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Autore: effe_95    24/04/2015    6 recensioni
Questa è la storia di diciannove ragazzi, i ragazzi della 5 A.
Questa è la storia di diciannove ragazzi e del loro ultimo anno di liceo, del loro affacciarsi a quello che verrà dopo, alla vita. Questa è la storia di Ivan con i suoi tatuaggi , è la storia di Giasone con le sue stelle da contare, è la storia di Italia con se stessa da trovare. E' la storia di Catena e dei fantasmi da affrontare, è la storia di Oscar con mani invisibili da afferrare. E' la storia di Fiorenza e della sua verità, è la storia di Telemaco alla ricerca di un perché, è la storia di Igor e dei suoi silenzi, è la storia di Cristiano e della sua violenza. E' la storia di Zoe, la storia di Zosimo e della sua magia, è la storia di Enea e della sua Roma da costruire. E' la storia di Sonia con la sua indifferenza, è la storia di Romeo, che non ama Giulietta. E' la storia di Aleksej, che non è perfetto, la storia di Miki che non sa ancora vedere, è la storia di Gabriele, la storia di Lisandro, è la storia di Beatrice che deve ancora imparare a conoscersi.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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I ragazzi della 5 A
 
6.Racchia rompiballe, Sorprese e  Sei e mezzo.
 
<< Potresti cortesemente tagliare quel foglio seguendo i bordi? Ti risulta così difficile, Enea? Persino un bambino di tre anni saprebbe farlo meglio di te! >>
Avevano cominciato ad assemblare insieme il progetto di scienze da nemmeno un’ora, e Beatrice era già stanca. La fonte della sua stanchezza era Enea Colombo, da qualche settimana ormai, stare seduta accanto a lui per tutto il giorno le prosciugava le facoltà mentali. << Lisandro, puoi spiegarmi perché questa racchia è nel nostro gruppo? >>
Domandò esasperato Enea, lasciando cadere le forbici dalla punta arrotondata e i fogli sul tavolo, anche Enea aveva perso la pazienza a furia di sentirsi dire: “ Non va bene!” , “ Ma cosa combini?!” oppure “ No! No! E’ tutto sbagliato!”.
<< Ehm … i gruppi li ha fatti la professoressa Enea >> Mormorò Lisandro un po’ imbarazzato, il ragazzo aveva pensato che organizzare tutto a casa sua sarebbe stata la scelta migliore, così né Enea né Beatrice avrebbero litigato troppo, ma si era sbagliato di grosso.
<< Dai ragazzi, non vi sembra di esagerare un po’? >> Intervenne Oscar, che fino a quel momento se n’era stato buono a leggere il suo paragrafo sulla classificazione delle rocce metamorfiche. Enea e Beatrice si guardarono in cagnesco.
<< Insomma! C’è puzza di aria negativa qui, a Zosimo questo non piace proprio! >>
Sbottò allegramente il folletto, che se ne stava tutto allegro a colorare la scritta gigantesca che Oscar aveva disegnato sul cartellone per il titolo: “ Le rocce metamorfiche” in multicolore. << Allora, Zosimo, potresti chiedere tu ad Enea di tagliare l’immagine senza mutilarne i bordi? >> Domandò stanca Beatrice, lasciando cadere le braccia sul tavolo tra i fogli, Zosimo fece spallucce ed Enea la fulminò con lo sguardo.
<< Basta! Io passo, me ne torno a casa! >> Scattò il ragazzo alzandosi in piedi, nel momento esatto in cui disse quelle parole tutti gli altri protestarono, ad eccezione di Beatrice.
<< Non puoi andartene Enea! Andiamo, è una cosa che dobbiamo fare insieme! >> Intervenne Oscar lasciando andare finalmente il libro, Lisandro provò a convincerlo allo stesso modo. << Dai, non andare. >>
<< Lasciatelo fare, si vede che vuole prendere due, perché può star pur certo che io il suo nome non ce lo metto sul cartellone >>
La voce roca di Beatrice sovrastò tutte le altre e li fece ammutolire, la ragazza non guardava nessuno negli occhi, se ne stava con le braccia incrociate seduta attorno al tavolo e lo sguardo accigliato e severo puntato sulla finestra.
<< Sai cosa ti dico Beatrice, stai un po’ esagerando >> Commentò Oscar alzandosi in piedi per andare verso Enea, il ragazzo lo stroncò sul nascere con un gesto della mano.
<< Fai quello che ti pare, me ne sbatto del due e soprattutto di te. Io non farò questo progetto finché la racchia non si da una calmata! >>
Oscar e Zosimo fecero per intervenire, ma Enea se ne andò prima che potessero dire altro.
Quando la porta si fu chiusa, nella stanza calò il silenzio, Beatrice percepì tutti gli sguardi degli altri puntati su di se, ma non si mosse.
<< Beatrice! Hai veramente esagerato, se non riporti indietro Enea, consegneremo il progetto senza di te >> Sbottò severamente Oscar, Beatrice si girò a guardarlo con un’espressione omicida negli occhi.
<< Non puoi farlo! >> Gridò indignata, Oscar non si scompose minimamente di fronte quell’attacco d’ira improvviso, né gli altri due ragazzi vennero in soccorso a Beatrice.
<< Non sfidarmi, domani mattina chiederai scusa ad Enea e lo farai tornare. Altrimenti metteremo il suo nome e non il tuo >>
Beatrice si fece viola nel sentir pronunciare quelle parole, Enea Colombo le aveva dato la morte per due intere settimane dall’inizio della scuola, Beatrice era consapevole del fatto che quei ragazzi avrebbero difeso lui, lo conoscevano da molto più tempo, ma non avrebbe mai chiesto scusa ad un maleducato come Enea Colombo.
<< Non lo farò, non puoi chiedermelo dopo tutto quello che Enea mi ha … >>
<< Non mi importa Beatrice >> La freddezza dell’espressione di Oscar la zittì subito, Beatrice sentiva le lacrime pronte a spuntare dai suoi occhi, ma non avrebbe ceduto.
<< Ma voi non potete … >>
<< Oh insomma, basta! Non solo sei racchia, ma anche una rompiballe! >>
Scattò esasperato Lisandro, e lui perdeva davvero molto raramente la pazienza, infatti, non appena le sue labbra finirono di pronunciare quelle parole, si pentì di aver detto quella cattiveria. Anche per lui Beatrice era esasperante, ma non avrebbe dovuto farlo.
Oscar trasalì quando si accorse delle lacrime che cominciarono a cadere sul viso di Beatrice, la ragazza aveva lo sguardo puntato a terra, come ipnotizzata, stava incassando il colpo, poi si asciugò frettolosamente la faccia, furiosa, afferrò la cartella e se ne andò sbattendo la porta.
<< Abbiamo un po’ esagerato >> Mormorò Oscar grattandosi la testa, Lisandro era rosso come un pomodoro maturo.
<< Tu dici? >> Commentò anche un po’ troppo allegro Zosimo, che per tutto il tempo aveva continuato a colorare la sua scritta e aveva tutte le mani imbrattate come un bambino.
Oscar lo fulminò con lo sguardo.
 
