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Autore: Kaho    02/04/2015    3 recensioni
«Ti ricordi quella volta sulla spiaggia?» continua Talia, sussurrando. «Annabeth dormiva. Tu eri andato a cercare qualcosa da mangiare e, quando sei tornato, io cercavo le tue impronte sulla spiaggia…»
[Luke/Talia]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Castellan, Talia Grace, Talia/Luke
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimers: Percy Jackson non è una mia creazione.

 

 

 

Can you feel it come back again?

 

 

Thalia è di fronte a lui. La sua pelle bianca sembra traslucida e l’eyeliner nero sopra le ciglia gli ricorda un incrocio fra una Marines e un panda. Luke vorrebbe ridere, ma si trattiene. La divisa delle Cacciatrici mette in mostra un paio di gambe da antilope, lunghe e sottili. L’espressione furtiva dei suoi occhi, mentre guarda con circospezione i dintorni della baia, gli ricorda una cerbiatta.

Luke sente un grumo di parole in gola e gli occhi lucidi, ma rimane fermo, immobile. Nonostante Thalia sembri nervosa, c’è qualcosa di pacifico nelle onde dell’oceano che si arricciano, esalanti, sul ciglio della spiaggia. Tutto è troppo calmo: il mare è un suo nemico, adesso, e non è mai stato gentile con lui negli ultimi mesi. È da questo piccolo, insignificante particolare che Luke ha capito di essere in un sogno. Lui, pur essendo un mezzosangue, non ha mai avuto questo dono, o maledizione, a seconda di come la si vede. Non l’ha mai voluto: a Luke piace osservare la realtà e analizzarla. Questo è il suo dono. Ma Thalia è figlia di Zeus, ha dei poteri che ignorano sia lei che suo padre, e il vecchio Hypnos ha sempre avuto un debole per le figlie di Zeus, un patetico tentativo di ingraziarselo da quella volta che ne subì l’ira per aver obbedito a Era.  

Quando sposta gli occhi dalla sabbia, trova il viso di Thalia così vicino che deve indietreggiare di un passo. Si sente, suo malgrado, le guance in fiamme e il cuore in subbuglio.

Con stizza, esordisce: «Non credevo che le schiavette di Artemide dormissero la notte.»

Thalia si limita a grugnire, storcendo il naso, ma non sembra infastidita. Piuttosto, preoccupata. «Sta’ zitto. Stare con quel mummia di un titano ti ha rincitrullito? I nomi degli dèi hanno ancora potere, se pronunciati. Anche qui.»

Luke si rendee conto di aver fatto un’enorme cazzata a parlare di Artemide. Avrebbe dovuto pensare che Thalia non avrebbe mai dovuto avere a che fare un uomo, men che meno lui, e che la dea della luna ha particolari affinità con il regno del sonno. Ma quando c’è di mezzo Thalia, gli riesce difficile rimanere con la mente lucida. Anche ora, il suo odore di resina e bruciato è quasi insopportabile, ma stranamente confortante, e lo fa vacillare, come se sostenesse ancora il peso del cielo sulle spalle.

«Stai zitto, adesso», constata tagliente Thalia. «Ho poco tempo.»

«Perché mi hai cercato nel sogno, Thalia

Lei arrossisce profusamente, abbassando lo sguardo e mordendosi il labbro, e Luke si sente suo malgrado sorridere.

«Cerco di… Luke, guardati intorno. Te la ricordi?»

Non ha bisogno di guardarsi intorno per capire cosa intende. Ricorda benissimo. È una delle tante spiagge in cui lui e Thalia, insieme a Annabeth, hanno campeggiato in passato, quando lui avrebbe potuto dire di avere una famiglia. C’era un rifugio, se non ricorda male, risalendo il fiume.

La sabbia, che nella realtà era cosparsa qua e là da alghe secche e lattine vuote, in sogno è così bianca da essere abbagliante. O forse è la pelle di Thalia, rischiarata dall’immortalità.

«Ti ricordi quella volta sulla spiaggia?» continua lei, sussurrando. «Annabeth dormiva. Tu eri andato a cercare qualcosa da mangiare e, quando sei tornato, io cercavo le tue impronte sulla spiaggia…»

Ha ancora il sangue al collo e sulle guance, ma lo guarda in viso con i suoi due occhi verdissimi cerchiati di nero, come code di un pavone. Quando fa un passo avanti, questa volta Luke non arretra. I piedi di Thalia hanno coperto le impronte dei suoi, di piedi, e il sospirò che rilascia gli dà la sensazione che entrambi siano all’ombra dopo giorni di deserto. Luke si lecca le labbra, nervoso.

«Non dovrei essere qui.»

Thalia lo guarda triste. «è l’unico posto dove dovresti stare.»

Poi scappa via, correndo fra le onde, facendosi vento come una ninfa.

 

Quando Luke apre gli occhi, nella sua cabina sulla Principessa Andromeda, sente ancora fra le dita i granelli di sabbia.

 

 

 

 

N.d.A. Hypnos nell’Iliade avrebbe obbedito a Era ed addormentato Zeus per permettere a Poseidone di aiutare i greci. Io ho solo immaginato che tentasse di rientrare nelle grazie di Zeus aiutando i figli. How wrong, lo so.

 

Mi sono auto-promptata, ohibò. @piscinadiprompt

Va beh. Percy Jackson è il mio nuovo amore e si possono scrivere infinite cose e sono felice, sì!

Detto questo, grazie a tutti per aver letto, per chi recensirà, per chi preferirà etc.

 

Bye,

Kaho

  
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