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Autore: Crystal eye    22/03/2015    3 recensioni
Salve!!! Eccomi qui con un'altra storia, è nata per caso... pensando "e se Tom Riddle si fosse innamorato?" e questo è il risultato!!!
"Tom la guardò con occhi infuocati cercando di attirare la sua attenzione, detestava essere ignorato, se poi a non prestargli attenzione era lei si sentiva come invisibile agli occhi del mondo intero, come se il suo sguardo fosse l’unico importante nell’intero universo."
Può una bambina risvegliare un cuore che non ha mai provato amore? E può una persona cambiare per Amore?
leggete e scopritelo!!!
Crystal
Genere: Dark, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abraxas Malfoy, Nuovo personaggio, Tom Riddle/Voldermort, Walburga Black
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Più contesti
Capitoli:
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NOTE DELL’AUTRICE: Buonasera a tutti carissimi lettori!!! Mi scuso per le lunghissime attese, ma ho cominciato l’università e non sono riuscita a scrivere nulla prima di poco tempo fa… spero vorrete perdonarmi J cercherò di scrivere presto anche i prossimi capitoli!!!
Buona lettura
Cry
 
Capitolo 4
 
Dopo il diploma, Tom avrebbe voluto poter rimanere a scuola come insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure, ma il preside Dippet gli negò il posto, dicendo che era ancora troppo giovane e che era meglio ripassasse tra qualche anno. Decise quindi di iniziare le ricerche di dove viveva suo padre e i suoi nonni, ma Estele lo dissuase dall’andare immediatamente da loro, dicendogli che intanto era meglio sistemarsi e trovare un lavoro. Lei riuscì a trovare impiego presso la sartoria di Madama McClan, come aiuto sarta.
Tom, invece, grazie all’aiuto di un amico della famiglia Demon, il signor Leonard Gray, aveva trovato un impiego presso una catena di negozi di antiquariato, specializzati in antichi artefatti magici, anche oscuri.
Il proprietario era un grande amico di Alexander Demon e riteneva che il giovane Tom potesse avere fiuto per gli affari, come l’aveva suo suocero. Decise per questo, dopo alcune settimane in cui il Serpeverde riuscì a vendere e acquistare diversi manufatti difficili da reperire o vendere ad un prezzo ragionevole, gli propose di fargli una commissione.
Lui desiderava degli oggetti che la signora Hepzibah Smith possedeva e non era ancora riuscito a farseli vendere, quindi incaricò il signor Riddle di andare dalla donna e fare in modo di portarglieli.
 
Tom Riddle si presentò a Godric’s Hollow, dove viveva la strega e le iniziò a parlare dell’offerta del suo superiore.
“Signora Smith, il mio capo è davvero molto interessato a dei cimeli che lei possiede. È disposto a pagare qualsiasi cifra pur di averli.” Disse, usando il tono carezzevole e delicato che a scuola conquistava tutti quanti.
“Si, mi ha già chiesto diverse volte di venderglieli… ma non credo… insomma sono dei cimeli di famiglia…” rispose lei, un po’ incerta, non riuscendo a dire un no secco a quel ragazzo come era riuscita a fare con il signor Gray.
“Oh, sono sicuro che sono molto importanti per lei, ma la pregherei di considerare comunque l’ipotesi della vendita. Potrebbe risultare la più vantaggiosa.” Ribatté lui, continuando con il suo miglior tono manipolatore, la sua voce era divenuta come miele, calda e tanto dolce da rasentare la stucchevolezza.
Sapeva che la donna avrebbe ceduto presto.
“Certo, ci penserò… però… infondo… beh, si, forse mi potrebbero fare comodo dei soldi, ma…” ragionò lei, sempre più incerta.
“Signora Smith, la prego, non si angusti troppo per questa storia, non deve separarsi da quei cimeli, se non se la sente. In fondo, è comprensibile se non vuole, sono ricordi di famiglia. Arrivederci, signora Smith!” La rassicurò Tom, con un piccolo sorriso,  conquistandola definitivamente.
Infatti, la strega ci pensò qualche altro minuto, poi, proprio mentre lui stava per uscire e andare via, lo fermò, dicendo che, in realtà, per quanto la riguardava, non le interessavano poi tanto quei gioielli, che non erano poi così importanti per lei.
Iniziarono quindi ad accordarsi sul prezzo e il giovane Riddle riuscì a far risparmiare al suo padrone un sacco di galeoni.
Quando tornò al negozio con la Coppa di Tassorosso e il Medaglione di Serpeverde, Estele lo accolse con un abbraccio e un bacio, che per poco non fecero perdere al ragazzo la presa sul bottino.
“Quanto ti amo!” mormorò, strappandogli un sorriso sghembo.
“Attenzione, piccioncini. Questi lasciali pure a me, Tom!” si intromise il signor Leonard Gray con un sorriso malizioso, facendoli arrossire.
 
