Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: Vanya Imyarek    12/04/2015    1 recensioni
Per i Greci, il kosmos è l'ordine del mondo, basato sul perfetto equilibrio tra opposti, come luce e tenebre, bene e male. Ora, se la gente odierna sapesse che il kosmos è minacciato da un fantasma con vari problemi mentali e un chiodo fisso pr la propria divinizzazione, e che è invece difeso da un paio di ragazzi doppiogiochisti, opportunisti e pure alquanto iettatori, tutti impegnati a cercare di procurarsi un'antica corona egizia dai poteri straordinari, ci sarebbe da supporre che il mondo piomberebbe nel panico generale.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Servi del Kosmos'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CHAD

IL CASINO ASSUME PROPORZIONI IMMANI

 

Okay, okay, adesso grazie a quella monopolizzatrice di attenzione di Penelope vorrete sapere cose sia successo a lei e alle ragazze di fronte al dragone. Ma prima c'era un altro piccolo problema, ricordate? Il sottoscritto con i suoi cugini davanti al dragone di cui sopra, con un bonus di due membri dell'esercito di Setne, uno dei quali aveva appena rivelato di conoscerlo. E anche se vi interessa di più sapere di Penelope, vi toccherà partire da qui, almeno per sapere come mai il dragone fosse libero.

Allora, i miei cugini si erano appena voltati a guardarmi confusi, in attesa che io tirassi fuori una spiegazione, mentre tuto quello a cui riuscivo a pensare erano imprecazioni per l'idiozia di Mortimer.

"Lo conosci?" chiese Luciano, guardandomi con distaccata curiosità, nel tentativo di tamponare i danni e di far capire a Mortimer che il suo intervento era stato pessimo. Lui, per la cronaca, non lo capì.

"Ma che, non lo vedi? E' Chad!"

Bene, adesso aveva rivelato che anche un altro membro dell'esercito di Setne avrebbe dovuto conoscermi, quando io avevo più volte dichiarato di non averli mai incontrati, se non di sfuggita al museo. Ci mancava solo che aggiungesse 'Ma sì, una delle due spie che abbiamo mandato al Campo! Lo hai proposto tu stesso!'

A giudicare dalla faccia di Luciano, lui si era appena arreso a vedere dove avrebbe portato la stupidità del figlio di Bia, per poi reagire di conseguenza, ma visto che lì ero io a rischiare il mio triplo gioco, smisi di imprecare mentalmente e nel giro di due secondi trovai la soluzione.

"Luciano Macchiavelli e Mortimer McDonn! Ma guarda un po'dove siete andati a finire! Direi che sareste dovuti rimanere all'ospedale psichaitrico ancora un po' se questi sono i risultati!" esclamai.

La mia idea era semplice e, modestamente, geniale. Lì tutti sapevano, perchè gliel'avevo detto io o per averlo letto sui giornali, che ero stato in un istituto psichiatrico. Se Mortimer e Luciano si trovavano all'improvviso ad essere due ex pazienti, sapevano almeno a cosa mi riferissi.

Luciano si aggrappò immediatamente allo spunto. "Non ne sarei così sicuro Tu ci hai passato più tempo di noi, e sei finito a farti schiavizzare dagli dei"

"E tu da Setne"

"Io uno schiavo? Trovo sempre così ridicolo che ci combattiate senza conoscere ..."

"EHI!"

Mortimer, che, avendo miracolosamente capito qualcosa della situazione, se n'era stato zitto, tornò alla ribalta. La ragione, però, non erano altri interventi stupidi: era Clovis, che, afferrato un temibile bastone da terra, si era avventato sul dragone. Il figlio di Bia aveva tentato di intercettarlo, lui gli era andato a sbattere contro, era riuscito a fare inciampare l'altro e si era allontanato in un punto più sicuro.

"Martha, vai a chiamare rinforzi!" urlò, brandendo il suo bastone contro un dragone piuttosto assonnato. La ragazzina non se lo fece ripetere due volte e scattò via con velocità insospettabile per una che passava i due terzi della sua giornata a dormire.

Mortimer, deciso che per quella sera aveva fatto fin troppe cose potenzialmente intelligenti, ebbe la sua nuova trovata idiota.

"Luciano, molla il drago!" gridò, lasciando le sue redini e dando un colpetto al compagno per incitarlo a fare lo stesso. Solo che, come potranno testimoniare diversi di voi, un 'colpetto' da parte di un figlio di Bia equivale pù o meno a un gancio destro da parte di un peso massimo. Luciano volò all'indietro, debitamente contuso, e il dragone si ritrovò libero e con un motivo di interesse, Martha che correva, a riscuoterlo dal torpore.

