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Autore: eppy    06/04/2015    5 recensioni
Quando presente e passato si fondono, le convinzioni vacillano, le barriere si spezzano, desideri mai conosciuti sconvolgono, vecchi sospiri ritornano, e inevitabilmente, cominciano i casini.
Emma è testimone dell'esistenza di un passato che per lui è stato troppo breve e bello, e lo ha lasciato con l'amaro in bocca.
Ethan è semplicemente il ragazzo che è stato capace di farle tremare le ginocchia senza aver mai incrociato i suoi occhi, e che lei, a distanza di anni, ha inserito in una parentesi della sua vita che considera conclusa.
Londra è la meravigliosa città che ospita la vecchia biblioteca che inneschera' i sopracitati casini.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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ETHAN

Un sonoro sbuffo emesso dalle labbra mi accompagnò mentre sfogliavo la pagina, passando dalle settantadue alla settantatre.

C'erano alcuni concetti che non mi erano del tutto chiari, e la cosa mi infastidiva un po', perchè mi costringeva a leggere, rileggere, e sottolinare pagine già lette in precedenza, probabilmente con un livello di attenzione piuttosto scarso. Accidenti! Non ero mai stato una cima a scuola, un campione in quanto a concentrazione..anzi, spesso chiedevo al prof di turno il permesso di uscire dalla classe per qualche minuto, perchè davvero certe volte mi sembrava che la testa mi scoppiasse con tutte quelle nozioni che all'epoca mi parevano completamente e totalmente inutili.
E nonostante continuassi a detestare ed evitare certe materie come la peste, dovevo ammettere che se qualche anno prima avessi perlomeno provato ad ascoltare le noiosissime e dettagliate spiegazioni dei prof, probabilmente quel tomo di architettura non mi sarebbe sembrato così ostico nella compresione.
Ebbene sì, non ci crederete, ma a febbraio mi ero iscritto all'università, con la precisa intenzione di dare gli esami il più in fretta possibile e laurearmi prima che il mio cervello si disabituasse ancora di più allo studio, impedendomi di avvicinarmi ai libri in un prossimo futuro e realizzarmi nella vita.
Come ero arrivato a prendere una decisione del genere?  Io, che prima di essere costretto ad accompagnare Emma dal ginecologo, non avevo avuto nemmeno il coraggio di uscire di casa con la luce del sole,e passeggiare per le strade della mia città, sempre affollate da fiotti di turisti provenienti da ogni centimetro di mondo?
Beh, con la rottura della band la mia vita era cambiata drasticamente, in peggio..ma gira e rigira, quando decidevo di impegnarmi in qualcosa di produttivo per me stesso e per gli altri, il merito era sempre e solo suo. 
Sempre lei.
La stessa ragazza che in un pomeriggio come tutti gli altri, mentre eravamo impegnati a fare la fila al banco di frutta e verdura al supermercato, così, di punto in bianco, mi aveva scombussolato la giornata e la vita, con una sola banalissima domanda.
" Tu cosa vorresti diventare?" 
No..non che Emma fosse impazzita da un momento all'altro e se ne uscisse con domande sconclusionate e prive di senso, in fondo riuscivo benissimo a seguire la sua logica..perchè dovete sapere, che ogni volta che uscivamo per andare a fare la spesa, ci divertivamo ad osservare le persone al supermercato e indovinare che mestiere facessero dal loro modo di vestire, da ciò che infilavano nel carrello e dalle loro espressioni di piacere o disgusto al banco dei dolci, o a quello di salumi e formaggi.
Era una cosa stupida, lo so, e sembravano dei bambini ogni volta che sottovoce ipotizzavamo come potessero essere le giornate di quella gente, ma ci divertivamo da pazzi, e spesso ce ne uscivamo con ipotesi assurde e continuavamo a ridere anche dopo, per strada.
Ecco svelato il motivo per il quale, tutto sommato, la domanda di Emma non era decisamente fuori luogo...solo che non mi aspettavo che me lo avrebbe chiesto così, in quel modo, in mezzo alla folla e in modo quasi distratto, valutando mentalmente se convenisse comprare le arance o i mandarini. Lo disse con lo stesso tono di una moglie che domanda al marito se per cena preferisce la carne o il pesce, e forse, proprio per quel motivo, proprio perchè lei non diede minimamente l'impressione di avermi appena posto una domanda che in quel momento per me sarebbe valsa milioni di dollari, riuscii a risponderle in modo naturale e disinvolto, come se non avessi nemmeno dovuto pensarci su, come se fosse stato così facile come scegliere la carne o il pesce per cena.
" L'architetto" risposi senza pensarci, mentre la commessa consegnava a Emma la busta con la frutta appena acquistata e lei la metteva nel carrello. Alla fine aveva scelto i mandarini, e mentre avanzava apparentemente spensierata addentrandosi nei corridoi del supermercato, afferrando un boccaccio di nutella, e tenendolo a mezzaria, si voltò verso di me. 
"Davvero?" poi mi squadrò divertita
" Sai che ti ci vedrei?" esclamò, rivolgendomi un'occhiata compiaciuta, prima di tornare a concentrarsi sulla nutella e rimetterla a posto sullo scaffale con un atteggiamento deciso.

