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Autore: Voglioungufo    22/04/2015    2 recensioni
SEQUEL DI "STRANE COSE QUELLE DI CUI PARLANO QUESTI INNAORATI"
Sono passati tre anni dalla fuga di Giorgia. Albus è troppo chiuso nella sua solitudine per notare i nuovi vicini mentre Lily è alle prese con una nuova e pericolosa amicizia facendo preoccupare James che ha gettato anima e corpo nel suo "lavoro" per dimenticare Dominique, in francia, e Fred, disperso da un anno.
Rose si sente inutile incapace di aggiustare la famiglia ormai spezzata, solo Scorpius riesce a capire a il suo dilemma e rincuorarla. L'unico lato positivo sembra il matrimonio tra Teddy e Victoire, peccato che la piccola Roxanne sia innamorata del metamorfusmago. Anche Luois non partecipa alla felicità della sorella troppo preso a custodire il suo segreto. Frank sembra aver abbandonato definitivamente i suoi amici
Nel frattempo il mondo sotterraneo inizia a tornare alla luce e la domanda sorge spontanea: riusciranno a difendersi dal Chaos e dal Delirium, o la storia sta per ripetersi?
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: James Sirius/Dominique, Rose/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chaos or Delirium?'
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Chaos.
**

"Dannazione!"
Quando aprì gli occhi, questa fu la prima cosa che disse Fred con molta enfasi.
L'ultima cosa che ricordava era il volto trionfante e ghignante di Nemesi e delle catene che lo trascinavano verso il basso. Dov'era finito?
Il luogo era immerso nell'acqua per appena un centimetro, ma questa si era intrufolata gelata tra i suoi vestiti e iniziò a sentire freddo. Si alzò a sedere cercando di capire in quale luogo si trovasse ma era avvolto in una completa oscurità. Socchiuse gli occhi e notò una luce che appariva e compariva velocemente avvicinarsi. Sembrava una lampadina fulminata.
Si alzò e altr luci si aggiunsero alla prima. Comparivano a apparivano a intervalli irregolari, come se quelle lucette cercassero di combattere contro l'oscurità. Continuarono così fino ad arrivare davanti a lui, poi sembrò che si arrendessero al buio.
Rimase lì fermo a fissare il nulla tremando di freddo.
Poi la luce riprese vita più forte di prima e si ritrovò davanti a mille lampadari fluettanti. Le varie lampadine si accendevano con difficoltà illuminando lo spazio circostante.
Indietreggiò di qualche passo fissando sioccato quel luogo.
Descrivere a parole un luogo del genere era impossibile, potevi solo guardarlo e provare una profonda inquietudine. A primo impatto gli sembrò una scatola di giocattoli rotti. Ma nemmeno questo spiegava quel luogo.
Tutto era avvolto da una strana oscurità, l'unica luce disponibile era quella dei lampadari che volteggiavano sospesi in aria. E non erano gli unici oggetti a volare, sembrava che la gravità facesse quello che più voleva facendo precipitare oggetti e sollevandone altri. C'erano delle porte dritte in piedi sebbene non fossero sostenute da nessun muro, sedie e tavolini con tutto il servizio di porcellana sopra si muovevano nel vuoto, dall'acqua si intravedevano pezzi di enormi pupazzi distrutti e martoriati, pezzi di scacchiere e vasi pieni di rose. Poco lontano riusciva a vedere una  casastorta con un muro crollata appoggiata al terreno solo per un angolo. Un cavallo a dondolo continuava ad ondeggiare sebbene non ci fosse nessun vento a sospingerlo. Fece qualche passo e intorno a lui riusuonò il rumore schiaffeggiante dei suoi passi sull'acqua.
Poi pestò qualcosa di morbido e sentì un urletto acuto; il suo cuore andava a mille, sembrava volesse fuggirgli dal petto. Si abbassò prendendo la bambola di pezza che aveva pestato. Le mancavano metà capelli, le braccia e le gambe erano in una posizione innaturale e scomposta, il bel vestito rosa era tutto strappato e sporco di rosso scuro, non volle precisare il perché. Aumentò la pressione stringendo con più forza il busto della bambolina, la bocca le si aprì di scatto e uscì di nuovo quell'urletto acuto. Continuò così, aprendo e stringendo la mano sul busto riempiendo l'aria di quella strana risata. Si fermò, rimase immobile  a fissarla con il sague che pulsava nelle orecchie. Era solo uno stupido giocattolo, perché la cosa era così inquietante?
