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Autore: artemisia la fee    19/03/2015    2 recensioni
[Cross-over tra Doctor Who e Supernatural, con una versione umanizzata del TARDIS e dell'Impala]
TARDIS è solitaria, permalosa, strana. Impala è espansivo, solare, divertente. Lei una secchiona studiosa di fisica e astronomia. Lui un meccanico che vive solo per i motori e la musica rock.
Sono diversi, ad un primo sguardo e se le circostanze non fossero state quelle non si sarebbero mai incontrati, eppure è successo.
Perchè infondo tanto diversi non sono, devono solo scoprire cosa li rende uguali, più uguali di quanto non pensino.
*Doctor Who e Supernatural, sono due delle mie serie TV preferite e questa FF (la prima che scrivo, siate clementi) è dedicata non ai loro protagonisti ma al Tardis e all'Impala, perchè lo sappiamo non sono semplici mezzi di trasporto, sono molto di più.
Genere: Erotico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Doctor - 10, Donna Noble, TARDIS
Note: AU, Cross-over, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L'appartamento di Impala era esattamento come si immaginava che fosse. Un'unica stanza comprendeva il soggiorno, con un divano nero e un televisore enorme, sulla sinistra una moderna cucina in acciaio. Le pareti bianche erano ricoperte di poster di film horror e macchine, librerie colme di libri, dischi e DVD. Sul muro dietro al divano c'era una teca con dentro quelle che le sembrarono armi. Mentre il pavimento era ricoperto da riviste, lattine di birra, un cartone della pizza e un paio di bilancieri.
Sulla destra si intravvedeva un corridoio con una stanza e l'angolo di un letto con le lenzuola aggrovogliate.
"Allora?" disse Impala, distogliendola dai suoi pensieri "Non sei un vampiro, non devi essere invitata per entrare"
"Cosa?" balbettò TARDIS.
"Entra" continuò indicandole la stanza "mi casa es tu casa"
Rendendosi conto di essere ancora ferma sulla soglie, si decise ad entrare, con le farfalle che si contorcevano nello stomaco.
Impala si tolse le scarpe che gettò in un angolo, poi si diresse in cucina e cercò di sistemare il tavolo invaso da carta e bottiglie vuote, poi provò a nascondere qualche piatto sporco nel lavandino.
"E io che pensavo di essere la persona più disordinata sulla faccia della terra" disse TARDIS, seguengo il suo esempio, togliendosi i tacchi che ormai le stavano dando il tormento.
Impala la guardò e le fece un sorriso, poi tornò a nascondere le posate nel lavandino.
A TARDIS continuò a sembrare spavaldo e sicuro di se come al solito. Ma Impala non si sentiva per niente così, sapeva mascherarlo bene, ma anche lui aveva la sua buona dose di farfalle nello stomaco. E non era solo perchè si trovasse da solo con lei, ma per quello che era successo prima e per quello che le aveva detto. Non aveva riflettuto mentre diceva quelle parole, preso dalla rabbia, ma le pensava sul serio.
Impala aprì il frigorifero e tirò fuori una bottiglia d'acqua e iniziò a bere a grandi sorsi.
"Vuoi qualcosa?" le chiese.
Lei scosse la testa. Rimise la bottiglia in frigorifero e dal frizer tirò fuori una confezione di bistecche congelate e ne appoggiò una sull'occhio, tirando un sospiro di solievo e beatitudine.
TARDIS gli si avvicinò, lui la guardò con l'occhio sano, poi gli tolse le bistecche dall'occhio e gli controllò il livido che già iniziava a gonfiarsi.
"Domani sarai ridotto uno straccio, lo sai vero?" gli disse togliendogli una ciocca di capelli dalla fronte, che si era bagnata dal ghiaccio sciolto delle bistecche e dal sangue che era colato dalla ferita.
"Si lo so" rispose colpevole.
"Hai un kit del pronto soccorso? Devo sistemarti quella ferita" disse.
"In bagno sotto al lavandino" rispose.
