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Autore: _katherine_lls    23/03/2015    0 recensioni
una missione per il ministero, sono entrambi auror. Entrambi single. Entrambi bravi a scuola. Ma solo questo hanno in comune.
Sono Purosangue e Mezzosangue.
Nessuno l'avrebbe creduto possibile.....
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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“Che scenetta commovente!” disse una voce odiosa, che risuonò per la sala grande semi vuota.

C’erano solo loro quattro contro uno.

Ma lui era potente e soprattutto falso.

“E di sicuro lui, come sempre, non è riuscito a rinunciare ad un occasione per impicciarsi dei fatti degli altri!” commentò acido Draco pensando schifato che un tempo si era fidato di una persona viscida come lui.

“Vedo che comprende e capisce come funziona abbastanza in fretta, bravo signor Malfoy!” rispose l’uomo incappucciato con una voce nasale “peccato che prima di spifferare i piani ai quattro venti bisogna accertarsi che non ci sia nessuno di indiscreto ad ascoltare!”.

“A parte lei non c’era nessuno, e peccato che il buon e vecchio Silente continui a fidarsi di lei!” disse Lucius fissando truce l’uomo incappucciato che continuava a rimanere nell’ombra.

“Silente è solo uno stolto se pensiamo a quante persone hanno provato a dirgli che non sono un buono, i buoni sono dei deboli, delle persone stupide, capaci solo di amare, ma cosa è l’amore in confronto all’odio?” chiese con voce odiosa avvicinandosi lentamente al gruppo che aveva puntato velocemente le bacchette.

“È un paragone che non esiste, è come paragonare una giornata di sole ad una di pioggia” disse Hermione guardando negli occhi il suo ex professore.

“Nessuno stava parlando con te sporca mezzosangue, e devo ancora capire cosa ci fai con un gruppo di purosangue, ah giusto, porti in grembo il figlio bastardo del traditore, devi sentirti molto orgogliosa!” .

“Qui l’unico bastardo sei tu!” rispose Draco mentre le nocche delle mani sbiancavano da quanto forte si stava conficcando le unghie nei palmi.

“Oh, è qui che sbagli, io non sono bastardo, ma marcio, marcio dentro, in cerca sempre di potere, che non potrò mai avere a causa vostra. Ero uno tra i suoi prediletti, te lo ricordi, ero uno dei suoi preferiti, mi ero guadagnato il mio posto sputando sangue, impegnandomi fino alla fine. E adesso devo ricominciare tutto da capo”.

“Puoi sempre cambiare lavoro, come piccione scassa balle del malaugurio funzionavi parecchio bene!” rispose gelida Hermione mentre l’uomo sbiancava ancora di più.

“Imparate ad insegnare l’educazione a chi vi portate a letto! Crucio!” mormorò l’uomo puntando la bacchetta contro Hermione che subito cominciò a contorcersi tenendo con una mano la pancia.

“Stupeficium!” urlò Draco di rimando e l’uomo fu sbattuto contro la parete, costringendolo a sostare la bacchetta da Hermione che subito venne protetta da Narcissa.

“Come ti permetti, come ti permetti di puntare la bacchetta contro quello che ti ha salvato!” urlò l’uomo alzandosi.

“Ed è qui che sbagli Severus, non sei stato tu a salvarmi, ma quello che c’è dentro di me, quello che grazie a Silente sono riuscito a fare emergere, quello che voglio che venga insegnato anche a mio figlio, i principi della vita!” disse Draco furioso.

“Che discorso commovente, ma a meno che la tua sgualdrina mezzosangue non partorisca in questo momento, tu tuo figlio non lo vedrai nemmeno!” disse cattivo l’uomo che era stato il padrino di Draco mentre alzava la bacchetta contro l’altro uomo e si preparava a dire la più brutta delle tre maledizioni senza perdono.

“Expelliarmus!” urlò Lucius mentre la bacchetta di uno di quelli che erano stati tra i servitori più fedeli dell’Oscuro gli volava nella sua mano tesa.

“Cosa credi, di avermi fermato perché mi hai tolto la bacchetta? Dovresti sapere che l’Oscuro allenava i suoi più fedeli a fare incantesimi anche senza bacchetta!”.

“Si certo, aprire le porte della sala Meeting, perché entrare con la bacchetta tesa davanti non è da uomini forti come li voleva lui!” rispose ironico Draco mentre sua madre faticava a tenere un ghigno derisorio.

“Questo è quello che credono i pezzenti come te, quello che credono quelli che erano troppo indietro nella gerarchia per venire a conoscenza di certe usanze!”.

“Il cadavere può averti addestrato quanto vuoi, ma se non sbaglio, pure lui usava la bacchetta, e mi pareva parecchio in difficoltà quando gli è caduta durante la battaglia finale, per lui si intende!” rispose Hermione mentre veniva aiutata da Narcissa che nel frattempo le aveva fatto da scudo.

“Vedi mezzosangue, ci sono delle cose che quelli come te non possono sapere!”

