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Autore: Maty2002    29/03/2015    4 recensioni
E se i personaggi di Five Nights at Freddy's non fossero altro che ragazzi normali, riunitisi all'interno di questa strana pizzeria attraverso una misteriosa telefonata che li ha strappati da un infanzia dolorosa e inesistente?
E se ora, scoprendosi a vicenda, cercando di sopportarsi e scoprendo sentimenti come l'amore, l'amicizia e la gioia, debbano superare normali giornate di lavoro accompagnate sia da momenti demenziali, sia da trisi momenti su cui riflettere?
Beh, tutto questo è stato immaginato in questa storia... spero di avervi incuriosito!
Genere: Comico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Prigioniero

Era tanto, tanto stufo.
Stufo di quel covo polveroso e fatiscente.
Stufo dell’oscurità che lo circondava e che si mescolava troppo bene al suo silenzio imposto.
Stufo di sentire le voci dei bambini e il parlare allegro della gente all’interno della pizzeria, dall’altra parte.
Stufo di quella barriera, che andava ben oltre ad un tendone viola e ad una minaccia.
Era diventato un prigioniero incatenato alla sua stessa casa.
Non poteva oltrepassare il sipario, né aveva la possibilità di vedere gli altri, nel retro del locale.
Gli era stato imposto, ma si era anche obbligato, a rimanere nell’oscurità più completa, a ragionare su ciò che aveva fatto e su ciò che sarebbe accaduto se non fosse stato fermato.
 
Non stava a lui decidere, doveva lasciare che ad occuparsene fossero forze maggiori di lui.
Non doveva urlare a squarciagola contro quell’uomo, mentre esso si apprestava a strattonare, anzi, rapire, un bambino nel retro della pizzeria.
Non doveva attaccarlo, non doveva seguire il suo istinto... non poteva darla vinta al suo buonsenso.
Doveva aspettare che forse il bimbo si salvasse, che, forse, qualcuno riuscisse a sventare il rapimento.
Magari doveva anche telefonare alla polizia e attendere che, forse, dopo svariati minuti, arrivasse sulla scena del crimine, per poi ripartire nell’accorgersi che il sequestro era già avvenuto.
E dopo tutto ciò, doveva solamente tornare nel locale e scordare l’accaduto, fregandosene del bambino e della sua sorte.
No, non riusciva ad imporsi di pensarla in quel modo.
Ciò che è giusto lo è solo in parte, la restante rimane alle accuse, ai ripensamenti e agli oppositori.
Ma solo il pensiero di aver allontanato quel bambino dal suo destino, a violenze fisiche, mentali o a tutto ciò che poteva accadergli, spazzava via le insicurezze e gli ridonava una flebile speranza.
Tra tutti gli sbagli umani, forse aveva compiuto il più nobile.
 
Perché permettere che un' altra tragedia dilagasse sul nome del locale?
Già Bonnie era stato immesso in un circolo di droga da bambino, perché far ripetere una simile esperienza?
Già Chica aveva subito degli abusi sessuali neanche all’età di undici anni, perché lasciare che un altro mostro sfogasse il suo istinto su un ragazzino?
Già Freddy era stato allontanato dalla sua famiglia insieme al fratello, per poi vedere i suoi genitori, venuti a salvarlo, essere trapassati dai proiettili, perché far compiere un altro infimo destino?
E poi, diverso, improbabile e impossibile, era invece il suo passato.
Una nave di contrabbandieri e un bambino di sette anni, ma chi diavolo l’aveva rinchiuso lì dentro, a subire angherie e privato della sua famiglia?
Aveva visto scorrere troppo sangue in quel luogo, il suo sangue.
Era stato rapito e spedito su quella nave, e solo un killer, un pazzo, un mostro poteva compiere un simile gesto.
E quell’assassino incombeva su di lui, come un ombra silenziosa, dalla sua nascita.
Sceglieva con estrema attenzione le sue vittime e, in un modo o nell’altro, le perseguitava per l’eternità.
E Foxy sentiva ancora lo sguardo di quel sadico su di lui ogni volta che le cicatrici tiravano la sua pelle e lo obbligavano a fermarsi e a ricordare.
Quegli sfregi erano delle catene e il proprietario di esse l’assassino della sua infanzia.
Quando questo accadeva, qualcuno, quasi sempre Chica, lo sosteneva e riusciva a spazzare via quelle dolorose memorie.
Ma, chiuso nel Pirate’s Cove, chi lo aiutava a superare la paura?
 
