Fanfic su attori > Cast Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: Lely_1324    04/04/2015    3 recensioni
"Ma che posso dire io, sono solo un attore. Non posso davvero capire chi sei, perché non saprei da dove iniziare e poi niente ha senso sulla carta rispetto a chi siamo davvero.
Sarebbero solo parole.
Per la prima volta mi rivolgi uno sguardo, dai tuoi occhi le lacrime sgorgano senza che tu sbatta le ciglia. E’ un pianto senza singhiozzi, di quelli silenziosi e adatti alle strade."
COLIN O'DONOGHUE - JENNIFER MORRISON
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: colin o'donoghue, Jennifer Morrison
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Speak to me 
My heart is free 
My love has gone away 
Tell me true 
- It's ok Tom Rosenthal






Colin  la guardò allontanarsi con la coda di cavallo che le oscillava tra le spalle tese. 
Con le dita si toccò le labbra, ancora calde e umide per il suo bacio. Sapeva di desiderio e di paura. Paura per come lui avrebbe reagito, paura di esser  respinta, paura di perderlo. Aveva risposto con passione al bacio. Come avrebbe potuto non rispondere ? Si trattava di Jennifer. Che lo baciava. Mai avrebbe potuto negarle qualcosa.

Fece cadere la mano lungo il fianco. Doveva andarsene, tornare a casa,  il più lontano possibile da lei. 
****************************************************


Per oltre vent'anni aveva cercato di finire quella canzone. Aveva tentato tutte le forme d’ispirazione, ma non era giunto a niente. 
Colin  chiuse gli occhi e lasciò che le dita si muovessero fluidamente lungo i tasti, sollevato di poter finalmente riuscire a suonare il pezzo fino alla sua giusta conclusione. 
Quando sentì bussare alla porta, seppe che era lei. Aprì lentamente gli occhi e attraversò il salotto per aprire la porta. Lei era lì col cappotto grigio,  alcune ciocche di capelli che le cadevano dalla coda di cavallo e quegli occhi verde giada che lo guardavano. Sembrava più stanca di quanto l’avesse mai vista prima d’ora. Voleva dirle di non preoccuparsi. Invece, si fece semplicemente da parte e lei entrò silenziosamente in casa.
Jennifer rimase a disagio davanti alla porta d’ingresso, mentre Colin ritornò al pianoforte e sollevò il bicchiere di scotch che era appoggiato sopra lo strumento. Lo alzò, rivolgendolo a lei in un gesto interrogativo. Lei scosse la testa e lui fece spallucce – “No? Va bene– e bevve il liquido ambrato. 
Forse aveva bevuto troppo quella sera. 
Ma era l'unico modo per cancellare il suo sapore dalla bocca. Lasciò che il bruciore dell’alcool gli scendesse lungo la gola e si depositasse nello stomaco prima di risedersi al pianoforte e di riappoggiare le dita sui tasti. Suonò una melodia vagamente eterea senza un ritmo preciso, facendo sì che le note gli arrivassero semplicemente. 
Sentì un debole frusciare di tessuto quando lei si tolse il cappotto.

“Colin…” fu incerto e interrogativo. Lui continuò a suonare e non parlò.

“Colin” ora fu più fermo. Lui girò la testa per lanciarle un’occhiata, ma non tolse le mani dai tasti. Doveva tenere le mani e la mente occupate.

Lei fece cadere il cappotto e la borsa sulla sedia di pelle nell’angolo e si mosse per mettersi esattamente di fianco al pianoforte, così vicina a lui da riempirgli la visione periferica con la propria figura minuta.
Lui rallentò il ritmo delle dita ma non si fermò, suonando ancora una volta ad occhi chiusi nel tentativo di isolarla dalla propria mente.

Secondi dopo sulla sua mano avvertì quella piccola e delicata di lei, le cui dita si posarono sulle sue, accarezzandogli il dorso , mentre lui continuava quella lenta danza lungo i tasti. La sentì espirare profondamente e quel  respiro caldo gli lambì la guancia. Lei intrecciò le loro dita, fermando i suoi movimenti, e lui aprì gli occhi, guardando le loro mani unite prima di spostare lo sguardo sul suo volto. Dio, sembrava così triste. Lei si morse il labbro inferiore,e lui volle così disperatamente baciarla, proteggerla.
Colin girò il corpo sulla panca del pianoforte per guardarla. Quasi involontariamente liberò la mano dalla sua presa e fece risalire il palmo lungo il suo braccio e la spalla, fino ad arrivare alla guancia. Lei chiuse gli occhi e si appoggiò al suo tocco. Colin studiò il suo volto e poi prese nota della singola lacrima che le stava scivolando lungo la guancia. Mosse il pollice per raccogliere quella goccia salata  e poi guardò come lei piegò leggermente la testa e gli baciò il palmo della mano, soffermandosi su quella parte di pelle più del dovuto, tenendo gli occhi ancora chiusi.

