Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Shi no hana    05/04/2015    2 recensioni
Camminava da ore in quella distesa bianca. Un bianco accecante.
"Mi sono perso".
Pensò, mentre cercava la strada di casa, ma niente. Il sentiero era svanito nel nulla e pure lui era cresciuto in quella terra ora divenuta ostile...
Un nuovo nemico da terre lontane. Un essere legato al freddo che renderà la vita della nuova regnante un inferno.
Apparirà anche il nostro caro Jack Frost e chissà cosa accadrà? ;)
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsa, Jack, Frost, Nuovo, personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Un tè di ghiaccio
.







Il fruscio delle carte rimbombava nella stanza,
Erano tante. Troppi trattati commerciali con paesi stranieri, alcuni dei quali non conosceva bene le usanze.
Sospirò. Ci sarebbe voluta tutta la notta, ma lei era la regina. La regnante di un regno florido e forte. Per il bene del suo popolo doveva intrecciare patti commerciali. Quindi qualche ora di sonno si poteva pur perdere. Afferrò la penna, la intinse nel calamaio e la fece scorrere sul foglio.
Una firma perfetta. Armoniosa.
Sorrise soddisfatta.
Era un'opera d'arte.
"Questo è fatto".
Pensò, mentre riponeva il documento sulla pila ordinata di carte. Ne afferrò un altro e riprese a leggere.
D'un tratto sentì bussare. Una vecchia consuetudine.
Sorrise, sapendo chi fosse.
"Anna, non perderai mai la tua abitudine".
Pensò sorridendo.
"Scusa Elsa, posso entrare?". La sentì.
Tanti ricordi dietro quella richiesta. Tante negazioni ma ora tutto era cambiato.
"Certo Anna. Entra pure".
Le disse. La porta si aprì piano, Elsa alzò il viso eciò che vide la fece sorridere. Sua sorella che entrava goffamente nella stanza. Teneva in mano un vassoio d'argento con sopra una teiera e due tazzine di porcellana. Le sentiva traballare, mentre camminava.
"Elsa ti ho portato un po' di tè".
Disse, mentre si avvicinava facendo piano a non far cadere il tutto sul pavimento.
Elsa ridacchiò.
"Grazie Anna, potevi dire a Gerda di portarmelo. Non c'era bisogno che venissi tu".
"Lo so ma...volevo stare un po' con te".
Le disse, mentre poggiava il vassoio su un tavolino.
"Ma se disturbo vado via".
Continuò tristemente. Elsa sorrise dolcemente. Vederla così le faceva tenerezza, troppe volte l'aveva scacciata, ma ora la voleva accanto.
"No, tu non disturbi mai. Grazie per il tè".
La sorella le sorrise in segno di gratitudine. Si voltò e prese la teiera, versò il liquido fumante nella tazzina. Mise due zollette di zucchero e lo porse alla sorella.
"Sai questo tè è il gentile dono dell'ambasciatore del Giappone. È ottimo per distendere i nervi, anche se a te non serve, oppure no...ma è buono. L'ho assaggiato e ti devo dire...che è delizioso".
Sorrise estasiata. Elsa prese la tazzina e ne bevve un sorso. Dovette ammattere che era buono. Un vero tocca sana per distendere i nervi. Sospirò amche lei deliziata dal liquido ambrato caldo.
Anche Anna prese una tazzina e si sedette sul divanetto. Rimasero in silenzio a guardarsi. Era davvero bello stare di nuovo insieme, senza più segreti.
"Elsa hai molto da lavorare? ".
Le domandò curiosa guardando la pila di carte sulla scrivania.
"E sì. Ho alcuni trattati con molti paesi, specialmente con il Giappone che conosco poco. Devo capire se può dimostrarsi utile per il bene di Arendelle".
Disse Elsa, mentre poggiava la tazzina e afferrava il documento. Doveva ponderare bene le sue decisioni. Doveva pensare per il bene del suo popolo.
"Già, anche se per quando riguarda il tè, devo dire che...lo trovo meraviglioso". Ridacchiò Anna.
"Oh, Anna...hai ragione".
Risero a unisono. Ma il lavoro la chiamava. Abbassò il viso e riprese a leggere, mentre Anna la guardava in muta ammirazione. Sì, ammirava sua sorella. Era bella e capace di guidare con grazia e forza il regno. Restarono così. Lei a leggere e lei a guardarla. Anna notò alcune cose bizzarre di sua sorella. Mentre leggeva, si mordicchiava il labbro inferiore, e di tanto in tanto sbuffava nel cacciare un ciuffo di platino, ribelle, che le ricadeva sugli occhi. Era buffa. Imperfetta. Senza nessuna etichetta. In quel momento era lei, sua sorella
Ma qualche ora prima era stata la regina. La perfezione. La freddezza.