TARDIS fece per voltarsi, ma lui la fermò e attirandola a se la baciò, poi la lasciò andare.
Trovò la valigietta sotto al lavandino dove lui aveva detto, controllò che ci fosse il necessario e uscì dal bagno. Quando ricomparve in cucina, rimase di nuovo immobilizzata, come congelata a pochi metri da lui, con le dite che stringevano confulsamente la valigetta.
Impala era appoggiato al tavolo, nudo dalla vita in su, con la bistecca congelata appoggiata sullo stomaco. La sua camicia giaceva spiegazzata sul tavolo.
Impala era bello, questo lo sapeva ma vederlo a petto nudo le fece pensare che era anche maledettamente sexy. Le sue braccia erano muscolose, le aveva già viste, ma anche il resto lo era. Pettorali ben disegnati, addominali scolpiti e spalle larghe. Eppure non sembrava massiccio, non sembrava uno di quei culturisti californiani, c'era grazie e armonia nel suo corpo.
Infine notò i tatuaggi, ne aveva altri, lo sapeva.
"TARDIS?" la chiamò lui, facendola di nuovo precipitare sul pianeta terra.
"Trovato" disse trionfante, ma non senza un leggero tremolio. La appoggiò sul tavolo e la aprì, estraendo cerotti, cotone e disinfettante.
"Perchè" chiese titubante "Perchè ti sei tolto la maglietta?"
"Lividi, sulle costole" rispose come se fosse la cosa più ovvia.
TARDIS lo guardò e quando si accorse di fissarlo un po troppo intensamente, distolse lo sguardo imbarazzata.
Bagnò un batuffolo di cotone e iniziò a ripulirlo dal sangue sulla fronte.
"Impala, poteva andarti peggio" disse accusatoria "Potevi farti male sul serio"
"Nah" rispose lui "Ho la carrozzeria resistente" poi la sollevò per la vita e la fece sedere sul tavolo, ma lo sforzo lo fece imprecare dal dolore.
"Dicevi?" disse canzonatoria.
"Oh, sta zitta" ridacchiò.
TARDIS gli disinfettò la ferita sulla fronte, non sembrava così brutta. Aveva temuto che ci sarebbe stato il bisogno di punti, ma una volta ripulita e coperta da un cerotto, la cosa preoccupante rimase l'occhio nero.
"Domani vado in farmacia e ti compro qualcosa per l'occhio" gli disse.
Impala la guardò e prendendole delicatamente il viso, la baciò. TARDIS ricambiò il bacio e con le dita gli accarezzò delicatamente il viso dove si stava formando il livido, poi si fermò sul collo e scese fino al petto, dove sentì la sua pelle calda sotto le dita.
"Vogliamo parlarne?" le chiese, fissandola intensamente negli occhi.
"Di cosa?" chiese, giocando con la sua collana di mattoncini colorati.
"Di quello che è successo questa sera" rispose.
"Non mi va di parlarne, Impala. Ci siamo già detti tutto quello che dovevamo dirci"
"Non voglio parlare della rissa" disse aggrottando le sopracciglia "Voglio parlare di quello che ti ho detto dopo. Che mi sto innamorando di te"
"Ah" riuscì soltanto a dire.
Impala appoggiò le mani sulle cosce e aprendole leggermente le gambe, le si avvicinò. Seduta sul tavolo, riusciva a guardarlo perfettamente negli occhi.
"Cosa vorresti dirmi?" disse, con le guance che le andavano a fuoco.
"Voglio dirti che lo penso sul serio, che non è stato solo perchè stavamo litigando e ho mandato tutto a puttane con la rissa. Mi sto innamorando di te e questa cosa mi ..."
"Fa impazzire?" completò per lui TARDIS.
"Si" disse ridendo e abbassando lo sguardo.
"Fa impazzire anche me" continuò lei circondandogli il collo con le braccia "Perchè, mi sto innamorando anche io"
Impala la guardò, con tutta la dolcezza che un uomo grande, grosso, tatuato e con un occhio nero potesse avere.
