, fino ad arrivare al vecchio ‘Tunnel dell’amore’.
L’entrata era rappresentata da un cuore gigante, una volta dipinto di rosso, in cui entravano dei cigni bianchi su cui si sedevano le coppiette.
Calypso studiò quella rovina per un po’, poi guardò Leo.
-Io lì dentro non ci entro.- disse.
Leo sorrise. –E chi ha detto che dobbiamo entrare?- rispose incamminandosi verso le scale d’acciaio che portavano sul tetto del tunnel, dove lavoravano gli uomini della manutenzione.
Leo aveva scoperto quel posto molto tempo fa, quando una delle sue invenzioni si era schiantata lassù.
Sul tunnel c’era un grande spazio pieno di botole da cui gli uomini della manutenzione facevano scendere nel tunnel dei grossi cupidi con pannolino e arco.
Da lassù si potevano vedere le stelle e lo spettacolo del bosco illuminato dalla luce della luna era meraviglioso.
Il ragazzo stava per raggiungere le scale quando si bloccò improvvisamente.
Calypso, che stava seguendo il ragazzo per non finire in qualche buco o altro, gli andò a sbattere contro.
-Ehi cosa cavolo…- si bloccò a metà frase, seguendo lo sguardo del ragazzo.
Una Mini Cooper gialla era parcheggiata poco distante dall’entrata principale del luna-park.
C’era una sola persona in paese che aveva una macchina del genere: Chione.
La ragazza sapeva che era stata la ragazza di Leo e che gli aveva spezzato il cuore, tradendolo con un idiota.
-Andiamocene.- disse Leo, spostando lo sguardo dall’auto e tornando indietro.
Calypso gli poggiò una mano sulla spalla, fermandolo.
-Non possiamo andarcene!- esclamò la ragazza studiando il suo viso.
-Calypso quell’auto è di…-
-Lo so di chi è.- lo interruppe la ragazza puntando gli occhi nei suoi.
Per lei era strano vederlo così triste e non sorridente. E’ vero non lo sopportava, gli stava antipatico, ma era sicura di una cosa: Leo non meritava quello che gli aveva fatto Chione. Lei  aveva capito già da un po’ che Leo sapeva essere dolce e gentile. Anche se per la maggior parte delle volte era solo irritante e insopportabile.
Infondo era un bravo ragazzo e lei non sopportava vederlo triste e sconsolato per via di quella stupida ragazza.
-E’ proprio per questo che dobbiamo restare.- aggiunse, con un sorrisetto.
Leo alzò un sopracciglio. –Cosa vorresti fare?- chiese.
-E’ ora di una bella vendetta.- rispose la ragazza prendendo la mano del ragazzo.
Leo la guardò per un attimo, stupito da quell’improvviso cambiamento, poi la seguì.
Il piano di Calypso era semplice e tremendamente geniale.
Il primo passo fu quello di nascondere il motorino. Leo lo nascose nel tunnel degli orrori, dove sicuramente Chione non sarebbe entrata.
Poi passarono al secondo passo.
Si avvicinarono cauti all’auto, senza farsi sentire.
Era vuota, potevano continuare.
Calypso si avvicinò piano all’auto, tirò fuori il sacco di concime che erano andati a prendere a casa sua precedentemente, e iniziò a mescolarlo con una boccetta di liquido chiaro. A Leo non era permesso sapere di cosa si trattava.
Leo la osservò per un attimo, aveva il volto concentrato e sorridente. Illuminata dalla luce della luna sembrava brillare con quell’abito bianco addosso.
-Valdez, sbrigati!- gli sussurrò la ragazza, con un occhiataccia.
Leo spostò lo sguardo da lei e si concentrò sulla sua parte del piano.
L’auto – come sospettava Leo – era aperta, Chione dimenticava sempre di chiuderla.
Entrò e aprì il cofano anteriore. Uscì nuovamente dall’auto e si mise a lavorare con i cavi. Improvvisamente gli venne un’idea geniale.
Fece segno a Calypso di aspettarlo lì e corse verso il motorino.
Aprì la sella, pregando qualsiasi dio di sua conoscenza che avesse quel pezzo.
