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Autore: Cheshireyes    10/04/2015    2 recensioni
Per il momento sospesa; probabilmente la cancellerò per farne il remake (scritto meglio, si spera)
La prima storia che pubblico, siate clementi per i primi capitoli.
La storia è ambientata poche settimane dopo che Roy Mustang esce dal suo periodo di convalescenza e fa ritorno a lavoro. Non appena tornato, il suo fidato Tenente Riza Hawkeye riceve un'anonima lettera misteriosa, e in lei vede un brusco cambiamento d'umore. Dopo averla seguita senza farsi notare fino all'ufficio di Grumman, scopre che un criminale di cui non si sa l'identità minaccia tramite lettere anonime ufficiali dell'esercito che non hanno fra loro nessun legame, e un po' di tempo dopo aver ricevuto la fatidica busta, ognuna delle vittime scompare senza lasciar tracce. Mustang non può permettere che succeda qualcosa al suo Tenente o a Central City, quindi sfida apertamente il misterioso delinquente, il quale accetta la sfida, accogliendolo nel suo contorto gioco.
Roy e Riza come al loro solito cercheranno di proteggersi a vicenda, ma non vedremo solo loro, bensì la squadra di Mustang riunita e qualcun altro.
Pronti a giocare?
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Inchiostro e sangue.

Finalmente conosceva il grande segreto che mandava chiunque in paranoia, e poteva già pensare a un piano d'azione. Guardò l'enorme orologio a pendolo di cui nemmeno si ricordava l'origine, e vide che la mezzanotte era ormai passata. Il Tenente se ne era andata all'incirca mezz'ora dopo avergli rivelato le attualità di Central, e seppure lui avesse cercato di convincerla a rimanere ancora un po', lei lo aveva ammonito ricordandogli che il giorno seguente entrambi sarebbero dovuti tornare a lavoro.
Lui invece era ancorà lì, nel soggiorno, i suoi pensieri accompagnati dal ticchettio dell'orologio. Non era sicuro che sarebbe riuscito a dormire, considerando il mare di informazioni che aveva memorizzato in una sola notte, ma di certo non poteva rimanere in uniforme.
Prima di mettersi un indumento adatto per andare a letto, decise di farsi una doccia. L'acqua, inizialmente fredda, in pochi secondi divenne tiepida per poi trasformarsi in bollente, come piaceva a lui. Gli dava la sensazione che il fuoco avesse trovato un modo di congiungersi con l'acqua, in un'armonia fatta di energia e calma, calore e limpidezza. Per tutta la durata della doccia e pure nel momento di coricarsi nel suo letto aveva pensato a un piano d'azione iniziale. Per prima cosa, doveva trovare il modo di evitare l'assemblea a cui avrebbe dovuto partecipare non appena recatosi al Quartier Generale, e doveva anche scambiare qualche parola con Grumman: in fin dei conti erano amici, e seppure il vecchio fosse ostinato, lui riusciva sempre a persuaderlo a suo favore. Se il Comandante Supremo in persona acconsentiva a Mustang di partecipare al caso, nessuno avrebbe avuto il diritto di ostacolarlo, e semmai qualcuno sapesse qualcosa cui a lui sfugge, sarebbe stato obbligato a riferirlo. Stava già pensando alle parole giuste da usare, sebbene non avesse ancora trovato un modo di sottrarsi all'assemblea, ma, ne era certo, avrebbe comunque trovato un modo, come sempre.
La mattina che seguì non preannunciava una giornata solare e calda come quella precedente, anzi, dalle nubi che si erano radunate in cielo le probabilità di una precipitazioni imminenti erano abbastanza alte. In ogni caso, Mustang svegliandosi si stupì del fatto di essere riuscito ad addormentarsi, nonostante i pensieri che li vorticarono in testa dalla conversazione con il Tenente. A differenza della routine, non si era svegliato in ritardo, quindi decise di prepararsi il caffé e gustarselo comodamente a casa, piuttosto che andare a prenderlo a lavoro, sempre se quello potesse definirsi caffé.
