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Autore: Ninfea Blu    23/03/2015    11 recensioni
Oscar ha delle sorelle, lo sappiamo. Questa storia parla di una di queste sorelle, una che non conosciamo, perchè la Ikeda non ha pensato a una possibilità del genere. Danielle ha davvero molto in comune con Oscar... stessi capelli, stessi occhi. Qui parlerò dei suoi sentimenti, del suo rapporto con Oscar e inevitabilmente con l'amico Andrè che potrebbe, in qualche modo, mettersi fra loro. Perchè Danielle, gemella identica ma più femminile della nostra madamigella, potrebbe avere il coraggio di essere tutto quello che non è Oscar...
Aggiunte fan art cap. 7 - cap. 12
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Axel von Fersen, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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25

25 – Il vento inizia a cambiare

 

 

 

Leggere quella lettera indirizzata a Nanny era stato penoso più di quanto credesse, ma più male le aveva fatto quella breve frase rivolta a lei, buttata lì quasi con indifferenza, all’apparenza svuotata di ogni sentimento.

Si domandava se fosse davvero così.

Possibile che fosse riuscito a placare così bene tutti i sentimenti che da sempre lo univano a lei? Oscar si chiedeva che amore fosse quello che l’amara lontananza riusciva a spegnere nel cuore di un uomo. Anche di un uomo come lui, posseduto da potenti passioni.

 

Davvero hai smesso di amarmi, André?

Sei riuscito, dunque, a cancellarmi dal tuo cuore?

Io non voglio crederlo.

 

E altro la tormentava.

L’ idea che il cognato corresse in Normandia per sorprendere la sorella con André la gettava nel panico più totale. Non gli erano chiare le sue intenzioni, né sapeva quali fossero, ma il sospetto che volesse raggiungere la moglie, per smascherare la sua tresca clandestina e scoprire il suo possibile amante non l’abbandonava, né la faceva sentire tranquilla.

Lui aveva fatto la sua scelta, l’aveva lasciata per seguire Danielle in quella follia; perché lei ora doveva sentirsi così spaventata?

Perché non riusciva ad abbandonarlo al suo destino, come lui aveva fatto con lei senza esitare? Perché il suo cuore continuava a tremare per lui?

 

Maledizione, André!

Se non intervengo in qualche modo, non so cosa accadrà.

 

Oscar era come un leone in gabbia, camminava avanti e indietro nella sua stanza, mordendosi le mani, chiedendosi cosa dovesse fare, combattendo contro sé stessa e i suoi sentimenti che le graffiavano l’anima. Prese la sua spada e come se dovesse esercitarsi, tirò qualche fendente contro un nemico invisibile, nella speranza di allentare la tensione che la opprimeva, ma senza costrutto.

Il fatto che Leopold fosse andato a interrogare la sua governante non lasciava presagire nulla di positivo; benché lo ritenesse un inetto poco previdente, forse aveva già maturato qualche sospetto sul ruolo del suo attendente in tutta quella faccenda.

 

Devo andare in Normandia, pensò, senza riuscire ad allontanare quel pensiero, che a tratti le pareva molesto e contraddittorio. Ma non riusciva a pensare ad altro, e quell’idea la assillava da ore, non le aveva fatto chiudere occhio neppure durante quella notte appena trascorsa, passata a rigirarsi nel suo letto troppo grande, in cui si sentiva sola e dove mancava il calore e la forza del suo abbraccio, il profumo eccitante della sua pelle che la faceva tremare di desiderio.

Insieme alla paura, c’erano altre immagini che l’assalivano, quelle dei loro incontri bollenti, dei loro corpi nudi che si univano trascinati da una passione che era incontenibile. Bastava il ricordo a bruciare il sangue nelle sue vene come fosse polvere da sparo. Inutile fare finta che non fosse così.

La sua assenza le faceva male in senso fisico. Ma era amore quello? Era amore quell’urgenza che sentiva di congiungersi a lui? Quella bramosia del cuore e dei sensi che la dominava tutta? Che cancellava tutto quanto il resto, facendo apparire ogni altra cosa, a parte lui, senza importanza? Si accorse che non le interessava.

Non le importava cosa fosse, importava solo che fosse reale.