***

La delegazione del Giappone era appena arrivata e ora la attendevano nel gran salone.
Elsa era curiosa. Chi erano? Com' erano?
Sospirò e uscì dalla sua stanza. Il fruscio del suo lungo abito di velluto blu, con ricami argentati, risuonava nel lungo corridoio.
Era nervosa, ma si trattenne. Per sicurezza coprì le mani con i guanti. Aveva paura di qualche incidente diplomatico per colpa dei suoi poteri. Beh, congelare della povera gente innocente era una vera seccatura, che voleva evitare.
Arrivò di fronte alla porta, dove sua sorella e il suo fidanzato l'attendevano. Un ragazzo biondo impacciato che non faceva altro che allargarsi il colletto della sua divisa, lamentandosi perché prudeva.
"Kristoff la pianti!".
Lo ammonì dolcemente Anna, ma luinsi limitò a dire.
"Ma Anna prude!"
Continuarono per un po' a lintigare, quando un colpo di tosse li fece trasalire. Era Elsa che li richiamava.
"Scu...scu...sa".
Balbettarono in coro imbarazzatissimi. Elsa si coprì la bocca con la mano cercando, invano, di trattenere le risa, ma erano troppo buffi. Li adorava.
"Su, andiamo gli ospiti ci attendono".
Le porte si aprirono. La voce del ciambellano risuonava nella sala.
"Sua Maestà, la Regina di Arendelle, Elsa!".
Lei entrò con grazia e disinvoltura. "Non mostrare mai il tuo nervosismo. Cela ogni timore. Sii superiore. Sii fredda. Sii la grazia. Tu sei la Regnante".
Vecchi insegnamenti di sua madre, che ora erano utili.
"Le loro altezze la Principessa Anna e il suo futuro consorte, il Principe Kristoff!".
Entrarono anche loro, anche se quest'ultimo era un po' sgraziato. La vita di corte non era adatta a lui, un uomo di montagna. Lui si sentiva se stesso solo tra le sue montagne, ma per lei aveva fatto questo sacrificio.
> Sospirò e si mise al fianco della sua fidanzata che gli sorrise.
"Sta calmo Kristoff, il peggio è passato".
Gli sussurrò Anna. Lui distese un po' i muscoli. Loro lì erano solo da parata. Erano solo i componenti della famiglia reale, non dovevano prendere decisioni, solo la regina doveva.
"Sua Maestà è un vero onore essere ricevuti da una creatura così incantevole".
Disse pieno di ammirazione l'ambasciatore, mentre chinava il capo in segno di rispetto. Elsa gli sorrise.
"Maestà io sono Tokugawa Gokinai, ambasciatore delle Terre degli Dei. Il nostro Sovrano Celeste le porge i suoi saluti, sperando di poter allacciare dei legami commerciali con il Vostro florido regno".
L'ambasciatore era vestito in alta uniforme. Teneva stretto, poggiato, al fianco destro il suo elmo, mentre la sua spada era legata alla sua sinistra.
Non era molto alto, ma aveva modi gentili ed eleganti. Ma ciò che attrasse le attenzioni di Elsa era la presenza della donna dietro di lui. Con abiti strani, non come quelli delle dame di corte, ma molto belli. Indossava un abito di stoffa pregiata, seta, con stampe a motivo invernale. Maniche lunghissime che ricoprivano le mani. Il lunghi capelli neri liscissimi, erano legati in una bassa coda.
Teneva il capo chino in segno di rispetto.
"Chi è? ".
Pensò Elsa in preda alla curiosità. Aveva visto tante illustrazioni nei libri sugli abiti nipponici, ma quello era meraviglioso. Regale, come quella fanciulla che lo portava.
"Mia Regina vorrei presentarvi Kanna-sama, la consigliera del nostro Sovrano".
La annunciò l'ambasciatore. Lei si mosse piano con eleganza. Elsa e i presenti rimasero incantati nel vederla. Una bambola di porcellana.
Si mise in ginocchio e con le mani protese in avanti in segno di rispetto, disse.
"È un onore e un privilegio per me, essere di fronte a Voi Elsa-sama, io sono una umile miko al vostro servizio. Vi chiedo di prendere in considerazione le richieste commerciali del mio Signore".
Elsa rimase imbambolata dinnanzi a quella ragazza che si prostrava ai suoi piedi.
"Quanta umiltà".
Pensò.
"Alzatevi vi prego. L'onore è mio avervi qui come ospite. Non temete prenderò cura delle richieste del Vostro Sovrano".
Kanna si alzò e guardò dritta negli occhi di Elsa, che fu pervarsa da uno strano brivido. Quegli occhi neri erano oblio. Tremò leggermente. Quella donna trasmetteva troppe cose. Eleganza, bellezza ma anche qualcosa di arcano. D'indefinito.
L'udienza trascorse veloce, come anche quella sensazione, ma non il dubbio.
"Kanna chi siete?".