Senza che premesse il busto, la bambola riprese a ridere muovendo a scatti la bocca come se stesse azzannando l'aria. Urlò spaventato lasciandola cadere, questa continuò con quell'aghiacciante risata finché non sprofondò nell'acqua.
"Cosa diavolo era quella?" si chiese con il fiatone. Sussultò quando sentì dei passi frettolosi calpestare l'acqua intorno a sé. Si girò terrorizzato ma non vide nessuno, solo le increspature dell'acqua dimostravano che qualcuno gli era corso incontro.
Rimase immobile cercando di controllare il respiro accellerato, il suo cuore andava così forte che in quell'assoluto si poteva sentire.
"Un umano, un umano!" Sentì qualcosa azzannargli la spalla, con un urlo strozzato scrollò potentemente le spalle facendo cadere a terra la cosa che lo aveva colpito. Era un coniglio dalle forme leggermente umanoidi, un coniglio bianco con il muso sporco di sangue, privo di occhi.
"Carne! Carne!" strepitava saltellando, gli si avventò nuovamente incontro pronto a prenderlo alla gola. Grazia ai suoi riflessi da battitore afferrò una sedia volante che passava lì vicino e lo colpì con tutta la forza delle sue braccia gettandolo lontano.
"Aiuto" fu l'unica cosa corente che riuscì a dire. Si accasciò sulle ginocchia appoggiando la mano sulla spalla ferità, del sangue aveva già cominciato a uscire e rimase lì a fissare l'acqua intorno a lui tingersi di rosso.
Le cose intorno a lui vibrarono e cadde un mappamondo sparendo inghiottito dall'acqua. Non si perse a chiedersi come fosse possibile una cosa del genere se gli arrivava appena alle caviglie perché si alzò di scatto pronto al pericolo. Ma capì subito che non se ne sarebbe sbarazzato velocemente come con il coniglio.
Davanti a lui stava un essere alto più di Hagrid con la testa perfettamente rotonda e più grande rispetto al corpo, la bocca era cucita e gli occhi erano due bottoni neri, uno dei quali anche attaccato male. Le sue mani erano provviste di artigli.
"Un umano! Un umano!" quella sembrava essere la frase standard di quegli esseri, pensò prima di darsela a gambe.
Se mai fosse sopravvissuto a una cosa del genere, avrebbe gettato Nemesi nell'Oltretomba, poteva starne più che certa. Continuò a correre finché non si sentì afferrare e le mani artigliate lo sollevarono da terra in una morsa d'acciaio. Scalciò e lo colpì mentre sentiva la presa farsi più forte e gli mancò il respiro.
Maledizione!
Finiva così? Inghiottito da uno stupido mostro senza che potesse fare assolutamente niente? Non poteva accettarlo. Dirignò i denti continuando a dimenarsi nell'inutile tentativo di sfuggire alla presa. Incredibiolmente la sentì allentarsi e poi cadde rovinosamente a terra di faccia, dietro di lui sentiva le urla di dolore del mostro. Si alzò sulle ginocchia e fissò un leopardo più grande del normale colpire con le sue zanne la carne del mostro dal quale al posto del sangue uscivano nubi di fumo blu. Il manto dell'animale era di una brillantezza innaturale e gli occhi caldi brillavano fieri mentre mostrava le zanne letali. Nell'attacare era pura distruzione.
"Tornatene nella tua tana, essere del delirio!" La voce risuonò ferma e minaccioso tutta intorno a lui.
Il mostro-dalla-testa-grande si difesa la faccia con gli artigli prima di lanciare un'ultimo ululato disperato e dissolversi così in fumo e cenere.
Rimase solo il leopardo che gli si avvicinò elegante probabilmente intenzionato a papparselo visto che del mostro non era rimasto granché
Fred era troppo dolorante e frastonato anche solo per pensare di alzarsi, rimase immobile a fissare l'animale fermarsi di fronte a lui e ricambiare lo sguardo con occhi nocciola caldi e intelligenti. Occhi così umani.
"Stai bene, Umano?" Era la stessa voce di prima, meno minacciosa ma comunque autoritaria. Annuì deglutendo chiedendosi se non appartenesse proprio al leopardo.