Più reale di tutte le sue remore, le sue paure, il senso del dovere o del rispetto verso il casato e suo padre, e tutti quelli che non avrebbero approvato una passione tanto forte che le accendeva l’animo, che l’aveva fatta riscoprire donna.

Sì, donna.

Per la prima volta si soffermò su quel pensiero che aveva costantemente scacciato con cieca ostinazione.

Lei era una donna che voleva un uomo.

Lo voleva nella sua vita, accanto a sé. Lo voleva perché era giusto e naturale. Perché dava un senso a tutto. E quell’ uomo era André. Lui solo.

 

Così decise che quel pomeriggio stesso sarebbe andata a Versailles per chiedere alla regina un congedo di qualche giorno. Maria Antonietta non le avrebbe mai negato nulla, e quella era la prima vera richiesta che faceva per sé, da quando era  stata promossa Colonnello.

Doveva raggiungere Danielle e André, e doveva farlo prima di suo cognato.

 

 

 

 

*******

 

 

“Non sapete neppure dove sia! Potrebbe essere in qualsiasi luogo, in Provenza o in Borgogna, perfino nel Sud della Francia. Come pensate di trovarla? Poi non capisco la necessità che avete di scoprire cosa? Che vostra moglie potrebbe essere innamorata di un altro uomo?”

“L’attendente di madamigella Oscar è andato laggiù, e questo lo so da fonte certa. Mia moglie è scomparsa e quell’uomo ha lasciato il suo servizio a palazzo in marniera imprevista e improvvisa. Mi sembra più di una coincidenza… è un indizio.”

“Seriamente state pensando che vostra moglie sia scappata in Normandia con un servo? Che addirittura vi chieda il divorzio per questo? Non lo trovate un pensiero risibile?”

“Sono io quello che rischia il risibile, madame.”

“Ridicole sono solo le vostre idee, Leopold. Vostra moglie sarà una donna spregiudicata e controcorrente, ma non fino a questo punto.”

Lisette era nervosa, contrariamente a quella che era la sua indole il più delle volte. Sapeva molto più di Leopold che il vero atto di ribellione di una donna come Danielle era la richiesta di divorzio in sé, fra l’altro sollecitata da lei, ma non sarebbe stato un bene spiegarlo all’uomo, né fargli scoprire una tresca amorosa della moglie tanto ardita. Si accostò a Leopold, afferrandolo per le braccia, come se volesse placarlo, e al contempo placare sè stessa.

“Abbiamo ottenuto molto. Danielle accetta il riconoscimento, in cambio del divorzio. Perché non accettate semplicemente? Se anche ci fosse un uomo nella sua vita, che differenza farebbe a questo punto? Leopold, così rischiate di rovinare tutto! E per cosa? Per il vostro stupido orgoglio personale!”

“Madame, io sto cercando di trovare dei possibili vantaggi per noi, per non dover essere costretto a cedere a eccessive richieste. Non intendo fare troppe concessioni a mia moglie. Devo pur difendere il mio nome dalla vergogna.”

“Ma di quali richieste stiamo parlando? Vostra moglie chiede un divorzio senza l’onta dello scandalo. Basterebbe fare tutto in segretezza. La vostra è una banale scusa, perché non accettate di essere lasciato col rischio dell’ oltraggio per la vostra persona.”

Le accuse della donna erano precise e serie e Leopold si rese conto che, per la prima volta, poteva averla contro.

“Madame, ascoltate…”

“No, ascoltate voi, invece, uomo ottuso ed egoista! – la donna si staccò da lui, volgendogli bruscamente le spalle, in un moto di orgoglio e rivalsa. – Io ho accettato il ridicolo, la vergogna di passare per la vostra amante. Sono passata sopra il biasimo, il disprezzo della buona società che mi ha bollata subito come una donna di facili costumi, che si insinua nel letto di uomini sposati, per meri scopi personali, e ho accettato tutto, con il sorriso sulle labbra, per amor vostro e della piccola Margot. Non vi siete mai preoccupato di cosa volesse dire per me. Non avete proprio capito nulla del mio sacrificio, allora? Ho messo la mia persona ai vostri piedi. Non lo tenete in nessun conto, vi interessa solo salvare la vostra reputazione, il vostro nome altisonante!”

“Cosa dite? Le vostre accuse sono ingiuste… dubitate di me?”