***


Il sole stava tramontando tingendo le pareti dello studio di caldo colore ambrato. Elsa accese il lume sulla sua scrivania, mentre riponeva il foglio sulla scrivania. Alzò il viso e vide che sua sorella si era addormentata sul divanetto.
"Buonanotte sorellina".
Le accarezzò la guancia e la lasciò riposare. Ritornò verso la scrivania, quando il vento cominciò a soffiare forte facendo muovere gli infissi.
Si voltò verso la ginestra e vide che fuori nevicava. Una nevicata anomala.
Curiosa si diresse verso di essa e guardò fuori. La neve vorticava furiosa. Malvagia. Sgranò gli occhi. Quella nevicata era spettrale.
D'un tratto sentì una forte fitta nel cuore, che la fece piegare. Sentiva che una spada di ghiaccio le attraversava il petto.
Voleva gridare, ma la voce rimase strozzata in gola. Aveva paura, tanta paura.
Il dolore eraforte, ma a un tratto cessò di colpo. Alzò il viso e vide che fuori la tormenta era cessata. Era finita come il suo dolore.
Rimase stranita. Strinse le mani al petto e veloce corse accanto a sua sorella, che continuava ignara a dormire.
Si sedette a terra accanto a lei, ma notò che una lastra di ghiaccio si stava formando sotto di sè.
"Calmati Elsa! Calmati Elsa!".
Si ripeteva mentalmente. Ci volle molta forza di volontà per calmarsi ed evitare di congelare Anna.
Si rialzò, ma quella strana sensazione rimase. Senza volerlo ripensò a Kanna.
"Perché lei? Perché quella donna?"...




__________________
Eccomi, in ritardo, con il seconfo capitolo. Un po' strano vero?
Kanna, dolce Kanna. Il suo nome non mi è nuovo, beh, lo ho preso in prestito da un manga che adoro Inu Yasha. Ora vi do un po' di nozioni sui termini usati.
Miko: sacerdotessa shintoista. Il costume tradizionale, o veste, di una miko è chiamato chihaya e consiste di un hakama rosso, che può essere sia di foggia di pantaloni, che di gonna, della tunica biamca del kimono con grandi maniche, spesso orlate di rosso ed è associato ai tipoci calzari giapponesi, i tabi. Per le miko è anche comune portare nastri e fiocchi tra i capelli, di colore rosso o bianco. Qui la mia miko è vestita con un abito da gran cerimonia tipiche per le donne di alto rango.
Sama: suffisso che indica reverenza e rispetto. Qui Kanna lo utilizza in segno di rispetto nei congronti di Elsa.
Ora vi chiederete, ma il Giappone era sempre stato restio ad avere contatti con l'esterno? Ebbene all'inizio sì, ma conl'avvento dei portoghesi, fine 1500 e inizio 1600 (Periodo Azuchi-Momoyama) aprì le sue porte, intrattenendo rapporti commerciali con gli europei. Il periodo in questione dove si svolge la storia, metà ottocento, il Giappone è sotto un unico regnante. Imperatore o Sovrano Celeste. Da qui è nata la storia stramba e bislacca.
Au revoir mon cher♥

   
 
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