“Questa frase l’ha detta prima di te un'altra persona, e guarda caso è morta, la cosa più strana è che questa frase la dicono sempre i mezzosangue ad altri mezzosangue, non so, se tu riesci a spiegarmi il motivo!” rispose Draco mentre Lucius ghignava apertamente alla faccia sconvolta di quello che una volta era stato un suo amico.

“Parlate di cose che non sapete, voi non conoscete nulla dell’Oscuro, eravate tra le sue schiere solo perché era pietoso!”.

“Talmente pietoso da cercare di uccidere un bambino di un anno e mezzo, prima di ammazzare anche se stesso dato che aveva una mira che faceva schifo ed ha colpito la madre al posto del bambino!” rispose Draco guardando negli occhi il suo ex professore di pozioni, occhi neri che rispecchiavano l’anima di quella persona, marcia, cattiva crudele.

“Sai, e ti colpirà sapere che non è l’unica persona con una mira pessima, l’altra era mia zia Bellatrix, non si colpiscono gli specchi con le maledizioni senza perdono, e un mangiamorte come voi, addestrato a leccare il culo del suo signore dovrebbe saperlo!” rispose Draco mentre un boato risuonava in lontananza, segno che i mangiamorte erano vicini.

“Non proverai mica a smaterializzarti come un codardo proprio adesso!” disse Lucius creando intorno a loro una bolla antismaterializzazione e chiudendo la porta della sala grande con un movimento fluido di bacchetta.

“Oblivion!” mormorò verso il mangiamorte mentre il gruppetto abbandonava la sala, giusto in tempo prima che i primi mangiamorte entrassero nella scuola.

Era troppo tardi per dividersi o per andare alle postazioni indicate da loro all’inizio, dovevano trovare un posto sicuro e in fretta, soprattutto un posto che non era già stato occupato da qualcuno, altrimenti avevano solo perso tempo a tentare di divider le persone per confondere i seguaci di Voldemort.

Così Severus era una spia. Una delle migliori. Era riuscito per anni ad ingannare Silente, senza che nessuno se ne accorgesse, o meglio qualcuno se n’era conto, ma Silente amava credere nel buon senso delle persone, solo che non tutti ne posseggono.

POV PANSY PARKINSON

MANGIAMORTE

A quanto pare erano fuggiti tutti, fuggiti come i codardi.

Come cagnolini con la coda tra le gambe alla comparsa di un cane più grande di loro, senza provare nemmeno a combattere. Erano fuggiti, semplicemente fuggiti.

Forse era vero quello che aveva riferito la spia, forse era vero che in assenza di Silente non si sentivano così potenti per respingere i mangiamorte, e Ronald che si preoccupava della Granger, era sparita anche lei, come una codarda.

C’era un silenzio carico di gelo tra quei corridoi che un tempo erano pieni di grida di gioia da parte degli studenti.

Potrei tornare bambina solo per il gusto di passare ancora del tempo tra questi corridoi così invitanti, così silenziosi, così familiari.

E invece sono qui, a guidare un gruppo di mangiamorte alla presa di un luogo abbandonato.

Non ha senso questa missione.

Ha cominciato a non aver senso da quando non abbiamo trovato nessuna resistenza ai castelli, nulla, non hanno nemmeno provato a difendere il luogo che per anni era stato quello del sapere.

Non ci avevano provato nemmeno, codardi.

Erano codardi.

I codardi scappano di fronte al pericolo, di fronte al primo segno di cedimento della loro sicurezza.

E loro erano codardi.

Fuggitivi.

Non avevano pensato due volte prima di abbandonare la scuola.

Ma questo silenzio è troppo irreale.

Sembra fatto apposta.

Non c’è nessuno. L’unica persona che troviamo è Piton svenuto in sala grande e mezzo congelato.

Null’altro, come se qui, non ci fosse mai stato nessuno.

I mobili nella sala dei trofei sono pieni di polvere, come tutte le cattedre, anche quelle delle lezioni di tutti i giorni, come Trasfigurazione e pozioni.

Vuote, senza nessun libro piene di ragnatele e polvere.

Eppure mi sembra che non stia andando tutto per il verso giusto, mi sembra che ci sia qualcosa che non va, o forse è solo la mia immaginazione.

Ronald accanto a me è irrequieto.

Certe volte mi chiedo con quale coraggio abbia preso il posto dell’Oscuro.

Voldemort avrebbe già dichiarato la sua vittoria, mentre lui zitto cammina al mio fianco mentre entriamo nel cuore di Hogwarts.

“A quanto pare qui non c’è nessuno!” dico girandomi verso Ron che si guarda irrequieto attorno.

Dopo l’attacco a sorpresa del serpente è anche tropo attento ai piccoli dettagli.

“Se fossi in te non ne sarei così sicura! Fino a ieri c’era lezione, in un giorno non si accumula tutta quella polvere sopra le cattedre!” disse mentre passavano accanto alla strega orba.

