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Autore: MissKiddo    07/04/2015    2 recensioni
Isabel Sanchez Torrès è la figlia del torero più famoso ed acclamato di Spagna. L'unico problema? Lei odia la corrida. Non capisce come possa piacere tale vigliaccheria. Per queste ragioni i rapporti con i suoi genitori sono difficili.
Ma dopo un terribile incidente riuscirà a sistemare le cose nella sua famiglia? E se il posto di suo padre venisse preso da un affascinante ragazzo dagli occhi blu? Lei potrà innamorarsi di un ragazzo che segue le orme di suo padre? Non vi resta che scoprirlo leggendo la storia, vi aspetto.
Tratto dalla storia:
Finalmente la corrida era giunta alla terza ed ultima parte: “Tercio de muleta”. Ruben stava sudando, aveva perso molte forze per tenera a bada il toro. Per fortuna le corse mattutine avevano aumentato la sua capacità polmonare. Il toro era sfinito, presto sarebbe arrivata la sua ora. Ruben prese la spada, fissava gli occhi del toro, provava rispetto per l'animale. Si era battuto con orgoglio e forza, ma doveva ucciderlo.
[CAPITOLO BONUS MATRIMONIO ALL'INTERNO!]
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 10

C'è qualcosa nell'aria

 

Dopo l'ultima corrida di Ruben, in Spagna, non si parlava d'altro. Ogni giornale riportava la sua foto in prima pagina e in TV non si faceva altro che vedere le immagini dell'uccisione del toro. Anche il re era rimasto molto soddisfatto. Dopo la corrida era sceso nei camerini e si era complimentato personalmente con Ruben. Per lui tutto questo era ancora incredibile, era famoso davvero. Era riuscito nel suo intento e non poteva non pensare a sua padre. Sperò che anche lui fosse orgoglioso, ovunque si trovasse.
Negli ultimi tre mesi la sua vita era cambiata in molte cose, aveva rilasciato interviste e aveva partecipato a vari programmi televisivi. L'unica cosa che, negli ultimi due mesi, rimase immutata fu il suo rapporto con Isabel. In verità il loro legame si era rafforzato, lei cercava di stargli accanto il più possibile. Lo seguiva in tutti i suoi spostamenti e non gliel'aveva mai fatto pesare. Ogni giorno si convinceva sempre di più del fatto che lei era la donna giusta per lui.
Quel giorno, Ruben era a casa. Ormai era inverno, e di solito le corride venivano sospese per alcune settimane. E poi voleva passare più tempo insieme ad Isabel. Era seduto sul divano e la stava fissando. Osservò il modo in cui lei posava i piatti nella lavastoviglie, un gesto semplice, ma il modo in cui lo faceva lei era speciale. Ripensò alla prima volta che la vide, ricordava perfettamente ogni singolo particolare. Ripensò alle cavalcate sulla collina e alle loro chiacchierate. L'aveva amata dal primo momento, ne era certo.
«Isa, puoi venire qui un secondo?» Isabel alzò lo sguardo e lo raggiunse in salotto. Si lanciò sopra di lui e lo abbracciò forte. «Cosa c'è, tesoro?» chiese lei con un sorriso luminoso.
«Ci sto pensando da qualche tempo, e credo che sia arrivato il momento. Che ne dici se andiamo a cercare una casa tutta per noi? L'appartamento inizia a starmi stretto» Isabel non credeva alle proprio orecchie, le stava davvero proponendo di avere una casa tutta per loro? «Scherzi? No dico... dici sul serio?» rispose lei rubandogli un bacio sulle labbra. «Dico sul serio, ma se non vuoi, fa lo stesso»
«Fai il serio! È ovvio che voglio, sarebbe fantastico!» i suoi occhi erano piena di felicità. Per Ruben vederla felice era l'unica cosa che contava. «Bene, inizieremo oggi. Vai a vestirti, signorina!» Isabel si alzò in tutta fretta. «Sissignore! Sarò più veloce della luce!»

