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Autore: EternalSunrise    26/04/2015    1 recensioni
E' buffo come una singola scelta possa cambiare il destino di una persona. Sora, questo, lo sapeva perfettamente, perché fu a causa di un semplice cambio d'idea che fu costretto a passare delle vacanze natalizie “memorabili”.
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Axel, Nuovo personaggio, Organizzazione XIII, Riku, Sora
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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Thirteenth chapter: Now we're even
 

Axel sfilò la sua pistola dalla fondina, puntandola verso l'unica parte dell'uomo non coperta dal corpo di Hana, la testa. L'altro si mise subito sulla difensiva, aumentando la presa intorno ai polsi della ragazza e premendo ancora di più la canna sulla sua tempia. Sicuramente le sarebbe rimasto un segno rosso sulla pelle.

“Non credo ti convenga sparare, se non vuoi che la tua amichetta faccia la stessa fine.” minacciò il guercio.

Il rosso non demorse, continuò a mantenere la mira, probabilmente aspettando un cenno da parte dell'amico.

Riku aveva preso a mordersi il labbro inferiore, ora il gusto metallico del sangue gli invadeva la bocca. In quel momento aveva tanta voglia di uccidere quell'individuo che aveva osato mettere le mani su sua sorella, ma non poteva, non senza recarle irrimediabilmente danno o rischiare di mettere in pericolo Sora più di quel che già non era. Però non poteva starsene lì con le mani in mano, era colpa sua se si erano ritrovati tutti in quella situazione. Se non avesse abbassato la guardia nulla di tutto quello sarebbe successo. Si ritrovò a pensare che non era da lui farlo, che normalmente non avrebbe mai permesso a qualcuno di trovarlo impreparato. Avrebbe sentito il pericolo, lo avrebbe percepito a pelle prima ancora che esso si manifestasse e avrebbe già avuto pronto un contrattacco. Lui non sarebbe mai stato una preda, mai. Non era nella sua natura. È vero: l'Organizzazione gli ha dato la caccia per tanti, troppi anni, ma ciò non faceva di lui una preda. Lui non era mai scappato durante i continui attacchi, aveva combattuto contro tutti gli individui vestiti di nero che l'Organizzazione gli aveva mandato contro, e lo aveva fatto accanto a sua sorella e al suo migliore amico. Eppure quel suo campanello d'allarme era stato inibito da qualcosa, come se gli avessero staccato la spina. Ed era deciso a scoprire cosa fosse, per distruggerlo, disintegrarlo, perché la colpa -capì- in realtà era di quel qualcosa. Poi però sentì il ragazzino che teneva fra le braccia accoccolarsi ancora di più sul suo petto, in cerca di più calore, e comprese che non ce l'avrebbe mai fatta ad annientare quella cosa, perché il suo freno inibitore era il piccoletto. Lo capì da come riusciva ad addolcirsi anche solo guardandolo per pochi istanti. Se un attimo prima desiderava uccidere il guercio, ora gli veniva quasi da sorridere dolcemente vedendo quanto il moretto fosse piccolo in confronto a lui. Però quella sensazione passò in fretta, perché si ricordò chi glielo aveva ridotto in quello stato. Ed ecco che la rabbia si faceva nuovamente strada in lui. L'avrebbero pagata cara, molto cara.

“Metti la pistola a terra.” ordinò l'uomo ad Axel.

Il suo amico non si fece intimidire e rimase fermo esattamente com'era.

Riku pensò quante probabilità c'erano che il brizzolato riuscisse a premere il grilletto dopo aver ricevuto un colpo in testa dal rosso. Normalmente avrebbe pensato che non ce l'avrebbe fatta, ma la Squadra Militare era composta da soldati più che addestrati e competenti, i migliori in circolazione. Il guercio non faceva eccezione. Però c'era un piccolo particolare che l'uomo non aveva calcolato -probabilmente nessuno lo farebbe mai.

“Ti dispiacerebbe tenermi un attimo il ragazzino?” domandò l'argenteo ad Axel porgendogli il carico.

L'amico prese in braccio l'inglesino guardando confuso l'altro, che gli sfilò dalle mani l'arma puntandola a sua volta contro il soldato.

“Solo perché ora sei tu a tenere la pistola in mano, non significa che le condizioni cambino, Riku.” affermò il brizzolato.

Il suo nome doveva essere famoso, tra quella gente. Tutti lo conoscevano, ma lui non aveva visto ancora nessuna faccia familiare.

“Non è nelle mie intenzioni.” disse abbassandosi il cappuccio e sfilandosi la benda improvvisata che gli copriva gli occhi -ormai non serviva più. Quando essa cadde perterra e lui alzò lo sguardo, vide sua sorella sussultare. Forse il colore delle iridi non era tornato esattamente normale, ma aveva bisogno di vedere bene per essere certo che quella specie di piano improvvisato funzionasse.