Una strana luce dorata prese questo, era talmente forte che fu costretto a distorgliere lo sguardo; quando riaprì gli occhi non aveva più davanti l'animale, ma una ragazza dai lunghi e spettinati capelli rosso fuoco e un viso affilato cosparso di lentiggini, indossava solamente un mantello rosso che copriva e avvolgeva tutta la sua figura.
"Chi sei? Come hai fatto ad arrivare qui?" chiese quella sollevando le palpebre e mostrando gli stessi occhi del leopardo.
Del resto, lui fu troppo sbalordito per rispondere. Si alzò di scatto con un enorme sorriso di gioia stampato in faccia.
"...Giorgia?"

Non poteva crederci! La sua migliore amica era lì davanti a lui che lo fissava impassibile e severa come se non lo riconoscesse, ma doveva essere per forza lei: avevano lo stesso scintillio pieno di vita negli occhi.
Giorgia piegò la testa di lato guardandolo sia incuriosita sia altera:
"Chi è? Non conosco questo nome".
Fred spalancò gli occhi e si sentì congelare, solo il cuore continuava a martellare impazzito nel suo petto.
"Co-com'è... com'è possibile?" tremò "Sei tu...".
"Mi dispiace, ti stai confondendo con qualcun'altra" spostò una ciocca di capelli dietro la spalla senza distogliere lo sguardo da lui "Io sono il Chaos".
Gli cedettero le ginocchia e lui cadde troppo.... troppo.... non sapeva nemmeno lui cosa!
E che cazzo!
Tutto quello era troppo assurdo, troppo strano e stava succedendo a lui, nulla era come si aspettava che fosse, sembrava che qualcuno si stesse come divertendo a scombussolare tutte le sue certezze e a giocare con con la sua mente. Stava diventando pazzo.
"Questa" continuò Giorg...il Chaos "E' la forma che ultimamente mi piace assumere, in reltà io non ho bisogno di un corpo quando sono qui. Ma è bello poter usare il senso del tatto qualche vota" disse afferrando una rosa da un vaso che si era avvicinato. La portò al viso sentendo sulla sua pelle la delicatezza dei petali e il dolce profumo.
"Ma come sei venuto qui, Umano? E come fai ad essere ancora vivo?"
Fred si riscosse con un sussulto e abassò la testa: "Non lo so, non so nemmeno cosa sia qui"
"Ti trovi in un mondo parallelo al tuo, è da questo luogo che ebbe origini l'universo. Qui è dove voi umani gettate i vostri sogni infranti".
Sogni... infranti...
Tutto quello che aveva visto, quei giocattoli... erano vecchi sogni che qualcuno aveva gettato, le illusioni che si erano portati dietro gli umani. Là, certamente, doveva esserci anche il suo. Strinse le mani a pugno mentre sentiva gli occhi farsi umidi, se li sfregò con rabbia. No, non si sarebbe messo a piangere come un bambino, poteva sopportare.
"Vieni" Chaos tese una mano verso il suo viso, la pelle lanciava bagliori dorati, come se lei stessa fosse fatta di luce "Accompagnami".
Fissò a lungo la mano liscia prima di prenderla con la propria, le dita bruciavano a contatto con quella pelle. Si alzò a fatica, lei continuava a guardarlo, ma qualcosa nel suo sguardo si era intenerito, come se fosse un piccolo bambino sperduto e spaventato. A dir la verità, Fred si sentiva proprio così.
"Allora... questo posto ha un nome?" chiese per spezzare quell'innaturale silenzio.
Chaos voltò il viso guardando tutto quello che le stava intorno:
"No. Dai forse un nome alla tua casa? Puoi chiamarla così, se ti piace."
C'era una strana rassegnazione in quelle parole e Fred si chiese come si potesse chiamare casa un luogo del genere fatto di rimpianti. Più che una casa, lui la sentiva come una prigione.
La ragazza iniziò a camminare e lui la seguì capendo che anche se ne aveva l'aspetto non poteva trattarsi di Giorgia, lei sarebbe inciampata in uno dei mille oggetti che giacevano abbandonati e inerti.
"Certo, questa non è propriamente la mia casa".
Fred si riscosse e affrettò il passo avvicinandosi a lei per capire meglio cosa intendesse dire.