 

Faceva freddo e la città era scossa da un vento molto forte, ma il clima ostile non fermò Ruben ed Isabel, erano decisi più che mai a trovare una casa. Avevano chiamato
un agenzia immobiliare e, quando capirono chi era Ruben, mandarono in tutta fretta la loro migliore agente. Si incontrarono in un bar del centro. La donna si chiamava Pilar Garcìa. Era molto alta e robusta, Isabel dovette alzare la testa per guardarla in viso. Li accolse con un sorriso e offrì da bere. «Signor Ruìz Lopez, mi lasci dire che la stimo molto. Ed è per questo che cercherò di offrirvi il meglio, riusciremo a trovare una splendida casa per voi due!» aveva un tono di voce stridulo, ma non era fastidioso, anzi, metteva allegria. «Lo spero bene, dovrà mostrarci solo le case migliori, non badiamo a spese» disse Ruben convinto. Isabel si voltò verso di lui e sorrise, da quando non badava a spese? Quell'idea la rese eccitata, solo in quel momento pensò che Ruben, il suo ragazzo, adesso era ricco. «Bene. È proprio ciò che volevo sentirvi dire. Adesso iniziamo con il giro, prenderemo la mia macchina» rispose Pilar alzandosi dal tavolo. Gli altri la seguirono, poco prima di entrare nell'auto, Isabel si avvicinò a Ruben. «Non baderai a spese?» chiese lei sussurrando. «Puoi dirlo forte, voglio il meglio per te e per noi» Isabel sorrise e lo baciò sulla guancia. Entrarono in macchina e partirono per il primo giro.

 

Quella mattina visitarono molte case, quasi tutte erano nella parte alta della città e quasi tutte erano ville. Passarono anche vicino alla casa dei genitori di Isabel, e lei disse che non voleva abitare vicino ai suoi genitori. La frase scaturì una risata generale.
Dopo quasi tutta la giornata passata a visitare abitazioni, Ruben ed Isabel erano sfiniti, nessuna di quelle case era quella giusta. Stavano quasi per perdere le speranze, quando Pilar parlò all'improvviso. «Ci sarebbe un ultima casa da visitare, ma quella è veramente grande e il prezzo...» Ruben la zittì con un gesto della mano. «Ci porti a vederla, come le ho già detto, i soldi non sono un problema» Pilar mise in moto la macchina e partirono. Durante il viaggio, Isabel rimase in silenzio, si sentiva strana. «Ti senti bene, amore?» chiese Ruben preoccupato. «Penso sia la stanchezza, e il panino che abbiamo mangiato a pranzo, ho un bruciore allo stomaco» disse lei aprendo il finestrino dell'auto. «Oh, si, quei panini non sono molto salutari» disse Pilar continuando a guidare. «Vuoi che torniamo a casa? Potremmo sempre vedere l'altra casa domani...»
«Assolutamente no. Sono sicura che questa è quella giusta!» Isabel aveva lo sguardo deciso. Ruben sorrise, aveva imparato che il sesto senso della sua ragazza era molto sviluppato.
Quando arrivarono, Pilar li condusse nel giardino della casa. Era ben curato ed Isabel si immaginò quanto potesse essere bello in primavera. La casa era disposta su due piani, più la soffitta. Al piano inferiore vi erano una cucina, un salone molte grande, due bagni e una stanza che poteva diventare uno studio. Al piano superiore vi erano tre camere da letto e un altro bagno. I muri erano stati ridipinti da poco, e tutto era nuovo, la casa era stata ristrutturata da poco. Ruben ed Isabel osservarono tutto con meraviglia, quella casa era davvero stupenda.
«Cosa ne dite, ragazzi?» chiese Pilar quando finirono il giro. «Penso che sia fantastica! È proprio quello che stavamo cercando!» esclamò Isabel felice. Ruben ispezionò nuovamente il salotto e guardò fuori, anche la vista era magnifica.
«Credo che Isabel abbia ragione, questa casa è perfetta per noi» Isabel si avvicinò a lui e lo strinse a se. «La prendiamo? Ti prego!» Pilar rise e scosse la testa. Quei due ragazzi sembravano fatti l'uno per l'altra, e anche lei pensava che quella casa facesse per loro. «Si, diventerà la nostra casa» disse infine Ruben baciando la sua ragazza.