“Sì, dubito di voi, e dei vostri sentimenti. Non capisco il vostro accanimento nell’ostacolare qualcosa che potrebbe risolversi con facilità. A questo punto credo che vi interessi più di tutto preservare quei privilegi, e sono tanti, che vengono dal vostro legame col nome dei Jarhayes.”

“Madame, vi prego…”

“No, smettetela di blandirmi. Non lo accetto. – Si voltò di nuovo, decisa verso di lui, e lo fissò negli occhi. – Leopold, ascoltatemi: se ci tenete tanto, siete libero di andare laggiù a cercare vostra moglie e la prova del suo tradimento, ma sappiate che se per un qualsiasi motivo, non accetterete le condizioni del divorzio a beneficio esclusivo di vostra figlia, io non mi riterrò più legata a voi. Mi perderete, Leopold.”

“Lisette, non parlate sul serio…” l’uomo era veramente allarmato, adesso. Lo sguardo della donna era fermo. Non stava bluffando, e lui lo capì.

“Sono molto seria, invece. Pensateci.” Il tono era basso e quieto, ma sicuro.

“Oh… Se non vi conoscessi, direi che… siete più interessata a questo divorzio, che al riconoscimento di vostra nipote. Mi sto sbagliando, mia cara?”

“Ebbene, volete la verità? E sia! Sono interessata al nome per mia nipote, è vero questo, ma per garantire un futuro a Margot, intendo riabilitare anche il mio nome: l’unico modo per ottenere questo è diventare la futura contessa di Recamier.”

Leopold non poté nascondere un moto di sorpresa sincera.

“Ah! Non avevo scorto l’ambizione in voi. Credevo che non foste interessata a un nostro matrimonio, madame…”

“Non lo ero infatti, ma ho riflettuto molto, e sono giunta alla conclusione che possa essere la soluzione più saggia per me e la piccola; così diventerei a tutti gli effetti sua madre. Quale altra prospettiva può avere una donna nella mia posizione? Sono una vedova senza onore e mezzi con una nipote senza nome da allevare. Per questo dovete accettare la proposta di vostra moglie. Se voi foste contrario, non avrebbe senso continuare in questa direzione.”

“Se io vi sposo madame, il divorzio non resterebbe segreto; non è ciò che vuole mia moglie.”

“È ovvio che la cosa salterebbe fuori, ma a quel punto sarebbe facile gestire l’impatto e minimizzare lo scandalo, che non partirebbe da vostra moglie, che sarà vista come la parte offesa. Alla contessa neppure più importerebbe, credetemi.”

Leopold sentì un misto di ammirazione e paura per la sua compagna; quella donna pareva aver pensato a tutto.

 

 

 

**********

 

 

Stava cenando con lei, come accadeva tutte le sere, da quando erano arrivati a Etretat. La luce soffusa del crepuscolo entrava dalla finestra, posandosi sugli oggetti attorno a loro, ammantando tutto di una strana inconsueta dolcezza e malinconia, e formava uno strano gioco di ombre incerte con la luce tremolante delle fiammelle del candelabro posto sulla tavola apparecchiata per due.

Si sentiva strano, inquieto più di altre volte.

Doveva essere la nostalgia che negli ultimi giorni era diventata più acuta, e al calare delle ombre serali si faceva più densa, come quando la nebbia sale dalla terra, si infittisce e avvolge il paesaggio come una coperta umida.

Il suo stato d’animo non era molto dissimile da quella sensazione, provata tante volte in passato, e che al passato lo riportava con il suo retaggio di sofferenza. Aveva cercato di dominarla, ma più passava il tempo, più diventava difficile mantenere il controllo sulla volontà.

Il suo tormento era un bagaglio di cui non riusciva a disfarsi, e non ci sarebbe riuscito finché non avesse deciso di darsi una possibilità per essere di nuovo felice.

No, non di nuovo.

Per esserlo per davvero, per la prima volta.

Non era sicuro di sapere cosa fosse la felicità; non era neppure sicuro di averla mai vissuta. Fino ad ora, lui non aveva vissuto altro che un simulacro, un’ astrazione coltivata attraverso una vana speranza. Andrè voleva qualcosa di più, qualcosa che fosse reale, e che potesse toccare con mano. Voleva la felicità che diventa vitale, necessaria.