°°°
 
L’ultimo dell’anno era ormai passato, quando Tom Riddle decise che non poteva più aspettare e si recò alla casa dove vivevano suo padre, Tom Riddle senior, e i suoi nonni, John e Mary Riddle.
Una volta trovatosi davanti l’imponente edificio, si sentì tremare le mani e non comprese se per furia omicida o se era soltanto spaventato da quell’incontro, ormai inevitabile.
Solo la presenza di Estele accanto a lui, che si manifestò nel momento in cui la giovane gli prese le mani, stringendogliele forte, riuscì a far si che lui non bruciasse tutto subito o entrasse a bacchetta alzata, pronto per uccidere tutto ciò che respirava dentro l’edificio.
“Non sei costretto ad entrare, se non te la senti. Torneremo un’altra volta!” sussurrò lei nel suo orecchio, vedendolo stringere la mascella tanto forte da far digrignare i denti.
”No! Entrerò adesso!” esclamò lui –O non lo farò più!-, allontanandosi di qualche metro da quella che era la sua prima ed unica amica, sentendo che se non avesse affrontato la sua famiglia quel giorno, non avrebbe avuto la forza di tornarci e rimanere perfettamente calmo, o quasi.
“Se non lo facessi, è probabile che la prossima volta che vedrò questa casa, sarà per ucciderne gli abitanti!” disse con tono scuro e basso, avvertendo il bisogno di spiegarsi, non riuscendo a sopportare la vista della sua espressione triste e addolorata per quando si era allontanato bruscamente.
Lei si riavvicinò cautamente, abbracciandolo stretto, mentre lui le posava solo una mano alla base della schiena e il capo sul suo.
Poi si allontanò e le chiese di restargli vicino con lo sguardo quando si separarono e lei gli sorrise, prendendogli una mano e avviandosi verso la casa.
Nessuno dei due ci aveva fatto troppo caso, nell’aria uggiosa del tardo pomeriggio di una giornata che ancora conservava un po’ di calore autunnale, alla magione che da fuori sembrava già incredibilmente ricca.
La facciata scura era perfettamente pitturata, il giardino in perfette condizioni e tutto ciò che si vedeva dalle finestre era una sfilza di oggetti d’antiquariato.
Poteva passare per un museo, se i ragazzi non avessero saputo che era abitata e il vedere gente, probabilmente camerieri, che, ogni tanto passavano davanti alle finestre, confermava l’ipotesi.
Dopo qualche attimo di ultima incertezza si decisero a suonare il campanello.
Andò ad aprire una giovane cameriera, dai grandi occhi scuri, che si spalancarono, notando l’incredibile somiglianza con il signor Thomas Riddle senior.
Dopo diversi momenti di sconcerto, domandò.
“Cosa desiderate?”
Estele si avvicinò leggermente.
“Dovremmo palare con i signori Riddle, se possibile.” Rispose in modo cordiale, con un piccolo sorriso.
La cameriera sorrise a sua volta e li fece entrare.
“Il signore e la signora non aspettavano visite. Vi dovrei annunciare.” Disse la giovane, guidandoli per il corridoio riccamente decorato.
I due ragazzi, soprattutto lei, ammirarono le opere d’arte disseminate per il corridoio e nelle stanze di cui riuscivano a vedere l’interno.
La cameriera si fermò davanti ad una porta in mogano molto elegante.
Bussò un paio di volte e attese.
“Avanti!” si sentì dire da una voce maschile.
La giovane aprì la porta.
“Buonasera, signore, signora. Perdonate il disturbo, ma ci sono due giovani che desiderano parlarvi.” Mormorò con tono reverenziale.
La bionda vide l’uomo, probabilmente il signor Riddle, guardare verso qualcuno, e dedusse che la signora si doveva trovare in una parte nascosta del salone.
Si fecero avanti, dietro alla cameriera, che salutò e uscì, chiudendosi la porta alle spalle.
Tom fissava il viso di un uomo di circa quarant’anni, che lo osservava di rimando con gli occhi che si spalancavano sempre di più ad ogni secondo che passava.
Accorgendosi che il ragazzo non sembrava intenzionato a parlare, lei si fece avanti con un piccolo sorriso.
“Scusate il disturbo, signori, ma avevamo necessità di parlarvi. Il mio nome è Estele Demon e lui è il mio fidanzato, Tom Riddle.” Presentò se stessa e lui.
“Tom Riddle? Thomas! È tuo figlio questo? Perché non ce l’hai detto?” si alterò il signor Riddle, avvicinandosi al figlio con fare minaccioso.