 

Il trasloco fu faticoso e stressante. Isabel dovette svuotare il suo appartamento che ormai non usava più, e si rese conto di aver racimolato tante cianfrusaglie. Molte cose vennero buttate e altre vennero portate nella loro nuova casa.
Dopo due settimane di continui andirivieni tutte gli scatoloni furono svuotati e quasi ogni cosa era al proprio posto. Ruben aveva aiutato in quelle settimane ma gli ultimi ritocchi sarebbero toccati ad Isabel, e dato che, non aveva molto esperienza nel campo, chiese aiuto a sua madre.
«Credo che quel lampadario sia perfetto per il salone, non credi?» disse Amanda osservando il soffitto. Isabel era seduta sul divano, negli ultimi giorni si sentiva spesso stanca. Non ascoltò le parole di sua madre, era impegnata a reprimere la nausea che la opprimeva dalla mattina. Amanda notò il viso improvvisamente pallido di sua figlia e si avvicinò a lei. «Ti senti bene, cara? Hai una brutta cera» Isabel cercò di sorridere.
«Questo trasloco mi ha sfinita, ma sto bene. La casa è perfetta e non so... mi sento bene, mi sento viva»
«Lo vedo dai tuoi occhi. Sono molto felice per voi due» le due donne si abbracciarono. «Adesso cerchiamo di attaccare quel lampadario!» esclamò Isabel alzandosi troppo in fretta dal divano. Quel gesto improvviso le causò un giramento di testa che la costrinse a sedersi nuovamente. «Isa, santo cielo! Sei sicura di sentirti bene?» Amanda iniziava a preoccuparsi. «Credo di dover andare in ba...» non riuscì a finire la frase. Corse verso il bagno e vomitò la colazione.
Amanda si affacciò alla porta, pensò che tutto quello stress avesse causato quei malesseri, ma non era del tutto convinta, c'era qualcos'altro sotto. «Isa...penso che dovresti sdraiarti»
Isabel si avviò verso la camera da letto, che era ormai pronta. Si sdraiò e respirò profondamente, aveva bisogno di aria.

 

Amanda rimase con sua figlia per tutto il pomeriggio, non voleva lasciarla sola. Verso sera, finalmente Ruben tornò. Le trovò entrambe in camera da letto, Isabel sdraiata e sua madre intenta a leggere un libro. Alzò un sopracciglio. Notò le profonde occhiaie di Isabel e improvvisamente si preoccupò. «Tesoro, ti senti bene?» chiese con voce allarmata. Le due donne si voltarono verso di lui, e sorrisero.
«Si, tranquillo. Mi sono affaticata troppo con il trasloco, ma adesso sto meglio» Ruben le diede una bacio leggero sulle labbra e guardò Amanda per chiedere conferma. «Sarà sicuramente la stanchezza...» esitò, ma non volle aggiungere altro. «Domani non farai niente, penserò a tutto io» disse infine Ruben.
Amanda non voleva disturbare più del dovuto, andò via salutando entrambi con un abbraccio. Disse ad Isabel di rimettersi presto e che l'aspettava il giorno dopo.
Quando furono da soli, Ruben si voltò verso di lei. «Sicura di star bene? Mi hai fatto preoccupare»
«Se mi dai un altro bacio starò ancora meglio!» rispose lei stringendolo. Si baciarono per alcuni minuti. Stare lontani, anche se per poche ore, le causava sempre molto nostalgia.
Finto il momento di intimità scesero in cucina, volevano prepararsi qualcosa da mangiare. Ma al solo pensiero lo stomaco di Isabel mandò dei segnali di burrasca.
«Credo che non mangerò, ho ancora lo stomaco sottosopra» disse lei sedendosi su uno degli sgabelli. «Sei sicura? Ti preparo una camomilla, ti farà bene»
«Quella potrebbe essere utile!» Ruben iniziò a preparare la cena e la camomilla. Isabel lo osservò afferrare le cose nella cucina con estrema abilità, si capiva che in cucina sapeva sentirsi a proprio agio. Ecco un'altra cosa che amo di te. Pensò lei sospirando.
«Per la signorina una bella bevanda calda, per me del pollo alla griglia» disse Ruben poggiando la tazza di fronte ad Isabel. «Potresti fare il cuoco, amore» rispose Isabel sorridendo. Dopo aver sorseggiando la camomilla iniziò a sentirsi meglio, per fortuna non era nulla di grave.
«Il tuo colorito ha un aspetto migliore, sei sicura di non aver fatto finta di stare male solo per rimandare gli ultimi ritocchi?» esordì Ruben facendole l'occhiolino.
«Non dire sciocchezze! Sai quanto tengo alla casa, ho solo esagerato» Quando ebbe finito di bere si accorse di essere molto stanca, voleva andare in camera e dormire. Si alzò dallo sgabello e posò la tazza nel lavandino. Ruben stava ancora mangiando. «Domani sera voglio portarti in un posto speciale, sempre se starai meglio» disse infine lui. Isabel sorrise, quell'uomo era pieno di sorprese. «Starò sicuramente meglio, i tuoi posti speciali mi piacciono» si avvicinò a lui e lo baciò dolcemente. «Adesso vai a dormire, piccola»

