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Autore: artemisia la fee    28/03/2015    2 recensioni
[Cross-over tra Doctor Who e Supernatural, con una versione umanizzata del TARDIS e dell'Impala]
TARDIS è solitaria, permalosa, strana. Impala è espansivo, solare, divertente. Lei una secchiona studiosa di fisica e astronomia. Lui un meccanico che vive solo per i motori e la musica rock.
Sono diversi, ad un primo sguardo e se le circostanze non fossero state quelle non si sarebbero mai incontrati, eppure è successo.
Perchè infondo tanto diversi non sono, devono solo scoprire cosa li rende uguali, più uguali di quanto non pensino.
*Doctor Who e Supernatural, sono due delle mie serie TV preferite e questa FF (la prima che scrivo, siate clementi) è dedicata non ai loro protagonisti ma al Tardis e all'Impala, perchè lo sappiamo non sono semplici mezzi di trasporto, sono molto di più.
Genere: Erotico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Doctor - 10, Donna Noble, TARDIS
Note: AU, Cross-over, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Un soldato le puntava un fucile, a pochi centimetri dalla faccia.
Sbattè le palpebre confusa e assonnata. Guardò di nuovo il soldato e si rese conto che altro non era se non un tatuaggio. Un tatuaggio sul braccio di qualcuno.
Sbattè di nuovo le palpebre assonnata e si coprì gli occhi con una mano per proteggersi dai raggi del sole che entravano da uno spiraglio della finestra.
Si sollevò a sedere, con gli arti intorpiditi e le dita della mano che formicolavano. Doveva aver dormito storta, pensò.
Districò un piede rimasto attorcigliato nelle lenzuola e guardò la figura distesa accanto a se.
I ricordi della notte precedente le riempirono la mente, e li riassaporò come fossero il più buono dei dolci. Le guance le avvamparono all'istante.
Impala giaceva accanto a lei, ancora profondamente addormentato. Sembrava un bambino, un bambino grande, grosso e con i tatuaggi. 
La stanza era silenziosa, anche il mondo fuori era silenzioso. Sentiva solo il suo lento e regolare respiro.
Era sdraiato sulla pancia, il braccio con il soldato rivolto verso di lei, mentre l'altro era nascosto sotto il cuscino. Le ali tatuate sulla schiena si aprivano e davano l'impressione di essere reali. Aveva una gamba attorcigliata intorno al lenzuolo, mentre l'altra penzolava quasi del tutto fuori dal letto.
TARDIS sorrise e si prese un attimo solo per lei, per ammirarlo e osservarlo indisturbata, cosa che la sera prima non era stata in grado di fare per ovvi motivi.
Guardò come un raggio di sole gli accarezzasse i capelli neri che sembravano risplendere. Guardò come i muscoli guizzassero sotto la pelle abbronzata da tante giornate passate sotto il sole caldo dell'officina. Fissò intensamente le sue labbra e si ricordò di quanto fossero morbide. Guardò l'occhio, cerchiato da quel brutto livido nero e scosse la testa con disappunto, ma non senza una punta di tenerezza. Poi si concesse un poco di malizia e lasciò che i suoi occhi vagassero sulle parti rimaste nude del suo corpo. Con le orecchie in fiamme osservò ogni centimetro di pelle, soffermandosi particolarmente sul suo fondoschiena.
"Hai un culo che e' una meraviglia, Impala" pensò, poi se ne vergognò per un attimo di quel pensiero. Pensiero che scacciò immediatamente quando realizzò che "Ehi, è il mio ragazzo, posso farli questi pensieri". Si coprì la bocca con la mano, per sopprimere una risata.
Avrebbe voluto chinarsi verso di lui e baciarlo, accarezzarlo o abbracciarlo, ma temeva di svegliarlo.
Si passò una mano fra i capelli arruffati e osservò la stanza. Non aveva la più pallida idea di che aspetto avesse. Non aveva esattamente avuto occasione di guardarla, tra il fatto che fosse notte e che, bhe Impala la distraeva abbastanza.