 

Voleva qualcosa che ne avesse almeno la parvenza, nella speranza che tutto si sarebbe sistemato, come un puzzle che si completa con tutti i pezzi al loro posto. Per ottenerlo, doveva imparare a essere felice di quello che riceveva in dono dalla sorte. La vita mette davanti agli uomini delle possibilità, dei percorsi tra cui scegliere; senza dubbio, alcuni sono più tortuosi di altri. Il suo era di certo, un percorso difficoltoso, che passava attraverso sentimenti sofferti e contrastanti. Quella che stava cercando di vivere con Danielle, non era forse una di queste possibilità, magari la più importante, l’ultima che gli venisse concessa, prima di soffocare nell’estrema solitudine?

Avrebbe tanto voluto poter assistere a quell’ evoluzione delle cose.

Ma dipendeva anche da lui farle accadere.

Ignorare gli sguardi di Danielle, le sue gentilezze, i sorrisi, le sue attenzioni costanti e tenere diventava penoso e difficile.

 

Si era sinceramente attaccata a lui e non faceva nulla per nasconderlo, senza per questo diventare invadente, possessiva o insistente all’ eccesso.

Era invero, molto equilibrata nelle sue manifestazioni di affetto, gentile e discreta, femminile senza essere provocatoria, ma comunque affascinante oltre che seducente in maniera spontanea.

All’inizio, André si era chiesto se non fosse tutta una tattica per indurlo a cedere, ma col passare dei giorni, aveva accantonato l’idea; Danielle era troppo naturale nelle sue esternazioni, non c’era mai nulla di forzato nei suoi atteggiamenti.

Era una donna innamorata che viveva i suoi sentimenti e li accettava per ciò che erano, con maggior serenità possibile. Per assurdo, la vedeva più matura e consapevole di quanto non gli fosse mai apparsa, anche se non aveva nessuna idea di come avesse vissuto gli amori del passato. Non era più la donna che ricordava solo alcuni mesi prima, quella che si burlava del conte di Fersen civettando con lui, o si dilettava per capriccio in strani scambi di persone. André coglieva in lei una velata pena, ma la sopportava senza farla pesare, e di questo le era riconoscente.

Ed era bella. In modo uguale e diverso da Oscar.

Questo, suo malgrado, non lo lasciava indifferente, per ovvie ragioni.

Sempre più spesso gli capitava di sentire l’impulso di rispondere con uguale dolcezza a quelle manifestazioni; nel suo cuore, che per quanto lui facesse, non riusciva a spegnere ai palpiti della vita, iniziava a germogliare qualcosa, un affetto delicato e leggero, una strana tenerezza che lo placava, in qualche modo, e sopiva gli accesi tormenti dell’animo che a intervalli tornavano a pungerlo.

Era un’ inclinazione naturale, una bontà del cuore che non poteva soffocare, ed era per quella bontà innata che Danielle lo amava, con profonda tenerezza, e con poco si sarebbe trasformata in autentica bruciante passione.

Era consapevole che fosse una miccia pericolosa che André si sforzò di non accendere, e il rischio di bruciare quella scintilla era concreto e solido, fortemente presente fra loro.

 

La stava guardando negli occhi.

Erano stranamente lucenti quella sera, brillavano di qualche misteriosa aspettativa, che eccitava anche lui.

Gli aveva parlato della lettera scritta a suo marito, della richiesta di divorzio e un poco si sentiva allarmato, ma Danielle aveva allungato una mano posandola sulla sua, appoggiata sul tavolo.

“Mi sembri preoccupato André… perché non provi a dirmi cosa ti turba?” Gli sorrise tranquilla, forse per rassicurarlo.

“Ecco, non hai ancora ricevuto risposta da tuo marito, vero?”

“No, non ancora…”

“E non immagini quale potrebbe essere la sua reazione… non ne hai neppure una vaga idea… la cosa sembra non preoccuparti affatto…”

“Vedo che preoccupa molto te, però. Che cosa temi André? Confidati con me, non aver paura.”

Lo incoraggiò di nuovo, stringendo di più la sua mano grande e calda; André si portò la mano di Danielle alle labbra e posò un bacio leggero sulle dita alla base delle nocche.

