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Autore: Exodd    25/04/2015    1 recensioni
Sora, Kairi e tutti i personaggi sono cresciuti, affrontando molte più avventure di quelle raccontate nel videogioco, e sembra che finalmente i mondi siano ritornati in uno stato di pace.
Più di un nemico cercherà di rompere questo equilibrio, ma non è detto che tutti i nemici stiano dalla medesima parte..
Questa è la storia di tre ragazzini, Matt, Roti e Peg, che, come potrete immaginare, scoprono di avere ciascuno un potere particolare, non necessariamente legato al keyblade. Aiutati dai precedenti custodi, dovranno affrontare molti pericoli, da cui non sempre usciranno illesi, per sconfiggere le loro paure e contemporaneamente risolvere molti misteri..
Molti volti noti faranno di nuovo la loro apparizione.. Ven, Aqua, Terra, Topolino, Pippo, Paperino, Yen Sid, e pure vari personaggi Disney..
E Riku?
"Ora siamo nelle tue mani. Fa il tuo dovere, Master Riku" Disse Yen Sid, mentre una stella cadente attraversava il cielo.
"Farò del mio meglio"
Rispose Riku, osservando una stella sorgere dal mare e ascendere fino a perdersi nell'oscurità.
“Sei sicuro che non ci sia un modo?”
Fu una voce dietro di sé a rispondergli
"É inutile. Il Ciclo non può essere fermato."
Genere: Avventura, Comico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Più contesti
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Capitolo 2 - "Aqua, Attenta!"

- Ne è passato di tempo, amica mia -
Xemnas


I mondi galleggiano, inerti, nella Strana Dimensione.
Miriadi di stelle elargiscono la propria luce all'oscurità che li attornia.
Pochi possono godere di questo spettacolo, specialmente ora che le barriere di luce sono state innalzate.
Era stata una decisione difficile, lo sapeva, ma era il metodo più efficace.
L'ordine dei mondi era già stato distrutto più di una volta. Da un solo uomo.
Era comprensibile che quindi i mondi avessero preso provvedimenti estremi, cercando di proteggersi.
"Ma presto non serviranno più"
Avanzava a passi lenti: non aveva alcuna fretta.
Aveva pensato tanto in quegli anni, ma ora non aveva più dubbi: il suo viaggio era ormai giunto alla fine.
"Una fine da schifo" Pensò.
Mancava solo un ostacolo da superare, ma era il più arduo.
Era l'ultima prova che doveva superare. La prova della determinazione.
Cercò di scacciare quei pensieri dalla mente, e voltò gli occhi a guardare le stelle.
Erano bellissime.

Un rumore lo fece riprendere dalle sue fantasticherie: i suoi piedi avevano poggiato contro il suolo duro.
I mille colori della Strana Dimensione scomparvero, lasciando il posto al nero di una notte eterna.
Si chiese se fosse davvero arrivato nel posto giusto.
Ogni volta che se lo era immaginato, aveva pensato a qualcosa di misterioso e bellissimo, ma allo stesso tempo terrificante.
"No, non può essere. Devo aver sbagliato"
Stava per fare dietrofront, quando lo udì.
Un respiro regolare e lento, come di una persona che dormiva.
A tratti sentiva risa, singhiozzi, parole sussurrate. Sentiva pure il battito del suo cuore.
Si girò e lo vide.
Era un ragazzo. Aveva i capelli dorati, e gli occhi color cielo.
Dopotutto non aveva sbagliato, si disse, tirando un sospiro di sollievo.
Si diresse verso di lui e si decise a rimanere impassibile.
"È ora di terminare la mia missione"

Dormiva? Sognava? Non lo sapeva bene neanche lui stesso.
Ma solo in quello stato si sentiva a casa propria.
Era passato tanto tempo da quando aveva visto i suoi amici l'ultima volta.
Ma sapeva di poterli rivedere sempre, nella sua mente, nei suoi ricordi.
Da quanto tempo era in quello stato? Ore? Minuti? O forse Giorni?
Ormai non contava più il tempo. Sapeva solo che non voleva svegliarsi.
Ma il destino era contro di lui.
Sentiva la presenza di qualcun altro.
Vedeva la sua indecisione : sentiva il suo passo e avvertiva l'insicurezza in esso.
Non fu però il rumore dei suoi passi a farlo destare. Non si domandava nemmeno come potesse essere arrivato fin lì.
Fu la sua aura a sorprenderlo.
Era potente, molto potente.
Ma la cosa che lo colpì di più fu un'altra: Quell'aura gli era familiare.
Tornando alla dura realtà, Ven si svegliò.
Si alzò da terra ed evocò il Keyblade.
Fu una sensazione strana.
Non impugnava quell'arma da tanto tempo.
Da quando era lì non aveva incontrato più nessuno. La solitudine era stata la sua unica amica.
Ma percepì che non essersi esercitato per tanto tempo poteva solo avergli fatto male.
Bastò impugnare la sua arma per capirlo.
Era diventato debole.
Cercando di pensarci il meno possibile, si constrinse a concentrarsi sul suo "ospite". Gli occhidi erano ormai adattatati al buio, ma si disse che anche un cieco l'avrebbe visto. Indossava degli abiti che lo facevano risaltare in una maniera soprannaturale.
Cercò un qualche elemento che gli permettesse di identificarlo, ma appena fu abbastanza vicino, si accorse che la figura era coperta da una lunga tunica, che arrivava fin quasi il pavimento, lasciando vedere a malapena i piedi.
La tunica era attraversata per tutta la sua lunghezza da una cerniera lampo, e terminava con un cappuccio, a cui era attaccata una catena, e da cui partivano due lacci.
Il volto, era nascosto, e quel colore assurdo dei suoi vestiti non permetteva all'occhio di vedere dentro il suo cappuccio.
Più si avvicinava, più Ven sentiva di conoscere quella persona, ma non si ricordava assolutamente di chi fosse quella strana forza.
"Chi sei? Perchè sei qui?"
L'uomo si fermò, a qualche metro da Ven, e pensò un attimo alla risposta
"Chi sono, ormai non ha più importanza. In quanto al motivo per cui sono qui.. bè, mi sembra ovvio.."
Era vero, pensò Ven. Se era venuto fin lì, poteva avere soltanto uno scopo.
Ven era rimasto lì per tutto questo tempo solo per evitare che ciò avvenisse.
"Lo devo fermare!"
Ven si lanciò contro lo sconosciuto, che rimase fermo.
Spiccò un balzo, ma arrivato ad un metro da lui, vide la sua faccia.
E lo riconobbe.
Ma il suo avversario stava aspettando solo quello. Un attimo di distrazione.

Dolore.
Con un solo, veloce e fluido gesto l'uomo lo aveva scagliato a vari metri di altezza, facendogli perdere il Keyblade.
Quando ricadde a terra, Ven sentì che le forze lo avevano già quasi completamente abbandonato, e capì che era la fine.
I passi del suo nemico si avvicinavano a lui. Ven si girò e lo guadò diritto negli occhi.
"Perchè?" Sussurrò, con la poca voce rimasta.
Non vide la sua bocca muoversi, ma sentì, come in un sogno, la sua voce.
"Mi dispiace".
Fu allora, mentre l'uomo alzava le braccia per infliggergli il colpo mortale, che capì.
Chiuse gli occhi e pensò. Pensò più forte che potè.
"Aqua, Attenta!"

Molto lontano, in un altro mondo, sotto lo stesso cielo, Master Aqua aprì gli occhi.
   
 
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