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Autore: Amanda FroudeBlack    21/04/2015    3 recensioni
Vi voglio raccontare una storia, e lo farò al meglio delle mie capacità. Sarà lunga, spossante, e non so dirvi se alla fine ne sarà valsa la pena.
Vi racconterò di famiglie che non pretendono di essere le migliori al mondo, ma saranno quelle che non puoi fare a meno di ammirare perché ti spiegano il mondo attraverso l'amore. Ci saranno famiglie che, al contrario, useranno l'odio per dividere, accecate dal potere e rese folli dall'odore del sangue.
Poi, vi racconterò di chi sa da che parte stare, ma non giudica chi ha dovuto attraversare il male per comprendere la via del bene.
Vi parlerò di seconde possibilità, del dolore della morte e della sconfitta. Spiegherò il sacrificio, il sudore, la frustrazione.
E forse, vi racconterò una vittoria.
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Famiglia Black, Famiglia Potter, I Malandrini, Un po' tutti | Coppie: James/Lily, Rodolphus/Bellatrix
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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 Capitolo III
 
POV: REGULUS BLACK 
 
Si concentrò sul suo piatto, cercando di non incontrare gli occhi di Amanda. Si doveva ricordare, per le prossime volte, che per catalizzare l’intera attenzione dell’amica su di sé avrebbe dovuto tenerle nascoste delle informazioni.
Era infatti da quando erano scesi dall’Espresso che Amanda continuava a chiedergli con insistenza che cosa fosse accaduto. Era stato sul punto di dirglielo un paio di volte, preso dall’esasperazione, ma si era poi fermato, perché aveva bisogno di non avere troppe persone intorno per potersi confidare.
Sirius se n’era definitivamente andato.
Nel momento in cui l’aveva detto, così, di sfuggita in stazione, facendo spallucce e guardando i genitori con sfida, per un attimo aveva pensato che scherzasse. Che fosse il solito modo che aveva di sfidarli. Ma poi si era voltato verso di lui e gli aveva detto “Addio, Reg.”.
Gli aveva dato una maledetta pacca sulla spalla ed era scappato sul treno.
Sua madre era diventata viola dalla rabbia, aveva notato gli occhi di suo padre inumidirsi. Con un cenno del capo e della mano lo aveva salutato, salendo anch’egli sul treno. L’aveva cercato per un bel po’ prima di capire che probabilmente suo fratello non voleva farsi trovare. E, in mezzo al corridoio dell’Espresso, gli era tornato in mente lo sguardo di suo padre.
Ci pensava anche in quel momento, fissando il piatto, a come gli sguardi davvero parlassero più di qualsiasi altro linguaggio. E pensò anche che quelli più dolorosi per lui erano stati gli sguardi non ricevuti.
La voce di Amanda, seduta di fronte a lui, lo distrasse, tormentandolo per l’ennesima volta.
“Reg, non vorrai farmi stare in ansia tutta la sera, spero! Vuoi dirmi che accidenti hai?”
Sbuffò, ma poi sorrise.
“Non te ne parlerò qui, a tavola, te lo dirò con più calma. Non è nulla di che, comunque, non preoccuparti.” mentì.
L’amica sbuffò, delusa.
“Ma io sono curiosa!” si lamentò.
“Io so già tutto” intervenne Severus, accanto ad Amanda.
“E lo sapresti anche tu se non abbandonassi i tuoi amici per preferire il viaggio con altri compagni che ti corrompono con stupide foglie...” continuò, sorridendo di scherno.
“Le mie foglie non sono stupide!” protestò indignata, dandogli una gomitata.
Severus strinse le labbra “Forse hai ragione, è comunque sempre meglio della tua dannata ossessione per la neve!” esclamò.
“Concordo!” aggiunse Regulus, alzando la mano.
Amanda li guardò, scioccata.
“Io sarò anche strana, ma voi mi date del filo da torcere! Se reputate stupida questa mia collezione si può sapere perché me ne avete portate?”domandò, imbronciata.
“Perché sei adorabile quando saltelli felice!” esclamò, sorridendo divertito. Amanda gli fece gli occhi dolci, raggiante.
Regulus spostò l’attenzione su Severus e percepì il suo sguardo perplesso.
“Perché mi guardi così?” chiese.
“Perché io la trovo irritante...” rispose, come se fosse ovvio; si voltò poi verso la compagna.
“Al contrario del romanticone qui di fronte, io te le ho portate perché ho pulito il giardino e il secchio era più lontano del mio baule.” terminò, facendo spallucce.
“E’ già stagione per le tue foglie, Amanda?” s’intromise Marcus Avery, sedendosi accanto a lei.
Regulus lo salutò con un sorriso e un cenno del capo. Lui ricambiò, tornando poi a prestare attenzione alla compagna. Le scompigliò i capelli e la salutò con un abbraccio “Come stai? Come sono andati i G.U.F.O.?”
“Benissimo! Tutti passati!” esclamò  Amanda “I tuoi?”