Il guerciò ghignò “Oh ma guarda, il tuo fratellino si è arrabbiato.” disse all'orecchio della ragazza.

Riku non aspettò oltre. In un battito di ciglia sparò alla mano dell'aggressore facendogli cadere la pistola con un grido di dolore. Hana ne approfittò per liberarsi della morsa e tirargli una gomitata nello stomaco, che lo costrinse a piegarsi in due dal dolore. Tutti e tre superarono l'uomo correndo verso l'uscita, mentre sentirono un forte allarme risuonare per l'intera struttura. Sparando si erano fatti scoprire, ma in quel momento l'importante era raggiungere la macchina di Axel parcheggiata al di là del bosco.

L'argenteo non aveva idea di dove fossero stati portati, ma sapeva di non poter tornare a casa. Non con Sora in quelle condizioni. Li avrebbero raggiunti e presi un'altra volta, assicurandosi che non avessero più avuto modo di scappare, aumentando le misure di sicurezza e la sorveglianza.

“Andiamo a casa mia.” affermò il rosso.

Voleva dirgli che non era poi tanto diverso dall'andare a casa loro, ma per il momento era meglio che niente. Forse c'era qualche piccola probabilità che l'Organizzazione non avesse ritenuto necessario localizzare quell'appartamento. Forse avrebbero avuto un piccolo attimo di pace. Forse.

Spalancarono le porte dell'uscita di sicurezza, Hana corse fino alla rete metallica che circondava l'intero edificio e ne sollevò una parte che lei e Axel avevano provveduto a tagliare per entrare. Superato l'ostacolo, rimanevano solo venti metri a separarli dalla fitta boscaglia. Sentirono i primi uomini armati arrivare e cominciare a sparare nella loro direzione, attraverso le maglie metalliche.

Riku cadde a terra con un dolore lancinante senza capire cosa fosse successo. Tentò di alzarsi in piedi, ma una dolorosa fitta arrivò dal suo fianco sinistro facendolo gemere a denti stretti e crollare nuovamente al suolo. Abbassò lo sguardo sulla ferita e vide il pantalone in pelle perforato, lasciando intravedere il sangue che fuoriusciva dal foro provocato da un proiettile.

“Riku!” la sorella tornò sui suoi passi, raggiungendolo. Lo aiutò ad alzarsi mettendogli un braccio intorno alla vita e facendo passare quello del fratello intorno al proprio collo. Riuscirono a raggiungere il bosco, dove i militari li perdettero di vista. Superarono la boscaglia facendo molta attenzione a non inciampare. Era buio e non si vedeva niente, ma Riku contava sull'ottima vista di sua sorella.

Arrivarono alla macchina salvi, ma non sani.

Axel fece sdraiare il piccoletto sui sedili posteriori, poggiandogli la testa sulle gambe della ragazza, mentre lui si mise al volante, con Riku accanto.

Il tragitto lo passarono in silenzio. Axel concentrato sulla strada, Riku che cercare di fermare l'emorragia premendo la mano sulla ferita e Hana che carezzava i capelli di Sora guardando preccupata un po' lui e un po' suo fratello. Aveva combinato un casino.

***

L'appartamento di Axel era modesto in confronto alla loro casa. Si apriva in una piccola entrata che poi proseguiva con corto corridoio. Sulla destra c'era il bagno e la stanza del rosso, mentre sulla sinistra un ripostiglio e una seconda camera per quando io, Riku o Saix ci fermavamo a dormire. Al fondo vi era una piccola sala da pranzo, che fungeva anche da salotto, e un cucinino sulla destra. Nonostante i due fratelli fossero abituati a tutt'altro ambiente, dovevano ammettere che quel piccolo ma gradevole alloggio riusciva a racchiudere in sé quel conforto che si provava quando si era a casa propria, e lo faceva meglio della loro villa, che in questioni di vissuto niente e nessuno poteva batterla.

Mantenendo il sangue freddo, Axel ordinò all'amica di occuparsi del moretto, mentre lui faceva sdraiare l'argenteo sul tavolo in legno, che in pochi istanti si trasformò in una specie di lettino ospedaliero.

“Devi abbassarti un po' i pantaloni e i boxer, altrimenti non combiniamo nulla.” affermò il rosso diretto all'amico.

Quest'ultimo rise appena “Se non sapessi a cosa ti stessi riferendo, quella frase risulterebbe a dir poco ambigua.” disse, calandosi le brache e l'intimo abbastanza da scoprire la ferita sanguinante.

