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Autore: piccolo_uragano_    08/04/2015    1 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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Martha teneva una sorta di diario, un piccolo quadernetto quadrato rilegato in pelle di drago viola, che le aveva regalato Robert qualche anno prima per il compleanno. La particolarità di questo diario (che nessuno aveva il permesso di guardare, e Sirius era riuscito a scorgerne solo alcuni pezzi) era che non c’era scritta nemmeno una parola. Martha disegnava. Scriveva la data e poi disegnava cose che ricordavano cosa fosse successo nella data scritta. Ad esempio, il giorno di Natale era la London Eye, e uno dei suoi bracci era una mano con una bacchetta puntata – l’inconfondibile bacchetta storta di Bellatrix Black. Stava scarabocchiando su quel diario, Martha, con aria assonnata, il pomeriggio del primo gennaio, con i capelli che avevano ancora un po’ la forma della treccia che le ricadevano sulle spalle, una delle sue felpe e dei jeans Babbani, mentre Lily faceva le valigie e Rose prendeva la macchina. La rossa sarebbe tornata dai suoi, per la gioia di sua sorella, per i successivi sei giorni. Martha le aveva imposto l’obbligo di scriverle almeno due volte al giorno e di chiamarla alla  minima necessità, e Lily aveva sbuffato. Ma Martha conosceva Petunia, e sapeva che il fatto che Lily irrompesse così in casa loro non le sarebbe andato giù, dopotutto, aveva sempre passato le feste dai Redfort, passando con i suoi un massimo di tre o quattro giorni. Lei e James avevano momenti in cui litigavano e momenti in cui parlavano quasi come fossero amici, e il sorriso di James in quei momenti era qualcosa di impagabile. Lui e Sirius avevano proposto più volte a Lily di rimanere, ma lei, ogni volta aveva replicato in modo testardo che non poteva restare, perché doveva vedere la sua famiglia.
“Lasciala stare, James.” Aveva provato a dire Martha, cercando di interrompere il patetico tentativo di Ramoso di convincere Lily a restare.
“Non sarà lo stesso senza di lei.” Aveva risposto lui, appena Lily si era allontanata, e Martha aveva visto la luce spegnersi negli occhi del suo amico, e avrebbe voluto prendere Lily a testate per convincerla a dare a quel ragazzo una sola possibilità, perché era sicura che se lo avesse fatto, Lily si sarebbe innamorata di lui all’istante. Forse era per questo che non  cedeva, perché lo sapeva anche lei, alla fine.
Lily comparve davanti a lei. “Dove è finita Rose?”
Martha alzò gli occhi. “Sta in giardino con Remus.”
Rose e Remus stavano legando moltissimo, molto più di quanto si aspettassero tutti. Remus, di solito, faticava molto a legare, anche con Martha stava facendo fatica. Era riservato e discreto, tendeva a nascondere il suo segreto, sebbene la piccola Redfort lo conoscesse bene. Con Rose, invece, sembrava diverso. Erano semplicemente due ragazzi che scherzavano e ridevano, e questo sorprese tutti. Lo stesso James ammise di non aver mai visto Remus così felice e spensierato, ammettendo di esserne davvero felice.
“Io vado.” Disse Lily.
“Ti accompagno. Hai salutato James e Sirius?”
“Si, poco fa.”
Martha annuì, chiudendo il diario  (in cui Lily riuscì a scorgere il disegno di un fiore) e mettendo una mano sulla spalla della sua amica.
In giardino, Rose rideva mentre Remus faceva la faccia da bambino imbronciato tipica dei Malandrini.
“Oh, sei arrivata!” esclamò la Cacciatrice.
Lily salutò Remus con un sorriso: la loro non era un’amicizia fatta di abbracci e dichiarazioni di affetto ai quattro venti, ma di piccole cose. Invece abbracciò Martha, e anche Dorea e Charlus, quando li raggiunsero, ringraziandoli di cuore per l’ospitalità, mentre loro le ricordavano di tornare quando avesse voluto, senza troppi problemi. Lo stesso fu con Marie e Robert, prima che Rose le ricordasse che, come al solito, era in ritardo. Salirono sulla macchina magica nel momento in cui James e Sirius corsero in giardino, illuminati da un debole sole di gennaio.