Una volta gustato un caffé caldo e infilatosi la divisa, valutò il caso di portarsi dietro un ombrello uscendo. Scostò le tende per scrutare l'esterno in cerca di gocce e di segni di pioggia, ma tutto ciò che vide furono soltanto le chiome degli alberi mosse dal vento e persone che portavano a spasso il proprio cane. Poco prima di voltarsi, però, guardò a terra in prossimità della sua casa, e vide una macchina nera lucida affiancata da una donna in divisa con un soprabito altrettanto nero. Ma certo, si disse, come ogni mattina Riza era pronta ad accompagnarlo a lavoro. Però, pensandoci, quello non era l'orario in cui solitamente Mustang era sveglio, anzi, in genere sarebbe rimasto sotto le coperte per un'ulteriore quarto d'ora abbondante. Si chiese da quanto Riza lo stesse aspettando, e si chiese se ogni mattina arrivasse con così lungo anticipo per rimanersene lì fuori mentre lui dormiva beato. Per un breve istante, si sentì in colpa. Poi scese al piano terra per aprire il portone, salutando il suo Tenente e invitandola ad entrare.
«Colonnello, la ringrazio per la sua ospitalità nei miei confronti, ma fra poco dovremmo avviarci al Quartier Generale.» rifiutò lei «Posso chiederle perché è desto e già in divisa? Non ha dormito, per caso?»
«Oh, no, in qualche modo sono riuscito a dormire» rispose lui passandosi una mano fra i neri capelli «E mi sono svegliato presto senza apparenti motivi.»
Immaginando che non sarebbe più rientrato in casa fino a quella sera, si richiuse la porta alle spalle e si avvicinò al Tenente, rispettando la distanza minima concessa dalle leggi contro la fraternizzazione. Roy odiava quella stupida e insensata legge: fosse stato per lui avrebbe trovato un modo di eluderla e cavarsela senza ripercussioni sulla propria carriera, ma tutti gli altri officiali dell'esercito di sesso femminile non erano d'accordo, mandando a monte numerosi tentativi di conquista da parte del Colonnello verso le belle fanciulle in uniforme. La stessa Hawkeye, forse lei più di tutti, rispettava rigorosamente quella norma, come quasi tutte le altre norme, e rimaneva irremovibile ogni qualvolta un individuo si avvicinasse a lei anche solo per un'innocente complimento. "Un giorno ti convincerò a lasciar perdere tutte queste formali stupidaggini" si ritrovò a pensare Roy guardandola, e cercò subito di scacciare quel sciocco pensiero che si era fatto strada nella sua mente.
«Comunque» riprese quindi «Tu vieni ogni giorno verso quest'ora nonostante non sia il mio orario di routine?» domandò incuriosito, perché era un qualcosa che non sapeva di lei, e di lei conosceva un sacco di cose.
«Approssimativamente sì. Vede, ogni mattina sono svegliata da Black Hayate, che poi porto a fare una passeggiata prima di lavorare. Dopodiché torno a casa e mi cambio in divisa e mi reco qui.»
«Oh, capisco.» disse infine, senza saper rispondere davanti alla risposta semplice ma esaustiva di lei. «Allora, ci avviamo?» chiese sorridendo un po' in quella cupa giornata e battendo la mano sul veicolo.
Entrarono in macchina con il Tenente alla guida e si avviarono.
La solita strada venne percossa allo stesso identico modo di tutte le volte precedenti, ovvero con i due che alternavano momenti di quiete e discreti scambi di parole. Tutto ciò non aveva mai creato imbarazzo fra i due, anzi, a entrambi andava bene così. In un certo senso, ambedue pensavano che quel loro modo di fare appartenesse solo a loro, in quanto persino standosene zitti comunicavano. Quando invece insieme a loro vi erano colleghi, civili, o i membri della loro squadra, quella sintonia fra di loro barcollava leggermente.