“Non lo sapevo! Mi aveva detto di essere incinta… ma io non le ho creduto, lei… lei faceva cose strane! Non potevo fidarmi!” cercò di difendersi quest’ultimo, con occhi spiritati. “Lui non è mio figlio!” concluse con tono da folle, uscendo dalla stanza.
Sentendo quelle parole, il più giovane dei Riddle strinse gli occhi in due fessure e fece per prendere la bacchetta.
Estele si fiondò sulle sue mani, tenendogliele strette.
“Io proprio non capisco cosa sia preso a quel ragazzo… è innegabile che questo giovane sia suo figlio.” Disse sconcertato il signor John Riddle.
Mary Riddle annuì in accordo.
“Forse è perché la madre di Tom era una strega, così come me e Tom stesso. Vostro figlio è stato avvicinato con un incantesimo, ma poi lei ha deciso di dirgli la verità e lui, quando l’hai saputo, è fuggito, lasciandola completamente sola. È morta partorendo vostro nipote in un orfanatrofio di Londra.” Spiegò loro, sconvolgendoli sulla parte della magia, ma Tom aiutò a dimostrare che fosse vero, facendo esplodere il tavolinetto di vetro antico, spaventando i due babbani.
“Tom!” lo riprese la ragazza, preoccupata che qualcuno si potesse fare male.
Dopo il primo momento di spavento, la signora Riddle sorrise ai due, alzandosi dalla poltrona dove era rimasta seduta e andando verso il nipote con le braccia aperte.
“Sono così contenta! Ho un mago per nipote!” disse, parlando per la prima volta e abbracciando Tom, che si lasciò stringere da quelle braccia così dolci e materne. John rise.
“Avevi ragione tu, cara, la magia non esiste solo nelle favole per bambini!” fece, poi volle sapere dal nipote dove aveva studiato, cosa aveva imparato e cosa voleva fare nella sua vita.
Lui rispose il più sinceramente possibile, arrossendo quando raccontò di essere stato costretto a comprare tutte cose di seconda mano e il signor Riddle fece una faccia sdegnata. “Maledizione a mio figlio! Non posso credere che per colpa sua testardaggine mio nipote abbia dovuto vivere in un orfanotrofio e subire scherni a scuola! Dobbiamo assolutamente rimediare a questa cosa!” sbottò, uscendo dal salone, lasciando i due ragazzi sorpresi.
Si girarono insieme a guardare Mary, la quale scosse appena la testa, con un piccolo sorriso sulle labbra.
“Tornerà appena avrà “rimediato” in qualunque modo intenda farlo!” li rassicurò, poi tornò seria. “Allora, non mi hai ancora detto che lavoro fai e cosa desideri per il tuo futuro. Sei giovane, puoi puntare anche molto in alto.” Aggiunse con tono curioso.
Tom pensò intensamente alla risposta, non essendo troppo sicuro che sua nonna avrebbe accettato le sue manie di “grandezza e protagonismo”, come le chiamava Estele quando litigavano.
“Beh, al momento lavoro in un negozio di antiquariato che si dedica soprattutto a manufatti magici antichi, rari e, a volte, un po’ pericolosi. Il mio datore di lavoro poi mi incarica spesso e volentieri di acquistare o vendere degli oggetti. Non è male come lavoro, ma mi piacerebbe entrare nel Ministero della Magia e cambiare alcune cose al suo interno.” Rispose infine, addolcendo, e di molto, le sue reali intenzioni, di cui la sua adorata speranza era a conoscenza.
“Oh! Bene! D’altronde se desideri diventare una persona importante, dovresti anche avere l’abbigliamento adatto e, visto che il mondo della politica è peggio di una donna, dovrai avere le finanze necessarie per tenere sotto controllo i rivali e gli alleati.” Disse John Riddle, entrando nella sala, molto più rilassato e contento di prima.
“Cosa hai fatto, caro?” domandò dolcemente la sua consorte.
“Ho risolto i problemi finanziari di nostro nipote! Domattina, Tom, dovresti accompagnarmi alla banca per aprire definitivamente un conto a tuo nome, in questo modo potrai avere accesso a tutto il denaro che ti spetta e di cui non hai potuto usufruire in precedenza.” Spiegò l’uomo e il giovane Riddle annuì, con un sorriso appena accennato.
L’orologio a pendolo che si trovava nel salone scoccò in quel momento le otto di sera. I due maghi si alzarono, salutando l’anziana coppia.
“Ci piacerebbe rimanere ancora, ma dobbiamo proprio andare.” Disse Estele con un sorriso.
La signora Riddle abbracciò Tom, dandogli un bacio sulla guancia e invitandolo a tornare a trovarli quando voleva.
Il nonno gli tese una mano e la strinse forte, abbracciandolo per pochi attimi. Poi richiamarono la cameriera, che li scortò fuori.
 