Guizzò via a una velocità che dovrebbe essere contro natura per un bestione così enorme, travolgendo un paio dei miei cugini che avevano cercato di fermarlo, e a noi non restò che inseguirlo urlando come dei pazzi, nel tentativo di distrarlo dalla ragazza.

Cavoli, adesso sì che ero in una situazione schifosa. Non si trattava più tanto di salvare il triplo gioco, erano i miei cugini che erano alle prese, disarmati per mio consiglio, con un bestione che avrebbe potuto farli fuori con la massima facilità. Se fosse successo loro qualcosa, ne sarei stato l'unico responsabile. E poi non volevo che succedesse, punto, anche se fossi stato pulito su quel fronte.

Martha, come ho già detto, correva parecchio veloce, a iniziava a perdere terreno, con il dragone che le alitava sul collo. Potevo sentire fin troppo bene i suoi mugolii terrorizzati. E poi, a un certo punto, a pochi passi dai confini del Campo, crollò a terra, probabilmente svenuta per il troppo sforzo. Il dragone, tutto soddisfatto, la avvolse nelle sue spire.

Grandioso, veramente grandioso. Grazie agli dei la bestiaccia aveva ancora la museruola, quindi non poteva mangiarla o innaffiarla di acido; però la mia cuginetta non era proprio in una bella situazione. E va bene, lo sapevo benissimo che lì nessuno sarebbe morto ad opera di un dragone, ma quando tua cugina rischia la pelle, non stai a pensare troppo a queste sottigliezze.

"Mollala, biscione schifoso!" strillò Alicia, mentre Clovis si dava da fare, senza risultato, con il suo bastone.

"Bene, temo che qualcuno di voi debba lasciar entrare il dragone nel Campo"annunciò Luciano, comparendo dietro di noi assieme a Mortimer. Voleva far entrare il dragone al Campo? E secondo quale logica avremmo dovuto farlo?

"Ma neanche se ci paghi!" sbraitò Julian.

"Pagarvi non posso, però è l'unico modo di salvare la ragazzina" replicò l'italiano. "Una volta che avrà il permesso di entrare nel Campo, sentirà anche l'odore di quelli che sono all'interno. E probabilente gli parranno una preda più allettante di quell'esserino che per quanto ne sa lui potrebbe anche essere morto. E' la natura dei predatori, e di tutte le creature in generale, il non accontentarsi di ciò che si ha per ..."

"Rispamiaci il pippettone filosofico, per favore" replicai con un'occhiataccia. Intanto però ero concentrato su tutt'altro. Era abbastanza chiaro che Luciano avesse studiato quel piano esattamente per me, per permettermi di farli entrare senza destare troppi sospetti. Però ... credeva di fingere di mettermi con le spalle al muro, e in realtà lo stava facendo davvero. A pensarci ora, lo trovo di una certa ironia.

In quel momento, però, non avevo proprio nessuna voglia di ridere, non con mia cugina nelle spire di un dragone. E il mio doppio gioco in pericolo, tra l'altro, perchè se avessi rifiutato Luciano si sarebbe di sicuro fatto qualche domanda. I miei cugini, intanto, erano intenti in una furiosa discussione, non potendo sapere dove mirava davvero il discorso.

"Non possiamo lasciarli entrare! Metteremmo in pericolo tutti!" urlava Julian, agitando le braccia in modo quasi ridicolo.

"E chissenefrega di tutti! Sanno difendersi! Salviamo Martha!" ribatteva Alicia.

"Io, Chad Mist, permetto al dragone di entrare nel Campo Mezzosangue!" urlai a pieni polmoni. Non fate quelle facce, voi in ascolto, vi ho già spiegato che non avevo scelta.

Come previsto da Luciano, quello stupido biscione alzò la testa, le narici dilatate per cogliere meglio il buon profumino di mezzosangue beatamente addormentati, si srotolò, mollò lì Martha e strisciò via in direzione delle capanne.

"Bravo!" esclamò Alicia, prima di correre insieme a Clovis alle calcagna del mostro. Gli altri miei cugini invece mi fissarono con un'espressione molto poco da 'bravo'.