Le pareti erano bianche come tutto il resto della casa, con gli immancabili poster di film horror e stampe di città sparse per il mondo. Sul fondo c'era una armadio nero e un televisore. In un angolo, un tapis roulant sostava ricoperto da una quantità esorbitante di vestiti. Sotto la finestra invece c'era una scrivania, con un computer portatile, libri, cianfrusaglie e un'intera collezione di coltelli, da quelli in stile Rambo fino ai coltellini svizzeri, chiusi in una teca di vetro.
"Accidenti" pensò "Se dovessero entrare i ladri scapperebbero pensando di essere nella casa di un serial killer"
Un orologio a forma di pneumatico appeso alla parete, le fece notare che erano le 9.00 del mattino di un caldo e soleggiato sabato mattina.
Lentamente scese dal letto cercando di fare meno rumore possibile. Recuperò da un angolo del pavimento i suoi slip, poi cercò il suo vestito ma si ricordò che era rimasto sul pavimento della cucina, quindi optò per una maglia degli Iron Maiden con la stampa di uno zombie che suona la chitarra. Le andava talmente grande che le arrivava fino a metà coscia.

Scalza e in punta di piedi, camminò verso il bagno. Socchiuse la porta e si guardò allo specchio.
Si era aspettata di vedere un viso orribile, eppure, nonostante i capelli blu arruffati e il trucco sbavato, aveva un aspetto raggiante e le guance leggermente arrossate.
Si lavo' la faccia con l'acqua fresca e cercò di sistemarsi i capelli. Quando fu soddisfatta del risultato, andò verso la cucina. Impala dormiva ancora.
La cucina era un caos, ma non più del solito. Sul tavolo c'era la valigetta del pronto soccorso ancora aperta, con cerotti e cotone sparpagliati. Rimise tutto dentro e la chiuse.
Dal pavimento raccolse il suo vestito e la camicia di Impala dal tavolo, li piegò e appoggiò sulla sedia.
In un angolo giaceva la bistecca, ormai scongelata,  che aveva usato per il livido. Era immersa in una pozza d'acqua e un paio di mosche e formiche ci camminavano sopra. La prese arricciando il naso dal disgusto e la gettò nella spazzatura.
Si voltò e guardò la casa silenziosa. Iniziò a curiosare in giro, ispezionando i poster e le teche con le armi. Sfoglio' riviste automobilistiche e di caccia, impilate sul tavolino. Sotto di esse trovò anche una rivista chiamata "Hot Cowgirl & Motorcycle". La fissò per qualche secondo imbarazzata, senza sapere cosa farne. Alla fine decise di lasciarla nascosta dove l'aveva trovata.
Curioso' tra le file di DVD, conosceva e aveva visto meno della metà di tutti quei film, di videogiochi e di CD di gruppi musicali.
Impala aveva tanti libri stipati sugli scaffali, quasi quanti ne aveva lei, ma a parte qualche romanzo erano di tutt'altro genere.
C'erano romanzi horror e libri sulle auto. Antologie sulla caccia e le armi, più una quantità esponenziale di guide turistiche. Infine trovò i libri più strani della sua intera collezione.
Vide libri di esoterismo, magia e religioni, libri su misteri, città abbandonate e leggende metropolitane.
Sfoglio' pagine piene di simboli antichi e sconosciuti, che svelavano i misteri di sette dimenticate dai rituali raccapriccianti. Lesse profezie e leggende, vide immagini di mostri e fantasmi. Trovò libri in cui si spiegava come uccidere vampiri, licantropi e streghe. Rituali per esorcizzare demoni e richiamare gli spiriti dei morti.
Sentì un brivido gelido correrle lungo la schiena e rise nervosamente. Per un attimo si domandò se non fosse finita veramente nella casa di un pazzo psicopatico. Poi però, ripensò a quanto fossero delicate le mani di Impala sul suo corpo, a quanto i suoi occhi la guardassero con dolcezza, a quanto le sue labbra la baciassero come se fosse un fiore delicato.
