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Autore: Voglioungufo    14/04/2015    5 recensioni
SEQUEL DI "STRANE COSE QUELLE DI CUI PARLANO QUESTI INNAORATI"
Sono passati tre anni dalla fuga di Giorgia. Albus è troppo chiuso nella sua solitudine per notare i nuovi vicini mentre Lily è alle prese con una nuova e pericolosa amicizia facendo preoccupare James che ha gettato anima e corpo nel suo "lavoro" per dimenticare Dominique, in francia, e Fred, disperso da un anno.
Rose si sente inutile incapace di aggiustare la famiglia ormai spezzata, solo Scorpius riesce a capire a il suo dilemma e rincuorarla. L'unico lato positivo sembra il matrimonio tra Teddy e Victoire, peccato che la piccola Roxanne sia innamorata del metamorfusmago. Anche Luois non partecipa alla felicità della sorella troppo preso a custodire il suo segreto. Frank sembra aver abbandonato definitivamente i suoi amici
Nel frattempo il mondo sotterraneo inizia a tornare alla luce e la domanda sorge spontanea: riusciranno a difendersi dal Chaos e dal Delirium, o la storia sta per ripetersi?
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: James Sirius/Dominique, Rose/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chaos or Delirium?'
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hirofigoo
Cap. 7
Perché Louis non sa mantenere i segreti.
**

6 Agosto 2025
Foresta di Biełowietza
L'aria era fredda e pungeva la pelle, Fred chiuse la zip della felpa e affondò le mani nelle tasche rabbrividendo. Era da qualche giorno che il clima si era fatto più gelido, ma nonostante questo i turisti non mancavano anzi, erano aumentati e sempre più spesso era costretto a fare da guida. Non gli piaceva tanto come cosa, ogni volta doveva sorbirsi gli sguardi delusi dei turisti che si aspettavano di vedere animali selvatici ogni quattro passi quando in realtà si era fortunati se si vedeva qualche scoiattolo o topolino.
Scalciò un sassolino sbuffando e scavalcò una recinzione per entrare nella foresta. Odiava dover fare ogni volta un giro lungo quando l'edificio in cui lavorava si trovava in realtà a pochi metri di distanza, ma era l'unico modo per non destare sospetti.
Prese la bacchetta e sussurrò "Lumus" per poter guardare nell'oscurità senza problemi; nonostante potesse fare a meno di usarla per fare magie lui continuava a portarla con sé, la trovava una cosa rassicurante (in fondo era la sua fedele compagna da quando aveva undici anni!).
Camminò continuando a pensare a cose a caso senza fare attenzione a quello che gli accadeva intorno, per questo quando sentì una voce sconosciuta chiamarlo quasi fece cadere la bacchetta dallo spavento.
"Fred Arthur Junior Weasley"
Si girò di scatto pronto a lanciare un incantesimo trovandosi davanti la figura esile di una donna anziana dai vaporosi capelli bianchi e delle raccappricianti pantofole rosa a coniglietto. Fu quel particolare a fargli capire a chi si trovasse davanti (sì, quando Giorgia l'aveva descritta era rimasto veramente colpito da quel dettaglio).
"Nemesi" ringhiò.
"Suvvia caro, la gente mi chiama ancora con quel nome?" La vecchia dea in questione si avvicinò tranquillamente i denti da squalo scoperti in un sorriso.
"Sì, va bene, Kelly" concesse, arretrando. Quella donna gli metteva i brividi "Che ne dici se manteniamo una... ehm, certa distanza?"
"Giovani ingrati. E io che volevo solo bera una tazza di the in tua compagnia" con un gesto della mano in mezzo a loro comparve un tavolo con un bel servizio di porcellana sopra.
Kelly si sedette in una delle sedie che erano comparse anesse al tavolino, lui rimase in piedi a fissarlo sull'attenti
"Zucchero?" continuò quella ignorando completamente la bacchetta che brandiva contro di lei. Non ricevendo risposta alzò lo sguardo e quando lo trovò ancora in piedi pronto alla fuga al minimo segno di paricolo sbuffò e ordinò: "siediti!"
Contro la sua volontà si ritrovò a compiere quel gesto sotto lo sguardo compiaciuto di Kelly.
"Allora, vedo che tu e la tua ragazza avete trovato una belle sistemazione"
"Non è la mia ragazza..." sbuffò sentendosi arrossire mentre Kelly versava del the nella tazzina che gli era comparsa davanti e continuava con i suoi sproloqui:
"In ogni caso sono sicura che tu non ti trova affatto bene, probabilmente vorrai sapere qualcosa. Zia Kelly è qui per questo, le piace così tanto aiutare la povera gente in difficoltà".
Abassò lo sguardo sul proprio the chiedendosi se fosse una buona idea mettersi a urlare per attirare l'attenzione di Melody ma si ritrovò a sospirare mettendosi una mano davanti alla faccia.
"Ci sono così tante cose che vorrei sapere che non saprei dove iniziare."
"Chiedi tutto quello che vuoi, ragazzo" disse tranquillamente Kelly sorseggiando il the dalla sua tazzina "Tutto" rimarcò.
Fred fece una smorfia "Non ho intenzione di scendere a patti con te. Chissà che pagamento chiederai per una simile offerta".
"In realtà nulla di particolare, una sciocchezza" con la mano fece il gesto di scacciare qualcosa di fastidioso.
Si trattenne dallo sbattere la testa sul tavolino o dal gettare a terra la tazzina:
"E sentiamo, cosa vorresti in cambio?"
"Ti ho detto: nulla di particolare. Voglio solo che tu beva il tuo the e abbandoni Delirium"
"Che cosa?"
" Devi bere il thè con me e abbandonare Melody standole il più lontano possibile"

Devoshire, nelle zone di Casa Potter.
"Certo che è una bella seccatura!" si stiracchiò Sam.
Hiro non rispose continuando a camminare in silenzio. Che Albus Potter avesse sentito le loro congetture era sì una bella seccatura, sperava che Harry lo avesse trovato e spiegato per bene la situazione. Sospirò pesantemente, la situazione si prospettava difficile: non dovevano solo difendere i Potter-Weasley dalle mire di Tosca, adesso ci si metteva pure l'ultima Telepate! Li spiava da quando Giorgia era scappata sotto ordine dei suoi superiori, era neccessario che qualcuno li tenesse d'occhio e li proteggesse dai Deliranti. Poi era comparsa Anastasia ed era stata presa la decisione di uscire alla luce per aiutarli sia nell'indagini e sia per poterli difendere meglio in caso di attacco. La cosa era rischiosa.
"Hiro" la voce lamentosa di Sam lo riportò alla realtà "Perché non chiami Shori e le dici di venire a prenderci? Mi fanno male ai piedi e di questo passo non arriveremo mai".
"No" disse parentorio "E' troppo pericoloso, non possiamo rischiare che qualcuno la veda".
"Ma buio, nessuno la noterà" disse guardando il cielo sperando di veder comparire Shori da un momento all'altro.
"Non verrà, è a casa nella scuderie. Non parteciperà alle nostre missioni, farebbe saltare la copertura e..."
"Sì, ho capito. Almeno puoi farci materializzare?"
"Sam..." la realtà è che aveva bisogno di camminare un po' al buio e lasciare che l'aria gli rinfrescasse le idee. Era davvero confuso.
Il compagno sbuffò.
"Vai pure avanti. Ti raggiungo più tardi"
"Grazie al cielo! Ci vediamo, capo".
Hiro alzò lo sguardo appena in tempo per vedere un lupo correre nella notte.
"A dopo, Sam"
 