" Non la prendi?" le domandai a quel punto "No..diventerò una balena anche senza il suo aiuto" disse, riferendosi alla nutella, e indirettamente alla gravidanza che la rendeva ogni giorno più felice e spaventata.
" Davvero?"  fu il mio turno di domandare
" Si..ti posso giurare che le donne in stato interessante ingrassano" spiegò disinvolta, sapendo benissimo che non era assolutamente quello, ciò che mi aveva sorpreso. 

" Si, ma pochi si accorgono che spesso diventano ancora più belle" dissi, avvicinandomi pericolosamente al suo orecchio e mozzandole il respiro con quelle parole. Lo pensavo davvero, pensavo che fosse bellissima, ogni giorno un po' di più di quello precedente.
" Non ci provare casanova..stavamo parlando di te" puntualizzò, le guance rosse e la pelle incadescente a causa di quel complimento inaspettato.
Faceva sempre così: ogni volta che le dicevo qualcosa di carino, mi liquidava subito in quel modo, senza rendersi conto che mi accorgevo di quanto in realtà le facesse piacere che io pensassi che fosse bella, anche con il pancione, all'ormai quasi quarto mese di gravidanza.
" Mi è sempre piaciuto disegnare..però non ho mai avuto modo di pensare seriamente di trasformare questa mia passione in una professione, perchè prima che insegnanti, genitori, amici e conoscenti, cominciassero a pormi la fatidica domanda 'che vuoi fare da grande?', la mia vita era già schizzata in una direzione che pareva tanto essere la stessa del mio sogno. Disegnare era sempre venuto dopo di cantare." spiegai, in modo talmente spontaneo e naturale, che me ne stupii io stesso per primo. Niente da fare, Emma aveva  lo strano potere di mettermi a mio agio sempre e comunque.
"Immagina te stesso intento a progettare l'interno di una casa, immagina di combinare forme e colori, di consigliare il cliente riguardo il tipo di pittura da utilizzare sulle pareti, di scegliere i mobili più adatti all'ambiente, e infine essere pagato per aver fatto quel lavoro. Ti piacerebbe?" 
" Si, sarebbbe fighissimo!" dissi soltanto, immaginandomi la scena come lei mi aveva chiesto di fare.
Ciò che però evitai di dirle fu che oltre a progettare la casa dei miei ipotetici, molto ipotetici fututi clienti, mi sarebbe piaciuto un sacco pregettare la mia, e mi sarebbe piaciuto ancora di più se ci fosse stata lei ad aiutarmi a farlo.
Per un solo maledettissimo momento, vidi me stesso, affermato architetto londinese, che rientrava a casa la sera dopo una giornata di lavoro, senza trovare nessuno ad aspettarlo a braccia aperte, e realizzai che non mi sarebbe bastato fare l'architetto per essere felice, neppure se avessi amato il mio lavoro alla follia; poi, la mia mente piazzò in quella cucina deserta, una donna che avrei riconosciuto tra mille, e diversi bambini che le ronzavano intorno chiamandola 'mamma'. E allora sì, che avrebbe avuto senso trascorrere tutto il giorno fuori a fare l'archietto. Anzi, sarebbe stato bellissimo, e appagante.
Al posto del soggiorno dallo stile sobrio e dalla pulizia impeccabile, vidi cuscini caduti a terra, peluche buttati ovunque e cartoni animati alla tv. In camera da letto poi, vidi un letto matrimoniale disfatto, lenzuola sgualcite, bigliettini e fermagli per capelli sul comodino, e pareti impregnate di sussurri, respiri, discussioni e baci consumati tra quelle quattro mura.
Volevo una casa quasi in disordine, con il folletto nascosto dietro gli angoli più improponibili come lo teneva lei, il camino sempre acceso, i fornelli sempre occupati e magari pure le ante dell'armadio aperte, segno che ci fosse qualcuno, che pur andando di fretta in quel determinato momento, sarebbe sempre tornato.Volevo una casa che desse l'impressione di essere vissuta. Da una meravigliosa e affiatata famiglia. 
E fu esattamente allora, in quel supermercato, mentre tenevo lo 'Svelto' per i piatti in una mano, e il 'Soflan' per il bucato nell'altra, domandando a Emma se avessi beccato quelli giusti, che mi resi conto di essermi ridotto veramente male. 
Mi ritrovai a pensare che l'idea di fare l'architetto mi entusiasmasse un sacco, e mi chiesi per quale oscuro motivo non fossi stato capace di pensarci prima, di pensarci da solo..era stato così semplice! Emma mi aveva chiesto cosa mi sarebbe piaciuto diventare, e io, senza concentrami davvero nel darle una riposta, l'avevo trovata, la stessa che cercavo da chissà quanto tempo e che mi sembrava essersi nascosta in chissà quale angolo recondito di me.
Forse dipendeva dal fatto che non me l'ero mai posta in quel modo quella domanda..ero sempre partito dal presupposto di essere ormai uno scarto della società, di non avere più un sogno una volta distrutto quello, di non capire un accidenti di nulla visto che a scuola non ero mai stato un genio, di non saper esercitare nessun mestiere e di non aver voglia di studiare. Ero sempre partito dal 'non so' , 'non posso', 'non riesco'...e non mi ero mai chiesto 'a te cosa piacerebbe fare, Ethan? Cosa vuoi fare?'
E ci aveva pensato lei, nel modo più semplice e ingenuo al mondo, dopo aver scherzato e spettegolato con me su una signora che avevamo ipotizzato essere un'accanita fumatrice, dottoressa in pensione, con tanto di chihuahua a scodinzolarle dietro.
Fu quel giorno che capii di amare la mia dolce amica. Ma proprio sul serio. Amare come nemmeno immaginavo si potesse amare.
Avevo capito quasi subito di essermi preso una bella sbandata poco dopo averla incontrata; prima che lei partisse avevo relizzato di essermene innamorato; ma era stato in quello stupido supermercato, che avevo avuto la certezza di volerla al mio fianco per sempre.
Quanti complessi mentali mi ero fatto riguardo a quello che avrei potuto essere nella vita, quanti? Ve lo dico io: troppi.
Mi ero incosapevolmente barrato la strada da solo, buttandomi giù con le amare risposte, o meglio, non-risposte che mi davo, senza capire che in quel modo inducevo la mia mente a chiudersi, con tanto di serrande abbassate, a qualsiasi opportunità.
E lei quanto ci aveva impiegato a farmi trovare la risposta? Poco. Ci era riuscita praticamente al primo tentativo effettivo.