Si lasciò sfuggire un gridolino di esultanza quando lo trovò, se lo portava sempre dietro fortunatamente.
Tornò all’auto, Calypso lo stava aspettando seduta sull’aeroplano di un ottovolante smontato e abbandonato. Aveva già finito la sua parte.
Nell’aria c’era una puzza tremenda. Quando si avvicinò all’abitacolo il ragazzo scoprì che Calypso l’aveva riempito con quella roba puzzolente.
Fece l’occhiolino alla ragazza e montò il suo fedele aggeggio al clacson dell’auto.
Una volta finito entrambi passarono al terzo passo. Il più difficile e pericoloso.
Dovevano cercare Chione.
Non fu difficile trovarla, dopo qualche giro di perlustrazione la trovarono  seduta sul sedile della vecchia ruota panoramica mentre si sbaciucchiava con Ethan Nakamura.
Calypso guardò un attimo Leo, che aveva i pugni stretti e lo sguardo triste.
-Pronto?- gli sussurrò ad un orecchio.
Leo sentì il respiro caldo e affannato della ragazza su di lui e tutto il dolore che stava provando per quella visone sparì.
Non gli importava più nulla di Chione, ma – come gli aveva spiegato Calypso- per togliersela definitivamente dalla testa aveva bisogno della sua vendetta.
Leo studiò un attimo la ragazza che aveva affianco.
Il vestito bianco si era macchiato in diverse parti di concime, così come le scarpe e le mani. La treccia una volta perfetta ora ricadeva disordinata sulla spalla.
A lei non sembrava importare nulla e Leo la trovò ancora più bella di prima.
Annuì con un sorriso.
Calypso si guardò intorno. Prese uno di quei coni arancioni che si usano per i lavori in corso e se lo portò alla bocca.
Leo fece lo stesso, andandosi a posizionare a qualche metro di distanza dalla ragazza.
I due si scambiarono un ultimo sguardo prima di iniziare.
Calypso fece la prima mossa.
-Ehi voi due!- urlò in direzione di Chione ed Ethan, con voce alterata dal cono.
I due piccioncini si guardarono intorno confusi e Calypso si appiattì ancora di più nell’ombra per non farsi scoprire.
-Sapete questo è un luna-park, non un hotel.- aggiunse Leo.
-Già, trovatevi una stanza. Razza di ingrati!- Disse Calypso.
Chione ed Ethan scesero dalla ruota panoramica, guardandosi intorno impauriti.
-Chi c’è?- azzardò Ethan, voltando la testa a destra e a sinistra.
-Chi c’è?- Calypso gli fece il verso. –Questi idioti non sanno neanche riconoscere la voce di un vecchio. Che razza di stupidi, è vero Phil?-
Leo guardò un attimo Calypso e mimò con la bocca: ‘Phil?’.
La ragazza alzò le spalle con un sorriso, mentre si spostava di qualche metro.
-Già Jake. Non capiscono un tubo.- Rispose Leo.
-Dove… dove siete?- chiese Chione, stringendo la mano del ragazzo al suo fianco. –Uscite allo scoperto.-
Leo trattenne una risata. –Oh che bella ragazza, hai visto Jake?- chiese Leo.
-Phil mi sa che la vista si sta appannando nuovamente. Dove la vedi la bella ragazza?- chiese Calypso con una smorfia. –Io vedo solo un ragazzo con affianco una mazza di scopa con i capelli biondi.-
Leo stavolta dovette trattenersi sul serio dallo scoppiare a ridere.
-EHI!- protestò Chione.
-Già forse hai ragione.- disse Leo. –Assomiglia ad un’acciuga con la parrucca.-
Calypso fece un gesto di approvazione, mentre si spostava ancora.
I due ragazzi si muovevano in continuazione nell’ombra così da dare l’impressione di essere un po’ dappertutto.
-Chi siete?- urlò Ethan nuovamente.
-Ah, ma allora sei davvero stupido ragazzo!- esclamò Calypso. Si trovava molto vicina ai due, ma era ben nascosta da un grande chiosco abbandonato.
Ethan si voltò verso di lei e azzardò un passo.