Impala poteva anche essere un ragazzo dall'aspetto poco raccomandabile, ricoperto di tatuaggi e vestiti di pelle, avere una casa da brivido. Ma lei sapeva che sotto quell'involucro, c'era un gran cuore, un'anima dolce, leale, forte e gentile. Si diede della stupida, scosse le spalle e decise di dedicarsi ad altro.
Passò un dito sullo scaffale, lasciando una scia più scura dove il suo dito tolse un sottile strato di polvere. Passò accanto ad un impianto stereo e a modellini di automobili.
Una serie di foto incorniciate, catturarono la sua attenzione. Si avvicinò e le guardò con più attenzione.
La prima era in bianco e nero e rappresentava una giovane coppia appena sposata. L'uomo assomigliava in maniera inquietante ad Impala. Erano i suoi genitori.
La foto accanto mostrava la stessa coppia ma con un bambino piccolo, di circa tre anni, attaccato alle gambe della madre. Aveva i capelli neri, le guance rotonde e indossava una  giacca da motociclista fomato bambino.
"Impala" sospirò TARDIS "Che carino che eri. Avevi già il destino segnato con quella giacca" commentò.
Le foto accanto facevano un salto nel tempo di parecchi anni. In una era all'"Harvelle's Roadhouse", circondato  da Dean, Sam, Castiel, Bobby e Jo, più un sacco di altra gente e tutti brindavano a qualcosa con una bottiglia di birra.
In un'altra Bobby e Impala, erano seduti sul cofano di una vecchia macchina, in officina. Un'altra ritraeva lui e Dean sdraiati sul tettuccio della sua macchina mentre prendevano il sole a torso nudo.
L'ultima foto invece, era stata scattata in una foresta, Impala, Dean, Sam e Bobby imbracciavano fucili sorridendo all'obbiettivo.
Guardare quelle foto le fecero uno strano effetto. La fecero sentire come se fosse un'intrusa, un'estranea nella vita di Impala. Si domandò se un giorno ci sarebbe stata anche lei su quella mensola. Scosse un'altra volta la testa e scacciò ancora quei brutti pensieri che la assalivano.
La mensola con le foto era vuota, vuota tranne che per un libro, solitario e abbandonato. La incuriosì parecchio e lasciando che la curiosità prevalesse, lo prese.
Non era un libro come aveva pensato inizialmente, era un quaderno o un'agenda. Era di pelle nera, vecchio, consunto e rovinato. Lo rigirò più volte tra le mani, domandandosi cosa fosse, perchè avesse una posizione di rilievo sulla mensola delle foto e sopratutto si domandò se potesse aprirlo.
Pensò che se fosse stato qualcosa che Impala voleva tener nascosto, non lo avrebbe lasciato in bella vista sulla mensola del salotto.
Lanciò un'occhiata al corridoio per sicurezza, sentendosi una ladra e lasciò che la sua curiosità prendesse ancora il sopravvento.
Sembrava un diario, perchè in alto su ogni pagina era segnata una data, alcune risalivano ad almeno dieci anni prima. Ma non vi lesse quello che ci si sarebbe aspettati di leggere in qualsiasi diario.
Trovò elenchi di città sparse per tutto il mondo, descrizioni di esse, ubicazioni di monumenti, strade, ristoranti, spiagge e qualsiasi posto un essere umano potesse visitare.
C'erano annotazioni scritte con inchiostro nero, pensieri legati a luoghi che sembravano magici grazie a quelle parole. Vide immagini di boschi e città, vide disegni di paesaggi scarabocchiati a matita. Vide una mappa cosparsa di puntini e linee rosse.
"Buongiorno"
Si voltò di scatto, con il cuore che le saltò in gola e il quaderno le cadde dalle mani.