Quanti giorni erano passati prima che mi mettessi a pitturare la biblioteca, scosso da lei, e dalla fiducia che nutriva nei confronti dei propri progetti? Uno solo.
( Ve ne state accorgendo anche voi , eh? Mi ero messo a pitturare..l'avevo sempre avuta la vena artistica dopotutto!)
E quanti giorni erano passati prima che la implorassi di non abbandonarmi a me stesso? Soltanto due.
Il resto era venuto tutto da sè, e forse pensandoci, avrei dovuto capire che si sarebbe trattato di una cosa seria, soltanto basandomi su quei pochi dati.
L'architetto!...Era praticamente la risposta più ovvia al mondo, e allora perchè senza di Emma non c'ero arrivato? 
Che cosa..come diavolo..come faceva? Come riusciva a rendermi la vita migliore, e più semplice? Perchè su quello non avevo alcun dubbio: da quando era piombata all'Old London, la mia vita era cambiata, ed era diventata più bella, più viva, più vera.
E Dio..mentre ero intento a passare gli acquisti dal carrello al nastro trasportatore alla cassa,  avevo capito di voler fare la spesa con lei per tutta la vita.
L'amavo, e amavo pensare che anche per lei fosse lo stesso...che mi sarei finalmente laureato in qualcosa che mi piaceva, avrei avuto un lavoro, e avrei potuto fare da padre non solo al bambino/a che portava già in grembo, ma anche a tutti i successivi, che sarebbero stati soltalto nostri. L'avrei sposata e saremmo stati insieme per sempre. Se solo avessi trovato il modo di farle capire tutto questo.
Venti giorni dopo, presi coraggio e andai a iscrivermi all'università, e quando dopo aver firmato tutti i moduli, corsi a casa sua sotto la pioggia per andarglielo a dire, non appena lei aprì il portone, la strinsi tra le braccia e la sollevai da terra, facendola volteggiare come se fosse stata una principessa. Avrei anche voluto baciarla, accarezzarla, spogliarla e amarla nel senso più completo del termine, ma mi trattenni, perchè pur essendo pazzo di lei, sapevo bene come stessero le cose, sapevo bene che Ricky continuasse a telefonarle di tanto in tanto, e sapevo che lei non riuscisse a mandarlo a quel paese per via del bambino.
Però intanto mi ero iscritto all'università, con un po' di tempo avrei trovato un lavoro, avrei saputo essere all'altezza di garantire un futuro a tutti e due, anzi, a tutti e tre, e Emma alla fine mi avrebbe scelto come compagno per il resto della sua vita. Era ciò che desideravo più al mondo: lei. Noi.
E anche se dopo quel giorno a casa sua, avevamo accuratamente evitato di finire bocca contro bocca, anche se tentavamo di stare lontani e imporci delle distanze, finivamo sempre per avvicinarci e volerci, perlomeno con il cuore. Ma non ci eravamo più baciati dopo quel giorno, e le mie labbra reclamavano il suo sapore.