Il quarto gruppo non aveva nemmeno cominciato il lavoro.
Quando Telemaco Villa aveva saputo che Fiorenza e Zoe sarebbero state in gruppo con lui e Igor, aveva deciso a priori di non partecipare e di prendere un bel due.
Era la prassi cominciare l’anno con due in scienze, per lui non sarebbe stato un dramma.
Igor però non la pensava assolutamente allo stesso modo, così l’aveva attirato a casa sua con un inganno. Gli aveva assicurato di aver diviso il progetto in due, una parte l’avrebbero fatta le ragazze, l’altra loro, così da non essere mai in contatto se non il giorno della presentazione. Così alle tre del pomeriggio di un mercoledì infrasettimanale, Telemaco si ritrovò a casa di Igor, nella sua immensa camera, a tagliuzzare immagini di minerali a non finire. Il loro cartellone stava venendo piuttosto bene e l’avevano quasi finito quando il campanello di casa bussò freneticamente, Telemaco lanciò un’occhiata accigliata all’amico, Igor si limitò ad alzarsi da terra e lasciare la stanza per aprire la porta.
Quando ritornò in compagnia di Zoe e Fiorenza, ci mancò poco che Telemaco si affogasse con la sua stessa saliva, Igor l’aveva pugnalato alle spalle, non ci poteva credere.
<< Ehilà Telemaco, ti piace il nostro cartellone? Oh, vedo che voi non avete ancora finito >>
Commentò allegra Zoe, mostrando la loro parte di lavoro già finita, i cartelloni erano troppo simili perché non ci fosse un complotto sotto, così Telemaco capì perché durante il corso del lavoro Igor non avesse fatto altro che scattare fotografie.
L’aveva ingannato proprio in tutti i sensi, era un genio del male.
Telemaco lo fulminò con lo sguardo quando i tre si rimisero seduti a terra, Fiorenza non lo guardava e si teneva a debita distanza da lui.
<< Sei un traditore >> Sibilò tra i denti all’amico una volta che si fu seduto, Fiorenza e Zoe fecero finta di non sentire nulla.
<< Dobbiamo dividerci le parti da studiare Telemaco >> Replicò tranquillo Igor, raggruppando insieme il materiale da dividere per quattro. Telemaco mise il broncio e non gli rispose nemmeno, aveva il forte desiderio di sbattere quei libri sulla testa dell’amico.
<< Potevamo anche farlo per telefono >> Brontolò il giovane, Zoe lo fulminò con lo sguardo e gli pizzicò il braccio con violenza.
<< Smettila Telemaco, non faremo come vuoi tu solo perché ti ritieni un gran fico! Questo progetto dobbiamo farlo insieme, che tu lo voglia o no! >>
Telemaco e Zoe si guardarono per un po’ in cagnesco, reggendo gli sguardi, alla fine il ragazzo si arrese e non fiatò per tutto il tempo restante.
Almeno fu la soluzione migliore per non parlare con Fiorenza, che accennò giusto due parole quando Igor le passò la sua parte da studiare.
Quando le due ragazze se ne furono andate, Telemaco diede di matto e si infuriò con Igor, che rimase seduto tranquillo sul letto con le gambe incrociate e il libro dell’Odissea aperto a metà.
<< Come hai potuto giocarmi un tiro così basso?! Sei davvero un amico da far schifo! >>
Sbraitò il biondo puntandogli il dito contro e agitandosi più del necessario, Igor mantenne gli occhi verdi fissi su di lui. Non capiva tutta quell’agitazione.
<< Qui non c’entra niente la nostra amicizia Telemaco, è un progetto scolastico. Devi farlo con le persone che ti vengono assegnate, tutto il resto è superfluo. Devi essere professionale, tutto qui >> La calma di Igor fece imbestialire ancora di più Telemaco, che girava per la stanza come un cane in gabbia pronto a mordere.
<< Professionale?! Ma hai visto che brutta aria tirava in questa stanza? Sarebbe stato meglio che tu non l’avessi fatto, io non mi sarei arrabbiato e Fiorenza non avrebbe avuto la faccia che aveva! Certe cose non le capisci proprio, vero? E’ per questo che lei non ti guarderà mai come vuoi tu. >> Per tutto il tempo che aveva parlato Igor tenne lo sguardo sul libro, come se non l’avesse affatto sentito, ma non era vero, il moro aveva incassato ogni singola parola.
<< Infatti, certe cose non le capisco >> Telemaco tacque e si fermò, mentre Igor sollevava gli occhi verdi e taglienti su di lui. << Adesso, se vuoi scusarmi, vorrei finire di leggere il capitolo di Circe, grazie >> Igor tornò a posare lo sguardo sul libro, Telemaco si morse il labbro inferiore e strinse forte la tracolla della cartella tra le mani. Quello era proprio un tasto dolente per Igor, perché aveva detto quelle cose?
<< Andiamo Igor, non volevo dire proprio … >>
<< Si, volevi. >>
Telemaco sospirò pesantemente e lasciò la stanza, quando se ne fu andato, Igor afferrò il libro e lo scagliò lontano contro la parete della camera.
 
