Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: effe_95    16/04/2015    4 recensioni
Questa è la storia di diciannove ragazzi, i ragazzi della 5 A.
Questa è la storia di diciannove ragazzi e del loro ultimo anno di liceo, del loro affacciarsi a quello che verrà dopo, alla vita. Questa è la storia di Ivan con i suoi tatuaggi , è la storia di Giasone con le sue stelle da contare, è la storia di Italia con se stessa da trovare. E' la storia di Catena e dei fantasmi da affrontare, è la storia di Oscar con mani invisibili da afferrare. E' la storia di Fiorenza e della sua verità, è la storia di Telemaco alla ricerca di un perché, è la storia di Igor e dei suoi silenzi, è la storia di Cristiano e della sua violenza. E' la storia di Zoe, la storia di Zosimo e della sua magia, è la storia di Enea e della sua Roma da costruire. E' la storia di Sonia con la sua indifferenza, è la storia di Romeo, che non ama Giulietta. E' la storia di Aleksej, che non è perfetto, la storia di Miki che non sa ancora vedere, è la storia di Gabriele, la storia di Lisandro, è la storia di Beatrice che deve ancora imparare a conoscersi.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
I ragazzi della 5 A
 
5.Progetti di scienze, Succo alla pera e Cadute
 
Settembre
 
Le prime due settime di Settembre erano durate più del previsto.
Quell’anno i professori avevano cominciato con la quarta ingranata, andavano come i razzi e ai ragazzi della 5 A sembrava già passato un secolo.
<< Qualcuno mi vuole spiegare cosa cavolo è una Coscienza Infelice per Hegel?! >>  Sbottò Giasone un tranquillo pomeriggio di fine Settembre, mentre se ne stava con Ivan, Catena, Italia e Romeo nell’aula studio cercando di combinare qualcosa di utile.
<< E chi c’ha capito niente Gias >> Commentò Ivan grattandosi la nuca, quel pomeriggio era ancora più rimbambito del solito perché si era seduto accanto ad Italia.
Il tatuaggio sulla sua spalla bruciava.
<< Te lo spiego io Giasone, mettiti accanto a me >>
Giasone fu immensamente grato a Catena per la pazienza che ebbe con lui nell’ora successiva, la ragazza si mise davvero di impegno per fargli capire tutto, gli occhiali le scivolavano continuamente sul naso, la treccia era disfatta e le mani si muovevano convulsamente nel tentativo di farsi comprendere.
Giasone la ringraziò con tutto il cuore, ma non ci aveva capito nulla lo stesso.
Per lui la filosofia era fuori portata.
<< Sono già le 17.00. Direi che possiamo mettere da parte Hegel, tanto nessuno lo capirà mai a parte Catena e Italia, passiamo al progetto di scienze. E’ da consegnare per la prossima settimana, vero? >> Propose Romeo, chiudendo definitivamente e con un colpo secco il libro di filosofia aperto ancora sulla vita di Hegel.
La settimana precedente, la professoressa Elettra Valenti di scienze della terra, aveva pensato bene di proporre alla classe un bel progetto. Aveva creato dei gruppi e aveva assegnato loro un argomento diverso da presentare.
Romeo, Italia, Ivan, Giasone e Catena avrebbero dovuto occuparti delle rocce ignee.
<< Si, non sarebbe una cattiva idea >> Commentò Giasone stiracchiandosi sfacciatamente.
<< Io avrei già raccolto tutto il materiale necessario, al riguardo >> Disse timidamente Catena, tirando fuori dalla borsa una cartellina di plastica piena di fogli.
La svuotò disordinatamente sul tavolo, rivelando la presenza di fotocopie, immagini, appunti e testi, moltissimi testi.
<< Wow, ma dormi la notte? >> Le domandò Ivan con le sopracciglia aggrottate, mentre osservava ammirato tutto quel materiale.
Catena arrossì vistosamente e non rispose alla domanda.
<< E’ perfetto, dobbiamo solo mettere in ordine tutte queste immagini, questi testi e il gioco è fatto! >> Sbottò entusiasta Romeo, scrutando attentamente l’immagine di una roccia effusiva. Italia tossicchiò leggermente, e tutti si girarono a guardarla.
<< Non abbiamo ancora i cartelloni, la colla e tutto il resto. >> Fece notare con cortesia, scrutando i suoi compagni di classe e migliori amici dietro le spesse lenti.
Giasone la guardò a lungo, poi lanciò un’occhiata al suo migliore amico.
<< Perché non andate a comprare il materiale tu e Ivan? Siete due tipi ordinati. Noi vi aspettiamo qui e nel frattempo mettiamo apposto i testi e dividiamo le parti da studiare >> Propose il biondo con noncuranza, al suo fianco, Ivan si irrigidì come un pezzo di legno e lo guardò spaventato, Giasone gli tirò un calcio sotto il tavolo.
<< Per me va bene >> Commentò Italia tranquilla, anche gli altri annuirono.
Italia si alzò dalla sedia e cominciò a riporre le cose nella cartella, mentre Ivan rimaneva seduto sulla sedia come uno stupido. Giasone gli diede un pizzicotto sul braccio.
<< Ahi >> Commentò il giovane scoccando un’occhiataccia all’ amico, poi si accorse che Italia lo aspettava accanto alla porta. << Ah si, scusami Italia >>
Si alzò un po’ impacciato dalla sedia e la raggiunse, Giasone gli lanciò un’occhiata alla: ” ringraziami dopo, amico”.
 