"All'inizio, sempre se si posso parlare così per una cosa che è sempre esistita e sempre esisterà, questo luogo ero solo io. Era solo Chaos. Tutto era Io e Io ero tutto. Era Chaos. Puro e perfetto. Prima di tutto, prima di ogni altra cosa, fu Chaos. Ma venne un'altra entità: Delirium. Le nostre essenze erano contrastanti. Ciò che Io creavo, Lei lo distruggeva. Io distruggevo, Lei creava. Ci annullavamo a vicenda. Era una battaglia involontaria, infinita. Fu in quel periodo che si formò questo luogo. Il Chaos aveva perso la sua purezza esiliandosi all'estremità di questo mondo, il Delirium si pose nell'estremità opposta. In mezzo restò solo il risultato di quella guerra."
"Quindi... quindi questo è un campo di battaglia?" chiese Fred.
"Nel nostro scontrarsi creammo delle cose, il vostro Universo per primo. Nacquero anche altri esseri: gli Elementi, l'Oscurità, l'Amore e l'Odio, tutto il resto. Alcuni fatto di solo Delirium o Chaos, altri di entrambi. Quest'ultimi li mettemmo sulla terra per mantenere l'ordine".
"Come avete fatto a mettervi d'accordo se eravate in un'eterna battaglia?" chiese confuso evitando un pianoforte scheggiato. Appena gli passò accanto i tasti si misero a suonare da soli.
"La contrapposizione non è un male" ribatté "Tutto quello che conosci, ogni cosa che esiste è data da una eterna contrapposizione. Come il fuoco che per vivere deve distruggere l'ossigeno¹. Tutto si spiega con ciò, con il suo contrario. Cos'è il freddo? Non è il caldo. Cos'è il Chaos? Ciò che non è Delirium".
"Perciò che avete fatto? Vi siete messi d'accordo?"
"Un equilibrio. E' stato solo trovato un equilibrio. Sebbene la battaglia si svolgesse qui, la Terra era il nostro obiettivo. Renderla o solo Chaos o solo Delirium. Bastò trovare un equilibrio". Si fermò di botto prendendo uno specchio, questo si sgretolò non appena lo sfiorò. Sul viso si fece strada una smorfia amara.
"Un equilibrio" ripeté Fred esortandola ad andare avanti. Finalmente stava ricevendo tutte le risposte che gli servivano.
"Sì, un equilibrio" si portò un dito alle labbra "Ci manifestiamo alla terra alternate. Una volta il Chaos, una volta il Delirium, poi di nuovo Chaos. Solo così non ci sono danni gravi, solo così non ci annulliamo. Perché nessuno perde, è un cerchio perfetto che non possiamo spezzare.
Era il nostro patto". Il suo sguardo si riempì d'odio e i capelli si gonfiarono.
"Patto?"
"Sì, mandavamo sulla terra le nostre essenze ma solo una poteva sopravvivere. Per spostarci tra una dimensione e l'altra serve il potere di entrambi. Creiamo un corpo umano nella Terra per poterci stare".
"Ma quindi... la cosa è predestinata, non c'è nessuna possibilità di scegliere?".
"Scegliere?" corrugò la fronte confusa "Cos'è scegliere?"
Il respiro gli si bloccò in gola.
Cos'è scegliere? Non lo sapeva, non conosceva quella parola. Non conosceva quell'opzione. Strinse le mani a pugno e osò guardarla negli occhi, la guardò con tutta la forza e la determinaziona che possedeva.
"Scegliere è il verbo che ci rende liberi" Da dove venisse tutta quella poeticità proprio non lo sapeva, probabilmente una frase del genere avrebbe fatto bella mostra di sé su un libro per citazioni&aforismi, ma era quello a cui credeva. Che un uomo fosse fatto di scelte. Che scegliere fosse ciò che distingue uno schiavo da un uomo libero.
"Liberi..." ripeté e Fred si chiese se non sapesse nemmeno il significato di quella parola. "E' una cosa di voi Umani, io non ne ho bisogno".
Ma io sì! Avrebbe voluto urlarlo ma non ci riusciva, si sentiva la gola piena di stupidi singhiozzi che tentava in tutti i modi di trattenere.
"In ogni caso, la cosa non ha più importanza" continuò il Chaos riprendendo a camminare. Si riscosse inseguendola.