James guardò Lily, con gli occhi pieni di parole che si leggevano nonostante gli occhiali spessi, e lei rispose agitando la mano, ed entrambi sorrisero, prima che la macchina prendesse il volo, e Ramoso rimase a guardare il cielo anche dopo che Rose ebbe attivato il Filtro Invisibile.
“Torna dentro, Romeo.”  Gli disse Martha, dopo un po’. Lui annuì flebilmente, ma prima di entrare guardò di nuovo il cielo.


Martha e Sirius salirono in salotto, quella notte verso le quattro, prendendosi una pausa da una notte di fuoco, in cerca di qualcosa da mangiare, trovandovi James, che giocava con la piccola Crux, a sulle sue ginocchia era posata una copia della Guida del Guaritore con due inconfondibili iniziali incise sulla copertina, L.E., e i due, notandolo, scossero la testa.  Martha si fece un panino con la Nutella (una cosa Babbana senza la quale Rose non si muoveva, e che era andata a comprare apposta per averne una scorta anche nella taverna) e Sirius bevve un bicchiere di latte fresco. James, guardandoli, si accorse che Sirius era di nuovo a torso nudo, e che Martha indossava la sua camicia, aperta, mostrando un completino intimo di pizzo.
“Pausa caffè?” chiese James, guardandoli e ridendo.
Sirius gli tirò il tappo della bottiglia di latte.
“Credo che Rose cucinerà la pizza.” Concluse Martha, ancora davanti al frigo aperto.
“La che cosa?”
“La pizza.”
I due Malandrini si guardarono.
“Stupidi Purosangue! È uno dei cibo Babbani più buoni al mondo!”
“Più buono delle Lumache Gelatinose?” chiese Sirius.
“E delle Crostatine Canarine?”  lo seguì a ruota James.
“Molto più buona!”
“Impossibile!” tuonarono i due.
Martha borbottò qualcosa come ‘ignoranti’, rivolse a Sirius uno sguardo che solo lui capì (e rispose annuendo) e se ne andò di sotto quasi saltellando, addentando il panino.
“Ehi, Felpato?” chiese James in un sussurro.
“Che c’è?”
“Ma che belle tette ha Martha?”
Sirius in meno due secondi si era precipitato su di lui e lo stava soffocando con un cuscino. “Le tette. Di Martha. Sono affari miei!” strillò, mentre James rideva di gusto. Quando Sirius tolse il cuscino dalla sua faccia, gli occhiali di James si rivelarono rotti.
“Ben ti sta!” gli disse Sirius, prima di farsi serio. “Che ci fai sveglio?”
“Di certo non quello che ci fai tu.” Ridacchiò Ramoso.
Sirius lo mandò a quel paese con un gesto della mano. “Seriamente, che ci fai sveglio?”
Lui alzò le spalle. “Sto giocando con Crux.”
“Alle quattro e dodici della mattina?”
“Ben, i gatti vivono di notte, non potevo chiederle di svegliarsi prima.” Rispose, mentre ingannava la gattina con un semplice spago.
Sirius si sedette accanto al suo amico. “Non me la bevo.”
“Torna di sotto, Felpato. O Martha dovrà fare tutto da sola!”
“Lasciamo stare la mia ragazza un secondo? Me lo ha detto lei di restare con te.”
James rise, capendo che quello sguardo e il fatto che lui avesse annuito probabilmente era un ‘resta con lui’.
“Ti manca la Evans, vero?”
James non smise di ridere, ma rise in modo finto e forzato. Poi si fermò e guardò il suo migliore amico. “Io non ho bisogno di lei.”
“Oh, e non dormi perché vuoi battere un record?”
“Non ho sonno!”
“Perché ti manca la Evans!”
“Stronzate.” Minimizzò James, evitando lo sguardo di Sirius.
“Okay, allora guardami negli occhi e dimmi che non ti manca Lily Evans.”
“Stronzate!” ripeté James, poi rise nervosamente e si passò una mano tra i capelli ribelli. “Si, okay, forse può essere che un pochino io senta la sua mancanza, ma ha scelto di andarsene perché mi odia, e quindi se n’è andata, perché non ho bisogno di lei.”
“Stronzate.” Gli disse Sirius. “Sono queste stronzate che ti ripeti da quando sei seduto su questo divano, non è vero?”