" Scusa il ritardo" entrò in biblioteca, e mi raggiunse per salutarmi con un bacio sulla guancia
" Ei" sorrisi "iniziavo quasi a pensare che non ci saremmo visti oggi" spiegai, guadagnandomi un abbraccio stritola-tutto da parte sua
" Dovevo assolutamente venire a controllare che stessi studiando" mi prese in giro, facendomi l'occhiolino, prima di liberarmi dalla sua stretta e allontanarsi, lasciando il suo profumo intorno a me, e dentro di me.
" E' uno strazio...non ci capisco niente" mi lamentai a quel punto, evitando di dirle che pur avendo ancora il libro davanti, aperto a pagina settantre, mi ero perso in altri pensieri che c'entravano ben poco con gli argomenti che reputavo incomprensibili
" Rileggi da capo, e concentrati" mi consigliò, togliendosi il cappotto e prendendo posto a sua volta accanto a me
" Che palle! Mi sembra di sentire la mia vecchia prof" mi lamentai, e lei ridacchiò divertita
" Lo so, è terribile..ma ti assicuro che l'unico modo per dare un esame, è studiare un libro" spiegò, tornando seria
" E ne fosse uno solo!" borbottai, mentre lei prendeva i propri libri dalla borsa e li disponeva sul tavolo
" Vuoi diventare o no un'architetto?" domandò guardandomi dritto negli occhi
" Dovevo essere ubriaco il giorno in cui te l'ho detto" me ne uscii, senza riuscire a impedirmi di sorriderle dolcemente
" Stavi benissimo invece." decretò lei "..solo non capisco ancora perchè tu ci abbia messo così tanto a capirlo...visto che dentro di te, in fondo lo avevi sempre saputo" aggiunse l'attimo successivo
" Perchè prima di te, nessuno mi aveva posto la domanda nel modo giusto..nemmeno io stesso ci ero riuscito" ..che imbecille che ero stato!
" Dì la verità, Harrow..stai cercando di affibbiarmi la colpa per averti incoraggiato a rimetterti sui libri?" mi provocò
" Esattamente" le sorrisi, incapace di dire altro, e lei mi rivolse un'occhiata di sfida
"Allora facciamo così: visto che domani sarà domenica e non dovrò alzarmi presto, passaremo la serata, e se necessario la nottata, sui libri, e ci sosterremo a vicenda" propose, senza rendersi conto di quanto potesse piacermi quell'idea.
Si, volevo dìiventare un'archietto, ma avevo così poca voglia di studiare la teoria, che Emma era costretta a ricorrere a questi trucchetti pur di costringermi ad instaurare perlomeno un rapporto di reciproca stima e rispetto con i libri. Tanto non c'era nessuno che ci impedisse di starcene lì a ridere, scherzare, discutere, e studiare fino al sorgere del sole..lei era sola, io ero solo, e insieme eravamo solamente..perfetti.
" Vacci piano con le nottate sui libri" le ricordai, e quello fu il mio personalissimo sì alla sua proposta.
Emma aveva preso l'abitudine di venire a studiare in bibloteca, come le avevo chiesto io all'inizio, e potevo giurare che con lei, seduta accanto a me, persino quei maledetti e giganteschi tomi, sembravano più interessanti. Ero ben consapevole che il tutto fosse frutto del mio cervello e del mio cuore, che finalmente d'accordo, dopo chissà quanto tempo, non vedevano, non sentivano e non volevo altri che lei al mio fianco.
E come era già capitato altre volte, finimmo per fare le ore piccole sui libri. 
All'ora di cena, uscii per andare a comprare due pizze margherite che divorammo in biblioteca nel giro di dieci minuti. E dopo aver finito di mangiare, riprendemmo a studiare, fino alle undici e mezza circa. A quel punto, entrambi stanchi, cominciammo a permettere che il livello di attenzione si abbasse gradualmente, fino a quando non finimmo a punzecchiarci a vicenda con penne e  matite, facendoci il solletico e ridendo come pazzi.