"Mi dispiace, ma era l'uico modo per salvare Martha. E se ci sbrighiamo, possiamo evitare che qualcuno ci lasci le penne"

"Ah, a questo proposito ..." intervenne di nuovo Luciano. "Temo che dobbiate far entrare anche noi. Siamo gli unici in grado di controllare il dragone, e conseguentemente di evitare una carneficina"

Accidenti, per Luciano questa situazione era proprio una manna dal cielo. E acconsentii pure a quello, poi scattai all'inseguimento di tutti gli altri, prima che il dragone potesse far fuori qualcuno e l'italiano potesse avere altre idee brillanti. Neanche due metri dopo trovai i miei cugini stesi a terra immobili.

"Dei!" gridò Julian, nel panico.

"Sono vivi" lo rassicurai subito. "Forse sono svenuti ..."

"No, dormono! E' una cosa che ci succede, quando siamo in una situazione di grave pericolo ... un favore di nostro padre, per farci morire senza soffrire troppo" rispose mio cugino. Apperò. Mica male essere figli di Hypnos.

Comunque, il dio doveva avere uno strano concetto di situazione di grave pericolo: pochi minuti dopo crollarono a terra anche gli altri due rimasti, che pure si stavano limitando a correre. Non capivo bene il motivo, sembrava quasi fatto apposta perchè io potessi parlare in libertà con Mortimer e Luciano, e infatti loro ne approfittarono subito.

"Cosa ci facevate qui?" interrogò l'italiano.

"Clovis vi aveva visti in sogno e voleva a tutti i costi controllare. Ho dovuto fare i salti mortali per convincerlo a non portarsi dietro tutto il Campo. Voi, piuttosto? Perchè io e Penelope non sapevamo niente di questo attacco?"

"Semplicemente perchè non era un attacco" replicò Luciano. "Stavamo solo facendo un piccolo trasporto di un carico fattoci ottenere dal Ranch Tre G. Lo stavamo portando verso Central Park, per portarlo al rifugio attraverso la Duat"

"Cosa?! Mi state dicendo che volevate portare un dragone da Long Island fino a Central Park a piedi?"

"Ehi, noi non è che sappiamo viaggiare nel buio o nella roba egiziana!" ribattè un Mortimer tanto piccato da toglierci la grazia del suo silenzio.

"Sì, a questo proposito, perchè non avete usato Dakao? Oppure potevamo aiutarvi anche io o Penelope ..."

"Setne voleva parlare a tutti e tre, quando foste stati tutti lì, e mi pare fose qualcosa di abbastanza urgente. Ma cos'è questo chiasso?"

Delle urla stridule di donne con una voce orrenda, pareva. Ricevemmo ulteriori chiarimenti quando vedemmo una notevole pioggia di foglie da alcuni alberi al limitare della zona del Campo vera e propria, e alzando lo sguardo trovammo delle arpie impigliate tra i rami.

"C'è qualcuno sotto di noi!" "Chi è?" "E chi lo vede!" "Ma sei cieca?" "No, ho i rami in faccia, esattamete come te!"

Luciano alzò le sopracciglia, ma non disse nulla; non così Mortimer.

"Che sicurezza penosa!" esclamò allegramente, girandosi poi verso di me. Lo guardai abbastanza male da fargli intuire che forse non era proprio il caso che dicesse che non li avevo informati abbastanza bene in proposito. Continuammo a procedere all'inseguimento del dragone, e quando finalmente lo trovammo, ricevemmo anche l'illuminazione che i guai erano appena agli inizi per quella sera. Il bestione era ritto davanti alla capanna di Afrodite, e quattro figure ben note lo fissavano terrorizzate.

"Ragazze! Via di lì!" urlò Mortimer a pieni polmoni.

"Ma sei veramente un cavaliere, se pur di soccorrerle ti metti a urlare rischiando di farci scoprire da tutti!" lo zittì Luciano. L'appello del figlio di Bia, comunque, sortì il suo bravo effetto: le ragazze si riscossero dal loro stato di tranche terrorizzata e corsero via in tutte le direzioni. Mossa che si rivelò vincente anche dal punto di vista tattico: la bestiaccia, non sapendo chi inseguire per prima, risolse col dare una testata alla capanna di Afrodite, dimostrando, per la prima volta in tutta la serata, a quanto ammontasse il suo quoziente intellettivo.

Sia Luciano che Mortimer corsero da Hazelle, io restai un istante indeciso: mi sarebbe piaciuto molto far vedere che tenevo a lei, ma purtroppo era più conveniente sapere cosa stesse succedendo da Penelope; dunque fu lei che mi affrettai a raggiungere.

"Cosa diamine sta succedendo qui?!" le sibilai, non appena fui abbastanza vicino.

"E' un po' lunga da spiegare. Tutta colpa di Hazelle, comunque" replicò lei con un sorrisino odioso. Mi pentii immediatamente della mia decisione 'tattica'.