“Non sono stronzate!” Si difese James.
“Certo, Ramoso, è un mare di stronzate, perché lei ti piace, ti piace troppo, anzi tu ti stai innamorando della Evans, ma sei talmente testardo e cretino da non riuscire a fare nulla che non sia prendere a pugni il primo idiota ubriaco che le sia avvicina!”
James sfoderò la sua espressione da bambino ferito. “Non mi sto innamorando della Evans. Sono uno spirito libero, io. Non ho bisogno di una ragazza fissa.”
“Non stiamo parlando di una ragazza fissa. Stiamo parlando della Evans, hai presente?”


Cara Martha,
Sto bene. Non ti preoccupare! Mi hai scritto due lettere in dodici ore, il che è pochissimo per te, ma so che sei in ansia. Non ti preoccupare! Va tutto bene. Mia madre ha passato la giornata a raccontarmi di cosa è successo da agosto, mio padre mi chiede della scuola e di voi, e Petunia mi ignora cordialmente. A proposito, si sposa con quel tricheco baffuto di Dursley, quest’estate. Vorrei che voi tutti veniste con me, non ce la faccio da sola, in mezzo a tutti quei cugini Babbani pettegoli.
Come sta James? Come vanno le cose lì? Salutami Remus.
Ti scriverò ancora domani sera.
Lily
P.S. controlleresti se ho dimenticato la mia Guida del Guaritore?
Lily piegò la lettera e la mise nella busta, scrisse il nome di Martha e la consegnò alla civetta, che volò via nella notte, mentre lei rimaneva seduta alla scrivania, avvolta nel suo pigiama, in quella stanza piena di vecchie fotografie. Si guardò attorno. Quella stanza, quella casa, quel mondo, non le appartenevano più quasi per niente. Era come essere in casa di estranei, estranei a cui assomigliava fisicamente e a cui voleva un gran bene, ma estranei e lontani. Petunia di certo non rendeva le cose facili. Erano sorelle, dannazione. E quando lei aveva bussato alla porta, Petunia aveva aperto la porta con aria disgustata dicendo “Oh, sei tu. Alla fine pare che tu ti sia scomodata a venire anche questa volta.”
Da bambine, erano più legate degli anelli di una catena – più legate delle Redfort. Poi per caso era arrivata Martha, i sospetti di essere diversa. Severus, che le aveva confermato ogni dubbio. La lettera per Hogwarts e la McGranitt, che aveva personalmente spiegato agli Evans il destino e la natura della loro secondogenita. In tutto questo, Petunia non aveva fatto altro che allontanarsi da lei, quasi come se ne avesse paura. Petunia era sempre stata una bambina molto chiusa. Aveva paura del diverso, di ciò che non poteva capire. Così era arrivata ad avere paura di Hogwarts – e della stessa Lily.
Ma erano sorelle, e un legame così forte non si cancella.
Si alzò dalla sedia e iniziò a fare avanti e indietro per la stanza.
Era terribilmente difficile da ammettere, ma i suoi amici e la taverna le mancavano. Le mancava James, ma non lo avrebbe mai ammesso.


Lily,
Sei sicura che vada tutto bene? La tua Guida del Guaritore sta bene, come James, sei tu a non doverti preoccupare! Dovresti dormire, però. Che ci fai sveglia anche tu? Ignora Petunia, gliele faremo pagare tutte al matrimonio, visto che per allora saremo maggiorenni! Saluta i tuoi da parte mia. Domani credo che Rose voglia preparare la pizza. Se ne vuoi un pezzo, vieni a prenderlo! Ah, hai dimenticato anche la tua Penna Portafortuna Porpora. L’ho trovata io sotto alla cassettiera della tua stanza. Te la restituirò appena ci vedremo, e spero che sarà prima del rientro a scuola.
Ti voglio bene,
Martha.
Diede la busta a Mini e si mise sul letto. A intuito, James e Sirius si erano persi in chiacchiere, e non sarebbe salita per riferire che Lily aveva chiesto di lui, ne per dire che aveva spudoratamente mentito dicendo che il suo migliore amico stava bene.



“Sembra un po’ una torta.” Osservò James, osservando le due pizze perfette che Rose aveva appena sfornato.
