Il capitano
dell’Olandese Volante ordinò ai suoi
uomini di tornare in superficie.
“Voi!” chiamò
indicando un uomo che accorse subito. “Qual è il vostro nome?” domandò.
“William
Turner, signore.” Rispose il marinaio. Il capitano lo guardò stupito e lui capì
subito il perché. “Will Turner è mio figlio, signore.” Disse con un sorriso che
il capitano ricambiò.
“Molto bene,
signor Turner. Torniamo in superficie.” Ordinò. La nave e tutti i suoi
passeggeri tornarono all’aria aperta con un fragoroso rumore e, non appena il
capitano individuò la Perla Nera,
ordinò di affiancarla. Non appena furono vicine, il capitano guardò la ragazza
che dal ponte lo osservava attentamente: notò che aveva gli occhi lucidi e
tristi ma alzò una mano in segno di saluto e sorrise. Il capitano rispose al
saluto e al sorriso e, dopo aver annuito in direzione di Will Turner, il
giovane che l’affiancava, si mossero insieme contro una nave inglese appostata
in attesa poco distante da loro, sola in mezzo all'acqua, completamente
abbandonata dalla sua flotta. La affiancarono sui due lati: dal vascello
inglese provenivano ordini al fuoco urlati, passi di gente che correva sul
ponte andando da una parte all'altra, soldati che si affacciavano dalle
balaustre e vedendo davanti a loro la fine di ogni cosa, rimanevano silenziosi
e in attesa. Solo uno mantenne il suo contegno: Cutler Beckett guardava con
disprezzo alla Perla Nera ed ignorava tutti coloro che gli si
avvicinavano chiedendo cosa fare. Ma non appena si voltò a guardare l'Olandese
Volante, che fino a poco tempo prima era suo alleato, la sua espressione
mutò improvvisamente: il suo disprezzo si trasformò in triste sorpresa, la sua
fierezza e la sua decisione vacillarono, il suo respiro venne improvvisamente a
mancare: era finita. E per la prima volta, capì che era stato sconfitto. Non si
mosse. Non si spostò di un centimetro nemmeno quando vide i capitani delle due
navi pirata scambiarsi un cenno e neppure quando i cannoni nemici cominciarono
a sparare, distruggendo l'Endeavor e le vite che conteneva. Ma il
capitano dell'Olandese non guardò con stupore o tristezza Beckett, ma
con disprezzo ed odio profondo, con occhi avidi di vendetta. Sotto il fuoco
parallelo, l’Endeavor esplose.
“Addio, lord
Cutler Beckett. A mai più rivederci.” Mormorò il capitano voltandosi dall’altra
parte per non vedere le esplosioni che stavano riducendo ad un cumulo di
macerie la nave, una nave ben conosciuta e carica di ricordi spiacevoli. Quando
si voltò, soltanto la legna della nave galleggiava sulle acque e poté notare un
corpo caduto sulla bandiera inglese e avvolto da essa.
“Solo su una
cosa sei stato veramente leale: un
capitano affonda sempre con la sua nave...” Commentò a bassa voce
parlando ad un’immaginaria figura davanti a sé. Poi, sempre affiancata dalla Perla, l’Olandese Volante fece ritorno tra la flotta pirata che, al loro
ritorno, esplose in urla di gioia. I capitani delle navi pirata si ritrovarono
a bordo della Perla Nera per
festeggiare la vittoria: era il primo pomeriggio e Port Royal era distante, non
era necessario partire in quel momento per tornare a casa. Poco prima che
arrivasse il tramonto, il capitano dell'Olandese chiuse il proprio cuore
nel forziere che gli era destinato e lo consegnò ad Elizabeth, raccomandandosi
di averne molta cura e promettendole che tra dieci anni sarebbe ritornato a
Port Royal per poterli rivedere: per per dieci anni sarebbe andato per mari
irraggiungibili ai vivi senza poter toccare terra e solo dopo quel tempo
avrebbe potuto rivedere i suoi cari e riabbracciarli, poter sentire le loro
voci, anche solo per un giorno, per ventiquattro misere ore, insufficienti a
coprire un'assenza durata ben più di una giornata. Poi il capitano salì su una
scialuppa e tornò alla sua nave.
Dal ponte
dell’Olandese Volante, guardò
un'ultima volta Elizabeth e Will abbracciati sul ponte della nave: alzò il
braccio in segno di saluto ed essi lo ricambiarono. Poi, un bagliore verde
investì la nave con tutti i suoi passeggeri portandoli nel regno dei morti. Il
capitano osservò quel posto così triste e privo di luce: non sarebbe riuscito a
resistere dieci anni lì sotto, ma sospirò e si impose di portare pazienza.
- Speriamo
che qui sotto non sia tutto così lugubre ma ci siano anche zone di luce... -
pensò tra sé e sé. Il signor Turner gli si avvicinò.
“Non vi
preoccupate, capitano: c'è anche il mare aperto. Questo è semplicemente un
mondo parallelo a quello dei vivi, molto più piccolo e con l'unica differenza
che qui, la morte, è al suo capolinea.” il capitano gli sorrise e Turner si
voltò a guardare verso l'acqua. “Capitano, arrivano le barche.” Lo avvisò. Il
capitano annuì: non sapeva esattamente cosa doveva fare ma, su consiglio di
Turner, diede ordine che si caricassero i passeggeri; capì che il suo compito
sarebbe stato quello di accompagnare i caduti in mare nel regno degli inferi,
dove avrebbero riposato per l’eternità. Osservò i nuovi passeggeri: erano
uomini, donne, bambini, gente di tutte le età e le nazionalità.