Impala stava attraversando la stanza diretto verso la cucina. Era completamente nudo e stringeva tra le labbra una sigaretta.
Lo guardò raggelando, presa dal panico perchè era stata colta con le mani nel sacco.
Impala camminò tranquillamente verso il frigorifero, lo aprì ed  estrasse un cartone di aranciata, bevve a grandi sorsi, poi si voltò e scomparve di nuovo in corridoio. Riapparve poco dopo, indossando un paio di pantaloni neri, con l'immancabile sigaretta.
TARDIS era rimasta immobile come l'aveva lasciata, con il quaderno aperto ai piedi.
Impala la fissò con un sopracciglio alzato e la sigaretta che si consumava tra le labbra. Poi spostò lo sguardo da lei, al quaderno ai suoi piedi, infine di nuovo su di lei.
"Stai frugando tra le mie cose?" le chiese avvicinandosi e spegnendo la sigaretta in un posacenere.
"No, no" cercò di giustificarsi "Stavo guardando ingiro e, ehm si, insomma sono inciampata e io, ehm....io". Poi si chinò per raccogliere il quaderno, ma Impala fu più veloce di lei.
"Scusami" si affrettò a dire con aria colpevole.
"Tranquilla" le rispose con un sorriso "Non sono segreti di stato, è solo un diario"
TARDIS abbassò la testa e una ciocca di capelli blu le scivolò sugli occhi. Impala gliela spostò dietro l'orecchio, poi la avvicinò a se.
"Buongiorno, donna dello spazio" le sussurrò baciandole dolcemente le labbra.
"Buongiorno, Baby" rispose ricambiando il bacio, e accarezzandogli la guancia, vicino al livido scuro sull'occhio, con la barba del primo mattino che le pungeva i polpastrelli.
"Ehi" disse Impala all'improvviso indicandola "Questa è la mia maglietta"
"Ah si, non avevo nulla da mettermi, così ..." disse.
"Bhè" continuò alzandno u sopracciglio "Eddie non è mai stato così sexy"
"Chi è Eddie?" chiese confusa.
"Lui" rispose indicando lo zombie sulla maglietta.  Ma la sua mano, invece che posarsi sullo zombie, le accarezzò il seno.
TARDIS rise nervosa di quel contatto. Poi gli accarezzò il petto, mentre con una mano affondava nei suoi capelli e lo attirò a se per baciarlo con più passione.
"Wow" esclamò Impala mordendosi il labbro, una volta che lei lo ebbe lasciato libero di tornare a respirare "Un giorno mi uccideranno i tuoi baci"
TARDIS rise più forte e affondò il viso nel petto di Impala.
"C'è troppo silenzio in questa casa" disse improvvisamente lui, poi si avvicinò allo stereo e fece partire la musica.
Nell'aria si diffusero il suono di chitarre, basso e batteria, di una canzone che ovviamente non conosceva.
Ma Impala sembrava conoscerla molto bene. Le si avvicinò lentamente muovendo la testa a ritmo, poi la prese per mano e la attirò al centro della stanza stringendola a se, poi iniziò a cantare. Con la sua voce un po roca e stonata, ma calda e vibrante.
"Home in the valley. Home in the city. Home isn't pretty ain't no home for me" cantò facendola dondolare sulle note. Il corpo di Impala che ballava a petto nudo contro di lei fu irresistibile.
"Non la conosco questa canzone" disse lei.
"Blue Oyster Cult "Burnig for you"" rispose smettendo un attimo di cantare, per poi riprendere un secondo dopo senza la minima intenzione di lasciare TARDIS, che ormai si era lasciata ipnotizzare.
"Burn out the day. Burn out the night. I can't see no reason to put up a fight"
Con questa ultima frase, "Non riesco a vedere alcun motivo per mettere su una lotta" TARDIS lo guardò alzando un sopracciglio.