TARDIS gli accarezzò il petto, passando le dita su un tatuaggio, poi gli si avvicinò e gli sussurrò all'orecchio: "Comunque lo sapevo"
"Cosa?" chiese lui.
"Che avevi altri tatuaggi" rispose. Impala scoppiò a ridere. 
L'atmosfera non era più tesa come prima, o almeno non c'era lo stesso tipo di tensione. Ora si sentivano più liberi, solo loro due e nessun altro. Si sentivano più vicini, più uniti e più simili. Era come se fossero sulla stessa lunghezza d'onda, sintonizzati sullo stesso canale.
TARDIS girò Impala di schiena e iniziò ad accarezzargli il collo, poi le spalle e sfiorò il primo tatuaggio. Erano un paio di grosse ali da angelo, che partivano dal centro e si dispiegavano sulle spalle, sotto di esse c'era una strana scritta.
"Questo cos'è?" chiese, sempre scorrendo le dita sulla sua pelle.
"Sono ali d'angelo, mentre la scritta è enochiano che è la lingua degli angeli vuol dire "Libero arbitrio""
"Concetto molto profondo" commentò "Quest'altro invece?" chiese poi toccandone un altro, più in basso sulla vita e sul fianco destro.
"Quella è la targa della mia macchina" disse con una risata "KANSAS KAZ 2Y5"
"Perchè l'hai tatuata?"
"Ci sono molto affezionato" rispose con un sorriso. Impala le prese la mano e si voltò a guardarla.
"Qui sul braccio c'è il soldato" continuò lei.
"Tecnicamente è un soldatino giocattolo" corresse.
"Questo invece?" chiese e le dita sfiorarono un pentacolo circondato da strani simboli, che svettava sul suo pettorale sinistro.
"Questa è la trappola del diavolo" rispose tenendole la mano ferma sul tatuaggio "Serve ad intrappolare i demoni"
"Inquietante" commentò.
"Però" continuo' Impala "Questo non è il mio tatuaggio preferito"
"E qual'è il tuo tatuaggio preferito?" 
"Questo"
Le prese la mano e fece scrorrere le dita verso il basso. TARDIS sentì i muscoli passarle uno per volta sotto i polpastrelli e la mano, in quella calda di Impala, continuava a scendere e si domando' per quanto ancora sarebbe scesa.
"Questo è il mio preferito" disse e fermò la mano; accanto, sulla parte sinistra sulle ossa del bacino e pericolosamente vicino all'orlo dei jeans, c'era una pistola.
"Cos'è?" chiese, con le dita che lo accarezzavano. Anche se dopo un po si disinteressarono del tatuaggio e si dedicarono solo alla pelle di Impala.
"E' una Colt" rispose con le labbra vicino alle sue "Secondo la leggenda i suoi proiettili sono in grado di uccidere qualsiasi creatura"
Impala la guardò e lei vide che aveva una luce nuova negli occhi dorati. Una luce cosparsa di ombre che la fecero arrossire ed eccitare allo stesso tempo.
"Impala" sussurrò "C'è una cosa che non ti ho mai detto"
"Cosa?" chiese lui accennando un sorriso.
"Ho un tatuaggio anche io"
"Davvero?" chiese stupito "Dove?"
TARDIS prese un respiro profondo, perchè si domandò quando ancora sarebbe stata in grado di respirare correttamente dopo quello che stava per fare.
Spinse delicatamente Impala e scese da tavolo, poi si voltò e gli diede la schiena.
"Tira ... Tira giù la cerniera" disse, con il cuore che batteva e gli occhi chiusi.
Impala rimase per un attimo a fissarle i lungi capelli blu, chiedendosi cosa fare. Infine con mani tremanti le scostò i capelli e lentamente fece scorrere la cerniera del vestito.
TARDIS lo tenne con le mani, in modo tale da non farlo cadere del tutto ma lasciando scoperte le spalle. Non indossava il reggiseno, per cui il tatuaggio fu ben visibile.