"Che intendi dire?"
"L'ultima volta, l'equilibrio è stato distrutto. Ci sono stati due Delirium consecutivi", la sua voce si fece dura e tagliente "Le leggi naturali sono state tradite".
"E...e quindi?" non gli piaceva per nulla l'espressione minacciosa che deformava i lineamenti del viso di Giorgia, era anche buffo, però, perché quando la sua migliore amica si arrabbiava era esattamente così, con quella faccia.
"Si ritorna all'origine. Ora si lotta per la supremazia, chi vince questa battaglia distruggerà definitivamente l'altro. O solo Chaos o solo Delirium. Finalmente... finalmente in questo mondo tornerà la purezza e la perfezione dell'origine, saremo ancora un'unica cosa".
"Non capisco" sbottò inciampando a terra "Se questo alternarsi era una cosa inevitabile, com'è possibile che si sia spezzato il cerchio?"
"L'Oscurità" rispose "Demon, un essere del delirio avrebbe tutto il vantaggio del mondo se tutto fosse soolo di Delirium".
Ah, Demon, il simpaticono dei Fondatori... In effetti era stato lui a manovrare le mosse di Tosca Tassorosso per far prevalere il Delirium su Godric ed era sempre lui a muovere i fili dei Deliranti, era lui che aveva fatto partire tutto.
"Ora nella Terra ci sono solo le nostre forme pure, solo il corpo umano in cui risediamo ci permette di contenere il nostro potere. Ma prima o poi uno soccomberà all'altro".
La cosa più agghiacciante era il tono, il modo in cui lo raccontava. Come se quelle vicende non la sfiorassero minimamente, come se fosse solo una spettatrice di un'opera teatrale.
Era tremendamente rassegnata.
"Dimentichi una cosa, c'è anche un corpo con Entrambi. Io" ci tenne a precisare innervosito. Sapeva di star giocando con il fuoco, aveva davanti a sé un'entità primordiale che poteva farlo fuori semplicemente guardandolo. Ma era una cosa che lo toccava troppo da vicino.
"Ah sì, giusto" fece quella neutra "L'eroe che sistemerà la cose. Chissà se ne sarà in grado o morirà per sua stessa mano."
"Eroe? Cosa intendi dire?" impaziente com'era le prese il braccio ma sentì una scossa così potente percorrergli il corpo che cadde in ginocchio con un lamento.
"Non sfidare troppo la mia pazienza" lo ammonì.
"Io... io voglio solo sapere. Sono qui per questo".
"Cosa farà l'eroe? Ristabilerà l'equilibrio e via dicendo. Ma questo è impossibile".
Impossibile...
Era questo il piano A di Nemesi? Rendere possibile quello che l'entità più potente riteneva impossibile? Restava solo una cosa da capire...
"Perché io?" di fermò. Anche Chaos si fermò a guardarlo.
"Perché io?" chiese di nuovo.
"C'è davvero bisogno di un perché?" Chaos aprì le braccia e dall'acqua iniziarono a uscire delle scacchiere che si posero una sopra l'altra a formare una scala.
"E' così. Abbiamo deciso te, tanto basta". Si girò facendo il gradino di quella strana scala e iniziando a salire.
"Perché io?!" ripeté urlando verso la schiena del Chaos. "Rispondimi!" cercò di fare il primo gradino della scala ma subitò sentì il cuore cedere come se una parte stesse lentamente sparendo.
"Non puoi seguirmi fin qui, non puoi entrare nel Chaos puro finché sarai contaminato dal Delirium".
"No!" non si arrese continuando a salire sulle varie scacchiere "Voglio saperlo, perché?!" Cominciava a mancargli il fiato e il cuore andava sobbalzando dolorosamente.
"Devi dirmerlo, perché?" ormai le lacrime andavano liberamente, il suo petto sussultava e il sangue continuava a scendere dalla ferita. Si accasciò singhiozzando sulla scacchiera, completamente privo di forze.
"Perché io?" sussurrò.
Chaos si girò a guardarlo impassibile. No, sembrava essere triste mentre risplendeva completamente di luce bianca e spariva come se fosse fatta di polvere.
"Perchè?" Se lo stava immaginando o i suoi occhi si stavano riempiendo di lacrime "Perché, mio dolce Fred, tu puoi lottare anche per me".