Venerdì, durante la lezione di scienze, Igor non era sicuro di aver dato il meglio di sé.
Il loro gruppo era il primo perché partivano dalle basi, Zoe e Fiorenza avevano fatto la loro parte piuttosto bene, Telemaco se l’era cavata con la sua aria spavalda, lui era ancora troppo arrabbiato e deluso perché non si ripercuotesse sulla sua prestazione.
Igor era fatto così, non sapeva discernere le cose.
<< Tutto bene Igor? >> Domandò la professoressa quando il ragazzo finì di parlare con un’espressione afflitta. Elettra Valenti era una donna minuta, un po’ grassoccia, aveva i capelli corti e rossicci, mentre gli occhi erano verdissimi. Aveva trentadue anni ed era la loro insegnante più giovane.  << Si, professoressa >> Replicò il ragazzo senza sollevare lo sguardo, la professoressa lo guardò con preoccupazione, ma non insistette troppo e poi suonò la campanella di fine lezione, ed era anche l’ultima ora.
<< Va bene, allora, Villa e D’ Angelo sette e mezzo, Bassi, sette e Testa sei e mezzo >>
Mormorò la professoressa lanciando uno sguardo veloce ad Igor, ma il ragazzo non disse e non fece nulla, si limitò ad andarsene a posto mentre i suoi compagni lasciavano velocemente l’aula senza essersene nemmeno accorti.
Nella classe rimasero solo loro quattro, intenti a riordinare le cartelle e i banchi.
<< Ascolta Igor, mi dispiace >> Disse Telemaco senza guardarlo, Igor fece lo stesso. << Non è bello prendere la metro senza che tu mi rivolga la parola >>.
<< Sono in ritardo, voglio andare a casa >> Si limitò a commentare Igor mentre chiudeva la cartella, Telemaco si morse il labbro inferiore.
Odiava litigare con Igor perché dopo era complicatissimo chiedergli scusa.
Igor guardò frettolosamente le due ragazzi ai primi banchi ridere e sistemare le loro cose senza badare loro, il suo sguardo si soffermò un po’ di più sulla figura snella e minuta di Zoe, poi sospirò e lasciò l’aula.  




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Effe_95

Buonasera a tutti
Vi chiedo scusa se ho aggiornato con un po' di ritardo, ma sto preparando due esami per la sessione di Giugno/Luglio davvero impegnativi, quindi cercate di capirmi. 
Allora, in questo capitolo assistiamo alla preparazione del progetto di scienze di altri gruppi, spero vivamente che vi sia piaciuto, piano piano mostrerò tutti i "problemi" di questi ragazzi, che andranno poi anche ad intrecciarsi.
Grazie mille come sempre, alla prossima spero.
 
  
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