Foresta di Biełowietza
"Che cosa?!" continuò a ripetere spaesato.
"Andiamo, non mi sembra così difficile da capire" si iniziò a spazientire Nemesi scuotendo leggermente la tazzina. La fissò preso in contro piede, si era aspettato qualcosa di apocalittico o del genere "la tua anima!" o "Verserai il tuo sangue maledetto su una pietra sacra in modo che io possa far risorgere un tizio a caso che possa salvare/conquistare il mondo e morirai fra i più atroci dolori", detto così era molto più figo e spaventoso, molto più adatto alla situazione in cui si era andato a cacciare.
Il fatto che dovesse prendere il the con lei... be', era chiaramente uno stupido capriccio dettato dal momento, non poteva essere una cosa seria! Sul secondo punto, invece, aveva il nero assoluto. Stare lontano da Melody? Perché? Non che la cosa gli dispiacesse, per carità, era stufo di vivere con quella là, di vederla camminare per la foresta con quel delizioso vestito leggero, dei suoi piedi scalzi sempre sporchi di terra, dei capelli vaporosi, lo sguardo malinconico e quella dolce musica che sapeva sprigionare e... sentì una stretta in fondo allo stomaco, probabilmente quel thè doveva essere scaduto. Appoggiò la tazzina sul tavolo allontanandola il più possibile da lui.
Stare lontano da Melody.
Il pensiero era irreale, era quasi un anno che sopportavano la loro maledizione insieme sopprimendo le proprie crisi e le proprie paure. Inaspettativamente, la ragazza era riuscita a farlo sentire meno impotente davanti al mondo.
"Perché vorresti una cosa simile?" chiese pensieroso.
"Diciamo che ho un piano A che implica tale cosa. Per ogni evenienza c'è un piano B e uno C, ma quest'ultimo deve ancora essere messo per bene appunto".
"Deve essere molto importante" considerò nel tentativo di prendere tempo e scoprire le intenzioni della Dea "Perché non puoi utilizzare subito il piano B?"
Kelly lo guardò scocciata "Sarò pure la personificazione della vendetta, ma non mi piace sacrificare gli innocenti".
Sentì un sapore amaro in bocca, sacrificare degli innocenti... si era arrivati a quel punto? Gli venne da vomitare.
"Questa necessità mi sembra strana. E come faccio a sapere che tu stia dalla nostra parte? Magari tu vuoi che abbandoni Melody per far sì che Tosca possa catturarla?" Assotigliò gli occhi sospettoso.
Nemesi stirò le labbra in un sorriso inquietante che mise ben in mostra i denti appuntiti da squalo.
"Ragazzo mio, sembra da questi discorsi che tu non vogli abbandonare Melody. Non ti sarai mica affezzionato a lei?"
Le mani di Fred ebbero uno spasmo involontario e sentì che il gusto amaro non faceva che accentuarsi. Nel disperato tentativo di scacciarlo prese un sorso del thé.
Era troppo dolce.
"Perché sai" continuò Nemesi ignara della lotta del ragazzo di mantenere ciò che conteneva lo stomaco al suo posto "Sarebbe proprio strano, no? Non è lei che ha dato il via a tutto? La ferita del Delirium a te inflitta genera il Chaos".
La profezia.
"Perché provare pietà per un essere simile? Non merita giustamente la nostra rabbia, il nostro odio? E' stato tutto a causa del Delirium se in questo mondo esistono le sofferenze e le ingiustizi. Prima di tutto era il Chaos, un luogo perfetto, ma poi l'Amore iniziò a generare e da allora fu una imperfezione dopo l'altra".
"Cosa c'entra l'amore?!" si alzò di scatto. L'amore non era forse quello per cui i suoi genitori e i suoi zii avevano combattuto? Non era forse il motivo per cui Voldemort era stato distrutto, non era l'armonia? Non era il motivo per cui Giorgia e tutti loro avevano lottato fin'ora? Per amore, verso la propria famiglia, gli amici e il mondo? Perché doveva tirarlo in ballo come se fosse la causa di tutto il dolore? Ma soprattutto, perché pensava come se stesse facendo una orazione?!
"Bocca cucita. Se vuoi delle risposte puoi solo accettare la mia offerta. Il pagamento non mi sembra così eccessivo per avere quasi tutte le tue domande risolte".
Cercò di trattenersi dallo strozzarla e si mise le mani nei capelli insultando la tizia in questione con ogni appellativo ed epiteto poco carino possibile.
...Perché? Perché sta accadendo tutto questo?
Era la domanda che gli premeva sulla gola da sempre e che non aveva mai potuto urlare perché, semplicemnte, nessuno lo sapeva. Lo soffocava, gli riempiva la mente e gli bloccava le lacrime di rabbia, distruggeva la sua voglia di lottare e tutte le canzoni che cercava di comporre, faceva a brandelli la sua mente. Incubi, domande e nessuna risposta.
Si era abituato. Semplicemente, aveva cercato di ignorare quel martellio al cervello.
Ma adesso.
Ma adesso, lui poteva sapere.
"Farò come vuoi".

9 Agosto.
Inghilterra, Devonshire, Casa Potter.
Louis guardò l'uscio della casa indifferente. Non sapeva esattamente perché fosse lì visto che per tre giorni non aveva avuto notizie del cugino. Nemmeno lo scimpanzé con cui condivideva un ramo dell'albero genealogico si era fatto sentire. Non che lui e James fossero in stretti rapporti, ma dopo la sua uscita dell'ultima volta si era aspettato di incontrarlo anche solo per ricevere una maledizione o per qualche informazione sui due agenti misteriosi.
Ahimé, il biondo ne era estremamente curioso. Aveva passato quei giorni dicendosi che non erano affari suoi, che non doveva impicciarsi e lasciare che facessero tutto gli Auror. Non aveva funzionato, la voglia di conoscere e comprendere era dilaniante. In tal caso, sarebbe più adatto modificare la frase detta qualche riga più su.
Luois guardò l'uscio della casa simulando indifferenza.
Non poteva entrare a casa brandendo la bacchetta minacciando gli abitante di questa per avere delle informazioni (purtroppo aveva eriditato questo lato dalla sua famiglia grifondoro, per fortuna era bravo a tenerlo a bada. Sai che vergogna mostrarsi uguale a quei incoscenti dei Grifoni!)
Alla fine si decise a bussare. Fu la piccola Lily ad aprire, con un cucchiaino di gelato in mano e uno sguardo annoiato.
"Ah, se solo tu" sospirò sollevata. Il biondo non si chiese il motivo della sua aria sollevata e la superò entrando senza degnarla di un saluto. Non che lei lo avesse fatto, per quanto ne sapesse Ah, sei solo tu non era ancora stato classificato come saluto.
"Ma che modi sono!" Protestò quella sbracciandosi nel tentativo di catturare la sua attenzione.
"Dov'è Albus?" chiese annoiato. Fintamente annoiato.
"Al?"
E chi altrimenti? Quello morto e con la barba bianca?
"E' di là" indicò con la testa il salotto "Sta guardando la tv"
"Grazie dell'informazione" disse, perché lui le buone maniere le conosceva. Poi la guardò bene e notò arrossendo che Lily non indossava i pantaloni ma solo una maglietta leggermente sformata che copriva poco le mutande.
"Ma tu sei nuda!" disse portandosi le mani davanti agli occhi.
"Idiota"lo apostrofò brandendo il cucchiaino sporco di gelato prima di allontanarsi verso il salotto sbuffando. La seguì, sempre ben attento a mantenere lo sguardo concentrato sui capelli rosso tiziano della cugina.
Al non era disteso sul divano come s'aspettava ma stava armeggiando con qualcosa vicino allo schermo del televisore.
"Guarda chi è venuto a trovarci" fece Lily con la gioia di una vedova.
"Ciao Albus"
"Ciao Lou" ricambiò senza distogliere lo sguardo dal suo lavoro e il biondo si trovò perfettamente autorizzato a sedersi sul divano. Lily non si sedette, si gettò sopra una poltrona affondando il cucchiaino su una scatola di gelato.
"Non finirlo tutto" grugnì Al. Per tutta risposta la sorella si ficcò in bocca con poca grazia un chilo di gelato.
Si chiese come non fossero morti di diabete, i Potter. Per quanto ne sapeva si nutrivano solo di dolci et simila.
"Ti va di giocare a scacchi?" Non che fosse realmente interessato a batterlo, quello era solo un pretesto per scoprire qualcosa.
"No, dobbiamo fare una cosa più importante" disse staccandosi dalla televisione e prendendo il telecomando.
"E cosa?" cercò di trattenere l'irritazione.
"Guardare Death Note!" e accese la televisione.
Oh no!
Sapeva che doveva farsi i cavoli propri e starsene a casa, doveva immaginarlo che il suo pazzo cugino lo avrebbe trascinato in una di quelle sue stupide maratone di stupidi telefilm. L'altra volta gli era capitato Teen wolf, l'altra Agents of S.h.i.e.l.d e adesso questo.
Ma che titolo e ambientazione allegra, pensò ironicamente quando la televisione proiettò le prime immagini. Anche la musichetta di sottofondo ti faceva venire una grande voglia di vivere.
Rimase in mobile seduto pensando a un modo carino ed educato per scollarsi da quella situazione e per non assistere alla morte per overdose di gelato da parte dei due Potter.
Fissò lo schermo finché non si accorse che...be', che era interessante. Un quaderno in grado di uccidere le persone? E potevi decidere come volevi, bastava solo scriverlo! Era una cosa estremamente affascinante e il protagonista, Light... era interessante pure lui, il modo per cui intendeva utilizzare il quaderno (ovvero uccidere tutti i criminali) era così nobile, chissà se qualcun altro non avrebbe fatto lo stesso o utilizzato il quaderno a proprio vantaggio. Restò a fissare l'anime incantato finché a un certo punto si vide costretto a interrompere il cartone.
Al grugnì offeso. Light aveva appena visto alla televisione un tizio che diceva di essere Elle, un grande investigatore che utilizzava quello pseudonimo, intenzionato ad arrestare Kira, la persona che stava facendo una strage di criminali, ovvero Light (Kira era il nome con cui tutti conoscevano quel serial Killer, la cosa era deliziosamente intrigante). La cosa che lo aveva fatto indignare era il protagonista che aveva appena scritto il nome con cui il tizio che diceva di essere Elle si era presentato  sul quaderno della morte¹.
"Ma cosa sta facendo?" inveì non riuscendo a trattenersi "Non lo facevo così stupido"
"Stupido?" chiese Al.
"Sì, è ovvio che quello non è il vero Elle!"
Il cugino si girò a fissarlo sorpreso, ma poi si riprese e offeso disse: "Ammettilo, lo hai già visto! Come hai fatto a capirlo?"
"Ma quindi quello non è Elle?" si lamentò Lily "Grazie per lo spoiler!"
"Non lo ho mai visto" rispose Louis "Ma si capisce benissimo"
"Illuminami" fece Al scontroso.
"Questo Elle è un grande investigatore, no? Quindi deve essere molto intelligente e arguto, non mi sembra il tipo per fare una scelta così azzardata. Mostrarsi in viso con il rischio di essere ucciso da Kira è idiota, tanto vale il suicidio. No, non può essere così stupido. Di sicuro deve aver architettato qualcosa, tipo mandando un sostituto in modo che Kira non si concentrasse su di lui. Magari serve per provare che Kira esiste e può uccidere le persone a distanza e sta usando una cavia..."
Al lo guardò con la bocca spalancata.
"Cacchio, è proprio così!"
"Avete finito di spoilerare?" continuò a lamentarsi Lily.
"Non è difficile da capire. Piuttosto non capisco perché la polizia voglia dare la caccia a Kira"
"Cosa intendi dire?"
"Light sta facendo una cosa giusta e nobile, sta liberando il mondo dalla malvagità"
"Ma cosa stai dicendo? Non è questo il modo per rendere il mondo un posto migliore!"
"E' l'unico, però; l'unico modo concreto. Tante belle parole, ma nessuno fa mai niente"
Al strinse le mani a pugno "Fa niente? Credi che papà non faccia niente? Tutti lottano nella propria vita per creare la felicità"
"Allora tu sei l'eccezzione" disse svogliatamente la rossa affondando il cucchiaino nella vaschetta del gelato "Visto che tu non fai un cazzo dalla mattina alla sera troppo preso nella tua depressione".
Al strinse le labbra in una linea sottile e Louis riprese a parlare.
"Io sto dalla parte di Light. Sta facendo la cosa giusta, è coraggioso"
"Ma è sbagliato! Con metodi sbagliati non si ottiene nulla"
"Lily, tu da che parte stai? Elle o Light?" chiese Louis.
"Eh?" borbottò con il cucchiaino del gelato in bocca. Ingoiò il boccone poi sollevò gli occhi al cielo pensierosa in quel gesto tipico dei Potter "Non saprei, Light è troppo figo ed estremamente affascinante. Ha un bel carisma, mi piace. Ma Elle... non saprei, è interessante. Misterioso. E se quel che ha detto Lou è vera... cavolo, è proprio intelligente. E' sexy, le persone intelligenti sono estremamente sexy".
"Ma qui stiamo discutendo su chi ha ragione, non se sono sexy o meno!" farfugliò diventando rosso Louis.
"Ah" leccò il gelato dal cucchiaio disinteressata.
Fu in quel momento che suonarono alla porta.
"Cos'è diventata casa nostra? Un luogo di ritrovo? Vacci tu" sbottò Al sprofondando tra i cuscini del divano.
Lily dal canto suo era sbiancata e si era alzata eseguendo l'ordine del fratello. Il biondo distolse lo sguardo per non vedere le gambe nude della sorella e si chiese se fosse realmente intenzionata ad aprire la porta in mutande.
"In ogni caso Light ha ragione" disse per spezzare il silenzio.