“Capisco che tu non voglia restare legata a tuo marito, ma il motivo del divorzio mi mette in ansia, forse mi fa anche sentire un po’ in colpa: se lo fai per me, Danielle, forse stai commettendo uno sbaglio. Vedi, io nutro sincero affetto per te… - Alzò la mano verso il suo viso e col dorso piegato dell’indice le accarezzò una guancia in un gesto tenero. – Non so se il mio sentimento diventerà mai amore, quello che tu meriteresti… a volte, lo credo possibile… Ma non so se questo basta a correre il rischio. Se invece, lo fai per te stessa, per essere una donna libera, allora potrebbe avere un senso.”

“Ti preoccupi per me, André. Sei tanto caro…”

“Devi pensare a quello che stai mettendo in gioco, il tuo onore, la tua reputazione… tutta la tua vita, per cosa? Che cosa insegui, Danielle? Devo saperlo. Se Leopold tentasse di ostacolarti, se si dimostrasse ostile alle tue richieste, cosa faresti? Se volesse toglierti i tuoi figli… non puoi non averci pensato…”

“Ci ho pensato André, e molto a lungo. Con sofferenza, anche… - confessò inquieta. – Ho pensato a tutto, anche alla possibilità che tu possa un giorno abbandonarmi e tornare da Oscar…” proseguì, dando voce al pensiero che lui non aveva avuto il coraggio di esporre.

“E allora? Sei davvero disposta a tanto? Non mi mettere questo peso addosso, ti prego… non sono sicuro di poterlo sostenere… non sono sicuro di riuscire a mantenermi saldo nel mio proposito…”

Restare con te e non correre da Oscar…

Lei parlò serenamente e con sicurezza, in una maniera tale che sorprese l’uomo seduto al tavolo. Forse per la prima volta da quando erano arrivati in Normandia, André colse una luce insolita nei suoi occhi celesti.

“Voglio la libertà, André. Voglio l’amore, la passione nella mia vita, ma senza libertà non raggiungerò mai nessuna di queste cose… sono consapevole del prezzo e so che non otteniamo nulla, senza rinunciare a qualcosa… L’ho capito con fatica, e comunque vada non posso tornare alla vecchia vita. Non saprei più viverla… non saprei più sostenere le ipocrisie del mio mondo, mi capisci, André?”

“Credo di sì…”

Lui non era fuggito per la stessa, identica ragione? Neppure lui era riuscito più a fingere.

“Quello che sento per te, è reale. Non è un’ illusione. È amore autentico e profondo, e mi sento viva per questo, e sono felice come non lo sono mai stata in passato. – Danielle con slancio si alzò per avvicinarsi a lui, abbracciarlo e stringere la sua testa sul suo seno. Andrè rispose a quell’abbraccio e la strinse forte, chiudendo gli occhi a quel contatto, sospirando forte. - Sono disposta a viverlo fino in fondo, a bere anche il dolore che potresti darmi, rifiutandomi, non amandomi mai… o amandomi semplicemente come stai facendo adesso… sento che non ha importanza. L’importante è che io viva questi sentimenti. Non l’ho mai fatto prima… mai veramente. Non impedirmelo ti prego, io non ti chiedo nulla. Lascia solo che io possa vivere questo momento, accanto a te.”

La sua voce aveva una serenità sconosciuta, che lo incantava, lo faceva sentire bene, in un modo misterioso che ancora non capiva.

“Davvero sei felice, Danielle? Ti basta questo? È un amore così pallido e tiepido quello che posso offrirti…”

La sentì ridere, una risata che sgorgava dal cuore, e sollevò il viso a incontrare i suoi occhi. Erano luminosi come non li aveva mai visti. Ne fu impressionato. Pensò che gli occhi di Oscar avrebbero potuto essere così, se si fosse lasciata andare all’amore. Se lo avesse accettato con la stessa naturale volontà di Danielle.

“Sì. È incredibile, ma mi sento felice, qui e ora, mentre ceno con te, e ti abbraccio così, e ti stringo al seno. – Rise di nuovo. - Cosa potrei volere di più? Ho mai avuto qualcosa che avesse più valore di questa intimità?”

Si staccò dal suo abbraccio solo per alzarsi di fronte a lei. Turbato, affondò lo sguardo verde ombroso nel suo, prima di parlare e stringerla di nuovo, con più forza di prima, e posarle infine un bacio sulla fronte.