Leo imprecò sottovoce. Non potevano farsi scoprire.
-Noi siamo i guardiani del luna-park.- disse Leo a voce alta, per attirare l’attenzione del ragazzo. Aveva avuto un’idea geniale. –E non approviamo intrusi nel nostro territorio. Giusto Jake?-
Calypso gettò uno sguardo al ragazzo, che stava entrando nella cabina di controllo delle giostre, si spostò dal chiosco e puntò verso ‘Il ristorante lunare’ che stava alla sua destra.
-Giusto Phil. Questi due ragazzini non sanno con chi hanno a che fare.- rispose Calypso, mentre si accucciava dietro un tavolo.
-Chione andiamocene via, sarà solo qualche idiota che vuole farci uno scherzo.- commentò Ethan, stringendo la mano della ragazza che annuì silenziosamente.
-Ehi Phil, quel ragazzo ci ha appena chiamati idioti.- disse Calypso guardando in direzione di Leo.
Il ragazzo fece un sorriso enorme, facendo segno che era riuscito a far partire qualcosa.
-Facciamogli vedere con chi hanno a che fare Jake.- disse Leo, premendo un pulsante rosso.
Inizialmente non successe niente, Ethan e Chione se la stavano svignando pian piano.
-Phil?- azzardò Calypso, guardando nella sua direzione.
Leo si lasciò sfuggire un’imprecazione, aveva sbagliato pulsante.
-Solo un attimo Jake, non sono più giovane come una volta.- Leo ricollegò i cavi all’altro pulsante velocemente.
Chione ed Ethan erano riusciti ad arrivare alle montagne russe e Leo fece subito partire la giostra, che si mosse con un cigolio sinistro.
-Mostragli di cosa siamo capaci Phil!- urlò Calypso nel suo cono.
Chione, che si trovava vicino al vagoncino delle montagne russe, urlò per la sorpresa.
Il vagoncino salì per qualche metro, poi cadde nel vuoto, con un tonfo assordante.
Chione ed Ethan si allontanarono di li, mano nella mano e si diressero nuovamente verso la ruota panoramica.
Leo la fece partire. Una musichetta stridula uscì dagli altoparlanti, mentre la ruota iniziava a girare piano.
-Bel lavoro vecchio Phil.- disse una voce dietro di lui.
Leo sobbalzò per un momento, suscitando la risata bassa di Calypso.
-Mi stavi facendo venire un infarto.- protestò il ragazzo mettendosi una mano sul cuore.
Calypso sorrise e poi gettò un’occhiata ai due ragazzi fuori.
Chione ed Ethan stavano cercando di passare attraverso il ‘Tunnel dell’amore’ , così da uscire in strada più velocemente.
-Mi dispiace per voi ma niente più sbaciucchiamenti.- urlò Claypso nel suo cono, mentre Leo faceva partire i cigni di legno.
Uno dei cigni senza testa urtò Chione, che urlò forte, fuggendo verso l’uscita.
Ethan la seguì subito, evitando di toccare qualsiasi cosa si trovasse davanti.
Calypso intanto afferrò la mano di Leo e lo trascinò fuori dalla cabina, verso il tetto del Tunnel dell’amore.
Salirono le scale in silenzio e si stesero a terra.
Chione e Ethan erano riusciti ad arrivare alla macchina.
Lei aveva i jeans strappati e i capelli disfatti, lui era completamente  sporco di terreno.
Molto probabilmente era finito in qualche pozzanghera.
Chione aprì la portiera della macchina velocemente, poi arretrò di scatto, coprendosi il naso.
Calypso trattenne una risata. Leo si voltò verso di lei.
-Bel lavoro.- commentò. Lei alzò le spalle e gli fece segno di fare silenzio.
-Che cos’è questa puzza?- chiese Chione arretrando sempre di più dall’auto.
Ethan scosse la testa. –Non ne ho idea, ma andiamocene di qui.- disse gettando un’occhiata alle giostre che continuavano a muoversi tra i cigolii.
-Io non ci salgo lì dentro.- Chione puntò i piedi a terra.
-Muoviti Chione!- si lamentò Ethan, salendo in macchina. Si copri il naso con un fazzoletto.