"Attenti, voi due!" Gaia fece un bizzarro tentativo di gridare senza risultare troppo rumorosa. La ragione del suo esperimento, in ogni caso, era il dragone che puntava dritto verso di noi, quindi non è che ci pensammo su troppo. Corremmo via, sempre in direzioni diverse, e finimmo per raggiungere entrambi gli altri, che si erano radunati in un piccolo capannello.

"E ora che si fa?" chiese Regina.

"Approfittiamo della situazione" replicò Luciano. "Io, Chad e Mortimer resteremo qui ad affrontare il drago. Voi ragazze andate con Penelope a recuperare la corona"

Furono tutti gli ordini che riuscì a dare, dopodichè il dragone irruppe di nuovo, costringendoci a una repentina divisione. Vidi Penelope togliersi Afanisis e trasformarla in spada, per poi consegnarla ad Hazelle, che gliela puntò alla gola e la condusse via insieme alle altre; poi Luciano mi richiamò.

"Io lo attaccherò frontalmente, tu Chad mettiti alle mie spalle e cerca di colpirlo agli occhi. Mortimer, sali sul suo collo e soffocalo"

Il nostro autoeletto stratega non aspettò neppure un nostro assenso al piano, ma tirò fuori il suo bastone e si preparò all'attacco frontale. Credo che ve lo ricordiate tutti il bastone delle tempeste di Luciano, soprattutto Percy: un lungo bastone nero, che se usato per colpire il suolo scatenava piccoli uragani o terremoti, a seconda dei gusti del proprietario. Giuro che neanche all'interno dell'esercito di Setne avevamo idea di dove l'italiano si fosse procurato un affare del genere.

In quello specifico frangente, il dragone si beccò un piccolo tornado dritto in mezzo agli occhi, con annessi polvere, foglie secche e tutto ciò che si era sollevato da terra. Dovette per forza strizzare gli occhi, e naturalmente ne approfittai per lanciare il mio coltello. Non avevo previsto, però, che il bel venticello di cui sopra avrebbe deviato la traiettoria, spedendo di fatto il mio coltello da tutt'altra parte.

Luciano imprecò qualcosa nella sua lingua e fece cessare immediatamente il tornado: il dragone rimase un istante frasornato, e il mio colpo successivo non andò a vuoto. Dritto sull'occhio sinistro, un ottimo risultato. Peccato solo per i piccoli effetti collaterali: la bestiaccia perse completamente la testa, prese a dibattersi sul terreno sibilando al'impazzata, rischiando di ridurre Mortimer a una frittella e svegliando tutto il Campo.

Le porte delle varie capanne si spalancarono una dopo l'altra, i loro abitanti irruppero; alcuni urlarono terrorizzati nel vedere il mostro, alcuni tornarono dentro a prendere le armi, altri ancora sgranarono gli occhi nel vedermi con i nemici. Jason Grace fece le ultime due cose in rapida successione, oltre a prendere il comando della situazione.

"Circondatelo su tutti i lati, attaccate con tutto quello che avete! Chad Mist, cosa sta succedendo qui?" urlò, in perfetto stile generale Romano.

Io imbastii l'espressione più mortificata che mi riusciva con un bestone impazzito alle mie spalle. "Mi hanno costretto. Io e la casa diciassette avevamo fatto una sortita per via di un sogno di Clovis, loro ci hanno sorpresi e hanno minacciato Martha ..."

"Ho capito, ho capito, adesso cerca di combattere" tagliò corto lui. Aveva problemi ben più grossi a cui pensare rispetto a un povero innocente. Non così reagirono altri ragazzi che mi guardarono in modi che variavano dall'indignato al sospettoso, ma facevano quasi tutti parte delle capanna sette, dunque non fanno testo per le capacità deduttive.

Nel frattempo la lotta cotro il dragone impervasava, ma somigliava più che altro a una corsa in tondo di massa nel tentativo di non farsi colpire. Riuscii a portarmi in una posizione più isolata per tirare i miei coltelli, rischiai di colpire Mortimer, un'arma rimbalzò invano sulle squame del mostro, una freccia gli si infilò su per una narice e aumentò la sua furia, un altro coltello a vuoto, e finalmente l'ultima delle mie armi si conficcò all'angolo dell'occhio ancora sano.

Non lo accecò del tutto: piuttosto lo fece imbufalire ancora di più. Dovette in qualche modo identificarmi come la causa di tutti i suoi mali: tirò un'improvviso colpo di coda nella mia direzione, lanciandomi per aria come una bambola di pezza, ad atterrare sul cespuglio di rose che qualche genio aveva trovato decorativo piantare.