“E questo cosa sarebbe? Pomodoro?” Sirius allungò la mano per toccare la pizza dimenticandosi che era appena uscita dal forno. Imprecò, mentre si alzava per andare a mettere la mano sotto l’acqua gelata.
“Siete due idioti.” Gli disse Martha. “Come si fa a vivere quasi diciassette anni senza mangiare la pizza?”
“Eppure guardaci! Siamo bellissimi lo stesso!” esclamò James.
Rose fece arrivare a ciascuno dei piatti una grande fetta di pizza, mentre Sirius tornava a sedersi e James addentò la sua pizza con aria curiosa, scottandosi la lingua.
“Dio li fa e poi li accoppia.” Borbottò Rose.
Ramoso trangugiò il contenuto del suo bicchiere, e quando ebbe finito, guardò gli altri come se avesse appena trangugiato dell’Amortentia.  “Cosa è? È … frizzante!” chiese.
“Si chiama Coca Cola, James.” Rispose Peter, che stava già divorando il suo pezzo di pizza.
“E che roba sarebbe?”
“Dio, James, davvero non l’hai mai bevuta?”  domandò Rose.
Lui scosse la testa. “No, ma trovo sia buonissima. Dove l’hai trovata? Non credevo che gli elfi qui l’avessero …”
“Siamo stati al supermercato ieri pomeriggio.” Rispose Rose.
“Siamo? Tu e chi?” le chiese sua sorella.
“Io e Remus. Vero?”
Remus annuì, mentre addentava la sua pizza e si complimentava con Rose, che rispose con un sorriso complice.
Sirius, intanto, annusava il contenuto del suo bicchiere, temendo fosse veleno, poi ne bevve un sorso e fece la stessa espressione di James. In poco tempo, i due Malandrini avevano bevuto due litri di Coca Cola ciascuno, e avevano implorato Rose di preparare altra pizza. Lei, ridendo, aveva chiesto a Marie di scendere ad aiutarla.
“Perché non la aiuti tu?” chiese James rivolto a Martha.
“Sarebbe meglio che mia sorella non si mettesse a cucinare, James.” Rispose Rose, precedendo la sorella.
“Perché no?”
“Non sono molto brava.” Si giustificò Martha, alzando le spalle.
“Dio, Martha. Sei riuscita a bruciare la pasta!”
“Le cuoche di famiglia sono lei e mia madre. Io, Lily e papà ci limitiamo a mangiare.”
Nominare Lily non fu la mossa più giusta. James perse il sorrise e si mise a trangugiare altra Coca Cola.
Quando posò il bicchiere, Martha lo stava osservando. “Guarda che non ha lo stesso effetto della vodka.” Gli disse, mentre Sirius mangiava.
“Sarebbe bello, però.” Rispose James, evitando lo sguardo di Martha.
“A proposito dell’innominabile, mi ha chiesto di te.”
“Chi?”
“Lily.”
James sfoderò uno dei suoi più bei sorrisi. “Come? Cosa? Cioè … quando? Che ha detto?”
Martha rispose al sorriso. “Mi ha scritto e ha chiesto come stessi, dicendo anche che sua sorella sposerà quel tricheco del suo fidanzato, e che dovremo andarci tutti.”
“E tu che le hai detto?”
“Che ci andremo!”
“No, Martha! Che le hai detto di me?”
“Che ti manca tanto e ti stai per ammazzare.” Borbottò Sirius, finendo la sua pizza.
“Che stai bene.”  Rispose Martha, ignorando Sirius.
“Perché mentirle?” chiese Remus.
“Oh, e che avrei dovuto dirle? Che da quando è salita sulla macchina di Rose, James ha la faccia di un cucciolo abbandonato?”
“Di un cerbiatto abbandonato, più che altro.” Scherzò Sirius. “Ehi! Il tuo primo figlio potresti chiamarlo Bambi!”
“Oddio, era il programma di Babbanologia del quarto anno!” esclamò Martha.
“Si, le fiabe sugli animali!” borbottò Remus.