Londra, Sunny bar.
I capelli rossi della ragazza sotto la luce del sole risplendevano di così tante tonalità che James era stato distratto per tutto il tempo a guardarle. Dominique continuava a parlare raccontando della francia fermandosi solo di tanto in tanto per finire il suo caffé.
James aveva optato per un frullato in onore della ragazza frullato. Lo aveva spazzolato tutto e Dominque scherzando aveva detto che sembrava un morto di fame.
Non se l'era presa, tutti dicevano quanto fosse poco ortodosso il suo modo di mangiare.
Sorrise fra sé e sé mentre la ragazza si spostava una ciocca da davanti gli occhi e pensò che quella era proprio una giornata meravigliosa.
La lezione pratica all'Accademia per Auror era andata benissimo, aveva pranzato con Scorpius, il sole splendeva ed era riuscito a incontrare Dominique. Era da un po' che voleva farlo, ma aveva paura che la cosa sembrasse avere un doppio fine e la ragazza rifiutasse. Poi si era fatto coraggio e ora era lì tutto felice a vedere la donna più bella del mondo raccontare di un'Università a cui lui non importava assolutamente nulla ma, ehi, la sua voce l'avrebbe ascoltata all'infinito.
Cazzo, sto diventando una feminuccia.
"Ma guarda chi si vede!"
James seppe per certo di aver perso vent'anni di vita quando riconobbe quella voce.
"Isla! Che piacere vederti" disse mentendo su tutta la linea.
Una ragazza da lunghi capelli biondi e i denti leggermente storti era davanti a loro e fissava il ragazzo con uno sguardo colmo di gioia.
E adesso come me la scollo?
"E' da tanto che non ci si vede, da quando..."
"...tu hai mollato l'Accademia, sì" la interruppe velocemente prima che dicesse quella cosa.
Da quando mi hai scaricata.
Ebbene sì, quella ragazza era stata la sua quasi-ex. Quasi perché la cosa era stata per la maggior parte del tempo a senso unico, in pratica lei lo inseguiva per tutta l'Accademia dicendo a destra e manca che lo avrebbe sposato. Una vera seccatura che per un bel po' di mesi lo aveva tormentato, aveva anche provato a farsela piace finché aveva preso tutto il suo coraggio Grifondoro e le aveva detto che le cose tra loro due non potevano funzionare. Isla aveva lasciato l'Accademia e lui si era goduto gli studi da quel momento in poi in santa pace.
Si chiese perché dovesse saltare fuori proprio in quel momento.
"Oh, ma io non mi sono presentata" disse notando Dominique e iniziò a sudare freddo. Isla era totalmente imprevdebile, poteva fare qualche pazzia e boh.
"Io sono Isla" disse con il suo fare innocente "Sei la ragazza di Jammy?" continuò assotigliando leggermente lo sguardo.
"No, sono solo sua cugina Dominique" disse sorridendo lei.
"Oh, bene!" e senza preoccuparsi di essere di troppo prese una sedia e si sedette vicino a loro.
Ma che caz...
"Mi dispiace Isla, ma io e Domi stavamo per andarcene" disse alzandosi talmente veloce che rovesciò la sedia.
"Ma come?" fece la cugina sbalordita "Devo ancor..." non fece in tempo a finire la frase che la prese per un braccio costringendola ad alzare.
"Isla, è stato un vero piacere" no, affatto "Ma dobbiamo davvero andare, a presto"
A mai.
Si allontanò velocemente come se avesse del fuoco alle calcagne. Dominique lo seguì ridacchiando.
"Fuga da una ex?"
Si fermò di colpo e la ragazza gli sbatté contro la schiena. James si sentì prendere dal panico. Aveva già sentito parlare del sesto senso femminile, cioè, sua mamma capiva sempre tutto quando be', come cazzo aveva fatto? Aveva lasciato intendere qualcosa? Certo, era stato con lei qualche mese ma non poteva esserci...boh, nei film di solito mostravano un legame invisibile. Ma che ne sapeva lui di queste cose?
"Allora?" Ritornò alla realtà sussultando, la fissò interdetto per alcuni secondi prima di balbettare freneticamente:
"Ma no! Cosa vai a pensare, è solo una mia compagna di corso. Ex-compagna volevo dire. Quindi sto scappando da una ex-compagna, non da una ex-fidanzata. Io non ho avuto fidanzate, non ti preoccupare. E' solo Isla, siamo solo amici".
"Ehi, calmo" disse lei appoggiando una mano sulla sua spalla e si zittì subito. Un leggero colorito rosso gli pervase le guance.
"Bastava dire no" continuò a sorridere Domi. Lasciò scivolare la mano e sentì il punto in cui era stato toccato bruciare.
Aiuto.
"Ehm, sì. Scusami, immagino di sì" continuò a dire confuso più che mai.
"Non deve starti molto simpatica"
"Come fai a dirlo?"
"Dal modo in cui sei fuggito via" rispose semplicemente.
"Ah già" domanda idiota "Comunque tu..." si fermò. Ti sei fidanzata con qualcuno?
"...io?"
"Sì, cioè..." ecco, perché aveva parlato? Perché non se n'era stato zitto? Stupida linguaccia!
Dominique fece cenno di andare avanti e lui sentì che ai polmoni non arrivava abbastanza aria. E poi che importava della risposta, erano solo cugini e lui non era più uno stupido adolescente. Per morgana! Era all'Accademia per diventare Auror, perché doveva sentire la tremarella alle gambe per questa sciocchezza, manco fosse sua madre!
"Senti, lascia stare" disse grattandosi una guancia.
"Ma dai, adesso lo voglio sapere!"
"Volevo solo chiederti se..."
"...se?"
"Se tu..."
"...se io"
Sentì che cominciava a sudare fin troppo.
"HAI MAI VISTO UN NARGILLO?" Urlò la prima cosa che gli venne in mente.
....
"Ecco... a dir la verità..." Ecco, Dominique lo guardava come se fosse lui stesso un nargillo.
Che vergogna...
"Lascia stare, ti ho detto che era una cosa stupida" disse mettendo una mano dietro alla testa esibendo un sorriso forzato.
"Già, era una cosa stupida" concordò lei "Ma se tu dicessi cose intelligenti non saresti più tu. Intendo, tu sei James".
"Uh, sì. Immagino di sì"
Quello era decisamente imbarazzante.