«Colonnello, siamo giunti.» lo avvisò il Tenente, che notò che lui si era perso nei propri pensieri. «Siamo più in anticipo del solito. La sua assemblea non è neancora iniziata, vuole fare un salto in ufficio?»
Perfetto, pensò Mustang. Se l'assemblea non aveva avuto inizio, non era mica obbligato a presentarsi in sala ad aspettare gli altri colleghi, e nessuno avrebbe protestato se lui avesse deciso di fare una piccola sosta da qualche altra parte. E quella sosta non consisteva nel suo ufficio.
«No.» rispose, poi affermò deciso «Ho deciso che farò una visitina al vecchio Grumman.»

Seppure qualche volta Izumi Curtis assomigliasse più al demonio che a una semplice casalinga, non si poteva negare che nonostante i suoi "occasionali" modi bruschi riusciva a essere accogliente e generosa. A dimostrazione di ciò fu il fatto che ospitò nella propria dimora i due ufficiali in borghese, dandogli una consistente e deliziosa cena e una camera con due letti singoli dove poter passare la notte. Havoc, quella mattina, era immensamente grato a quella donna per avergli offerto finalmente un posto decente su cui riposare. Il viaggio in treno era stato per lui un disastro: urla di bambini, problemi, cibo pessimo, problemi, posti scomodi, altri problemi ancora.. Certo, la loro copertura di cittadini davanti a Izumi saltò immediatamente, dato che lei aveva subito capito la loro vera identità, e aveva assestato un doloroso pugno sia ad Havoc che a Breda rimproverando loro di aver cercato di mentirle. E dopo quel particolare benvenuto, li invitò a entrare.
La dormita era stata piacevolmente rigenerante, e dalla loro camera sentivano l'invitante odore della colazione. Si vestirono e si diedero una sistemata, per poi recarsi là dove Izumi e il suo cognuge parlavano fra di loro mentre la casalinga finiva di versare in quattro tazzine del caffé.
«Buongiorno.» li salutò cordiale il signor Shigu Curtis «Non siamo abituati ad ricevere visite, quindi alla mattina entrambi beviamo semplicemente del caffé. Ma voi siete pur sempre dei soldati, lavorate duro, penso meritiate una calda colazione. Purtroppo avevamo gli ingredienti solo per le cialde.»
«Oh, non viziarli così» lo rimproverò la moglie, che al contrario pensava che offrire loro addirittura dolci per colazione fosse esagerato. Si poteva essere dei buoni ospiti, garantendo cena e riposo, e qui erano d'accordo entrambi, ma l'idea delle cialde era stata portata avanti solo da Shigu. «Come hai detto sono soldati, possono stare giorni mangiando razioni sufficienti a sfamarsi. Non voglio passare per quella che accoglie ufficiali a casa propria per coccolarli. Sbaglio, signori?» si rivolse dunque ai due, che un po' rimasero spiazzati da come un macellaio grande e grosso fosse così cordiale a differenza della casalinga autoritaria e razionale.
«Non è nostra intenzione disturbarvi a lungo.» disse Breda dopo una fugace occhiata al compagno «Ieri era tardi per parlare, ma salvo imprevisti non ci dovremmo impiegare molto. È già al corrente del motivo della nostra visita, giusto, signorina Curtis?»
Prima di partire verso Dublith, qualcuno aveva avvisato Breda di sottolineare la parola "signorina", che effettivamente compiacque Izumi. Probabilmente, se avesse usato un altro appellativo si sarebbe beccato il secondo pugno da parte di una donna.
«Sì, sì, certo. Mi avevano pure chiesto di recarmi a Central City, inaudito.» fece lei, sorridendo del fatto che era riuscita ancora una volta a dimostrarsi più astuta dell'esercito. Nemmeno le più grandi autorità di Central o gli impassibili uomini di Briggs per lei erano una minaccia. «In ogni caso, tanto vale parlarne mentre mangiamo. Siete fortunati che il mio amoruccio abbia pensato a voi. Non è un vero tesoro?»