°°°
 
Tornati nel loro appartamento di Londra, parlarono per un po’ di quella sera e delle impressioni che avevano avuto.
“Mi sono sembrati molto felici di sapere di avere un nipote…” buttò lì Estele.
Tom annuì, ma poi si girò a guardarla con occhi infuocati.
“Loro sembravano felici, ma non posso perdonare mio padre! Per tutto quello che ha fatto e detto a me e a mia madre!” esclamò con tono glaciale.
“Lui pagherà!” ribatté lei, guardandolo con quegli occhi color Anatema mortale che sembravano pronti ad uccidere.
Dopo aver fissato lo sguardo di Tom per alcuni secondi, la ragazza si diresse in camera da letto, per cambiarsi con abiti più comodi per stare dentro casa, prima di cominciare a preparare la cena.
Il suo fidanzato, vedendola alle prese con i fornelli dimenticò per qualche ora il desiderio di vendetta nei confronti del suo vecchio.
“Hai diversi elfi domestici al tuo servizio, eppure ti ostini a voler fare tutto da sola! Sei davvero incredibile!” le mormorò all’orecchio, facendola ridere.
“Gli elfi domestici stanno preparando Demon Manor per noi, hanno già abbastanza da fare, non credi?” si giustificò.
“Adesso lasciami finire, o potrei bruciare tutto!” lo riprese, portandolo a desistere dall’attuare qualunque cosa avesse in mente, almeno finché la cena non fosse stata pronta.
 