<< Hai preso tu il materiale sulle rocce sedimentarie? >>
Ad Aleksej quella sembrò assolutamente una domanda retorica.
Gabriele continuava a giocare con il cellulare come se non ci fosse un domani e probabilmente non lo stava affatto ascoltando.
<< Ehm … l’ho preso io >> Aleksej si morse il labbro quando sentì la voce di Miki.
Aveva sperato fino all’ultimo che la professoressa non li mettesse insieme nel progetto, ma ovviamente le sue preghiere erano state vane. Quelle erano le prime parole che si rivolgevano da quando era cominciata la scuola, o meglio, da quell’estate.
Miki frugò velocemente nella cartella ed estrasse due libri belli grossi, una cartellina e delle immagini stampate a colori.
<< Bene >> Commentò Aleksej con gli occhi bassi, prendendo i fogli che la ragazza gli passava abbattuta.
<< Tutto questo è davvero noioso! Alješa, perché non ci offri qualcosa da bere? >>
Sonia Castelli se ne stava seduta dall’altra parte del tavolo, intenta a mettersi lo smalto sulle unghie da strega, Aleksej trovò davvero fastidiosa e inopportuna la sua voce, lanciò uno sguardo ai bicchieri pieni di acqua gelata lasciati sul tavolo.
Solo quello suo e di Miki erano vuoti.
<< Non intendevo di certo dell’acqua! Insomma, non sei russo?! Sono sicuro che tuo padre in casa avrà della vodka, no? >> Aleksej continuò a fissarla in silenzio senza dire nulla, Sonia si imbronciò. << … della birra? Un analcolico? Coca cola? >>
Aleksej provò l’impulso omicida di strangolare il cugino, che aveva avuto la brillante idea di preparare il progetto proprio a casa sua.
Lo stesso cugino che bighellonava sul cellulare e non li ascoltava nemmeno.
<< Ho quattro fratelli minorenni, non abbiamo alcool >> Sbottò Aleksej guardando Sonia con aria disgustata, la ragazza non sembrò nemmeno notarlo.
<< Dai Alješa, non dirmi che non nascondi dell’alcool da qualche parte in questa casa! >>
Quella era l’altra voce che Aleksej non avrebbe mai voluto sentire, quella di Cristiano Serra, l’altro componente del gruppo che non avrebbe mosso un dito per aiutarli.
Cristiano era seduto sul divano e giocava con la play station di suo fratello Ivan senza aver chiesto nemmeno il permesso.
<< No, ho del succo alla pera se proprio vi va! >> Cristiano e Sonia si girarono a guardarlo schifati, Aleksej rimase impassibile.
<< Ma che bella idea Alješa! >> Esclamò all’improvviso Miki alzandosi dal tavolo, sembrava molto agitata << Ti aiuto io a preparare i bicchieri, andiamo? >> Si offrì la giovane afferrando il vassoio con i bicchiere ancora pieni d’acqua ad eccezione dei loro. Aleksej si alzò a sua volta, era meglio allontanarsi che restare con quei due. Nell’andare in cucina colpì il cugino con un pugno sulla nuca, Gabriele alzò la testa e borbottò: “ Cos’ho fatto?!”.
Una volta in cucina, il biondo si affrettò ad aprire il frigorifero e seppellirvi la faccia dentro, mentre Miki svuotava i bicchieri d’acqua e li asciugava.
<< Ascolta Alješa … >> Cominciò lei, Aleksej afferrò il succo di frutta e chiuse bruscamente il frigorifero. << Credi che basterà per tutti, questo? >> Domandò coprendo la voce della ragazza, non la guardò negli occhi mentre le mostrava la scatola eccessivamente grande e piena del succo. Miki sospirò pesantemente, cercando di trattenere le lacrime, ed annuì.
Aleksej si sentì male e in colpa alla vista di quegli occhi, ma non poteva affrontarli, si vergognava troppo di quello che aveva fatto.
<< Non è il succo preferito di tuo fratello Andrea? >> Domandò Miki cercando di controllare la voce. Andrea Yulianovich Ivanov era il penultimo fratello di Aleksej e aveva undici anni.