"Chad!" mi chiamò qualcuno, uno dei ragazzini della undici. Pensai che volesse accertarsi che stessi bene, e invece: "Ma Penelope dov'è?"

"E' stata presa dalle ragazze di Setne!" ribattei irritato, sforzandomi per non mandarlo a quel paese per scocciare qualche altro disgraziato pieno di spine.

"Eh?! E cosa aspettavi a dircelo, che l'ammazzassero? Dove l'hanno portata, sai almeno questo?!"

A quanto pareva, ero riuscito a scandalizzare Jason abbastanza da distrarlo da un dragone che dava di matto. Assunsi di nuovo l'espressione mortificata, questa volta anche parzialmente sincera: mi venisse un accidente, avevo appena mandato all'aria tutto il piano.

"Andavano verso la Casa Grande" risposi. "Io non ho potuto ..."

"Sì, sì, ce lo dici dopo!" ribattè Jason, correndo a rotta di collo verso la Casa Grande, tallonato dalla sua inseparabile Piper. Ed ecco che la frittata era fatta. Tra l'altro, aggiungiamoci il fatto che non avessi idea di cosa stesse succedendo alla Casa Grande.

Il piano che avevamo concordato io e Penelope, nel caso un attacco dell'esercito di Setne fosse riuscito a farci mettere le mani sulla corona, era quello piuttosto rozzo di trasportarci immediatamente da Thoth con un viaggio nell'ombra. Avremmo mandato all'aria tutto il triplo gioco, ma pensavamo che a quel punto non sarebbe più stato necessario.

E io in quel momento non sapevo se le ragazze fossero riuscite a forzare le difese della stanza della corona, e nel caso fosse successo, se Penelope fosse riuscita a prendere e portar via la corona. Le piacevoli conseguenze dell'impossibilità di comunicare nel bel mezzo di una missione! E adesso stavano pure sopraggiungendo gli eroi della situazione. Gli dei sapevano che piega avrebbero preso gli eventi.

E il secondo dopo mi resi conto che l'avrei saputo anch'io: il dragone, vedendo Jason e Piper correre via, doveva esser stato preso da un risveglio dei suoi istinti predatori, si era sbrazzato a suon di codate di tutti quelli che gli stavano intorno, ed era scattato all'inseguimento. Logica conseguenza fu una specie di versione pericolosa di quelle scene da film demenziale, dove alcuni sono inseguiti da altri che sono inseguiti da altri ancora. Soloche qui nessuno aeva tanta voglia di ridere.

Io a dire la verità mi trattenni un attimo: a bloccarmi fu una serie di spruzzi e di suoni inconsulti in una lingua sconosciuta.

"Aiuto .... Mort ... tiratemi fuori di q ...!"

La loro origine era nientemeno che Luciano, spedito dritto nel laghetto delle canoe da uno dei colpi di coda del mostro, e che ora si dibatteva come un pazzo nel tentativo di restare a galla. Il paradosso di Luciano, intelligente e calcolatore al punto di poter costituire una delle grane principali per me e Penelope, e che non sapeva nuotare, mi colpì per un istante; poi urlai a Mortimer di correre a salvarlo. A quanto ne so, ci vuole parecchia forza fisica per soccorrere qualcuno che sta annegando.

Per fortuna, il dragone era una distrazione sufficiente, e nessuno sul momento si chiese come mai riuscissi a dire cosa fare a un membro dell'esercito di Setne.

E poi mi misi a correre verso la Casa Grande, insieme a tutti gli altri, mentre dall'interno dell'edificio provenivano suoni niente affatto incoraggianti. Mentre uno strano marsupiale infrangeva una finestra e ne volava fuori, mi chiesi se anche a Thoth, in qualità di divinità, potevano essere chieste delle grazie.

 

 

Ladies & Gentlemen,

nessuno degli eventi che aspetavate con gioia è avvenuto: non sono morta e non ho abbandonato la storia. Invece, ho avuto il computer in riparazione per tre settimane, con annessa perdita di tutti i dati. Le gioie della vita del fanwriter! Comunque, salvo sfiga - e qui gesto scaramantico please - gli aggiornamenti dovrebbero riprendree regolarmente. Detto ciò, spoiler! Nel prossimo capitolo, tra combattimenti, viaggi nell'ombra e tanta sfiga, la situazione di cui sopra avrà la sua soluzione.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Vanya Imyarek