Axel gli diede dell'idiota, mettendosi subito a visionare la lesione che ripotava “Per tua fortuna, il proiettile non sembra essere andato troppo in profondità. Dobbiamo levarlo con un paio di pinze e poi chiudere tutto.” lui sì che sapeva essere professionale e rassicurante. Alzò lo sguardo quando si sentì fissato: Riku lo stava guardando diffidente “Che c'è?” chiese.

“Vorresti farmi credere che tu saresti in grado di farlo?” domandò inarcando un sopraciglio.

L'altro corrugò la fronte, offeso, ma prima che potesse parlare Hana si intromise “Pensa a Sora, Rosso, me ne occupo io qua, che è meglio.” affermò con un piccolo sorriso divertito. Si sentiva colpevole, e anche se sapeva che finché il fratello non l'avrebbe perdonata lei non si sarebbe sentita in pace, doveva in qualche modo provare a rimediare al suo errore. Mentre il ragazzo dagli occhi verdi spariva silenzioso dietro la porta della temporanea stanza di Sora, lei andò a riempire una piccola bacinella con dell'acqua. Non era un'esperta in materia di medicazioni, ma in fondo quanto doveva essere compliacato estrarre una pallottola e chiudere la ferita?

Tornò al tavolo per posare il recipiente e poi andò a lavarsi le mani. Dopo che suo padre curò il piccolo lupetto, la ragazza aveva capito che saper medicare una ferita tornava sempre utile, quindi si era messa a leggere alcuni libri al riguardo. Però non aveva letto nulla che parlasse di ferite d'arma da fuoco e in quel momento sperava solo di non combinare ulteriori complicazioni.

Iniziò a ripulire il fratello dal sangue con una garza inumidita nell'acqua. Cercò di fare più attenzione possibile, ma scappò lo stesso qualche gemito dalla bocca del maggiore e ogni volta che succedeva si sentiva sempre più in colpa.

Riku se ne rese conto, pertanto la fermò dicendole di guardarlo.

La ragazza arrestò la mano ormai tremante e alzò lo sguardo in modo da guardare suo fratello negli occhi, ma lo spostò subito sullo spigolo del tavolo, incapace di sostenere quello del ragazzo. Era colpa sua, tutta colpa sua.

“Ehy, ehy. Hana, guardami.” si alzò a sedere stringendo i denti, mentre la sorella continuava a tenere il capo chino tutta tremante. Le mani andarono a sollevarle il viso. I suoi occhi erano lucidi a causa delle lacrime e si stava mordendo il labbro inferiore. Il maggiore le carezzò la guancia con il pollice e le sorrise “Ehy, va tutto bene. Okay?” lei scosse la testa negando “Invece sì. Non è stata colpa tua, sono io quello che ha abbassato la guardia permettendo a quella gente di rapire me e Sora, non tu.” l'abbracciò, passandole una mano tra i capelli. Lei affondò il viso nell'incavo del suo collo, cominciando a singhiozzare “Sssh. Va tutto bene.” rimasero in quella posizione finché la più piccola non si calmò, poi si districarono dall'abbraccio.

“V-vado a chiamare A-Axel.” affermò dirigendosi nell'altra stanza, ancora scossa da qualche singulto. Se avesse cercato di curare suo fratello in quelle condizioni, probabilmente avrebbe peggiorato ancora di più la sua situazione.

Riku sospirò -non gli era mai piaciuto vederla piangere- continuando a soffrire in silenzio; sembrava che a nessuno importasse del suo fianco. Se non fosse stato complicato, se lo sarebbe tolto da solo quel maledetto proiettile.

In quel momento dal corridoio spuntò la testa rossa dell'amico “Che è successo?” chiese indicando dietro di sé con il pollice.

L'altro scosse la testa, tornando sdraiato “Niente. Sora?” quando erano andati a liberarlo non aveva avuto il tempo per capire cosa avesse di preciso.

Il rosso decise di prendere il posto della ragazza e si andò a lavare le mani, ignorando la domanda dell'argenteo, che rimase perplesso.

“Beh?” insistette.

“Rimane da levare quell'affare e cauterizzare.” affermò prendendo in mano un paio di pinze e un altro arnese, entrambi affatto rassicuranti.

“Cauterizzare? No aspetta un attim-” il ragazzo dovette interrompersi per schiaffarsi una mano sulla bocca e serrare gli occhi. A tradimento Axel aveva iniziato ad allargare il foro con l'utensile di cui non ricordava il nome per permettere alle pinze di entrare e raggiungere l'oggetto indesiderato.

La domanda senza risposta gli era passata di mente.

“Cazzo... Axel!” si lamentò il ferito mordendosi la mano subito dopo per soffocare un urlo. Essere colpito dal proiettile gli aveva fatto male, ma cominciava a credere che estrarlo fosse ben peggio. Non riusciva nemmeno a dire una dannata frase di senso compiuto.