“Le fiabe su … oh!” Martha li guardò prima di capire. Gli animali … il quarto anno. Stava per chiedere qualcosa, quando sentì lo sguardo interrogativo di Rose trafiggerle la schiena. Lei non sapeva  il segreto dei Malandrini, non sapeva del piccolo problema peloso di Remus. Non sapeva nulla. Interpretando gli sguardi di Rose capirono che la Cacciatrice stesse cominciando a sospettare qualcosa, e cambiarono abilmente argomento, ma gli sguardi tra di loro dicevano che presto o tardi anche Rose sarebbe dovuta venire a conoscenza del piccolo problema peloso di Remus. E a Remus non avrebbe fatto affatto piacere.


La mattina dopo, verso le cinque, Martha trovò di nuovo James sul divano. Le sue occhiaie aumentavano pericolosamente, ma a quanto pare la recente scoperta della Coca Cola lo aiutava a mantenere la sua vitalità. Teneva in mano il cubo di Rubik e faceva di nuovo di tutto per risolverlo. Non aveva nemmeno provato a mettersi il pigiama.
Si sedette accanto a lui senza dire una parola, e lui non la guardò. La riconobbe, ma non la guardò. Tenne lo sguardo fisso su quel piccolo cubo. Martha avvicinò la mano alle sue. “Posso?” chiese.
Lui le porse il cubo senza dire una parola.
“Devi pensarla come una cosa più semplice di quanto sembri, sai? Perché è più semplice di quanto tu pensi, razza di idiota.” Iniziò a trafficare con le varie facciate. “Se pensi che sia complicato ed impossibile, allora non lo risolverai mai. Se ti lavori un aspetto per volta, facciata dopo facciata, passo dopo passo, allora ce l’avrai fatta.” Con quelle parole, completò il gioco. “Se vai avanti a ripeterti che è sbagliato e che non ti vorrà mai, dove pensi di arrivare?  Lei è già tua, James. Solo che non lo vuole ammettere.”
“Non accetterebbe mai di uscire con me.” Sospirò lui.
“Questo non vuol dire che tu non glielo debba chiedere, sai? Passo dopo passo, James. Il primo è farsi qualche ora di sonno.” Lui la guardò e accennò un sorriso. Lasciò che gli prendesse la mano e lo accompagnasse in camera. Rimase sulla porta per vederlo infilarsi nel letto e crollare tra le braccia di Morfeo in pochissimi secondi. Poi chiuse la porta di faggio alle sue spalle e tornò da Sirius.
“Allora?” le chiese, guardandola.
“L’ho messo a dormire.”
“Brava mammina.” Scherzò sorridendo, prima che lei si buttasse tra le sue braccia di nuovo.



 
“Voglio vedere un filt!”
Martha per poco non fece cadere la faccia nella tazza di latte. Non erano nemmeno le nove, ma a quanto pare quelle quattro ore di sonno avevano rianimato James più di quanto desiderassero. Sirius rise, seduto davanti a lei, e Rose scosse la testa sorridendo.
James era in piedi davanti a loro, con la parola filt ancora sulla punta della lingua.
“Per l’amor del cielo, James, si dice film.” Lo schernì Rose.
“Un film!”
“E perché t’è venuta questa illuminazione improvvisamente?”
“Perché dev’essere bellissimo!” si sedette al tavolo con gli altri e mangiò dei biscotti.
“Non è una gran cosa.” Sminuì Martha. “Sono storie di Babbani, e hanno sempre un lieto fine, punto.”
“Non è vero.” Le disse sua sorella. “Potremmo fargli vedere Titanic.”
Martha rise. “Poi s’ammazza davvero.”
“Che vuol dire Titanic?” chiese Sirius.
“È il titolo del film preferito di Rose.”
“È un gran bel film.”
“È tristissimo, Rose, dai.”
“Di che parla?” chiese James.
Le due sorelle risposero all’unisono. “D’amore!” esclamò Rose, “Di una nave che affonda.” Rispose Martha.
“Di due innamorati su una nave che affonda.” Tagliò corto Remus, irrompendo al piano superiore.
“Mi piace.”  Esclamò James. “Guardiamolo!”
“Si.” Lo seguì Felpato. “Ci sto.”
Ecco, di nuovo, la legge universale. Se uno dei Malandrini dice una stupidaggine, gli altri lo seguono a ruota.
“Scrivo a Peter di raggiungerci.” Esclamò Remus.