°°°
 
Il giorno dopo, si alzarono presto, dovendo andare entrambi al lavoro, lasciando agli elfi domestici il compito di ripulire.
Estele fece una piccola deviazione per dare una lezione all’adorato Thomas Riddle senior.
Non era completamente contraria alle maledizioni, se la situazione la vedeva come necessarie, ma riteneva che quel dannato babbano non meritasse di morire sotto un incantesimo.
Estele riteneva che un babbano di quella risma dovesse prima comprendere cosa voleva dire pericolosa e mostruosa, quando si parlava di magia, ma non aveva il tempo per dargli una lezione.
Si materializzà davanti casa Riddle e attese che uscisse, lo vide poi prendere una delle nuove invenzioni babbane, l’automobile.
Gli si avvicinò lentamente con la bacchetta in mano, per poi decidere che non valeva neanche la pena torturare o maledire quell’uomo in qualche modo; optò invece per un piccolo incidente con quella scatola di metallo.
Mormorò un incantesimo che fece gelare la strada su cui doveva passare, facendo sbandare la macchina e finire Tom Riddle senior sotto la ferraglia rovesciata.
Dopo l’incidente, la giovane si materializzò al lavoro, dove la aspettavano diverse riparazioni da fare, orli da sistemare, divise da cucire.
 
°°°
 
Una volta tornata a casa, trovò Tom, con in mano una lettera, che, seduto di fronte al camino sulla sua poltrona preferita, fissava lo scoppiettare del fuoco con espressione persa.
Appena si accorse di lei, le passò lo scritto, senza guardarla.
Estele osservò preoccupata il pezzo di carta, prima di prenderlo dalle sue mani e leggerlo.
Caro Tom, sono ben consapevole che non desideri sapere nulla che riguarda tuo padre, ma temo di sentirmi in dovere di informarti che lui è morto questa mattina in un incidente. Io e tua nonna speriamo tanto di rivederti presto. Con questo scritto non è mia intenzione obbligarti in qualche modo a piangere la sua morte, soprattutto dopo gli eventi della scorsa notte. Qualsiasi cosa deciderai di fare, noi ti vorremo bene. Con tanto affetto, John Riddle. –
Finì di leggere lo scritto e guardò il suo fidanzato, cercando di capire perché glielo aveva fatto leggere e perché sembrava così turbato da esso.
Trascorsero molti minuti senza parlare, poi lei esplose, stufa di quel silenzio.
“Tom, è tutto a posto? Qualcosa ti turba?” gli domandò in tono gentile.
Finalmente, da quando era tornata lui sembrò accorgersi veramente della sua presenza.
“Non è stato un incidente, vero?” mormorò incolore.
La ragazza spalancò gli occhi verdi, sorpresa.
Poi lui si alzò dalla poltrona e le prese le mani, baciandole dolcemente.
“Quando è arrivata quella lettera io avevo deciso che mi sarei occupato di lui. Ma… non avresti dovuto sporcarti le mani con lui…” sussurrò, continuando a tenere le sue mani.
Lei sorrise e scosse la testa.
“Non c’è niente che io non possa fare, per te. Anche se si tratta di qualcosa di cui posso non andare molto fiera…” mormorò, prima di dargli un leggero bacio sulle labbra, che lui approfondì.
 
°°°
 
Quella notte lei si svegliò da sola, nella loro camera da letto e attese preoccupata il suo ritorno, immaginando dove fosse andato.
La porta si aprì nel silenzio assoluto.
Tom non si accorse che Estele era sveglia finché non si distese a letto accanto a lei.
“Dove sei stato?” domandò in un sussurro.
Tom si girò di scatto verso di lei e la guardò sorpreso.
“Credevo dormissi, non intendevo svegliarti.” Mormorò lui, evitando di rispondere.
Lei lo osservò per qualche secondo senza dire niente, mentre lui continuava a sostenere quegli occhi indagatori.
“Hai intenzione di rispondermi o lo devo scoprire da sola?” gli disse, dopo aver trascorso diversi minuti in silente attesa che rispondesse.
Prese un respiro profondo e le raccontò di aver definitivamente chiuso i conti con la famiglia di sua madre.
 