Al centro della schiena, svettava un orologio. Era un orologio vecchio a pendolo ma senza custodia e attorno ad esso volteggiava la galassia, con le sue stelle e i suoi pianeti, che si dispiegavano lungo la spina dorsale.
TARDIS sentì le dita di Impala che lo accarezzavano, lentamente, quasi con timore. Sentì un brivido scorrerle lungo la schiena. Le piaceva quel contatto, le piaceva come nonostante fosse grande e grosso, avesse un tocco così lieve e delicato.
Improvvisamente sentì il respiro di Impala sulla sua guancia e voltata leggermente la testa, si ritrovò il suo viso a pochi centimetri dal suo. La guardava con occhi luminosi e un sorriso dolce e appena accennato sulle labbra.
"E' bellissimo" le sussurrò all'orecchio.
"Grazie" balbettò abbassando gli occhi.
"Perchè non mi hai mai detto che hai un tatuaggio?" le chiese.
"Non lo so, non è una cosa che dico spesso. Sono poche le persone che lo sanno. Sai, di solito le ragazze come me non hanno tatuaggi"
"Le ragazze come te? Ancora con questi stereotipi?"
Poi le circondò le spalle con le braccia e fece aderire il proprio corpo contro il suo. TARDIS sentì la sua pelle calda sulla schiena.
"Sei bellissima, TARDIS" le sussurrò baciandole il collo "Sei meravigliosa e mi piaci proprio per questo, perchè non sei come le altre"
Lei si strinse nelle spalle, deglutì forse un po troppo rumorosamente e cercò di dire qualcosa, di fare qualcosa. Ma sembrava che le parole non volessero uscire, che i polmoni non volessero farla respirare, che il cuore volesse scapparle dal petto.
"TARDIS, ti voglio" le disse, in un sussurro seducente, mentre la stringeva ancora di più.
Rimase immobile, fissando un punto indefinito di fronte a se.
"Ti voglio" ripetè.
Non sapeva cosa rispondere, si sentiva disorientata. Non riusciva a concentrarsi, sentiva solo la sua presenza dietro di se. E le piaceva sentirlo vicino, le piaceva quel turbinio di emozioni differenti che le procurava.
Ma lei? Lei, lo voleva? Continuava a domandarselo. 
Si frequentavano ormai da poco più di due settimane, lo conosceva bene o almeno così credeva. Gli piaceva tanto, così tanto da innamorarsene quasi. Ma lo voleva?
Era bello, e mai in tutta la sua vita si sarebbe aspettata che un ragazzo così si sarebbe interessato a lei, eppure era successo.
Ma più di tutto, le piaceva quella maniera nuova in cui la faceva sentire. Spesso si era sentita inadeguata, diversa, strana e le persone glielo facevano notare costantemente. Impala, non la faceva sentire così. Impala la faceva sentire fiera e orgogliosa di essere quella persona strana e diversa.
Quindi la risposta era si. Lo voleva.
Lentamente si voltò fra le sue braccia, stringendosi il vestito perchè non cadesse, non ancora.
"Impala" sussurrò con il fiato corto, ma senza guardarlo negli occhi. Sentiva che se lo avesse guardato avrebbe ceduto prima del tempo.
Appoggiò la fronte sul suo petto e ascoltò il proprio respiro tornare regolare. Poi Impala le sollevò il mento e i loro occhi si incrociarono.
"Sei calda" le disse accarezzadole la guancia.
"Chissà perchè" ribattè cercando di essere ironica, ma risultò solo nervosa.
"TARDIS, se....se non vuoi, posso capire..." balbettò.
"Shush" disse posandogli un dito sulle labbra.
Poi lentamente lasciò che il vestito le scivolasse lungo il corpo e cadesse a terra per raccogliersi ai suoi piedi.
Gli occhi di Impala percorsero il suo corpo, centimetro dopo centimetro, mentre sulle labbra andava lentamente a formarsi un sorriso che le fece avvampare le guance.