Regulus si distrasse e non ascoltò la risposta del compagno. Il pensiero andò subito alla lettera che suo fratello, esattamente come Severus e Amanda, aveva ricevuto da Hogwarts quell’estate.
I voti dei G.U.F.O. avevano confermato Sirius come il mago brillante che affermava di essere. Aveva vissuto quei momenti con un gran mal di stomaco, dato dalla pressione di deludere le aspettative dei suoi genitori, che pretendevano superasse addirittura il fratello nel numero di G.U.F.O.
Gli piaceva imparare, sentiva che quello che faceva gli veniva piuttosto bene. Ma sapeva quanto impegno c’era dietro quei risultati, e soprattutto poteva contare le nottate intere passate a studiare. Non aveva mai visto, invece, Sirius aprire un solo libro, durante le estati a Grimmauld Place. Tutto ciò che faceva sembrava venirgli straordinariamente naturale.
E lui? Come avrebbe affrontato quel nuovo anno? Suo fratello era esattamente tutto ciò che lui avrebbe voluto essere: bello, popolare, brillante, con il coraggio di andarsene di casa, completamente disinteressato delle conseguenze che quel gesto avrebbe comportato.
Perché lui, invece, si sentiva così legato alla sua famiglia? Avrebbe voluto essere odiato e contestato come suo fratello, sentirsi costantemente criticato e zittito, avrebbe reso più semplice ogni cosa.
Non amava sentire l’invidia e la rivalità nei suoi confronti, non gli piaceva essere in quel modo. Gli piacevano i bei ricordi che li legavano, ormai così lontani, talmente tanto da risultare sbiaditi nella sua mente.
Detestava James Potter. Detestava essere stato messo da parte per colpa sua, James era stato la famiglia che Sirius non aveva mai avuto. E si era legato a Potter senza tenere conto della sua presenza, di come tutto ciò che provava lui, Regulus lo condivideva. Aveva un fratello a cui sarebbe bastato semplicemente chiedere, perché ne aveva preferito uno nuovo?
Eppure, non riusciva ad odiarlo. Ci aveva provato, e in realtà in qualche frangente c’era anche riuscito, ma era durata troppo poco. E così, viveva in quel costante limbo pieno di frustrazione nel vederlo vivere una vita che avrebbe voluto e la delusione di non riuscire comunque a farne parte.
Si ritrovava quindi a prendere le sue difese in ogni discussione con Amanda, il cui odio nei confronti di Sirius era talmente radicato da non riuscire a capirne l’origine. Forse era anche per questo che ancora non aveva trovato il coraggio di confidarle ciò che era accaduto quel mattino.
Si rese conto che stava di nuovo fissando il suo piatto vuoto. Alzò lo sguardo e si rese conto che tutti si stavano alzando per andare nelle proprie sale comuni. Intercettò lo sguardo di Amanda, che, come al solito, aveva captato qualche suo pensiero e intendeva testardamente cavarglielo fuori.
Arrivati nei Sotterranei lei non girò in direzione del dormitorio femminile. Si voltò verso di lui e lo trattenne per un braccio.
“Che c’è?” chiese, facendo gesto ai suoi compagni di proseguire senza di lui. Anche l’amica salutò le compagne.
“Dovrei chiedertelo io.” rispose, col broncio e le braccia conserte.
Regulus riconobbe subito quel tipo di espressione: quando Amanda la manifestava sembrava che i suoi occhi diventassero più grandi, supplichevoli, e il labbro inferiore tremava, tanto che era impossibile non arrendersi alle sue richieste. Era come se stesse per scoppiare a piangere, ma era capace di rimanere in quella posizione per ore senza  che una lacrima scivolasse. Al terzo anno l’aveva rinominata ‘L’espressione Amanda’.
“Stai usando 'l’espressione Amanda' con me?” chiese, incredulo. Il suo sguardo triste era così magnetico che una volta incontrato era impossibile distoglierlo.
“Sta funzionando?” mugugnò, tirando su col naso.
“Diamine, sì.” borbottò, sbuffando. Si sedette sul divano, di fronte al camino, e la compagna lo raggiunse.
Guardò in direzione del camino spento.
“Sirius è andato via di casa. Definitivamente.” mormorò.
La compagna stette qualche secondo in silenzio, poi parlò a voce bassissima, nonostante fossero da soli.
“E questo cosa vuol dire?”
Si schiarì la voce “Vuol dire che verrà ritenuto un traditore del sangue, che il suo nome sull’arazzo di famiglia verrà bruciato esattamente come quello di Andromeda... Vuol dire che non ho più ufficialmente un fratello-”
“Oh, sì che ce l’hai!” lo interruppe bruscamente, alzandosi “E adesso andiamo alla Torre Grifondoro a farglielo presente! Prima, però, mi toglierò la soddisfazione di prenderlo finalmente a pugni!”
“Siediti e calmati!” sbottò “Non andremo da nessuna parte!”
“Vorrà dire che ci andrò da sola!” esclamò, i pugni serrati contro i fianchi, in una posa battagliera.