Cosa?
Scivolò giù dalla scacchiera e si sentì cadere, precipitare nel vuoto. Intorno a sè vorticavano le pedine degli scacchi e vecchi oggetti, i sogni che qualcuno aveva abbandonato.
Ti prego Fred, la voce di Chaos rimbombava intorno a lui e nella sua testa, tu continua a lottare, io non so più farlo.

Qualche dio doveva volergli bene perché si schiantò su un letto di passaggio. Un letto morbido, a dirla tutta, era così comodo che si sarebbe volentieri addormentato lì per sempre.
Il peso in più fece volteggiare il letto fino a toccare terra, ma lui non si mosse, rimase fermo al suo posto a pensare alle ultime parole che gli erano state dette dal Chaos.
Lottare. Era quello che gli aveva chiesto di fare. Le lacrime continuavano a scendere dai suoi occhi ma le sue labbra si stesero in un sorriso. Non sapeva perché sorridesse, forse perché finalmente aveva un perché, un motivo. Ora sapeva. Non il come, ma il perché. Era un passo avanti.
Doveva trovare un modo per uscire di lì.
Si mise a sedere guardandosi intorno, notò preoccupato un uomo fissarlo seduto su una sedia a dondolo. Con il cuore in gola capì che gli incontri non erano ancora finiti. L'uomo teneva gli occhi chiusi e sembrava addormentato, aveva il volto estremamente pallido e delle occhiaie violacee e dei capelli neri e lucidi, la sua forma era nebulosa come se si trattasse di un ombra e sebbene sembrasse addormentato tutto del suo aspetto faceva gridare all'istinto di Fred "PERICOLO!"
Silenziosamente cercò di scivolare e camminare via senza far rumore. Ovviamente aveva dimenticato che il pavimento era sommerso dall'acqua.
"Fermo lì intruso" disse l'uomo non appena mise un piede a terra. Aprì lentamente gli occhi rivelando due pupille verticali come quelle dei serpenti "Ma che piacere, Fred Weasley. Mi togli un grosso peso a venirmi tu stesso a trovare".
Fred capì con la gola secca che avrebbe dovuto ascoltare il suo istinto e darsela a gambe da subito. Il tizio si alzò con lentezza, questo avrebbe dato tutto il tempo del modo a Fred di fuggire, se non fosse stato per un minuscolo problema: era immobilizzato, il suo corpo non reagiva agli stimoli del cervello. L'unica cosa che poteva fare era fissare spaventato l'uomo trasformarsi in un tempeste e strisciare verso di lui facendo sibilare la lingua biforcuta. Gli sarebbe andata bene qualsiasi cosa, anche semplicemente urlare mentre la serpe strisciava sul per la sua caviglia e poi per tutto il corpo per potergli azzannare la gola.
E' questa la fine di Fred Weasley?

Ovviamente no, o c'era veramente un angelo custode pronto a vegliare su di lui o aveva ereditato la fortuna sfacciata di zio Harry. Segretamente sperò in un sexy angelo custode.
In realtà, chi lanciò un incantesimo che fece mollare la prese della serpe sul suo corpo non sembrava affatto un essere celeste. Era avvolto completamente in un mantello, il cappuccio tirato sul viso a nascondere i lineamenti; insomma, sembrava un dissennatore.
Contemporaneamente l'improvvisa mobilità di Fred si spezzò e tossendo cadde a terra, preso alla sprovvista.
"Demon! Tu non oserai toccare ancora questa persona, te lo ordino come Custode di questo Luogo!"
Contorcendosi il serpente tornò nella sua forma umana: "Cerbero, non sono affari che ti riguardando questi"
Demon? Era lui l'uomo che aveva cercato di ucciderlo?
L'altro, Cerbero, si era messo in mezzo tra i due, nella mano sinistra teneva in mano un bastone nodoso. Non seppe se associarlo a Mosè o Gandalf.
"E' sotto la mia protezione" dichiarò il sopracitato "Vattene!"
Sorprendentemente quello sembrò ubbidirgli perché scomparve in una nube di fumo nero.
Basta! Vi prego, sta diventando troppo! Pensò Fred.
"Stai bene, Umano?" gli chiese l'altro.
"S-sì" balbettò.