"Dovresti dare ascolto alle canzoni che canti" gli disse "Dicono cose sagge"
Impala rise "Si, forse hai ragione" disse, poi la attirò a se e le prese il viso fra le mai e cantò, con più dolcezza nella voce di quanta ne richiedesse la canzone. "And I'm burning, I'm burning, I'm burning for you"
"Ehi, Impala" disse TARDIS guardandolo intensamente negli occhi "Mi stai per caso dedicando una canzone?"
Lui le sorrise, poi la fece ruotare su se stessa e la circondò con le braccia, appoggiando la sua schiena contro il proprio petto.
"Ti piacerebbe?" le sussurrò all'orecchio, con il suo respiro che le solleticava il collo "Ti piacerebbe, se ti dedicassi una canzone?"
TARDIS annuì, con le dita cercò la mano  di Impala e quando la trovò la strinse.
"Impala" disse guardandolo "Lo pensi ancora quello che mi hai detto ieri sera?"
"Cosa?" chiese.
"Che mi ami" rispose lei.
"Certo che lo penso ancora. Credevi sul serio che te lo avessi detto solo perchè abbiamo fatto sesso?"
TARDIS si strinse nelle spalle e non disse nulla. Non disse nulla perchè temeva veramente che le cose sarebbero potute cambiare nel giro di una notte. Aveva visto tante persone cambiare e andarsene, sapeva che poteva succederle ancora. 
Ma non voleva, voleva che questa volta con Impala fosse tutto diverso. Voleva credere che lui la amasse sul serio, perchè anche lei lo amava.
"Ehi, hai fame?" le chiese all'improvviso Impala, smorzando la tensione "Perchè io ho fame"
"Si, da morire" rispose lei sorridendogli.
"Ti piacciono i pancake?" le chiese prendendola per mano e trascinandola in cucina.
"Certo che mi piacciono, con cioccolato e panna montata"
Impala tirò fuori da una credenza un preparato, poi prese padella, ciotola, piatti, posate e li posò sul ripiano accanto ai fornelli. Infine dal frigorifero prese latte, uova, Nutella e panna montata.
TARDIS si sedette sul tavolo e lo guardò destreggiarsi tra i fornelli, cantando le canzoni che continuavano a suonare in sottofondo. Ogni tanto le passava accanto e la baciava di sfuggita.
Decisero che nel pomeriggio sarebbero andati in farmacia per comprare una pomata per il suo occhio e i lividi. 
Decisero anche che TARDIS si sarebbe fermata a casa sua per tutto il resto del week-end. C'erano forti segnali che le fecero capire che, probabilmente, non sarebbero usciti di li se non fino a domenica sera.
Poco dopo i pancake furono pronti. Impala ne mise tre a testa in un piatto, con strati di cioccolato e riccioli di panna. Andarono a mangiarli seduti sul divano. Impala stese le gambe sul tavolino davanti a lui, mentre TARDIS si rannicchiò contro il suo petto.
I pancake furono divini, con il cioccolato e la panna che si scioglievano in bocca. In sottofondo suonava una di quelle band rock che tanto piacevano ad Impala, ma che lei non conosceva ma stava iniziado ad apprezzare. Il sole entrava dalla finestra, l'aria era calda ma sopportabile.
Era tutto assolutamente perfetto.
Impala appoggiò i piatti sul tavolo e si girò verso TARDIS. Le prese il mento con le dita e la baciò, mordendole delicatamente le labbra.
"TARDIS" le disse serio, senza lasciarle il mento, in modo che i loro occhi non potessero lasciarsi "Ti andrebbe di sapere cos'è quel diario?"
"Mi farebbe piacere" rispose con un sorriso.
Impala si alzò, andò alla libreria e prese il quaderno dalla mensola, poi tornò a sedersi accanto a lei.
"Mi piacciono tanto quelle foto" gli disse TARDIS "Assomigli tanto a tuo padre". Impala le sorrise con un filo di imbarazzo.