Devonshire, Casa Potter.
Quando Lily si era alzata dal divano sapeva benissimo chi si trovava davanti alla porta. Lui, il tizio che si era presentato regolarmente ogni ora davanti casa sua.
Il vicino.
Ne aveva sentite tante di persone lamentarsi dei vicini, lei ci aveva sempre riso ma adesso capiva perfettamente quei poveretti. Se all'inizio i Potter erano stati piacevolmente colpiti da quella cosa ora la faccenda stava superando il limite e, una volta scoperto che l'interesse di codesto stalker non era altro che la povera Lily, l'appena citata era diventata l'apriporte ufficiale della casa.
Apriporte, sì, l'ho appena inventato. Problemi?
Ed eccoli lì, con il suo solito sorriso tirato, a disagio e con i suoi inquietanti occhi neri. Aleksander Romanoff.
"Buon pomeriggio" disse lui educatamente "Sono felice di vederti"
La cosa non è reciproca. Rimasero a fissarsi, lui a disagio e lei sperando di vederlo scomparire. Notò con un certo compiacimento le guance rosse dell'altro che aveva notato il suo scarso vestiario.
Ti prego, fa che questo lo faccia scappare via!
Invece: "Spero che tu ti sia liberata dai tuoi impegni".
Uh, in realtà... In realtà Lily gli impegni se li era totalmente inventata, qualsiasi cosa pur di non passare del tempo con quello là. Si era anche sorbita tre film della Marvel, un cartone giapponese (maledetto Al e le sue fissazioni!) e Louis.
Aprì la bocca per reclinare per la centesima volta in quella giornata l'invito implicito quando sentì dei passi dietro di sè e suo fratello e suo cugino fecero la loro trionfale comparsa.
"Tu" disse Al guardandolo. Doveva essere veramente minaccioso con la sua maglietta sporca di gelato perché lo stalker fece un passo all'indietro.
"Tu" continuò "pensi che sia giusto uccidere i criminali?"
...
Ma mi prendono in giro?
Ci fu un momento di silenzio in cui Al e Louis fissavano il nuovo venuto con una tale intensità che avrebbero perfettamente potuto bruciarlo, lei meditava di fuggire in qualche luogo lontano e Aleksander cercava di comprendere la situazione.
"Ah!" disse infine dopo aver fissato a lungo i presenti "State guardando Death Note!"
... ripeto: ma mi prendo in giro?
Il viso corrucciato di Al si illuminò: "Lo conosci?"
"Ma certo, mi piace molto come anime. Ho letto anche i manga"
A Lily quella sembrava tanto una bugia, ma suo fratello gli credette perché urlò a squarciagola:
"Spoiler alert!"
"...cosa?" chiese Louis che non conosceva il gergo dei nerd.
"Significa che sta per rivelare qualcosa che accadrà nei prossimi episodi" gli spiegò Lily che invece conosceva bene quel linguaggio indigeno. Lo trascinò in salotto assolutamente intenzionata a non rovinarsi quel cartone che doveva ammettere essere ben disegnato e costruito.
Tornò in soggiorno a mangiare il suo gelato e fece riandare l'anime, tanto Al lo sapeva a memoria e non moriva di certo se si perdeva qualche scenza mentre faceva il nerd con l'altro stramboide.
Magari smetteva di darle la caccia per concentrarsi sul cugino, magari era gay. Iniziò a immaginarsi lo stalker innamorarsi di Al, questi che rinnegava Giorgia e finalmente trovava l'ampre della sua vita e la loro fuga in spagna. Avrebbero adottato un bambino con i capelli ricci neri e gli occhi verdi, sarebbero poi tornati in Inghilterra dove avrebbero dovuto lottare a colpi di bacchetta con la burocrazia inglese per poter tenere il bambino. E lei sarebbe stata l'eroina che trovava un cavillo che permetteva tale cosa...
Forse stava volando un po' troppo con la fantasia.
Nel frattempo le supposizioni di Louis sul cartone e il fantomatico Elle si erano rivelate giuste. Affondò un'altra volta il cucchiaio nella vaschetta quasi vuota del gelato maledicendo la sua intelligenza.
La porta del soggiorno si riaprì e rientrò Al accompagnato dallo stramboide.
Co-cosa?
Lo guardò tradita e si chiuse in un mutismo offeso guardando ostinatamente lo schermo della tv.
"Comunque, sulla domanda di prima" si schiarì la voce Aleksander e lei non si trattenne dal lanciargli uno sguardo di fuggita. Fissava un punto imprecisato della televisione senza badare alle immagini che trasmetteva.
"Sono del parere che il fine giustichi mezzi".
Louis guardò vittorioso il cugino.
"Ma..." il ragazzo si morse le labbra, aveva uno sguardo così coccoloso "Ma dipende tutto dal fine".
"Non mi sembra un fine malvagio!" sbottò Louis.
"Rendere il mondo un posto migliore è sì una cosa giusta, ma con che diritto lui può dire quale sia il mondo migliore?"
Lily si diminticò di dover essere offesa, quello era un quesito interessante.
"Siamo solo esseri umani, le nostre nostre idee sono influenzabili. Solo entità superiori possono capire cos'è giusto e sbagliato, noi non possiamo far altro che seguirle. Voglio dire..." arrossì leggermente e Lily si rese conto che in realtà era molto carino.
"Spesso ci sono cose che agli occhi degli esseri umani possono sembrare sbagliate e orribili, ma nessuno si ferma a pensare che dietro tutto questo c'è un disegno più grande di noi al quale possiamo solo ubbidire. Se lo seguiamo alla fine riusciremo a creare un mondo perfetto e giusto, anche se dovremmo macchiarci di omicidio" strinse le mani sul grembo a pugno e il suo sguardo si fece determinato.
La rossa sentì una scossa lungo tutta la spina dorsale e improvvisamente sentì freddo. Abassò lo sguardo leggermente sorpresa da quelle parole, sembrava quasi che stesse dicendo una giustificazione. Ma per sé stesso o per Light?
Rimasero in silenzio a guardare il resto degli episodi finché non sentirono la porta d'entrata aprirsi e la voce di Ginny Potter urlare "SONO A CASAA!"
"Ciao mamma", sussurrò a mezza voce Lily.
L'ospite invece saltò dal divano mettendosi in piedi e quando dalla porta fece capolino Ginny la salutò molto cortesemente.
"Finalmente lo avete fatto entrare questo povero Cristiano!" disse sua madre appoggiando sul tavolino una borsa e dopo aver fissato tutte le scatolette vuote di gelato osservò accigliata "Non avete una minima decenza".
Con la coda dell'occhio vide Louis annuire assolutamente d'accordo. Anche sua madre lo notò perché si girò a guardarlo felicemente sorpresa:
"Louis! Era da un po' che non ti facevi sentire. Ti fermi per cena?"
"Cena?" ripete Al che per tutto il tempo non aveva staccato gli occhi dal cartone.
"Certo tesoro, è tardissimo! A momenti dovrebbero tornare anche Jamie e tuo padre".
"Non mi ero accorto dell'ora tarda" si intrufolò Aleksander nella conversazione "Spero di non avervi arrecato qualche disturbo. Penso che tornerò a casa".
"Ma quale disturbo! l'invito per la cena vale anche per te".
Ma anche no, mamma.
"Siete molto gentile" Lily lo guardò male, doveva ostentare per forza quel linguaggio raffinato? E sì che era anche straniero, conosceva l'inglese meglio di lei! "Ma non vorrei approfittarne troppo della vostra gentilezza".
Ginny annuì colpita: "D'accordo caro".
Lily guardo affranta il suo cucchiaino, era bastata qualche frase elaborata per conquistare sua madre e adesso che anche Al era passato dalla parte del nemico la sua resistenza stava cedendo.
"Grazie di tutto" salutò Aleksander.
"Aspetta, ti accompagno"
Lily si stupì di aver parlato e soprattutto di ciò che aveva detto. Rimase con il cucchiaino appoggiato sulle labbra una manciata di secondi mentre si rendeva conto del significato di quelle perole. Perché le aveva dette? Non volove accompagnarlo, figuriamoci, ma era stato come se una voce gli avesse detto che era la cosa più giusta da fare.
In ogni caso non poteva rimangiarsi niente e controvoglia si alzò dalla sua comoda poltrona stiracchiandosi.
Sua madre la guardò e dopo averla freddato con lo sguardo le ordinò di indossare un paio di pantaloni.


