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Autore: eugeal    23/03/2015    5 recensioni
Lo sceriffo è tornato e Nottingham è salva.
Durante l'assedio, Marian ha scoperto un lato di Guy di Gisborne che non conosceva.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guy di Gisborne, Marian, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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Marian si affacciò alla finestra della propria stanza e guardò le fiaccole che si allontanavano nella notte, ormai piccole come lucciole. Finalmente si concesse un sospiro di sollievo: Nottingham era salva, così come tutti i suoi abitanti.
Non avrebbe mai pensato di poter essere lieta di sentire la voce dello sceriffo, ma il suo ritorno aveva salvato tutti da una morte certa e aveva risparmiato a lei di dover rispondere alla domanda di Guy.
“Sposami ora e rendiamola l'ultima cosa che facciamo.”
Marian sospirò di nuovo, ma stavolta non per il sollievo. Non aveva una risposta a quella domanda, non poteva averne una.
Se pensava al matrimonio, il volto che le appariva era solo quello di Robin, la risposta alla domanda di Guy non poteva essere un sì, ma come avrebbe potuto rispondere di no a un uomo che aveva scelto di morire al suo fianco? Con che coraggio avrebbe potuto negare l'ultima supplica di un condannato?
Sì, decisamente il ritorno dello sceriffo era stato provvidenziale, concluse, senza però riuscire ad allontanare del tutto il senso di colpa che punzecchiava la sua coscienza.
Un leggero bussare alla porta la fece sussultare, strappandola ai suoi pensieri.
- Entrate. - Disse ad alta voce e non fu troppo sorpresa di veder apparire Guy sulla soglia.
Gisborne le rivolse un leggero sorriso accennando al cesto di frutta che reggeva tra le mani.
- Con tutta l'agitazione di oggi non c'è stato molto tempo per mangiare, sarai affamata. Purtroppo nelle cucine non era rimasto molto.
Marian prese una mela e la contemplò, preoccupata.
- Mio padre... - Sussurrò. - Devo...
- Ho ordinato ad Allan di portargli del cibo. - La interruppe Gisborne e Marian gli sorrise, grata.
Quel sorriso spontaneo sembrò sorprendere Guy e Marian fu improvvisamente consapevole di quanto fosse forte l'influenza che ogni suo minimo gesto aveva su di lui.
Le venne in mente ogni singola volta che aveva approfittato dei suoi sentimenti per lei per manipolarlo e aiutare Robin e si vergognò delle proprie azioni.
Marian prese un coltello e si avvicinò al caminetto, voltando le spalle a Guy per nascondere il rossore del volto. Iniziò a sbucciare la mela, fingendo di essere concentrata su quel lavoro per non tagliarsi.
- Grazie, Guy. - Disse, gettando un pezzetto di buccia tra le fiamme e rimase a guardarlo mentre si anneriva. - Per tutto.
Lo sentì fare qualche passo per la stanza, alle sue spalle, poi un leggero cigolio di legno, accompagnato dal fruscio della stoffa le fece capire che doveva essersi seduto sul letto.
- Stavo per scappare. - Disse Guy e Marian fu sorpresa dal tono sommesso e un po' tremante della sua voce, lo stesso che avrebbe potuto usare in chiesa per confessare un peccato tanto grave da essere doloroso. - Sono uscito dai cancelli di Nottingham per salvarmi la vita ed ero pronto a lasciarmi tutto alle spalle.
- Però non lo hai fatto.
- La morte mi spaventa, ma non sarei capace di essere vivo in un mondo dove tu non ci sei.
Marian trattenne il respiro nel sentire quel tono così tranquillo. Gisborne non stava cercando di essere romantico o di impressionarla, aveva semplicemente espresso un dato di fatto e in quel momento era totalmente sincero, in un modo in cui lei non sarebbe mai riuscita a essere.
Non sapeva cosa rispondere a quelle parole e, per non essere costretta a farlo, portò la mela alle labbra e ne staccò un pezzetto con un morso.
L'assedio di Nottingham le aveva fatto scoprire che per lei Guy di Gisborne non era più solo il cavaliere nero agli ordini dello sceriffo che poteva raggirare senza troppi rimorsi.
Lui la amava sinceramente, ormai era chiaro. Ora quel sentimento non le sembrava più un fastidio da sopportare per convenienza, ma la rattristava perché non era in grado di ricambiarlo e la faceva sentire in colpa per non averne capito prima la portata.