Regulus inarcò le sopracciglia.
“Amanda, non ci sai arrivare da sola... ti perderai!” le fece notare, senza riuscire a trattenere un mezzo sorriso.
La compagna sbuffò, lasciandosi cadere sul divano, accigliata “Non ti ha detto che aveva intenzione di andarsene?”
Regulus tornò a guardare il camino
“No. Ha solo detto ai nostri genitori che non sarebbe più tornato, appena prima di salire sull’Espresso... mi ha dato una pacca sulla spalla e se n’è andato.”
Amanda gli si avvicinò; le loro gambe si sfioravano “È il momento che lo faccia anche tu, Reg.”
Si voltò verso di lei, convinto di non aver sentito bene.
“Di cosa stai parlando?”
“Hai capito cosa intendo... Devi farlo anche tu, devi andartene da quella casa come ha fatto lui!”
“Tu... difendi la sua posizione?” chiese, scettico.
Avvertì un’improvvisa fitta al petto per quella considerazione. Che accidenti stava accadendo?
“Non sto difendendo la sua posizione!” rispose, indignata “Sono furiosa con lui! Perché non ti ha coinvolto? Sareste potuti andare via assieme!”
“Cosa? Pensi che abbia fatto la cosa giusta, andandosene?”
Non ci credeva. Il mondo sembrò capovolgersi: era sempre stato compito suo, cercare di essere più morbido nei confronti del fratello, soprattutto quando ne parlava con Amanda, che sparava a zero su di lui ogni volta che le si presentava l’occasione.
Amanda si tirò indietro, creando distanza tra loro, lo sguardo esitante.
“Reg... non è sempre quello che hai voluto fare?”
Doveva avere un’espressione piuttosto sconcertata, perché la compagna sentì il bisogno di spiegarsi meglio.
“In questi anni non hai fatto che lamentarti per tutta la pressione che senti nella tua famiglia, mi sembrava chiaro che desiderassi andartene...”
“No.” asserì, deciso.
“Ma-“
“Io sono orgoglioso del nome che porto, Amanda!” esclamò, infervorato “Per quanto mi lamenti, per quanta pressione io senta, sono e rimango un Black.  E non tradirei mai la famiglia, non come ha fatto Sirius!”
“Il problema non è cosa vuole la tua famiglia da te, Regulus, qui si tratta di capire che cosa vuoi tu!” esclamò, sconvolta “Smetti per un secondo di pensare a loro e chiediti cosa vuoi fare tu della tua vita! Continuerai sempre a essere fiero del nome Black, anche quando il marito di tua cugina-“
“Non mettere in mezzo i Malfoy, ora!” la interruppe bruscamente, seccato.
“Lo vedo difficile, considerando quanto sono invischiati in ogni angolo del mondo magico!”
“Amanda, vuoi davvero affrontare il discorso? Vuoi sapere cosa ne penso?” chiese, con crescente tono di sfida.
“Certo!”
“Penso che per quanto ambigui possano sembrare, non c’è alcuna prova del loro sostegno al Signore Oscuro, non puoi accusarli!”
“È davvero ingenuo, da parte tua, pensare che i Malfoy siano così stupidi da lasciare prove simili! Il miglior modo per non farti influenzare ancora è quello di andartene, Reg, dico sul serio!”
“E dove andrò? Ti rendi conto di quel che dici?” sbottò.
Non voleva affrontare quel discorso con lei, non dopo aver scoperto come appoggiava le scelte di suo fratello. Si sentì tradito.
“È per questo che sono arrabbiata! Perché avreste dovuto farlo assieme... Reg, sai che se hai bisogno, io posso-“
“Non voglio il tuo aiuto.” sentenziò, brusco “Smettila di pensare che non abbia idea di ciò che faccio!”
“Non lo penso, infatti!” protestò, ma non restò ad ascoltare oltre; si alzò, dirigendosi verso il dormitorio maschile.
“Non voglio più parlarne, Amanda. Buonanotte.” dichiarò, fermo. Evitò il suo sguardo, per non lasciarsi commuovere ancora dall’Espressione Amanda.
 
Note dell’autrice:
 
Salve a tutti! :) Ecco qui un altro capitolo, un po’ più corto del precedente. Allora, possiamo considerare questo capitolo come la conclusione del secondo capitolo. Ho pensato di dividerlo in due parti per non appesantire troppo il precedente!
Voglio fare un appunto: ho espresso il POV di Regulus perché lo trovo molto interessante, nonché stracomplesso. Lui è un personaggio tormentato, che prova seimila emozioni tutte insieme, contro cui lotta costantemente. In questa discussione lui si aspettava che Amanda infierisse sul fratello come suo solito, perché aveva bisogno di sentirsi arrabbiato nei confronti di Sirius. Sentirla, invece, dare man forte alla sua decisione lo ha fatto sentire “sbagliato”, come se lui fosse dal lato sbagliato, insomma. Lo ha molto destabilizzato.
Spero di essermi spiegata, nell’eventualità non sia chiaro fatemi tutte le domande che ritenete opportune!
Fatemi sapere cosa ne pensate, dal prossimo capitolo in poi la storia ingranerà davvero! ;)
Baci,
- Amanda 
   
 
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