Calypso guardò Leo, che rideva a bassa voce, poi prese il cono che aveva usato per parlare e si nascose dietro una grande sporgenza, per non farsi scoprire.
-Phil, questi due non vogliono proprio andarsene.- disse facendo l’occhiolino a Leo, che annuì piano. –Che ne dici di dargli un’altra lezione?-
Leo guardò i due. Ormai anche Chione era entrata in auto, coprendosi il naso, e stava cercando le chiavi.
Il ragazzo rovistò nelle tasche e trovò il piccolo telecomando che comandava il suo simulatore di versi strani.
Era una delle più vecchie invenzioni di Leo, di solito lo usava a scuola per manomettere i megafoni del coach Hedge, ma dopo l’ultimo avvertimento del coach –avvenuto qualche mese fa-  di prenderlo a bastonate, aveva smesso di farlo. Se lo portava sempre dietro però, in caso servisse a qualcosa.
Leo premette il pulsante e dal clacson dell’auto partì il verso di una mucca.
MUUUUUUUUUU.
Chione urlò, uscendo in fretta dall’auto e lo stesso fece Ethan.
PRRRRRRRRRRR.
Il verso di una pernacchia prese il posto di quello dell’animale.
-Cosa cavolo….?- chiese Ethan, osservando l’auto confuso.
IOHIOHIOH…
Un asinello. Ethan afferrò la mano della ragazza e la trascinò via di li.
RAGAZZINI INGRATI.
La voce del’amata nonnina di Frank Zhang accompagnò i due nella loro fuga.
Una volta che Chione ed Ethan furono lontani Leo e Calypso si lasciarono sfuggire una grossa, lunga risata.
Dopo aver spento tutto quello che avevano acceso –giostre e auto- i due ragazzi presero il motorino verso casa di Calypso.
La ragazza scese dal veicolo e guardò Leo.
Stava nuovamente sorridendo e Calypso non potè far a meno di notare che infondo infondo – forse molto infondo- il suo sorriso non era così male.
-Mi dispiace per il nostro appuntamento.- le disse il ragazzo.
Calypso alzò le spalle. –C’è ancora tempo.- commentò osservando il cielo.
Leo guardò la ragazza, leggermente stupito.
Era più dolce e gentile con lui, e questa cosa gli piaceva tantissimo.
Aprì la sella del motorino e cacciò il cesto da pic-nic, la coperta e le candele.
Afferrò la mano della ragazza e la trascinò verso il piccolo laghetto che stava davanti casa.
Sistemò la coperta e accese le due candele. Calypso si accomodò ed insieme iniziarono a mangiare i panini che Piper aveva preparato.
Parlarono molto quella sera, per la maggior parte del tempo risero insieme di Chione e Ethan, commentando ciò che avevano fatto.
Leo non riusciva a credere di star avendo una conversazione decente con Calypso. Di solito lei l’interrompeva sempre con un insulto, o con un ordine.
Ma stavolta era diverso. Calypso rideva, parlava e scherzava con lui.
E non l’aveva insultato neanche una volta!
Leo osservò la figura della ragazza seduta accanto a lui, che guardava la luna riflessa sull’acqua. Aveva sciolto i capelli, ora ricadevano sulle spalle, il vestitino era ancora macchiato in diversi punti.
-Grazie Calypso.- le disse.
Lei si voltò verso di lui, con un sorriso divertito. –E per cosa scusa?- chiese.
Leo osservò il suo volto. Aveva un modo di sorridere bellissimo, da far invidia perfino alla Gioconda di Da Vinci. -Per la vendetta.-
Lei alzò le spalle con noncuranza, tornando a guardare l’acqua.
-Chione se lo meritava.- disse, iniziando a giocare con una ciocca di capelli.
-Già.- disse Leo in un sussurro.
Calypso lo osservò. Non aveva più l’espressione triste che  gli aveva visto quando avevano incontrato Chione. Adesso sembrava provare rabbia verso quella ragazza che gli aveva spezzato il cuore.
Si sentì soddisfatta.