FLASHBACK
 
Stava bussando alla porta di suo zio Orfin Gaunt e nel momento in cui il mago aprì gli lanciò un Expelliarmus appropriandosi della sua bacchetta.
Il mago era così stordito dall’alcool che non si rese neanche conto di cosa era successo.
Salve zio, è davvero un piacere conoscerti! Spero vorrai essere così gentile da portare i miei saluti a mia madre!” gli disse in serpentese, poi gli puntò contro la bacchetta che gli aveva appena rubato.
L’uomo ci mise un po’ a capire cosa gli era stato detto, ma alla fine iniziò ad imprecare in serpentese.
Ma chi diavolo sei tu? E perché mi chiami zio? Non ho nessun nipote io! E se per madre intendi quella stupida di mia sorella: è stata diseredata! Ha avuto ciò che meritava, per essere scappata con un sudicio babbano. Perciò non ho nessuna intenzione di parlarle! “ e continuò a lanciare improperi contro Merope e il babbano di cui si era innamorata, i mezzosangue che già iniziavano a “infestare” il mondo magico e i sangue sporco che venivano portati in numero sempre maggiore nelle scuole.
Tom rimase qualche istante ad ascoltare gli improperi di quell’uomo, prima di lanciare l’Anatema che uccide contro di lui e ponendo fine a quelle lamentele.
Rimase ad osservare per qualche istante l’ultimo contatto con la famiglia di sua madre e se ne andò, ringraziando mentalmente Merlino di averlo convinto ad andare da solo.
Era convinto che Estele ci sarebbe rimasta male al sentire quelle parole rivolte a lui (e ad un sacco di altre cose e persone, ma in particolare a lui).
 
FINE FLASHBACK
 
Una volta finito di descrivere gli avvenimenti della serata, guardò verso di lei, cercando conforto nei suoi occhi verdi come l’anatema che aveva lanciato lui stesso poche ore prima.
Estele evitò il suo sguardo per alcuni istanti, riflettendo su ciò che le aveva raccontato poi gli sorrise, dandogli un bacio sulla fronte e abbracciandolo stretto.
Lui si lasciò stringere come non gli era mai successo quando era bambino.
Dopo quell’ulteriore dimostrazione che lei era dalla sua parte, Tom iniziò seriamente a pensare ad un modo per tenerla stretta a sé, per evitare che lo abbandonasse come avevano fatto tutti nel corso della sua vita.
Così, circa una settimana dopo l’uccisione di suo zio, decise che le avrebbe chiesto di sposarlo e di entrare nei Cavalieri di Walburga.
Si recò a comprare l’anello e quella sera si preparò a chiederle di sposarlo.
A cena parlarono del più e del meno, mentre Tom attendeva quello che doveva essere il momento giusto.
Nei pochi istanti in cui Estele si allontanò dalla sala da pranzo per portare via alcuni piatti e prendere un’altra bottiglia di vino, il giovane Riddle si era inginocchiato davanti a lei e le tendeva la scatolina con dentro l’anello, ancora chiusa.
Lei si fermò con una bottiglia in mano, guardandolo stupita.
Lui la osservò pochi istanti con un piccolo sorriso e poi le disse.
“Estele Demon, vuoi diventare la mia regina oscura?”
La ragazza non comprese subito cosa intendesse esattamente, ma lui fece aprire la scatolina che conteneva un piccolo anellino in oro bianco con tre pietre incastonate, una più grande al centro che doveva essere un diamante e le due più piccole degli smeraldi.
Lo guardò per un paio di secondi con gli occhi che si riempivano di lacrime mentre mormorava.
“Si!”
Lui allargò il suo sorriso.
Le mise delicatamente l’anello al dito e si alzò, permettendole di lanciarglisi addosso e baciarlo, con le calde lacrime di gioia ed emozione che le cadevano dagli occhi.
Continuavano a baciarsi per un tempo infinito, finché il bisogno d’aria non li costrinse a separarsi.
“Credevo che non me l’avresti mai chiesto!” sussurrò con la voce leggermente spezzata.
“Temevo che… che mi avresti abbandonato… avevo bisogno di sapere che saresti stata mia… per sempre!” ribatté lui, con tono non molto fermo, ma deciso.
Estele sorrise, sapendo che la possessività insita in quelle parole era il suo modo di amarla, anche se non lo avrebbe mai ammesso, ma andava bene così.
Lo amava così com’era, con quel suo rifiuto a dimostrare emozioni.
Lo amava e stava per diventare sua moglie, la sua regina oscura.
Non avrebbe mai approvato le idee di sterminio che alcuni dei suoi seguaci più estremisti chiedevano di realizzare, ma sapeva che era necessario fermare l’amalgama tra maghi e babbani perché rischiavano di portarli all’estinzione della magia, ma nemmeno riteneva giusto che le famiglie purosangue continuassero a sposarsi tra di loro, facendo nascere poi dei maghinò.
Tom sapeva tutto questo e lo accettava e, anzi, cercava di limitare la sete di sangue e di potere dei suoi seguaci e li faceva infiltrare in posizioni importanti, in modo da dare una base sicura al suo regno.
 