 

Il mattino seguente, Isabel si svegliò con un tremendo mal di stomaco. La nausea era tornata e dovette correre in bagno per evitare di sporcare il letto. Per fortuna Ruben non c'era, si era svegliato di buon ora per andare agli allenamenti. Dopo essersi lavata i denti, si sentì un po' meglio, pensò che avesse preso l'influenza. Poi però, un dubbio si insinuò nella sua mente. Si ricordò di quando era piccola e sua zia aveva delle terribili nausee mattutine, ricordò anche che dopo nove mesi nacque sua cugina. Quel pensiero le attraversò il corpo per alcuni secondi, poi scosse il capo. Non poteva essere possibile, aveva solo l'influenza. Decise che quel ricordo poteva tornare indietro, lei non aspettava nessun bambino.
Si vestì in fretta e andò verso la macchina, doveva andare a casa dei suoi genitori per prendere Dalì. Adesso che la casa era pronta poteva portarlo con sé. Mentre guidava si ripensò alla nausea, quel pensiero era ormai come un tarlo che si era insinuato nella sua mente. Si fermò ad un semaforo e osservò il suo ventre, era piatto come al solito. Non pensare a queste cavolate, non può essere. Il semaforo tornò verde ma lei rimase ferma, continuava a fissarsi la pancia. Poi un clacson la fece tornare alla realtà.

 

Quando arrivò alla villa sua madre la stava aspettando. Aveva il viso preoccupato, abbracciò sua figlia con più forza del solito. Isabel non capiva da dove derivasse tale preoccupazione. «Come ti senti oggi?» chiese Amanda. «Meglio, ma tu non sembri in forma. Anche tu con l'influenza?»
«No, no. Era solo preoccupata per te...» Isabel alzò un sopracciglio. Tutta quell'ansia per un po' di nausea? Le sembrava esagerato. «Avevo solo un po' di influenza, ma adesso sto meglio» insistette Isabel. Amanda si sedette su una delle poltrone del soggiorno, guardò fuori ed osservò il cielo per alcuni secondi. «Quando tu e Ruben... insomma, quando avete rapporti, usate protezioni?» la voce di Amanda era tesa. Isabel si sentì arrossire dalla testa ai piedi. Come le veniva in mente di fare certe domande inopportune? «Mamma! Non ho più quindici anni, non mi servono i discorsi sul sesso»
«Si ma vedi, la nausea, i giramenti di testa, sono sintomi... strani, ecco» Isabel si rese conto che sua madre aveva avuto la sua stessa intuizione. «Cosa intendi con “strani”? Non girarci attorno, mamma» iniziava a preoccuparsi sul serio. «Sei incinta?» chiese infine Amanda tutto d'un fiato. Voleva liberarsi da quel peso che la opprimeva dal giorno precedente. Isabel rimase a bocca aperta. Sentendo quella domanda fatta a voce alta si rese conto che poteva essere vero, poteva essere incinta. «No! Non lo so» disse quasi urlando. Amanda si alzò dalla poltrona e si avvicinò alla figlia, vide che ne suoi occhi vi era preoccupazione e sgomento. Forse era stata troppo brusca con lei, era riuscita a spaventarla. «Tranquilla, tesoro. Magari hai ragione tu ed è solo influenza. Ma io vorrei esserne sicura»
«Stamattina avevo di nuovo la nausea. Mamma...» Isabel non riuscì a trattenere la lacrime. Appoggiò la fronte sulla spalla di sua madre e pianse. «Isa, non c'è bisogno di piangere. Ci stiamo preoccupando per niente, non siamo ancora sicure» Isabel non rispose, ma Amanda aveva ragione. Dovevano essere sicura prima di pensare a cose del genere. Alzò il viso e si asciugò le lacrime. «Devo fare un test?» chiese con voce tremante.
«Si, direi di si. Ieri sera prima di tornare a casa sono passata in farmacia e ho preso un test di gravidanza. Avevo intuito che c'era qualcosa» Isabel sorrise debolmente, sua madre la stupiva ogni giorno di più. «Pensi proprio a tutto, eh?» Amanda le prese una mano e la strinse.