-Sai mi dispiace che il tuo vestito si sia rovinato, eri così bella stasera.- le disse lui, guardandola.
Calypso arrossì leggermente. –Valdez ti ho già detto di non provarci.- lo sgridò.
-Non ci sto affatto provando.- mentì lui con un sorriso innocente in viso. –Dicevo solo la verità.-
Calypso scosse la testa. –Beh, allora grazie.- gli disse sorridendo a sua volta.
Leo inclinò la testa di lato e iniziò a fissarla intensamente.
-Che stai facendo?- chiese la ragazza confusa.
-Sto cercando di inviarti un messaggio telepatico: a te piace Leo Valdez- spiegò il ragazzo come se fosse la cosa più normale del mondo. –Ho visto un programma in tv dove funzionava.-
Calypso scoppiò a ridere. –A volte sei proprio stupido Leo.- Gli disse, dandogli un leggero buffo sulla testa.
Leo le afferrò la mano con la sua.
-Non ti piaccio nemmeno un pò?- chiese, tirando fuori quella che doveva essere una faccia da cucciolo.
Calypso lasciò la sua mano, che era stranamente calda, e scosse la testa.
-Rassegnati Valdez.- gli disse facendogli la linguaccia.
Lui sospirò abbattuto, ma subito tornò a sorridere. –Okay, ma tu mi piacerai sempre.-
Calypso alzò un sopracciglio. –E quindi?- chiese leggermente confusa.
- Ti piace qualcuno a cui non puoi piacere perché è più facile sopravvivere all'amore non corrisposto, piuttosto che ad un amore non più corrisposto .- recitò il ragazzo, con tono solenne.
-E da quando sei diventato un poeta?- domandò la ragazza, trattenendo una risata.
-E’ una delle mie tante doti nascoste. Potrei sorprenderti.- disse il ragazzo facendole l’occhiolino.
 –O magari deludermi.- Lo corresse lei, con un sorriso.
-Sai che non era proprio così la citazione?- le fece notare il ragazzo.
Calypso alzò le spalle, senza rispondere.
Rimasero un po’ in silenzio, ognuno assorto nei propri pensieri.
Poi Calypso formulò la domanda che aveva in testa da un bel po’.
-Leo come fai a fidarti ancora delle ragazze?-  chiese senza riuscire a trattenersi.
Leo si voltò verso di lei. –In che senso scusa?- domandò leggermente confuso.
Calypso sospirò. –Hai avuto una grande delusione da Chione, giusto?-
-Eh già- rispose lui.
-Quindi come fai a sapere che nessun’altra ragazza di cui ti innamorerai non ti faccia soffrire come ha fatto lei?- domandò la ragazza, osservandolo.
Leo non rispose subito. I primi giorni dopo la rottura con Chione aveva veramente deciso di non innamorarsi più così facilmente delle ragazze, e ci era riuscito per un po’.
Poi però era arrivata Calypso e aveva scombussolato tutta la sua vita e tutti i suoi piani.
Si era innamorato di Calypso in modo diverso da Chione.
Con Chione era stata la sua bellezza a catturarlo, mentre Calypso l’aveva stregato pian piano con la sua voce, il suoi movimenti,  i suoi insulti.
Calypso era diversa da Chione, di questo Leo ne era consapevole, ed è per questo che si era azzardato ad  innamorarsi nuovamente.
E poi al cuor non si comanda, no?
-Tu feriresti mai un ragazzo come ha fatto Chione?- chiese invece lui, voltandosi verso di lei.
-Certo che no.- rispose subito la ragazza.
Leo sorrise. –Ecco, vedi? Non tutte le ragazze sono uguali.-
-Si ma, come fai a sapere qual è quella giusta?- domandò nuovamente la ragazza.
-Me l’ha appena confermato.- rispose Leo con un grande sorriso stampato in volto.
Calypso arrossì, provocando l’ilarità del ragazzo.
-Smettila di ridere Valdez.- Gli disse lei dandogli uno schiaffo sul braccio.
Leo continuò a ridere, per prenderla in giro.
-Ammettilo Calypso, infondo ti piaccio.- le disse avvicinandosi un po’.
