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Autore: Deliquium    23/03/2015    4 recensioni
Una manciata di storie. Fugaci occhiate alle vite di alcuni Specters. Tra presente e passato. L'addio all'umanità. I ricordi. Le cose che non faresti mai. E un solo Dio.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Garuda Aiacos, Harpy Valentine, Wyvern Rhadamanthys
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sincretismo'
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Save Our Souls


[ Colui che ha le visioni ]


Avvertenza: questa storia è un delirio. Lettore avvisato, mezzo salvato!

Città del Capo.
Un luogo non meglio precisato.


Le pareti si sciolsero davanti ai suoi occhi.
«Guarda...» biascicò. «Sembrano di gelatina.»
La sua attenzione fu attratta da un vaso in cui c'era un fiore: un fiore bellissimo. Era rosso, di una sfumatura che non aveva mai visto prima. Arretrò come se quel rosso lo avesse colpito. Era un fiore di fuoco. Allungò la mano: il colore era caldo. Pareva essere sul punto di esplodere.
Flegiàs schizzò all'indietro e scoppiò a ridere.
«E' un'indecenza. Come può essere costui una della nobili Stelle del sommo Hades?»
«Sommo Hades... » lo scimmiottò Flegiàs.
Socchiuse gli occhi.
Faticava un po' a inquadrare il tizio che aveva davanti e che continuava a crescere e rimpicciolirsi a quel modo. Che scherzi erano?
«Hai i capelli dello stesso colore di Tobias.»
L'altro non rispose.
Forse non lo aveva sentito.
Forse era un grande maleducato.
«Sommo Minosse, è completamente...»
«...fatto?»
«Sì.» esalò il tizio che sembrava Tobias, ma non ci assomigliava per niente se non per i capelli.
«Non è meglio che ti tagli quella frangia? Ci vedi?» s'informò Flegiàs.
Il tizio aveva una frangia che poteva competere con quella di un collie. «Conosco un parrucchiere cinese, giù dalle parti di Hope Street. Presente, no? Se dici che ti manda Flegiàs Skinstad, ti farà di sicuro un prezzo speciale. E magari pure una spuntatina che... amici... non so che giri abbiate... ma mi sembrate il duo di supporto ai Mötley Crüe.»
Il tizio che dava l'idea di essere più sveglio lo ignorò.
Flegiàs sentì un rumore sopra la sua testa.
«Per la miseria, che è quello?» gridò, allontanandosi dai due. Lo sguardo sbarrato.
Il soffitto girava su se stesso. Sembrava un vortice. Gli stava venendo da vomitare.
«Ma ha le visioni?!»
«La situazione è difficile.»
«Difficile, sommo Minosse? Dite pure che è una vergogna.»
«Minosse. Ti chiami Minosse? Che razza di nome è Minosse?»
«Mi consenta di ucciderlo, sommo Minosse. Che differenza vuole che faccia essere in 108 o in 107?»
Flegiàs ne aveva abbastanza.
Quei due, chiunque fossero, gli avevano rovinato il sabato sera.
Mai che la gente si facesse i cazzi propri.
«Mi state pure facendo passare lo sballo, merde!» sbraitò indignato.
Se c'era una cosa che non sopportava, era ritornare alla realtà quando non aveva alcuna voglia di stare nel mondo reale.
«Ma lo sente come parla? No... no! Mi rifiuto.»
«Rifiutati. Ti ho forse chiesto qualcosa?»
«Chiaramente, Rune, non possiamo portarlo a Hohenschwangau in queste condizioni. Potrebbe essere rischioso.»
«Oh, sommo Minosse, se il rischio è riferito alla reazione che il sommo Radamánthys potrebbe avere, vi dico già fin d'ora che io non interverrò per difendere costui.»
«Tu, difendere me... ma ti sei visto?»
L'uomo di nome Minosse incrociò le braccia.
«Qui c'è bisogno di un trattamento speciale.» disse.
Il mondo era tornato ad essere quello di sempre.
Uno schifo.
Flegiàs voleva essere ovunque, ma non lì. Sapeva che restare lì sarebbe stato solo fonte di guai. Se lo sentiva. Prima no. Prima era nel suo mondo. E nel suo mondo tutto andava bene. Adesso no. Qui era di fronte alla realtà. Nessuna droga a rendergliela migliore. A proteggerlo. Quei due avevano un qualcosa che non aveva mai percepito in nessun altro.
Gli vennero in mente i racconti di Tobias, sugli umkovu, i morti che camminano della tradizione bantu.
Flegiàs fece un passo indietro e si guardò attorno.
Lo avevano condotto in un vecchio deposito abbandonato da decenni, a giudicare dallo sfacelo.
Le finestre erano quasi tutte frantumate e l'aria gelida della notte entrava a raffiche. Prima non si era accorto che faceva così freddo.
E non c'erano tavoli con vasi di fiori rosso fuoco. Nemmeno una cazzo di margherita in quel posto di merda.
«Sembra che tu ti senta meglio.»
I capelli non coprivano più gli occhi del tizio sveglio. Flegiàs vide due iridi dorate baluginare nella semioscurità delle ombre.
«Umkovu» sussurrò.
L'altro lo fissò inarcando un sopracciglio.
Se l'aveva sentito, o non conosceva il significato della parola, o non le dava peso.
Flegiàs fece un altro passo indietro.
«Consentimi di presentarmi come si deve. Io sono Minosse del Grifone, della Stella della Nobiltà Celeste e lui è Rune del Balrog, della Stella del Cielo Eccellente... »
Io mi calerò anche qualche pastichetta ogni tanto - beh... forse un po' più di qualche pastichetta - 
ma questi due hanno bisogno dell'elettroshock.
«...come avrai capito... »
Ma capito che? Chi ti conosce?
Flegiàs continuò a indietreggiare un passo alla volta.
«... siamo Specters al servizio del Sommo Hades.»
«Chi?»
«Sua eccellenza Hades, il re dell'Oltretomba.» rispose Minosse della Stella del Grifone Eccellente o quel che era.
Flegiàs lanciò un'occhiata alla sua sinistra.
«Ah, quello di prima».
Una porta. Grazie a Nomkhumbulwane, c'era una porta.
«Immagino che tu possa essere un po' confuso.»
«Ma no... ti sembra?!»
Confuso, macché confuso.
Lui voleva andarsene. Altroché.
Basta. Basta! Da domani cambio vita. Niente più droga. Niente più sesso. Mi taglio i capelli a zero e mi arruolo nella Legione Straniera. Ci vanno tutti nella Legione Straniera. Ti dà una certa importanza.
Aveva in mente il trucco più vecchio del mondo.
Girò la testa dalla parte opposta rispetto a dove voleva andare, alzò il braccio, puntò il dito, gridò con tutta la voce che aveva in corpo e scattò nell'altra direzione.
Non fece nemmeno in tempo a fare un passo che qualcuno lo sbatté a terra.
«Sommo Minosse, ma siamo sicuri che sia Licaone?»
Flegiàs boccheggiò. Levati di dosso!
Non riusciva a tradurre quel pensiero in parole.
«Quando sarà diventato cosciente, sarà una persona completamente diversa.»
«E se non si risveglia, sommo Minosse?»
«Se non si risveglia... ho in mente qualcosa che potrebbe aiutarlo.»
Flegiàs non ne era del tutto sicuro, ma gli era sembrato di scorgere un certo tono beffardo nella voce del Grifone Eccellente.
Gli venne da piangere.