<< Si, ma ne ha altre due bottiglie piene nel mobile, probabilmente non se ne accorgerà >>
Aleksej versò la bevanda in tutti e cinque i bicchieri, Miki manteneva i manici del vassoio con entrambe le mani, nel compiere quel gesto il biondo si accorse che le tremavano.
Tornarono nel salottino subito dopo, e trovarono Gabriele con i fogli delle ricerche tra le mani, mentre Sonia ritagliava il cartellone e Cristiano incollava le immagini.
Aleksej e Miki si guardarono accigliati, cosa poteva essere successo per farli lavorare?
<< Oh, finalmente quel benedetto succo! Ci avete messo una vita >>
Sbottò infastidita Sonia, lanciando un’occhiataccia ai due appena entrati.
Miki lasciò il vassoio sul tavolo e si mise seduta con ancora un’espressione sconcertata, Aleksej la imitò, guardando i suoi amici con occhi attenti e disgustati allo stesso tempo.
Prese a fissare ostinatamente il cugino.
<< Che c’è? >> Domandò dopo un po’ Gabriele, senza sollevare lo sguardo dai paragrafi sulle rocce sedimentarie che stava dividendo con meticolosità, erano rare le volte in cui Gabriele s’impegnava davvero nel fare qualcosa.
<< Cos’è successo qui? Troppo entusiasmo per dei lavativi come voi >>
Gabriele fece spallucce, Cristiano sbadigliò e Sonia fece una faccia schifata dopo aver provato il succo alla pera.
<< Abbiamo deciso che un due in scienze della terra non fosse proprio conveniente >>
Commentò Gabriele distrattamente, Aleksej dubitava che fosse davvero quello il motivo, ma non si domandò altro, era molto meglio per loro se quei tre collaboravano, così il lavoro non sarebbe toccato solo a lui e a Miki come sempre.
Lavorarono in silenzio per un’oretta, fino a quando la porta di casa si aprì rumorosamente e nel salottino fece capolinea il padre di Aleksej.  Yulian Aleksàndrovich Ivanov era un uomo sulla quarantina, aveva il fisico asciutto e robusto allo stesso tempo, i capelli erano della stessa tonalità di biondo del figlio, gli occhi azzurri- grigi erano taglienti come anche i suoi lineamenti. Non assomigliava propriamente ad Aleksej, ma si vedeva chiaramente che era suo padre.
<< Ehi zio! Come va? >> Lo salutò allegramente Gabriele, Yulian guardò il figlio, il nipote e i suoi compagni di classe con sorpresa, poi si ricompose e sorrise cordiale.
<< Buon pomeriggio. Ehi Gab >> Gli occhi di Yulian Ivanov erano puntati in quelli del figlio in una muta domanda: Cosa ci faceva tutta quella gente a casa loro?
<< Ci siamo riuniti per un progetto di scienze >> Commentò il ragazzo sollevando un cartellone ancora bianco. Yulian annuì silenziosamente e fece un passo indietro.
<< Bene, buon lavoro allora. Mi auguro finiate entro un’oretta, perché tra poco torneranno quelle pesti dei tuoi fratelli Alješa. A dopo ragazzi >>
Yulian Ivanov scomparve dall’altra parte della casa e non si fece più vedere fino a quando tutti gli altri non se ne furono andati. Sonia e Cristiano erano rimasti molto impressionati dalla sua figura.
<< Quel fico pazzesco è tuo padre?! >> Aveva domandato Sonia non appena l’uomo se n’era andato, Aleksej aveva spalancato la bocca a quelle parole.  << Ma quanti anni ha? Trenta? >>
<< No, in realtà ne ha quarantadue >> Gabriele aveva risposto senza scomporsi troppo, Aleksej invece era rimasto scioccato nel sentire qualcuno chiamare suo padre “fico pazzesco”, soprattutto una ragazza con cui aveva fatto sesso. Rabbrividì.
<< Basta parlare di mio padre! Altrimenti ti faccio fare tutto il procedimenti della diagenesi da sola, Sonia! >> Fu una minaccia abbastanza convincente.
 