-Non ci sperare Valdez.- gli disse lei, con un mezzo sorriso.
-Invece io dico che è così.- disse lui, deciso. Erano vicinissimi, Leo sentiva il suo fiato caldo mentre sbuffava.
-Scommetti che ho ragione?- aggiunse lui.
Calypso alzò un sopracciglio. Quella vicinanza con lui la mandava in confusione, non riusciva a pensare normalmente.
-E cosa avresti intenzione di fare, di preciso?- chiese la ragazza.
-Baciarti- rispose Leo, avvicinandosi ancora di più a lei per unire le loro labbra.
Calypso rimase un attimo interdetta, ma ricambiò subito il bacio. Anche se odiava ammetterlo infondo desiderava farlo da un po’.
Doveva riconoscere di aver ragione, le sue labbra erano davvero morbide come pensava.
Il bacio fu veloce, Leo si ritrasse subito da lei.
-Allora?- chiese sorridendo.
Calypso ci mise un po’ per riprendersi da quello che era successo.
Aveva appena baciato Leo Valdez, il ragazzo più insopportabile del pianeta.
Aveva appena baciato Leo Valdez e le era piaciuto!
Cosa diavolo le stava succedendo?
Si alzò in fretta da terra e si andò a sedere sul pontile, per schiarirsi le idee.
Leo la osservò da lontano, leggermente deluso.
Non si aspettava una reazione del genere da Claypso. Se l’avesse fatto qualche giorno fa avrebbe ricevuto solo un altro vaso di fiori in testa.
Ma stavolta era diverso.
Dal luna-park qualcosa era cambiato, Leo la sentiva più vicina a lui.
Cavoli, aveva perfino ricambiato il bacio!
Si avvicinò a lei piano, sedendosi al suo fianco.
-Mi dispiace Calypso, non volevo.- si scusò lui.
Lei continuò a tenere lo sguardo fisso sull’acqua per un po’, senza parlare.
Poi improvvisamente si voltò verso di Leo e lo baciò.
Non fu lo stesso bacio di prima, fu più lento e passionale.
Leo la strinse a se, sentendo il suo corpo caldo sempre più vicino al suo.
Calypso fu invasa da una marea di sensazioni mai provate prima.
Si sentiva leggera e terribilmente bene.
Aveva pensato che la prima volta si era sbagliata, ma quel bacio le piaceva veramente.
Doveva ammetterlo, Leo Valdez le piaceva.
E ripensando alla serata passata insieme Calypso doveva ammettere anche che infondo non era così male stare con lui.
Quello di quella sera era stato l’appuntamento più bello della sua vita.
Poi Leo sapeva essere dolce, gentile, sembrava capire quando lei stava male e cercava di farla sorridere.
E si, doveva ammetterlo, era anche parecchio carino.
Con quella sua aria da folletto, gli occhi color nocciola e quei ricci scuri che aveva in testa. C’era qualcosa in lui che ti portava a sorridere in continuazione e Calypso – anche se prima non l’avrebbe mai ammesso- aveva sempre adorato questa parte di lui.
I due ragazzi si staccarono, entrambi a corto di fiato.
Leo osservava Calypso, leggermente rossa in viso, gli occhi color caramello puntati nei suoi.
Voleva parlare, voleva chiederle tante cose, ma il cervello si era momentaneamente spento.
Improvvisamente Calypso lo spinse giù in acqua.
Ebbe appena il tempo di dire –Cos…- prima di schiantarsi con il laghetto.
Riemerse e nuotò ai piedi della ragazza, che stava ridendo.
-Mi spieghi perché l’hai fatto?- chiese, poggiando le mani sul pontile.
-Mi hai baciato senza permesso.- rispose la ragazza chinandosi verso di lui per spostargli i ricci bagnati dalla faccia.
-Sei impossibile.- disse il ragazzo scuotendo la testa.
Lei alzò le spalle e gli diede un piccolo bacio sulla fronte.
Leo l’afferrò per i fianchi e la trascinò in acqua con lui.
L’acqua era calda, ma Calypso rimase comunque sorpresa dal contatto con essa.
La ragazza riemerse e schizzò Leo.
-Idiota.- gli mormorò lei.