La televisione era accesa, tipico. James ignorò pure suo fratello inghiottito dal divano, ormai faceva parte del mobilio.
Si grattò un'orecchia facendo cadere un po' di cenere, la metropolvere era veramente fastidiosa. Evitò agilmente tutti gli avanzi di gelato seminati dai suoi golosi fratelli e si diresse verso la cucina.
"Ciao mamma" disse alla donna ai fornelli. Fu sorpreso di trovarci Louis.
"Mangi qui?" chiese saltando completamente la parte in cui lo salutava.
"No" rispose con il solitono tono monocorde irritante "Fra un po' vado a casa, sto solo aiutando la zia".
"Dovreste prendere esempio da lui!" disse la donna in questione brandendo la bacchetta e spedendo dei coltelli a tagliare delle patate "Mai che alziate il dito per qualcosa".
"Sono appena tornato" grugnì, poi si girò verso il cugino "Hai un minuto?"
Quello lo guardò annoiato, "Trenta secondi" gli concesse.
Che bastardo.
Uscì dalla cucina fermandosi in corridoio e il cugino lo seguì subito dopo.
"Allora cosa c'è?" chiese brusco.
"Uh" disse solo appoggiandosi a una credenza sollevado lo sguardo verso il cielo. "Posso farti una domanda?"
"A dir la verità non ho voglia di dimostrare la mia intelligenza superiore, ma non sono così meschino da privare qualcuno di questa opportunità.
Lo fissò per alcuni secondi interdetto, ma poi si riprese e decise di prenderlo per una risposta affermatriva.
"Dominique è stata con un ragazzo regolare in Francia?"
Il biondo corrugò la fronte "Regolare in senso che non aveva problemi con la legge?"
"Louis! Tua sorella ha avuto un ragazzo?"
"E io che ne so! Non sono affari miei" disse quasi offeso.
"Ok, ok" borbottò.
"Hai finito?"
"Sì, cioè no! Puoi non dire nulla a Dominique di Isla?"
"Isla è quella tizia che si autoinvitava sempre alla Tana?" chiese con una faccia schifata.
"Precisamente, lei" annuì velocemente.
"Perché non dovrei lamentarmi di lei?"chiese ingenuamente.
"Perché...Perché...." gesticolò con le mani cercando una soluzione "Perché non voglio che sappia che sono stato con una ragazza!" sbottò infine, tanto quello non ci capiva niente di certe cose.
"...era la tua ragazza?"
Appunto.
"Sì." mormorò a denti stretti.
"Cavolo, sei proprio caduto in basso" osservò.
"Ma non è più la mia ragazza!" doveva trattenersi dal saltargli alla gola. "In ogni caso non dire nulla a Dominique del periodo in cui mi sono fidanzato con lei" tagliò corto.
"Perché, è un segreto?"
"Precisamente"
"Ma allora dovevi farmi questa richieste prima di rivelarmi il segreto!" disse seriamente irritato e offeso "Almeno potevo decidere se accettare o meno di mantenerlo, mi hai tolto la possibilità di scelta!"
Lo fissò basito. Suo cugino era... un alieno?
"Non si può imporre un segreto"
"...eh?"
"Mantenere un segreto è complicato e snervante, non solo bisogno stare attenti alle proprie parole ma bisogna controllare anche la propria espressione facciale. Basta anche un solo muscolo fuori posto per essere scoperti!"
"Sì, ma se Dominique lo venisse a sapere potrei morire di imbarazzo"
"Impossibile, è fisiologicamente impossibile" lo corresse "Piuttosto moriresti per mano della mia stessa sorella"
"Oh Louis! Te lo chiedo come amico".
"Ma siamo cugini! Quand'è che siamo diventati amici?"
Lo guardò male sperando di incenerirlo momento stante "Tu mantieni il segreto se ci tieni alla vita"
Louis sembrò veramente impressionato perché sbiancò.

Stava andando tutto alla perfezione, finalmemte era riuscito a farsi strada nella famiglia Potter. Fissò di sottecchi Lily vicino a sé che finalmente si era degnata di mettersi qualcosa di più coprente.
Quella ragazza era... strana.
Non sapeva come altro definirla. Anzi, la parola esatta era sfida. La ragazza era una sfida per lui. Lo aveva capito da quando aveva toccato la prima volta la sua mente per trovare dei punti deboli e un modo per avvicinarla.
Era stata una cosa incredibile, solitamente la mente delle persone è incredibilmente semplice e facile al controllo, ma questa... era una difesa dietro l'altra.
Se Tassorosso gli avesse ordinato di descriverla nel dettaglio lui sarebbe stato costretto a disubbedire perché semplicemente non si poteva spiegare. Superficialmente trovavi cose frivole e prive di importanza (perfino per la stessa) ma talmente ben organizzate e costruite da sembrare il vero interessa di Lily, ma bastava immergersi poco più in fondo per trovare altri mille strati del genere, come se la ragazza avesse mille maschere, mille personalità a difendere quella vera.
Era un vero labirinto la sua mente, la parte più profonda era inacessibile perfino ad Aleksander che era un telepate esperto - raramente gli capitava di perdere il controllo. A dir la verità, era convinto che nemmeno Lily conoscesse la propria natura troppo abituata a nascondersi dietro a tutti quei muri e mostrandosi a seconda della situazione.
Lui era intenzionato a portare alla luce quella parte che lei tentava così gelosamente di nascondere, la vera Lily. Solo così sarebbe riuscito a piegarla alla sua volontà.
Grazie al suo potere poteva prendere il controllo di qualsiasi mago o essere umano, poteva giocare con la loro mente come meglio voleva. Ma non con quella ragazza, perché era troppo contorta e complicata. Doveva sciogliere quella matassa, trovare il cuore del labirinto per soggiogarla completamente.
Era la sua sfida e lui l'avrebbe vinta.
Certo, non si aspettava che il primo passo l'avesse potuto fare attraverso uno sciocco cartone (leggere la mente di Albus Potter era stato molto utile per poter restare in casa senza che la ragazza lo canciasse con an'altra scusa) e finalmente era solo con lei.
"Quello che hai detto oggi..." Aleksander sentì il cuore sussultare quando sentì la rossa parlare. Annuì invitandola a continuare.
"Ecco, sembrava quasi che tu parlassi per esperienza personale"
Cercò di trattenersi dal nascondere le mani sotto le maniche della giacca. Mani che uccidono, sporche di sangue. Sporche di una colpa che non si può cancellare.
A volte bisogna fare dei sacrifici per qualcosa di più Grande.
"Mi dispiace di aver dato questa impressione, io non sono un assassino", bugia.
"Certo, ovviamente" disse la ragazza mangiucchiandosi un'unghia. "Danno da pensare però, non riesco a capire se sia una cosa egoista o terribilmente abnegante".
"Dubito che si possa dire una scelta egoista" pensò a tutte le volte in cui era stato tentato di scappare o di togliersi la vita, quando era piccolo, pur di non aver più un tale peso e una tale missione sulle spalle.
Io sono essenziale per cambiare il mondo.
No, non poteva lasciare tutto. Doveva seguire la sua missione sopportando tutto ciò che implicava.
La guardò, Lily era riuscita a percepire la maggior parte delle volte in cui aveva tentato di decifrare la sua mente, doveva stare molto attento. Si concentrò per vedere come stavano andando le cose.
La trovò estremamente tranquilla, si sentiva protetta dal buio. Corrugò la fronte.
"Che strano..."
"Come?" si riscosse la ragazza.
"Nulla, è solo che... sembri così a tuo agio nell'oscurità".
La ragazza abbozzò il sorriso "Non immaginavo che anche uno sconosciuto lo capisse. Mi piace la notte, è così calma e silenziosa, riempie gli spazi vuoti e ti fa stare in equilibrio con tutto. E poi si vedono le stelle" alzò lo sguardo verso i puntini luminosi sopra la loro testa.
"Anch'io" disse "Anch'io amo molto la notte" perché l'oscurità mi nasconde da chi mi cerca, mi protegge dai nemici e favorisce gli omicidi. Perché nel buio non si vedono le mani sporche di sangue.
"Tutti i miei fratelli e cugini sono così chiassosi, come il giorno, da essere quasi brucianti e inopportuni. Come la luce che mostra ogni cosa, anche se spesso inganna. Nel buio... è tutto così reale, perché non sei visto da nessuno e puoi essere finalmente te ste..." non terminò la frase. Evidentemente si era accorta che gli stava dando troppa confidenza. Uscì dolcemente dalla sua mente, cercando di trattenere un sorriso che tentava di prendergli le labbra.
Non era un sorriso di vittoria, ma di simpatia. Il che era peggio.
"Eccoci arrivati" La voce di Lily interruppe le sue riflessioni.
"Sì, sono arrivato" si mise le mani in tasca per nulla intenzionato ad entrare.
"Senti..." iniziò "Fra un po' è San Lorenzo e da quel che mi pare di capire ti piacciono molto le stelle. Pensavo che... che potremmo andare a vedere le stelle cadenti sulle Scogliere di Dovher. Ci sarà una vista fantastica..."
"Davvero?" lo interruppe sorpresa "Davvero mi porteresti lì?"
"Davvero" rispose.