“Jennifer” sentì se stesso pronunciare il suo nome con voce profonda e grave. Lei aprì gli occhi ed essi brillarono di lacrime non versate: aveva permesso che solo una goccia cadesse; stanotte nessun’altra sarebbe stata versata.
Lei gli si avvicinò di un passo, così da sfiorargli l’interno delle ginocchia con la parte esterna delle cosce. All’improvviso lui le avvolse le braccia attorno alla vita e la spinse contro di sé, nascondendo il volto nel suo ventre. Lei vagò tra i suoi capelli con le dita e gli tenne la testa tra le mani contro il proprio corpo, lasciandosi scappare dalle labbra un sospiro. Prima di questo preciso istante, non si era reso conto di volerla così disperatamente – di volerla tra le braccia, di volere il suo corpo premuto contro il proprio, il suono del suo respiro nelle orecchie e il profumo della sua pelle nelle narici.
Rimasero per un momento così, lui che la stringeva col fiato corto, e lei che si lasciava stringere trattenendo il respiro.
Il buio che li avvolgeva, e il battito accelerato dei cuori che rimbombava nelle orecchie.
Un contatto.
Uno stupido contatto bastava ad incendiarli.
Come avrebbero potuto far finta di nulla?
Come si poteva ignorare un emozione di quella portata?
L’esserci anche se distanti, il riconoscersi tra mille , ed il continuo cercarsi.
Cercarsi.
Cercarsi.
E dopo essersi trovati, aver paura di immergersi in quel mare di sensazioni fuori portata, troppo intense per non spaventare.
Aver paura di non riuscire a dare abbastanza amore, e aver paura di non essere in grado di riceverlo.
Sentirsi inadeguati all’interno del proprio mondo, ma sentirsi ancor più inadeguati all’esterno.
Dove la gente non capisce.
Dove li avrebbero guardati con cinismo, con invidia, con diffidenza..
E in mezzo a tutto questo, c’era il loro amore.
Maltrattato, rinnegato, calpestato, ferito.
Eppure sempre presente, sempre vivo, sempre pulsante.
Colin  fece per mettersi dritto, ma la presa di Jennifer non lo mollò.
Frugarono nel buio alla ricerca dello sguardo dell’altro e quando lo trovarono lei  sospirò il suo nome – “Colin”. Un sussurro, una dichiarazione di resa.  Lui si tirò indietro leggermente e alzò lo sguardo su di lei, cercando i suoi occhi. Jennifer spostò le dita dai suoi capelli al suo volto, prendendogli a coppa le guance, esattamente come aveva fatto poche ore prima. Poi abbassò la testa e avvicinò il volto al suo, lasciando che le labbra rimanessero in sospeso sulla sua bocca, così vicine da fare in modo che respirassero l’una l'alito caldo dell’altro.

"Perché?- Perché continui a farmi questo, Jen? Perché continui a torturarmi? Ho avuto la mia porzione di sofferenza, lasciami il tempo per metabolizzarla, non credo di poter sopportare oltre”. Nelle sue parole non c'era rabbia, solo impotenza e frustrazione.
Un tuono lacerò il silenzio. Stava per scoppiare un terribile temporale.
Lei  fissò per un istante fuori dalla finestra, quindi tornò a guardare lui.
“Non sono pronta a rinunciare a te”, sussurrò, “Non ne ho la forza”.
Lui sospirò lentamente.
Un altro tuono, e le luci si abbassarono per un momento.
“E cosa dovrei fare io?”
Jennifer si appoggiò al mobile che le stava alle spalle. Se lo era chiesta anche lei, in fin dei conti. Cosa avrebbe dovuto fare lui in una situazione come questa?


