Strange Things: Ci siamo quasi
Sul fondo del lago vi erano dei
mosaici e pavimentazioni con
decorazioni musive fatte da piastrelle azzurre e bianche, poste in modo
da
formare disegni geometrici e floreali molto simili a quelli rimasti
delle ville
cretesi studiate anche a scuola da Elle quando ancora era al biennio: a
differenza di quelle però, le superfici non erano affatto
logore ma lucide come
se fossero state costruite da pochi anni e fossero un normale monumento
contemporaneo. Elle guardava rapita quei tratti seguendo i contorni per
identificare
meglio i soggetti di quei decori, ma non vi riuscì
poiché Philip la tirava con
una mano sempre più velocemente preoccupandosi che non
finisse il fiato; la
nuotata durò poco meno di un minuto e si ritrovarono dentro
una grotta
conducente a un pertugio roccioso color ruggine, tutt’intorno
vi erano fiaccole
accese che illuminavano il corridoio apertosi e permettevano ai due
ragazzi di
riconoscere sulle pareti altri ornamenti parietali a colori caldi
raffiguranti
fiori esotici, tronchi d’albero e strane alternanze
geometriche somiglianti più
a caratteri antichi che a semplici “cornicette”.
Elle toccava i muri del loro
cammino e a bocca semiaperta scrutava intorno a sé curiosa
di tutto ciò che
aveva intorno; Philip la guardava sorridendo e ripensando a quante
volte si era
immaginato quella scena, quello sguardo interrogativo, il suo compito
di
conduttore e guardiano, dovere temporaneo fino a quando la
verità non sarebbe
stata svelata; “Ormai manca poco: dobbiamo percorrere il
Corridoio di Fuoco,
passare
La stanza degli Elementi era piccola, totalmente diversa dal
Corridoio di Fuoco: aveva le pareti color ghiaccio probabilmente di un
materiale molto resistente e molto simile al cristallo; sembrava di
essere
entrati all'interno di un cubetto di ghiaccio o un diamante,
perfettamente levigato
solido e trasparente. Un’altra differenza che vi era con
l’altro posto erano le
decorazioni: erano ovunque! Sul pavimento, soffitto, pareti: non
c’è un solo
millimetro che non fosse coperto da incisioni astratte bianche e
azzurrine che
andavano a confondersi con la tonalità cristallina e pura di
quel luogo. Elle
era affascinata dalla maestria di chi intarsiò quelle
pareti, di colui che
lasciò la propria traccia in quel modo così
delicato ma ammaliante; Philip
sembrava non far caso a ciò che aveva intorno, forse da
troppo tempo vedeva
quei giochi di curve e linee e ormai non gli facevano più
l’effetto della sua
compagna, la quale al contrario sembrava interessargli molto di
più. Elle si
girò verso Philip per iniziare a sommergerlo di domande
circa tutto quello che
aveva visto con occhi spalancati fino a quel momento, ma prima di
parlare si
accorse dello sguardo che il ragazzo aveva posto su di lei e
lì per lì arrossì
com’era solita fare per qualsiasi cosa; il suo accompagnatore
sembrò non farci
caso, ma dentro di sé era contento del colorito che quelle
gote avevano preso
per più di una volta in sua presenza.
Al centro della parete che avevano davanti, vi era posta una
porta coi cardini argentati e argentate le rifiniture, la maniglia, la
serratura invece era più scura, come se l’avesse
usurata il tempo; Philip pose
la mano sul manico e con un unico gesto fece scattare il meccanismo
interno per
oltrepassare quella soglia: davanti ai loro occhi si presentava
un’immensa sala
con l’aspetto di un giardino fatato. La luce era soffusa e i
raggi erano
cosparsi di riflessi brillanti, vi erano dei laghetti sparsi qua e
là, sulle
superfici idei quali galleggiavano delle ninfee che sembrava stessero
volteggiando come ballerine in quegli specchi cerulei; l’aria
era pervasa da
profumi floreali ma non c’era segno d’anima viva:
era come ritrovarsi in uno di
quei paesaggi descritti dai libri di fiaba che sempre i bimbi sognano
ascoltando i racconti.
Elle avanzò inoltrandosi in quel paesaggio irreale e Philip
la seguì senza perderla mai di vista, come se fosse pronto
sempre per ogni
possibile evenienza; tutto era però immobile e non accadeva
nulla, non una
foglia veniva spostata, era come un luogo dipinto da un abile pittore
colto da
un’ispirazione fiabesca; passarono un laghetto e
l’albero vicino e finalmente
ecco: una schiera di persone. Erano tutte lì, come se
stessero aspettando il
loro arrivo, in piedi ferme anch’esse, eleganti e composte,
le espressioni dei
volti non trasparivano alcuna emozione o pensiero: delle persone-statue.
Elle rimase a bocca aperta: come poteva non essersi mai
accorta di nulla?Eppure erano tutti lì, nessun viso
sconosciuto, nessun tratto
mai visto, occhi conosciuti, sguardi già visti, niente,
assolutamente nulla che
potesse sembrare anomalo. “Ma non è
possibile..” Pronunciò Elle “Voi cosa ci
fate qui?..” “Aspettavamo il momento giusto per
dirti tutto,Elle.” Rispose una
voce nota, “Ora avvicinati, ci siederemo vicino alla Sorgente
e ti spiegheremo
per filo e per segno tutto ciò che dovrai sapere.”
Elle senza dar un cenno di
risposta si mosse automaticamente seguendo quel gruppo che aveva
cominciato a
camminare verso la “Sorgente”.
Spazio Autrice: Eccoci qui coll’ennesimo capitolo postato e recensito sempre e solo dalla mia “fedele”( ?) Hinakura_thebest..almeno tu lasci un segno (sempre gradito) del tuo passaggio!!Non come quei 170 lettori che hanno letto e puff spariti mai visti ma neppure una riga…vaaa beh cmq grazie mille per i tuoi commenti sempre positivi!!!Spero ti piaccia questo capitolo e spero piaccia anche a tutti i “lettori fantasma” ora VI chiamerò così..XD please recensite …anche critiche domande etc, non bisogna per forza far complimenti!Merci beaucoup !!