Dentro quell’orrendo covo non poteva fare altro che rannicchiarsi in un angolo e urlare, urlare tutta la sua frustrazione, la sua rabbia e il suo dolore.
Sentimenti che poi, una volta scontata la pena, sapeva già che avrebbe mascherato con un sorriso e una battuta allegra.
Piangeva in silenzio, con il terrore di essere preso per un codardo, per quel bambino che ancora cercava di crescere dentro di lui, ma  che inciampava sempre nello stesso punto.
Ma se nessuno sentiva le rumorose grida, chi poteva cogliere il silenzioso dolore?
Finita la crisi non poteva fare altro che avvicinarsi mestamente al sipario, astutamente bloccato, e aspettare che Chica, some al suo solito, passasse accanto a lui fischiettando, per poi frenare la sua allegria e fermarsi proprio di fronte al tendone.
-Non sei solo.
Bisbigliava sottovoce, allontanandosi di nuovo con un sospiro quasi inudibile.
“Non sei solo” però era incompleto... “Sono accanto a te”era l’eterna parte mancante.
 
E così il tempo scorreva, inesorabile.
Erano poche le volte in cui poteva uscire dalla sua prigione, e non bastavano mai a ridonargli la speranza.
 In quel periodo di solitudine e di ragionamento, però, non faceva altro che insultarsi, a scovare giorno dopo giorno altri difetti in lui.
Era permaloso, irascibile e aggressivo all’occorrenza.
Ingoiava il dolore, ma raggiunto il limite massimo di sopportazione esplodeva, e lasciava sfogare tutta la sua rabbia.
Non aveva il controllo delle sue azioni e il più delle volte feriva la gente con le sue stesse parole.
Lasciava dei morsi profondi, che trafiggevano proprio dove la vittima era più fragile, colpendo in pieno il suo punto debole.
E così si convinse di essere un mostro, una persona orribile che si nascondeva dietro la maschera della dolcezza.
Questo sono io¹, si diceva, e nulla potrà cambiarmi
Ma subito dopo cambiava idea e passava il tempo a controbattere contro la voce della sua mente.
Contro la voce del mostro che popolava il suo presente.
 
¹ riferimento alla frase “It’s me”, molto frequente nel gioco.



Angoletto dell'autrice fallita
Ciao a tutti!
Okay, questo capitolo non  poteva mancare XD
All'inizio doveva essere una breve flashfic, ma dato che sono logorroica, beh, si sono aggiunte un paio di parole in più.
Spero di aver reso al meglio i sentimenti di Foxy, la paura, la rabbia e la frustazione per la sua prigionia e per il suo passato tormentato.

Ho cercato di rendere il più attuale possibile la storia del morso, visto che non ce lo vedo a staccare a morsi il lobo frontale di una bambina, in vesone umana, perlopiù XD
Inoltre c'è anche una piccola anticipazione del passato di alcuni degli altri ragazzi, ma ho lasciato il tutto sotto un alone di mistero, soprattutto per creare una sorta di collegamento con alcuni dei prossimi capitoli.
Le varie parti mancanti dove si spega il perchè Foxy è stato rinchiuso e altri particolari che possono elaborati al termine, non li ho precisati, soprattutto per lasciare un'iterpretazione quasi totalmente personale al lettore.
... Quanto amo Foxy, con il suo carattere dalle mille sfaccettature! Questo credo di averlo già detto XD
Alla prossima!

PS: eliminata la parte "fallita" per non essere uccisa da... "chi sa chi"! XD
   
 
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