TARDIS gli posò le mani sul petto e lo spinse lentamente indietro, fino a quando i loro corpi incontrarono il tavolo, che barcollo sotto il loro peso.
Fece scivolare le dita lungo gli addominali di Impala, sentendolo sussultare, ogni volta che incontrava un livido. Le mani salirono, accarezzandogli il collo e affondando nei suoi capelli. Lo attirò a se e lo bacio' con passione, assaporando ogni angolo della sua bocca. E come sempre ormai le capitava, quella nuova TARDIS prese il sopravvento.
Impala la avvicino a se facendo aderire i loro corpi, le accarezzo la vita e il seno, procurandole brividi lungo tutta la schiena. Poi le sollevo' la coscia e la porto' sul suo fianco.
"Impala" gli sussurro' mentre con i pollici percorreva il tatuaggio della Colt e finiva per slacciargli la cintura "Vuoi ... Vuoi farlo qui in cucina?"
"No" le sussurra contro le labbra "Vieni"
La sollevò con estrema facilita e lei si aggrappò a lui con le gambe intorno alla sua vita. Camminò verso il corridoio e nel tragitto inciamparono in una sedia e in una pila di vecchi giornali, ma si fermarono ancora prima di arrivare alla camera da letto.
Impala la appoggiò contro il muro baciandole il collo e le spalle. La posò a terra e lentamente la condusse dentro la stanza. Il letto era sfatto, le lenzuola aggrovigliate sul fondo e i cuscino stropicciati.
"Scusami" le disse "Non ho avuto tempo per sistemare"
"Non importa" gli rispose "Tanto le avremmo sfatte comunque"
TARDIS si sedette sul letto e guardò Impala in piedi di fronte a lei, con un misto di timidezza ed eccitazione negli occhi.
Gli si avvicinò lentamente e gli baciò il ventre, i lividi sulle costole, con la lingua giocò con i suoi capezzoli e il tatuaggio. TARDIS gli tolse i pantaloni e in quel momento scoprì che aveva altri tatuaggi, vide mostri urlanti  che venivano divorati dalle fiamme, croci, armi e arcani simboli. Ma non fu la prima cosa che notò e attirò la sua attenzione. Impala era eccitato, il suo membro premeva contro il cotone nero dei boxer.
Si guardarono negli occhi per un solo istante, poi TARDIS lo prese per un braccio e lo attirò sul letto con lei. Impala la fece sedere sulle sue gambe e la tenne per la vita, baciandola intensamente.
"Impala" gli disse all'improvviso, mentre la lingua di lui tracciava disegni sulla sua pelle, le labbra le baciavano il seno e le mani le accarezzavano la schiena "Hai un preservativo?". Impala la fisso' dal basso interrompendo la scia di baci.
"Eh?" chiese un attimo confuso, poi quando comprese le sue parole "Si, certo. Ma non c'è fretta" continuò, e con una strana dolcezza nella voce aggiunse "Abbiamo tutto il tempo..."
"E lo spazio" continuò finendo la frase per lui.
"Voglio godermi ogni attimo con te e voglio farti godete" aggiunse con un sorriso che la fece sciogliere come burro.
Impala la sdraiò lentamente sotto di se e la baciò, sfiorandole il collo con le dita. Le aprì le gambe e si insinuò tra di esse, poi lentamente le baciò il ventre afferrandole il seno con una mano, mentre con l'altra le toglieva gli slip.
La sensazione del suo membro contro di lei, nonostante la stoffa, le fece mancare il respiro. Allora fece scorrere le mani lungo i muscoli della sua schiena e gli tolse i boxer e il membro libero premette contro il ventre.
"Impala" gli disse poi fissandolo nei suoi occhi ardenti, una volta che ebbe ritrovato l'uso della parola "Ti voglio, adesso"
Lui la guardò, per quella che sembrò l'eternità. La stanza era talmente silenziosa, a parte il loro respiro affannato, che avrebbero potuto ascoltare l'uno il cuore dell'altro battere all'impazzata.