"Tu mi hai raccontato di quello che è per te il cielo e lo spazio" le disse Impala aprendo il diario "Mi hai raccontato dei tuoi sogni e di come un giorno andrai nello spazio a scoprire nuovi pianeti e farai amicizia con gli alieni. Ora voglio raccontarti i miei di desideri. 
Ho iniziato a scrivere questo  diario quando ero un'adolescente, orfano, che viveva accanto ad un'officina con un burbero come Bobby. 
Come tutti gli adolescenti, arriva un momento in cui vogliono andarsene dalla città in cui sono nati e cresciuti. Perchè le va stretta e perchè vogliono sentirsi liberi ed indipendenti.
Sam e Dean hanno viaggiato tanto e per questo li ho sempre invidiati. Io al massimo andavo nei boschi a caccia, a fare escursioni in montagna o al mare. Ma mai più lontano di così.
Bobby non me lo permetteva, ero senza genitori e avevo solo lui. L' ho odiato per tanto di quel tempo, che quasi me ne vergogno.
Così ho iniziato a sognare, sognare di diventare grande, fare i bagagli, salire in macchina e partire senza una meta. Visitare tutte quelle città di cui avevo solo sentito parlare, vedere tutti quei luoghi misteriosi di cui avevo solo letto. Ed è così che ho iniziato a scrivere questo" disse alzando il diario e girando le pagine.
"Non potevo vivere quelle esperienze, ma potevo sognarle e scriverle" continuò "Qui dentro ci sono talmente tante cose, che non mi basterebbe una vita sola per viverle tutte"
"Sei mai riuscito a fare qualcosa che hai scritto qui?" gli chiese lei.
"Qualcosa, ma una parte piccola, anzi piccolissima. Città facilmente raggiungibili e vicine. Alcune delle cose che ci sono scritte qui, sono irrealizzabili secondo me" aggiunse con amarezza.
"Mai dire mai e lo dice quella che vuole andare nello spazio e provare l'esistenza degli alieni" disse con una punta di sarcasmo.
"Mi piace il tuo ottimismo" le disse.
"Impala, ora sei adulto e hai un lavoro. Perchè non lo realizzi uno dei tuoi sogni? Sono certa che Bobby qualche settimana di ferie te le lascia"
"Una volta stavo per farlo. Avevo appena rotto con una ragazza e litigato con Bobby. Ho fatto le valigie nel cuore della notte sono salito in macchina e sono partito. Sono arrivato poco fuori città e sono tornato indietro"
"Perchè ti  sei fermato?"
"Perchè ho avuto paura. Ho sentito che se fossi partito, non sarei più stato in grado di tornare. Qui ho gli amici, Bobby e l'officia, il ricordo dei miei genitori. Ora ci sei anche tu"
"Mi dispiace di essere un ostacolo"
"No, no, no" si affrettò a dire, chiudendo il diario sul tavolino e prendendole le mani "Tu sei un qualcosa di bellissimo e al diavolo tutti i sogni, per ora mi basta saperti qui" concluse accarezzandole la guancia.
"Sai, Impala" gli disse TARDIS "Quando ci siamo conosciuti non credevo saremmo mai stati in grado di arrivare a questo. Eravamo troppo diversi. Continuavo a domandarmi cosa centrassi io con te"
"Ma noi siamo due persone diverse, TARDIS"
"Non così tanto come credi. Lo siamo solo all'esterno. Riflettici, io voglio viaggiare tra le stelle con un'astronave, tu tra le città su una macchina vecchio stampo. Sono viaggi e sogni, di diverso tipo, ma pure sempre viaggi e sogni.
Entrambi veniamo giudicati solo per quello che siamo fuori. Quando le persone ti guardano vedono solo tatuaggi e vestiti neri, quando guardano me vedono solo capelli blu e libri sotto il braccio. Vedi? Tanto diversi non siamo"
Impala rimase a fissarla, con gli occhi cangianti e seri, ma velati di dolcezza.