Dovevo ammetterlo: lei aveva una forza di volontà nettamente maggiore rispetto alla mia, ma quando cominciai a pizzicarle dolcemente i fianchi e la pancia con il mozzicone di matita che mi ritrovavo in mano, si arrese e mi rispose con la stessa arma.
L'orologio alla parete segnava mezzanotte passata, e noi sembravamo due bambini che muoiono dal sonno, ma si rifiutano categoricamente di andare a dormire perchè pur essendo stremati, vogliono giocare ancora.
Nonostante fosse pieno inverno, all'una uscimmo per comprare un gelato alla pasticceria all'angolo di Abbey Road, un minuto prima che chiudesse. 
Poi tornammo all'Old London e riuscimmo a studiare fino alle tre e mezza circa. Studiare è una parola grossa, perchè io finii per arrendermi poggiando la testa sul libro che avevo di fronte..e udite, udite?Aperto a pagina centoventidue!! Potevo ritenermi più che soddisfatto per quella giornata di studio, dopotutto.
Anche Emma aveva studiato un bel po', e la sentii  infililare le dita tra i miei ricci, giocandoci e carezzandoli lentamente, mentre ripeteva a bassa voce qualcosa, e io mi beavo del suo tocco, con la testa poggiata sul libro. Evidentemente lo trovò rilassante, perchè continuò a farlo per così tanto tempo, che rischiai seriamente di addormentarmi lì.
Quando riuscii finalmente a riprendere controllo di me stesso e del mio corpo, la trovai con la testa accanto alla mia, sempre sul tavolo, e gli occhi socchiusi.
Guardai l'orologio e notai che erano ormai le quattro, ma decisi di svegliarla, perchè pensavo che momenti e nottate come quelle ce le dovevamo godere fino in fondo, visto che non sapevamo nulla riguardo al futuro.
Io sapevo che l'amavo con tutta l'anima, nulla di più. E lei sapeva di aspettare un bambino che il padre non voleva, nulla di meno.
Non sapeva cosa sarebbe successo di lì a cinque mesi, visto che i suoi genitori non lo sapevano ancora, il contratto che la costringeva a Londra sarebbe terminato, e lei non avrebbe saputo dove andare a sbattere la testa. Speravo con tutto me stesso che sarebbe rimasta con me, per sempre. Ma ogni volta che ero quasi sul punto di proporglielo, il fantasma di Ricky si metteva in mezzo a noi, e io mi tiravo indietro. Non sperava più in un futuro insieme a lui, ne ero sicuro, ma quel cretino del suo ex ragazzo continuava a chiamare, e richiamare..e Emma gli voleva troppo bene, nonostante tutto, per mandarlo a fanculo.
" Questa è una di quelle notti che voglio ricordare anche quando sarò un vecchio rimbambito..voglio essere sicuro di averla vissuta" dissi, guardandola dritto negli occhi. Poi afferrai il cellulare, andai sulla fotocamera e la puntai dritta contro di noi, mentre le cingevo le spalle con un braccio e le baciavo una guancia, il flash ci travolgeva, e le labbra di Emma si aprivano in un bellissimo sorriso.
La trovavo irresistibile persino morta di sonno. Mi ero ridotto veramente male, e ne ero felice. Avrei voluto che quella notte fosse durata un po' in più.
" La voglio anche io questa foto!" esclamò lei, di colpo incredibilmente vigile, e mi strappò il cellulare dalle mani dicendomi di volersela inviare sul proprio tramite whatsapp. La lascai fare, e soltanto una decina di giorni dopo scoprii quali fossero le sue reali intenzioni.
Quella notte mi limitai a tornare a dormire con la testa sul tavolo, permettendole di appoggiarsi a me, di spalmarsi sul mio corpo, mentre il sole faceva capolino sotto l'orizzonte e noi ci lasciavamo avvolgere dal sonno, vicini, e ancora una volta abbracciati stretti.  