Casa Delacour-Weasley. Villa Conchiglia.
"Sciao Louis"
Dominique alzò lo sguardo dal libro che leggeva e fece un cenno a suo fratello, sembrava molto pallido.
"Tutto bene dai Potter?" chiese girando una pagina "Hai visto James?"
"Sì" rispose quello con una voce insolitamente stridula "Perché?"
"Così, magari aveva fatto altro invece di andare direttamente a casa", corrugò la fronte.
"Ne parli come se io sapessi qualcosa della sua vita sentimentale!" ulrò quasi quello. Sollevò lo sguardo guardandolo realmente sorpresa.
"Io non so nulla di cosa faccia James Potter nel tempo libero, smettila di chiedermelo!"
"Ma io..."
"So solo quello che sai anche tu! Stai come insinuando che io abbia modo di attingere dettagli sulla vita privata di nostro cugino"
"No che non lo sto facendo!"
"Allora dovrebbe usare un altro tipo di linguaggio signora Weasley"
Ma cosa Morgana...?
"Vuoi che ti parli in Francese? Che ti prende?"
"Che prende a te! Perché cerchi informazioni che possano riguardare le fidanzate di James persona con la quale parlo a malapena?"
"...Che diavolo ha la tua faccia?"
Louis si mise una mano davanti all'occhio sinistro per nascondere un tic nervoso.
"Non tiriamo in ballo il mio aspetto fisico!" la sua voce più alta di qualche ottava "Buona giornata!"
"Cosa?"
"Ho detto buona giornata!" e sparì per il corridoio.

Suo fratello doveva farsi di qualche droga


Casa Potter.
"C'è un chiamata via camino per te, James" lo avvisò Harry bussando alla sua camera.
A quell'ora chi poteva essere? Scese i gradini delle scale due a due e fu veramente sorpreso di trovarci la faccia di Louis tra le fiamme.
"Cosa Merlino...?"
"Devi liberarmi dal mio vincolo!" sibilò qu
ello con uan voce molto simile a Gollum
"Vincolo?"
"Non riesco a mantenere il tuo segreto! Dominique sta spezzando le mie difese come se foss un insettostecco !"
"Perché ti riesce così difficile mantenere un segreto?!"
"Perché non lo ho mai fatto! Per questo quando il mistero mi ha chiesto di collaborare a un progetto per creare una pozione per la difesa militare in una base che si trova a quattrocento chilometri dalla costa della cornovaglia sotto un'acquedotto ho rifiutato".
Silenzio.
"Di cui io non ne ho parlato con te, ovviamente".
"Non puoi dimenticarlo e basta?"
"E come faccio? Mi sono esercitato per tutta la vita a contrastare gli oblivium, questo cervello non dimentica niente. Niente!"
"Ascolta, hai promesso che mantenevi il segreto..."
"Sotto minaccia alla mia vita!"
"...quindi trova un modo per mantenerlo!" finì ringhiando.

Villa Conchiglia.
Trova un modo per mantenerlo.
Facile a dirsi, lui non sapeva come si sentisse in quel momento. Dominique lo aveva fissato per tutta la serata anche se lui si era comportato come al solito. Non sapeva più come fare.
O meglio, lo sapeva. Ma era una cosa molto ardua e ingiusta. Però era l'unico modo per conservare la propria vita.
Si fece comparire sul volto un'espressione neutrale e dopo aver camminato con passo calmo Louis entrò in cucina annunciando a tutti i presenti:
"Io me  ne vado"
Tutti smisero di fare quello che stavano facendo, ovvero preparare la tavola; nella stanza rimase solo il silenzio.
"Cosa?" chiese sua madre.
"Me ne vado da casa" ripeté convinto.
"Ma tu non...Louis, che ti passa per la testa?" sbraitò suo padre "Perché vorresti fare una cosa del genere?"
"C'è davvero bisogno di un perché?"
"Be', sì! Mi sembra il minimo" sembrava veramente sorpreso.
"Perché sì. Sono una persona matura, maggiorenne, estremamente intelligente e so badare a me stesso".
"Ma se non sai nemmeno come si usa una lavatrice" fece presente Domi.
"Esiste la magia, sai?" Continuò.
"Ma mon-petit, perché ce lo dici solo adesso? Potevamo discuterne insieme" Fleur sembrava veramente affranta dalla cosa.
"Mi dispiace, ma è stata una scelta improvvisa anche per me".
"Ma perché dovres..."
"Oh, insomma Dominique!" sbottò con gli occhi fuori dalle orbite "Tu continui a insinuare che ci sia qualcosa sotto! E' tutto il pomeriggio che non mi dai un attimo di tregua!"
"Di cosa stai parlando?"
"Non fare la finta tonta!"
"Ehi!" la voce squillante di Victoire irruppe nella stanza e lei entrò in cucina a mano con Teddy "Siamo arrivati!"
"Scusate il ritardo" disse Teddy con un sorriso timido "Per farci perdonare abbiamo portato una torta al formaggio" indicò il piatto che teneva in mano.
"Con il vostro permesso, vado a preparare le valige" e Louis uscì dalla stanza.
"Ma..." disse Victoire vedendolo sparire dalla porta.
"Non vi sembra un po' esagerato?" terminò Ted per lei "Sappiamo che è allergico ai latticini, ma dire una cosa del genere..."
"Non è colpa vostra" fece Dominique mettendosi le mani nei capelli "E' lui ad essere uno stramboide"
"Tuo fratello ha deciso che questa casa gli va troppo stretta e vuole andarsene" spiegò meglio Bill.
"E' uno scherzo?" fece quella spalancando la bocca.
"Avete fatto qualcosa che lo ha infastidito?" indagò Ted "Avete spostato la cartigenica?"
"O cambiato marca dei cereali senza consultarlo?"
"Avete spiegazzato la pagina di un libro?"
"Lo avete battuto a scacchi?"
"Vi siete seduti sulla sua poltrona?"
"Avete usato il suo spazzolino?"
"No! Non abbiamo fatto niente di tutto ciò!"
"Forse avete fatto" terminò la lista di domande Ted "battute sui Serpeverde?"
"Non davanti a lui!" sbottò Dominique.
"Fantastico, è impazzito del tutto".
"Ted!"
la porta scorrevole della cucina si aprì rivelando Louis con una grande borsa da viaggio sulle spalle.
"Hai fatto presto", lo accusò Dominique incrociando le braccia.
"Questa è la borsa per le fughe, è sempre pronta in caso di incendio e apocalisse" disse lui abbassando sentendosi vagamente in colpa.
"Sei proprio sicuro, tesoro?" cercò di convincerlo Fleur "Dove hai intenzione di andare, adesso?"
"Non lo so" si strinse nelle spalle guardandoli angelicamente triste "Potrei alloggiare al Paiolo o da amici".
"Teddy è disponibile a ospitarti!" fece Voctoire artigiando un braccio del suo ragazzo, il quale la guardò confuso e spaventato allo stesso modo.
"Be', immagino che il futuro sposo di mia figlia possa ospitare mio figlio" disse Bill incrociando le braccia sfidandolo a dire di no.
Ted si guardò intorno terrorizzato all'idea di condividere il tetto con quello là e le sue mille fissazioni. Lo guardò prima di dire:
"I Serpeverde sono tutti stupidi e li odio!"
Louis lo guardò inarcando le sopracciglia "Lo sai anche tu che non è vero. Tu adori l'amicizia tra Case diverse"
Sbuffò, messo all'angolo "E va bene, va bene! Puoi stare da me".