"Non avere paura, sono qui per riportarti indietro. Nemesi mi aveva avvisato della tua venuta".
Nemesi, quella pazza demoniaca l'avrebbe sentito, oh sì.
"Io sono Cerbero, sono il Custode di queste terre sacre ed mio compito servire sia il Chaos che il Delirium" continuò quello.
"Oh, piacere" disse non sapendo cosa dire "Puoi davvero riportarmi nel mio mondo".
"E' mio dovere" confermò. Aveva una voce calma e sicura, di chi sapeva il fatto suo. Gli fu simpatico a pelle.
"Vieni, è ora di tornare a casa. Prenderemo la mia barca" sbatté il bastone sul pavimento e dall'acqua uscì una versione più dark e gotica e delle gondele di Venezia. Fred non volle sapere come potesse essere comparsa se l'acqua era così bassa e nemmeno perché ci fosse una gondola proprio lì. Il sogno infranto di qualche Veneziano? Ci salì sopra e basta.
Cerbero iniziò a remare usando il bastone, andavano molto veloci. Il nome del Custode non gli era nuovo, lo aveva già sentito, probabilmente lo aveva nominato Giorgia, ma riguardo cosa? Perché gli veniva in mente Fufi, il cane a tre teste di Hagrid?²
"Come mai il cappuccio?" chiese tanto per fare conversazione.
"Potresti spaventarti".
"Dopo tutto quello che ho visto, penso che nulla mi soprenderebbe" disse passandosi una mano sulla faccia. Era tutto così assurdo.
"Non crederlo, piccolo Umano" Cerbero si girò a guardarlo e Fred capì che aveva ragione, sotto il cappuccio intravide sei occhi gialli. Un brivido gli salì lungo la schiena e rimase zitto per il resto del viaggio.
"Eccoci arrivati".
Si guardò intorno, là lacqua sembrava sparire per dare spazio a un pavimento fatto a scacchi e tutto intorno c'erano librerie piene di libri e pupazzi, davanti a lui c'era una porta completamente bianca, dietro quella sembrava continuare lo stesso luogo.
"Quando supererai quella porta ti ritrovai nel tuo mondo" fece Cerbero indicandolo.
"Ok, quindi devo solo superarla" si sentì immensamente sollevato. Si immaginava una cosa molto più complicata e pericolosa.
"NO!" Sussultò girandosi. Dietro una libreria cercava di nascondersi una bambina con dei lunghissimi capelli blu eletricci, gli occhi tempestosi  e la carnagione pallidissima. Sembrava la versione più giovane del Chaos vestita in altri colori.
...Melody.
"Mia signora" Cerbero si inginocchiò frettolosamente. Fred rimase immobile senza sapere come reagire.
"Non andartene, perfavore!" La bambina uscì dall'ombra, aveva il volto completamente bagnato da delle lacrime "Sei venuto a prendermi, non è vero? Tu puoi aiutarmi, ti prego".
Cadde in ginocchio davanti a lui, lo sguardo offuscato dalle lacrime, e tentò di prendergli una mano. Lui si scostò indietreggiando spaventato.
"Lo sapevo che saresti venuto" continuò la bambina con adorazione.
Delle risate stridule presero le bambole che i giocatolli disposti con ordine, agitavano le loro braccina e testine, gli occhi rossi e ridevano frasi sconnesse:
"E' tornato finalmente".
"E' venuto".
"Ti stavamo aspettando".
"Sarà così felice".
Cosa sta succedendo?! Cerbero se ne stava immobile inginocchiato.
"Un po' di silenzio, perfavore" li interruppe la bambina e quelli si zittirono all'istante. "Che gioia rivederti!" tentò di abbracciarlo ma lui si scostava troppo incredulo. Quello era il Delirium, non era Melody.
"Staremo insieme per sempre, resterai qui con me! Prenderemo il the, giocheremo e parleremo fino a tardi e poi mi porterai le rose e poi... e poi... e poi... Vero, mio adorato?"
"Lasciami passare!" Fred tentò di controllare la voce.
Delirium lo fissò basita: "Perché?" Abbassò lo sguardo "E' per quella ragazza vero? Tu la odi. E' solo un fantoccio, sono io a muoverla".
"...Melody" sussurrò.