“La morte non
guarda in faccia a nessuno...” mormorò vedendo un neonato tra le braccia di una
donna, probabilmente sua madre.
“No. Lei
passa e poi se ne va, chiunque siano le sue vittime.” le rispose Turner. “Molte
volte ci siamo trovati con passeggeri come loro,” disse indicando con un gesto
del capo al neonato e alla donna. “ma solo ora comprendo quanto sia crudele
molte volte il destino: prima non ci avrei mai fatto caso.” Il capitano sospirò
e si voltò a guardare dietro di sé pur di non vedere il piccolissimo bambino:
le faceva tanta tenerezza e tanta pietà. Una vita così giovane spezzata prima
ancora di conoscere pienamente la vita. Era ancora immerso nei suoi pensieri
quando sentì una voce dietro di sé.
“Voi??” disse
quella voce. Lui si voltò e sgranò gli occhi dalla sorpresa. “Josephine Allen?”
Il capitano barcollò vedendo l’uomo che aveva davanti: questi se ne accorse e
la trattenne per un braccio per evitare che potesse cadere.
“James… James
Norrington?” non poteva credere ai suoi occhi. Gli si avvicinò piano, credendo
di trovarsi in un sogno e guardandolo profondamente. Alzò la mano e gli sfiorò
istintivamente una guancia liscia. Poi, senza pensarci, lo abbracciò stretto,
per paura che potesse fuggire o svanire in quello stesso istante. Si staccò
subito, imbarazzata dal suo comportamento.
“Ehm…”
cominciò ma lui la bloccò.
“Ma… cosa ci
fate voi qui?” le domandò l’uomo: sembrava non avesse fatto caso al
comportamento della giovane ma, al contrario, era contento. “Come...?”
“Io…io sono
il capitano dell’Olandese, ora.
Credo.” disse Jo.
“Ma questo
vuol dire che… che…” disse guardandola negli occhi. Lei non riuscì reggere il suo sguardo e
abbassò il viso tristemente.
“Che sono
morta, già…” finì con un mormorio per lui. L’uomo la guardò sorpreso e
addolorato.
“Ma… ma… come…?”
chiese. Josephine scosse la testa sorridendo mesta.
“Ve lo dirò
quando me la sentirò. Ma è stato per una buona causa.”
“Io… mi
dispiace, Josephine.” Le sussurrò l’ammiraglio Norrington. Lei sussultò
sentendo il suo nome pronunciato da quelle labbra come non accadeva da tempo.
“Non… non
importa… in fondo, non è successo nulla…” balbettò lei con la voce rotta.
Norrington la guardò negli occhi lucidi e poi fece una cosa che non pensava
sarebbe riuscito a fare con nessun’altra persona oltre ad Elizabeth: le si
avvicinò e la strinse tra le braccia, cullandola lentamente. Josephine,
meravigliata da questo gesto, cedette e si abbandonò tra le braccia dell’unico
uomo che avesse mai amato in tutta la vita, sperando che quel momento non finisse
più. Qualche minuto dopo si separarono e il signor Turner la chiamò.
“Capitano, i
passeggeri sono tutti a bordo.”
“Molto bene,
signor Turner. Possiamo partire.”
“Si
capitano.” rispose. Josephine notò che non aveva alzato lo sguardo su lei. Si
chiese il motivo.
BUON NATALE A TUTTI!!!!!! Spero siate contenti del mio regalo di Natale!!! Avete visto che alla fine si è risolto tutto???? Ahahahahahah!! (me si scompiscia dalle risate) Cosa credevate? Che avrei veramente fatto finire così 'sta faccenda??? Naaa, non sono così cattiva XD Orbene, passiamo ai ringraziamenti:
giu91: penso di aver risposto alla tua domanda su Beckett ma, credimi, non sarà l'ultima volta che lo incontreremo ;) A parte ciò, mi fa molto piacere che il capitolo prima ti sia piaciuto e poi sta' tranquilla: di infarti non penso di fartene più prendere, le sorprese sono (più o meno) finite.
LadyElizabeth: Guarda, ti dico: ora che l'infortunio ti è passato (spero) non hai nemmeno l'impiccio di dovermi rincorrere (forse) perchè mi sono fatta perdonare :D Quindi puoi passare le feste comodamente seduta a chiacchierare XD
Lollapop: Tu mi devi spiegare perchè cambi sudditi tra un capitolo e l'altro: prima i commenti, poi la demenzialità. Accidenti, vuol dire che fai furore tra i reali! Brava brava XD
QueenLilly: Hola chica!!!! Siamo in due ad essere bloccate dai mali della vecchiaia: ho appena compiuto 18 anni ed ho un mal di schiena che non finisce più... E vedi di aggiornare o poi sono io a doverti rincorrere: magari vai verso Venezia, che così la rivedo :P Ho tre cose da dirti: 1-tranquilla, Curzio non si tocca, mi sta troppo simpatico 2- tu devi dirmi che cosa stai combinando: quale grande progetto hai in quella testolina??? I'm curious!! Tellmetellmetellme!!! 3-ti piace il babbo di Ed? Ci avrei scommesso: io non ho ancora visto Twilight ma non vedo l'ora di guardarlo (magari quando avrò un po' di tempo: altro che vacanze di Natale!!) e i personaggi non sono per nulla malaccio :)
A parte il solito rimprovero a Giulietta (tu non sai quante Maledizioni Senza Perdono ti stia lanciando), chiedo venia per il mio solito ritardo e vi aspetto nel prossimo capitolo!!
Ancora tanti auguri di Buone Feste a tutti voi!!! Ciauuuuuu!!! Monipotty