Marian capì di essergli grata per quell'affetto immeritato e per tutte le volte che lui l'aveva protetta in nome di quell'amore. Forse non poteva innamorarsi di Guy, ma non poteva nemmeno più fingere che non le importasse affatto di lui.
Finì di masticare la mela e decise che doveva dirgli almeno questo: che gli era amica e che capiva i suoi sentimenti. E non lo avrebbe più ingannato, decise, ma questo non poteva dirlo.
- Guy... - Iniziò a dire Marian, girandosi verso di lui, ma si interruppe subito nel vedere che Gisborne si era appoggiato con una spalla ai cuscini del suo letto e si era addormentato profondamente.
Gettò nel camino il torsolo della mela e si avvicinò al letto, ma Guy non si mosse nemmeno quando lei gli mise una mano sulla spalla.
Marian sorrise, comprensiva.
Dopo una giornata come quella era normale che Guy fosse esausto: anche lei si sentiva sfinita e lei non aveva avuto sulle spalle la responsabilità dell'intera città.
Gli spostò una ciocca di capelli dal viso con un gesto tenero e si rattristò nel vedere ancora il segno della cicatrice che lei stessa gli aveva provocato quando lo aveva colpito un attimo prima di lasciarlo all'altare, umiliandolo davanti a tutti gli abitanti di Locksley.
Poco più giù, sullo zigomo, c'era un altro segno, un livido più recente. Marian era certa di non averlo visto durante l'assedio, perciò doveva esserselo fatto dopo il ritorno dello sceriffo e lei non aveva dubbi che quest'ultimo ne fosse il responsabile.
Spesso lo aveva visto colpire Guy per sfogare la frustrazione di qualche piano fallito o perché Gisborne si era lasciato sfuggire Robin Hood o il Guardiano Notturno.
Marian non riusciva a capire come Guy potesse sopportare il comportamento dello sceriffo. Una volta glielo aveva chiesto e Gisborne le aveva risposto che lui non aveva nessuno e che lo sceriffo era la sua unica strada per arrivare al potere.
Marian aveva disprezzato la sua ambizione, all'epoca, ma ora aveva l'impressione che la vera risposta alla domanda fosse la prima parte della frase: Guy non aveva nessuno.
Sospirò, sinceramente dispiaciuta per lui e lo scosse con dolcezza per svegliarlo, ma Guy si limitò a rigirarsi su un fianco senza aprire gli occhi.
Marian sorrise, divertita, e rinunciò a svegliarlo. Si limitò a sfilargli i guanti e gli stivali e gli slacciò dalla vita la cintura con la spada, che appoggiò sul pavimento accanto al letto. Poi prese la coperta che era sulla poltrona accanto al camino e la usò per coprire Guy.
Si chiese dove sarebbe andata a dormire lei, visto che Gisborne occupava il suo letto. A quell'ora dubitava che i servitori sarebbero stati disposti a preparare un'altra stanza per lei, anzi, dopo lo scampato pericolo dubitava che in città ci fosse ancora qualcuno abbastanza sobrio da essere in grado di lavorare.
Sbadigliò, stanca, e decise che se Guy si era addormentato in camera sua, non ci sarebbe stato nulla di male se lei avesse approfittato dei suoi alloggi.
Soddisfatta per essere giunta a una decisione, si lasciò guidare da un impulso improvviso: si chinò su Guy e gli sfiorò il livido sullo zigomo con un bacio leggero.
- Dormi bene. - Sussurrò con affetto e fece per rialzarsi, ma Guy, ancora addormentato, la afferrò per un polso e la tirò verso di sé, facendole perdere l'equilibrio.
Marian cadde sul letto e Guy la abbracciò nel sonno, tenendola stretta.
La ragazza fece per divincolarsi, ridendo tra sé per quella situazione imbarazzante, ma tornò seria nel vedere l'espressione sofferente che Guy aveva mentre dormiva. Si chiese quali incubi popolassero i suoi sogni e gli accarezzò i capelli con una mano, istintivamente, per tranquillizzarlo.
Gisborne la strinse più forte.
- Non lasciarmi, Marian. - Sussurrò nel sonno e alla ragazza venne voglia di piangere.
Chiuse gli occhi e gli appoggiò la testa sulla spalla, abbracciandolo a sua volta. Sapeva che Guy non le avrebbe mai fatto del male e si sentiva completamente sicura a dormire accanto a lui.
Si fidava di lui, comprese all'improvviso.
- Sono qui. - Disse piano mentre si addormentava.

   
 
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