"Sei meravigliosa" le disse accarezzandole la guancia e le labbra con le dita, poi la prese per la vita e la attirò a se. TARDIS si sedette a cavalcioni sulle sue gambe e appoggiò le mani sul suo petto caldo.
"Sei meravigliosa" ripetè "Sei.....Non riesco a  trovare le parole. E' come se tu fossi, non so. E' comese tu fossi ... più grande, ecco. Tu sei più grande all'interno"
"Più grande all'interno?" chiese, guardandolo come se fosse impazzito.
"Si, sei più grande all'interno. Perchè fuori sei una strana, pazza e permalosa secchiona con i capelli blu e il naso sempre fra i libri. Quando ti ho conosciuto pensavo tu fossi una di quelle solite saputelle asociali. Invece" continuò stringendole le mani "Dentro sei, sei come un vortice infuocato. Sei un intero pianeta che brucia. E' come se tu fossi in grado di accendere e spegnere un iterruttore, che ti fa ardere. Cazzo, se sapevo che tutte le secchione erano così, sarei andato anche io all'Università.
Comunque, quello che vogli odire è che tu sei passionale e non l'avrei mai detto. Sei timida e riservata e schiva, ma quando accendi quell'interruttore, sei fuoco. Non ne ho conosciute tante di ragazze che fossero in grado di farmi girare la testa anche solo con un bacio. In teoria il blu è un colore freddo, ma da quando ti conosco sto iniziando a pensare che sia il più caldo"
TARDIS rimase a fissarlo, senza trovare nulla da dire. "Imp....Impala" balbettò con gli occhi lucidi "Nessuno mi aveva mai detto qualcosa di simile". Impala alzò le spalle, sorridendo con aria compiaciuta.
"Credi che tutte le persone siano così?" gli chiese TARDIS.
"Così come?" 
"Più grandi all'interno"
"Si, credo di si"
"Quindi anche tu sei più grande all'interno" disse accarezzandogli il tatuaggio sul petto "Fuori le persone,  e anche io all'inizio, vedono solo tatuaggi, vestiti neri e sigaretta. Vedono un ragazzo probabilmente arrogante, pieno di se, senza paura. Vedono un duro che scatena risse nei bar, che probabilmente cambia ragazza ogni settimana"
"Dentro cosa c'è?" le chiese lui.
"Dentro" rispose posandogli una mano sul petto e sul cuore "Dentro c'è questo meraviglioso uomo, dolce e sensibile. Che nonostate i muscoli e i tatuaggi e l'aria da cattivo ragazzo, sa accarezzarti come il più delicato dei fiori.
C'è un uomo intelligente, che riesce a tirar fuori parole così belle e profonde. C'è un grande cuore, leale e forte, che ha paura, che ha dei sogni. Sei la luna di questo pianeta che brucia" concluse indicado se stessa.
Impala la attirò a se e a pochi centimetri dalle sue labbra, le sussurrò "Nessuno aveva mai detto neanche a me qualcosa del genere", rise nervosamente.
TARDIS lo spinse all'indietro, con le mani appoggiate sul petto, contro lo schienale del divano. Gli prese le mani e le appoggiò sui propri fianchi, sotto la maglietta.
Lo baciò, prima sul petto, poi sul collo, infine sulle labbra. Lasciò che la sua lingua esplorasse la sua bocca, che sapeva ancora di cioccolato, ed era calda e morbida.
Intanto le dita di Impala si facero strada sotto la maglietta, tracciando disegni sulla sua pelle fino a che non le accarezzarono il seno.
TARDIS ansimò contro le sue labbra e lo strinse ancora di più a se, tenendolo per la nuca.
"Ehi" gli disse "Non ero io quella che faceva perdere il respiro a te?"
Impala rise, con una risata bassa e seducente. Poi TARDIS improvvisamente si alzò e fece qualche passo lontano dal divano, poi gli diede le spalle.
"Ehi dove vai?" urlò confuso.