“Ti prego, insegnami Danielle… Insegnami a essere felice… dimmi come si fa…”

Lei gli prese le mani, girò attorno alla tavola, e lo accompagnò sulla grande terrazza spalancata sul mare scuro a guardare il cielo che imbruniva sull’orizzonte. La luna pallida sorgeva anticipando le stelle. André le cinse la vita col braccio destro, mentre Danielle posava la guancia sulla sua spalla, osservando il cielo troppo vasto sopra di loro.

Un cielo che prometteva altro.

 

 

 

******

 

 

 

 

Non sapeva esattamente dove poteva essere la moglie. Non si era sbilanciata su questo. La Normandia era vasta e la famiglia Recamier aveva diversi possedimenti in quella regione, ma anche altrove. Nella lettera lei specificava soltanto che sarebbe tornata a Parigi solo per parlare dell’eventuale divorzio o separazione, e per le firme necessarie all’ atto finale. Avrebbe delegato ogni cosa a un suo uomo di fiducia per ogni questione formale, e per tutte le pratiche burocratiche necessarie al caso.

Non voleva rivederlo e lo pregava di non cercarla; non sarebbe servito.

Leopold, naturalmente non era dello stesso avviso.

Il tarlo del sospetto lo tormentava.

Che l’amante fosse per pura ipotesi un volgare plebeo, lo irritava, ma non per una mera questione di orgoglio. No.

C’era un elemento meschino che lo teneva legato alla consorte, un tacito accordo che avevano sempre condiviso, senza troppi drammi.

Gli pareva inammissibile che a lei quell’accordo non andasse più bene, che volesse rinunciarvi solo per inseguire l’ultimo degli uomini. Quali sentimenti si erano scatenati in lei, per indurla a una simile scelta estrema, sennonché avventata? Lontana da ogni logica e buon senso? Lontana dall’ interesse comune della casta a cui apparteneva anche lei?

Che bisogno c’era di divorziare? Non avevano sempre fatto la vita che volevano? Sì, qualche incomprensione, qualche screzio c’era stato nel loro passato coniugale, ma lo avevano sempre risolto con intelligenza e senso pratico.

Perché cambiare tutto, così, sconvolgere un’ esistenza preordinata e condivisa, accettata da chiunque come la normalità?

Che bisogno c’era di andare controcorrente?

Era questo che Leopold non riusciva a comprendere, meno che mai accettare. Erano comode le consuetudini, da uomo tradizionalista qual’era vi si era sempre adagiato dentro, come in una bolla di protezione. Il mondo dell’aristocrazia francese, e non solo, era fatto così, e funzionava come un meccanismo perfetto e ben oliato. Stravolgere certe regole non scritte, ma condivise da tutti lo avrebbe inceppato in maniera rischiosa.

E Anche Lisette, ora lo sorprendeva.

Lisette voleva sposarlo.

Per il bene di Margot, questo lo comprendeva, ma non proprio del tutto.

Infondo, lui l’avrebbe riconosciuta con buona pace di sua moglie. Lei non aveva mai manifestato questo desiderio in passato, o forse era lui a non averlo mai compreso. Non che lui non gradisse, che non volesse, sarebbe stato felice di dividere la sua vita con lei, sarebbe stata una compagna dolce e amorevole; si trovò a immaginare, forse un poco imprevedibile come tutte le donne, ma sposarla era un’ eventualità a cui non aveva mai pensato seriamente, come una faccenda troppo remota e inattuabile. Si sentiva messo alle strette, e gli sembrava di non avere molto margine di movimento. Alla fine avrebbe ceduto, perché non era mai stato un uomo particolarmente ostinato, né battagliero; quando le situazioni si evolvevano come lui non si aspettava, e non riusciva a volgerle a suo interesse, diventava una persona accomodante. Il timore di perdere Lisette lo inquietava più della necessità di tutelare il buon nome dei Recamier, ma un tentativo per scoprire la verità era per lui quasi un obbligo morale.

 

 

L’uomo, il mantello sulle spalle e il tricorno in mano, attendeva di fronte a lui.

“Dovete trovarla; voglio sapere dove si trova e chi è con lei. I Recamier hanno delle case padronali laggiù: le località più probabili dove potrebbe essere sono vicino a Honfleur e Caen. Mia moglie possiede anche una piccola villa a Etretat, avuta in dote in occasione del nostro matrimonio. Provate anche lì, ma la valuterei come ultima possibilità.”