«Lascia stare Colin, evitiamo di farci inutilmente del male, sai anche tu che non...lascia stare. Dimentica questa sera. Non pensiamoci più. Il tempismo non è mai stato il nostro forte.»
«Jen, ascoltami. A volte il miglior tempismo è quello sbagliato» scuote la testa e prova ad allontanarsi, la trattiene per un polso« se lo vuoi almeno quanto lo voglio io Jen, dacci una possibilità.  Allora non sarà facile, anzi… sarà molto difficile. Scoppierà una bufera e saremo sotto l'assedio dei media. Ci attaccheranno e per noi sarà dura,  dovremo lavorarci ogni giorno, ma io voglio farlo perché  voglio te. Io voglio tutto di te! Questo non mi basta, non più. So che possiamo continuare con le nostre vite, ce la caveremmo benissimo. Ma io ho visto quello che potremmo essere insieme. E scelgo Noi. Prova a immaginare la tua vita fra 30 anni, fra 40 anni… come sarà? Io ci ho provato Jen, e ti assicuro che se sono qui stasera  è perchè quando ti accorgi che vuoi passare il resto della vita con qualcuno, vuoi che il resto della vita cominci il più presto possibile» concluse puntando gli occhi nei suoi, il fiato corto per quella dichiarazione improvvisata.
" Anche io scelgo noi" sussurrò Jen di rimando con voce rotta.
Lei gli sfiorò con tocco delicato la barba sulla guancia.
Lui invece si alzò velocemente, ora troneggiando su di lei, e si piegò in avanti per baciarle il collo. Le sfiorò con le labbra la pelle appena sotto il lobo dell’orecchio e sussurrò il suo nome – “Jen” – chiedendole permesso, anche se sapeva d’aver sempre avuto il suo consenso. 
Lei annuì impercettibilmente, troppo sopraffatta dalle emozioni perchè la voce non risultasse incrinata. 
Questa volta lui non esitò. Annullò la sottile distanza tra loro, unendo le loro labbra e aumentando la presa sulla sua vita.
Le schiuse le labbra con la lingua e la baciò più profondamente, lieto del delicato gemito che le sentì emettere. 
Lei rispose afferrandogli l’orlo della maglietta e togliendogliela dalla testa, per poi lanciarla sul pavimento. 
Fece vagare le mani sul suo addome, lungo il suo petto e attorno al suo collo. Gli accarezzò la nuca con le unghie perfettamente curate, facendolo rabbrividire, mentre disegnava il contorno della sua mascella con baci delicati. Alzò lo sguardo su di lui, incontrando i suoi occhi. Rabbrividì per l'anticipazione che vi lesse.
Lui fece vagare le dita al di sotto della sua camicia, le lasciò camminare lungo la pelle liscia alla base della schiena e poi lungo l’addome, giocando col bottone alla base della camicia.
Non distolse mai lo sguardo dai suoi occhi, quando iniziò a sbottonarle la camicia, un bottone alla volta, fermandosi dopo ognuno di essi per disegnarle dei piccoli cerchi sulla nuova pelle esposta. Le sfiorò il seno destro con il retro della mano, quando raggiunse l’ultimo bottone. Dopo aver sentito il suo corpo tendersi a questo breve contatto, liberò velocemente l’ultimo bottone dall’asola e le aprì la camicia usando entrambe le mani. 
Lei se la fece velocemente scivolare dalle spalle, accompagnando i movimenti di Colin, coprendo le sue mani con le proprie.
Solo allora lui abbassò lo sguardo.
Inspirò bruscamente e trattenne il fiato, momentaneamente stordito dalla quantità di pelle perfetta che aveva davanti a sé.
Lei cercò di nuovo le sue labbra.
Gli stava facendo perdere il controllo, premendogli contro il petto con i seni.  Doveva sentire più parti di lei.
Si cercarono ancora, senza essere mai sazi, perdendo il senso della misura, della sufficienza.
Volevano  tutto e lo volevano subito.
Continuando a chiedere amore, continuando a darlo, continuando a riceverlo.
Eppure temendo che non fosse ancora abbastanza, chiedendone sempre di più.
Lenendo le ferite, baciando le cicatrici, asciugando le lacrime.
Promettendo di non versarne più, promettendo di non farne più versare.
Credendoci.
E dormendo, senza aver bisogno di sognare.
Perché il sogno, giace addormentato tra le nostre braccia.




Prometto che non mi dilungo troppo...
Ci tenevo a ringraziare di cuore tutti coloro che hanno letto, recensito ed inserito la storia nelle varie categorie. Grazie davvero.
Leggere i vostri pareri è sempre una gioia. Spero di non aver deluso le vostre aspettative.
Un abbraccio e buona Pasqua ( anche se senza OUAT purtroppo). Alla prossima, Elena.

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: Lely_1324