BUONSALVEEEE :))
Com'è andata Pasqua? E Pasquetta? Probabilmente sarete ancora in giro a godervi la scampagnata, al contrario di me ho pranzato da mia nonna, e poi sono tornata a casa.
Sono raffredatissima, e spero di non finire di nuovo a letto con la febbre...
Comunque, a parte tutto questo, che ne pensate del capitolo?
Se devo dirla tutta, a me non convince particolarmente, ma l'ho riletto talmente tante volte in cerca di qualche pezzetto da eliminare o correggere, che alla fine ho deciso di lasciarlo così com'era.
Spero con tutto il cuore che sia stato di vostro gradimento, ma in ogni caso, fatemelo sapere, vi prego! :D
Spero di essere riuscita a rendere bene i pensieri di Ethan, e il lento e inesorabile evolversi del rapporto tra i due....potrebbe sembrare un capitolo piatto, ma vi assicuro che è addirittura indispensabile ai fini della trama, e tra non molto capirete perchè.
Poi..avrei un'altra cosa da proporvi: è un'idea che mi è venuta stanotte nel sonno ahahahah
Comunque, visto che avrete certamente notato che tendo a modificare di continuo l'introduzione alla storia (e se non lo avete notato non fa niente), volevo proporvi di scrivere voi stessi un'introduzione per questa storia. Sarei davvero contenta di leggerne qualcuna di vostro pugno, e nel caso in cui una di queste dovesse piacermi particolarmente, potrei scegliere di utilizzarla, citando anche il vostro nickname se preferite.
Vabbè, questa è il passo successivo e ci penseremo dopo insieme..per il momento, se ne avete voglia, scervellatevi nel scrivere un'introduzione per questi due combinaguai che includa Londra come sfondo.
Daaaaaaaaaai, sono curiosissima di leggere ciò che mi scriverete! :DD
Potete farlo anche tramite recensione ;))
Un bacione forte forte, e a prestoooooooooooo <3<3<3

****** Non ho dimenticato lo spoiler*********

" Buongiorno..parlo con il signor Sedman?"  cominciai, sperando di riuscirmela a sbrigare con poche battute

" Si, sono io" disse lui gentilmente
" Sono Emma e la chiamo per conto della Telenò" eh già, ero arrivata a fingermi un'addetta al call center di un gestore telefonico..e tutto per Ethan.
" Mi dica" non lo riuscii a vedere per ovvie ragioni, ma dal modo in cui lo disse, mi parve che avesse accennato un sorriso
" Vorrei proporle delle nuove offerte per quanto riguarda il piano tariffario..sono davvero vantaggiose sia per i nuovi clienti che per quelli affezionati"
Avevo un futuro da rompiscatole ufficiale, affiliata della Telenò. Io avevo sempre tagliato corto la conversazione quando mi era capitato di essere chiamata da tipi del genere.
" Le interessa saperne di più?" adesso sembravo addirittura una venditrice di folletti
Non attesi nemmeno che mi rispondesse, e sganciai la bomba.
*************************

Ciaaaaaaaaaaaaaaaaao <3<3<3<3<3



















  
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