 

Isabel era in bagno, stava seduta sul bordo della vasca. Si era legata i capelli in una coda morbida, cosa che faceva ogni volta che doveva fare qualcosa di importante. Il test di gravidanza era poggiato sul lavandino, doveva aspettare almeno cinque minuti e la cosa la stava facendo impazzire. Era appena passato un solo minuto e già non aveva più pazienza per aspettare. Aiuto!Aiuto!Aiuto!. Il suo cervello riusciva a pensare solo a questo. Cercò di pensare a come sarebbe cambiata la sua vita se quel test le avesse rivelato una gravidanza. Per prima cosa avrebbe dovuto parlare con Ruben, e come avrebbe reagito? Si sarebbe arrabbiato? Sarebbe scappato in Messico? Non poteva saperlo. Ma se anche lui non avesse reagito male, lei come avrebbe reagito? Non si sentiva pronta per una tale responsabilità. Non metteva in dubbio l'amore che provava per Ruben. In futuro sicuramente avrebbe pensato ad una famiglia con lui, ma non adesso. Continuava a ripetersi che era troppo presto, che era successo tutto troppo in fretta. Poi il bussare improvviso la fece sobbalzare. «Isa, sono passati cinque minuti» disse Amanda dall'altra parte della porta.
«Si» rispose secca Isabel. Si alzò lentamente dalla vasca e si avvicinò al lavandino, si sentiva come un condannato a morte che si avvicinava alla sedia elettrica. Prese il piccolo aggeggio bianco tra le mani senza guardarlo. Chiuse gli occhi e sospirò rumorosamente. Quando si sentì pronta, o almeno credeva di esserlo, aprì gli occhi. Quello che vide la lasciò sbalordita: il test era positivo. Calde lacrime iniziarono a scorrerle sul viso. Era incinta, era incinta sul serio. D'un tratto pensò di essere in un incubo, ma purtroppo quella era la realtà.
Amanda chiamò sua figlia molte volte ma lei non rispose, così entrò senza fare troppo complimenti. «Allora?» chiese. Isabel non ebbe bisogno di parlare, quando si voltò verso sua madre, l'altra capì tutto. Sarebbe diventata nonna.

 

Dopo i primi minuti di panico totale e pianto isterico, Isabel si calmò. Doveva reagire, non era poi la fine del mondo. E poi vi erano altre soluzioni, come l'aborto. Già, l'aborto, avrebbe mai avuto quel coraggio? Doveva assolutamente parlare con Ruben. «Cosa pensi di fare, Isa?» chiese Amanda continuando a stringere sua figlia. «Non ne ho la più pallida idea. Non mi sarei mai aspettata una cosa del genere. Ho paura che rovinerò tutto, Ruben se la prenderà con me e ci lasceremo»
«No, Isa. Ruben non è quel genere di uomo, non ti lascerà. Ti starà vicino, come farò io. Qualunque decisione prenderai sappi che io ci sarò» Isabel continuò a piangere, voleva sfogare tutto quello stress accumulato nei minuti precedenti all'esito del test.
«Stasera, glielo dirò stasera» disse Isabel quando fu calma. «Va bene, cerca di trovare le parole giuste»
«E, mamma... non dirlo a papà. Vorrei farlo io dopo averlo detto a Ruben» Amanda baciò sua figlia e le asciugò qualche lacrima. «D'accordo»

 

Spazio autrice:
Salve a tutti! Eccomi con il decimo capitolo. Scusate per il ritardo ma con le vacanze non ho avuto proprio tempo. Anzi, vi faccio gli auguri per pasqua, anche se in ritardo <.<
Ma comunque, grande novità, non trovate? Chissà cosa decideranno di fare Isabel e Ruben. Come al solito fatemi sapere cosa ne pensate tramite una recensione.
A presto,
MissKiddo.

   
 
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