Poi un rumore, un piccolo scricchiolio proveniente da dietro la strega.

Un piccolo rumore di rami calpestati, e un allarme assordante, quello di Hogwarts che cominciò a suonare facendo rimbombare a tutti il sangue nel cervello.

“Spegnete questo aggeggio infernale!” urlava Ronald mentre studenti, civili e componenti dell’ordine uscivano dai punti più nascosti, da passaggi segreti di cui non conoscevo nemmeno l’esistenza.

Era una trappola, e ben organizzata.

C’era una spia.

Tra i nostri c’era una spia.

Non era materialmente impossibile preparare una difesa del genere in neanche dieci minuti. E dovevo sapere chi era. Gliel’avrei fatta pagare anche di persona, ma dovevo sapere chi era.

Nessuno può minimamente pensare di fare il doppio gioco e di passarla liscia.

Mi chino giusto in tempo per vedere un lampo viola passare sopra la mia testa, nel punto dove prima c’era il mio cuore.

Viola.

Riconoscerei quella maledizione ad occhi chiusi.

Ti ghiaccia il cuore. Ti fa vivere con il cuore ghiacciato, facendoti morire lentamente, poco a poco, che quasi non te ne accorgi.

È una maledizione pericolosa quasi quanto le proibite.

È una maledizione pregna di magia oscura.

Nessuno studente conosce un incantesimo del genere, e so chi è stato a lanciarlo ancora prima d alzare lo sguardo.

Dal suo odore.

Muschio bianco.

Dalla sua voce.

“Allora ci rivediamo Parkinson! Sai, devo esser sincero, non mi sei mancata per nulla!” dice, cattivo.

E poi dai suoi occhi: dello stesso colore del ghiaccio fuso.

“Felice di non esserti mancata Malfoy, sentimento appieno ricambiato, d’altronde ho trovato qualcuno con chi rimpiazzarti!” rispondo mentre i miei occhi neri incontrano i suoi freddi come ghiaccio.

“A quanto pare il pezzente si diverte nell’ultimo periodo. Credo che gli piaccia di più vivere libero che non dentro quella stanza di neanche mezzo metro che aveva ad Azkaban. Ma non ho ancora capito perché se le va a cercare!” mi dice cattivo con il solito ghigno made in Malfoy stampato sulla faccia da prendere a schiaffi.

Non rispondo alla provocazione, scanso un altro incantesimo, senza riuscire a capire chi l’ha lanciato, non c’è nessuno a parte lui, e non ha la bacchetta in mano.

Strano.

“Paura Parkinson?”

“Nemmeno un po’ Malfoy, non è un incantesimo senza bacchetta a spaventarmi!”

“Strano, dalla tua espressione avrei dedotto il contrario, ma a quanto pare mi sono sbagliato!” disse mentre un lampo di luce verde partiva dalle sue mani verso di me.

“Come vedi Parkinson, non è un solo incantesimo!” dice mentre un altro Avada Kedavra mi sfiora il fianco ricoperto dalla maglia leggera.

“Quale è la differenza tra di noi? infondo anche tu vuoi uccidermi, abbiamo lo stesso scopo!”

“Le apparenze ingannano e comunque ce ne sono di differenze, potrei starti qui ad elencarle, ma adesso non posso, ho altro da fare!” dice mentre una voce di donna chiama il suo nome.

Trattiene a stento un ringhio mentre si smaterializza.

E io trattengo a stento un urlo quando vedo il mio fianco sotto la maglietta.

Ha uno squarcio enorme, la maledizione non mi ha sfiorata come credevo, mi ha colpita in pieno.

Ma non è un Avada Kedavra. Sarei già morta.

Non conosco nessun incantesimo in grado di ridurre qualcuno in questo stato.

Il sangue ha imbrattato il pavimento di pietra.

Tento di riprendere la bacchetta, ma non riesco a muovermi, eppure non sono stata colpita da nessun Pietrificus.

La carne intorno al taglio comincia a diventare giallognola.

E io capisco.

Capisco che è finita. Che non c’è nulla da fare.

Non si può nulla contro LA maledizione.

Peggiore pure dell’Avada, perche ti uccide dentro. Ti distrugge.

Vorresti morire dissanguata ma non puoi, all’ultimo ti si richiude la ferita.

Vorresti lanciarti una maledizione addosso per mettere fine alla tua esistenza, ma non puoi. Una bolla ti protegge.

Vorresti farti uccidere ma non puoi. Nessuna maledizione funziona.

E nel frattempo muori lentamente pregando di poter smettere di soffrire.

Avevo pensato molto alla mia morte in quell’ultimo periodo. Una battaglia dietro l’altra, ed ero sicura che prima o poi qualche maledizione senza perdono mi avrebbe colpita, mi avrebbe cambiato la vita, ma nemmeno nei miei incubi la maledizione era questa.

L’ultima cosa che sentii prima di svenire fu l’urlo agghiacciante di Ron.

  
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