"Si, credo tu abbia ragione" disse con una risata nervosa ma eccitata, poi si alzò "Torno subito, non scappare" aggiunse tra un bacio e l'altro.
Scese dal letto e iniziò a rovistare in un cassetto. Ne estrasse un quadratino argentato, lo aprì e si mise il preservativo. Intanto TARDIS cercò di sistemarsi i capelli, per quello che sarebbe servito.
Impala riapparve sul letto accanto a lei. Si stese sul suo corpo e il suo peso fu confortante, poi mentre la baciava, fece scendere una mano tra le sue gambe e la toccò.
Impala entro' dentro di lei, con impeto e frenesia. Il respiro le mancò, avrebbe voluto dire qualcosa ma tutto quello che uscì dalle sue labbra fu un gemito di piacere.
Fino a quel momento il mondo per lei era stato vasto, sconfinato e infinito, ma in quel momento, iniziava e finiva con Impala e quel letto.
Iniziava dal suo bacino che premeva contro di lei con movimenti sempre più rapidi e seducenti. Continuava per le sue braccia e le spalle forti, che la facevano sentire protetta e al sicuro, mentre la circondavano. Finiva sulle sue labbra che la baciavano e che, tra un sospiro e un gemito di piacere, le dicevano quanto fosse bella, quanto fosse meravigliosa, unica e lo facesse impazzire.
Impala assaporò e scoprì quel corpo nuovo e bellissimo, apparentemente fragile ma che fu in grado di tenergli testa e scombussolargli il cervello.
TARDIS gli circondò la vita con le gambe e spinse il bacino verso l'alto. Impala ansimò contro il suo collo e le prese i polsi che portò sopra la sua testa. I loro corpi si mossero all'unisono legati da qualcosa che non poteva essere visto ma solo percepito.
TARDIS gli baciò le dita delle mani e il polso, poi lasciò che le accarezzassero il seno e la spina dorsale. Quel contatto le fece inarcare la schiena e gemere. 
Impala le tracciò un arco con la lingua che dalle scapole andava fino al mento. TARDIS gettò la testa all'indietro e si ritrovò a fissare il soffitto.
Impala spinse dentro di lei un'ultima volta, quasi con disperazione. Sentì l'orgasmo arrivare, si aggrappo alla sua schiena sudata con le unghie e urlò. Nel medesimo istante Impala urlò il suo nome contro il suo collo.
Lentamente il suo corpo si rilasso, la tensione scomparve e giacque ansimando su di lei. Cercò di tenersi sollevato ma le braccia cedettero.
TARDIS lo tenne stretto a se, quasi cullandolo e sentendo il peso ormai familiare del suo corpo e il respiro che lentamente tornava regolare.
Impala scivolò fuori da lei, rotolò su un fianco e si tolse il preservativo, che gettò nel cestino. Poi prese una sigaretta dal comodino, la accese e tirò due lunghe boccate, infine la lasciò nel posacenere.
TARDIS gli si avvicinò e gli accarezzò il petto sudato, lui le prese il mento e la baciò. Fu un bacio, lento e dolce, per nulla simile a tutti quelli che si erano dati quella notte.
Impala le scostò i capelli blu dalla fronte sudata e la strinse fra le braccia.
"Cazzo" sbottò all'improvviso "Che notte"
TARDIS scoppiò a ridere e lui la imitò, poi improvvisamente si fece serio.
"TARDIS" disse sollevandole il mento "Io..."
"Ti amo" lo intercettò.
"Si" continuò sorridendole "Se ieri era un forse, adesso e' una certezza"
"Ci voleva il sesso per convincerti" disse sarcastica.
"No" balbettò "Diciamo che ha contribuito" concluse accarezzandole la spalla.
Si guardarono ancora negli occhi, poi Impala prese le lenzuole e li coprì entrambi, strinse TARDIS  se e si accoccolò contro di lei.
"Buonanotte Baby" gli sussurrò lei.
"Buonanotte donna dello spazio" rispose.
Poco dopo si addormentarono.



  
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