Una settimana dopo.
Castello di  Hohenschwangau, Füssen, Baviera, Germania Ovest


«Buongiorno, nobile Flegiàs.»
«Buongiorno...»
Come si chiamava?
Lo Specter era già scomparso.
Flegiàs si strinse nelle spalle. In fondo anche il sommo Minosse gli aveva detto che ci sarebbe voluto del tempo per riacquistare i ricordi delle vite precedenti e non era neppure detto che ciò avvenisse. Anzi, per i più era già tanto ricordare di avere avuto una vita precedente.
«Flegiàs.»
Flegiàs si voltò.
«Oh, Shilfied. Credevo fossi in missione.»
«Il sommo Radamánthys mi ha richiamato indietro. Sta accadendo qualcosa di strano...»
Flegiàs inarcò un sopracciglio.
«Davvero?»
Più strano di quello che è accaduto a me, nell'ultima settimana?
Ne dubito.



Note dell'Autrice - Prima di risvegliarsi come Specter di Ade, Flegiàs del Licaone, ovvero Flegiàs Skinstad, viveva a Kymberley, città del Sudafrica, nei pressi del fiume Vaal (in realtà Kurumada l'ha messo sull'Orange, ma a me l'Orange non piaceva è__é). Figlio di un capo minatore, ha seguito le orme del padre e ha lavorato per un po' di tempo al suo fianco, nel campo dell'estrazione dei diamanti presso il fiume Vaal.
Annoiatosi quasi subito, lascia la famiglia e raggiunge Città del Capo. Qui conduce, per un paio di anni, una vita dedita alla criminalità e al vizio (droga, sesso, furti, spaccio...) prima di entrare a far parte degli Specters di Ade.
Si racconta ancora di come Minosse del Grifone lo abbia tenuto incatenato con il Dominio Cosmico tre giorni per fargli prendere coscienza del suo essere Specter.
Ah, naturalmente, non c'è scritto da nessuna parte che Flegiàs faccia parte delle armate di Minosse. ^^
In “Sincretismo”, gli Specter hanno stabilito il loro quartier generale di superficie nel castello di  Hohenschwangau, in Baviera, nei pressi di Füssen. [Naturalmente, con tutte quelle "h"... hai voglia a pronunciarlo!]

   
 
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