Ad Ivan sudavano terribilmente le mani.
Prima cercò di nasconderle nelle tasche del giubbotto di pelle, poi le mise intorno alla tracolla della cartella, alla fine si arrese e le lasciò pendere lungo i fianchi.
Per tutto il tragitto, lui e Italia non si rivolsero affatto la parola, poi raggiunsero la cartolibreria.
Era talmente vasta e ricca di materiale, che fu difficile trovare la sezione dei cartelloni.
<< Ehi, Ivan, credi che bianchi vadano bene? Oppure dovremmo prendere dei colori pastello come azzurro, rosa, giallo opaco … >> Italia aveva lo sguardo perso tra quei mille colori e Ivan la trovava assolutamente perfetta. Sapeva molto bene che quella sarebbe stata l’occasione giusta per far si che tra di loro cominciasse qualcosa, ma non trovava il coraggio.
<< A te cosa piacerebbe? >> Chiese di rimando, Italia si girò a guardarlo e gli sorrise.
<< Non credo che gli altri gradirebbero i colori pastello >>
Gli occhi neri di Italia erano puntati in quelli verdi di Ivan, pieni di affetto per lei.
<< Si invece, lo apprezzeranno >> Ribatté lui avvicinandosi ai cartelloni, lei continuò a fissarlo per qualche altro secondo, come se fosse la prima volta che si accorgesse di lui.
<< Quali colori prendiamo? >> Chiese Ivan scrutando la vasta gamma di cartelloni, Italia tossicchiò distogliendo lo sguardo e si concentrò anche lei.
<< Verde chiaro >> Si ritrovò a rispondere senza nemmeno pensarci, perché aveva ancora gli occhi di lui in mente, Ivan sembrò non accorgersene. << Azzurro, rosa e giallo opaco >>
<< Perfetto >> Mormorò Ivan concentratissimo nel prendere ogni singolo cartellone, quello azzurro però si trovava troppo in alto, il ragazzo avrebbe potuto sollevarsi sulla punta dei piedi, ma il giubbotto di pelle e la cartella gli impedivano di muoversi con agilità.
<< Ehi Italia, ti spiace mantenermi la giacca e la cartella? >> Domandò con imbarazzo, lei annuì e si fece consegnare il tutto. Ivan salì agilmente sul bordo dello scaffale e afferrò con decisione l’ultimo cartellone azzurro rimasto, il gesto fu troppo energico però, perché cadde a terra, il bordo della maglietta gli si artigliò ad un gancio e gli scoprì tutta la spalla.
Italia rimase in piedi come un statua quando lo vide cadere, e soprattutto quando vide quel bel tatuaggio che gli ornava la spalla: “ Italia”.
Ivan seguì il suo sguardo, avvampò e si rialzò immediatamente in piedi aggiustandosi la maglietta. Afferrò la cartella e il giubbotto di pelle senza nemmeno richiederglielo indietro, e rimase con quel cartellone in mano come uno sciocco.
<< E’ il mio nome, quello? >> Domandò lei senza pensarci, Ivan si fece viola.
<< No … è … la squadra! Si, la squadra di calcio >> Era la bugia più stupida che potesse inventare, ma funzionò, perché Italia arrossì fino alla punta dei capelli e distolse lo sguardo.
<< Giusto, che stupida. La colla, abbiamo bisogno della colla! >> Scattò immediatamente la ragazza, allontanandosi dal corridoio, i capelli color caramello le coprivano il viso con fare disordinato. Ivan rimase imbambolato per qualche secondo prima di seguirla.
Era davvero un cretino.


_________________________________________
Effe_95

Buon pomeriggio a tutti.
Ecco un altro capitolo, vediamo i nostri ragazzi alle prese con il progetto di scienze e cominciano a delinearsi meglio delle storie. Spero possa piacervi, scusatemi se sono un po' breve ma ho fretta.
Grazie mille come sempre a chi ha recensito, chi ha messo la storia tra le seguite, le ricordate e le preferite e anche a chi legge soltanto. Grazie mille alla prossima spero.
 
 
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: effe_95