Casa Tonks-Lupin.
Perché lo aveva fatto? Perché doveva essere così masochista?!
"Non immaginavo vivessi ancora con tua nonna" appuntò l'irritante voce dell'umano dietro di sé. Appena era entrato si era messo a gironzolare in giro per la casa osservando ogni cosa con il suo stupido zaino. Si sedette sul divano, affranto e disperato.
"Perfetto, finalmente ho trovato il punto giusto!"
"...cosa?" chiese alzando lo sguardo giusto in tempo per vederlo tirare fuori dallo zaino una...poltrona?!
Basito lo fissò mentre posizionava la sudetta poltrona in un lato della stanza per poi sedersi sopra soddisfatto.
"Una poltrona?!" chiese incredulo.
"Certo, ho detto che questo zaino è pronto per le emergenze quindi ci ho messo le cose fondamentali".
"Una poltrona?!"
"Be' sì." si girò a fissarlo "Tu non ne hai una da portarti dietro in caso di fuga?"
"No!" si strozzò quasi con la sua stessa saliva.
"Certo che sei proprio strano" constatò Louis.
Da che pulpito.
"Comunque" riprese il fratello della sua ragazza "Non sei di curioso di sapere cosa c'è?" indicò lo zaino.
Sia dicendo di no che sì quello avrebbe fatto di testa sua senza calcolarlo minimamente; infatto non attese una risposta dando per scontato che questa fosse affermativa e si mise cercare dentro lo zaino.
Merlino mi aiuti.
"Allora, cosa abbiamo qui?" fece con il tono di un bambino alle prese con il sacco di babbo natale "Oh, questo è il mio pigiamo in grado di lavarsi da solo. E questa è una collana d'aglio nel caso tu sia inseguito da un vampiro, qui c'è una bacchetta di riserva" (Teddy non voleva assolutamente sapere come si fosse procurato una bacchetta di riserva) "...del sangue di drago" (idem per sopra) "...il mio dolce pupazzo, la mia copertina, il cambio, il manuale di chimica, l'autografo della Mcgranitt" (seriamente?!) "... dopo in questo scompartimento c'è tutto il necessario per l'igene personale nel caso mi trovassi in un bagno pubblico. Cartigenica, un copri water, cinque saponi, un analizzatore di sostanze chimiche, uno spray per gli odori, una molletta per il naso, degli stivaloni..."
Teddy voleva coprirsi le orecchie, non ne poteva già più di lui!
"Ho anche il set del piccolo pozionista! Quanti ricordi, una volta ho fatto prendere fuoco alle tende e a tutto il salotto".
Gli occhi di Teddy si spalancarono e decidere la prossima mossa fu tremendamente semplice (anche se soffocarlo sembrava una scelta migliore per tutta l'umanità).

Casa Potter.
Al soffriva di insonnia, passava la maggior parte del tempo sveglio. A dir la verità, la cosa andava a periodi: c'erano mesi in cui dormiva e basta e altri in cui  doveva esaurire tutte le ore di sonno. Quello era il mese della veglia.
Era rimasto fino a quel momento a lavorare sul Cercatore per migliorarlo, infatti non aveva funzionato. Ci aveva messo tutta la sua attenzione ma quello restava terribilmente opaco. Affaticato aveva deciso di scendere in cucina per bere un bicchiere d'acqua, per questo aveva sentito il campanello suonare. Guardò l'orologio, le tre del mattino. Chi poteva essere così tardi?
Sospettoso si avvicinò alla porta, guardò lo spioncino e riconobbe il profilo di Ted.
"Ma che cazz...?" fece aprendo la porta.
"Fregato! Tocca a te" disse quello appena aprì la porta e non fece in tempo a formulare un singolo pensiero che il metamorfusmago gli mise in braccio Louis.
Cosa?
Non fece in tempo a chiedere delucidazioni che l'altro se l'era già dato a gambe. Era davvero impossibile avere anche un solo parente normale.
Confuso fece entrare il cugino in casa.
"Cosa ci fai qui?"
"Ho lasciato casa mia" ribatté pacato.
"Tu cosa?" sussurrò incredulo per non svegliare il resto degli abitanti della casa.
"Io non abito più a casa mia. Forse dovrei dire ex-casa".
Scosse la testa chiedendosi cosa frullasse nella testa di quello svitato. Ma ormai era lì e non poteva di certo rispedirlo fuori a calci, era pur sempre suo cugino. Lo prese per un braccio.
"Ok, 'sta notte dormi da me ma da domani vedremo di trovarti un'altra ubicazione".
"Grazie, Albus. Sei molto gentile".
"E' Al", ribatté in automatico. Davvero non capiva perché si ostinasse a chiamarlo per nome completo. Un nome orrendo tra l'altro.
Arrivati in camera cercò il letto gonfiabile che usava in casi simili a quelli e una volta trovato ci sistemò il cugino.
"E' la prima volta che dormo in uno di questi aggegi", disse Louis mentre si stiracchiava con garbo.
Al grugnì in risposta approffitando della sua distrazione per nascondere la lastra d'argento, avrebbe continuato il lavoro una volta privo di ospiti. Si rassegnò, quindi, a cercar di dormire mettendosi tra le lenzuola.
Nella stanza rimase un silenzio di tomba e lui riuscì perfino a scivolare in uno stato di tepore simile al sonno, ma ovviamente Louis scelse quel momento per parlare:
"Certo che è prorpio scomodo" gli fece presente girandosi alla ricerca di una posizione più comoda.
"Abituati", gli rispose neutro.
"Non ci riesco, non hai qualcosa di più comodo?"
"Preferisci forse dormire su una panchina?" sbottò maledicendolo.
"Non essere sciocco" rispose offeso "come ci porti una panchina qui dentro?"
Mise la testa sotto il cuscino chiedendosi cosa avesse fatto di male. Ok, forse aveva spezzato qualche cuore di qualche ragazza. Diciamo pure tanti cuori, ma quella gli sembrava una punizione esagerata.
"E' carina camera tua".
"Louis, non puoi dormire?"
"Vorrei farlo, ma questo materasso è troppo scomodo" rispose con fare ovvio come se fosse lui quello stupido. Avrebbe voluto strozzarlo, ma c'era il problema di come occultare il cadavere. No, la cosa non era fattibile.
"Oh, hai un libro su Albus Silente?" continuò la fastidiosa voce di Louis.
"Sì" mormorò dall'oltretomba.
"E' stato un preside di Hogwarts estremamente brillante. E' il mio terzo preside preferito. Al primo posto c'è la Mcgrannit, mi dispiace che sia appena andata in pensione. Però ho sentito da molti che era migliore come insegnante. Quello che è capitato a me l'ultima anno non sapeva nemmeno di essere al mondo e si è rotto un braccio dormendo. Dormendo! Però il mio insegnante preferito..."