Pochi istanti dopo l'amico finì finalmente con la sua tortura “Lo so che è ben più che doloroso e mi dispiace. Teoricamente avrei dovuto metterci prima del ghiaccio in modo da anestettizarlo un minimo, ma hai perso troppo sangue e il tuo colorito non è dei migliori -non che solitamente lo sia, ovvio. Devo muovermi a chiudere.” spiegò andando nel cucinino.

Nel frattempo Riku ne approfittò per riprendere fiato. Ciò che sarebbe avvenuto dopo non poteva competere con il resto.

Axel gli si avvicinò, mentre passava la lama piuttosto larga di un coltello sulla fiammella di un accendino.

“Starai scherzando, spero!” cominciò a credere che il rosso lo volesse morto.

“No. Ora vedi di tapparti la bocca, non ho voglia di sorbirmi lamentele e domande a cui non potrei rispondere dai miei vicini. Sai, potrebbero insospettirsi se sentissero urla provenire dal mio appartamento nel bel mezzo della notte.”

Quello era Axel. Un attimo prima era amichevole e divertente, quello dopo sembrava un serial killer. Probabilmente non gli sarebbe stato difficile entrare nel ruolo di un sicario, anzi! Era sicuramente la parte più adatta a lui. Magari prima ti abbordava con qualche frase scherzosa e poi ti ritrovavi a giacere in una pozza di sangue.

L'amico migliore che si potesse avere.

Non c'erano dubbi.

E Riku avrebbe riso dei suoi stessi pensieri, se il soggetto dei suddetti non gli avesse poggiato un coletello rovente sulla ferita che quando si muoveva gli mandava ancora fitte. Gli ci vollero pochi centesimi di secondo per registrare il dolore lancinante che gli arrivò. Axel dovette tappargli la bocca, perché lui si era dimenticato di farlo e aveva minacciato di svegliare tutto il condominio. L'argenteo afferò il polso della mano che l'altro gli aveva premuto sulla bocca e iniziò a stringerlo forte -in un tacito 'se soffro io soffri anche tu'- tanto da farne lamentare il proprietario.

La tortura durò quella che al povero malcapitato sembrò un'eternità, quando il rosso allontanò il ferro e andò a cambiare l'acqua della bacinella con una un po' più fresca. Quando poi gli mise sulla ferita ormai chiusa un pezzo di garza inumidito con quel liquido fresco, per lui fu solo un solievo dopo tutto quel martoriare il suo fianco.

Il rosso finì di medicarlo ripulendogli la pelle e applicandogli un bendaggio non troppo stretto.

A quel punto Riku sospirò sollevato, riuscendo a rilassarsi. Gli faceva ancora un po' male e gli bruciava, ma sarebbe passato nel giro di qualche settimana.

“Stai meglio, ora?” chiese Axel sorridendogli mentre riponeva al loro posto tutti gli oggetti ormai inutili.

“Giuro che non appena riacquisirò la facoltà di camminare ti strozzerò con le mie stesse mani.” lo minacciò truce il minore.

L'altro sbuffò imbronciato come un bambino “Quanto sei rancoroso. E poi adesso siamo pari, non sei contento?” domandò.

Prima che Riku riuscisse a rispondergli, Hana entrò in sala interrompendoli.

“Abbiamo un problema con Sora.” sentenziò grave, facendo ricordare al fratello la domanda posta al ragazzo maggiore minuti prima.

 
Salve gente!
Come ve la passate?
Io sono attualmente sommersa tra interrogazioni e verifiche e la mia voglia di studiare è pari alla voglia di Demyx di andare in missione u.u
Comunque sarò veloce!
Mi dispiace per Riku. Poveretto ha sofferto tanto in questo capitolo ); mi dispiace anche per Sora (le cui condizioni non sembrano migliorare) e per Hana che si sente in colpa. Non odiatela. Dovrei riuscire a mettere anche il motivo per cui si è fatta beccare... spero.
E' sempre fantastico immaginare Axel come un serial killer ahaha ma cosa vorrà dire con quel 'ora siamo pari'? Lo ammetto: non è poi così tanto incapibile >.>" comunque sono aperte le scommesse e chi indovinerà riceverà a tempo debito la possibilità di passare una giornata intera o con Axel o con Sora (?). Un'offerta irripetibile u.u
Ok, ora poso lasciarvi dicendo che dal prossimo capitolo si scoprirà finalmente cosa ha portato la mia mente malata a scrivere questa storia xD
Ringrazio _Aelon_ per aver inserito la storia tra le preferite e tutti coloro che la seguono/recensiscono <3
Ah! Se notate errori, scusate. Il correttore di Open Office ha deciso di non funzionare più e ora ogni minima parola che scrivo mi viene segnalata come errore ç_ç devo trovare una soluzione...
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! :)

Baci,
E.S.
  
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