Le cialde, calde e soffici, erano una chicca per il palato dei due soldati, tanto che ne mangiarono addirittura tre con evidente apprezzamento. Shigu era compiaciuto, e seppure non lo desse a vedere, pure a Izumi non dispiaceva poi così tanto aver fatto qualcosa per il prossimo senza avere apparenti beni in cambio. Ma sapeva anche che i due non avevano affrontato quel tremendo viaggio in treno solo per conoscerla, dato che una settimana prima era stata contattata via telefono da un uomo che chiedeva la sua collaborazione e consultazione per un caso di alchimia non riconosciuta. La sua risposta fu: "Se siete così disperati da necessitare l'aiuto di una casalinga, tanto vale che siate voi a venire da me". Dopo che l'interlocutore dall'altra parte della cornetta mugugnò qualcosa cercando di convincerla della gravità della situazione e dopo aver ricordato il dovere di un cittadino di far fronte alle richieste del proprio governo, lei riattacò annoiata, per essere poi richiamata da un altro individuo più calmo e accondiscendente. Però anche egli aveva cercato di convincerla, fallendo miserabilmente. Decisero quindi di mandare due uomini scelti come aveva richiesto lei, con la busta con dentro fogli che riportavano i vari simboli e i cerchi alchemici ritrovati. Il suo compito consisteva semplicemente nel riconoscere l'alchimia utilizzata e fornire qualche informazione a riguardo, magari anche dicendo chi avrebbe potuto conoscerla e praticarla. In caso nemmeno lei sapesse da che punto iniziare, i simboli alchemici sarebbero rimasti irrisolti, e un possibile indizio sarebbe diventato inutilizzabile. C'era da sperare.
«Allora, vediamo questi fogli.»
Havoc e Breda annuirono, e il primo andò a prendere l'unica valigia con cui avevano viaggiato. Da lì prese la busta sigillata.
«Non garantisco di potervi essere d'aiuto quanto voi speriate» avvisò Izumi prendendo fra le mani la busta intenta ad aprirne il contenuto. «Ma a questo punto tentar non nuoce.»
Strapò il sigillo e i vari fogli finirono a ricoprire tutto il tavolo, lasciando i quattro sbigottiti: erano tutti quanti ricoperti di macchie di sangue, che coprivano ogni singolo disegno e appunto preso. I pochi cerchi non coperti di sangue erano stati compromessi da un nerissimo strato di inchiostro, rendendo così tutti quei fogli inutili. Ad Havoc scappò un'imprecazione di inorridita sorpresa, mentre Breda si chiese come sia potuto succedere.
«Non capisco» si innervosì il rosso «L'assistente del Comandante Supremo ci ha consegnato la busta. L'abbiamo messa in valigia, che è sempre stata con noi.»
«Non siete nemmeno capaci a trasportare della carta mantenendola intatta» Izumi schioccò la lingua, mentre dopo lo shock iniziale esaminava i vari fogli «Dubito che siano stati compromessi prima della vostra partenza. Forse, durante un attimo di distrazione, qualcuno ne ha modificato il contenuto.
«C'è stato solo un piccolo momento in cui nessuno di noi due mantenne l'attenzione sulla valigia» dichiarò Breda «Havoc dormiva, e io mi ero assentato per parlare con il capotreno.
«Potrebbe essere che sia successo in quel momento, ma ora il quando non è rilevante» Izumi bloccò le proteste di Havoc sul nascere. Il biondo, infatti, non credeva fosse successo in quel momento. Ma forse fu meglio starsene zitto, perché le sue opposizioni sarebbero state invane senza prove. La donna continuò «È successo e basta. Il che rende la vostra escursione fin qua al sud del tutto sconclusionata.»
Havoc dovette mantenere una calma che non gli apparteneva per non battere i pugni sul tavolo. Come aveva potuto, quel chiunque fosse, danneggiare in quel modo l'unico indizio che erano riusciti a racimolare? Certo, al Quartier Generale ci potevano essere altre copie, ma anche quelle potevano venir compromesse.