"Sì, è solo una delle mie tante bambole. E tu la odi. Ma non posso farci niente! Non sono io a decidere!" rialzò lo sguardo. Gli occhi era diventati due buchi neri, del sangue colava sul suo bel faccino da bambina. "Perché? Sarebbe meglio... sarebbe meglio se non fossi mai esistita!" scoppiò in lacrime di sangue.
Fred rimase immobile. Sarebbe meglio...
"E' per questo... che tu dovresti uccidermi" terminò.
"NO!" la prese per le spalle.
Uccidere quella bambina? Uccidere Melody? O Giorgia? No, non era così che voleva che andasse. Chaos gli aveva detto che lui era l'unico che poteva lottare, lo avrebbe fatto!
"...no?" esalò Delirium.
"Te lo prometto, troverò un modo! Troverò un modo per salvare entrambe! Vi salverò, te lo giuro".
"Mio Eroe..."
"Capisci? E' una promessa! Una promessa!"
La porta bianca davanti a loro si aprì e lui si sentì rissucchiare verso quel vuoto.
"E' una promessa! Te lo prometto! Te lo prometto!" continuò a urlarlo mentre sentiva la presa sulle esili spalle della bambina sparire.
"Te lo prometto!"
**
11 Agosto, alba.
Polonia, Foresta di Biełowietza.
Aprì gli occhi lentamente sorpreso di trovarsi sul suo letto avvolto tra le coperte. I primi raggi del sole filtravano attraverso la finestra della casetta sull'albero colpendogli il viso.
Era a casa...
Abbassò lo sguardo notando la testolina azzurra di Melody appoggiata sul copriletto addormentata, era seduta scompostamente su una sedia che aveva messo là vicino. Arrossendo si chiese se aveva passato tutta la notte lì.
Cercò di muoversi senza svegliarla, ma fallì miseramente.
"Fred?" gli occhi di Melody erano ancora opachi dal sonno ma la voce sembrava spaventata e fiduciosa insieme. Era la stessa voce della bambina che aveva trovato nell'altra dimensione.
La ragazza alzò la testa mentre il viso le si riempiva di gioia a vederlo sveglio, gli occhi le brillavano.
"Mi sono svegliato!" disse con la sua miglior voce da scemo, giusto per rovinare il momento. Melody lo fissò intrdetta prima di colpirlo con tutte le sue forze con un cuscino.
"Non provarci mai più! Non fare più una cosa del genere! Sei rimasto addormentato per cinque giorni, pensavo ti fosse successo qualcosa! Brutto idiota!"
"Cinque giorni?" chiese riparandosi dalle cuscinate con le braccia.
"Sì, e ho pure dovuto telefonare al tuo lavoro per dire che eri ammalato e non potevi andare! Sono morta di vergogna, stupido!"
Fred ridacchiò e questo sembrò farla imbestialire ancor lo colpì con ancor più furia. Con delicatezza le bloccò i polsi e la fece scivolare sul letto vicino a lui.
"Smettila, vuoi forse uccidermi?" scherzò.
Rossa come un peperone per quella vicinanza si alzò di scatto sbraitando qualcosa sui turni della colazione e uscì fuori dalla casetta.
Rise divertito e sollevato. Poi gli tornò in mente la sua ultima avventura. Cinque giorni... eppure gli erano sembrate poche ore. Tutto quello che aveva visto era stato semplicemente assurdo, Chaos e Delirium... così diverse dalle loro controparti terrestri.
C'era una guerra in corso e la vincitrice avrebbe preso il dominio sulla Terra. E l'unico che poteva risolvere quella faccenda forse era lui. Un incarico impossibile, gli aveva detto Chaos, ma gli aveva anche detto di lottare. E lo aveva promesso a Delirium.
Strinse le lenzuola tra le dita, avrebbe mantenuto la promessa.


Voglioungufo:
Un capitolo solo su FRED! L'amore nostro.
Ok, non so come sia venuto. Ma adesso si sa tutto, più o meno. E' colpa di Demon se siamo in questa situazione.
Per eventuali spiegazioni non evitate a chiedere, ci vediamo al prossimo capitolo!
V.

1. Eraclito e il Polemos (che strana roba scriverlo con i caratteri latini xD)
2. Perché Cerbero è il cane a tre teste a guardia degli inferi, secondo i Greci! Fred, dovevi studiare meglio mitologia.
   
 
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