Leo l’attirò a se, cingendole la vita con un braccio.
Si guardarono negli occhi per un po’, in silenzio.
Calypso sorrideva in quel modo splendido, Leo faceva lo stesso.
La luce della luna l’illuminava entrambi, facendoli brillare nel buio.
-Forse il tuo messaggio telepatico ha funzionato.- disse Calypso guardando il viso del ragazzo a pochi centimetri dal suo.
Leo rise. –O forse sono talmente sexy che non potevo non piacerti.- le disse lui facendole l’occhiolino.
Calypso gli diede uno schiaffo sul braccio. –Sei un egocentrico.-
-E tu sei bellissima.- rispose lui.
Calypso arrossì. –E tu devi smetterla di dire cavolate.-
Calypso era immersa nell’acqua, completamente bagnata. Il vestito bianco le si era incollato alla pelle, lasciando intravedere la biancheria intima che portava. I capelli ricadevano dietro la schiena, sembravano quelli di una sirena.
-Io non dico cavolate, raggio di sole.- ribadì lui, concentrandosi sul suo viso leggermente rosso.
-Mi sa che sarebbe più appropriato raggio di luna.- scherzò lei guardando il cielo.
Leo rise. –Mi sa di si.- disse. –Raggio di luna, mi piace.-
Calypso osservò il ragazzo un attimo. Il suo viso era a pochi centimetri da lei e poteva studiarlo con cura. Il modo in cui sbatteva le palpebre, lentamente, il modo in cui arricciava il naso quando lei diceva qualcosa che non andava, il modo in cui incurvava le labbra in quel sottile sorriso.
Non si riusciva a spiegare come mai non si fosse mai accorta prima di tutti quei particolari in lui.
Per lei era sempre stato Leo Valdez, l’insopportabile ragazzino che le aveva distrutto la serra.
Ma ora era diverso. Dal luna-park qualcosa era cambiato in lei.
Si sentiva vicina a Leo, voleva aiutarlo a dimenticarsi definitivamente di Chione, voleva vederlo nuovamente sorridere.
Ecco cos’era che l’aveva fatta avvicinare a lui.
Calypso voleva vedere sorridere il ragazzo, voleva sentirlo ridere e scherzare, perché per lei questo era il suo Leo.
Quell’irritante ragazzino che faceva battute inutili e la assillava ogni giorno, sempre con il sorriso sulla faccia.
Quello era Leo, e a Calypso non andava giù che cambiasse per una stupida ragazza.
E Leo le piaceva, tanto.
Stare vicino a lui le provocava sensazioni che non aveva mai provato con nessuno.
Perché Leo è diverso. Era diverso da tutti e da tutto, e a Calypso piaceva da morire.
-A cosa pensi, raggio di luna?- chiese Leo, guardandola.
Un suo braccio era ancora attorno alla sua vita, e poteva sentire la pelle calda di lei.
-Che la tua T-shirt è davvero carina.- mentì lei, guardando l’unicorno che coltivava le piantine disegnato sulla sua maglia.
Leo sorrise. –E che infondo non sei così male.- aggiunse poi, passando a guardare il suo volto.
Leo scoppiò a ridere. –Beh, detto da te dovrebbe essere un complimento.- le disse.
-Un grandissimo complimento.- confermò lei con un sorriso.
-Allora grazie.- disse lui.
L’attirò a se e si scambiarono un altro bacio, più lento, più passionale e più bagnato del primo.
Presi singolarmente i due non erano perfetti:
uno era un combina guai nato, che distruggeva un sacco di cose con le sue stupide invenzioni; l’altra era una ragazza sola, che viveva della compagnia delle sole sue piantine.
Erano un po’ come la pioggia e il sole.
Una cadeva fitta, bagnava le persone, veniva mal vista da molti.
L’altro illuminava le giornate, riscaldava le persone, scottava qualcuno.
Anche il sole e la pioggia presi singolarmente sono imperfetti.
Ma quando li unisci formano l’arcobaleno, qualcosa di decisamente meraviglioso.
E Calypso e Leo insieme formavano un piccolo arcobaleno di perfezione.
   
 
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