«Un momento» si intromise il signor Curtis che fino a quel momento si era limitato ad ascoltare «Cos'è questo?»
Fu l'unico a notare che sotto i fogli vi era un cartoncino bianchissimo con un elegante scrittura sopra. La moglie prese in mano il cartoncino per leggere attentamente l'unica, breve frase. Inarcò un sopracciglio e lo fece vedere ai due soldati davanti a sé. "Il gioco è a Central, non a Dublith". Solo questo. Quantità cospiqua di sangue e inchiostro per mascherare gli indizi e solo una malsana frase come giustificazione.
Havoc spiegò ai cognugi Curtis cosa il biglietto intendeva con "gioco", rendendo palese il fatto che lo stesso individuo che preoccupava l'esercito e seminava il caos a Central era anche il colpevole di quel disastro. Nel frattempo, Breda ebbe un'illuminazione.
«Forse ha reso illeggibili le tracce di alchimia riportate perché lei è in grado di riconoscerla» si rivolse a Izumi «E il messaggio del cartoncino potrebbe essere una finta scusa per coprire la vera causa dell'azione.»
Lei ci pensò su, poi annuì. Sì, era una possibilità. Il caso iniziò pian piano a interessare pure lei.

Grumman non rimase sorpreso quando Mustang si presentò da lui. In realtà, era un po' deluso dal fatto che ci avesse impiegato quasi due settimane a farsi avanti, gli dava quasi l'impressione che in tutti quegli anni non avesse imparato nulla dal suo superiore.
«Ti aspettavo, sai?» disse il vecchio mentre si puliva gli occhiali. Era disinvolto e rilassato, e il fatto che il Colonnello avesse praticamente fatto irruzione da lui non lo sembrò disturbare. «Immagino tu non sia qui per una partita a scacchi, come i bei vecchi tempi.»
«Non si sbaglia, Comandante. Vede, il Tenente Hawkeye mi ha rivelato tutto.
«E quindi?» domandò calmo. Non era la risposta che Mustang si aspettava, ma proseguì comunque.
«E quindi non ho intenzione di stare fermo a non fare niente. Voglio partecipare alle indagini.»
Non appena finì la frase, un uomo bussò alla porta ed entrò senza aspettare risposta. Salutò militarmente i suoi il superiore e guardò con incertezza il Colonnello.
«Comandante Supremo.. i due incaricati che sono dovuti andare fino a Dublith hanno appena telefonato.. è una questione importante- annunciò, non sicuro di poter riferirlo davanti a qualcuno che non partecipava al caso.»
«Non preoccuparti, il mio amico Roy sa tutto. Cosa è successo?»
«Il Mittente ha compromesso tutti gli indizi cospargendoli di sangue. Breda è convinto che l'abbia fatto perché è consapevole che Izumi Curtis potrebbe decifrare i cerchi alchemici. Ma ella si rifiuta ancora di venire fino al Quartier Generale.»
Sia Grumman che Mustang elaborarono l'accaduto. Poi il Colonnello si rese conto di un dettaglio.
«Gli ufficiali scomparsi.. non si sa che fine abbiano fatto, non è così?» chiese guardando negli occhi il Comandante, il quale capì perfettamente la sua supposizione. Rispose con un cenno del capo, rabbuiandosi.
C'era la possibilità che il sangue ritrovato sui fogli fosse di una delle vittime.


Note finali: ebbene, sono riuscita a finire anche questo capitolo. Mi scuso già nel caso alcuni passaggi siano sbagliati o confusi, ma ho scritto con un po' di fretta e la rilettura è stata alquanto superficiale.
Vi anticipo già che nei prossimi capitoli (finalmente!) Mustang passa all'azione. E non solo ;)
Grazie a chiunque legga questa mia prima fiction, e, so di essere banale e potrei sembrare disperata, ma mi farebbe molto piacere ricevere le vostre recensioni affinché possa migliorare. Beh.. è tutto. Alla prossima!

   
 
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