°°°
 
Il giorno scelto per l’unione di Estele alla cerchia dei Mangiamorte venne organizzata una grande festa a palazzo Malfoy, gentilmente offerta da Abraxas Malfoy.
Estele era incredibilmente nervosa, anche se conosceva quasi tutti coloro che sarebbero stati presenti alla festa, o forse proprio per questo, dato che era consapevole che diversi membri desideravano la sua testa.
La ritenevano responsabile della condotta più umana e meno sanguinaria di Tom e lei, in realtà, ne era felice.
Comunque aveva sia Abraxas Malfoy che Orion Black che la tenevano d’occhio e la proteggevano da ogni possibile attacco.
Ma tutti sapevano che non sarebbe mai stata attaccata in modo così plateale, non davanti a Tom, per lo meno.
Si sentiva sotto osservazione, probabilmente dal suo comportamento di quella sera si sarebbe deciso il suo destino nella mente dei Mangiamorte.
Riddle le si avvicinò e le mise un braccio intorno alla vita, fasciata dal leggero velluto blu cupo che costituiva il suo abito.
Lei sorrise, rilassandosi tra le sue braccia, allungando una mano per stringere la sua.
L’anello che le aveva regalato brillava come se avesse luce proprio e attirava l’attenzione di tutti, creando enorme compiacimento nell’ego del Lord Oscuro.
Dopo vari balli e l’arrivo di tutti gli ospiti, la festa entrò nel vivo, Tom prese la mano di Estele e fece cadere l’attenzione generale su di loro.
Attirati tutti gli sguardi, stringendo forte la mano della sua ragazza, fece un annuncio.
“Vi ringrazio tutti per aver preso parte ai festeggiamenti per il mio fidanzamento ufficiale con la mia splendida futura Regina Oscura! Ma desidero informarvi che ella prenderà il posto che le spetta al mio fianco anche nel nostro gruppo d’elite! Estele Demon, da questa notte sarà, in modo ufficiale, la mia signora, diventerà una Mangiamorte!” esordì Tom, alzando le loro mani intrecciate, permettendo a tutti di vedere che lui stesso portava un anello simile a quello della ragazza, sempre in oro bianco, ma con un solo grande smeraldo al centro.
Tutta la sala, alla vista e all’annuncio, esplose in un coro di congratulazioni e auguri.
Poi il padrone di casa si avvicinò al tavolo delle vivande e prese un calice, sollevandolo.
“Propongo un brindisi alla nostra Regina Oscura!” disse Malfoy.
Molti altri alzarono i calici che avevano in mano, coloro che non li avevano ne presero dai vassoi che gli elfi domestici facevano passare tra di loro.
Il Lord e la sua signora alzarono i loro calici in ringraziamento ad Abraxas.
Successivamente, dopo diversi brindisi, si recarono su una piattaforma, leggermente rialzata, dove Estele si abbassò appena, chinando il capo, con un sorriso biricchino.
Tom le carezzò una guancia, prima di prendere la bacchetta e puntarla sul suo petto, lasciato un po’ scoperto dalla scollatura del vestito, e lanciò l’incantesimo in serpentese.
Il sorriso scomparve dalle labbra della giovane, mentre sentiva la magia entrarle nel sangue e nelle ossa, bruciando come fuoco vivo; tuttavia, nonostante il dolore, non emise un fiato, stringendo solo gli occhi per evitare di far cadere quelle lacrime che premevano per uscire.
Finito l’incanto, il suo sposo la prese per la vita appena in tempo, prima che perdesse i sensi.
 