Villa Conchiglia.
Dominique fu svegliata da un rumore improvviso proveniente dal soggiorno. Preoccupata si alzò prendendo la maniglia e in punta di piedi si diresse verso il rumore. Sperava che non fossero dei ladri.
Con un certo sollievo e stupore si accorse che in realtà si trattava solo di Al con il suo bellissimo pigiama con gli ippopotami obesi e Louis con un aria piuttosto stralunata.
"Ehi sorrellona", fece quello con la voce di uno palesemente ubriaco e si gettò scomposto sul divano.
"Che ci fate qui? Lui non doveva essere da Teddy? E che accidenti gli hai fatto?" sussurrò arrabbiata con la bacchetta sguainata minacciosamente. Al non se ne curò e lasciò semplicemente cadere a terra lo zaino del cugino.
"Ted si è presentato a casa mia scaricandomelo. Ho provato a sopportarlo per un po' ma poi mi sono rotto le palle e l'ho portato in cucina per dargli un bicchiere di succo di zucca" fece una pausa, poi riprese "non era succo di zucca".
Fissò il fratello fare dei strani gesti con le mani sempre disteso sul divano.
"Non era mica..."
"Già".
" 'Fanculo" sussurrò tra i denti.
"Già" concordò Al "Perfavore, tenetevolo e non fatelo più scappare" aggiunse come se stesse parlando di un cane.
"Okay, okay" fece distrattamente "Grazie mille, Al"
"Figurati" e si rimaterializzò a casa.
Dominique rimase sola con il suo fratello ubriaco che nel frattempo si era accovacciato sul divano portandosi le ginocchia sotto il mento.
"Io sono Elle" spiegò quello con fare cospiratorio.
"Louis" sospirò al limite "Che cosa ti prende?"
"Non posso dirtelo" iniziò a dondolarsi ossessivamente "Devo mantenere un segreto".
"Segreto?" chiese Dominique sempre più confusa "Che segreto?"
"Non posso dirlo, altrimenti James mi ammazza".
"James? Oh, avanti! Dimmi questo segreto".
"E va bene!" allargò le braccia in segno di resa e iniziò a roteare il collo. Di certo era ubriaco.
"Rose ha organizzato una festa illegale per capodanno e non posso dirlo ai professori".
Domi alzò gli occhi al cielo "L'altro segreto!"
"Nonno Arthur ha modificato una lavatrice babbana. Al ministero sta bene ma non possiamo dirlo a nonna" iniziò a disegnare qualcosa per aria con le dita.
"Il segreto di James! Dimmi il segreto di James!" sbottò al limite della pazienza.
"Va bene, ma tu non dirlo a Dominique" gettò la testa all'indietro e cadde di schiena con le ginocchia ancora sotto il mento.
...
L'alcool ha davvero un brutto effetto su certi soggetti.
"Non dirò nulla a Dominique" disse rassegnata.
"Isla è stata la ragazza di James" corrugò la fronte "Quel succo aveva un sapore strano".
Tutto qui?
Si mise a ridere involontariamente. Anche Louis si mise a ridere chiedendo cosa ci fosse di divertente.
"Nulla, lascia stare" fece lei "Forza, andiamo a dormire. E' tardi".
"La zucca doveva essere scaduta" continuò alzandosi stancamente e tirando fuori la lingua per controllarla "Non sapeva da zucca il succo".
Certo che James... forse pensava a qualche ritorsione per i fatti di tre anni fa. Godric, lo aveva spaventato così tanto? Doveva assolutamente trovarlo per fargli capire che era tutto ok, loro non erano più due adolescenti ed era giusto che facessero le proprie esperienze.
Però... no, nulla. Non erano affari suoi.


Casa Romanoff.
La Spia fissava il camino pensieroso con il mento tra le mani. Era un bel po' di tempo che era lì e finalmente era riuscito a fare un passo in avanti. Aveva un appuntamento con Lily Luna Potter, le cose stavano procedendo egregiamente.
In più aveva scoperto una cosa davvero interessante per il suo Signore.
Si alzò e prese un pugnale poco distante bello e di ottima fattura, si avvicinò ancor di più alle fiamme del camino e trattenendo una smorfia si incise il palmo della mano lasciando che alcune gocce di sangue bagnassero il fuoco.
Rimase in attesa per alcuni secondi, poi quando dal camino usciro del filamenti di fumo nero si affrettò a inginocchiarsi ossequioso.
"Mio Siognore" sussurrò.
"Ragazzo, perché mi hai chiamato?" la voce di Demon sembrava annoiata. Strinse i denti e rimase con la testa abassata finché non ricevette l'ordine di guardarlo negli occhi.
Eseguì specchiandosi in quelli vuoti dell'Oscurità.
"Albus Severus Potter è un eletto dal potere Oscuro....".
"Lo so" rispose stancamente quello.
"...E lo sa" terminò.
Ci fu un momento di silenzio.
"Così presto? Mi aspettavo che passasse un altro po' prima che si rendesse conto della portata della sua vera natura".
"Signore..." disse ansioso "Non lo ha scoperto da solo, sono stati degli agenti speciali a riferirglielo".
"...Agenti speciali?"
"Sì, mio Signore. Non li ho ancora incontrati, ma ho scoperto alcune loro cose leggendo la mente del Capo Auror Potter, ma nemmeno lui conosce tutti i dettagli della loro identità. Sono molto informati, però. Loro..." esitò.
"Loro?" lo invitò a continuare Demon.
"...hanno detto che mia sorella è ancora viva".
Ci fu silenzio e lui non si arrischiò a continuare. Si sentivano solo i crepitii delle fiamme e i suoi respiri. Ogni tanto gli saltavano alla mente le immagini di qualche sogno di uno dei abitanti delle case lì vicino. Quel potere a volte sapeva essere fastidioso.
"Quindi" la voce di Demon sembrava un urlo in quel silenzio sebbene stesse sussurrando "Ora sai chi ha dato fuoco alla casa".
Tu.
Inghiottì il gusto amaro che aveva in gola. Era stato giusto così, servono sacrifici nella vita. Lui ne aveva visti tanti e sapeva che sarebbero continuati. Era l'unico modo, lo sapeva bene.
"Sì, ma questo non cambia la mia fedeltà alla causa" disse solennemente. Infondo lui i suoi genitori non li ricordava nemmeno più, ormai i Deliranti erano la sua famiglia.
"Bravo ragazzo. Ora devo solo decidermi cosa fare con Albus Severus Potter. L'ha scoperto troppo presto, non è ancora pronto per scegliere".
E io lo ero?
Quando aveva ricevuto l'offerta di diventare un suo servitore era solo un bambino a cui erano appena morti il padre e la madre davanti agli occhi, carbonizzati dal fuoco maledetto. Chissà, se in un'altra vita avesse ricevuto l'offerta più in là con gli anni avrebbe adirittura potuto rifiutarla. Ma ormai quella era la ragione della sua vita, l'unica cosa che sapeva e poteva fare.
Rimase immobile nella sua posizione in ginocchio anche quando il suo Padrone sparì nella notte come fumo. Rimase lì gli occhi sbarrati mentre vedeva colorarsi ogni cosa di rosso.





NDA
Potrei dirvi che la scuola mi ha tenuto impegnata, che ho avuto prove di teatro su prove, che non ho un computer, che ho una vita sociale (hahahaha no) ma la realtà è che avevo perso interesse per la storia.
Sì.
Non me la sentivo più di continuare per parecchi motivi. Ho iniziato a non sentirla mia, a vederla una cosa che dovevo fare e per di più ricevevo poca gratificazione da ciò. Mi sembrava di sprecare il mio tempo per una cosa letta da soli tre gatti.
Una cosa inutile insomma.
Poi le mie amiche per il mio compleanno hanno stampato la prima parte di questa storia come se fosse un libro e mi hanno regalato l'unica copia. Inutile dire che mi sono messa a piangere e che ho ritrovato un po' di forza per continuarla.
Ma i tre gatti che leggeranno fin qui devono ringraziare mia sorella che da quasi un mese mi perseguita reclamando il continuo minacciandomi di morte. Mi ha pure concesso il computer senza storie! Quindi dite un bel grazie Chiara a lei.
Non so se ho fatto un buon lavoro, sono un po' arruginita e ho perso qualcosa dei personaggi ma ho fatto del mio meglio, mettendo soprattutto una parte divertente per farvi ridere un po'. Non succede poi molto se non si conta per Nemesi (nel prossimo capitolo, se ci sarà, metterò un flashback) e la caratterizzazione di Aleksander la Spia.
La parte du Louis è simile da un episodio di The Big Bang Theory che ho amato alla follia.
E nulla, forse dovrei dileguarmi  altrimenti faccio le note più lunghe del capitolo xD
Spero che ci sia ancora qualcuno disposto a leggere e recensire questa storia. Spero ancor di più di riuscire a continuarla.
Adios.
V.


1. Spero di aver spiegato bene, non sono molto brava con i riassunti...




   
 
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