"Vado a farmi la doccia" rispose traquilla.
"Ah" disse Impala, rimasto attonito sul divano.
"Impala" continuò lei "Era un modo per dirti "Vieni con me"".
"Ah" disse ancora, poi riflettè un attimo e disse di nuovo con convinzione "Ah!"
Si alzò di scatto e corse verso di lei e la prese in braccio, caricandola su una spalla come se non pesasse nulla.
La portò in bagno, aprì la porta scorrevole della doccia e la mise dentro, poi aprì l'acqua.
Un getto gelido investì in pieno TARDIS. I capelli le si inzupparono d'acqua e la maglietta le si attaccò alla pelle.
Corse fuori dalla doccia imprecando sotto voce. Impala la guardò e scoppiò a ridere, allora lei lo prese per  un braccio e lo fece finire sotto l'acqua.
"Cazzo è fredda" imprecò stringendosi le baccia al petto.
"Te l'ho detto" ribattè lei scoppiando a ridere e in quel momento Impala la prese e la trascinò di nuovo sotto l'acqua.
Girò il rubinetto e lentamente divenne calda, si tolsero i vestiti ormai zuppi e pesanti.
Impala chiuse la porta scorrevole e si isolarono dal mondo. La abbracciò, poggiando la schiena di TARDIS contro il proprio petto e si lasciarono cullare dall'acqua.
TARDIS si fece ipnotizzare dalle  gocce che scorrevano sul suo corpo e quando lo baciava, sul petto o sul collo, le beveva come  acqua dalla fonte.
Si amarono sotto quella nube di vapore che profumava di zucchero e ciò che prima era stato solo di nero e blu, divene un unico colore.
Il pomeriggio andarono in farmacia e comprarono una pomata, presero due pizze che mangiarono sul divano mentre Impala le faceva vedere uno di quei film horror che lei non conosceva.
Cenarono insieme e dormirono insieme. Il giorno dopo andò esattamento come quello precedente, se non ancora meglio.
Alla fine, la domenica sera, Impala a malincuore dovette riaccompagnarla a casa.
Appena parcheggiò davanti alla porta di casa, non fecero in tempo a scendere che Donna apparve sulla soglia, con gli occhi che dicevano "Ora mi racconterai dettagliatamente tutto quello che avete fatto. Non puoi sfuggirmi"
TARDIS guardò Impala cercando conforto, ma lo vide solo cercare di trattenere una risata.
"Credi che sopravvivrai al Donna-Iterrogatorio?" le chiese.
"Lo spero" rispose "Se entro ventiquattrore non rispondo, manda i soccorsi"
"Ok" ribattè ridendo, poi le si avvicinò e la baciò dolcemente "Ci sentiamo, donna dello spazio"
"A dopo, Baby"
TARDIS scese dall'auto e lo salutò dalla porta, imitata da una maliziosa Donna che, non appena Impala scomparve dietro l'angolo, la trascinò in casa.
Il terzo grado durò più o meno un'ora e riuscì a sottrarsi solo con la scusa dello studio, anche se tanto una scusa non era dato che doveva studiare sul serio.
Sdraiata al buio della sua camera, con i poster delle stelle e dei pianeti attorno a lei, riflettè su quello che era successo.
All'inizio si domandò se Impala non l'avesse cambiata, ma capì che non era così. Lei era sempre la stessa, la stessa TARDIS. Lui l'aveva solo aiutata a scoprire una nuova parte di se.
Anche Impala era sdraiato nel letto a casa sua e sul cuscino accanto a se, dove TARDIS aveva dormito, c'era il suo diario.
Tutti coscevano quel diario e alcune persone lo avevano anche visto. Non era un segreto, non lo nascondeva. Ma TARDIS era stata l'unica persona con cui ne aveva parlato apertamente.
Perchè come aveva detto lei, erano più simili di quanto pensassero.
La luna di quel pianeta che brucia.
  
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