“Come volete signor conte. Avete altre disposizioni?”

“Un uomo potrebbe essere insieme a lei; è l’attendente di Madamigella Oscar, il suo nome è André Grandier. Con discrezione, dovete scoprire se l’ha seguita fin là, e in che rapporti è quell’ uomo con mia moglie. Appena avrò vostre notizie vi raggiungerò.”

“Benissimo, signor conte.”

L’uomo col mantello scivolò in una riverenza, si calò il tricorno in testa e si allontanò rapido, lasciando il conte al turbinio incontrollato dei suoi pensieri.

 

 

******

 

 

Etretat le sembrava la località più probabile; sapeva quanto Danielle fosse legata a quel luogo e a quella villa che si ergeva su un promontorio della costa normanna, quella casa che fu un dono di sua madre.

Sarebbe andata laggiù a cercarli.

La regina le avrebbe concesso un mese di tempo, ma lei aveva giurato che le sarebbero bastate due settimane, una pausa dai suoi impegni di militare più che sufficiente per capire come si erano evolute le cose tra André e Danielle, sufficiente a lei per scoprire se lui l’avesse dimenticata.

Che effetto le avrebbe fatto rivederlo? Se lo stava chiedendo con sgomento. Lasciò affiorare alle labbra un sorriso cinico mentre osservava la sera scendere dietro i vetri della sua stanza. Come si sarebbe sentita? Disorientata e persa, oppure indifferente?

No. Indifferente non lo sarebbe stata.

C’era una voce nel suo animo che gridava, e lei tentava di non ascoltare. Temeva e bramava risentire il fuoco del desiderio riaccendersi in lei, infiammarle i sensi e i ricordi troppo intimi della loro vita, della passione che li aveva travolti, lasciandoli sfiniti e feriti. Voleva ritrovare André per mettere a tacere quella voce tenace e ostinata, che chiamava i sentimenti con il loro nome. Lei voleva André, perché apparteneva a lei.

Perché lui era suo.

Nella carne e nel sangue lui era suo.

Bianco e nero.

Vita e morte.

Amore e odio.

Notte e giorno.

Oscar e André.

Semplici dualismi.

Non poteva essere amore quello. Non per lei, che avvertiva la sua presenza come una naturale estensione di sé, ma andava laggiù per proteggerlo dalla possibili ire del cognato. Oppure doveva credere che il suo fosse un amore egoista?

Egoista quanto quello della gemella che, incurante del suo solitario, confuso cuore di donna, glielo aveva portato via? Lei doveva liberarsi, vincere, dimostrare a sé stessa che aveva sempre avuto ragione su loro due. Non si può possedere qualcuno.

Sentiva di avere un pezzo di ghiaccio al posto del cuore, lo aveva lasciato lui. Quello che non sapeva era che il ghiaccio a volte, brucia e arde molto più del fuoco, si scioglie in fretta, impotente, si arrende senza forze alle fiamme che prima lo lambiscono come carezze leggere, e alla fine implacabili lo travolgono come alte onde di una burrasca.

 

Oscar, il cuore è una barchetta gonfia e fradicia d’acqua che non regge allo schianto.

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

Eccomi qui, e prima di quanto credessi.

Sì, lo so, è passato molto tempo, ma temevo che avrei lasciato passare altri mesi prima di pubblicare di nuovo. Ho scritto questo capitolo in un tempo relativamente breve, (circa una settimana) cosa molto insolita per me; credo mi abbia fatto bene migrare per un po’ su altri lidi; dopo aver scritto un paio di storie (incredibile!!) per un altro fandom, ho ripreso in mano questa storia e la scrittura è stata quasi spontanea.

Mi ritengo addirittura abbastanza soddisfatta, e spero che la lettura soddisfi anche voi, ma non esitate ad esprimere eventuali perplessità. Credo che si cominci a sentire qualche cambiamento che porterà alla conclusione di questa storia, non so dire ancora quanti capitoli manchino, ma la direzione è tracciata. Come sempre grazie a tutte quelle persone che leggono e recensiscono, i vostri pareri e commenti sono sempre importanti per me, mi aiutano e mi incoraggiano.

Un saluto a tutti. Ninfea.

 

   
 
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