°°°
 
Quando Riddle la vide tremante, con il capo chino di fronte a sé, non si sentì potente come gli succedeva quando marchiava qualcuno di nuovo, anzi, era preoccupato a morte per lei, per come sembrava diventare sempre più pallida ogni secondo che passava, più andava avanti con l’incantesimo.
Stava per decidere di rimandare tutto, quando si ricordò di essere in una sala con tutti i suoi seguaci che lo guardavano pieni di aspettativa.
Se si fosse fermato, dubitava che loro sarebbero stati in silenzio, non tutti almeno; i più estremisti tra i suoi adepti avrebbero voluto che finisse quello che aveva iniziato, anche a costo di farla soffrire ancora di più.
No, doveva andare avanti, finire il Morsmorde e poi assicurarsi che stesse bene.
Completò l’incantesimo e, prima che cadesse a terra, le pose un braccio attorno alla vita, tenendola sollevata, per cercare di farle riprendere conoscenza.
Abraxas e Orion si avvicinarono, pronti ad intervenire se ci fosse stato bisogno d’aiuto.
Il Lord, vedendo che non si riprendeva, la prese in braccio, passandole l’altro braccio sotto le ginocchia e, guardando il padrone di casa, gli chiese di mostrargli la sua stanza.
Dopo di che, fu chiamato un medimago, che visitò la giovane.
“Allora, cosa ha? Perché non si riprende? È grave?” domandò preoccupato, pur mantenendo un tono gelido.
Il medico sorrise.
“Non si angusti troppo, signore, lei è il marito?” chiese, cercando di rassicurarlo.
“No, sono il fidanzato, come mai?” rispose.
“La sua fidanzata è in dolce attesa, signore, congratulazioni!” disse l’uomo con un gran sorriso, mentre Tom lo guardava con gli occhi fuori dalle orbite.
“Vuol dire che lei… aspetta un bambino?” domandò per conferma.
Il medimago annuì.
Abraxas entrò in quel momento per avere notizie della sua ospite e vide il suo Lord perso in un mondo tutto suo e l’uomo che aveva chiamato con urgenza circa un’ora prima stava sistemando le sue cose per andarsene.
“Dottore, è tutto a posto? Niente di grave?” chiese per sicurezza.
“Si, è tutto a posto. Solo, fate riposare la paziente, ha bisogno di molto riposo. Buona serata e ancora congratulazioni.” Si accomiatò.
 
°°°
 
Estele si svegliò qualche ora più tardi, con Tom che guardava il camino acceso da una poltrona vicino al letto.
“Tom…” lo chiamò con un filo di voce.
“Ehi, sei sveglia finalmente, principessa!” la salutò lui.
“Cosa è successo? Come sono arrivata qui?” chiese lei, non ricordando nulla dopo che il suo Tom le aveva imposto il Marchio Nero.
“Hai perso i sensi e ti ho portata qui, poi un medimago ti ha visitata…” spiegò lui.
Lei spalancò gli occhi a quelle parole.
“E che ha detto?” domandò.
“Tu sapevi di aspettare un bambino?” ribatté, guardandola intensamente.
“No… ma stavo iniziando a vedere i segni…” rispose lei. “Aspettavo di avere una conferma per dirtelo…” mormorò, con calde lacrime che le cadevano dagli occhi, incontrollate.
Tom la abbracciò stretta, non volendo che si agitasse, e lei si strinse nel suo abbraccio, nascondendo il viso nella sua spalla.
“Shhh… va tutto bene, non sono arrabbiato. Anzi, non puoi immaginare quanto sono felice.” La rassicurò con tono dolce.
“Stiamo per diventare una famiglia.”
 
 
 
  
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