Naturalmente, Peter li raggiunse subito, e Rose rimediò una televisione molto in fretta, insieme alla videocassetta del film. Si misero sul divano con una scorta industriale di pizza, e per la prima metà del film i Malandrini sembrarono anche divertiti da quella strana situazione, e più di una volta chiesero perché la protagonista non Schiantasse il suo fidanzato, ma gli sguardi delle ragazze ricordavano loro che era una storia di Babbani, e che quei Babbani non sapevano nemmeno cosa fossero gli Schiantesimi. James si imbronciò mentre Sirius rideva moltissimo e Remus e Peter sembravano davvero presi da quel film, e quando capirono che il Titanic sarebbe affondato, ne sembrarono colpiti nel profondo. Nel momento tragico, Rose e Martha recitarono le battute a memoria, mentre James, stupendo tutti, per poco non pianse.
“Jack non può morire!” esclamò.
“Sh, non sento.” Gli disse Sirius, che stringeva Martha come se potesse scappare.
“Avevo detto che non era una buona idea.” Accennò la piccola Redfort, ma Sirius zittì anche lei.
“Stiamo scherzando?! Stiamo scherzando, vero?!”  Ramoso si alzò e guardò le sorelle Redfort, che scossero la testa con gli occhi gonfi. “Non è possibile! Questa è la storia più triste del mondo! Lui … insomma … ci stavano tutti e due!”
“No, James.” Lo  fermò Remus. “Non reggeva.”
“Bastava un semplice …”
“Sono Babbani.” Tagliò corto Rose.
“Merda!” imprecò, andandosene furioso.
“Devi vedere il finale!”
“Ho già visto abbastanza!” urlò, scendendo le scale. Fu chiaro a tutti, in quel momento, che qualcosa nel cuore di James stava cambiando, e anche in fretta. Lo sentirono esultare perché nel giro di due giorni sarebbero tornati a scuola, e nessuno di loro credette nemmeno per un secondo che fosse Hogwarts a mancargli.


“E c’è qualche ragazzo carino, nella  tua scuola?”
A Lily quasi cadde il piatto, in piedi, al lavabo. “Che cosa stai dicendo, mamma?” le chiese. Sua madre era uguale a lei, ma aveva i capelli biondi, come Petunia.
“Ho chiesto se ci sono ragazzi carini. Hai detto che Martha sta con questo Sirius, e …”
“Mamma, dai!”
“… lui non ha un amico carino?”
Lily si bloccò. “Perché me lo chiedi?”
“Perché da quando sei tornata sei sempre incantata, e, sai vorrei conoscere un bel mago innamorato della mia strega preferita, prima o poi.”
Lily sorrise. Le parole ‘amico’ ‘Sirius’ e ‘carino’ si erano concentrare nel viso di James e nel suo sorriso, nelle loro parole di Capodanno e nei suoi occhi castani. Basta, Lily, si disse, basta pensare a James Potter. Ma come poteva non pensare a lui? Era James, era un tornado, e lei ci era dentro, ci era dentro con tutta sé stessa e sentiva come se gli emisferi del suo cervello stessero facendo a pugni. Da una parte voleva James, dall’altra lo respingeva. E lei era troppo orgogliosa, troppa testarda, troppo dura con sé stessa per dare ascolto alla prima parte, ma non poteva nemmeno ignorarla.
Tornò a guardare sua madre, che non aveva smesso di guardarla, e aveva perfettamente interpretato il suo silenzio.
“Fai in modo che sia più simpatico di Vernon, però.”  Le disse, con un sorriso, accarezzandole i capelli e andandosene. Lily accennò un sorriso, senza smettere di pensare a James.
“Vernon non è niente in confronto a James.”  Disse, in un sussurro, osservando il suo riflesso nella finestra davanti al lavabo. Ma lei ne era all’altezza?


ciao a tutti :) spero che il nuovo capitolo vi sia piaciuto, e vi dico che SO che il film 'Titanic' è del '97, ma, ehm, non ho resistito. Perdonatemi anche questa, insomma. Di nuovo, il carattere nella prima parte è diverso dal resto altrimenti sarebbe risultato spostato e le prime due/tre parole non sarebbero risultate leggibili. Un abbraccio a tutti, spero di trovarvi nelle recensioni >< 
C.

 
   
 
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